Canovaccio per lo spettacolo:
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Canovaccio per lo spettacolo:
DA TEBE A COLONO PROLOGO Ucciderà suo padre, sposerà sua madre. Questo l’oracolo di Apollo. Per non farlo avverare Giocasta, regina di Tebe, abbandona suo figlio su una montagna. Un pastore di Corinto trova il neonato e lo porta a Polibo. Polibo e Merope, re e regina di Corinto, non riescono ad avere figli. Quel bambino, Edipo, che orsi e lupe hanno risparmiato, sembra caduto dal cielo. E lo adottano. Cresciuto, Edipo interroga l’oracolo di Delfi. Il dio dice: Ucciderai tuo padre e sposerai tua madre. Deve assolutamente fuggire lontano da Polibo e Merope. La paura del parricidio e dell’incesto lo getta in pasto al proprio destino. Durante il viaggio, una sera, Edipo incontra una scorta armata. Un cavallo lo urta, finisce in rissa. Un domestico fa per colpirlo, lui risponde con una bastonata. Manca il bersaglio e colpisce il padrone. Il padrone che muore è Laio. Ecco il parricidio. Durante una sosta viene a sapere che una pestilenza decima la gioventù di Tebe. Edipo accorre, scioglie l’enigma della Sfinge, libera Tebe dalla pestilenza, entra in città da vincitore e sposa la regina. Ecco l’incesto. Gli dei si divertono solo se la loro vittima cade dall’alto. Passano anni fecondi, nascono quattro figli, il popolo adora il suo re. Ma scoppia la peste, gli dei accusano un criminale senza nome di ammorbare il paese ed esigono che venga messo al bando. Dopo una serie di ricerche e come ubriacato dalla sua stessa sventura Edipo finisce con le spalle al muro. La trappola si chiude: 1 luce è fatta. Giocasta si impicca con la sua sciarpa rossa, Edipo si cava gli occhi con la spilla d’oro che ornava la sciarpa della regina. Guarda spettatore come il congegno si dipana lentamente in modo da costruire una delle più perfette macchine infernali che gli dei abbiano creato per distruggere la vita di un uomo mortale. ____________________________________________________________________ CORO estraneo senza nulla sapere esaminare trovare di chi l’oracolo indica la sorte? Non sappiamo (in coro) Furono alcuni viandanti Vecchie vane voci C’è un punto cieco nella memoria EDIPO voglio sapere, voglio rivelare curandomi di Laio giovo a me stesso SERVO queste cose le sapevo, ma le ho cancellate infatti non sarei venuto il male è stato occultato nel silenzio e nell’oblio volontario chi sapeva non è intervenuto... TIRESIA sei tu l’empio che contamina questa terra pensa ai tuoi genitori… 2 CORO scomode verità... GIOCASTA nessuno mortale possiede l’arte profetica.. allontana, lascia perdere... fu ucciso da una banda di ladri, gente straniera... alla convergenza di tre strade… quando arrivasti mi disse: mandami via.. era un servo, meritava anche più di questo lascia perdere... EDIPO senza sapere, senza volere, nulla ho scelto senza comprendere...... CORO la città – lo vedi – è squassata da una tempesta immane, e non può più risollevarsi dall’abisso, dai sanguinosi baratri di morte. Muore, nei frutti della terra che non maturano, muore nelle mandrie sterili, muore nei parti infecondi delle donne. Nulla sapevi e nulla da noi avevi appreso, un Dio, dissero, ti aiutò a salvare le nostre vite. CORO Il mio dolore non conosce limiti. Tutta la mia gente è colpita dalla peste, e non c’è pensiero che, al pari di una spada, si erga a nostra difesa. I figli della gloriosa Tebe non diventeranno uomini, e nei parti delle donne le lacrime e il dolore non daranno frutti vitali. Uno dopo l'altro, come uccelli dalle ali veloci, 3 come lingue di fuoco indomabile, li vedi rovesciarsi sulla riva dell'Acheronte, dio dell'occidente. O morti, morti senza numero! Giacciono a terra i cadaveri, portatori di morte, e per loro non c'è pietà, non c'è compianto. Ma intorno all'altare spose, e madri dai capelli bianchi, sparse qua e là, piangono di dolore e di pena. L'eco del peana glorioso si mescola ai gemiti e ai lamenti. Vieni in loro soccorso, Atena, splendida e potente figlia di Zeus! CORO dobbiamo allontanare dal paese la contaminazione cresciuta in questa terra, un male per cui non c’è rimedio, dobbiamo scacciare il colpevole e lavare il sangue col sangue perché questo sangue è la tempesta che sconvolge Tebe. CORO un tempo, prima che tu giungessi in questa città, il nostro re era Laio, egli regnava su questa città. Dobbiamo punire con la morte coloro che gli hanno dato la morte, questo è il comando del dio. EDIPO Punirli, e dove sono? come trovare traccia di un delitto antico, gli indizi, i testimoni? 4 CORO gli assassini sono qui a Tebe EDIPO Dove fu ucciso Laio, in casa sua ? oppure in terra straniera? CORO Disse che andava a consultare un oracolo, ma a casa non fece più ritorno. EDIPO Nessuno vide nulla? CORO Morirono tutti, uno solo atterrito riuscì a fuggire e di quel che vide seppe riferire una cosa soltanto, che furono in molti ad ucciderlo. EDIPO Quale sventura vi impedì di indagare mentre il regno andava in rovina? CORO La Sfinge dalla voce mutante ci costrinse ad affrontare il pericolo incombente. Non riuscimmo a far luce sul mistero. EDIPO Io ricomincerò dal principio! Io farò luce! Chiunque sappia da chi fu ucciso Laio di Labdaco venga da me e me lo dica. Bisognava indagare fino in fondo... Ora io – che possiedo il suo regno e il suo letto nuziale – per tutto questo mi batterò per lui come se mi fosse padre. CORO Tu ci obblighi a parlare e allora ti dirò. Io non ho ucciso e ignoro chi abbia ucciso. Tiresia che è signore della profezia e veggente, rivolgiti a lui… CORO Corrono altre voci, ma sono antiche e non hanno più suono... 5 EDIPO Quali, voglio sapere ogni parola... CORO Dissero che morì per mano di viandanti... TIRESIA Com’è terribile sapere, quando non giova a chi sa: ne ero consapevole, eppure l’ho cancellato! Nessuno di voi sa! E io non voglio rivelare le mie, o dovrei dire, le tue sventure. Tutto si compirà , anche se taccio... EDIPO Se si compirà, tu devi dirmelo! TIRESIA Sei tu l'uccisore dell'uomo di cui vai cercando l'assassino. EDIPO Io giunsi allora, io non sapevo nulla... Ma come credere a te che sei cieco d'orecchi, di mente e di occhi? TIRESIA Presto diranno a te quello che tu rinfacci a me. Offendi la mia cecità. E allora ti dirò: tu possiedi la vista, ma non vedi la tua sciagura, non ti accorgi con chi vivi e con chi. Sai forse di chi sei figlio? No, tu ignori di essere un nemico per i tuoi sulla terra e sottoterra. Con doppia sferzata, inesorabile, ti colpirà la maledizione del padre e della madre e ti caccerà da questo paese. Tu, che ora guardi la luce, non vedrai che tenebra. Non vi è luogo che non risuonerà delle tue grida, quando capirai in quale porto privo di ormeggi sei approdato con le tue nozze. E non conosci ancora tutti gli altri mali che ti riveleranno uguale a te stesso e ai tuoi figli. Sciogliere l'enigma della Sfinge, la tua grandezza, segnò la tua rovina. 6 CORO O Edipo, dovrai sopportare di ascoltarlo ancora? TIRESIA Me ne andrò. Ma non prima di avervi detto perché sono venuto. L'uomo che cerchi è qui. È uno straniero, dicono, ma poi si scoprirà che è nato a Tebe e di questo non potrà rallegrarsi. Cieco diventerà, lui che vedeva, e povero, lui che era ricco; in terra straniera vagherà, ramingo, tastando la terra con il bastone. Si scoprirà che è fratello e padre dei suoi figli, figlio e marito della donna che lo ha generato, compagno di letto e assassino di suo padre. Rifletti! E se scoprirai che non ho detto il vero, allora potrai dire che nella mia arte profetica sono ignorante e stolto. EDIPO Quali folli parole pronunci. Portatelo via. Mi infastidisce la sua presenza! CORO Le sue parole erano forse dettate dall'ira, non ispirate dalla ragione. EDIPO Quanto tempo è passato da che Laio è scomparso, sparito, assassinato? CORO lunghi anni, e lontani nella misura del tempo... EDIPO sul morto non avete fatto indagini? CORO le abbiamo fatte sì, ma senza udire... Non so, non amo parlare di cose che non conosco.... 7 Vi furono parole, solo parole… ma se non sono secondo giustizia anche le parole mordono il cuore… GIOCASTA Basta, basta! È la città che soffre. Lasciamo questa storia là, dov’è finita! Tu non dartene cura. E’ il dio stesso che rivela ciò che vuole rivelare. L’oracolo di Apollo non ebbe compimento, il figlio non divenne l’assassino di suo padre e Laio non morì, come temeva, per mano di suo figlio. Tu non dartene cura. È lo stesso dio che rivela ciò che vuole rivelare. EDIPO Mi sembra di avere udito questo da te, che Laio fu ucciso ad un incrocio di tre strade. GIOCASTA Così fu detto e così si dice ancora. EDIPO Quanto tempo è trascorso da quel giorno? GIOCASTA La notizia fu data alla città poco prima che tu diventassi re di questa terra. EDIPO Dimmi: Laio che aspetto aveva? Qual era la sua età? GIOCASTA Alto di statura. Non molto diverso da te, nella figura. EDIPO Oh Zeus, dio. Che vuoi fare di me? Ma qualcuno tornò a raccontare? GIOCASTA Un servo, l’unico che riuscì a salvarsi… 8 EDIPO Quell’uomo vive ancora in questa reggia? GIOCASTA No, quando arrivasti mi supplicò di mandarlo via da questa terra, io l’ho mandato, era uno schiavo, meritava questo e altri favori. EDIPO Allora manda qualcuno a chiamare quel pastore, non dimenticarlo! GIOCASTA Non pensare più a questi fatti lontani, dimentica! EDIPO Come potrei? Se tu fossi mia madre... GIOCASTA Tu non aver paura delle nozze con tua madre, a molti è capitato di unirsi, anche in sogno, con la propria madre. La cosa migliore è non dargli peso. CORO Ecco l’uomo dei campi, quello che volevi vedere. GIOCASTA Lascia stare! Sono discorsi inutili e senza senso: scordali! EDIPO Non posso, io devo sapere! CORO Disgraziato, possa tu non sapere mai chi sei! EDIPO Io devo sapere! SERVO Edipo, con la tua nascita Polibo non c'entra. Ti affidai io a lui. Polibo e Merope non avevano avuto figli, così ti crebbero come fossi loro. 9 GIOCASTA O sventurato, solo con questo nome posso chiamarti, altri non ne userò più... EDIPO Mi diedi a Polibo e Merope è chiaro, ma da chi mi ricevesti? SERVO Giocasta ti affidò a me, perché ti sopprimessi. Temeva funesti vaticini. EDIPO Ahimè ora tutto è chiaro! O luce, possa io vederti per l’ultima volta! Ecco chi è Edipo: nato da chi non doveva farlo nascere, unito con chi non doveva unirsi, ha ucciso chi non doveva uccidere. Senza vedere, senza sapere, seminò nel solco, dove fu lui stesso seminato. CORO Questo è Edipo. Scioglieva i famosi enigmi, era il più potente fra gli uomini. E ora, in quale gorgo di spaventose sciagure è precipitato. Considera sempre l’ultimo dei giorni e non dire mai di un uomo che è felice prima che abbia varcato il confine della vita senza aver sofferto alcun dolore. __________________________________________________________________ CORO In questa terra, ricca di cavalli, tu, straniero, giungesti al borgo più bello del mondo, al bianco suolo di Colono: qui assiduamente l’usignolo canoro fra le sue rime dolenti 10 nel fondo delle versi convalli, sull’edera nereggiante, tra le dense foglie e i frutti innumeri del bosco inaccessibile del dio, dove non giunge il sole né vento di tempesta, ma sempre Dioniso delirante incede: le sue divine nutrici gli si fanno dattorno. Giorno dopo giorno, sempre, sotto la rugiada del cielo, germoglia il narciso dal tempo dei tempi e lo zafferano rilucente d’oro. Mai inaridiscono le insonni sorgenti del Cefiso, da cui vagano irrigue vene; ma sempre, quotidianamente, il suo puro umore inonda i piani e, rapido, feconda il grembo sterminato della terra. Qui danzano le Muse; qui abita Afrodite con le redini d’oro. Qui c’è una pianta, quale io so mai nata 11 in terra d’Asia o nella grande isola dorica di Pelope: mano di uomo non la piantò; da sé si genera, sgomento di spade nemiche; in questa terra essa viene alla luce: è il glauco olivo, splendido di foglie che nutre i nostri figli; né mai mano di uomo lo potrà sradicare e sterminare: al nostro olivo guardano l’occhio sempre veggente di Zeus Morio e la glauca pupilla di Atena. CORO Colono, l’ultima terra... Vagabondo, errante... EDIPO Non ho patria, non chiedermi chi sono.... È male ridestare un male sepolto da tanto tempo... CORO Fermati lì, non ti spostare da quel gradino di pietra. Rannicchiati sull’orlo della roccia Fai libagioni riparatrici... ANTIGONE Misero padre Edipo, le torri che proteggono la città, per quel che vedono i miei occhi sono lontane. 12 E questo luogo è sacro, se la mia congettura è certa, e di allori pullula, d’olivi e di viti e dentro, nel suo stesso cuore, usignoli emettono melodioso canto. EDIPO Ospite, da costei che per me vede e per sé, dimmi qual è questo luogo e a chi è consacrato? CORO Il luogo è intatto, non è abitato, appartiene alle dee tremende. Eumenidi la gente qui suole chiamarle. EDIPO Benigne, allora, possano accogliere me. CORO Non ti addentrare sulle zolle erbose del silente bosco dove in cratere affluiscono innumeri rivoli di acqua freschissima. Attento, non oltrepassare straniero, ritirati esci di lì. EDIPO Figlia, dove devo andare? ANTIGONE O padre, dobbiamo adeguarci alla civiltà degli abitanti di questa terra. Cedere se necessario, ed obbedire. EDIPO Toccami con la tua mano ANTIGONE La mia mano è nella tua! CORO Di che seme sei, o straniero? EDIPO Conoscete un figlio di Laio? E la stirpe dei Labdacidi? L’infelice Edipo? 13 CORO Via, via! Andate via da questa terra! Lascia questo seggio, abbandona questo luogo, ritorna là da dove venisti. Parti dalla mia terra: una colpa più grave non infliggere alla mia città. ANTIGONE O stranieri, abbiate misericordia. Per me povera, per il padre, per lui solo vi prego, a questo uomo miserabile concedete pietà e rispetto. Vi scongiuro, accordate la grazia che non osiamo sperare. EDIPO Il mio nome vi atterrisce, non certo la mia persona. Ma i miei fatti io li ho subiti, non ne sono stato attore. Senza nulla sapere giunsi dove giunsi, mentre coloro da cui male pativo tutto sapevano e volevano la mia rovina. Salvatemi, voi che onorate gli dei, non negate agli dei quanto è dovuto. Sono venuto qui, sacro e pio, portatore di beneficio agli abitanti di questa terra. Febo, quando vaticinava quei mali innumerevoli a tutti noti, mi disse che qui la svolta estrema avrei compiuta di questa misera vita, apportando con la mia presenza benefici agli ospiti. CORO Non noi possiamo risponderti, ma Teseo, signore di questa terra. ANTIGONE Una donna vedo, s’avanza verso di noi, che dire, non m’inganna la vista. È Ismene, la figlia tua e mia sorella, subito puoi riconoscerla dalla voce… ISMENE O padre, o sorella, due nomi soavissimi per me, o padre sventurato ti vedo! EDIPO Figlia qual è il motivo della tua venuta? 14 ISMENE La cura di te, padre mio… EDIPO Nostalgia? ISMENE Sì, ma anche il desiderio di essere io di persona a portarti un messaggio… EDIPO Quale messaggio, o figlia mia? ISMENE I patimenti che patii nel cercare dove tu vivessi, io tacerò, padre. Ma i mali che assillano i tuoi figli sventurati, questo sì, sono venuta a rivelarti. A principio, il loro desiderio era che il trono fosse lasciato a Creonte e che non fosse contaminata la città, perché con lucida logica vedevano come l'antico male della stirpe si era impossessato della tua casa. Ma ora un dio o un pensiero folle ispirò a loro, miseri, la funesta contesa di impadronirsi del regno e del potere regale. Ed il minore d’età Eteocle, priva del trono Polinice, nato prima di lui: ora l’ha scacciato dalla patria e tra di noi cresce il timore che egli andando esule nella piana di Argo acquisti nuovi parenti e con questo proposito vorrà tornare a occupare il suolo dei Cadmei... Questo, o padre, vengo a dirti. E gli uomini di lì un giorno ti cercheranno, vivo o morto, per la loro salvezza. EDIPO Ma chi mai potrebbe ricevere un beneficio da un uomo ridotto in tali condizioni? 15 ISMENE Per sistemarti nei pressi della terra cadmea e averti in loro potere, senza che tu possa varcare i confini di quella terra! Intendono averti come vicino, fuori dai confini, a protezione della loro terra. CORO Ed ecco il nostro signore, Teseo, figlio di Egeo. TESEO Da molti nel passato udii la cruenta devastazione dei tuoi occhi e ti ho riconosciuto, figlio di Laio; ed ora, per le vie, udii ancora e, con certezza maggiore, ti riconosco. I poveri cenci e il volto sfigurato ci mostrano chi sei. Ho misericordia di te e desidero chiederti, Edipo sventurato, per quale supplica alla città e a me ti fermasti qui. Voglio sapere. Sono uomo, lo so; e il domani appartiene in misura eguale a me e a te! EDIPO Vengo a darti in dono il mio povero corpo. A vederlo vale poco; ma i vantaggi che ne provengono valgono più della bellezza esteriore. TESEO E qual è il vantaggio che presumi di venire a portare? EDIPO Non è questo il momento di saperlo. TESEO Quando allora si rivelerà il tuo dono? EDIPO Quando io sia morto e tu il mio seppellitore diventi. TESEO Queste parole non occorre che tu le ripeta una seconda volta. Sappi che, finché un dio mi salva, il tuo dono sarà accolto. Rispetto i diritti ospitali e non rigetterò la grazia che mi offri, anzi, 16 mi adeguo al tuo sentimento e ti concedo stabile sede nella nostra terra. CORO Solo gli dei non invecchiano, non muoiono mai. Tutto ciò che resta nel mondo è scompigliato dal Tempo onnipotente. Smuore la forza della terra, smuore il vigore del corpo. Presto per alcuni, per altri tardi la letizia si muta in amarezza e, poi, di nuovo ritorna amore. ANTIGONE Ecco che avanza uno straniero, non ha scorta, a dirotto gli scorrono lacrime dagli occhi. EDIPO E chi è? ANTIGONE Già da tempo lo avevamo in mente, ecco qui davanti a te Polinice! POLINICE Su questa terra straniera ti ho trovato, padre, della tua misera condizione troppo tardi vengo a sapere… Ma al trono di Zeus c’è la Compassione che presiede a ogni atto: possa quella dea, o padre, assidersi al tuo fianco! La misura delle colpe passate è colma, possiamo porvi rimedio. Perché non parli? Dimmi una parola, padre! Rispondimi! O mie sorelle, semenza di quest’uomo, cercate, almeno voi di disserrare le labbra del padre, che rifiuta l’approccio e si è chiuso in un mutismo ostinato! 17 ANTIGONE O misero fratello! Digli tu stesso quale bisogno qui ti ha spinto! Un discorso chiaro che susciti gioia o disgusto o compassione. Può ridare la voce a chi non l’ha! POLINICE Accetto il tuo consiglio, dirò tutto. Le ragioni della mia venuta volentieri, padre, ti dico. Dalla patria sono stato cacciato in esilio. Il più giovane Eteocle mi cacciò dalla patria, senza le ragioni di un suo diritto! Ora, raccolte le truppe da Argo, marcerò con il fiore dei miei guerrieri contro Tebe o per morire per la mia giusta causa o per scacciare dalla mia terra gli autori dell’oltraggio. Ti prego padre, per noi tutti, per le tue figlie, per la vita, ti scongiuriamo, placa l’ira che lasci pesare su di me, unisciti a me e io ti restituirò alla tua casa e ti fisserò con me in stabile dimora... EDIPO Sei il più malvagio degli uomini, quando era tuo potere tu mi scacciasti, fosti tu a bandire tuo padre. Facesti tu l’apolide che vedi, con questi stracci su cui versi lacrime, giunto al livello della mia sofferta pena. ANTIGONE Fratello davvero vuoi tornartene a Tebe così, senza smaltire la tua ira? POLINICE Addio sorelle, addio padre, vivo non mi rivedrete mai più… CORO Ed ecco! Zeus ancora su noi precipita un enorme terribile fragore. O grande ètere! O Zeus! 18 EDIPO O figlie, su me è venuta la fine della vita che gli oracoli mi avevano predetta. ANTIGONE Come lo sai? Su quale fondamento? EDIPO Questo tuono alato di Zeus subito mi condurrà all’Ade. CORO Edipo il dio ti chiama, allora senza indugio vai. EDIPO Ormai vado a deporre nel grembo di Ades gli estremi brandelli di vita. Siate memori di me, dopo la morte: nel ricordo di me è la perennità della vostra buona fortuna. O figlio d'Egeo, io dirò i beni che ti rimarranno per questa città. MESSAGGERO Cittadini! Edipo è morto! Questo il mio annuncio. E dell’evento e dei fatti che lì si svolsero questo è il racconto. Antigone, Ismene: in questo giorno il padre vostro non è più. E voi non avrete più la pena faticosa di doverlo nutrire. Ma una parola sola vanifica tutti questi tormenti: l’amore. Ma di quale morte Edipo morì solo Teseo può dire e nessun altro dei mortali. Forse fu un nunzio degli dei o la sede della terra degli inferi in un impeto generoso si spalancò dinanzi a lui, indolore. Se ne andava così, senza un lamento, senza soffrire malanni, ma in maniera stupenda come nessun altro dei mortali. Lui non Ares o impeto di mare assalì, ma i Campi, che uomo vivo non discerne, lo ghermirono, avvolto nel mistero d’un rapido destino. 19 ANTIGONE Su terra straniera moristi: lo desideravi, hai un letto sotterra per sempre, coperto di ombra. Lasci una grande eredità di pianto, questi miei occhi inondati di lacrime ti piangono, misera me! Desideravi morire su terra straniera, ma così mi moristi solo, senza di me… ISMENE Misera me! Quale sorte mai... quale sorte ancora, aspetta me e te, o cara, orfane, così, del nostro padre? CORO Care, poiché la sua vita ebbe felice compimento non provate dolore! Uomo non esiste che possa sfuggire all’agguato dei mali! ANTIGONE/ISMENE Ma noi vorremmo conoscere il luogo della tomba di nostro padre. CORO Il divieto è suo, nessuno dei mortali deve avvicinarsi a questi luoghi o violare con la voce il silenzio della sacra tomba dove dimora. TESEO Fanciulle, vostro padre mi mostrò il luogo dove doveva morire e mi chiese di non rivelare dove è nascosto. Edipo è ora, per la nostra terra, presidio valido tanto quanto un nugolo di scudi o un'accorrente schiera di vicini armati di lancia. Io custodirò sempre questo segreto e lo confiderò solo al mio successore e costui lo mostrerà al suo erede, e poi, così per sempre. Sono testimoni del mio impegno il dio, e colui che tutto ascolta, il Giuramento, figlio di Zeus. Chi brama una vita 20 che si stenda oltre la misura è custode della propria follia. Se la vita eccede il limite dovuto dove mai sono le gioie? Ma, ecco, in tuo soccorso viene la Morte - eguale per tutti – e pone il termine, quando improvviso appare il destino di Ade. Bene supremo è non nascere e il secondo è, certo, questo: una volta approdati alla luce, tornare, più presto che si può là donde partimmo. Non più lamenti! Non ridestate il pianto! Tutto è compiuto! È compiuto! 21