Quando il transatlantico incontra l`iceberg - Informa

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Quando il transatlantico incontra l`iceberg - Informa
Quando il transatlantico incontra l’iceberg.
Contro la costruzione della nuova cittadella giudiziaria.
Avete già notato i progetti di urbanizzazione esposti lungo il Municipio [di Parigi, NdT]? Ci si
vede chiaramente la volontà della Città di Parigi di “modernizzare” tutta la capitale, senza
lasciare in pace alcun quartiere. Fra i molteplici progetti tesi a pervenirvi, la Città di Parigi ha
lanciato un grande programma di costruzione nel 17 arrondissement: il “quartiere ecologico”
Clichy-Batignolles, che dovrà nascere fra la stazione di Pont-Cardinet, il metro Brochant e la
tangenziale. E visto che la città pacificata che desiderano è indissociabile dal sistema di
repressione che ne garantisce la tenuta, il Ministero della giustizia ha anch’esso un grande
progetto: un nuovo Palazzo di giustizia per mettervi il Tribunal de Grande Instance (TGI)
dell’Isola della Cité, ritenuto troppo piccolo per il suo compito, cioè proteggere la società da
tutto ciò che potrebbe nuocerle. L’idea é quindi di costruire un edificio nuovo di zecca, che
sarà chiamato “cittadella giudiziaria”, vicino alla Porte de Clichy, nell’eco-quartiere lì
previsto. Il Ministero della giustizia ha scelto di affidarne la costruzione a Bouygues,
seguendo un progetto realizzato da Renzo Piano, conosciuto soprattutto per aver disegnato,
nel 1977, lo schifoso Centro Pompidou, ma anche ideatore di una certa quantità di musei,
aeroporti ed altri edifici in tutto il mondo (in un prossimo numero vi proporremo un ritratto
più dettagliato di questa primadonna del dominio. Intanto, vi diciamo già che la sua agenzia
ha sede al numero 34 della rue des Archives, a Parigi).
Il sito dovrà ospitare il TGI dell’isola della Cité (dove resteranno solo la Corte d’appello e la
Cassazione), i tribunali d’istanza di ogni arrondissement parigino, la Direzione regionale della
Polizia giudiziaria (attualmente stanziata al tristemente famoso 36 quai des Orfèvres), oltre
che numerosi servizi del sistema giudiziario (fra cui il servizio d’applicazione delle pene).
Il progetto: una torre di vetro alta 160 metri, composta da tre blocchi
sovrapposti su un basamento (che gli da un’aria di transatlantico), decorata da
giardini pensili su ogni tetto, per fare verde. In totale, 60.000 metri quadri di
superficie, 90 sale d’udienza, un immenso piazzale con bar e ristoranti, delle
“farfalle” o “branchie fotovoltaiche” per fare tendenza, un giardino d’inverno ed
un ascensore panoramico. E per “urbanizzare” ancor più il quartiere e farvi
arrivare giudici, sbirri e visitatori, le linee del metro n.13 e del tram 3b verranno
prolungate e passeranno per la stazione Porte de Clichy, sul piazzale antistante il
nuovo tribunale.
L’edificio é stato concepito seguendo i criteri alla moda del capitalismo verde: il suo consumo
d’energia dovrebbe essere la metà di quello di altri edifici di quella stazza. E visto che i
promotori dello “sviluppo sostenibile” sono pienamente soddisfatti all’idea di costruire
dappertutto un mucchio di torri in vetro e cemento, purché ci sia qualche albero sopra, tanto
per fare carino, per fare “naturale”, ecco che l’edificio é perfettamente alla moda. Inoltre, il
nostro benefattore Renzo Piano non dimentica l’utilizzo futuro della sua opera: “é un posto
che accoglierà delle persone fragili, in attesa di essere giudicate. Ho quindi voluto qualcosa
di accogliente, che sprigiona luminosità e serenità [...] Dobbiamo creare un senso di fiducia
per la persona che deve essere giudicata”. Che delicata attenzione! Almeno così, una volta in
prigione, queste “persone fragili” potranno ringraziarlo per aver reso i loro interrogatori,
detenzione e processo più piacevoli e sereni. “Il palazzo sarà chiaro, leggero, trasparente ed
aperto sulla città, l’antitesi del palazzo intimidente, ermetico e cupo del passato”. Ed eccoci
rassicurati! Si, perché anche se i buoni vecchi metodi repressivi non cambiano, o poco (si
rinchiude chiunque abbia fatto un passo falso e si brandisce la minaccia della prigione davanti
a tutti gli altri per spaventarli e farli rigare dritti) é comunque consigliabile mettere al passo
coi tempi la facciata della vecchia giustizia. Ora che si sono trasferite le bidonville nelle
lugubri torri di case popolari, che si costruiscono prigioni dai muri sempre più bianchi, che si
riesce a far credere che si richiude quelli che questa società considera come “pazzi” per
curarli, che si inganna la gente facendo passare gli interessi del padrone come fossero quelli
dei dipendenti e le necessità dei dominanti come il prodotto della volontà generale, si vuole
far passare un tribunale per un “luogo accogliente”. A sentir parlare di assurdità come prigioni
più “umane”, guerre giuste, campi umanitari, mestieri appassionanti, si potrebbe credere che é
di moda l’ossimoro, allora già che ci siamo perché no un palazzo di giustizia “accogliente”?
Vediamo le parole chiave di questo progetto: sicurezza, efficacia, confort. La sicurezza,
sembra cosa evidente per un palazzo di giustizia, dove il potere trasferisce, interroga,
rinchiude, giudica i suoi nemici od i suoi concorrenti. Dell’efficacia, perché la Giustizia non
ha tempo da perdere! Ed il confort, di sicuro non per tutti... Certamente per quegli schifosi di
magistrati, che avranno uffici con vita sulla città, potranno spostarsi su un ascensore
panoramico o godersi il giardino d’inverno, fra due sedute giudiziarie. Il confort non sarà di
sicuro per quelli, che potremmo anche essere noi, che si troveranno sul banco degli accusati o
nelle celle, ciò sarebbe assurdo visto che tutto il da fare che si danno per questo edificio ed il
sistema repressivo che lo necessita ha per solo fine quello di meglio inseguirci, trovarci, farci
la predica, rinchiuderci, umiliarci, educarci, (re-)inserirci... Il nostro architetto megalomane
non ha dimenticato le belve da domare, per le quali é stato generosamente previsto uno
“spazio securizzato”, per assicurare la “protezione del palazzo” (celle per i detenuti e le
persone in preventiva, funzioni attualmente assicurate dal deposito e dalla “trappola per topi”
della Cité, celebri per il loro stato estremamente sordido).
Con il lancio di questo nuovo progetto, il senso dell’augurio del sindaco di Parigi Bertrand
Delanoë di una “giustizia più ambiziosa” appare senza equivoci: poter giudicare di più e
quindi inevitabilmente condannare di più. Vogliono che la repressione si accentui e la
pacificazione progredisca, in modo da garantire l’ordine di cui questo mondo ha bisogno per
funzionare senza intralci, per assicurare il massimo possibile di profitti ai potenti. E se la pace
sociale costa cara (costa la nostra rassegnazione e tutto quello che lo Stato conta quanto a
sbirri, prigioni, tribunali, collaboratori, infami, uffici di collocamento ed altri strumenti i
controllo) , da un’altro lato essa rende molto agli avvoltoi: Bouygues, Eiffage e Vinci [le tre
maggiori imprese francesi, ed ai primi posti nel mondo, di costruzioni e lavori pubblici, NdT]
così come ad una moltitudine di altre aziende rapaci che si riempiono le tasche fino a
scoppiare costruendo prigioni, CIE o tribunali, installando ovunque telecamere di
sorveglianza, assicurando pulizia e manutenzione dei commissariati, partecipando attivamente
alla ristrutturazione urbana, cementificando pezzi sempre maggiori della terra...
Da un punto di vista tecnico, la costruzione del palazzo é quindi affidata a Bouygues Bâtiment
Ile-de-France (filiale di Bouygues Construction), nel quadro di un partenariato pubblicoprivato, al prezzo di circa 600 milioni di euro, ed il contratto precisa che la manutenzione
dell’edificio sarà effettuata dalla società Exprimm, anch’essa filiale di Bouygues, per una
durata di 27 anni e per qualcosa come 90 milioni di euro all’anno. Questi costi esorbitanti
hanno per lo meno fatto esitare qualche politicante ed il governo sta cercando di rinegoziare il
contratto, ma al momento della firma, a inizio 2012, Bouygues aveva previsto tutto il
necessario per non farsi fregare in seguito: in caso di abbandono completo del progetto, lo
Stato dovrebbe versargli delle indennità per 80 milioni di euro. Il progetto viene quindi
mantenuto, i lavori dovrebbero cominciare a metà del 2013, per una messa in servizio nel
2017... a meno che non l’impediamo, attaccando questi politici ed i loro collaboratori
dovunque si trovano!
Facciamo in modo che questo gigantesco transatlantico finisca come il Titanic, contro
l’iceberg delle nostre passioni distruttrici!
[Editoriale del num. 8 di Lucioles, bulletin anarchiste de Paris et sa région, aprile 2013.]
http://non-fides.fr/?Quand-le-paquebot-rencontre-l