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• European Diabetes
Leadership Forum
• Patologia diabetica
• Marche Barometer Diabetes
Observatory Report 2014
• Latest news on NCDs
• Interesting publications
on NCDs
Authors:
Walter Ricciardi
Anna Maria Ferriero
Maria Lucia Specchia
Dario Bartolucci et al.
ST
1 year s.OVEMBER14 s VOl. 1 s .° Health Policy no comunicable2_Layout 1 24/11/14 14:04 Pagina B
Non-communicable diseases (NCDs) — including cancer, cardiovascular
disease, chronic respiratory diseases, diabetes, and mental health and
neurological disorders (such as Alzheimer’s disease) — are a major challenge to health and human development in the 21st century.
NCDs are the leading cause of death and disability worldwide, accounting for 34.5 million of the 52.8 million deaths in 2010 (65%). With 23
million of these deaths (80%) occurring in the poorest countries, NCDs
exact a heavy and growing toll on physical health, economic security,
and human development.
Driven in large part by widespread exposure to four common modifiable
risk factors across the lifecourse — tobacco use, physical inactivity, unhealthy diet, and the harmful use of alcohol
— NCDs perpetuate and entrench poverty within households and communities.
This HEALTH POLICY IN NON-COMMUNICABLE provides an analysis of
the political, social, economic, epidemiological and clinical impact of the
NCDs in the National and Local Health System.
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and is freely available online at www.Ibdo.it
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Walter Ricciardi
Anna Maria Ferriero
e Maria Lucia Specchia
Dario Bartolucci et al.
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European Diabetes Leadership Forum
European Diabetes Leadership Forum
di Walter Ricciardi
Il Diabete nell’Unione Europea
economici sempre maggiori da parte degli Stati e di
conseguenza dei Sistemi Sanitari, che dovranno prepararsi al meglio per affrontare l’evento.
Il diabete è una delle patologie più diffuse nell’Unione
Europea e rappresenta la quarta causa1 di morte.
Fig.1 Number of patients4,2,5
Al di là degli aspetti clinici, il diabete ha un significativo impatto sulla società tutta e di conseguenza sulle
risorse economiche dei Sistemi Sanitari della UE.
32 MILIONI
Attualmente, il numero di persone diabetiche nell’UE
è di 32 milioni, circa l’8,1%2 della popolazione, con un
PERSONE AFFETTE DA DIABETE OGGI
tasso di incidenza che continua a crescere ogni anno.
Diverse sono le cause imputate all’aumento dell’inciQUESTO NUMERO POTREBBE AUMENTARE A
denza e prevalenza, in particolare si annoverano l’invecchiamento della popolazione (la maggioranza dei
38 MILIONI
pazienti con diabete di tipo 2 è over 65), abitudini ali32
38
mentari errate così come l’aumento del tasso di obesità,
e l’inattività fisica.
MILIONI
MILIONI
27
DI
Si prevede che nel 2035, il numero dei pazienti salirà
DI
PERSONE
PERSONE
32punto
MILIONI
a circa 38 milioni (Fig.1). A quel
sarà più che
MILIONI
DI
mai fondamentale riuscire a frenare i costi del diabete
PERSONE AFFETTE DA DIABETE OGGI
PERSONE
e delle complicanze ad esso associate. Oggi, tali costi
rappresentano il 9,3% (Fig.2)
della spesa sanitaria toQUESTO NUMERO POTREBBE AUMENTARE A
tale e tenderanno a crescere sempre più con la possibi38 MILIONI
lità di raggiungere il 18,5%3 (EFPIA).
2003
2013
2035
Un incremento di queste proporzioni richiederà sforzi
32
MILIONI
DI
PERSONE
27
MILIONI
DI
PERSONE
2003
2013
Fig.2 Economic Aspects4,2,6,7,8
L'IMPATTO ECONOMICO DEL DIABETE
C'è sempre maggiore preoccupazione nel
confronti del continuo aumento della prevalenza
del diabete e del costi ad esso associati, in
particolare quelli relativi al trattamento delle
complicanze. Altrettanto significativi sono I costi
Indiretti, che riguardano l'Inter a società e non
solo le persone con diabete.
9,3%
RIPARTIZIONE DEI COSTI PER IL TRATTAMENTO
Il totale dei costi diretti del diabete nei cinque più grandi
Paesi europei è di C90 miliardi. Il costo medio annuale
di una persona affetta da diabete è di C2.450
7%
del costo totale di un individuo con diabete
di Tipo 2 è speso per i farmaci antidiabete.
21%
è speso per l'utilizzo di altri farmaci
18%
é correlato alle spese ambulatoriali,
55%
é relativo al costi di ospedalizzazione
I COSTI INDIRETTI
La percentuale del budget totale dell'UE per la
spesa sanitaria è utilizzato per Il diabete.
I costi indiretti del diabete superano i C98 miliardi nei
cinque più grandi Stati europei. Essi sono correlati alla
perdita di produttività, assenteismo sul lavoro,
pensionamento precoce, benefici sociali e cure lnformali
3
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9,3%
55%
é relativo al costi di ospedalizzazione
I COSTI INDIRETTI
W Ricciardi
La percentuale del budget totale dell'UE per la
spesa sanitaria è utilizzato per Il diabete.
I costi indiretti del diabete superano i C98 miliardi nei
cinque più grandi Stati europei. Essi sono correlati alla
perdita di produttività, assenteismo sul lavoro,
pensionamento precoce, benefici sociali e cure lnformali
Gran parte dei costi associati al diabete sono dovuti al
trattamento delle complicanze e alle ospedalizzazioni,
la maggior parte delle quali dovute ad eventi ipoglicemici (Fig.3)
Fig.3 Eventi Clinici4,9,10,11
IPOGLICEMIA
COMPLICANZE
Riguardo tutte le persone con diabete:
il 50% muore a causa
di malattie
cardiovascolari
il 10-20% muore a
causa di insufficienza
renale
il 10% subisce un
severo danno visivo
il 50% soffre di
neuropatia diabetica
Sia le complicanze che le ospedalizzazioni potrebbero
essere prevenute o comunque ridotte attraverso un approccio terapeutico più efficace e una diagnosi precoce.
Diverse sono le prove che dimostrano che il diabete è
sotto-diagnosticato e sotto-curato, quindi sforzi in questa direzione sarebbero di sicuro aiuto per il miglioramento dei risultati clinici, riducendo il consumo di
risorse sanitarie.
Come detto in precedenza, il Diabete è da considerare
a tutti gli effetti una malattia sociale, che interessa non
solo le persone affette ma anche i loro familiari. Inoltre,
lo studio DAWN2TM12, analizzando quali siano i bisogni
dell’individuo diabetico, ha mostrato come la patologia
abbia un impatto notevole anche sulla sfera psico-sociale (inducendo ansia e depressione), riducendo la
qualità della vita e pregiudicando le normali attività
quotidiane (Fig.4)
Fig.4 Impatto socio-psicologico4,13
4
Una persona con diabete può andare
incontro, in media, ogni mese, a 3
(diabete di Tipo 2) fino a 8 (diabete
Tipo1) eventi ipoglicemici non
severi, di cui un quarto durante le ore
notturne.
Nonostante ciò, circa un terzo delle persone
non informa il proprio medico di famiglia o
lo specialista sugli eventi ipoglicemici.
European Diabetes Leadership Forum
Alla luce di quanto detto in precedenza, è chiaro come
oggigiorno sia necessario un approccio nuovo ed olistico alla patologia diabetica, approccio che consenta
di soddisfare i bisogni principali dei pazienti ed allo
stesso tempo controllare l’impatto economico della malattia.
Da questo punto di vista l’EDLF 2014, è stato un’ottima occasione per discutere di tali aspetti, vista la partecipazione di un gran numero di stakeholders
provenienti da settori diversi.
Ripartendo dall’edizione14 2012 in cui erano state presentate la Copenhagen roadmap15 ed il Copenhagen
Catalogue of Good Practice in Diabetes16 , molti sono
stati gli argomenti di discussione, tutti incentrati sulla
necessità di mettere in atto azioni concrete che portino
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European Diabetes Leadership Forum
ad un miglioramento della gestione quotidiana del diabete, gestione che abbia come punto focale il paziente.
I temi di maggiore interesse sono stati la necessità di
assicurare standars di cura più alti per i pazienti diabetici, così come il bisogno di attuare a livello nazionale
ed europeo azioni “costo-efficaci” .
In questa direzione le questioni ritenute fondamentali
sono state: la Prevenzione Secondaria, la responsabilizzazione e formazione del paziente, e la necessità di
un approccio multi settoriale.
Prevenzione Secondaria
Il tema principale emerso dalla prima sessione del
forum è stato l’importanza della prevenzione secondaria nella gestione e controllo del paziente diabetico.
(Fig.5)
Fig.5
Ancora oggi molti pazienti affetti da diabete, sia di tipo
1 che 2, non riescono a raggiungere un controllo glicemico adeguato, il che comporta un aumento del rischio
di sviluppare complicanze e co-morbilità. Tra l’altro
uno studio della London School of Economics6 ha mostrato come il trattamento delle complicanze rappresenti la causa principale dei costi, di conseguenza
interventi rivolti alla riduzione dei fattori di rischio ad
esse associati sono una vera e propria necessità.
In quest’ottica i programmi di prevenzione secondaria
sono stati cosiderati come essenziali nel ridurre le complicanze e gli effetti a lungo termine della patologia
diabetica. L’effetto positivo che ne consegue, si traduce
non solo in un miglioramento delle condizioni di salute
e dell’aspettativa di vita dei pazienti, ma comporta
anche un significativo impatto economico sui Sistemi
Sanitari, riducendo il consumo di risorse sanitarie dovuto alla patologia in sè e alle complicanze e co-morbilità che ne derivano.
L’elemento principale che caratterizza i programmi di
prevenzione secondaria è la loro costo-efficacia, caratteristica sempre più importante nello scenario attuale.
É da dire però che ci sono ancora ostacoli che limitano
l’uso e l’implemetazione di programmi efficienti. Tali
barriere possono essere dovute sia ad una ridotta aderenza dei pazienti, causata da mancanza di educazione
e consapevolezza, sia a difficoltà nell’attuazione di politiche preventive adeguate, soprattutto a livello locale.
L’ostacolo principale è però rappresentato dall’inadeguatezza dei Sistemi Sanitari attuali, che sono poco
equipaggiati nella gestione del paziente diabetico e
poco pronti ad adattarsi e modificarsi a seconda delle
loro esigenze. Un passaggio fondamentale richiesto ai
Sistemi Sanitari è di prediligere i servizi di assistenza
primaria basandosi sulla prevenzione secondaria.
Proprio questo è un altro degli elementi salienti emersi
dal forum, ovvero la necessità dei Sistemi Sanitari di
focalizzarsi sui servizi di primary care, per meglio prevenire e gestire le complicanze e co-morbilità legate al
diabete.
Ne consegue che politiche di prevenzione sanitaria
avranno maggiore successo lì dove i servizi di assistenza primaria saranno più evoluti.
In quest’ottica sarà fondamentale promuovere un approccio multidisciplinare, in cui la persona diabetica
sarà seguita da più figure professionali, col paziente
come fulcro anche in programmi a carattere educazionale e formativo. Sarà inoltre indispensabile ai fini terapeutici l’impostazione di target clinici definiti
insieme ai pazienti.
Per quanto riguarda la capacità di seguire l’individuo
diabetico, sia da un punto di vista clinico che formativo, un’opportunità da sfruttare e meglio analizzare è
rappresentata dalla telemedicina. Essa può essere utile
in diverse applicazioni, dal monitoraggio alla formazione, e può essere capace di migliorare la performance
del Sistemi Sanitari e ridurne la spesa.
Infine dal dibattito è emerso come il diabete sia una
patologia non relegata al solo settore sanitario, ma interessando la società tutta, buone politiche per il diabete (comprendendo i programmi di prevenzione
sanitaria) dovrebbero riguardare anche settori esterni
a quello della salute.
Responsabilizzazione del paziente
e gestione efficiente del diabete
Un passo fondamentale nel miglioramento della gestione del diabete è rappresentato dalla sensibilizzazione del paziente diabetico, attraverso una corretta
educazione ed un più ampio coinvolgimento nel trattamento della loro condizione.
Per questo motivo l’empowerment delle persone diabetiche è uno dei punti principali nell’agenda politica Europea. Rendere maggiormente consapevole l’individuo
diabetico circa la sua condizione, può permettere una
più attiva partecipazione allo sviluppo e miglioramento
5
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W Ricciardi
della terapia e conseguentemente della propria salute
(Fig.6)
A supporto di tale ipotesi sono stati presentati i dati
dello studio DAWN2TM12 che hanno dimostrato quanto
indispensabili siano i programmi di educazione e l’ottimizzazione dell’autogestione.
In realtà, nonostante ci sia un consenso generale tra i
policy makers sull’importanza dell’autogestione e sulla
responsabilizzazione delle persone con diabete, le
azioni politiche e la loro implementazione a livello locale e nazionale risultano essere ancora insufficienti
nella gran parte dei Paesi Europei.
Sempre lo studio DAWN2TM4 mostra come, nell’area
UE, circa la metà della popolazione affetta da diabete
non abbia mai partecipato a programmi educativi sulla
propria patologia e quanto dunque siano estremamente
necessari ulteriori sforzi per rendere i diabetici partner
sistematici nello sviluppo di piani e programmi per il
trattamento del diabete e per educarli/istruirli nell’automedicazione.
Fig.6
Uno dei punti chiave emersi dalla discussione è l’importanza dello sviluppo e successiva messa in atto dei
Piani Nazionali sul Diabete in tutti i paesi mebri UE,
come punto di partenza per politiche efficaci.
In base a queste evidenze è fondamentale che i Piani
Nazionali sul Diabete si focalizzino sulla necessità di
rendere i pazienti parte attiva nella gestione della propria patologia, assicurare un processo educativo e di
supporto uguale per tutti i pazienti e soprattutto che
tali servizi vengano inseriti negli schemi di rimborso
dei Sistemi Sanitari europei. Un mancato riconoscimento della rimborsabilità potrebbe infatti minare tutti
gli sforzi collettivi di ridurre l’aggravio del diabete sui
sistemi sanitari.
Importante è stata anche la discussione sul bisogno di
coinvolgere i pazienti in tutte le decisioni politiche riguardanti il diabete. Questo aspetto conferma l’importanza
dei
programmi
di
formazione
e
responsabilizzazione, che rendono il paziente non solo
più attento, ma anche più attivo.
Responsabilizzazione e una maggiore partecipazione
sono sicuramente utili anche dal punto di vista terapeutico, migliorando l’aderenza alla terapia.
6
In conclusione, è necessario un più ampio coinvolgimento dei pazienti diabetici nella gestione della malattia ed allo stesso tempo le associazioni dei pazienti
dovrebbero avere un ruolo nel design e controllo delle
politiche in questo ambito. In ultimo, non si può non
tenere conto delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie che potrebbero rimodulare la relazione pazienteprofessionista sanitario contribuendo ad un maggior
coinvolgimento ed una maggiore consapevolezza delle
persone diabetiche.
Migliorare la gestione del diabete a livello
nazionale ed europeo
Dopo aver discusso di prevenzione secondaria e responsabilizzazione del paziente, l’approccio identificato
come migliore per il perfezionamento della gestione e
il controllo della patologia diabetica è quello multisettoriale. (Fig.7)
L’esempio più tipico di tale approccio è rappresentato
da partnership pubblico-privato. Tali collaborazioni
permetteranno una più semplice identificazione di soluzioni pratiche volte al miglioramento della gestione
del diabete sia a livello Nazionale che Europeo.
Le partnership pubblico-privato possone dare un forte
aiuto nel ridurre l’impatto economico del diabete sui
sistemi sanitari e introdurre, allo stesso tempo, la tecnologia e le competenze scientifiche richieste.
Un esempio di successo è rappresentato dallo Steno
Diabetes Center, una partnership tra la Capital Region
of Denmark e Novo Nordisk, il quale attraverso il raggiungimento di risultati particolarmente significativi è
stato capace di dimostrare come la combinazione tra
competenza scientifica e leadership politica siano in
grado di guidare il cambiamento.
Fig.7
C’è inoltre un consenso generale sull’importanza di affrontare il diabete attraverso l’introduzione di nuove
azioni politiche locali e nazionali, che però troppo
spesso risultano essere ancora insufficienti. In questo
senso, le azioni politiche per essere più efficaci devono
approcciare la malattia con una prospettiva olistica,
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European Diabetes Leadership Forum
che coinvolga più attori di settori diversi. Il successo di
tali iniziative dipenderà inoltre da un’adeguata leadership politica e da indicatori di performance
È proprio in questo contesto che si inserisce la Joint Action on Chronic Diseases (CHRODIS-JA) che il Dr.
Juan Riese Jordà, Coordinator of the joint Action on
Chronic Diseases, ha presentato nel corso dell’ ELDF
2014. Iniziata nel 2010, la Joint Action è il risultato
del processo di riflessione a livello europeo sui provvedimenti da prendere per quanto riguarda le malattie
croniche. Essa sta preparando una piattaforma per lo
scambio di conoscenze e informazioni nella forma di
help desk online dove tutti i decisori, i caregivers, le
persone con diabete e i ricercatori di tutta Europa possono incontrarsi per scambiare informazioni sulle migliori pratiche per la gestione del diabete e delle altre
malattie croniche. L’obiettivo è quello di migliorare la
coordinazione e la cooperazione degli stati membri
nelle azioni contro il diabete supportando lo sviluppo
e l’implementazione dei Piani Nazionali per il Diabete.
Infine è stato importante oggetto di discussione il ruolo
dell’Unione Europea. All’UE è richiesto di dimostrare
il suo valore aggiunto attraverso alcune attività, quali
per esempio portare a termine analisi comparative tra
i modelli di cura del diabete negli Stati membri, monitorare continuamente lo sviluppo e conseguente messa
in atto di politiche riguardanti il diabete e facilitare la
condivisione delle buone pratiche nell’Unione.
Conclusioni
Il Forum European Diabetes Leadership è stato un’occasione unica per portare all’attenzione dei diversi stakeholders coinvolti, alcuni fra gli aspetti più rilevanti
relativi alla patologia diabetica ed i suoi effetti sulla società.
Ciò che è emerso, è la necessità di un nuovo approccio
che coinvolga più elementi e che abbia come obiettivo,
e quindi risultato, un miglioramento delle condizioni
di salute dei pazienti diabetici ed allo stesso tempo un
minore impatto economico.
I punti cardine di questo nuovo approccio riguardano
diversi aspetti. (Fig.8)
Innanzitutto, un incremento dei servizi di prevenzione
secondaria con relativo potenziamento dell’assistenza
primaria dei SS. In quest’ottica si inserisce la necessità
di teams multidisciplinari, di erogazione di nuovi servizi sanitari e una migliore allocazione delle risorse.
Altro elemento essenziale è costituito dall’educazione
della persona con diabete. Andranno promossi programmi educativi con lo scopo di rendere l’individuo
più consapevole e più responsabile e di conseguenza
più partecipe alle scelte, anche politiche, relative al diabete.
Inoltre, un ulteriore margine di miglioramento, può essere raggiunto attraverso il coinvolgimento di più settori, pubblici e privati.
Tutto ciò al fine di mettere in atto azioni complementari che abbiano una maggiore incidenza ed efficacia
rispetto alle singole iniziative, come dimostrato dallo
Steno Diabetes Center (partnership NN e Capital Region Denmark).
7
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W Ricciardi
Bibliografia
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Patologia diabetica
Patologia diabetica:
il burden of disease, le policies, i programmi di gestione
di Anna Maria Ferriero e Maria Lucia Specchia
Introduzione
Il “Diabete Mellito” (DM) rappresenta un gruppo di disturbi metabolici caratterizzati da iperglicemia. Esistono diversi tipi di DM causati dall’interazione di
fattori genetici e ambientali che possono contribuire
all’insorgenza di iperglicemia attraverso diversi meccanismi: riduzione della secrezione di insulina, riduzione dell’utilizzo del glucosio, nonché incremento della
produzione di glucosio. Il DM è attualmente classificato
sulla base del meccanismo patogenetico che sottende
alla sua insorgenza e le più importanti categorie comprendono il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2 (DM1
e DM2) [1].
Il DM1, che rappresenta circa il 10% di tutti i casi di
questa patologia [2], è anche conosciuto come DM Insulino-Dipendente ed è il risultato di effetti sinergici
di fattori genetici, ambientali e immunologici che determinano un processo autoimmunitario che porta a
distruzione delle cellule ß del pancreas, con conseguente deficit insulinico. La malattia può colpire persone di ogni età ma solitamente si manifesta durante
l’infanzia o l’adolescenza in quanto la massa di cellule
ß dei soggetti con suscettibilità genetica è normale alla
nascita, per poi ridursi in seguito a un processo autoimmune, innescato probabilmente da uno stimolo
infettivo o ambientale, che avviene nell’arco di mesi o
anni. Le manifestazioni cliniche di questa forma di
diabete non si evidenziano fino a che circa l’80% delle
cellule ß non venga distrutta e le cellule residue non
sono in grado di mantenere la tolleranza glucidica. I
soggetti con DM1, pertanto, necessitano di iniezioni di
insulina a vita per vicariare la funzione pancreatica
[1; 3].
Il DM2 è la forma più comune di diabete e rappresenta
circa il 90% dei casi di questa malattia [2]; con DM2
si intende un gruppo eterogeneo di alterazioni caratterizzate da gradi variabili di insulinoresistenza, alterata
secrezione insulinica da parte del pancreas e aumentata
produzione epatica di glucosio. Responsabile dell’insorgenza del DM2 è ritenuta l’interazione tra diversi
fattori di rischio quali la familiarità, lo scarso esercizio
fisico, il sovrappeso e l’appartenenza ad alcune etnie
La malattia si manifesta dopo i 30-40 anni e il suo riscontro è spesso casuale; si stima che la diagnosi clinica
di DM2 sia mediamente preceduta da una fase asintomatica di circa 7 anni, durante i quali l’iperglicemia
esercita effetti deleteri nei tessuti bersaglio, così che alla
diagnosi clinica sono spesso già presenti le complicanze
della malattia [1].
Altre categorie di diabete includono il diabete gestazionale (una condizione di iperglicemia che si sviluppa
durante la gravidanza) e altre cause rare (sindromi genetiche, processi acquisiti come pancreatite, malattie
come la fibrosi cistica, esposizione a certe droghe, virus
e cause sconosciute) [3].
Burden of disease
Epidemiologia
Il DM rappresenta, indubbiamente, uno dei problemi
di salute più impegnativi del 21° secolo, essendo una
delle più comuni malattie croniche a livello mondiale.
Esso rappresenta la quarta o quinta causa di morte
nella maggior parte dei Paesi ad alto reddito e nell’ultimo periodo sta diventando un’epidemia anche in
molti Paesi in via di sviluppo e di recente industrializzazione. Il numero di persone sia con DM1 che DM2
sta aumentando considerevolmente e, sebbene le ragioni dell’incremento del numero dei casi del tipo 1 non
siano ancora del tutto chiare, riguardo al tipo 2 è ormai
noto che esso sia associato allo sviluppo economico,
l’invecchiamento della popolazione, l’aumento dell’urbanizzazione, i cambiamenti nelle abitudini alimentari,
la riduzione dell’attività fisica e le variazioni più in generale degli stili di vita [4].
Oggi nel mondo 382 milioni di persone hanno il diabete, con il maggior numero di pazienti di età compresa
tra i 40 e i 59 anni; entro il 2035 questo numero potrebbe arrivare a 592 milioni e, in particolare, il numero di persone con DM2 è stimato che possa
aumentare del 55%, con una prevalenza che passerà
dall’8,3% del 2013 al 10,1% del 2035. Inoltre a questa
quota va aggiunta quella di casi di DM2 non diagnosticati, che ammonta al 46% del totale [4].
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A. M. Ferriero e M. L. Specchia
In Italia, secondo quanto riportato nell’annuario statistico ISTAT 2013, la prevalenza grezza del diabete è
del 5,4% , pari a oltre 3 milioni di persone, con un
range che va dal 3,1% della Provincia Autonoma di
Bolzano all’8,4% della Calabria, mentre la prevalenza
standardizzata per età e genere è aumentata dal 3,9%
nel 2001 al 4,8% nel 2013 [5].
Mortalità
Il Diabete e le sue complicanze sono tra le principali
cause di morte in molti Paesi. Le complicanze sono divise in microvascolari e macrovascolari e, tra queste ultime, la patologia cardiovascolare da sola è
responsabile di circa il 50% dei decessi dei pazienti diabetici in alcune popolazioni [4].
Non è facile stimare il numero di decessi mondiali dovuti al diabete in quanto molti Paesi non hanno dati al
riguardo e anche perché, laddove disponibili, tendono
spesso a sottostimare il fenomeno. Tuttavia è chiaro che
il burden della malattia è enorme, sia dal punto di vista
umano che finanziario. Nel 2013 in tutto il mondo sono
morte per il diabete circa 5,1 milioni di persone di età
compresa tra i 20 e 79 anni, pari all’8,4% della mortalità globale per tutte le cause in questa fascia di età;
questo numero di decessi è aumentato dell’11% dal
2011 [4].
Costi della malattia
Il diabete impone anche un grande onere economico
per gli individui, le famiglie e i sistemi sanitari nazionali. La spesa sanitaria mondiale per il diabete, nel
2013, ha ammontato a 548 miliardi di dollari, il 10,8%
della spesa sanitaria totale, con una media di 1.437
dollari per persona. Si stima che entro il 2035, la spesa
globale per la malattia potrebbe superare i 627 miliardi
di dollari [4].
In Italia nel 2010 i costi diretti associati al diabete sono
stati circa 8 miliardi di euro, con una media per paziente pari a 2756 €. La maggior parte di essi, il
56,4%, è legata all’ospedalizzazione [6], infatti ogni
anno ci sono in Italia più di 70.000 ricoveri per diabete, principalmente causati da complicanze quali ictus
cerebrale, infarto del miocardio, retinopatia diabetica,
insufficienza renale e amputazioni degli arti inferiori
[7]. L’entità del costo della malattia diabetica, tuttavia,
non può essere imputata soltanto ai costi diretti, in
quanto vanno tenute in considerazioni altre due voci
significative, rappresentate dai costi indiretti, riferibili
alla perdita di produttività, e a quelli intangibili, cioè
a tutte quelle situazioni di alterazione della qualità di
vita imputabili in modo diretto o indiretto alla malattia
[7]. Queste ultime due voci sono molto difficili da
quantificare. Per quanto riguarda i costi indiretti, le informazioni disponibili sono davvero poche. Tuttavia,
l’impatto potenziale del diabete è molteplice e comporta notevoli costi indiretti che impattano sia sull’eco-
10
nomia, in termini di perdita di produttività e assenteismo, sia sul settore sociale, come il pensionamento precoce, sia sulla famiglia, attraverso costi assistenziali
difficilmente stimabili come l’impegno dei caregivers
dei pazienti malati. Nel nostro Paese i costi per assenteismo, pensionamento anticipato e spesa per le prestazioni sociali, hanno ammontano a 12,6 miliardi di
euro nel 2010 [6].
Management della patologia diabetica:
programmi e iniziative di politica sanitaria
a livello internazionale
In considerazione di quanto finora discusso e del peso,
diventato ormai insostenibile, della malattia, il diabete
rappresenta ormai un problema all’attenzione della politica internazionale, che sta cercando soluzioni per affrontare il problema. Sono nati così diversi programmi
e iniziative di politica sanitaria, con l’obiettivo di cercare soluzioni ottimali per la gestione della patologia
diabetica.
Nazioni Unite
Federazione Internazionale del Diabete.
Piano Globale sul Diabete 2011-2021.
La Federazione Internazionale del Diabete (International Diabetes Federation - IDF) ha riunito esperti mondiali del diabete per trovare delle soluzioni per
affrontare la malattia. È nato così il primo Piano Globale sul Diabete che ha come obiettivi principali quelli
di migliorare le condizioni di salute delle persone con
diabete, prevenire lo sviluppo del DM2 e fermare la discriminazione delle persone con la malattia [8].
Per fare questo il Piano sottolinea come sia necessario:
– riaprire il dibattito sul diabete per aumentare la
consapevolezza mondiale e nazionale per prevenire
e trattare la malattia;
– definire un piano globale per sostenere e guidare
gli sforzi di governi, donatori internazionale e associazioni che fanno parte dell’IDF per combattere
il diabete;
– proporre interventi, processi e collaborazioni efficaci per ridurre il burden individuale e sociale
della malattia;
– supportare e consolidare le politiche e le iniziative
esistenti;
– rafforzare il movimento globale per combattere
l’epidemia diabetica e per migliorare la salute e la
vita dei pazienti diabetici [8].
Europa
Anche l’Unione Europea (UE) supporta la ricerca sul
diabete da diversi anni, attraverso i suoi Programmi di
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Patologia diabetica
Ricerca, come il progetto IMAGE, il progetto SWEET,
il progetto DIAMAP e anche l’Horizon 2020.
Il progetto IMAGE: Sviluppo e Realizzazione di una
Linea guida europea e standard di formazione per la
prevenzione del diabete
L’IMAGE (2007-2010) è stato un progetto finanziato
dell’UE, nato con la finalità di migliorare la capacità
dei Paesi europei di prevenire il DM2 [9].
Gli obiettivi di IMAGE sono stati quelli di sviluppare:
– linee guida europee practice-oriented per la prevenzione primaria del DM2 al fine di migliorare
l’informazione e la conoscenza delle strategie di
sanità pubblica per prevenire il DM2 e le sue comorbosità;
– un curriculum europeo per la formazione dei dirigenti che si occupano di prevenzione per migliorare la capacità dei professionisti sanitari di
rispondere repentinamente al drastico aumento
del DM2 e al conseguente impatto sulla società;
– standard europei per un controllo di qualità delle
politiche di prevenzione del DM2;
– un portale e-health europeo di formazione per i dirigenti che si occupano di prevenzione [9].
Il progetto SWEET: Miglior controllo del diabete
pediatrico e adolescenziale nell’Unione Europea:
lavorare per creare centri di riferimento
Anche il progetto SWEET (2008-2011) è stato finanziato dall’UE ed è nato con l’obiettivo generale di migliorare prevenzione secondaria, diagnosi e controllo di
DM1 e DM2 nei bambini e negli adolescenti, sostenendo lo sviluppo di centri di riferimento per i servizi
del diabete in età pediatrica e adolescenziale in tutta
l’UE [10].
Il progetto aveva 5 obiettivi specifici:
1. rafforzare la conoscenza relativa allo stato del diabete pediatrico e adolescenziale e la relativa assistenza nell’UE;
2. rafforzare e promuovere standard di trattamento
per il diabete pediatrico e adolescenziale nell’UE;
3. migliorare il controllo della malattia e prevenirne
le complicanze attraverso programmi di educazione del paziente adatti all’età;
4. supportare i professionisti sanitari nel fornire
un’assistenza specializzata di alta qualità ai bambini e agli adolescenti con il diabete;
5. favorire lo sviluppo di centri di riferimento per i
servizi per il diabete pediatrico e adolescenziale
[10].
Il progetto SWEET ha prodotto un toolbox per il diabete pediatrico, che include le raccomandazioni per la
cura e l’assistenza, per i programmi di educazione del
paziente e per i programmi di formazione dei profes-
sionisti sanitari. Il progetto ha anche fornito la definizione e i criteri per i centri di riferimento per il diabete
pediatrico e adolescenziale [10].
Il progetto DIAMAP
Il progetto DIAMAP (2008-2010), finanziato dalla
Commissione Europea nell’ambito Settimo Programma
Quadro, è nato con l’obiettivo di condurre un’ampia
survey per delineare lo stato dell’arte della ricerca sul
diabete in Europa, in modo da identificare le lacune ed
evidenziare i punti di forza, per guidare una Road Map
per la ricerca sul diabete in Europa [11].
Gli obiettivi specifici del progetto sono stati:
– condurre un’indagine sulle attività di ricerca e i finanziamenti, sia pubblici che privati, a livello regionale, nazionale ed europeo;
– creare un database della ricerca sul diabete;
– identificare limiti, punti di forza e opportunità per
la ricerca sul diabete in Europa;
– produrre un report finale della Road Map per delineare la strategia per la ricerca sul diabete, tenendo conto i differenti scenari, compresa la
Medicina di Iniziativa.
La più significativa raccomandazione di DIAMAP è
stata la creazione della Piattaforma Europea per la Ricerca Clinica sul Diabete (Platform for Clinical Research in Diabetes - EPCRD) che dovrebbe coordinare
gli sforzi nel campo della ricerca clinica, offrendo risorse comuni, formazione e protocolli standardizzati
[11].
Dopo la prima fase, durata dal 2008 al 2010, è adesso
in corso DIAMAP 2020, il primo aggiornamento di
DIAMAP che sta prendendo in considerazione i molteplici cambiamenti che si sono verificati nel campo della
ricerca sul diabete e nei finanziamenti ad essa dedicati
dal 2010 [11].
Horizon 2020
Horizon 2020 è il nuovo Programma Quadro dell’UE
per la Ricerca e l’Innovazione per il periodo 20142020, con un budget di 80 miliardi di Euro [12]. Il
Programma mira a garantire un flusso costante di ricerca di prim’ordine per garantire la competitività a
lungo termine dell’Europa ed è strutturato attorno a
tre pilastri:
– Excellent Science;
– Industrial Leadership;
– Societal Challenges [12].
Horizon 2020 nel primo pilastro “Excellent Science –
Research Infrastructure”, e nel terzo pilastro “Societal
Challenges – Health, Demographic Change and Wellbeing” affronterà le patologie croniche che stanno diventando un peso insostenibile in tutti gli Stati Membri
dell’UE [12].
11
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A. M. Ferriero e M. L. Specchia
Best practices per la gestione integrata
della malattia
In considerazione di quanto finora discusso appare evidente che il diabete occupa un posto di prim’ordine
nell’agenda politica e sanitaria mondiale e vi è ormai
ampia evidenza sulla gestione ottimale del diabete, che
offre l’opportunità di migliorare la qualità di vita delle
persone con la malattia [13].
Purtroppo tale gestione ottimale non raggiunge molte,
forse la maggioranza delle persone che potrebbero beneficiarne e questo potrebbe essere spiegato da motivi
diversi come la dimensione e la complessità degli interventi evidence-based, nonché la complessità della
cura del diabete stesso. La mancanza di comprovate
risorse economiche per la cura del diabete e la diversità
degli standard di pratica clinica sono i risultati di questa situazione [13].
Il malato cronico, quale è il paziente diabetico, necessita di trattamenti efficaci, continuità assistenziale, informazione e sostegno per raggiungere la massima
autogestione possibile, e di un follow up regolare e sistematico; perché ciò si possa realizzare è necessario un
sistema di cura organizzato ed integrato [14]. Questi
sistemi sottendono la necessità di migliorare l’integrazione ed il coordinamento nella gestione delle cure da
un lato e di introdurre sistemi di partecipazione attiva
del cittadino diabetico dall’altro, mantenendo al tempo
stesso la specializzazione delle risorse professionali e la
sostenibilità economica. Sono nati, pertanto, nuovi modelli assistenziali che possono essere definiti di gestione
integrata, conosciuti anche come “care management
programs” [15].
Gli elementi più importanti dell’assistenza per le persone con diabete secondo un modello di gestione integrata sono:
– l’adozione di un protocollo diagnostico-terapeutico
condiviso da tutti i soggetti interessati (Medici di
Medicina Generale –MMG-, specialisti, infermieri,
psicologi, assistenti domiciliari, direzioni delle
aziende sanitarie, farmacisti, pazienti), ricavato
dalle linee guida internazionali e/o nazionali ed
integrato dalla conoscenza delle risorse utilizzabili;
– la formazione degli operatori sulla malattia diabetica e le sue complicanze secondo un approccio
multidisciplinare integrato;
il coinvolgimento attivo del paziente nel percorso di
cura (“patient empowerment”) [16].
Un esempio di modello di gestione integrata del paziente diabetico è il “case management”, che consiste
nella presa in carico del paziente da parte di una figura
professionale (case manager) che abbia il compito di
supervisionare e coordinare l’intero iter terapeutico-assistenziale e che rappresenta il primo riferimento organizzativo per l’assistito, la sua famiglia e per tutti gli
12
operatori coinvolti nel piano di cura individuale [16].
Un altro modello integrato adatto a rispondere alle esigenze del paziente diabetico è il Chronic Care Model
(CCM), basato sull’interazione tra il paziente e il team
multi-professionale composto da operatori sociosanitari, infermieri e MMG. Tale approccio alla gestione
delle patologie croniche dovrebbe aiutare la maggior
parte dei pazienti, dei familiari o dei caregiver all’autogestione della malattia [14].
Questi modelli assistenziali di gestione integrata della
malattia, nel caso del diabete, si sono dimostrati efficaci nel migliorare sia gli aspetti della qualità dell’assistenza sanitaria che gli esiti clinici rilevanti e sono
approcci accomunati dal fatto di essere sistemi organizzati orientati alla popolazione, che pongono al centro dell’intero sistema un paziente informato ed
educato, che gioca un ruolo attivo nella gestione della
patologia da cui è affetto. Appare evidente, pertanto,
come sia necessario incentivare tutte le iniziative che
possono concorrere a far aumentare la partecipazione
del cittadino diabetico, accrescendone la competenza
con l’informazione ed una corretta educazione; bisogna
educare i cittadini a corretti stili di vita ed informare i
soggetti a rischio circa la disponibilità di strutture organizzate dove essere “presi in carico” con un approccio produttivo di “gestione integrata” [15].
Bibliografia
1. Kasper, Braunwald, Fauci, Hauser, Longo, Jameson.
Harrison Principi di Medicina Interna. 16° edizione.
2. Epicentro - Istituto Superiore di Sanità. Diabete. Disponibile online al sito: http://www.epicentro.iss.it/problemi/diabete/diabete.asp
(Ultimo
accesso:
08.10.2014).
3. WHO. Diabetes Programmes. About diabetes.
http://www.who.int/diabetes/action_online/basics/en/
(Ultimo accesso: 07 Ottobre 2014).
4. International Diabetes Federation. IDF Diabetes Atlas,
6th edn. Brussels, Belgium: International Diabetes Federation, 2013. http://www.idf.org/sites/default/files/
EN_6E_Atlas_Full_0.pdf (Ultimo accesso: 08.10.2014).
5. Epicentro. La patologia diabetica: dati di prevalenza a
livello nazionale. Disponibile online al sito:
http://www.epicentro.iss.it/igea/diabete/prevalenza.asp
(Ultimo accesso: 08.10.2014).
6. Kanavos P, van den Aardweg S, Schurer W. LSE Health,
London School of Economics. Diabetes expenditure,
burden of disease and management in 5 EU countries.
January 2012.
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Patologia diabetica
7. Ministero della Salute. Dipartimento della Programmazione e dell’ordinamento del Sistema Sanitario Nazionale
- DG Programmazione Sanitaria - Commissione Nazionale Diabete. Piano sulla malattia diabetica. Disponibile
online al sito: http://www.salute.gov.it/imgs/c_17_pubblicazioni_1885_allegato.pdf
(Ultimo
accesso:
09.10.2014).
8. International Diabetes Federation. Global Diabetes Plan
2011-2021. Disponibile online al sito:
http://www.idf.org/files/idf_publications/global_diabetes_plan_II_EN/global_diabetes_plan_II_EN/assets/common/downloads/publication.pdf
(Ultimo accesso:
10.10.2014).
9. Improving Diabetes prevention in Europe. The IMAGE
project. Disponibile online al sito: http://www.image-project.eu/ (Ultimo accesso: 10.10.2014).
10 SWEET Pediatric Diabetes. Working to create centers of
reference. Disponibile online al sito: http://www.sweetproject.eu/relaunch/ (Ultimo accesso: 11.10.2014).
11 DIAMAP Road Map for Diabetes Research in Europa. Disponibile online al sito: http://www.diamap.eu/ (Ultimo
accesso: 12.10.2014).
12 Horizon 2020. The EU Framework Programme for Research and Innovation. Disponibile online al sito:
http://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/en/ (Ultimo accesso: 12.10.2014).
13 International Diabetes Federation. Global Guideline For
Type 2 Diabetes http://www.idf.org/global-guidelinetype-2-diabetes-2012 (Ultimo accesso: 12.10.2014).
14 Specchia ML, Capizzi S, Venditti A, Veneziano MA, La
Torre G, Ricciardi W. Aspetti gestionali, organizzativi e di
accesso relativi al trattamento con tocilizumab nel contesto di cura italiano. IJPH - Year 8, Volume 7, Number 2,
Suppl. 2, 2010.
15 Liguori G, Parlato A, Russo P, Ugliano D, Alfieri R, Avolio
M. Rapporto Osservasalute 2011. Malattie Metaboliche.
16 Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle
Malattie e Istituto Superiore di Sanità. Progetto IGEA.
Gestione integrata del Diabete Mellito di tipo 2 nell’adulto. Documento di indirizzo. Aggiornamento 2012.
13
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Marche Barometer Diabetes Observatory
MARCHE BAROMETER DIABETES OBSERVATORY
REPORT 2014
Coordinatore
Enrico Bordoni, Direttore Agenzia Sanitaria Regione Marche
Autori:
Dario Bartolucci, Presidente Regionale SIMG / ASUR Marche
Emilio Augusto Benini, Presidente Federazione
Associazioni Pazienti Diabetici Regione Marche
Claudio Maria Maffei Direttore Sanitario INRCA Ancona
Massimo Boemi, Presidente SID Marche / INRCA-IRCCS, Ancona /IBDO FOUNDATION
Valentino Cherubini, Presidente SIEDP Marche / Azienda Ospedali Riuniti, Ancona
Fabio Filippetti, Responsabile TS Osservatorio
Epidemiologico Regionale / ARS Marche
Federico Grimaccia, The London School of Economics, Londra
Cristina Mancini, Osservatorio Epidemiologico Regionale / ARS Marche
Antonio Nicolucci, Fondazione Mario Negri Sud / Data Analysis IBDO FOUNDATION
Maria Chiara Rossi, Fondazione Mario Negri Sud
Franco Stazio, Responsabile Assistenza Ospedaliera Ricerca e Formazione, Servizio Salute Regione Marche
Maurizio Sudano, Presidente AMD Marche / ASUR Marche
Giacomo Vespasiani, Presidente Comitato Diabetologico Regione Marche / ASUR Marche
Si ringraziano i Sistemi Informativi Statistici e di Controllo di Gestione della
Giunta Regionale, Regione Marche
15
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Bartolucci D. et al.
Premessa
La Regione Marche ha storicamente dimostrato una
grande sensibilità nei confronti della cura del diabete
mellito.
La legge regionale 9 dicembre 1987, n. 38 “Organizzazione e disciplina dei centri di Diabetologia e malattie del ricambio” è stata emanata pochi mesi dopo la
legge 16 marzo 1987 n.115, risultando pertanto una
delle prime in Italia.
Sulla base di questa legge, che istituiva il Comitato Diabetologico Regionale come organo consultivo centrale
dei decisori politici, si è sviluppata una rete informale
di centri che a partire dalla seconda metà degli anni
novanta ha gradualmente sviluppato interconnessioni
informatiche fra i nodi sino al compimento del sistema
attuale, unico in Italia, in cui i 13 centri, articolati a
copertura di tutto il territorio regionale, risultano collegati ad un unico server centrale ed operano attraverso
un gestionale comune.
Il riconoscimento formale della rete è avvenuto solo nel
più recente passato, in occasione della riforma del sistema sanitario regionale (DGR 1345 del 30/09/2013),
normativa che tuttavia mette a rischio, attraverso un
depauperamento delle risorse assegnate soprattutto in
termini di capitale umano ed un declassamento delle
unità costitutive, l’autonomia della rete e la sua capacità di funzionamento come riferimento specialistico diffuso.
Tutto questo proprio nel momento in cui, anche attraverso il recepimento del Piano Nazionale Diabete (DGR
1480 del 28.10.2013), la Regione prende atto del crescente impatto del diabete sulla popolazione e sul sistema sanitario.
A tale evoluzione si oppongono con forza le Associazioni dei Pazienti, recentemente federatesi in un unico
organismo regionale che, anche attraverso una petizione, hanno richiesto la tutela dell’attuale servizio.
Non c’è dubbio che l’ evoluzione epidemiologica della
malattia diabetica osservabile anche nella Regione
Marche e la contemporanea necessità di contenere la
spesa sanitaria impongano lo sviluppo dell’attuale
modello assistenziale con lo sviluppo di forme di gestione condivisa con la medicina territoriale.
A tale proposito, contestualmente al recepimento del
PND è stato approvato un documento, predisposto dal
Comitato Diabetologico Regionale (“Linee di indirizzo
organizzativo per la attuazione della gestione integrata
delle persone con Diabete nella Regione Marche”) che
pone le basi per tale sviluppo.
Aspetti Demografici ed Epidemiologici
La Regione Marche è caratterizzata da un elevato indice di invecchiamento (Figura 1)
Figura 1: Piramide demografica Regione Marche, confronto 2002-2012. (Fonte: Sistema Informativo Statistico Regione
Marche)
'
16
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Marche Barometer Diabetes Observatory
I residenti marchigiani di ambo i sessi godono inoltre
di una spettanza di vita ampiamente superiore a quello
della media italiana (Figura 2).
Figura 4 Tassi standardizzati di mortalità per diabete
nella popolazione maschile. (Fonte ISTAT 2011)
Figura 2 aspettativa di vita in entrambi i sessi, confronto
Regione Marche – Italia. (Fonte: ISTAT 2012)
Donne
&
'
Uomini
L,
Figura 5: Tassi standardizzati di mortalità per diabete
nella popolazione femminile. (Fonte ISTAT 2011)
'
L a prevalenza del diabete nella regione Marche era stimata nel 2012 al 5.3%, lievemente inferiore alla media
nazionale (Figura 3.)
Figura 3 Prevalenza della patologia diabetica nelle
regioni italiane. (Fonte: ISTAT 2012)
Sempre in riferimento alla mortalità, sembra sussistere
un trend in aumento, soprattutto nel sesso maschile nel
triennio 2009 – 2011 (Figura 6)
Figura 6: Tassi standardizzati di mortalità per diabete
nella Regione Marche, triennio 2009-2011.
(Fonte ISTAT)
'
I tassi standardizzati di mortalità per diabete in entrambi i sessi sono inferiori alla media nazionale (Figure 4 e 5)
'
17
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Bartolucci D. et al.
La condizione di patologia anche nelle Marche risulta
associata ad uno svantaggio sociale (Figura 7), essendo
maggiore la prevalenza nei soggetti con bassi livelli di
istruzione e/o reddito inferiore
Figura 7: Svantaggio sociale e prevalenza di diabete.
(Fonte Studio Passi- Regione Marche 2008 -2012)
Nella figura 8 è riportato l’andamento annuale dei tassi
standardizzati (sulla popolazione standard mondiale)
d’incidenza di diabete tipo 1 per la fascia d’età 0-14
anni nel periodo 1989-2011. Si può osservare un andamento variabile dei tassi di incidenza, con una tendenza crescente statisticamente significativa (Tabella
1). Le fasce di età 5-9 e 10-14 evidenziano un rischio
significativamente più elevato rispetto alla classe di età
0-4, rispettivamente del 36% e 37%. Nonostante
questo, negli ultimi anni è evidente una tendenza all’aumento dell’incidenza proprio nei bambini più piccoli, dove si registra un aumento medio annuo del 3%
(IC 95%: 0%-6%, p=0.03).
Qualità dell’assistenza
a) Assistenza Ospedaliera
In accordo con il trend nazionale, anche nelle Marche
nel quinquennio 2008-2012 si è registrata una progressiva riduzione dei ricoveri per diabete non controllato (Figura 9 e 10) e per complicanze della malattia
(Figura 11 e 12); in entrambi i casi, i valori sono nettamente inferiori alla media nazionale. Fanno eccezione i dati di ricovero per amputazione non
traumatica i cui valori, stabili nel tempo, sono superiori
alla media nazionale (Figura 13), tuttavia, trattandosi
di tassi grezzi, il numero maggiore di amputazioni
potrebbe dipendere dalla maggiore età media della
popolazione marchigiana.
Figura 9: Tassi grezzi di ospedalizzazione per 100.000
per diabete non controllato, cofronto Regione Marche –
Italia. (Fonte Ministero della salute “ Rapporto anuale
sull’attività di ricovero ospedaliero” Dati SDO 20082012)
Figura 8: Tassi di incidenza di diabete tipo 1 nella
Regione Marche. (Fonte: Registro del diabete tipo 1
in età pediatrica della Regione Marche)
Figura 10: Tassi di ospedalizzazione per malattia
diabetica nelle regioni italiane. (Fonte Ministero della
salute “Rapporto annuale sull’ attività di ricovero
ospedaliero” Dati SDO 2012)
Tabella 1: Rischio di sviluppo di diabete tipo 1 in
rapporto alla fascia di età. (Fonte: Registro del diabete
tipo 1 in età pediatrica della Regione Marche)
18
Variabili
RR
I.C. 95%
p
Periodo esordio
1.01
1.00 - 1.03
0.046
Classi Età
(5-9 vs 0-4 anni)
1.36
1.09 - 1.70
0.006
Classi Età
(10-14 vs 0-4 anni)
1.37
1.11 - 1. 71
0.004
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Marche Barometer Diabetes Observatory
Figura 11: Tassi grezzi di ospedalizzazione per 100.000
per diabete con complicanze, confronto Regione Marche
– Italia. (Fonte Ministero della salute “Rapporto annuale sull’ attività di ricovero ospedaliero” Dati SDO
2008-2012)
b) Assistenza Specialistica
L’evoluzione demografica ed epidemiologica della regione si riflette sulle caratteristiche della popolazione
assistita dalla rete specialistica; l’ età media e la durata
media di malattia sono in costante incremento nel periodo 2004-2011 (Figura 14)
Figura 14: Il progressivo incremento medio dell’ età
degli assistiti dalla rete diabetologica marchigiana
nel periodo 2004-2011. (Fonte: File dati AMD Regione
Marche)
Figura 12: Tassi di ospedalizzazione per complicanze
della malattia diabetica nelle regioni italiane. (Fonte
Ministero della salute “Rapporto annuale sull’ attività
di ricovero ospedaliero” Dati SDO 2012)
La popolazione over 75 rappresenta il 30% degli assistiti, la percentuale più alta in Italia (Figura 15).
Figura 15: Prevalenza degli assistiti di età maggiore o
uguale a 75 anni nei centri della rete AMD: confronto
fra regioni. (Fonte Annali AMD, Monografia Anziani con
Diabete, 2011)
Figura 13: Tassi grezzi di ospedalizzazione per
amputazione non traumatica degli arti inferiori,
confronto Regione Marche – Italia. (Fonte Ministero
della salute “Rapporto annuale sull’ attività di ricovero
ospedaliero” Dati SDO 2008-2012)
'
Le performance assistenziali sono valutabili attraverso
gli indicatori del File dati AMD. Nel periodo 20042007 si è rilevato un netto miglioramento delle performance in termini di compenso glicemico (indicatore
di esito intermedio HbA1c) (Figura 16)
19
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Bartolucci D. et al.
Figura 16: Performance della rete diabetologia
marchigiana in termini di HbA1c nel periodo
2004-2011. (Fonte: File dati AMD Regione Marche)
Figura 18: Evoluzione dell’ attività della rete
diabetologia marchigiana nel periodo 2010-2013.
(Fonte: File dati AMD Regione Marche)
Nello stesso periodo, la valutazione dello score Q, indice sintetico di qualità della cura correlato al rischio
di
sviluppo
Soggetti
con score Q <1di
5 complicanze cardiovascolari, ha evidenziato un sostanziale miglioramento sia per la riduzione
del numero di soggetti con score Q < 15 (associato ad
un eccesso di rischio cardiovascolare dell’80% rispetto
ad uno score Q > 25 ) che per l’ incremento di soggetti
Soggetti con score Q >25
con
score Q > 25. (Figura 18)
c) La prospettiva della Medicina Generale
Figura 17: Evoluzione della qualità delle cure (score Q)
della rete diabetologia marchigiana nel periodo 20042011. (Fonte: File dati AMD Regione Marche)
I dati della Medicina Generale si basano sulle osservazioni dei medici aderenti al programma di ricerca
Health Search che raccolgono in maniera standardizzata le informazioni. L’ osservazione riguarda soggetti
di età uguale o superiore a 14 anni. Da questi dati si
evince una prevalenza di malattia diabetica in entrambi i sessi ben maggiore di quella segnalata dall’
ISTAT e dallo studio Passi e che è stimata nelle Marche
fra 7-7.5% e 5.6-6.1% rispettivamente per il sesso
maschile e femminile. Nella popolazione diabetica si
osserva nel periodo 2003-2011 un progressivo incremento dei soggetti in sovrappeso ed obesi (Figura 19).
Soggetti con score Q <15
Figura 19: Evoluzione dell’ eccesso ponderale nel
periodo 2003-2011. (Fonte: Health Search)
Soggetti con score Q >25
Resta tuttavia elevata la variabilità in termini
prestazionali fra i diversi nodi della rete.
Inoltre, a partire dal 2010, anno in cui si sono cominciate a ridurre le risorse umane assegnate alla rete diabetologia, si sta assistendo ad un progressivo
peggioramento delle performance sia in termini di indicatori di processo che di esito intermedio (Figura 18).
20
I dati Health Search consentono anche un confronto
fra regioni circa le scelte terapeutiche. Da tali dati si
evidenzia soprattutto che nella Regione Marche,
rispetto al resto d’ Italia, un elevato numero di soggetti
non è trattato farmacologicamente. (Figura 20)
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Marche Barometer Diabetes Observatory
Figura 20: Tipologie di trattamento per la patologia
diabetica nelle diverse regioni italiane
(Fonte: Health Search)
Figura 22: Spesa per farmaci antidiabetici nella regione
Marche: confronto 2010-1011 (Fonte: Agenzia Regionale
Sanitaria – Regione Marche)
La distribuzione della spesa ricalca quanto noto a livello nazionale, essendo la componente maggiore dovuta alle ospedalizzazioni. Non si hanno dati circa il
numero e relativo costo dei ricoveri per ipoglicemia.
Infine, i dati registrati da un sottocampione di 23
Medici su una popolazione di 30.000 abitanti di età
maggiore di 14 anni, rivelano un progressivo miglioramento delle performance in termini di indicatori di
processo ma non in termini di indicatori di esito intermedio (HbA1c% a target).
Il costo della patologia è ovviamente più elevato nei
soggetti con più scadente controllo metabolico ma è interessante notare che i costi siano correlati alla qualità
delle cure come evincibile dal già citato score Q. (Figure 23 e 24)
Figura 23: Costo medio per paziente per
ospedalizzazioni e terapie farmacologiche nelle Marche
in rapporto al compenso glicemico, valutazione
su 39127 soggetti. (Fonte: File Dati AMD Regione
Marche – Fondazione Mario Negri Sud)
Spesa Sanitaria
Nelle Marche nel 2011 si consuma a livello territoriale
una quantità di farmaci antidiabetici inferiore alla
media nazionale con un costo per DDD (Defined Daily
Doses) inferiore alla media nazionale (Figura 21).
Figura 21: Il consumo di farmaci antidiabetici nelle diverse regioni italiane sulla base delle DDD. (Fonte: Rapporto OSMED 2011)
Figura 24: Costo medio per paziente per
ospedalizzazioni e terapie farmacologiche in base
allo score Q, osservazione su 44731 soggetti nel periodo
2008-2012. (Fonte: File Dati AMD Regione Marche –
Fondazione Mario Negri Sud)
Fra il 2010 e il 2011 la spesa farmaceutica territoriale
per i farmaci antidiabetici è rimasta sostanzialmente
stabile (Figura 22).
'
21
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Bartolucci D. et al.
Non sono facilmente ricavabili i dati relativi al costo
dei presidi, soprattutto dopo il cambiamento di modalità distributive (dai centri specialistici alle farmacie
territoriali), tuttavia nel documento (Doc. XVII n.16)
approvato dalla 12° Commissione Permanente del Senato Italiano (Igiene e sanità) nella seduta del 4 Ottobre 2012 si legge che “La regione Marche e`
particolarmente restrittiva nella concessione del materiale per l’autocontrollo sia per il diabete tipo 1 che per
il diabete tipo 2”.
Gestione Integrata
Nonostante questa nuova modalità di gestione della patologia diabetica sia ampiamente riconosciuta come il
futuro standard di cura di questa patologia, la sua applicazione sul territorio regionale è stata ad oggi attuata solo in via sperimentale con approcci differenti
nelle differenti realtà geografiche. Ad oggi sussiste un
elevato numero di persone con diabete gestite esclusivamente dalla medicina territoriale o dalla medicina
'
specialistica come si evince dall’incrocio dell’archivio
SDO Regionale, dal database delle prescrizioni farmaceutiche e dal database della rete specialistica diabetologia (Figura 25).
Figura 25: Quantizzazione del livello di integrazione fra
assistenza diabetologica territoriale e specialistica nella
Regione Marche. (Fonte: Fondazione Mario Negri Sud)
Conclusioni
L’enorme crescita del numero di persone affette da diabete, associato all’aumento delle aspettative di vita e al
peggioramento delle condizioni socio-economiche, porterà alla lievitazione dei costi legati alle ospedalizzazioni per le complicanze croniche.
Manovre di contenimento dei costi sanitari non potranno mai, da sole, controbilanciare la crescita della
spesa legata all’epidemia di diabete.
Le Marche hanno raggiunto e mantenuto un elevato
standard qualitativo nella cura della patologia diabetica.
Ridimensionare la rete specialistica, un filtro importante per il contenimento delle ospedalizzazioni, potrebbe nel medio-lungo periodo risolversi in un
peggioramento della qualità delle cure ed in un incremento dei costi di assistenza.
D’altra parte, le dinamiche demografiche sopra esposte
e la contingenza economica rendono improponibile
centrare l’ assistenza alle patologie cronico degenerative sulla medicina specialistica alla quale devono essere principalmente demandati interventi di secondo e
terzo livello. Il modello da perseguire è quello del chronic care model nel quale il punto centrale della rete di
cura è un paziente reso in grado di gestire la propria
patologia.
Lo stesso modello ci spinge a promuovere un modello
di risposta alla malattia diabetica che utilizzi il massimo di integrazione interprofessionale e interdisciplinare e coinvolga anche una dimensione sociale oltre che
sanitaria.
Tale percorso sarà tuttavia favorito dalla adozione su
scala regionale del già citato protocollo d’ intesa sottoscritto fra associazioni dei Pazienti, Medicina Generale
e specialisti diabetologi nell’ ambito del Comitato Diabetologico Regionale (DGR 1480 del 28.10.2013).
22
E’ quindi necessario assumere standard di cura applicabili alla realtà regionale, consolidare la rete specialistica anche garantendo livelli differenziati di intervento
sul territorio, promuovere ed attuare compiutamente l’
integrazione con la medicina del territorio anche sfruttando l’elevato livello di know-how tecnologico regionale e rendere sempre più valutabile il sistema
attraverso la raccolta di indicatori di attività, processo
ed esito in tutte le componenti del sistema stesso.
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Latest news on NCDs July-October 2014
Diabetes &...
PREDIABETES AND
(HIGHER) CANCER RISK
Prediabetes — even at lower levels of impaired fasting glucose (IFG) as defined by the American
Diabetes Association (ADA) — is associated with a significant increase in cancer risk that is
independent of the effects of obesity, according to the results of a large new meta-analysis. Yuli
Huang, MD, PhD, from First People’s Hospital of Shunde, Foshan, China, and colleagues found that
prediabetes was associated with a 15% increased risk for cancer overall, based on data derived
from 16 prospective cohort studies, with differing risks depending on the type of cancer. The risk
was particularly increased for liver cancer and stomach or colorectal cancer. The study was
published online September 8 in Diabetologia.
KEY FINDINGS FROM THE
NATIONAL DIABETES
STATISTICS REPORT, 2014
More than 29 million people in the United States have diabetes, up from the previous estimate of
26 million in 2010, according to a report released on June by the Centers for Disease Control and
Prevention. One in four people with diabetes doesn’t know he or she has it. The document is intended to provide up-to-date scientific data and statistics on diabetes and its burden in the United
States and it’is available at: http://www.cdc.gov/diabetes/pubs/statsreport14/national-diabetes-report-web.pdf
DIABETES: A MAJOR
PUBLIC HEALTH
CRISIS IN CHINA
Diabetes has become a major public health crisis in China, with an annual projected cost of 360
billion RMB (almost 60 billion USD) by 2030. The number of people in China now living with diabetes — over 100 million — is greater than any other country in the world. Many were undiagnosed, untreated, or uncontrolled. This epidemic is the result of rapid societal transition that has
led to an obesogenic environment against a backdrop of traditional lifestyle and periods of famine,
which together puts Chinese people at high risk of diabetes and multiple morbidities. A Series in
The Lancet Diabetes & Endocrinology examines the unique aspects of the diabetes epidemic in
China and outlines potential public health strategies—such as targeted screening, improved prevention and access to care, and community support—that could help to manage diabetes in the
evolving Chinese health system.
http://www.thelancet.com/journals/landia/article/PIIS2213-8587(14)70144-5/fulltext
SPIRALLING RATES OF HORMONE-RELATED DISEASE
MAY BE DUE TO EXPOSURE
TO HORMONE-MIMICKING
SYNTHETIC CHEMICALS
FOUND IN FOOD, DRINK
AND EVERYDAY PRODUCTS
New study says if a small portion of hormone-related cancers, diabetes and obesity, and infertility
could be avoided by reducing exposure to hormone disrupting chemicals, then billions in costs from
these diseases and conditions could be saved.
A change in European chemicals policy could massively reduce costs associated with cases of hormone-related diseases and conditions. EU should act now.
HEAL PRESS RELEASE:
HEALTH COSTS IN THE EU HOW MUCH IS RELATED
TO EDCS?
Brussels, 18 June 2014 – Exposure to food and everyday electronic, cosmetic and plastic products
containing endocrine disrupting chemicals (EDCs) may be costing up to €31 billion per year in the
EU, according to a report launched today by the Health and Environment Alliance (HEAL).
The calculation in the report draws on a list of diseases and conditions that expert scientists involved in EDC research have identified as “endocrine-related”. They are: Reproductive and fertility
problems, including low sperm count; Abnormalities of the penis and testicles in baby boys; Cancer
of the breast, prostate, testes; Children’s behavioural disorders, such as autism and attention deficit
hyperactivity disorder (ADHD); Obesity and diabetes.
http://www.env-health.org/IMG/pdf/18062014_final_health_costs_in_the_european_union_how_
much_is_realted_to_edcs.pdf
In collaboration with the European Public Health Association
23
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Prevention & Risk Factors
24
STUDY: HEALTHY LIFESTYLE
BEHAVIORS MAY PREVENT
80 PERCENT OF HEART
ATTACKS
Five recommended health behaviors may prevent four out of five heart attacks in men, a new study
suggests. Middle-aged and older men were much less likely to have heart attacks over an average
of 11 years if they drank moderately, didn’t smoke and did everything right on the diet, exercise
and weight fronts, the study found.
Only about 1 percent of men involved in the study fit into this ultra-healthy-living category. But
they were 86 percent less likely to have heart attacks than those who ate poorly, were overweight,
exercised too little, smoked and drank too much alcohol, the researchers said.
EUROPEAN INNOVATION
PARTNERSHIP ON ACTIVE
AND HEALTHY AGEING VIDEO
In 30 years’ time, there will be 150 million older people living in the EU. Society is ageing. But
making sure our golden years are happier and healthier is not just down to the individual, it’s also
down to the whole society, public and private sectors together. Improving the quality of life of older
people is a priority for the European Commission.
We are thus pleased to share with you a video, realised by the European Commission, on the importance of active and healthy ageing and targets a larger public. As you know, the European Innovation Partnership on Active and Healthy Ageing is committed, throughout Europe in this sense.
This video refers to its action.
The video can be found on the following Youtube channel:
https://www.youtube.com/watch?v=R0ip9ZLRdZU
EUROPEAN HEALTHY
STADIA NETWORK:
EUROPEAN SMOKE-FREE
STADIA REPORT PUBLISHED
ONLY 10 EUROPEAN
FOOTBALL NATIONS HAVE
RIGOROUS SMOKE-FREE
STADIA POLICIES
European Healthy Stadia Network has recently completed the first phase of three year programme
that is advocating for smoke-free football stadia across Europe. Part one of the programme has developed an up to date report detailing those European football nations who have stadia with a total or
partial ban on smoking, and more importantly, those without any smoke-free policy at all. This research has been funded by Healthy Stadia’s partnership with World Heart Federation and UEFA’s social responsibility department. Thanks should be given to agencies who have assisted in the process,
including: Association of European Professional Football Leagues, Global Smokefree Partnership, European Network for Smoking Prevention, World Health Organisation, World Heart Federation and UEFA.
Report available to download at: http://tiny.cc/pm9pix
e-CIGARETTES
COMMENTARIES IN IJPH
FREE ONLINE
The use and regulation of e-cigarettes is hotly debated and the World Health Organization (WHO),
as the global authority for public health, has come under pressure from both pro-e-cigarette as
well as contra-e-cigarette advocates. In contrast to the traditional tobacco debate with the public
health research community arguing on one, and the tobacco industry and its constituencies on the
other side, the current stage of the e-cigarette debate finds honest and independent public health
scientists on both sides. Although it is obvious which one the tobacco and e-cigarette industries
applaud, the more interesting question is why the public health community does not yet speak
with “one voice”. In this issue, IJPH has invited two commentaries—both written by independent
public health scientists—to express their current views.
http://link.springer.com/article/10.1007/s00038-014-0598-y/fulltext.html
E-CIGS DON’T HELP
CANCER PATIENTS QUIT
SMOKING
New research raises doubts about the possible benefits of e-cigarettes for people with cancer.
Smokers with cancer who used e-cigarettes along with traditional cigarettes were more dependent
on nicotine than those who didn’t use the devices, a Memorial Sloan-Kettering study found. These
patients were also just as likely — or less likely — to have quit smoking than patients who didn’t
use e-cigarettes.
The study, published online Sept. 22 in Cancer, involved almost 1,100 cancer patients who smoked.
Between 2012 and 2013, the patients were enrolled in a tobacco treatment program at a comprehensive cancer center. http://www.webmd.com/cancer/news/
AJPH INVESTIGATES PUBLIC
BIKE-SHARE PROGRAMS
AND HEAD INJURIES
A recent study from APHA’s American Journal of Public Health sheds new light on public bikeshare programs. The study, which compared 10 cities in the United States and Canada with and
without bike-share programs, found that cities with bicycle shares are correlated with an increased
proportion of head injuries among bicycle-related injuries.
Appearing in cities from Washington, D.C., to Minneapolis, the public bike-share programs make
bicycles available on a rental basis and increase options for access to physical activity within urban
areas. The study found that in cities with bike-share programs, the proportion of head injuries
among bicycle-related injuries increased from 42.3 percent before the programs began to 50.1
percent after. In comparison cities without sharing programs, the proportion of head injuries
among bicycle-related injuries did not change significantly.
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So what does all of this mean? According to the study, the majority of bike-share programs in
North America do not provide helmets. While the study did not examine whether injured bicyclists
were wearing helmets —or whether they were bike-share users at the time of their injuries — the
researchers concluded the safety devices are important in sharing programs because of their ability
to save lives. They called on programs to implement helmets in their planning and funding.
http://www.publichealthnewswire.org/?p=10503
RIGA BECOMES A WHO
EUROPEAN HEALTHY CITY
On 6 June 2014, Riga, the capital and largest city of Latvia, joined the WHO European Healthy
Cities Network. The WHO Country Office, Latvia delivered the membership certificate on behalf of
WHO Regional Director for Europe Zsuzsanna Jakab during a conference on the city’s
achievements in promoting healthy lifestyles. Riga is the largest city in the Baltic region, and has
about 700 000 inhabitants: almost half of Latvia’s population. Healthy Cities is a global
movement, with networks established in all six WHO regions that are committed to health and
sustainable development: The WHO European Healthy Cities Network consists of nearly 100 cities
and towns from 30 countries.
http://www.euro.who.int/en/countries/latvia/news/news/2014/06/riga-becomes-a-who-europeanhealthy-city
STUDY MAPS EU SCHOOL
FOOD POLICIES FOR THE
FIRST TIME
As part of the European Commission’s efforts to help reduce childhood obesity, the Commission’s
in-house science service, the Joint Research Centre (JRC), has published the first comprehensive
report on school food policies in Europe. It shows that European countries acknowledge the
important contribution of school food to children’s health, development and performance at
school. All the countries studied (28 European Member States + Norway and Switzerland) have
guidelines for school food, although these vary considerably. National measures aimed at
promoting healthy diets in schools range from voluntary guidelines, for example for menus and
portion sizes, to complete bans, including on marketing, of vending machines and sugar-sweetened
drinks. https://ec.europa.eu/jrc/en/publication/eur-scientific-and-technical-researchreports/mapping- national-school-food-policies-across-eu28-plus-norway-and-switzerland
HOW ARE BREAST CANCER
CARE SERVICES
ORGANISED IN EUROPE?
The JRC published a comprehensive report of breast cancer care services in Europe based on a survey
which analysed the current situation in 25 countries that voluntarily participated in the study. This
report is a major step towards the development of a European quality assurance scheme for breast
cancer services, which is part of the European Commission Initiative on Breast Cancer coordinated by
the JRC.
The ‘Report of a European survey on the organisation of breast cancer care services‘ covers
healthcare organisation, cancer screening, breast cancer care organisation, safety and quality,
accreditation and certification schemes, competence requirements for professionals and much
more.
The survey results illustrate a diversity of healthcare systems, showing that:
- healthcare services are public in the majority of participating countries (88%);
- independent of the respective country’s healthcare system, breast cancer care services can be
organised along different models (e.g. one central body or multiple collaborating entities to
cover all the stages of breast cancer care); at least seven models are represented in participating
countries;
- a national, standardised education path for breast cancer specialists is available in 64% of
countries for physicians and in less than 50% for nurses and paramedical staff;
- screening programmes for breast cancer are available in 22 countries, for cervical cancer in 18
countries and for colorectal cancer in 14 countries;
- only half of the participating countries have at least one kind of quality assurance system for
breast cancer services in place (e.g. private or public, national, local or hospital-based).
The European Commission supports the development of a modular, flexible and evidencebased scheme, adaptable to the diverse healthcare organisational settings, ensuring all women in
Europe get access to quality care.
WHO GUIDELINES FOR
SCREENING AND
TREATMENT OF
PRECANCEROUS LESIONS
FOR CERVICAL CANCER
PREVENTION
This guideline provides recommendations for strategies for a screen-and-treat programme. It is
intended primarily for policy-makers, managers, programme officers, and other professionals in the
health sector who have responsibility for choosing strategies for cervical cancer prevention, at
country, regional and district levels.
25
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Interesting publications on NCDs
July-October 2014
Diabetes &...
Cost, outcomes, treatment pathways and challenges for diabetes care in Italy.
http://www.globalizationandhealth.com/content/10/1/58
Emerging trends in diabetes care practice and policy in the Netherlands: a key informants study
http://www.biomedcentral.com/1756-0500/7/693
Developing recommendations to improve the quality of diabetes care in Ireland: a policy analysis
http://www.health-policy-systems.com/content/12/1/53
Addressing diabetes at the crossroads of global pandemic and regional culture: Comment on
“The curse of wealth - Middle Eastern countries need to address the rapidly rising burden of diabetes”.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4122077/
Undiagnosed diabetes from cross-sectional GP practice data: an approach to identify communities
with high likelihood of undiagnosed diabetes.
http://bmjopen.bmj.com/content/4/7/e005305.long
Need and disparities in primary care management of patients with diabetes.
http://www.biomedcentral.com/1472-6823/14/56
The effects of a web-based decision aid on the intention to diagnostic self-testing for cholesterol and diabetes: a
randomized controlled trial
http://www.biomedcentral.com/1471-2458/14/921
Diabetes self-management arrangements in Europe: a realist review to facilitate a project implemented
in six countries.
http://www.biomedcentral.com/1472-6963/14/453
Is Diabetes Color-Blind? Growth of Prevalence of Diagnosed Diabetes in Children Through 2030.
Popul Health Manag. 2014 Oct 7. [Epub ahead of print]
Exploring genetic variants predisposing to diabetes mellitus and their association with indicators
of socioeconomic status
www.biomedcentral.com/1471-2458/14/609
The effect of Mediterranean diet on the development of type 2 diabetes mellitus: a meta-analysis of 10
prospective studies and 136,846 participants.
Metabolism. 2014 Jul;63(7):903-11. doi: 10.1016/j.metabol.2014.04.010.
Metformin does not affect cancer risk: a cohort study in the U.K. Clinical Practice Research Datalink analyzed like
an intention-to-treat trial.
Diabetes Care. 2014 Sep;37(9):2522-32. doi: 10.2337/dc14-0584.
Prevalence of metabolic syndrome among Roma: a comparative health examination survey in Hungary
http://eurpub.oxfordjournals.org/content/early/2014/09/16/eurpub.cku157.abstract.html?papetoc
26
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Prevention & Risk Factors
Obesity
A public health threat in Hungary: obesity, 2013
http://www.biomedcentral.com/1471-2458/14/798
Thinness in the era of obesity: trends in children and adolescents in The Netherlands since 1980
http://eurpub.oxfordjournals.org/content/early/2014/08/14/eurpub.cku130.abstract.html
A qualitative study of independent fast food vendors near secondary schools in disadvantaged Scottish
neighbourhoods
www.biomedcentral.com/1471-2458/14/793
Nutrition interventions at point-of-sale to encourage healthier food purchasing: a systematic review
http://www.biomedcentral.com/1471-2458/14/919
Overview of 71 European community-based initiatives against childhood obesity starting between 2005 and 2011:
general characteristics and reported effects
www.biomedcentral.com/1471-2458/14/758
WHO European Childhood Obesity Surveillance Initiative: body mass index and level of overweight among
6-9-year-old children from school year 2007/2008 to school year 2009/2010
www.biomedcentral.com/1471-2458/14/806
Longitudinal changes in health behaviours and body weight among Swedish school children - associations with
age, gender and parental education - the SCIP school cohort
www.biomedcentral.com/1471-2458/14/640
Physical activity
Views and experiences of behaviour change techniques to encourage walking to work: a qualitative study
http://www.biomedcentral.com/1471-2458/14/868
A repeated measurement study investigating the impact of school outdoor environment upon physical activity
across ages and seasons in Swedish second, fifth and eighth graders
www.biomedcentral.com/1471-2458/14/803
Associations between objectively assessed child and parental physical activity: a cross-sectional study of families
with 5-6 year old children
www.biomedcentral.com/1471-2458/14/655
Barriers for recess physical activity: a gender specific qualitative focus group exploration
www.biomedcentral.com/1471-2458/14/639
The impact of the natural environment on the promotion of active living: An integrative systematic review
http://www.biomedcentral.com/1471-2458/14/873/abstract
Parental perceived neighborhood attributes: associations with active transport and physical activity among
10-12 year old children and the mediating role of independent mobility
www.biomedcentral.com/1471-2458/14/631
Smoking
Changes in the profiles of smokers seeking cessation treatment and in its effectiveness in Galicia (Spain) 2001-10
www.biomedcentral.com/1471-2458/14/613
Socioeconomic inequalities in smoking habits are still increasing in Italy
http://www.biomedcentral.com/1471-2458/14/879
27
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Barriers and facilitators for participation in health promotion programs among employees: a six-month
follow-up study
http://www.biomedcentral.com/1471-2458/1...
Sexual orientation, social capital and daily tobacco smoking: a population-based study
www.biomedcentral.com/1471-2458/14/565
Prevalence and factors associated with hardcore smoking in Poland: Findings from the Global Adult
Tobacco Survey (2009-2010)
www.biomedcentral.com/1471-2458/14/583
The effect of smoking on the duration of life with and without disability, Belgium 1997- 2011
www.biomedcentral.com/1471-2458/14/723
Other...
Ambient particulate matter and lung cancer incidence and mortality: a meta-analysis of prospective studies
http://eurpub.oxfordjournals.org/content/early/2014/09/08/eurpub.cku145.abstract.html
Multiple chronic health conditions and their link with wealth assets
http://eurpub.oxfordjournals.org/content/early/2014/09/05/eurpub.cku134.abstract.html
Cardiovascular health in migrants: current status and issues for prevention. A collaborative multidisciplinary
task force report.
J Cardiovasc Med (Hagerstown). 2014 Sep;15(9):683-92. doi:10.2459/JCM.0000000000000069.
Work economic sectors and cardiovascular risk factors: cross-sectional analysis based on the RECORD Study
http://www.biomedcentral.com/1471-2458/14/750
Mental health and alcohol use: a cross-sectional study of the Finnish general population
http://eurpub.oxfordjournals.org/content/early/2014/09/05/eurpub.cku133.abstract.html
The associations between psychosocial working conditions and changes in common mental disorders:
a follow-up study
www.biomedcentral.com/1471-2458/14/588
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Pubblicazione in attesa di registrazione
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