Per l`uomo e con l`uomo, l`etica nella ricerca oncologica
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Per l`uomo e con l`uomo, l`etica nella ricerca oncologica
ANNIVERSARI 40 anni di comitato etico In questo articolo: bioetica INT Milano biobanche Per l’uomo e con l’uomo, l’etica nella ricerca oncologica La sperimentazione di nuove cure tiene oggi sempre più conto del paziente e della qualità della sua vita. Una parte importante del merito va all’INT di Milano, che nel 1973 ha creato il primo comitato etico d’Italia. Un convegno ne ha ricordato la storia con un occhio di riguardo per il futuro “ NEL 1928 NASCEVA L’ONCOLOGIA IN ITALIA È da tempo un pezzo importante della storia d’Italia, e negli 85 anni dalla sua fondazione nell’aprile del 1928, alla presenza di Vittorio Emanuele III, l’Istituto nazionale tumori (INT) ha dimostrato di avere molto da dire anche nel cambiare la storia del cancro, migliorando le prospettive immediate dei malati, e ancor più offrendo ogni giorno nuove prospettive di miglioramento future. Le cifre dell’INT di Milano parlano chiaro: quasi 800.000 pazienti seguiti dalla nascita dell’Istituto, con 21.000 ricoveri nell’ultimo anno e circa 400 progetti di ricerca in corso, ideati e Un nuovo studio per donne ad alto rischio 24 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2013 ” portati avanti da oltre 1.900 professionisti tra medici, infermieri, tecnici, personale amministrativo e borsisti. Fu Luigi Mangiagalli, medico, scienziato e sindaco di Milano, a promuovere un centro di ricerca e cura all’avanguardia specializzato su quello che all’epoca era “il male oscuro”: “Una visione innovativa – ha ricordato il presidente Giuseppe De Leo – perché si affermava per la prima volta il concetto che il cancro doveva essere curato da personale dedicato e per la prima volta iniziavano a lavorare insieme ricercatori, chirurghi e clinici”. Il busto di Ippocrate, considerato il padre della deontologia medica a cura di FABIO TURONE ggi ci si interroga se in Italia i comitati etici siano troppi, e questa è forse la miglior prova della notevole lungimiranza dimostrata quarant’anni fa esatti da Umberto Veronesi e Giulio Maccacaro, quando ebbero l’idea di mettere insieme un gruppo variegato di persone, tutte volontarie non pagate, che garantisse che la ricerca di nuove cure all’Istituto nazionale tumori di Milano (INT) fosse “per l’uomo e con l’uomo, mai sull’uomo”. Per celebrare il quarantesimo anniversario, l’INT ha organizzato un convegno sul tema, al quale hanno partecipato esperti provenienti da tutta Italia. “Ogni nuovo progetto di ricerca doveva passare al vaglio dei membri del comitato, rappresentanti della scienza ma anche della società civile: un segno, questo, del fatto che serietà e correttezza di una ricerca scientifica sono interesse di tutti e non solo dei tecnici. All’epoca era una novità, dal momento che al paziente si spiegava il meno possibile, anche nelle sperimentazioni” ha spiegato in apertura Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia di Milano. “Non dobbiamo perdere di vista l’aspetto umano anche nelle sperimentazioni: a volte la rigidità dei protocolli può non tenere in sufficiente conto i bisogni del singolo malato” ha ribadito l’oncologo milanese. O mento di verifica dei progetti che medici, scienziati e aziende propongono quasi quotidianamente, cosicché la tutela dei pazienti non ritardi – o non renda inutilmente costose – l’arrivo delle nuove scoperte al letto del malato. “I nuovi studi farmacologici riguardano sempre più popolazioni molto ridotte di pazienti, perché con l’introduzione dei farmaci biologici si tende a circoscrivere al massimo le indicazioni di nuove terapie, per una medicina davvero personalizzata” ha spiegato Francesco Perrone, responsabile della Struttura complessa di sperimentazioni cliniche della Fondazione Pascale di Napoli. “Per questa stessa ragione c’è sempre un centro capofila che raccoglie casi anche da altri centri più piccoli ed è necessario che i pazienti vengano garantiti allo stesso modo dovunque si trovino”. Nel corso del convegno c’è chi ha paventato il rischio che questa preziosa esperienza vada perduta. Il progetto del Ministero della salute sul riordino della sanità, infatti, prevede che questi organismi indipendenti siano drasticamente ridotti nel numero, scendendo a un massimo di uno per milione di abitanti e ciascuno con competenza su una o più province: “Il decreto, che intende razionalizzare l’attività di questi importanti organismi, introduce tuttavia nuove problematiche che intendiamo portare alla luce e discutere” ha spiegato Marco Pierotti, direttore scientifico dell’INT. “Ricordare il primo comitato etico in Italia non è solo un riconoscimento della capacità dell’INT di essere in anticipo sui tempi, ma anche un’occasione di confronto in un momento di cambiamento dell’organizzazione dei comitati etici e di affermazione dell’importanza del loro ruolo, soprattutto considerando alcune recenti decisioni improprie che hanno consentito terapie sperimentali non sottoposte a una valutazione rigorosa” ha aggiunto Troppi comitati prendono decisioni non uniformi Una garanzia condivisa L’impegno assunto allora con i malati e con la società era – ed è rimasto ancora oggi – quello di coniugare il massimo rigore scientifico con la massima tutela degli interessi presenti e futuri delle persone coinvolte nella sperimentazione di nuove terapie anticancro. Attualmente ci si interroga su come rendere più rapido ed efficiente il procedi- Giuseppe De Leo, presidente dell’Istituto, con un chiaro riferimento all’applicazione a dir poco controversa di terapie a base di cellule staminali. Consensi e biobanche Il numero di protocolli analizzati ogni anno dal 1973 dal comitato etico dell’INT – che è oggi il più importante in Italia per l’oncologia e complessivamente il quarto per numero di sperimentazioni valutate – è passato dai due del 1973 ai 36 del 1992 fino ai 150 del 2012, per oltre due terzi (ben 108) di carattere internazionale. Proprio per garantire al meglio la tutela di tutti i punti di vista, l’Istituto ha previsto una composizione variegata: non solo medici e ricercatori, ma anche esperti di bioetica e di diritto e rappresentanti delle associazioni di volontariato, nessuno dei quali, è bene dirlo, viene retribuito, per evitare conflitti d’interesse. “Specialmente noi clinici abbiamo a che fare con il comitato etico, perché la ricerca e la cura del malato non sono mai disgiunte” ha ricordato Lisa Licitra, responsabile della Struttura semplice per la cura dei tumori della testa e del collo. “Il comitato ha recentemente avviato uno studio sul consenso informato, per approfondire attraverso questionari, anche con l’aiuto degli psicologi dell’Istituto, gli ostacoli che rendono difficile per il paziente prendere quella che ritiene essere la decisione migliore sulle proprie cure”. Un altro progetto significativo riguarda la “donazione” dei propri dati clinici e dei tessuti per le cosiddette “biobanche” in cui sono conservati i campioni biologici (come il sangue o i tessuti prelevati a seguito di interventi chirurgici) necessari per la ricerca. A oggi, tuttavia, vi sono ostacoli normativi alla donazione dei campioni. Per questo l’INT promuove la creazione di “bioteche” gestite da tutte le parti interessate, inclusi i pazienti, che lavorino secondo garanzie ben precise, nel rispetto della dichiarazione di consenso di ciascun donatore. GIUGNO 2013 | FONDAMENTALE | 25