OperediPistoletto

Transcript

OperediPistoletto
OperediPistoletto
Opere in mostra:
Esperimento (1959), argento, acrilico, corda, legno e tela, 74 x 60, Fondazione Pistoletto, Biella.
Autoritratto argento (1960), olio, acrilico e argento su tela, 200 x 200, Fondazione Pistoletto,
Biella.
Il presente - autoritratto in camicia (1961), olio, acrilico e vernice plastica su tela, 200 x 150,
Fondazione Pistoletto, Biella.
QUADRI SPECCHIANTI (DAL 1962)
Michelangelo Pistoletto, dopo alcune sperimentazioni con vernici acriliche, iniziò ad utilizzare
superfici come lastre di acciaio lucidato che fissava sopra la tela, senza però sostituire quest’ultima
e continuando a utilizzarla come supporto tradizionale. La lastra consentì che mutassero anche il
metodo della pittura e il suo soggetto. Quanto al primo, per ottenere un effetto di maggiore
realismo e di minore presenza del gesto pittorico, la figura non veniva più dipinta direttamente sullo
sfondo ma su una carta velina che poi l’artista incollava sull’acciaio. Nel 1962 entra in scena la
fotografia, il mezzo più adatto a rendere le immagini tanto impersonali quanto quelle che rimanda
lo specchio.
Nei primi anni Settanta Michelangelo Pistoletto mette a punto un procedimento di stampa
serigrafica fondata sulla quadricromia, ottenuta con un retino manuale per ciascun colore, in grado
di sostituire le veline dipinte senza dare un effetto di riproduzione meccanica seriale.
Cavalletto con tela, a colori (1962-82), serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, 125 x 100,
Fondazione Pistoletto, Biella.
Adamo ed Eva (1962-77), serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, 230 x 125 (2 pannelli),
Fondazione Pistoletto, Biella.
Gabbia (1962-74), serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, 230 x 480 (4 pannelli),
Fondazione Pistoletto, Biella.
Pericolo di morte rosso (1962-74), serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, 70 x 120,
Fondazione Pistoletto, Biella.
Marcel Duchamp con abat-jour (1962-73), serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, 120 x 230,
Fondazione Pistoletto, Biella.
Bottiglia posata a terra (1962-75), serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, 230 x 125,
Fondazione Pistoletto, Biella.
Sedia (1962-74), serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio.
Autoritratto (1962-88), serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio.
Piatti sul tavolo (1962-82), serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, 150 x 125, Fondazione
Pistoletto, Biella.
Automobile (attesa n.6) (1962-73), serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, 250 x 125,
Fondazione Pistoletto, Biella.
Uomo dal cappello giallo e verde (1962-73), serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, 230 x
125, Fondazione Pistoletto, Biella.
Spettatori n.2 (1962-2005), serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, 250 x 250, Fondazione
Pistoletto, Biella.
Tra specchio bianco e specchio nero (1962-73), serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, ?,
Fondazione Pistoletto, Biella.
___________________________________
Gabbia Specchio (1973-92), ferro e specchio, 130 x 40 x 250 (5 elementi, due pannelli ciascuno)
Il ciclo Divisione e Moltiplicazione dello Specchio viene progettato nel 1978, in una mostra
composta da differenti tappe alla galleria Persano di Torino, nel cui ambito il pubblico poteva
incontrare l’artista, vederlo materialmente tagliare gli specchi e discutere con lui.
Gabbia: l’installazione è composta da ventinove pannelli specchianti che raffigurano, nell’insieme,
un’inferriata che chiude l’intero spazio della galleria; lo spettatore si trova contemporaneamente
all’interno e all’esterno di una prigione.
In altre opere dello stesso ciclo ci troviamo di fronte a mobili e altri segni dei luoghi abitabili,
frammentati e rovesciati, il cui fondo è ricoperto da uno specchio.
Così si apre alla luce la loro parte più buia e si trasforma il loro lato passivo in elemento attivo.
Cometa (1979-80), ferro e specchio, 300 x 500, Fondazione Pistoletto, Biella.
Venere degli stracci (1967), cemento e stracci, 180 x 200 x 100.
La Venere nelle sue tre versioni ha come protagonista una copia della statua greca della Venere
Callipigia, riprodotta in cemento ricoperto di mica, in gesso laminato con fogli d’oro o interpretata
da una ragazza in una performance del 1980 a San Francisco. La composizione ricorda i quadri
specchianti per la posizione di spalle dell’immagine umana e in quanto anch’essa è connotata da
coppie antinomiche come figura-sfondo, stabile-mobile, monocromo-policromo.
Gli stracci rappresentano il mondo della vita e la statua, metafora dell’arte classica e dell’amore
per il canone che l’ha caratterizzata, ci invita a guardarlo e a fonderci con esso.
Mappamondo spinoso (1966-2004), ferro e giornali.
Il mappamondo contiene la sfera di giornali, simbolo delle informazioni sugli eventi che accadono
nel mondo, creata tra il 1965 e il 1966 come oggetto in meno e “scultura da passeggio”, in quanto
Michelangelo Pistoletto la faceva correre per strada. Successivamente nel 1968 la sfera è stata
messa all'interno di una griglia di meridiani e paralleli che rappresentano il mondo ed è stata
denominata Mappamondo. Quella presente in mostra è una versione successiva rispetto
all'originale e presenta il filo spinato aggiunto nel 2000 che corre lungo gli assi del mappamondo,
quasi a voler proteggere le informazioni contenute all'interno.
Grande sfera di giornali – maquette (1966), legno, giornali e plexiglass.
Tenda di lampadine (1967), filo elettrico, lampadine.
La Tenda di Lampadine fa parte di un gruppo di opere basate sulla luce e sui riflessi create da
Michelangelo Pistoletto tra il 1967 e il 1968 all'interno della Galleria Sperone in occasione della
mostra del dicembre 1967 in cui veniva esposta la Pietra Miliare.
OGGETTI IN MENO 1965-66
Gli Oggetti in Meno nascono negli anni sessanta ed anticipano sia l'Arte Povera che molta scultura
oggettuale internazionale degli anni ottanta.
Sono delle opere che da un lato intendevano sottolineare l’importanza assunta dagli oggetti di
consumo nel mondo occidentale e dall’altro lato non volevano piegarsi alla proliferazione di
gadget, imballi, ammenicoli che la produzione industriale considera indispensabili.
Tra gli Oggetti in Meno troviamo colonne di cemento, specchi, superfici ricoperte di mica, cartone,
fiberglass e altri materiali scelti in completa libertà rispetto a quelli della scultura;
infatti rifuggono questo termine carico di significati legati a una tradizione di arte rappresentativa.
Ti amo (1965-66), acrilico su tela, 60 x 70, Fondazione Pistoletto, Biella.
________________________________________
Segno Arte (1976-93)
Il Segno Arte nasce all’interno del Libretto giallo che descrive cento forme ideate da Michelangelo
Pistoletto nel 1976. Il Segno Arte serve da simbolo emblematico per tracciare l’indipendenza
assunta dall’arte nel corso del XX secolo, rispetto a qualsiasi forma di potere e ad ogni sistema.
Il Segno Arte estende il suo significato oltre i confini del circuito artistico, fino a toccare i più vasti
ambiti della collettività. Il Segno Arte è realizzato da Pistoletto con materiali diversi che producono
poi oggetti di uso comune, tutti formati da questo segno: porte, scrivanie, letti, finestre.
Autoritratto di stelle (1973)
Una fotografia su plexiglas riporta una grande porzione di firmamento all'interno della silhouette
che raffigura l'artista in piedi a grandezza naturale. La persona si proietta nell'universo e l'universo
si rispecchia nella persona.
Luogo di raccoglimento multiconfessionale e laico (1998-2000), tessuto, legno, gesso,
specchio, corda.
Metrocubo d’infinito (1966) all'interno del Luogo multiconfessionale di raccoglimento e di preghiera.
Il Metrocubo d’Infinito è forse l’elemento più complesso di tutto il gruppo Oggetti in Meno,
emanazione diretta dei quadri specchianti e precorritore del gruppo di opere dedicate alla
Divisione e Moltiplicazione dello Specchio. Si tratta di un volume cubico ottenuto legando sei
specchi rettangolari con della corda, il mezzo più semplice ma anche più simile a una sorta di
nervatura del corpo fisico; le facce riflettenti sono rivolte all’interno, come si evince dai due lembi di
specchio che eccedono da ciascun lato. Ciò che accade all’interno del cubo è un’infinita riflessione
delle immagini su ciascuna delle sei facce, disposte come in ogni cubo in tre coppie parallele.
L‘opera chiede al pubblico un pensiero immaginativo e senza questa interazione non vive. Gli
Oggetti in Meno contengono una componente ludica e tendono a favorire le relazioni delle persone
tra loro e tra persona e opera. Lo spettatore non fruisce in maniera passiva dell’opera d’arte ma
diventa protagonista della sua fenomenologia.
Etrusco (1976)
L’Etrusco è la riproduzione dell’Arringatore ed è posto di fronte ad uno specchio, anzi lo tocca con
la mano che avanza. Ma il suo riflesso invece arretra, e in questo coinvolge lo spettatore. La sua
ricomparsa nella Documenta IX (1992), al termine di una strada romana ricostruita dentro a un
negozio sfitto, ebbe un duplice significato: indicare ancora una volta la necessità di uscire dallo
specchio verso la vita reale, e la segnalazione che ciò, in effetti, stava proprio accadendo.