exibinterviste – la giovane arte

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exibinterviste – la giovane arte
28 gennaio 2005 delle ore 02:09
exibinterviste – la giovane arte
Luisa Rabbia
Dalla biro blu, per riempire grandi campiture, alla ceramica, al video alla performance. Materiali
e modus operandi eterogenei, sul filo di una connotazione marcatamente intimista. E poi la vita a
New York, il Messico e l’Italia. Luisa Rabbia si racconta…
Parlaci degli inizi, di come è nata la volontà
di dedicarti all’arte…
Veramente non c’e’ stato un vero e proprio
inizio. Ero una bambina che adorava alternare
ore di gioco a ore chiusa a disegnare nella mia
stanza. Dicevo sin da piccola che avrei voluto
continuare ad avere quello spazio mio per creare
e gli adulti mi rispondevano che quello era fare
l’artista. Cosi a 14 anni mi sono trasferita dal
piccolo paese in cui vivevo a studiare arte a
Torino. Durante gli anni all’accademia ho
lavorato come assistente presso lo studio di
Gilberto Zorio e occasionalmente di Marco
Gastini e Luigi Mainolfi che avevano gli spazi
vicini. Questa e’ stata un esperienza importante,
che mi ha dato un gran respiro in confronto allo
spazio limitato e claustrofobico dell’accademia.
A ore di lavoro su materiali diversi seguivano
serate di openings. Negli stessi anni ho avuto il
mio primo studio, diviso con altri amici artisti
con i quali ho esposto per la prima volta nel
1992.
New York, il Messico, l’Italia. Come nasce la
scelta della città dove realizzare i tuoi lavori
e come, ognuno di questi luoghi, influenza la
tua ricerca?
E’ vero che ogni luogo influenza il lavoro in
modo diverso, per via della storia e delle energie
di un posto. Diciamo però che non propriamente
scelgo io il luogo, se non perché ho qualche
particolare supporto nella realizzazione di un
progetto. Vado piuttosto dove il lavoro mi
porta...
Viaggiare e’ molto importante sia a livello
personale che per avere una buona panoramica
del mondo dell’arte. Per questo sono contenta
che le cose mi abbiano portato a vivere a New
York, ma anche che il lavoro mi riconduca
spesso anche in Italia.
Le nostre percezioni cambiano in culture
diverse ed è molto interessante vivere anche il
luogo in cui ci si trova come se fosse un
materiale.
Come ti rapporti con le figure e con le
immagini che realizzi. Chi o cosa sono?
Le figure che rappresento sono fondamentalmente
parte del mio immaginario. Nascono sul foglio
in un modo quasi ipnotico. Come se si creasse
un dialogo fra la materia e me, non importa che
sia carta o ceramica o una biro blu.
I soggetti sono spesso persone isolate in un
proprio mondo. Quello che mi interessa e’
proprio l’impenetrabilità’ dello spazio personale.
L’incognita che ci si pone di fronte ad un corpo
con gli occhi chiusi. La precaria presenza della
mente, e che cosa determini essere presenti o no.
Come consideri il tuo lavoro?
La mia ricerca nasce dalla visione e percezione
di quanto ci sta intorno. Mi interessa la relazione
fra un uomo e un altro, la percezione di spazi
fragili e personali.
Tratto tematiche che appartengono a tutti come
il passare del tempo, la caducità umana, i silenzi
che parlano, particolarmente in relazione con la
nostra cultura.
Esiste il concetto e esiste una forma: e nel mio
lavoro li considero entrambi. Mi interessano
anche i misteri nascosti dietro al concetto,
quella parte del lavoro che sfugge al controllo
perché vive di una vita propria.
La ceramica, la penna, il silicone, ma anche
il video o la performance: tutti questi
medium espressivi, hanno una specifica
identità …
Scelgo il materiale in relazione a quello che
voglio dire, alla forma che desidero
rappresentare, al posto in cui deve essere
esposto.
Ogni materiale ha i suoi limiti e le sue regole.
A volte è bello spingere limiti e regole al limite,
provare a capovolgerli, altre volte –al contrariotrovo sia interessante rispettarli. Mi interessa il
continuo dialogo con un materiale e registrare
il tempo in cui il lavoro nasce, al punto di
considerante il “tempo” stesso un materiale.
Ho lavorato a lungo con la biro. E’ un medium
molto comune, solitamente utilizzato per
scrivere e per questo l’ho scelta per riempire
grandi superfici blu.
Quel blu a volte e’ scuro e a volte molto chiaro,
come se fosse una sorta di calligrafia. Secondo
dopo secondo riempivo superfici e solo talvolta
si snodava un segno che, poi, prendeva la forma
di un disegno.
Come se un pensiero si fosse registrato sulla
carta. Non programmavo prima cosa fare,
succedeva e basta.
La biro scompare con il passare degli anni,
lentamente, proprio come i pensieri si
dimenticano.
Recentemente il disegno è molto centrale nel
mio lavoro. Che sia su carta o video o su
ceramica mi interessa come la parte razionale
del lavoro entra in relazione con quella più
fantastica. E come il segno copra la superficie
millimetro per millimetro. Appropriandosene.
Quali sono i tuoi principali punti di riferimento,
del passato o del presente
Durante gli studi il primo amore e’ stato per
Leonardo da Vinci, per la sua sete di creare e
per come la scienza incontrasse la delicatezza
del suo segno. Poi Michelangelo, per la
passione e la provocazione dei suoi contrasti,
Medardo Rosso per la “visceralità” dei suoi
ammassi di materia.
Marcel Duchamp per il mistero della propria
vita nascosta dietro ai concetti, Hans Bellmer,
per I disegni e le sperimentazioni che rendevano
vive le sue sculture nelle installazioni e
fotografie.
Nel contemporaneo Louise Bourgeois, Kiki
Smith, William Kendridge.
Non posso dimenticare Egon Shiele e Henry
Michaux che attraverso I suoi scritti raccolti nel
libro Brecce è stato per me una specie di bibbia
.
Credo di poter dire che i miei punti di
riferimento sono tutti quegli artisti che hanno
raggiunto un livello espressivo personale,
indipendentemente dal media utilizzato
trovando un giusto rapporto fra manualità e
concetto. Ammiro quelli che alla fine dell’opera
hanno partorito qualcosa che parla anche senza
il supporto di parole. Perché credo ci sia
qualcosa di misterioso dove la parola non arriva
e dove la mente non controlla.
bio Luisa Rabbia è nata a Torino nel 1970.
Attualmente vive a New York. Ha vinto diversi
premi e residencies. Ha da poco realizzato un
progetto speciale dal titolo “IL RIPOSO DEL
TEMPO” realizzato in occasione dell’iniziativa
Arte all'Arte IX, a cura di Achille Bonito Oliva,
James Putnam e dell’Associazione Continuadi
San Gimignano (SI). Tra le ultime mostre
personali:THE LAST RESORT, Luisa RabbiaDavid Krippendorf, Massimo Audiello Gallery,
New York, UP AND COMING, Luisa RabbiaMonika Bravo, a cura di Jose' Rocha. Arco Art
Fier, Madrid, LA SALA DEGLI SPECCHI,
Fondazione Palazzo Bricherasio, Torino, A
MATTER OF LIFE, Ciocca Arte Contemporanea,
Milano LUISA RABBIA, Massimo Audiello
Gallery, New York.
Fra le principali mostre collettive: MAKEOVER,
Massimo Audiello Gallery, New York,
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Exibart.com
ARTOMI AT 9W, Paul Rodgers 9 W Gallery,
New York, BALLPOINT, Geoffrey Young
Gallery, Great Barrington, MAKEEP YOUR
DISTANCE, GSIS Museum ng Sining, Pasay
city, Malaysia, ASSAB-ONE, a cura di Laura
Garbarino e Roberto Pinto, Milano, AMOR
VACUI, a cura di Milovan Farronato e Laura
Garbarino. Open Space, Milano.
link correlati
www.luisarabbia.com
intervista a cura di tiziana di caro
indice dei nomi: Achille Bonito Oliva,
Leonardo da Vinci, Milovan Farronato, Louise
Bourgeois, Laura Garbarino, Tiziana di Caro,
Marcel Duchamp, Luigi Mainolfi, Roberto
Pinto, Marco Gastini, Medardo Rosso,
Michelangelo, James Putnam, Luisa Rabbia,
Hans Bellmer, Kiki Smith, Zorio, Dem
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