- Ariano Folkfestival
Transcript
- Ariano Folkfestival
Quotidiano a distribuzione gratuita dell’AFF - Numero unico Romanzo Balcanico ad Ariano Irpino L’Intervista a Pietro Del Giudice DOMENICA 23 AGOSTO Gioia viva, gioia viva per noi, che schif Vinicio, la Banda della posta e la sua Ghenga AFF Valentina Alterio Per l’ultima giornata la rassegna curata dai ragazzi di cinezone verrà proiettato il film Ti ricordi di Dolly Bell? di Emir Kusturica e a seguire ci sarà un incontro dibattito con Piero del Giudice, curatore del progetto Romanzo Balcanico legato ad un importante progetto editoriale che vede la collaborazione di fotografi, scrittori contemporanei dell’area della ex Jugoslavia e studiosi dei Balcani. >Segue a Pagina 3 Un semplice e puro cantastorie, Enzo Del Re Giuseppe Ciasullo Enzo Del Re debutta nel 1969 alla Camera del Lavoro di Milano con la compagnia di Dario Fo, successivamente collabora con Antonio Infantino, insieme al quale registra due dischi e porta in giro numerosi spettacoli. Negli anni ‘70 diventa una delle figure più radicali della scena musicale italiana, per i suoi testi dal forte contenuto politico e civile e per la sua scelta di non utilizzare strumenti musicali tradizionali ma soltanto percussioni costruite con materiali di recupero. Eccolo Vinicio che procede con il suo Scania in ebollizione verso la “terramadre d’irpinia” sono frequenti i suoi viaggi a Kuta, <<qui va a finire che arriviamo in Scania e ce ne torniamo in treruote>>. Questa volta è richiesta un’inversione di rotta da Monteverde, Picchiobagno, Andretta a Calitri si punta dritto su Ariano Irpino! Si… credo avvenga in questo modo!!?? Una tappa alla “Barberia” di Giovanni Sicuranza, la bottega nel cuore di Calitri dove non si parla di sport, di calcio, “qui si fanno le cummersazioni!!” si parla di tutto ma quando arriva Vinicio a tenere banco è la musica, quella tradizionale, canti senza tempo con annesse “altre cose a sfondo agricolo” frutto di anni di frequentazioni. Lì dove puoi incrociare facilmente i volti della epica “banda re la posta”: Tuttacreta, Briuolo, la Parrucca, Matalena. Devono il loro nome alla canzone “Dduje paravise”, infatti è accaduto che una sera suonando davanti la posta del paese, Rocco Briuolo intonando la parte della canzone “‘O Paraviso nuosto è chillu llá!” si rivolge verso la posta a voler indicare il luogo in cui si recano a riscuotere la pensione, di qui l’idea di Vinicio di Banda della Posta… e che banda!? Di rapinatori! Ma che schifo… “Che schif!” Partiranno tutti insieme alla volta di Ariano! Da Calitri la tipica orchestrina irpina da banchetto porterà: fisarmonica, chitarra e mandolino per combinarsi agli altri strumenti in suoni country – western da lupi mannari oppure a modo Mariachi per catapultarci direttamente oltre oceano. Si, li dove ama sognare e spingersi il nostro Vinicio, il rancoroso, l’amico di sempre, >Segue a pagina 2 >Segue a pagina 2 Amalio Santosuosso Go with the Flow Alison’ s diary The last day of the AFF has arrived. To comment briefly on the week’s activities: The musical entertainment this year has been vast and varied, and enjoyed by all; the films at cinezone were not all easily digested, but certainly thought provoking. At the campground, the street artists have transformed the face of the building into a colourful expression of the festival. My only regret is that this year I did not participate in the excursions of folkintour; next year I will make that a priority! Thanks to all the festival participants for joining us in Ariano, and we invite you all to return next year! See you all tonight amongst the sea of red for the conclusion of the festival. Alison Cole Un semplice e puro cantastorie, Enzo Del Re DALLA PRIMA Il suo brano più famoso è Lavorare con lentezza, composto nel 1974 e utilizzato dalla piccola emittente radiofonica Radio Alice come sigla di apertura e chiusura delle proprie trasmissioni. Utilizzando come strumento una sedia e chiedendo come cachet il minimo sindacale della paga di una giornata di lavoro di un metalmeccanico, Del Re era uso lanciarsi in performance imprevedibili e provocatorie, vere maratone con cui intendeva rappresentare e denunciare l’infinita ripetitività del lavoro in fabbrica. In un’epoca in cui il rifiuto del lavoro aveva un valore morale e ideale, Del Re ha rappresentato l’utopia più estrema della ribellione e della denuncia. Pur essendo diplomato al Conservatorio di Bari, aveva infatti rifiutato gli strumenti classici per adottare materiali poveri e di recupero (cartoni, oggetti casuali) con cui trasformava le canzoni in recitativi monodici con un accompagnamento ritmico molto sostenuto. Oggi Del Re, l’ultimo cantastorie di Mola di Bari, come si definisce lui, la lunga barba bianca, gli occhi pacati e accesi appartiene alla schiera di quelli che resistono. Si accompagna sempre suonando oggetti della vita di tutti i giorni, che assumono a volte un significato simbolico, come quando usa una valigia come percussione, per raccontare di emigrazione. Vinicio, la Banda della posta e la sua Ghenga AFF DALLA PRIMA colui che ti strega con in suoni ma ancor di più co n quegli intrecci di parole. Lui che continua imperterrito a spiarti e a narrare parte della tua e della sua esistenza certa, incerta, altalenante. In clandestinità! Musicista, autore, cantante dell’intimità! Come dire… “DA SOLO”! Ci sei tu, lui, la sua musica, le sue parole e l’immaginazione. Sei pronto a sentirti parte della Ghenga? Un Nuttless, un Ciàina, un Rastafari, un Mr Dum…Prepariamoci ad assistere ad uno spettacolo atipico, arriveranno tutti insieme sul palco dell’AFF ad imbastire una tela d’incanto: Vinicio Capossela, la sua band, la banda della posta e l’esuberante Enzo del Re! Concerto Speciale! Vinicio ci ha abituati a tutto, però sono certo che anche questa volta saprà sorprenderci, spiazzarci è il suo gioco preferito. Ci saranno degli elementi di novità non solo il circo, l’epica, i colossal, ma anche i canti a sonetto, le ballate, la musica “popolare”, calzini spaiati ed orfani, maghi e l’immensità dell’America profonda e ricca di contraddizioni. Siamo di fronte all’evento dell’anno, il più atteso, lungi da me sminuire il festival tanto meno la nostra città, voglio solo augurarvi nella accezione più elevata e colorità del termine: Buona Festa di Paese! Lord Sassafrass | folkstage | after Vinicio Figura emblematica della scena spagnola, Lord Sassafrass distilla una musica aperta ai quattro venti, un mix mutanti di suoni solari della Word Music, rock, alle influenze techno-etno. Una saggia compilation chiamata Mafia mondiale che ha fatto salire di festival in festival la temperatura delle danceflour. La sua attività lo ha portato in Slovenia, Belgio, Danimarca ed in tutto il resto d’Europa (ma anche in Sicilia e in Brasile), a proporre word music di qualità. Folkbullettino 2009 Quotidiano a distribuzione gratuita dell’AFF Coordinazione e direzione Valentina Alterio Impaginatore Luigi La Porta in redazione: Mariano A., Alison C., Federica P., Nicola D.M., Lorenzo D.P., Gerardo&Roberta, Marco S., Amalio S., Giuseppe C. Elisabetta P., Armando G., Antonio R. Hanno collborato a questo numero: Folkolo e la sorella maggiore Per informazioni, contatti o per collaborare: [email protected] On line su arianofolkfestival.it Ristorante Trattoria San Domenico di Lo Conte Michele Via 25 Aprile - Ariano Irpino Cooperativa Omnia A.R.L. Via Toppo dell’Anno - Zungoli Volkscamp - Boschetto Pasteni - 18.00 In programma domenica pomeriggio dopo la pennica pomeridiana vi rigenererete con la selezione musicale curata da Dradder Seleckted Tracks IDM. Cosa c’è di meglio di un pò di sonorità elettroniche ad alto voltaggio per riprendersi dalle fatiche della appena conclusa notte danzante? Unitevi a noi in questa ultima domenica di pazzie. Carovane francesi L’Intervista ai Caravane Palace Giuseppe Ciasullo La Caravan Palace si è guadagnata l’etichetta di gruppo di punta della quarta serata dell’AFF. Ritmiche campionate, loop e tanto tanto swing hanno raggiunto con facilità il pubblico entusiasta. Raggiungiamo la Carovana dietro le quinte per qualche domanda. Prima della nostra intervista si concedono ai microfoni della tv locale a cui spiegano come è nato il progetto della Caravan Palace. Tre componenti della formazione francese in precedenza suonavano in un’altra band di Gipsy Jazz Manouche, hanno ricevuto la proposta da parte di un produttore di film porno per musicare delle pellicole con delle sonorità swing. Così hanno messo su la Caravan Palace che ha cominciato a suonare anche per gli amici conseguendo un buon successo che ha innescato questo meccanismo che li ha portati fin all’AFF. I francesi sono tra i più nazionalisti d’Europa (si sorride) ma voi usate per i vostri testi l’inglese? Sullo swing viene naturale cantare in inglese, il francese non suonerebbe bene, è naturale. La nostra esigenza inoltre è quella di superare il Gypsy Jazz ed interpretare al meglio lo swing puro, vogliamo essere una band internazionale e per farlo è necessario parlare a tutti, ecco perché l’inglese. Il pubblico ha apprezzato il vostro spettacolo, vi è arrivato il sostegno? Che pensate degli italiani e dell’AFF? Questa è la prima volta per noi in Italia quindi non riusciamo a dare una risposta, poi siamo troppo stanchi per via della tournè che dura da tre mesi, siamo arrivati qui da poche ore, partiti stamattina alle 8.00 e arrivati alle 20.00 fatto i suoni e lo spettacolo, speriamo di ritornare per rispondere alla domanda! L’intervista si è conclusa con una performance da parte di Sonia la singer che ha cominciato a gattonare per la sala e farsi trascinare dal suo collega ripulendo i pavimenti dei camerini. Certo che sono veramente strani questi francesi! Romanzo Balcanico ad Ariano Irpino DALLA PRIMA A quando risale la tua conoscenza con Sidran? La prima volta è a Sarajevo, nel 1993, in un appartamento al piano rialzato di una piccola via, una mahala con la pavimentazione sterrata. Tempo dell’assedio, della resistenza e dei morti. Sidran abitava lì, una granata aveva sfigurato una delle finestre sulla strada, la sua bella testa appariva ogni tanto dallo squarcio del davanzale ad altezza d’uomo e ci faceva segno di aspettare. Due giorni di attesa, io e due giovanissimi interpreti che avevano studiato in Italia e mi traducevano intanto le poesie di Sidran. Mi preparavo a quell’incontro così importante, così decisivo. L’incontro continua da allora, ultima cadenza il megalibro Romanzo balcanico. Che gestazione ha avuto il progetto? La fisionomia di Romanzo balcanico si configura con prepotenza nell’ultimo anno di lavoro (2008), dopo tre di gestazione. All’inizio pensavo a un volume che raccogliesse le mere sceneggiature di Sidran, poi al racconto di un cinema (SidranKusturica) che rivoluziona schemi e linguaggi del dopoguerra, quindi a un’opera sulla famiglia Sidran, infine a un libro di storia della Jugoslavia - il grande assente della scena europea, il convitato di pietra al tavolo della crisi. Perché il titolo Romanzo balcanico se poi si parla di cinema, teatro, storia della Jugoslavia? Ho proposto prima in bosniaco “Balkanski roman” e poi in italiano Romanzo balcanico. Ha funzionato. Perché romanzo? Sidran non è né uno storico né un analista politico, è uno scrittore. La sua opera parte dalla realtà, ma rispetto alla realtà fa funzionare sempre una sorta di punto di vista altro. Questo punto di vista altro è la forza e capacità, la disposizione a narrare la vita più che a giudicarla. Ne viene una scrittura epica, mediata dall’ironia, da un sorriso compiacente verso gli snodi, le anse e i gorghi anche più atroci della vita. Cosa può insegnare oggi e cosa raccontano ai giovani le sue parole? Prima ancora dell’alta qualità del lavoro artistico di Sidran, Romanzo balcanico vuole dirci che quello che è accaduto in Jugoslavia può accadere qui da noi. Un’atroce guerra civile – preparata e alimentata da venti anni di demagogia dei media sulla “diversità” etnica, religiosa, territoriale – ha distrutto la Jugoslavia con centinaia di migliaia di morti, ad un unico scopo: saccheggiare e spartire la proprietà unica dello Stato. E’ necessario unire a cominciare dagli oppressi. E’ necessario superare con un po’ di intelligenza le artificiose divisioni fondate su rivalità indotte: etniche, religiose, geopolitiche. Con Romanzo balcanico, sia io che Sidran spingiamo i cosiddetti “diversi” (sud, nord, città, campagna, cristiani e musulmani..) a riconoscersi nel comune assoggettamento e sfruttamento e, a partire da questo, lottare e ribellarsi. Questo con tranquilla coscienza il libro di Sidran dice ai più giovani: costruire e agire l’unità dei diversi. Dal 18 agosto la troverete presso la biglietteria del Folkstage entro il 22 agosto. Lounge Bar - Gaming Club - Via Variante - 0825872506