Taratura di un sismografo a pendolo
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Taratura di un sismografo a pendolo
Taratura di un sismografo a pendolo Pierre Negrini − 4B Lavoro di maturità di fisica: le onde Professore responsabile: Stefano Sposetti 2011 − 2012 Liceo Cantonale − Bellinzona ! Indice Obiettivi del mio lavoro di maturità! 3 Interferenza fra due onde 16 Perché ho scelto questo tema! 3 La raccolta dei dati! Preparazione delle apparecchiature Sovrapporre correttamente i fasci di luce La registrazione dei dati 18 18 19 20 L'analisi dei dati! I calcoli da effettuare Primo esempio Secondo esempio L'analisi di ulteriori dati L'incertezza nel calcolo della velocità 21 21 22 24 26 26 Discussione dei risultati ottenuti! Prima parte (dati raccolti con gain 100x) Il calcolo dell'errore Problema evidenziato dal grafico 7 La taratura Seconda parte (dati raccolti con gain 200x) I limiti di AmaSeis® I limiti del sensore d'intensità luminosa 27 27 28 29 31 31 33 33 Analisi di alcuni terremoti! Aquila, 6 aprile 2009 Valle di Lodrino, 1° maggio 2010 Sendai, 11 marzo 2011 34 34 35 35 Il sismografo! 4 Cos'è un sismografo 4 La storia del sismografo 4 L'uso dei sismografi oggi 4 L'importanza della precisione degli strumenti 5 Come è fatto un sismografo a pendolo 5 Cosa oscilla e cosa non oscilla? 6 La struttura di sostegno 7 La vite di livellamento 7 La vite di aggiustamento del periodo 8 La piastra di smorzamento 8 La bobina ed il magnete di rilevamento 8 La scatola elettronica 9 I dischi di ottone 9 Le aste di sostegno 9 La messa in servizio del sismografo! 11 Scelta del luogo dove installare il sismografo11 Messa a livello 11 Spostare gli oggetti accanto al sismografo 11 Riparare il sismografo dalle influenze indesiderate 11 Metodi di taratura del sismografo! Utilizzo di un sensore ad ultrasuoni Utilizzo di un interferometro di Michelson Scelta del metodo da utilizzare 13 13 14 15 Conclusioni! 37 Ringraziamenti! 37 Appendice: i dati registrati! 38 L'interferenza elettromagnetica! La luce 16 16 Bibliografia! 54 2 Obiettivi del mio lavoro di maturità L'obiettivo principale del mio lavoro di maturità è quello di tarare il sismografo a pendolo presente nel laboratorio di fisica del liceo di Bellinzona. Negli ultimi anni questo sismografo ha registrato vari terremoti, alcuni di bassa intensità, altri invece molto forti, che hanno anche provocato ingenti danni: • il sisma avvenuto il 6 aprile 2009 all'Aquila, in Italia, appena pochi giorni dopo l'installazione del sismografo; • il sisma avvenuto il 12 gennaio 2010 ad Haiti, le cui onde sono state registrate per una durata di circa un'ora. • il piccolo sisma avvenuto il 1° maggio 2010 nella valle di Lodrino; • il sisma avvenuto il 25 ottobre 2010 a Sumatra, che ha provocato uno tsunami; • il sisma avvenuto l'11 marzo 2011 al largo delle coste giapponesi, che ha provocato uno tsunami, il quale ha devastato le coste nipponiche causando gravi danni anche alla centrale nucleare di Fukushima. Le prime onde causate da questo sisma sono state registrate a Bellinzona appena 13 minuti dopo il sisma; Il sismografo registra un'intensità di movimento del terreno in unità arbitrarie. Queste unità sono proporzionali alla velocità di movimento del terreno. La taratura dello strumento consiste nell'associare un valore corretto di velocità alla scala verticale del tracciato sismografico. Un altro obiettivo del mio lavoro è riuscire a gestire un'esperienza pratica utilizzando delle strumentazioni che non mi sono familiari, fronteggiando, al momento opportuno, le eventuali difficoltà che si potrebbero presentare. Pur avendo scelto di cimentarmi in un'esperienza pratica, ci saranno dei momenti in cui dovrò elaborare i dati raccolti dagli strumenti. Avrò così l'opportunità di confrontarmi anche con dei problemi di carattere analitico e teorico. Il sismografo del nostro liceo, che utilizzerò per effettuare le esperienze pratiche, è stato ideato dalla British Geological Survey e dalla Middlesex University, due istituti londinesi. È stato donato alla nostra scuola nel marzo 2009 dal Servizio sismologico svizzero (SED) del politecnico federale di Zurigo. Perché ho scelto questo tema Ho scelto questo tema principalmente perché trovo molto interessante il funzionamento dei sismografi: è affascinante poter rilevare i piccolissimi movimenti del terreno che non sono percepibili dall'uomo. Le lezioni di laboratorio mi sono sempre piaciute: è una grande opportunità poter gestire un proprio progetto, dall'ideazione dell'esperienza alla sua realizzazione, fino all'analisi dei dati raccolti. Inoltre ci si rende conto di come la teoria studiata in classe non sia sufficiente per affrontare un'esperienza pratica. 3 Il sismografo Cos'è un sismografo Un sismografo è un'apparecchiatura che ha lo scopo di misurare i movimenti del terreno. Esistono vari tipi di sismografi: alcuni misurano la posizione, altri la velocità, altri l'accelerazione con cui il terreno si muove rispetto al sismografo. La storia del sismografo La prima apparecchiatura utilizzata per rilevare le scosse sismiche, che può essere considerata un semplice sismografo, è stata ideata e realizzata dallo scienziato cinese Zhang Heng nel 132 d.C (vedi figura 1). Questa apparecchiatura è costituita da un pendolo racchiuso in un'anfora, all'esterno della quale vi sono otto draghi che tengono in bocca una boccia ognuno. Quando un sisma scuote il terreno su cui poggia il sismografo, viene messo in moto un meccanismo di leve che fa cadere una o più bocce dai supporti e le fa finire nel rispettivo recipiente a forma di rana. Conoscendo il recipiente in cui sono cadute le bocce, è possibile determinare la direzione delle onde sismiche. Questo primitivo sismografo non è però in grado di misurare l'intensità o la durata del sisma. Figura 1! Semplice sismografo ideato nel 132 d.C da Zhang Heng. In seguito sono stati ideati altri sistemi, sempre più precisi, per misurare i sismi. Con l'avvento dei computer è stato possibile non soltanto avere una rappresentazione grafica in tempo reale del movimento del terreno, ma anche di filtrare i dati raccolti eliminando i disturbi causati dal traffico o dal vento che muove gli edifici (questi movimenti vengono chiamati rumori di fondo). I più moderni sismografi, che possono anche far parte di stazioni sismografiche, possono registrare il movimento del terreno in tutte le tre dimensioni. L'uso dei sismografi oggi Avendo a disposizione una rete abbastanza vasta di sismografi è possibile monitorare in tempo reale i movimenti delle placche tettoniche. In paesi ad alto rischio sismico, grazie alle elaborazioni elettroniche dei dati raccolti, è possibile avvisare per tempo la popolazione dell'arrivo imminente delle onde sismiche provocate da 4 terremoti avvenuti ad esempio in mare aperto, evacuare le zone costiere e bloccare automaticamente, mettendoli in sicurezza, gli impianti industriali che possono venire danneggiati se colpiti da onde sismiche o da tsunami, evitando così gravi danni o incidenti. L'importanza della precisione degli strumenti In qualunque ambito venga utilizzato un sismografo, è molto importante che questo strumento sia preparato adeguatamente per permettere la raccolta di dati corretti: piccoli errori nella messa in servizio o nella taratura del sismografo si possono tradurre in misurazioni imprecise o che non rispecchiano affatto l'entità del fenomeno registrato. Già durante la calibratura del sismografo, vale a dire la messa a livello dell'apparecchiatura, la regolazione del periodo di oscillazione e il posizionamento del magnete di smorzamento, è possibile accorgersi di quanto esso sia sensibile alle vibrazioni del terreno o agli spostamenti d'aria. Come è fatto un sismografo a pendolo Come si può vedere nelle figure 2 e 3, un sismografo a pendolo è composto da varie componenti: Figura 2! Componenti del sismografo a pendolo: 1. struttura di sostegno; 2. vite di livellamento; 3. piastra di smorzamento; 4. bobina di rilevamento; 5. vite di regolazione del periodo; 6. dischi di ottone; 7. magnete di rilevamento; 8. magnete di smorzamento; 9. aste di sostegno. 5 Figura 3! Dettaglio del sismografo: sono messe in evidenza le parti centrali del sismografo. Cosa oscilla e cosa non oscilla? Le componenti di un sismografo a pendolo possono essere raggruppate in due categorie: • la struttura di sostegno, le viti di regolazione, il magnete di smorzamento e la bobina di rilevamento (evidenziati in viola nella figura 4) sono solidali al terreno, perciò in condizioni normali non si muovono (escludendo il rumore di fondo); • le aste di sostegno, la piastra di smorzamento, il magnete di rilevamento e i dischi di ottone (evidenziati in blu nella figura 4) non sono solidali al terreno ma oscillano in modo indipendente: questo significa che quando il terreno si muove, essi tendono, grazie alla loro inerzia, a rimanere fermi; sono però in moto relativo rispetto al terreno e al resto del sismografo. 6 Figura 4! Le componenti colorate in blu oscillano in modo indipendente, le componenti evidenziate in viola, invece, sono solidali al terreno. La struttura di sostegno La struttura di sostegno è divisa in due parti: • la parete verticale (alta 0.42 m) su cui si appoggiano le due aste che reggono le masse, il magnete di rilevamento e la piastra di smorzamento; • la tavola orizzontale (lunga 0.70 m) su cui è fissata la bobina di rilevamento ed è appoggiato il magnete di smorzamento. La vite di livellamento La vite di livellamento serve a regolare l'inclinazione laterale della struttura di sostegno in modo che il pendolo, quando il sismografo è in stato di quiete (cioè quando sente solo i rumori di fondo), sia parallelo alla tavola orizzontale (vedi figura 5). Figura 5! In queste immagini sono rappresentati (in maniera semplificata) due sismografi in stato di quiete visti dall'alto. L'immagine di sinistra mostra un sismografo a livello, mentre l'immagine di destra mostra un sismografo che pende a sinistra. 7 La vite di aggiustamento del periodo La vite di aggiustamento del periodo serve per regolare il tempo impiegato dal pendolo per compiere un'oscillazione completa. Per spiegare cosa è un'oscillazione completa prendo come esempio un orologio a pendolo, il cui pendolo oscilla sempre in modo regolare e ripetitivo. Iniziamo ad osservare il pendolo quando esso si trova all'estrema destra della sua oscillazione: in questo punto esso starà fermo per un brevissimo istante prima di iniziare l'oscillazione mettendosi in moto verso sinistra. Esso si muoverà fino all'estremo sinistro della sua traiettoria, si fermerà nuovamente per un istante e infine tornerà nel punto estremo destro da cui è partito. Il pendolo ha così compiuto un'oscillazione completa; il tempo impiegato per compiere questo percorso è detto periodo, o più precisamente periodo dell'oscillazione. Lo stesso accade anche per il pendolo del sismografo. La piastra di smorzamento La piastra di smorzamento ha lo scopo di smorzare il moto del pendolo affinché, dopo un'oscillazione provocata da un movimento del terreno, esso torni in breve tempo a compiere piccole oscillazioni. Utilizzando il sismografo senza la piastra di smorzamento, un minimo movimento del terreno provoca un'ampia oscillazione del pendolo che tende ad arrestarsi solo molto lentamente. Questo fenomeno falsa i dati raccolti: sembra infatti che il terreno si muova per svariati minuti, ma in realtà è il pendolo che tende ad arrestare la propria oscillazione (vedi figura 6). Figura 6! Da questo grafico sembra che il terreno compia svariate oscillazioni. La bobina ed il magnete di rilevamento Quando all'interno di un campo magnetico si muove un metallo, al suo interno viene indotta una tensione elettrica. Questo fenomeno fisico viene sfruttato per misurare la velocità di oscillazione del pendolo: quando esso si muove (e con esso anche il magnete di rilevamento), la bobina si trova ad essere in moto relativo rispetto al magnete, perciò al suo interno viene indotta una tensione elettrica. La bobina di rilevamento è collegata ad una scatola elettronica 1 che digitalizza il segnale analogico. Questo segnale potrà poi essere elaborato dal computer. 1 scatola elettronica: definita in questo modo (electronics box) dai produttori del sismografo. 8 Maggiore è la velocità con cui si muove il terreno, maggiore sarà la velocità relativa della bobina di rilevamento rispetto al magnete e di conseguenza anche la tensione generata avrà un valore più alto. Il computer mostra sotto forma di grafico il valore della tensione rilevata, che è, o meglio si presume essere, proporzionale alla velocità relativa della bobina di rilevamento rispetto al magnete. La scatola elettronica La tensione in uscita dalla bobina di rilevamento è molto debole, per questo motivo è necessario che il segnale analogico venga amplificato e digitalizzato dalla scatola elettronica, la quale è collegata ad un alimentatore da 12 V. È possibile scegliere il fattore per cui il segnale debba essere amplificato utilizzando i due piccoli interruttori presenti sulla scatola elettronica (vedi figura 7 e tabella 1). Figura 7! Questa immagine raffigura un lato della scatola elettronica; si vede chiaramente il connettore per l'ingresso del segnale analogico e i due interruttori per la regolazione del fattore di amplificazione del segnale, chiamato gain (impostato su 200x). interruttore 1 interruttore 2 gain on on 100x off on 200x off off 500x Tabella 1! La tabella indica il fattore per cui viene amplificato il segnale analogico in base alla posizione degli interruttori. I dischi di ottone All'estremità dell'asta di sostegno orizzontale sono posizionati due grossi dischi di ottone, entrambi di massa 0,973 kg. La funzione delle masse è quella di conferire inerzia al pendolo: se non ci fossero i dischi (o se questi avessero una massa troppo piccola), il pendolo non oscillerebbe in modo regolare ma verrebbe influenzato enormemente anche da piccoli input esterni. Le aste di sostegno Le due aste di sostegno (orizzontale e trasversale) sorreggono i dischi, il magnete di rilevamento e la piastra di smorzamento. Esse si appoggiano alla struttura di sostegno in soli due punti (vedi figura 8): le aste non sono quindi fissate in nessun modo alla struttura di sostegno ma vi appoggiano unicamente grazie al loro peso. Il primo vantaggio è che appoggiando in due punti l'attrito viene minimizzato. 9 Un altro vantaggio sta nel fatto che il pendolo si muove molto lentamente: il periodo dell'oscillazione è così molto lungo (nel caso specifico può arrivare fino a 16 s). Figura 8! In queste due immagini si può vedere il punto di contatto fra la parete verticale e l'asta trasversale (a sinistra) e il punto di contatto fra la parete verticale e l'asta orizzontale (a destra). 10 La messa in servizio del sismografo Prima di iniziare a tarare o ad utilizzare un sismografo, è necessario che esso sia perfettamente calibrato. Con calibrato intendo dire che esso deve essere perfettamente a livello, che il periodo di oscillazione del pendolo non sia né troppo corto né troppo lungo e che il magnete di smorzamento faccia il suo dovere, senza smorzare eccessivamente l'oscillazione del pendolo. È molto importante che il sismografo non venga toccato durante la calibrazione, la taratura e il periodo di utilizzo. Inoltre esso va protetto dalle correnti d'aria: infatti anche piccoli stimoli, come l'aria mossa da una persona che cammina a qualche decina di centimetri di distanza, possono influenzare la normale oscillazione del pendolo, con il risultato di far registrare dei dati errati. Scelta del luogo dove installare il sismografo Per poter raccogliere dei dati corretti è importante scegliere con attenzione il luogo dove installare il sismografo. Esso va posizionato su una superficie solida e stabile: come ho avuto modo di notare durante la mia esperienza, va assolutamente evitato di installare il sismografo su tavoli o supporti rialzati. Per prima cosa bisogna scegliere un edificio il più lontano possibile da aeroporti, ferrovie, autostrade e così via. In seguito bisogna trovare un locale tranquillo, non accessibile a troppe persone; possibilmente va scelto un locale interrato ed il più vicino possibile alle fondamenta dell'edificio, in questo modo si rilevano meno oscillazioni provocate dal vento, dal traffico e da altre influenze "artificiali" indesiderate. Inoltre il pavimento di un locale vicino alle fondamenta è a diretto contatto con il terreno sottostante l'edificio ed il sismografo può rilevare le vibrazioni del terreno in modo più diretto. Messa a livello Una volta scelto il luogo dove installare il sismografo, esso va messo a livello: per fare questo si utilizza la vite di livellamento. Il sismografo è a livello nel momento in cui il pendolo, nella posizione di equilibrio (cioè quando si trova a metà dell'oscillazione), è parallelo alla tavola orizzontale della struttura di sostegno (vedi figura 5). Quando il sismografo sembra essere a livello, è bene aspettare alcuni minuti affinché il pendolo regolarizzi il suo moto, dopodiché è necessario verificare nuovamente che il pendolo nella posizione di equilibrio sia parallelo alla tavola orizzontale della struttura di sostegno: per ottenere un buon risultato è necessario ripetere questa operazione più volte. Spostare gli oggetti accanto al sismografo È bene ricordarsi di spostare gli oggetti che si trovano accanto al sismografo e che potrebbero ostacolarne l'oscillazione ed impedirne il corretto funzionamento. In modo particolare è necessario assicurarsi che i fili collegati alla bobina di rilevamento corrano lontani dalle parti in movimento: essi si trovano infatti a pochi centimetri di distanza dai dischi ed è facile che li sfiorino, alterando non di poco i dati raccolti. Riparare il sismografo dalle influenze indesiderate Dopo aver preparato il sismografo è necessario che esso venga protetto da tutto ciò che può influenzarne il corretto funzionamento, come ad esempio correnti d'aria o spifferi, per quanto deboli e ininfluenti possano sembrare. Per fare questo è sufficiente coprire il sismografo con una scatola o avvicinargli degli oggetti che lo proteggano dai movimenti d'aria. 11 Inoltre, soprattutto lavorando in una scuola frequentata da molti studenti, è bene ostacolare l'accesso alle apparecchiature utilizzate, in modo tale che nessuno possa toccare o spostare gli strumenti nei momenti in cui essi non sono sorvegliati. Durante l'esecuzione della mia esperienza non ho potuto coprire il sismografo perché attorno ad esso vi sono svariate apparecchiature ed il tutto è stato installato in un piccolo locale. Inoltre durante la raccolta dei dati è spesso necessario avvicinarsi al sismografo per dare degli input e correggere delle regolazioni: se il sismografo fosse coperto da una scatola, sarebbe necessario toglierla e rimetterla in continuazione, provocando un notevole spostamento d'aria, vanificando quindi l'utilità di questa protezione. Ciononostante tutti i dati sono stati raccolti nella maggior tranquillità possibile: nel locale dove ho eseguito l'esperienza non vi erano correnti d'aria e ogni movimento che ho fatto è stato curato per non destabilizzare il sismografo. Prima di iniziare la registrazione dei dati utilizzati per effettuare le analisi sono sempre stato fermo alcuni minuti per assicurarmi che il sismografo non fosse influenzato dai miei movimenti precedenti. 12 Metodi di taratura del sismografo Tarare un sismografo significa mettere in relazione lo spostamento del terreno con la tensione in uscita dalla bobina di rilevamento. Il sismografo che ho utilizzato per quest'esperienza misura la velocità con cui si muove il terreno, perciò dovrò misurare questa velocità e la tensione generata dalla bobina di rilevamento; in seguito dovrò mettere in relazione i due valori. La bobina di rilevamento, tramite la scatola elettronica, è collegata al computer in cui è installato il software IRIS AmaSeis®, che si occupa di registrare ed elaborare i dati rilevati con una frequenza di 20 Hz. Questo software mostra il grafico, al passare del tempo, della tensione generatasi nella bobina, senza però indicare l'unità di misura di questi valori, ed è per questo che il sismografo necessita di essere tarato. I dati registrati da AmaSeis® vanno convertiti, utilizzando il software SeisGram2K®, in formato testo. In seguito vanno espressi sotto forma di grafico, utilizzando ad esempio l'applicazione Numbers®, per poi essere analizzati. Non avendo l'unità di misura dei valori rilevati dalla scatola elettronica, considererò per ora l'unità di misura arbitraria ADU (analog-to-ditigal unit, ovvero unità analogica digitalizzata). Misurare la velocità di spostamento del pendolo del sismografo è più complesso: vi sono infatti vari metodi per effettuare queste misurazioni. Durante questo lavoro di maturità ne ho presi in considerazione due: utilizzare un sensore ad ultrasuoni ed un interferometro di Michelson. Utilizzo di un sensore ad ultrasuoni All'inizio del mio lavoro ho utilizzato un sensore ad ultrasuoni per misurare lo spostamento del pendolo del sismografo: esso è molto facile da utilizzare, in quanto è sufficiente collegarlo al computer tramite l'interfaccia Pasco Workshop®; il software Pasco DataStudio® si occupa di misurare la distanza fra il sensore ad ultrasuoni e l'oggetto ad esso più vicino e tracciare il grafico dei rilevamenti. Avendo questi dati sotto forma grafica, è sufficiente trovare la pendenza della tangente al grafico in ogni punto per conoscere in ogni momento la velocità istantanea con cui si sposta il pendolo. Il problema di questo tipo di sensore è che ha una bassa sensibilità: la frequenza delle misurazioni può essere aumentata al massimo fino a 120 Hz, che risultano essere insufficienti per misurare le piccolissime oscillazioni del pendolo di un sismografo. Il funzionamento di un sensore ad ultrasuoni è molto semplice (si faccia riferimento alla figura 9): vi è un emettitore di ultrasuoni2 (il poligono rosso) puntato sull'oggetto da analizzare (la circonferenza verde). L'onda sonora prodotta dal sensore (gli archi di circonferenza viola) si propaga nell'aria per un tempo t1 finché non incontra un ostacolo che la riflette. A questo punto ripercorre il tragitto in senso inverso fino a tornare al sensore (in blu), impiegando un tempo t2 = t1. Il sensore registra il tempo ttot = t1 + t2 pari al tempo impiegato dall'onda sonora per percorrere il tragitto sensore-oggetto-sensore. Siccome la velocità di propagazione del suono vs nell'aria è un valore conosciuto (~343 m/s, a seconda delle condizioni meteorologiche), è possibile determinare la distanza d dell'oggetto dal sensore ad ultrasuoni: d= ttot vs 2 ultrasuoni sono onde sonore ad alta frequenza non percepibili dall'uomo: sono oltre il suono udibile. 2 gli 13 Figura 9! Schema del funzionamento di un sensore ad ultrasuoni. Utilizzo di un interferometro di Michelson L'interferometro di Michelson è un'apparecchiatura che sfrutta la riflessione della luce e il fenomeno dell'interferenza per misurare, ad esempio, delle distanze. Per seguire le spiegazioni presenti in questo paragrafo riguardanti il funzionamento dell'interferometro di Michelson si faccia riferimento alla figura 10. Nel punto 1 vi è un emettitore laser. Il raggio da esso generato passa attraverso una lente biconvessa (punto 2) che lo allarga. Quando il raggio colpisce lo specchio semiriflettente (punto 3), esso viene diviso in due parti: il 50% viene riflesso verso il punto 4, il restante 50% viene rifratto verso il punto 5. Nei punti 4 e 5 vi sono degli specchi che riflettono la luce: in questo modo entrambi i fasci tornano a colpire lo specchio nel punto 3, dove ancora una volta vengono divisi, ma per i nostri scopi è sufficiente sapere cosa accade alle componenti che vengono riflesse verso il punto 6, dove si trova solitamente uno schermo su cui i due fasci di luce si sovrappongono ed è possibile vedere il risultato dell'interferenza creatasi. L'interferometro di Michelson è uno strumento altamente preciso: i fattori che ne determinano la precisione sono la lunghezza d'onda della luce e le apparecchiature utilizzate per rilevare il segnale arrivato sullo schermo. Figura 10! Componenti dell'interferometro di Michelson: 1. emettitore laser; 2. lente con relativo sostegno; 3. specchio semiriflettente; 4. specchio fisso riflettente; 5. specchio mobile riflettente; 6. schermo. 14 Scelta del metodo da utilizzare Per scegliere il metodo da utilizzare in questa esperienza ho considerato molti aspetti, positivi e negativi, di queste strumentazioni, fra i quali: • il sensore ad ultrasuoni non necessita di grossi preparativi prima di iniziare a registrare i dati: è sufficiente utilizzare DataStudio® per calibrarlo (per compensare le variazioni delle condizioni meteorologiche che influiscono sulla velocità del suono nell'aria); è così possibile iniziare velocemente la raccolta dei dati; • ho effettuato alcune misurazioni con il sensore ad ultrasuoni e mi sono accorto che la frequenza di 120 Hz delle misurazioni risulta essere nettamente insufficiente per avere dei dati attendibili su cui lavorare; • per utilizzare l'interferometro di Michelson vanno sempre regolate la direzione del raggio laser e la posizione del sensore che rileva l'interferenza delle onde: questa operazione è molto delicata e per questo richiede molto tempo ogni volta che si va in laboratorio; • il raggio laser deve colpire lo specchio semiriflettente con la giusta angolazione. Siccome il laser viene riflesso più volte, se esso colpisce inizialmente lo specchio nel punto 3 con un'angolazione leggermente più ampia o più stretta del dovuto, ad ogni riflessione questo errore viene amplificato e i due raggi non colpiranno lo schermo nello stesso punto, in questo modo non è possibile ottenere dati utili; • l'utilizzo dell'interferometro di Michelson permette di ottenere dei dati sufficientemente precisi in modo da cogliere piccoli movimenti del pendolo. Considerati questi aspetti, ho deciso di utilizzare l'interferometro di Michelson per misurare la velocità con cui si muove il pendolo del sismografo, prediligendo la qualità e l'affidabilità dei dati raccolti. 15 L'interferenza elettromagnetica Siccome per misurare lo spostamento del pendolo ho scelto di utilizzare l'interferometro di Michelson, è necessario conoscere il funzionamento del modello ondulatorio e il concetto di interferenza elettromagnetica. La luce La luce è un'onda elettromagnetica, una forma di energia che si propaga nello spazio seguendo il modello ondulatorio. Utilizzando le funzioni trigonometriche è possibile descrivere il comportamento dell'onda al passare del tempo. Interferenza fra due onde Quando due onde si trovano nello stesso luogo allo stesso istante interferiscono fra loro ed il risultato che si può osservare è un'onda differente da quelle di partenza ma che dipende da esse. È possibile determinare la funzione che descrive quest'onda semplicemente sommando le funzioni che descrivono le due onde iniziali. Graficamente è molto facile capire questo fenomeno: nella figura 11 si può vedere un esempio di somma di onde (interferenza di due onde): la curva rossa e la curva blu rappresentano le funzioni che descrivono le onde di partenza, mentre la curva verde rappresenta la funzione derivante dalla loro somma. Di particolare interesse per la mia esperienza è conoscere la posizione dei punti marroni e dei punti viola, che corrispondono rispettivamente alle creste (i punti che assumono il valore massimo) e agli avvallamenti (i punti che assumono il valore minimo) dell'onda. La distanza λ fra due creste o due avvallamenti adiacenti è detta lunghezza d'onda; il tempo che trascorre fra questi due punti è il periodo dell'oscillazione. Figura 11! Esempio di interferenza fra due onde: l'onda verde è la somma dell'onda rossa e dell'onda blu. Per capire quando si possono ritrovare queste due situazioni è utile osservare le figure 12 e 13. Figura 12! Esempio di interferenza distruttiva fra due onde uguali ma sfasate di mezza lunghezza d'onda. 16 Figura 13! Esempio di interferenza costruttiva fra due onde uguali ed in fase (le onde rosse e blu sono sovrapposte). La figura 12 rappresenta l'interferenza fra due onde uguali ma sfasate di mezza lunghezza d'onda, o meglio rappresenta i grafici di due funzioni f(x) che sono l'una l'inverso dell'altra. Pertanto i valori della funzione ottenuta sommando queste due funzioni saranno sempre nulli, infatti la funzione verde g(x) può essere rappresentata da: g(x) = f (x) + (− f (x)) = f (x) − f (x) = 0 Questo tipo di interferenza è chiamata interferenza perfettamente distruttiva, in quanto annulla tutti i punti del grafico. La figura 13 rappresenta invece l'interferenza fra due onde uguali ed in fase: i valori delle ordinate dell'onda verde sono esattamente il doppio rispetto a quelli dell'onda rossa e dell'onda blu: g(x) = f (x) + f (x) = 2 f (x) Questo tipo di interferenza è chiamata interferenza perfettamente costruttiva, in quanto aumenta sempre i valori delle funzioni di partenza e non annulla mai nessun punto (eccetto i punti nulli già nelle funzioni di partenza). Utilizzando questo principio è possibile sommare fra loro più onde, ma per comprendere la mia esperienza è sufficiente sommarne due. 17 La raccolta dei dati Preparazione delle apparecchiature Innanzitutto è necessario fissare lo specchio mobile al sismografo. Per fare questo ho sfruttato un buco filettato presente sul disco di ottone più esterno e ho fissato lo specchio utilizzando una vite (vedi figura 14). Figura 14! L'immagine raffigura lo specchio mobile dell'interferometro di Michelson fissato su uno dei due dischi di ottone del pendolo. Ora il sismografo va posizionato accanto all'interferometro di Michelson in modo tale che il raggio laser colpisca lo specchietto appena preparato. Per poter registrare l'intensità luminosa nel punto in cui i due fasci di luce si sovrappongono, sostituisco lo schermo con un sensore di intensità luminosa (vedi figura 15). Utilizzando il software DataStudio®, che mostra sotto forma di grafico l'intensità della luce che colpisce il sensore al passare del tempo, è possibile sapere quando i due fasci si sovrappongono creando un'interferenza costruttiva e quando invece creano un'interferenza distruttiva. Figura 15! L'immagine raffigura il sensore d'intensità luminosa fissato al supporto di sostegno. I dati possono venir registrati da questo sensore con una frequenza fino a 1000 Hz. Il sensore viene posizionato ad una distanza di circa 4 m dall'interferometro, in modo tale che il raggio laser possa allargarsi abbastanza da colpirne per intero l'imboccatura. Ora tutti gli strumenti si trovano nella posizione corretta; la figura 16 mostra uno schema della situazione. 18 Figura 16! Questo schema mostra la disposizione delle componenti. La distanza del sensore dall'interferometro di Michelson è in realtà maggiore rispetto a quanto rappresentato l'immagine. Sovrapporre correttamente i fasci di luce A questo punto il sensore viene colpito da due onde elettromagnetiche identiche, il cui sfasamento varia nel tempo: questo avviene perché il pendolo, muovendosi, fa variare la lunghezza del tragitto che uno dei due fasci di luce deve percorrere per colpire il sensore. La variazione dello sfasamento fa sì che quando i fasci si sovrappongono, si alternano in continuazione interferenze costruttive e distruttive. Questo fenomeno è visibile solo in un piccolo punto (che d'ora in avanti chiamerò punto d'interferenza) e solo quando i due fasci di luce si sovrappongono nel modo corretto; per questo motivo accanto allo specchio fissato sull'interferometro vi sono due viti che permettono di regolare l'angolo di riflessione di questo fascio in modo da poter modificare la posizione dei fasci quando colpiscono il sensore. La figura 17 mostra la situazione prima e dopo aver regolato l'angolo di riflessione del raggio laser con lo specchio fissato all'interferometro di Michelson; il punto rosso rappresenta la posizione del punto d'interferenza. Figura 17! L'immagine di sinistra raffigura i due fasci di luce che si sovrappongono senza evidenziare il loro sfasamento, mentre l'immagine di destra mostra i due fasci regolati in modo da rendere visibile il punto d'interferenza. Per trovare il punto d'interferenza non vi sono delle regole da seguire: questa operazione va fatta per tentativi, bisogna avere pazienza e un pizzico di fortuna. Trovato il punto d'interferenza (alcuni esempi vengono mostrati dalla figura 18), va posizionato nel suo centro il sensore di intensità luminosa. 19 Figura 18! Al centro dell'immagine di sinistra si può vedere un'interferenza perfettamente costruttiva, mentre al centro dell'immagine di destra si può vedere un'interferenza perfettamente distruttiva. La registrazione dei dati Ora che tutti gli strumenti sono pronti è possibile iniziare la registrazione dei dati. Riassumo brevemente lo svolgimento di questa operazione: • il segnale in uscita dalla bobina di rilevamento viene amplificato dalla scatola elettronica e viene registrato da un computer su cui lavora il software AmaSeis®; • il sensore d'intensità luminosa rileva l'intensità della luce che lo colpisce ed il computer a cui esso è collegato, grazie a DataStudio®, registra i dati. Affinché i dati raccolti si possano utilizzare, è necessario che il sismografo non rilevi solamente i rumori di fondo, ma deve venire influenzato da una forza esterna sufficientemente intensa. Per ottenere questo risultato si può provocare un'oscillazione del pavimento o un piccolo spostamento d'aria 3 nelle vicinanze del sismografo. Inoltre l'oscillazione del pendolo non va smorzata4: un'oscillazione libera è più naturale e permette di registrare dati "più puliti" diminuendo l'errore durante la loro analisi. Per poter ottenere risultati soddisfacenti è necessario avere a disposizione una quantità sufficiente di dati da analizzare: per questo motivo vanno raccolti i dati di diverse oscillazioni. Siccome la scatola elettronica modifica l'intensità del segnale registrato da AmaSeis®, è necessario registrare i dati utilizzando i tre fattori di amplificazione disponibili e confrontarli per verificare che la relazione fra il fattore di amplificazione ed il segnale in uscita dalla scatola elettronica sia lineare. Tutti i dati sono stati raccolti con la luce spenta, in modo da minimizzare l'intensità della luce parassita che colpisce il sensore di intensità luminosa. 3 nel capitolo La messa in servizio del sismografo ho affermato che il sismografo va protetto dai movimenti d'aria. In questo caso un movimento controllato dell'aria non disturba la registrazione dei dati, ma ha lo stesso effetto di un'oscillazione del terreno provocata da un sisma. 4 anche in questo caso il fatto di non smorzare l'oscillazione del pendolo non altera i dati raccolti: infatti il mio scopo è quello di ricreare diverse velocità di oscillazione del pendolo e non quello di registrare in modo veritiero le oscillazioni del terreno. 20 L'analisi dei dati In questo capitolo analizzo i dati raccolti durante le esperienze in laboratorio. Va detto che per ottenere pochi dati utilizzabili ho dovuto effettuare svariati rilevamenti: molto spesso i dati registrati da AmaSeis® non possono venir utilizzati, in quanto i grafici risultano essere irregolari e perciò determinare l'intensità del segnale corrispondente ad una cresta o ad un avvallamento sarebbe impossibile senza approssimare in modo grossolano i valori. I calcoli da effettuare I grafici realizzati da DataStudio® mostrano, al passare del tempo, l'intensità della luce che raggiunge il sensore. A me interessa conoscere quante creste (rispettivamente avvallamenti) ci sono in un intervallo di tempo pari a Δt = 0.1 s. La lunghezza d'onda del laser che ho utilizzato è di 633 nm (6.33 ⋅ 10-7 m), perciò ogni qualvolta la sovrapposizione dei due fasci di luce sul sensore provoca un'interferenza costruttiva (rispettivamente distruttiva) significa che il pendolo del sismografo si è spostato di 317 nm (3.17 ⋅ 10-7 m): se il pendolo si sposta di 1 nm, il tragitto che la luce percorre prima di venir riflessa dallo specchio si accorcia di 1 nm, così come il tragitto che la luce percorre al ritorno, dopo essere stata riflessa. Quindi lo spostamento del pendolo in un intervallo Δt è pari a Δx = n ⋅ 3.17 ⋅10 −7 m dove n corrisponde al numero di creste presenti nel grafico di DataStudio® nell'intervallo Δt. Da queste considerazioni posso ricavare che la velocità media del pendolo nell'intervallo considerato è pari a vp = Δx n ⋅ 3.17 ⋅10 −7 m m = = n ⋅ 3.17 ⋅10 −6 Δt 0.1s s È possibile mettere in relazione lo spostamento del pendolo nell'intervallo Δt con l'intensità media I* espressa in ADU registrata da AmaSeis® nello stesso intervallo di tempo. Per ogni intervallo Δt che considero conosco I* e vp. Perciò prendendo in considerazione un numero sufficiente di intervalli posso tracciare il grafico che associa l'intensità della tensione registrata da AmaSeis® (espressa in ADU) con la velocità vp di spostamento del pendolo. Nei prossimi paragrafi illustrerò, passo dopo passo, come effettuare questi calcoli utilizzando i dati registrati dai sensori. 21 Primo esempio Quale primo esempio prendo in considerazione la cresta numero 1 della prima serie di dati registrati con AmaSeis® (vedi appendice, Serie 1). Il grafico 1 mostra i dati registrati da DataStudio® nell'intervallo di tempo in cui il pendolo ha eseguito mezza oscillazione5. In verde sono evidenziati gli istanti t1 = 33.14 s e t2 = 38.54 s in cui il pendolo è fermo agli estremi dell'oscillazione: in questi istanti l'alternarsi di interferenze costruttive e distruttive rallenta fino a fermarsi. Siccome il pendolo si muove di moto oscillatorio (smorzato), posso determinare l'istante t* in cui il pendolo passa per il punto di equilibrio: t* = t1 + t 2 2 In questo caso t* = 35.84 s. A questo punto è necessario conoscere il numero n di creste presenti nell'intervallo Δt = [ t* - 0.05 s ; t* + 0.05 s ] = [ 35.84 s - 0.05 s ; 35.84 s + 0.05 s ] = [ 35.79 s ; 35.89 s ]. Grafico 1! Questo grafico mostra l'intensità luminosa derivante dalla sovrapposizione dei due fasci di luce. Viene messo in evidenza l'intervallo Δt. 5 le creste presenti nei grafici di DataStudio® mostrano le interferenze costruttive, mentre gli avvallamenti mostrano le interferenza distruttive. 22 Osservando il grafico 2 determino che n = 14. Con questa informazione posso ricavare la velocità media vp del pendolo nell'intervallo Δt: v p = n ⋅ 3.17 ⋅10 −6 m m m = 14 ⋅ 3.17 ⋅10 −6 = 4.44 ⋅10 −5 s s s Grafico 2! Dettaglio del grafico 1. Sono evidenziate le creste presenti nell'intervallo Δt. Ora bisogna analizzare i dati registrati da AmaSeis®: per fare questo è necessario avere un ingrandimento del grafico della cresta analizzata (lo si può vedere nel grafico 3). Siccome la forma del grafico non è una sinusoide regolare ma presenta diversi massimi e minimi relativi, non è possibile trovare il valore esatto della tensione elettrica registrata nell'istante in cui la velocità del pendolo assume il valore massimo: va trovato un intervallo I = [Imin ; Imax] abbastanza piccolo in cui sono presenti i picchi significativi e va trovato il valore medio Im di questo intervallo. In questo modo si trova il valore approssimato I* della tensione; va indicato anche l'errore commesso. Quindi in questo caso abbiamo: Imin = 10179 ADU Imax = 11564 ADU Im = 10872 ADU I* = 10872 ± 692 ADU Ora è possibile mettere in relazione I* con vp: 10872 ± 692ADU → 4.44 ⋅10 −5 m s 23 11'600 11'100 I (ADU) 10'600 10'100 9'600 9'100 8'600 9.5 9.9 10.3 10.8 11.2 11.6 12.0 t (s) Grafico 3! Tensione elettrica (in ADU) al passare del tempo: ingrandimento del grafico Serie 1. Secondo esempio Quale secondo esempio prendo in considerazione l'avvallamento numero 2 della prima serie di dati registrati con AmaSeis® (vedi appendice, Serie 1). Procedo come mostrato nell'esempio precedente, senza spiegare nei dettagli i passaggi che ho fatto. Grafico 4! Questo grafico mostra l'intensità luminosa derivante dalla sovrapposizione dei due fasci di luce. 24 Trovo gli istanti in cui il pendolo è fermo e l'istante in cui invece passa per il punto di equilibrio: t1 = 38.54 s t2 = 43.54 s t* = 41.04 s Conto le creste che ci sono nell'intervallo Δt = [ 41.04 s - 0.05 s ; 41.04 s + 0.05 s ] = [ 40.99 s ; 41.09 s ]. Grafico 5! Dettaglio del grafico 4. Nell'intervallo Δt ci sono 12 creste. Posso così trovare la velocità del pendolo nell'intervallo Δt6 : v p = −n ⋅ 3.17 ⋅10 −6 m m m = −12 ⋅ 3.17 ⋅10 −6 = −3.80 ⋅10 −5 s s s Ora trovo l'intensità media I* della tensione elettrica nel grafico dei dati registrati da AmaSeis®: Imin = -13270 ADU Imax = -11848 ADU Im = -12559 ADU I* = -12559 ± 711 ADU 6 nel grafico di AmaSeis® i valori negativi della tensione rilevata (gli avvallamenti del grafico) indicano che la velocità del pendolo ha segno negativo. Di conseguenza adatto la formula per ricavare vp. 25 Infine metto in relazione la tensione I* con la velocità vp: −12559 ± 711ADU → −3.80 ⋅10 −5 m s -9'400 -10'083 I (ADU) -10'767 -11'450 -12'133 -12'817 -13'500 14.4 14.9 15.4 16.0 16.5 17.0 17.5 t (s) Grafico 6! Tensione elettrica (in ADU) al passare del tempo: ingrandimento del grafico Serie 1. L'analisi di ulteriori dati Nei precedenti paragrafi ho mostrato in maniera esaustiva come vengono analizzati i dati. Per questo motivo non riporto per esteso i passaggi dell'analisi degli ulteriori dati raccolti: i grafici e i risultati derivati dall'analisi si possono trovare nell'appendice. L'incertezza nel calcolo della velocità Nella formula che ho utilizzato per calcolare la velocità del pendolo è presente un'unica informazione soggetta ad incertezza: il numero di creste presenti nel grafico di DataStudio® nell'intervallo Δt. Infatti ho sempre espresso il numero di creste n come un numero intero. È possibile stimare il numero decimale di creste che potrebbero stare nell'intervallo Δt: nel secondo esempio ho contato 12 creste, ma dovrebbero essere all'incirca 11.7. Ho quindi stimato il numero decimale di n per tutti i dati presi in considerazione e ho calcolato l'errore percentuale. Sono arrivato alla conclusione che l'errore massimo commesso è stato del 7.5%; ho quindi utilizzato questo valore per indicare l'incertezza del calcolo della velocità. 26 Discussione dei risultati ottenuti Nell'appendice ho analizzato tre serie di dati: le prime due sono state raccolte amplificando di un fattore 100 il segnale in uscita dalla bobina, la terza serie invece è stata raccolta amplificando il segnale di un fattore 200. Prima parte (dati raccolti con gain 100x) La tabella 2 e il grafico 7 mettono in relazione, sia sotto forma tabellare, sia sotto forma di grafico, la tensione elettrica generatasi nella bobina di rilevamento del sismografo (amplificata di un fattore 100 dalla scatola elettronica) con la velocità di spostamento del pendolo. Serie Numero cresta / Numero di picchi avvallamento presenti in Δt I* [ADU] vp [m/s] 1 1 14.0 10872 ± 692 4.44E-05 ± 7% 1 2 11.7 -12559 ± 711 -3.80E-05 ± 7% 1 3 10.8 8003 ± 1012 3.49E-05 ± 7% 1 4 14.2 -13877 ± 879 -4.44E-05 ± 7% 1 5 9.3 6628 ± 549 3.17E-05 ± 7% 2 1 19.0 16561 ± 659 6.02E-05 ± 7% 2 2 19.8 -18841 ± 1214 -6.34E-05 ± 7% 2 4 14.4 -16087 ± 886 -4.76E-05 ± 7% Tabella 2! Questa tabella riassume i risultati ottenuti dall'analisi della prima e della seconda serie di dati. 7.0E-05 5.6E-05 4.2E-05 v (m/s) 2.8E-05 1.4E-05 0E+00 -1.4E-05 -2.8E-05 -4.2E-05 -5.6E-05 -7.0E-05 -20000 -16000 -12000 -8000 -4000 0 4000 8000 12000 16000 20000 I (ADU) Grafico 7! Rappresentazione grafica dei dati della tabella 2. 27 Il grafico 7 mostra quindi il grafico Im → vp. La linea di tendenza7, colorata di rosso, la cui equazione è y = 3.50 · 10-9x + 5.68 · 10-9, permette di notare che i risultati che ho ottenuto sono coerenti fra loro: i punti infatti si discostano poco dalla linea di tendenza, tenendo in considerazione l'errore sperimentale. Posso quindi affermare che l'ipotesi secondo cui la velocità del pendolo fosse proporzionale alla tensione elettrica generatasi nella bobina è confermata. Il calcolo dell'errore Siccome la linea di tendenza presente nel grafico 7 è stata tracciata senza tenere in considerazione l'errore commesso nelle varie misurazioni, è necessario trovare l'incertezza della pendenza della linea di tendenza. Per fare questo ho tracciato nel grafico 8 altre due linee (una verde e una blu) in modo tale che abbiano la pendenza minore rispettivamente maggiore possibile pur discostandosi il meno possibile dai punti del grafico. 7.0E-05 5.6E-05 4.2E-05 v (m/s) 2.8E-05 1.4E-05 0E+00 -1.4E-05 -2.8E-05 -4.2E-05 -5.6E-05 -7.0E-05 -20000 -16000 -12000 -8000 -4000 0 4000 8000 12000 16000 20000 I (ADU) Grafico 8! In questo grafico è presente la linea di tendenza (in rosso) e altre due linee utilizzate per calcolare l'incertezza della prima linea. Ho calcolato la pendenza pv della linea verde e la pendenza pb della linea blu: pv = 3.21⋅10 −9 m s ⋅ ADU pb = 3.72 ⋅10 −9 m s ⋅ ADU linea di tendenza è la linea retta che si avvicina al maggior numero possibile di punti del grafico. 7 la 28 Posso trovare le differenze dv e db fra la pendenza della linea di tendenza pr e le pendenze delle nuove linee che ho tracciato sapendo che pr = 3.50 ⋅10 −9 m s ⋅ ADU m m = 2.9 ⋅10 −10 s ⋅ ADU s ⋅ ADU m m = 0.22 ⋅10 −9 = 2.2 ⋅10 −10 s ⋅ ADU s ⋅ ADU dv = pr − pv = 3.50 ⋅10 −9 − 3.21⋅10 −9 = 0.29 ⋅10 −9 db = pr − pb = 3.50 ⋅10 −9 − 3.72 ⋅10 −9 Ora posso trovare il valore medio dm fra dv e db, che corrisponde all'incertezza della pendenza della linea di tendenza: dm = dv + db 2.2 ⋅10 −10 + 2.9 ⋅10 −10 m = = 2.6 ⋅10 −10 2 2 s ⋅ ADU Problema evidenziato dal grafico 7 Osservando il grafico Im → vp si nota subito che per Im = 0 ADU, vp > 0 m/s. Questo ovviamente è un fatto strano anche considerando l'errore sperimentale: affinché nella bobina di rilevamento non sia indotta una tensione elettrica, il pendolo deve essere fermo rispetto alla bobina. Tuttavia anche osservando un grafico t → I, che mostra i dati registrati da AmaSeis®, si può vedere un comportamento simile: il grafico 9 è rappresentato da una curva sinusoidale la cui ampiezza tende a diminuire al passare del tempo fino a mostrare solamente i rumori di fondo. Analizzando le equazioni delle linee di tendenza dei grafici 7 e 9 si scopre un fatto interessante. Sia t7 l'equazione della linea di tendenza del grafico 7: t 7 : y = 3.50 ⋅10 −9 x + 5.68 ⋅10 −6 Determino per quale valore di x t7 interseca l'asse delle ascisse: t 7 = 0 ⇔ 3.50 ⋅10 −9 x + 5.68 ⋅10 −6 = 0 −5.68 ⋅10 −6 x= = −1623ADU 3.50 ⋅10 −9 Questo significa8 che quando il pendolo è fermo, AmaSeis® registra una tensione pari a -1623 ADU. 8 utilizzando I con vp. l'equazione t7 della linea di tendenza come se fosse la funzione che mette in relazione 29 12'000 7'167 I (ADU) 2'333 -2'500 -7'333 -12'167 -17'000 0 15 31 46 61 77 92 t (s) Grafico 9! Questo grafico t → I, presente anche nell'appendice, rappresenta i dati della Serie 1 registrati con AmaSeis®. La linea verde evidenzia l'asse delle ascisse. Sia ora t9 l'equazione della linea di tendenza del grafico 9: t 9 : y = 5.63⋅10 −1 x − 2.13⋅10 3 La pendenza di t9 (pari a 5.63 · 10-1) è trascurabile considerando i valori assunti dalla curva di partenza. Osservando il grafico sembra infatti che t9 sia orizzontale. Posso quindi ridefinire t9 in questo modo: t 9 : y = −2.13⋅10 3 Il valore della tensione I registrata da AmaSeis® quando il sismografo rileva unicamente i rumori di fondo (che d'ora in avanti chiamerò Irf) dovrebbe aggirarsi attorno a 0 ADU. Ma siccome questo valore si aggira attorno a -2.13 · 103 ADU, si può dedurre che Irf sia invece pari a -2.13 · 103 ADU. Riassumo ora quanto ho appena affermato: • analizzando t7 è emerso che quando il pendolo è fermo la tensione rilevata da AmaSeis® è pari a -1622 ADU; • analizzando t9 è emerso che quando il sismografo rileva solo i rumori di fondo la tensione registrata da AmaSeis® si aggira attorno a -2.13 · 103 ADU. Ho quindi a disposizione due evidenze sperimentali che mostrano che Irf ≠ 0 ADU. 30 Per formulare un'ipotesi valida dovrei analizzare più dati, tuttavia posso affermare, con buona approssimazione, che I rf = −1877 ± 255ADU Dal momento che Irf non può assumere valori diversi da zero (sempre escludendo l'errore sperimentale) bisognerebbe impostare l'offset di AmaSeis® affinché tenga conto di questo fatto. In ogni caso questo sfasamento non influisce sulla taratura del sismografo, infatti a me interessa conoscere la pendenza della linea di tendenza, e non la sua intercetta. La taratura Come ho già avuto modo di chiarire all'inizio di questa documentazione, la taratura del sismografo consiste nell'associare il valore della tensione elettrica registrata dal computer alla velocità con cui il pendolo si muove rispetto al terreno. Partendo dall'equazione t7, tenendo in considerazione l'incertezza dm della sua pendenza e trascurando il valore dell'intercetta, posso definire la funzione v(I) che associa al valore della tensione I la velocità vp del pendolo: v(I ) = (3.5 ⋅10 −9 m ± 2.6 ⋅10 −10 ) I (I in ADU ) s ⋅ ADU esprimibile anche con v(I ) = (3.5 ⋅10 −9 m ± 7.5%) I (I in ADU ) s ⋅ ADU Se il sismografo dovesse registrare un sisma, questa funzione potrebbe essere utilizzata per calcolare la velocità (in m/s) di spostamento del terreno conoscendo l'intensità I (in ADU) registrata da AmaSeis®. Seconda parte (dati raccolti con gain 200x) La tabella 3 mette in relazione la tensione elettrica generatasi nella bobina di rilevamento (amplificata di un fattore 200 dalla scatola elettronica) con la velocità di spostamento del pendolo. Serie Numero cresta / Numero di picchi avvallamento presenti in Δt I* [ADU] vp [m/s] 3 1 12 20917 ± 1046 3.80E-05 3 2 10 18250 ± 2557 -3.17E-05 Tabella 3! Questa tabella riassume i risultati ottenuti dall'analisi della terza serie di dati. L'errore nel calcolo di I* in questa serie di dati è molto maggiore rispetto all'errore commesso in precedenza: amplificando il segnale aumentano anche le imprecisioni del grafico e di conseguenza l'intervallo I* risulta maggiore. 31 Ora devo verificare che l'intensità I registrata da AmaSeis® sia proporzionale al fattore di amplificazione utilizzato. Per fare questo confronto i dati della tabella 3 con i dati della tabella 2 per rapporto al numero di picchi presenti nell'intervallo Δt: Numero di picchi presenti in Δt Dati presi dalla tabella 3 I* [ADU] vp [m/s] Dati presi dalla tabella 2 I* [ADU] vp [m/s] 12 20917 ± 1046 3.80E-05 -12559 ± 711 -3.80E-05 10 -18250 ± 2557 -3.17E-05 6628 ± 549 3.17E-05 Tabella 4! Questa tabella mette in relazione i dati registrati utilizzando un fattore 100 di amplificazione con quelli registrati utilizzando un fattore 200. Ovviamente a parità del numero di picchi presenti in Δt il valore assoluto di vp non cambia. Per visualizzare meglio il valore degli intervalli I li riscrivo con un'altra notazione: Numero di picchi presenti in Δt Dati presi dalla tabella 3 Dati presi dalla tabella 2 I* [ADU] I* [ADU] 12 [ 19871 ; 21963 ] [ -13270 ; -11848 ] 10 [ -20807 ; -15693 ] [ 6034 ; 7222 ] Tabella 5! Questa tabella è una semplificazione della tabella 4. Dal momento che i dati registrati con un fattore 200 di amplificazione dovrebbero assumere un valore doppio rispetto ai dati registrati con un fattore 100, moltiplico per 2 questi ultimi dati: Numero di picchi presenti in Δt Dati presi dalla tabella 3 Dati presi dalla tabella 2 I* [ADU] I* [ADU] 12 [ 19871 ; 21963 ] [ -26540 ; -23696 ] 10 [ -20807 ; -15693 ] [ 12068 ; 14444 ] Tabella 6! Questa tabella permette di paragonare gli intervalli I* delle due serie di dati registrate con un diverso fattore di amplificazione. A prima vista sembrerebbe che le intensità I registrate con diversi fattori di amplificazione non si intersechino mai, tuttavia considerando il problema emerso nel paragrafo Problema evidenziato dal grafico 7 dovrei modificare gli intervalli I* affinché si possano paragonare intensità positive con intensità negative. 32 Allora sottraggo ad ogni intervallo I* il valore Irf = -1877 ADU: Numero di picchi presenti in Δt Dati presi dalla figura 23 Dati presi dalla figura 20 I* [ADU] I* [ADU] 12 [ 21748 ; 23840 ] [ -24663 ; -21819 ] 10 [ -18930 ; -13816 ] [ 13945 ; 16321 ] Tabella 7! In questa tabella gli intervalli I* sono stati modificati per correggere il problema emerso nel capitolo Problema evidenziato dal grafico 7. Osservando questa tabella si vede molto bene la corrispondenza che c'è fra le intensità I* registrate con i due diversi fattori di amplificazione. Posso dunque concludere che l'intensità I* è proporzionale al fattore di amplificazione. I limiti di AmaSeis® Il grafico presente nell'appendice, che rappresenta la terza serie di dati, mostra i limiti di AmaSeis®. Si vede chiaramente che le creste delle prime oscillazioni sono state troncate: il valore massimo assunto dal grafico in questi intervalli è pari a 30768 ADU (vedi i punti evidenziati in viola nel grafico presente nell'appendice). Inoltre nell'intervallo fra il primo e l'ultimo punto che assumono un valore maggiore a 30768 ADU, il grafico non assume la classica forma sinusoidale, ma viene alterato in maniera apparentemente casuale. Questo comportamento si verifica indipendentemente dal fattore di amplificazione utilizzato, ma evidentemente più il segnale viene amplificato e maggiore sarà il valore in ADU della tensione I. Per questo motivo consiglio di amplificare il meno possibile il segnale in uscita dalla bobina di rilevamento. I limiti del sensore d'intensità luminosa Il grafico di DataStudio® che rappresenta i dati della cresta 3 della seconda serie di dati (vedi appendice) mostra i limiti del sensore d'intensità luminosa: infatti la curva risulta essere quasi completamente appiattita, proprio nei punti in cui dovrebbe presentare il massimo numero di oscillazioni. L'appiattimento della curva è causato dall'alternarsi ad altissima frequenza delle interferenze costruttive e distruttive dei fasci di luce: il sensore d'intensità luminosa, che può effettuare registrazioni al massimo ad una frequenza di 1000 Hz, registra quindi un'intensità luminosa media. Per ovviare a questo problema è necessario utilizzare un sensore in grado di registrare i dati ad una frequenza più elevata. 33 Analisi di alcuni terremoti Per completare questa documentazione ho analizzato i sismogrammi di alcuni terremoti che sono stati registrati dal sismografo negli ultimi anni. Aquila, 6 aprile 2009 Il 6 aprile 2009 alle ore 01:32:39 UTC l'Abruzzo è stato colpito da un terremoto di magnitudo 5.9 sulla scala Richter. L'epicentro di questo sisma si situa all'Aquila, città che è stata fortemente danneggiata da questo evento e che tutt'ora non si è potuta riprendere completamente. Il grafico 10 mostra i movimenti del terreno registrati a Bellinzona alle ore 01:32:42 UTC9. Per circa 5 minuti dall'inizio del sisma AmaSeis® ha registrato il massimo dell'intensità che riesce a gestire, vale a dire 32'768 ADU. Utilizzando la funzione v(I), e sapendo che la scatola elettronica è stata impostata sul gain 100x, posso calcolare che il terreno si è mosso con una velocità superiore a 1.15 · 10-4 m/s. Siccome i dati registrati saturano la capacità di AmaSeis®, non mi è possibile determinare la velocità massima con cui si è mosso il terreno a Bellinzona. 34'000 27'200 20'400 I (ADU) 13'600 6'800 0 -6'800 -13'600 -20'400 -27'200 -34'000 7 59 112 164 217 269 321 374 426 479 531 t (s) Grafico 10! Sismogramma del terremoto del 6 aprile 2009 che ha colpito l'Abruzzo. 9 l'ora in cui le onde sismiche sono state registrate a Bellinzona è solo indicativa: l'orologio del computer utilizzato per registrare i dati non viene aggiornato automaticamente per motivi tecnici. Dunque le onde sismiche non hanno raggiunto Bellinzona 3 secondi dopo essere state generate in Abruzzo, ma verosimilmente un minuto più tardi. 34 Valle di Lodrino, 1° maggio 2010 Il 1° maggio 2010 alle ore 03:48 UTC si è generato nella valle di Lodrino un piccolo sisma di magnitudo 2.4 sulla scala Richter. Il terremoto è stato percepito da alcuni abitanti della zona e anche dal nostro sismografo: il grafico 11 mostra i movimenti del terreno avvenuti nello scantinato del liceo. Dal grafico si vede che è stato registrato un picco pari a 26'756 ADU + 1877 ADU = 28633 ADU, che corrisponde ad una velocità di 1.0 · 10-4 ± 7.4 · 10-6 m/s. Dopo circa 20 secondi dall'inizio del sisma la velocità di oscillazione del terreno ha iniziato a stabilizzarsi, tuttavia il sismografo ha registrato del rumore di fondo piuttosto marcato ancora per svariati minuti. 28'000 22'400 16'800 I (ADU) 11'200 5'600 0 -5'600 -11'200 -16'800 -22'400 -28'000 1 9 17 25 33 42 50 58 66 74 82 t (s) Grafico 11! Sismogramma del terremoto del 1° maggio 2010 che ha colpito la valle di Lodrino. Sendai, 11 marzo 2011 L'11 marzo 2011 alle ore 05:45:23 UTC un terremoto di magnitudo 8.9 sulla scala Richter si è generato al largo delle coste orientali del Giappone. Il sisma ha provocato uno tsunami che si è abbattuto sulle coste nipponiche causando ingenti danni, fra i quali il danneggiamento del sistema di raffreddamento dei reattori della centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi. Solo pochi minuti più tardi, alle ore 05:59:04 UTC, il sismografo del liceo ha potuto registrare i movimenti del terreno provocati dalle onde sismiche giunte dal Giappone; il grafico 12 mostra il sismogramma registrato. Si può notare come il terreno abbia iniziato a tremare lentamente, fino a raggiungere la massima velocità rilevabile dal sismografo. 35 34'000 27'200 20'400 I (ADU) 13'600 6'800 0 -6'800 -13'600 -20'400 -27'200 -34'000 1 18 35 52 69 86 102 119 136 153 170 t (s) Grafico 12! Sismogramma del terremoto dell'11 marzo 2011 che ha colpito la costa orientale del Giappone. 36 Conclusioni All'inizio di questo lavoro ero cosciente dell'esistenza della possibilità di non riuscire a tarare il sismografo utilizzando l'interferometro di Michelson. Ho avuto momenti di scoraggiamento quando questa eventualità sembrava concretizzarsi. Però grazie all'aiuto e al sostegno del professor Sposetti ho perseverato nei tentativi riuscendo finalmente a raggiungere l'obiettivo prefissato: l'analisi dei dati mi ha dato modo di trovare la relazione esistente fra la tensione indotta nella bobina di rilevamento e la velocità con cui si muove il pendolo. Anche il mio secondo obiettivo è stato raggiunto: l'esperienza pratica che ho potuto svolgere in laboratorio è stata interessante e molto costruttiva. Ho imparato ad utilizzare l'interferometro di Michelson e ad analizzare i dati che esso permette di registrare. Grazie a questo strumento ci si rende conto che il mondo che ci circonda non è immobile come appare, ma oscilla costantemente. Trovo questo fatto molto affascinante. Mi sono reso conto che per quanto si possa cercare di prevedere l'esito di una misurazione o di un'esperienza, molto spesso i risultati che si ottengono non sono quelli attesi, in particolar modo quando si utilizza uno strumento sensibile come l'interferometro di Michelson. Ringraziamenti Desidero ringraziare in modo particolare il Professor Sposetti per il suo aiuto e per i preziosi consigli che mi ha dato durante l'esperienza in laboratorio e durante l'analisi dei dati. Ringrazio anche i miei genitori che mi hanno aiutato a trovare il materiale necessario da utilizzare come base di appoggio per gli strumenti che ho usato e che mi hanno sostenuto durante questo lavoro. 37 Appendice: i dati registrati In quest'appendice si possono trovare tutti i grafici dei dati registrati con i software AmaSeis® e DataStudio® che non sono stati analizzati nel capitolo L'analisi dei dati. All'inizio di ogni paragrafo vi è il grafico dei dati registrati con AmaSeis®, dove ho numerato ed evidenziato con un cerchio rosso le creste e gli avvallamenti presi in considerazione. In seguito mostro i risultati dell'analisi effettuata seguendo i passaggi descritti nel capitolo L'analisi dei dati. Nel capitolo Discussione dei risultati ho ripreso tutti i risultati emersi in quest'appendice commentandoli in maniera adeguata. Serie 1 12'000 1 3 7'167 5 I (ADU) 2'333 -2'500 -7'333 -12'167 -17'000 2 0 15 4 31 46 61 77 92 t (s) Grafico dei dati registrati da AmaSeis®: sono evidenziati in rosso le creste e gli avvallamenti che ho analizzato. Per la raccolta di questi dati la scatola elettronica era impostata in modo da amplificare il segnale di un fattore 100. 38 Cresta 3 39 9'500 8'417 I (ADU) 7'333 6'250 5'167 4'083 3'000 19.3 19.9 20.5 21.2 21.8 22.4 23.0 t (s) t* [s] n vp [m/s] Imin [ADU] Imax [ADU] I* [ADU] 46.14 11 3.49・10-5 6991 9014 8003 ± 1012 Avvallamento 4 40 -7'900 -9'083 I (ADU) -10'267 -11'450 -12'633 -13'817 -15'000 25.0 25.6 26.1 26.7 27.2 27.8 28.3 t (s) t* [s] n vp [m/s] Imin [ADU] Imax [ADU] I* [ADU] 51.50 14 -4.44・10-5 -14757 -12998 -13877 ± 879 41 Cresta 5 42 7'400 6'900 I (ADU) 6'400 5'900 5'400 4'900 4'400 30.5 30.9 31.3 31.7 32.0 32.4 32.8 t (s) t* [s] n vp [m/s] Imin [ADU] Imax [ADU] I* [ADU] 56.47 10 3.17・10-5 6079 7177 6628 ± 549 43 Serie 2 21000 3 1 13667 I (ADU) 6333 -1000 -8333 -15667 4 2 -23000 0 12 23 35 47 58 70 t (s) Grafico dei dati registrati da AmaSeis®: sono evidenziati in rosso le creste e gli avvallamenti che ho analizzato. Per la raccolta di questi dati la scatola elettronica era impostata in modo da amplificare il segnale di un fattore 100. Cresta 1 44 17'500 16'833 I (ADU) 16'167 15'500 14'833 14'167 13'500 9.6 10.0 10.4 10.8 11.2 11.6 12.0 t (s) t* [s] n vp [m/s] Imin [ADU] Imax [ADU] I* [ADU] 26.89 19 6.02・10-5 15902 17220 16561 ± 659 45 Avvallamento 2 46 -12'500 -13'917 I (ADU) -15'333 -16'750 -18'167 -19'583 -21'000 14.4 14.8 15.2 15.7 16.1 16.5 16.9 t (s) t* [s] n vp [m/s] Imin [ADU] Imax [ADU] I* [ADU] 31.59 20 -6.34・10-5 -20055 -17627 -18841 ± 1214 Cresta 3 47 Osservazione: Siccome questo grafico non possiede una normale distribuzione di creste e avvallamenti, i dati che esso rappresenta non possono essere utilizzati per tarare il sismografo. Avvallamento 4 48 -12'500 -13'300 I (ADU) -14'100 -14'900 -15'700 -16'500 -17'300 24.9 25.4 25.8 26.3 26.7 27.2 27.6 t (s) t* [s] n vp [m/s] Imin [ADU] Imax [ADU] I* [ADU] 42.32 15 -4.76・10-5 -16976 -15201 -16087 ± 886 49 Serie 3 35'000 29'167 23'333 1 17'500 I (ADU) 11'667 5'833 0 -5'833 -11'667 -17'500 2 -23'333 -29'167 -35'000 0 13 25 38 50 63 75 t (s) Grafico dei dati registrati da AmaSeis®: sono evidenziati in rosso le creste e gli avvallamenti che ho analizzato e in viola i punti che superano il "valore limite" supportato da AmaSeis®. Per la raccolta di questi dati la scatola elettronica era impostata in modo da amplificare il segnale di un fattore 200. Cresta 1 50 22'500 21'250 I (ADU) 20'000 18'750 17'500 16'250 15'000 41.6 41.9 42.2 42.4 42.7 43.0 43.3 43.6 43.8 44.1 44.4 t (s) t* [s] n vp [m/s] Imin [ADU] Imax [ADU] I* [ADU] 43.33 12 3.80・10-5 19925 22017 20917 ± 1046 51 Avvallamento 2 52 -12'500 -13'967 I (ADU) -15'433 -16'900 -18'367 -19'833 -21'300 46.5 46.8 47.0 47.3 47.6 47.9 48.1 48.4 48.7 48.9 49.2 t (s) t* [s] n vp [m/s] Imin [ADU] Imax [ADU] I* [ADU] 48.11 10 -3.17・10-5 -20808 -15693 -18250 ± 2557 53 Bibliografia Edigeo, Zanichelli: Grande Enciclopedia Zanichelli - Selezione, Zanichelli, Bologna, 1994 AA.VV.: Formeln und Tafeln, Orell Füssli Verlag, Zurigo, 2006 D. Halliday, R. Resnick, J. Walker: Fondamenti di fisica, Onde, Zanichelli, 2009 http://www.seismoatschool.ethz.ch, 15.09.2011 http://www.iris.edu, 15.09.2011 http://it.wikipedia.org/wiki/Sismografo, 15.09.2011 http://it.wikipedia.org/wiki/Zhang_Heng, 15.09.2011 http://www.shkp.org.cn/kply/shdzkpg/h000/h16/img200609180329410.jpg, 15.09.2011 http://it.wikipedia.org/wiki/Onda_elettromagnetica, 22.11.2011 http://it.wikipedia.org/wiki/Sismometro, 26.11.2011 http://it.wikipedia.org/wiki/Velocità_del_suono, 26.11.2011 http://www.bgs.ac.uk/schoolseismology, 27.11.2011 http://www.liceobellinzona.ch/argomenti/sismografo_news.html, 28.11.2011 54