BORGIA 1 ottobre.qxp

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BORGIA 1 ottobre.qxp
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copertina: Paolo de Albertis – particolare del dipinto La Pesca del
tonno al castello di Solunto in evidenza la feluca con Ferdinando IV di
Borbone e Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia (da V. Consolo 1986)
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Salvatore Distefano
I Borgia
del Casale
Storia e Vicende di una Famiglia
dell’Aristocrazia Siciliana
Bonfirraro Editore
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© 2013 by Bonfirraro Editore
Viale Ritrovato, 5 94012 Barrafranca Enna
Tel. 0934.464646 - telefax 0934.1936565
www.bonfirraroeditore.it
E-mail: [email protected]
ISBN 978-88-6272-070-0
Prima edizione ottobre 2013
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A Sveva
fiant quae petis
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Ringraziamenti
Un affettuoso segno di stima desidero esprimere ad Ottavio e Paolo Di Lorenzo del Casale per aver messo a disposizione quanto nella loro disponibilità, a loro come anche a Costanza Grifeo di Partanna, Biagio e Giacomo Pace Gravina,
Giovanni Ventimiglia di Monteforte, Amalia Danieli di Bagni, Orazio Francica Nava, Francesco Rau della Ferla, Francesco Balsamo, Federico Italia, Corrado Allegra, Francesco
Paolo Failla, Rosario Distefano, Ignazio Nicastro, Carla Arezzo di Trifiletti, Isabella Papia Modica di San Giovanni, Giacomo Caruso, al personale delle Biblioteche Comunali di Caltagirone, Palazzolo, Siracusa, Noto, Catania, Palermo, Ragusa, Giarratana, Buscemi. Al personale della Biblioteca Regionale di Catania, Biblioteca Pio XI della Diocesi di Caltagirone, Biblioteca del Museo Regionale della Ceramica di Caltagirone, ai tecnici dell’Archivio Storico di Noto, Siracusa, Modica e Palermo, a Laura Fatta del Bosco responsabile della
Biblioteca della Società Siciliana di Storia Patria, a Luisa Ambrosio, direttore del Museo Duca di Martina (Villa Floridiana), ritengo necessario manifestare il mio affetto, perché senza la loro collaborazione molte delle notizie emerse durante
la ricerca sarebbero rimaste sepolte. La documentazione fotografica è stata in parte realizzata dall’Autore, le foto del Palazzo Borgia del Casale sono state cortesemente autorizzate
dalla Società che possiede attualmente l’edificio storico.
Quelle raffiguranti la duchessa di Floridia sono state gentilmente concesse della Soprintendenza per il PSAE e per il Polo museale della città di Napoli.
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I Boyra di Jativa: Callisto III e Alessandro VI.
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Il 26 agosto 1492 Rodrigo Borgia, un infaticabile amatore di circa sessantanni, divenne Papa con il nome di Alessandro VI e la sua famiglia, già celebre nel Regno di Valen2
cia, ottenne una posizione indiscussa nella storia dell’Europa, successiva alla scoperta del Nuovo Mondo. Rodrigo,
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uomo spregiudicato, bello ed attraente era nato a Jativa nel
Regno moresco di Valencia nel 1431, da una nobildonna di
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nome Isabella e da un aristocratico di corte, fratello del cardinale Alonso de Bojra. Grazie all’influente autorità dello
zio, eletto nel 1455 Papa con il nome di Callisto III, Rodrigo ebbe protezione e risorse inesauribili per condurre a Roma una vita elegante e sontuosa, infatti anche dopo la cacciata dei catalani, mantenne i suoi incarichi e soprattutto
continuò ad arricchirsi. A Roma Rodrigo conduceva la vita
di un principe spensierato, con una corte affidata a cento
servitori, in un palazzo ampio e alla moda; il letto di Rodrigo era sormontato da un baldacchino di raso rosso, accanto
vi era un stipo su cui luccicavano vasi d’oro e d’argento per
il servizio da tavola. Ebbe otto…forse nove figli, Pedro L.,
Girolama e Isabella nate da madri diverse e dall’amante Vannozza Cattanei, cui maggiormente si legò, Cesare, Juan e
Lucrezia. Lucrezia nata il 18 aprile 1480 fu educata nel monastero di San Sisto sulla Via Appia, quindi trasferita nel palazzo degli Orsini; Rodrigo aveva, infatti, intrecciato
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un’estenuante relazione con la bellissima Giulia Farnese
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Orsini.
Ai tre figli nati da Vannozza Cattanei, i cronisti aggiungono un Jofrè Boyrae e un Rodrigo, tutti comunque sia ve7
nivano definiti dai corrispondenti «nipoti» del pontefice,
per tacere e tacitare quanti disdegnavano la condotta coniugale che il pontefice intratteneva con numerose altolocate
gentildonne romane. Rodrigo per molti principi romani era
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un «ebreo» travestito da cardinale, un «marrano» arricchito, che il destino aveva voluto sul trono di Pietro.
Fig. 1. Palazzolo Acreide (SR) – Elemento architettonico rinvenuto
all’interno del castello medievale.
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I Boyra del Casale: il mistero delle origini.
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Agli inizi del ‘400 Guglielmo Boyra terre Palacioli ha10
bitatori acquistò per duecento onze il feudo del Casale in
valle et marittima tenimenti terre Nothi.11 Su questo mi12
les, registrato nelle carte delle Regia Cancelleria (Regia
Cancell. Reg. 28, c203e c.207) con il titolo prestigioso di
dominus, desideriamo attirare l’attenzione dei cultori di storia siciliana, perché Guglielmo Boyra in alcuni documenti
del tempo viene identificato con un «nipote» di Mainetto de
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Xurtino, un cavaliere romano «imparentato» con gli Or15
sini.
Ora, anche se non è certo, se Mainotto fosse «barone» di
Sortino, certo è che negli atti viene chiamato «dominus no16
bilis habitator terre Palazioli»; per il nipote Guglielmo ac17
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quistò i feudi di Galermo e Rahalbiato e si adoperò af20
finché ricevesse la carica di castellano di Palazzolo, e pre21
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cisamente dal 1397/1398 sino al 1400, quando era anco23
ra vescovo di Siracusa Jacopo Orsini. Un ruolo sconosciuto svolse in questa vicenda anche il successivo vescovo di
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Siracusa, Dalmazio de Sanctodionysio; il prelato nato in
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Catalogna ed esattamente a Gerunda, intratteneva da tempo con Alessandro VI (Rodrigo Borgia), rapporti di reciproca amicizia, cosa invero documentata da alcune lettere edi26
te da Rocco Pirri, Alcune di queste missive spedite da Roma furono, cosa invero interessante, recapitate a Dalmazio
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de Santodionysio «in oppido Palaciolo suae diocesis, ubi
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degebat». Pare che Dalmazio, consacrato vescovo di Siracusa nel 1469, scelse come sua abituale dimora una tenuta
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nei pressi di Palazzolo. Per il pontefice, Dalmazio de Santodionysio svolse numerosi servigi; Alessandro VI di conseguenza lo nominò (31 ottobre 1492) Referendario e lo invitò a recarsi a Roma. Il vescovo, stretto da alcune delicate
faccende, non vi si recò, ma per dimostrare il suo affetto al
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Pontefice, gli inviò in dono quattro cavalli. Dai documenti della Regia Cancelleria di Palermo, apprendiamo ancora
che Guglielmo, con i proventi della castellania e i guadagni, ricavati da alcune proprietà, comperò il feudo del Ca30
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sale da Giovanni Landolina di Caltagirone nel 1402 (Doc.
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1). Il feudo del Casale è da G. L. Barberi (Capibrevi) po33
sizionato tra il feudo di Destafeuda di lu Magrantu di li Sa34
vini di Bumuscuro di Biliscari…positum.
I Landolina ne detenevano il possesso illegalmente, il Barberi scrive a conferma di questo che de quo (del feudo del
Casale) non apparet titulus, e precisa che i Landolina antiquis temporibus possidebatur. Guglielmo, sottoscrisse l’atto di acquisto alla presenza del notaio Nisio de Melio di Catania il 16 Febbraio 1402 (XVI Februarii XI Inditionis 1402)
e si impegnò, per sé e i suoi eredi, a fornire alla Corona il
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consueto servizio militare, per la successione scelse lo ius
Francorum. L’atto di proprietà e l’investitura fu confermata a Catania cum privilegio il 26 maggio 1403 e registrato
a Palermo nel vol. dell’anno 1402, nella carta n. 64.
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L’insediamento a Palaciolum e la migrazione a Siracusa.
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Guglielmo Boyra fu il primo della stirpe di Spagna ad in37
sediarsi stabilmente a Palazzolo; all’epoca della migrazione il borgo era un piccolo abitato, arroccato attorno ad una
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Turris Lapidea eretta dai musulmani dentro un antico recinto greco-romano, destinato al culto di un’ignota divinità. Il borgo e i feudi del contado furono, nel 1392, donati a
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Franzina d’Intenza e d’Alcalà e la rocca coinvolta nella
guerra siculo-angioina; nel borgo avevano stabile residen40
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za 216 famiglie (1366), la società civile comprendeva: nobili, burgisi (massari e arbitranti), garzoni, piccoli industriali (bottegari e vettovaglieri), artigiani e muratori, molinari,
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conciatori, pecorari, cristiani, giudei, saraceni e persino un
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«ghetto» con alcuni ebrei.
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Attorno all’antico palatium sorsero tra il XIII e il XIV
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sec. le dimore delle famiglie notabili: gli Alagona, i Bonaiuto, i De Martino (Martinez) i Catalano, i Noto, gli Infantino, gli Scalzo. Agli inizi del ‘400 la terra, il castello e il
borgo fortificato erano stati assegnati a Matteo Alagona, legittimo sposo di Bartolomea, ereditiera dei Castellar di Palazzolo. Gli Alagona furono tuttavia dichiarati ribelli e la
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terra affidata a Mainotto de Xurtino, e successivamente al
nipote Guglielmo Boyra. Dopo pochi anni Guglielmo mo47
rì, e a lui successe dapprima il figlio Attardo I e dopo il ni48
pote Raynaldo Borgia; infatti dalle nozze di Attardo I° non
nacquero figli maschi, ma solo una femmina: Maria Borgia.
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Questa dama sposò a Noto Nicolo Scarrozza e procreò
dieci figli: Giuseppe, Vincenzo, Francesco, Orlando, Silvestro, Eleonora, Clara, Lucrezia, Margherita e Bianca. Il matrimonio con il regio castellano fu determinante per l’affermazione sociale dei Borgia; agli inizi del ‘500 il fratello di
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Raynaldo, Iacobus de Borea (1517) divenne Vicario Generale dei Domenicani. Il genero di Attardo, Nicola Scarozza, svolse un ruolo centrale durante la rivolta del 1516 e con
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avvedutezza dotò di passavolanti51 il Castello Vecchio.
Dopo il terremoto del 1542, l’apprezzato genero, scrisse al
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Vicerè Gonzaga, per informarlo che durante il sisma si «diruparono certi muri dili stanci de ditto Castello». Ad Attardo I° successe, come si è detto, il nipote Rinaldo, che rice54
vette l’investitura del feudo del Casale il 16 Luglio 1453
(Regia Canc.1453, foglio 554), ma ne conservò il possesso
solo per pochi anni; a Rinaldo successe dapprima il figlio
Ioannnis Boyra, quindi il nipote Attardo II° che sposò Eleo55
nora Deodato.
Le nozze con Eleonora Deodato favorirono e rafforzarono l’alleanza dei Borgia con le altre famiglie della nobiltà
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netina; le sorelle di Eleonora Deodato sposarono: Margherita, Antonino Sortino b.ne di Xibini; Giovannella, Pietro
Landolina e il fratello Giovanni III° Deodato, Bartolomea
Landolina, figlia di Ruggero Landolina di Gràmpolo e Frigintini. Alcuni anni dopo, morto Attardo II° gli successe Ni57
cola Boyra e Deodato (1504). Nicola nel 1516, ob mortem
dominis Regis Ferdinandi, chiese l’investitura del feudo del
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Casale e la ottenne il 22/28 Gennaio 1516, mentre era vicerè Don Giovanni de Luna. Dalle testimonianze archivistiche fin qui raccolte si ricava che i Borgia per un brevissimo periodo abitarono nel castello di Palazzolo, e precisamente durante la castellania di Guglielmo Borgia; la rocca
fu infatti assediata nel 1404 dagli Aragonesi, che guidati da
Martino il Vecchio, tentavano di catturare Jacopo Campolo. L’assedio iniziò il 6 dicembre 1403 e si concluse con un
insuccesso del sovrano.
La Torre di S. Elmo, e il sottostante casamento adibito ad
abitazione, fu in quell’occasione parzialmente distrutta. Il
sovrano per assecondare le aspirazioni dei legittimi proprietari decise a questo punto di restituire (2 maggio 1405) il
castello e la baronia agli Alagona, che rientrarono in pos58
sesso delle loro proprietà. I Borgia di conseguenza si trasferirono in un’abitazione del borgo e presero possesso di
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alcune terre in contrada Poj (Casale), di una vigna e di un
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giardino di cui era proprietario Pietro Borea si conserva
una tarda citazione. Per quanto riguarda il casamento da essi abitato non possiamo avanzare ipotesi insostenibili, infatti il primo rivelo della terra di Palatiolum (1501) non si è
conservato e nel rivelo del 1548 i Borgia non vengono re61
gistrati; ciò dimostra che erano migrati a Noto, dove Attardo I aveva contratto matrimonio e scelto di dimorare assieme alla moglie Paolilla Danieli in un palazzo, che pro62
babilmente fu danneggiato dal sisma del 1542; a conforto
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di tale ipotesi sovviene un passo del Minutolo in cui si legge che Attardo Borgia migrò a Noto nel 1422, a Noto morì
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infatti il pronipote Nicola Borgia (7 settembre 1552); a lungo visse invece quel Pietro Borea cultore di antichità, assai
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stimato da V. Littara. Nel palazzo di questo cavaliere netino, V. Littara osservò una antica medaglia, con l’effige di
Antonio Caruso, recante la legenda: ANTONIUS.DE.CARUSIO.GEN.MAG.R., ed aggiunge che Attardo Borea «cittadino di Noto» compì numerose imprese militari per mare
e per terra, sopportando «molte avversità», per la qual cosa
ebbe in dono il feudo di Galermo (Doc. 2) in territorio di
Lentini. Attardo Borgia fu Capitano Giustiziere di Siracusa
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(1504-1555).
A Noto Attardo Borgia migrò nel 1422, poiché aveva sposato Paolilla Danieli, una dama assai ricca che gli portò in
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dote il feudo di Maccari. Dal testamento di Nicola Borgia, conservato tra gli atti del notaio Giacomo de Rinaldo
di Noto, apprendiamo che il barone Nicola istituì suo erede speciale il primogenito D. Giovanni Giacomo Borgia,
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che «sposò» Maria Martino (Martinez), dall’unione nacquero alcune figlie (Giovanna) e Ottaviano, che per dispo68
sizione testamentaria successe al padre il 22 gennaio
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1583, fu senatore di Siracusa nel 1562-1563 e nel 156670
1567. Ottaviano si recava spesso e volentieri a Palazzolo,
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pur essendo il feudo del Casale piuttosto lontano dalla città; a Palazzolo Ottaviano Borgia sposò una figlia di Arta72
le Alagona e Violante Guerrera (1557). Alla fine del ‘500
la famiglia si trasferì da Noto a Siracusa, nella città aretu73
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sea Ottaviano morì il 29 luglio 1631; fu sepolto in un’arca opportunamente realizzata nella chiesa del Convento di
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S. Domenico. A Siracusa i Borgia vissero in un sontuoso
palazzo nella piazza della cattedrale, alternando soggiorni a
Noto e a Modica; scelsero per la sepoltura di famiglia la
chiesa conventuale dei Frati Riformati di San Francesco e
per accogliere degnamente le salme costruirono la cappella
del SS. Sacramento, nella citata cappella fu tumulato Otta75
vio Borgia (Doc. 12), nato De Martinez (29 luglio 1613).
Il 22 gennaio 1633 prese possesso dei beni paterni Giaco76
mo Borgia che sposò Maria Montalto, dopo la sua morte
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assunse le proprietà il figlio Pietro Borgia che per motivazioni famigliari decise di stabilirsi a Noto, in questa città
morì 16 settembre 1645, fu sepolto nelle fosse del Convento di Santa Maria di Gesù; il barone Pietro Borgia fu il pri78
mo della famiglia ad essere accolto nell’Ordine di Malta.
Il fratello Giuseppe, che in precedenza aveva rinunciato al79
l’eredità paterna, fu costretto ad investirsi dei feudi (7/15
settembre 1646).
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Giuseppe Borgia, a differenza del fratello, scelse come
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sua stabile dimora Siracusa dove nacque il nipote Gregorio che poco dopo rimase orfano per la morte prematura del
genitore. A Siracusa Gregorio sposò Francesca Bonanno e
per ragioni a noi ignote vendette il feudo avito di Maccari
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a Bartolomeo Deodato. Morto l’intestatario ed essendo il
legittimo erede ancora minorenne e la sorella Maria Gae83
tana adolescente, assunse investitura donna Francesca
Borgia e Bonanno consorte del defunto (1° giugno XIV indizione 1661); don Giacomo divenuto maggiorenne nel
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1666 fu investito dei beni paterni e sposò D. Melchiorra
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Malandrino (16 giugno 1666), con la quale visse per alcuni anni, ma fortemente attirato dalla vita sacerdotale, fece
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inizialmente atto di donazione alla figlia D. Grazia Giuseppa Borgia e Malandrino. Melchiorra Malandrino, baronessa del Casale, morì durante il terremoto dell’11 gennaio
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1693, il suo cadavere fu trovato nella casa del Canonico
Silvestro Scarrozza, nel quartiere di S. Caterina e da lì fu
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disseppellito il 16 dicembre 1696. Don Giacomo visse in89
vece per molti anni ancora tra Noto e Modica, tant’è vero
che fu registrato tra i nobili residenti in quella città; il 24
maggio 1699, forse perché già si era trasferito a Modica,
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non partecipò alla riunione generale di «tutti i cavalieri e
capi di Religione» convocati per discutere il trasferimento
del sito di Noto, dall’Alveria sul Meti.
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Don Giacomo Borgia dopo il terremoto fu costretto assieme agli altri giurati ad organizzare i primi soccorsi, il capitano Giuseppe Rau della Ferla e il figlio Francesco, si trasferirono invece a Palazzolo, ma a Palazzolo don Giuseppe
Rau morì il 21 luglio 1693, e non essendo possibile la tumulazione a Noto, fu sepolto nella madre chiesa di Palatioli dedicata a San Nicola di Mira. Nel testo redatto dal Vicario Generale, Don Asdrubale Termini con l’ausilio di D. Giuseppe Formenti si legge che «D. Giacomo Borgia, barone
del Casale non intervenne, per essere abitante nella città di
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Modica». Al barone «sacerdote» Giacomo Borgia, non successe tuttavia la figlia Grazia, ma il figlio Nunzio Maria Bor93
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gia (4 febbraio 1712) che sposò D. Dorotea Salonia;
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scelse come sua residenza Siracusa e ivi morì il 26 febbraio 1724, a differenza dei suoi avi, fu sepolto nella chiesa
conventuale dei Frati Cappuccini alle Latomie e prima di
morire dettò il suo testamento al notaio Mauro Romano di
Siracusa (16 febbraio 1724).
Il barone fu nel 1705 accusato da Crispino Moltisanti e
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Vincenzo Raimondo di essersi fatto consegnare nel feudo
del Casale cento (100) salme di frumento, certo è che alla
morte del barone Nunzio Maria Borgia, gli successe la moglie D. Dorotea Borgia e Salonia, in attesa che il figlio minore e suo erede universale potesse essere investito. A Nunzio Maria Borgia successe il figlio, Francesco Borgia e Salonia (linea di Cadeddi) e il figlio Giuseppe Maria Borgia e
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Salonia (3 marzo 1725), che con privilegio conferito a Napoli il 20 gennaio 1797, fu insignito del titolo di Marchese
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del Casale; a Noto don Giuseppe sposò D. Anna Felicia
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Rau della Ferla, esponente di un’altra importante famiglia
del panorama aristocratico ibleo. A Simone Attardo Borgia
e Salonia (nipote del marchese Giuseppe) per espressa volontà dell’erede universale furono assegnate le terre, il casa100
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mento e la Turris del feudo di Cadeddi, pervenuto al barone Francesco per compera il 1 aprile 1776; dal nipote Si102
mone Attardo Borgia di Cadeddi nacque don Pompeo Bor103
gia Cavaliere d’Onore e di Devozione dell’Ordine di Mal104
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ta, morto a Napoli 11 giugno 1860. Giovanni Borgia (fratello di Simone e Giuseppe) fu invece Balì dell’omonima
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Commenda, fondata nel 1641 dal nobile Pietro Borgia. Il
marchese Giuseppe morì a Siracusa nel palazzo di piazza
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duomo all’età di novantanni (9 febbraio 1807) e a lui successe il figlio Nunzio Ottaviano Borgia, il testamento del
marchese Giuseppe fu pubblicato il 17 febbraio 1807, nel
testo conservato presso gli atti del notaio Francesco Bajona
di Siracusa il testante nominava suo erede universale il fi107
glio Ottaviano Borgia e Rau, che si investì Marchese del
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Casale il 20 giugno 1807.
Il Marchese Ottaviano portò a termine la costruzione del
palazzo in via Pompeo Picherali e sposò la baronessa Gau109
denzia Distefano di Cutolia. Gaudenzia unendosi ad Ottaviano divenne marchesa del Casale, zia della duchessa Lu110
cia Migliaccio e del Re di Napoli. La nobildonna portò
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nella famiglia Borgia i titoli e gli averi provenienti da D.
Paolo Distefano di Cutolia. La marchesa Gaudenzia morì a
Siracusa ab intestato l8 settembre 1785 quando il figlio maggiore, Giuseppe, aveva appena diciannove anni. Dei due figli nati dall’unione gli successe Giuseppe Maria Borgia Di112
stefano, che ebbe solo un figlio: Rinaldo Borgia Capece
Minutolo de Sangro che morì giovane.
Il marchese Giuseppe Maria Borgia, fu senatore di Siracu113
sa (1810-1811), e Gentiluomo di Camera di S. M. Siciliana; per motivi di servizio si era trasferito a Napoli e a Caserta, per seguire i sovrani. Durante la permanenza a Napo114
li conobbe Maddalena Capece Minutolo de Sangro, dei
Principi di Canosa, le nozze con la nobildonna napoletana
furono celebrate a Napoli il 2 settembre 1807. In onore della madre Gaudenzia, morta nel 1785, e per l’amato figlio Rinaldo Borgia fece costruire un monumento sepolcrale nella
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chiesa conventuale dei Frati Cappuccini alle Latomie, con
la semplice dicitura «A MEMORIA DI GAUDENZIA DISTEFANO BARONESSA DI CUTOLIA». Il Marchese
Giuseppe Maria Borgia e Distefano ricevette investitura dei
feudi materni l’8 settembre 1786. A Giuseppe Borgia Distefano successe Anna Borgia Beneventano, nata dal fratello
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Gaetano Borgia, con Anna, riconosciuta Marchesa del Casale il 4 agosto 1870, si estinse dopo circa seicento anni la
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discendenza di Guglielmo Boyra del Casale. Anna Borgia
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del Casale sposò Nicola Di Lorenzo dei marchesi del Castelluccio, quando ormai i Borbone avevano lasciato Napoli e alla corte partenopea si era sostituto il nuovo regno Sabaudo, tanto atteso dai comitati rivoluzionari del Val di No118
to.
Da Palazzolo, città natale dei Borgia del Casale, il 29 mag119
gio 1860 partì «una squadra per la volta di Lentini stipen120
diata da vari cittadini, e da essa armata» per partecipare
al grande evento dei Mille, mentre un nuovo signorotto, il
Barone Vincenzo Messina di Bibbia, animato dal fervore
patriottico, si preparava a vivere il suo momento d’oro.
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Cenni storici sul Palazzo Borgia del Casale (Siracusa)
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L’edificio fu commissionato nel 1760 dal b.ne Giuseppe Maria Borgia ad un architetto capace di rielaborare e reinterpretare il barocco; il palazzo, eretto sul fianco destro
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dell’antica strada che conduceva alla Porta Saccaria e al123
la fonte Aretusa, fu realizzato accorpando alcune fabbri124
che precedenti; restaurato ed ampliato agli inizi del ‘900
e nuovamente alla fine del secolo, presenta allo stato attua125
le due ordini, e un’alta cornice finestrata che nasconde il
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terzo piano realizzato nel 1790. Della fine del XVIII so127
no anche gli ampliamenti a Nord e a Sud; un marcapiano
con pieducci a ricciolo segna e separa la sopraelevazione;
un grazioso portale, centrato da portoncini rettangolari, in
asse con i balconi del piano nobile immette in un ampio cor128
tile con rimesse e cavallerizza.
Le aperture del piano di rappresentanza sono abbellite da
cornici di pietra bianca appesantite da eleganti intagli, chiuse in cima da un timpano spezzato, centrato da un clipeo
dentro il quale è alloggiata una conchiglia; il clipeo in cima
è chiuso da un bocciolo a ricciolo, le cornici di pietra bianca sono appesantite da racemi di acanto, tipici del primo rococò; aspetti simili si possono cogliere nelle elaborate inferriate a petto d’oca dei balconcini, che molto somigliano
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a quelle realizzate da Domenico Ruggeri; nei ferri delle
pergole, agganciate alle murature per conferire sicurezza al
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complesso delle inferriate si notano elementi simili.
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Un’elaborata B [Borgia] si conserva annidata tra i ferri
dell’inferriata che guarda su piazza duomo, segno evidente
che l’arma è stata disarticolata e criptata. La tribuna d’onore occupa il cantonale nord dell’edificio e guarda su piazza
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duomo, per consentire agli ospiti di assistere in tutta comodità alle processioni religiose; in particolare a quelle della Pasqua e del Corpus Domini.
Da questa tribuna angolare si potevano seguire anche le
corse dei cavalli berberi che allora si organizzavano in ono132
re di S. Lucia. Il cantonale è enfatizzato da mensole a capriolo montate su pieducci aggettanti in modo da ottenere
maggiore ampiezza di passaggio. Attraverso un arco solenne di raccordo con via Pompeo Picherali si accede al vestibolo della corte interna, nella crociera della loggia è stato
alloggiato uno stemma tagliato con l’emblema dei Borgia e
quello dei Salonia, e una targa commemorativa in cui si celebra il committente.
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Dal cortile si può osservare un elaborato prospetto architettonico, con nicchie cieche enfatizzate da un cartiglio
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rocaille, balaustri e vasotti posti sulle volute e sulle cimase architettoniche che nascondono la rampa di accesso al
piano nobile, l’arco ribassato è centrato da una forte madonatura. In corrispondenza con il vano dell’anticamera che
guarda sul cortile interno si può ammirare un balconcino barocco, riquadrato da paraste, con un’inferriata rettilinea appesantita da un cestello. Sulla corte si affaccia una sontuosa terrazza in origine accessibile dagli appartamenti privati
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abitati dai proprietari, le finestre corrispondenti ai vani interni sono enfatizzate all’esterno da un timpano classico, che
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richiama i finestroni di palazzo Beneventano del Bosco;
la balaustra, intagliata e traforata, presenta un modulo, che
si ripete ad intervalli regolari, ossia un vasotto fiorito centrato dentro un globo.
Agli appartamenti del piano nobile si accede, oggi come
nell’antichità, attraverso una rampa monumentale che guida gli ospiti verso il portone trionfale, su cui spicca lo scu137
do della famiglia Specchi Gaetani di Sortino. Gli Specchi,
nativi di Naro, attraverso una complessa vicenda, che non
è necessario compulsare, vennero in possesso di un appar138
tamento in precedenza abitato dai Borgia. All’interno del
palazzo, secondo il consueto schema dell’infilade, si possono ammirare gli appartamenti privati con raffinati stucchi
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neoclassici, alcuni salotti, un’ampia alcova angolare e
una grande sala per i balli e le cerimonie religiose; di note141
vole interesse storico-artistico sono gli affreschi delle sale di rappresentanza, decorate da un pittore vicino ad Erme142
negildo Martorana, raffiguranti divinità pagane e miti per
celebrare l’antichità della famiglia, venuta in Sicilia dal regno di Valencia. Le porte laccate e dorate erano abbellite da
lussuose sopraporte dipinte, raffiguranti vedute e paesag143
144
gi; in una sala accanto all’alcova «grande» si conservano pregevoli pitture parietali, raffiguranti la gloria di Casa
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Borgia.
Dentro un imponente manto principesco, sormontato da
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Fig. 2. Siracusa – Palazzo Borgia del Casale,
particolare della Fama con a destra l’emblema dei Borgia
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una corona con gigli d’oro, si staglia un cartoccio caricato
da frecce e vessilli, dentro si legge in parte sfigurato dal tempo l’emblema dei Borgia di Sicilia. Accanto a questa complessa figurazione, la Fama ammantata con una tunica rosa, regge con la mano destra una tromba da cerimonia, per
annunciare l’eternità della famiglia; la divinità è scalza, la
veste è trattenuta da una cintura d’oro e lo stemma montato su un plinto, a cui si appoggia con enfasi la personificazione dell’eternità.
Del mobilio che arredava gli appartamenti e le sale so146
pravvivono nel salone di Amore e Pische, una grande specchiera con l’emblema di casa Borgia e Di Lorenzo, montata sopra un elegante camino di marmo nero e una specchiera rococò; le pitture delle sovraporte, oggi mancanti, sono
state ritrovate, ma allo stato attuale non sono visibili. In
queste sale, con il pretesto di somministrare lezioni di filosofia e matematica, si tennero dopo il 1837 alcune riunioni
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segrete. Tra il 1930 e il 1950 fu abbattuto l’angolo sud del
cortile e si modificò, compromettendolo del tutto il prospetto interno, la cavallerizza fu adattata a garage ed alcuni locali del pianterreno utilizzati per allocare attività pubbliche.
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Lo stemma di Casa Borgia
Sul portone che guarda su via Pompeo Picherali si conserva, inserito nella chiave dell’arco, che immette nella cor148
te, un vetusto stemma con l’emblema della famiglia. L’arma di recente ripulita è stata ricavata da un piccolo monolite, alcuni studiosi datano il reperto al XVIII.
Lo scudo è sagomato ed accartocciato, chiuso in testa da
un ricciolo d’acanto su cui poggia una corona floreale, con
gigli, perle e smalti, nel I d’azzuro al Bue d’oro, spiccano
due Aquiloni e una Stella, nel II d’azzuro a Tre Bande d’oro.
La Tabula commemorativa
JOSEF MARIA BORGIA & SALONIA
CASALIS & GALERMI
A WILLIELMO BORGIA
EX ANNO MCCCXCVI
PRIMO ACQUISITORE
XV BARO
HUNC ADEMPTUS LOCUM
DOMUM IBIDEM
ANTIQUIORI RESTAURATA
NOVO RITU, INGENTIQ & SUMPTU
A FUNDAMENTIS EREXIT
ANNO MDCCLX
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