Estate - Casa de Italia - Società Dante Alighieri Guadalajara

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Estate - Casa de Italia - Società Dante Alighieri Guadalajara
Rivista della Società
Dante Alighieri
Comitato di Guadalajara
Anno 44 Numero 300-62
Giugno 2012
Divulgazione gratuita
Estate
Storia • Cultura • Attualità • Cinema • Gastronomia • Viaggi • Moda • Libri • Musica
Ambasciata d’Italia in Messico
Ambasciatore
Roberto Spinelli
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Col. Lomas de Chapultepec
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Società Dante Alighieri
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Roma, Italia 00186
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La Dante a Guadalajara
Presidente
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della rivista
Sabrina Nigra
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(33) 3615 9744
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Dante Alighieri di
Guadalajara
Redazione
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Sabrina Nigra
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Jaime Lubin
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Maryloly Esteban
Karla Lomelí
Lizette Rivera
Franco Zampini
Tesoriere
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Progetto grafico
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Con l’adesione alla
D.A. partecipiamo
disinteressatamente all’opera di
tutela e diffusione della lingua e
cultura italiana.
Rubrica
Passeggiare
Esistono cammini senza viaggiatori. Ma vi sono ancor più
viaggiatori che non hanno i loro sentieri.
Gustave Flaubert, Lettera a Louise Colet, 1847
Questo é il tema centrale di Parole per il numero estivo.
In un paese come l’Italia l’arrivo della bella stagione
porta con se molti significati.
L’estate trasmette libertà, è il tempo di scoprire persone
e cose sconosciute, di uscire dalla routine quotidiana,
di divertirsi in modo spensierato con gli amici ed anche
l’epoca degli amori estivi al mare. Le giornate
si allungano, c’è il sole e nasce la voglia uscire,
di stare fuori all’aria aperta con gli amici e la famiglia.
Le serate estive ispirano dolcezza e fare, anche solo, una
semplice passeggiata di sera con un gelato ha un sapore
speciale. Passeggiare significa entrare in contatto con
se stessi, ma anche aprirsi al mondo e utilizzare tutti i
nostri sensi.
Non mi resta che dire ‘Buona passeggiata a tutti’!
La Direttrice
La Casa de Italia presenta la rivista in forma elettronica,
qui si trova informazione in più, link a diversi video, siti
web, il sito: www.issuu.com/casadeitalia
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Storia
Dal peregrinare
alla passeggiata
sociale
come cambia la maniera di camminare:
dal senso sacro al profano.
✒ Sabrina Nigra
How many roads must a man walk down,
before you call him a man?
Bob Dylan
Tracciare la storia del ‘‘camminare’’ è un’impresa molto
complessa. Esistono molti tipi di camminate e l’uomo
ha attribuito a questo semplice gesto significati culturali
diversi lungo la storia, di tipo spirituale, sovversivo
e anche artistico.
Per esempio nella scuola peripatetica, che fu una delle
grandi scuole filosofiche greche, fondata da Aristotele,
gli alunni e il maestro passeggiavano insieme.
Aristotele aveva l’abitudine di insegnare e tenere i suoi
discorsi camminando avanti e indietro. Il camminare
era legato all’apprendimento, al conoscere se stessi,
alla riflessione. Un’ accezione molto simile a quello
che secoli successivi i poeti romantici e surrealisti
daranno alle passeggiate. Il poeta inglese di età
romantica William Wordsworth, camminava
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e componeva versi, prestando attenzione a fenomeni
semplici e a volte trascurati.
Nell’epoca medievale nel mondo cristiano si diffonde
il pellegrinaggio verso Gerusalemme, Roma e Santiago
de Compostela e con esso cambia il significato del
camminare, acquisendo un senso spirituale di espiazione.
Alla fine dell’800 nasce il mondo moderno, le città
cambiano, vengono creati i grandi boulevard e le vie
del centro delle principali città europee. In queste
vie cominciano ad apparire i primi negozi lussuosi,
i caffè, le pasticcerie con le loro vetrine eleganti e
i lussureggianti giardini. Passeggiare per le vie del
centro significa per le classi ricche, affermare
il proprio status sociale, valore che tuttora sussiste
con la passeggiata sociale del sabato o della
domenica pomeriggio.
Infine, vorrei ricordare che negli anni 60 camminare,
acquisisce una sfumatura di contestazione politica.
Sono gli anni delle manifestazioni studentesche anche
in Italia, e i giovani dimostrano la loro l’insofferenza
verso le generazioni adulte accusate di essere portatrici
di una mentalità chiusa e repressiva.
Il Camino di Santiago si può fare ancora oggi…
troverete più informazione se date un click sul
camminante della pagina 3.
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Gastronomia
La forchetta di Leonardo II
✒ Jaime Lubin, Traduzione: Adriana Camarena
Il momento fortunato, l’epoca meravigliosa, il secolo
bagnato in sangue e guerra. Nel autunno del 1502
quando Leonardo Da Vinci, Niccolò Machiavelli e
Cesare Borgia viaggiavano insieme per la Romagna
pianificando ed eseguendo le strategie per una delle
campagne militari più incerte dell’epoca, l’invenzione
politica moderna, la sconfinata creatività di Leonardo
e la forza di Cesare Borgia sono stati il condimento
ideale per sperimentare la migliore cucina di campagna
che potrebbe immaginare l’arte della guerra. Con il
potere di Borgia, la loquacità di Machiavelli e la cucina
di Leonardo, sicuramente il Rinascimento si è nutrito
di molte cose più che coniglio arrostito e verdure
occasionali. Cesare Borgia era accompagnato, non solo,
da suoi capitani e guerreri ma anche da due uomini
saggi che insieme alla lunga compagnia di aiutanti di
camera, cuochi, e altri impiegati hanno sistemato la
cucina dell'improvvisazione e la pianificazione curata.
È chiaro che dalla coltelleria, dai servizi da tavola, dai
bicchieri fino i tavoli nelle tende non avevano rivalità
nemmeno tra i banchetti che si potevano organizzare
nei castelli presi da Cesare Borgia a cui invitava con
squisita diplomazia sue prossime vittime. Un consiglio
che ha dato Leonardo a Cesare fu che l’invitato
prossimo ad essere ammazzato era conveniente farlo
sedere a capo tavola, a proposito degli inconvenienti
proprie di un evento del genere. Ah, e ha anche
inventato i tovaglioli, per non continuare ad utilizzare
conigli vivi per pulirsi le mani.
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Cultura
Cliccate sulla
foto per sentire
come suona
questa storia …
Periplo
✒ Il Capitano
Traduzione: Adriana Camarena
Lo sguardo del Cardinale Cornaro mi ha attraversato
come se fosse una daga di Toledo, quella sera di
febbraio del 1652 quando mi ha chiesto di cantare.
Il mio nome non importa, soltanto posso dire che ho
fatto uno dei compiti più rischiosi che poteva essere
dato ad un uomo. Il mio passato era piuttosto scuro,
sapevo sfuggire da qualsiasi situazione. Molto tempo
ho servito come collegamento segreto tra il doge di
Venezia e il Sacro Collegio Cardinalizio. C’èra un
non-so-ché di cose che si tesseva di parole non dette,
di ombre, di sangue.
Da Venezia sono uscito da solo e a piedi, sapevo
che venivo vigilato da vicino da altri così invisibili
come me e che avevano la missione di confermare
immediatamente qualsiasi incidente. Nel mio zaino
portavo una frase scritta che unicamente dovevo
ripetere di fronte e quasi in segreto al Cavaliere quando
l'avrei incontrato a Santa Maria della Vittoria. Il ritmo
dei miei passi aveva senso allora. Fin da bambino
conoscevo la canzone, la cantavo nelle feste
e la danzavo particolarmente nelle notti di luna piena.
Estasi di Santa Teresa
Gian Lorenzo Bernini, 1647-1952
Capella Cornaro
Santa Maria della Vittoria, Roma.
Passando per Bologna ho conosciuto don Soglia,
gesuita incaricato delle udienze del Santo Ufficio,
lui mi ha dato un crocifisso strano. Sono partito subito
per arrivare a Roma calcolando cinque giorni
di buon passo.
Nevicava e il freddo mi
ha preso quella sera, non
potevo fermarmi, ma con
il crocifisso nelle mani
mi sono addormentato in
una grotta. Quando mi
sono svegliato ricordavo
lo sguardo del Cardinale
Cornaro. Avevo mangiato
appena un pezzo di pane
e un po’ di formaggio
e dopo un cammino
faticosissimo riuscivo
a vedere lo splendore
di Roma allo stesso
tempo che sentivo un
galoppo frettoloso che
mi giungeva. Non
ho saputo più niente.
Come trasportato da
un incantesimo dello
stesso Fierabras mi
trovavo a Santa Maria
della Vittoria guardando
il Cavaliere davanti al
quale ho recitato:
“Me l’ha fatta annamurà la
cammenatura e lu parlà”.
Senza dire una parola
ha detto di entrare a due
napoletani, eravamo già
in quattro, velocemente
gli hanno consegnato
120,000 scudi italiani
come pagamento per la
bellissima Capella Cornaro
e a me mi hanno portato
subito fino a Livorno per
imbarcarmi verso Siviglia e
da lì fino la Nuova Spagna.
Il mio mestiere di marinaro
non mi aveva lasciato
e insieme al crocifisso
dell’abate Soglia passavo
tranquillamente le terribili
tormente atlantiche, di
fronte ai pirati inglesi
ed olandesi. Credevo di
arrivare a porto, credevo di
andare in carrozza verso il
centro della Nuova Spagna.
Credevo che quelli erano
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i giorni per cominciare
altri compiti fino a
quando ho scoperto
che il crocifisso era
cavo, lì una piccola
pergamena dove c’erano
scritte le parole che
ho detto al Cavaliere.
In quel momento il
fuoco mi circondava,
e da allora vi osservo,
adesso sono diventato
legno scolpito nelle
pale d’altare di Santa
Clara a Querétaro, e il
tempo non trascorre mai
attraverso la mia anima
quando ho scoperto che
il mio spirito è un albero
che sempre germoglia,
come oggi in questa
calda estate tre secoli e
mezzo dopo.
Fate che il vostro spirito avventuroso
vi porti sempre ad andare avanti
per scoprire il mondo che vi circonda
con le sue stranezze e le sue meraviglie.
Scoprirlo significherà, per voi, amarlo.
Kahlil Gibran
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Attualità
Una sera come tante
✒ Maryloly Pérez Esteban
Una sera come tante, in una Roma
finalmente libera dalla pioggia e il
caldo, a bordo del tram n.1, basta
qualche minuto per aver ben chiaro
tutto quello che ti manca, quello
che assolutamente non vorresti e
soprattutto quello che hai e che forse
apprezzi troppo poco.
Scendi dal tram, mentre la tua mente
vola, passeggiare e camminare per le
strade di Roma poco a poco cominciano
a riempire il tuo cuore, sei uno straniero:
godendo, imparando, sognando una
città mai vista. I tuoi cinque sensi stanno
per esplodere dall’emozione: la vista,
l’olfatto, il gusto, il tatto, l’udito.
Oggi vivi una realtà, non un sogno
come quello che hai sognato dopo aver
guardato le immagini sul tuo libro
preferito fin da quando eri bambina.
Oggi davanti a te, trovi la Fontana di
Trevi con la sua bellezza, migliaia
di turisti intorno, che godono di questo
capolavoro barocco. Come te, anche loro
sognano di gettare la sua moneta per
tornare a Roma, son quasi 3,000 euro
quelli che si gettano ogni giorno nella
fontana, ma il valore non è economico,
se lo vediamo dal punto da vista della
quantità dei sogni lì gettati, bagnate
dalle acqua rumorose. Guardandoti
intorno pensi, non sono mica l’unica a
sognare, siamo tanti a sognare con gli
occhi aperti a passi sicuri a conquistarli.
Non dimenticherò mai quella serata
a Roma, sognando e vivendo si capisce
con certezza, che le belle persone
continuano ancora a sognare.
Moda
Estate
di mini
gonne
e molti
colori.
Pepe Jeans, primavera-estate 2012
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✒ Sabrina Nigra
In un paese come l’Italia in cui le stagioni, nonostante
l’effetto serra, sono ancora ben definite, l’arrivo
dell’estate è realmente qualcosa di speciale!
Quando arriva l’estate non si vede l’ora di svestirsi,
si fa il cambio di stagione nell’armadio e i cappotti
vengono temporaneamente accantonati per lasciare
spazio ad abiti più freschi. Le braccia e le gambe
tornano finalmente alla luce! L’estate, per un italiano,
è sinonimo di caldo, sole e mare. Tutti gli italiani,
grandi e piccini, attendono con ansia questo momento,
perché in estate tutti gli italiani andiamo in vacanza.
I telegiornali, ogni anno, annunciano il grande
‘esodo estivo’; gli italiani fuggono dalle città per andare
al mare. Intanto su tutte le riviste femminili, e maschili,
si parla della famigerata e temutissima ‘prova costume’.
In Primavera inizia la preparazione per arrivare in
forma all'appuntamento con il bikini. Quali sono le
nuove tendenze per l’estate 2012? Quest’anno la moda
ci riporta agli anni sessanta e all’epoca in cui Mary
Quant lanciò la minigonna. Quindi anche se le giornate
si allungano, nella moda tutto si ‘accorcia’, i must di
quest’estate sono la minigonna e le gambe scoperte.
Per quel che riguarda i colori sulle passerelle
predominano le tinte forti, i colori eccentrici e per gli
amanti degli anni novanta tornano di moda i colori
neon. Mentre per i maschietti la moda primavera-estate
2012 impone uno stile essenziale, un look semplice
e leggero, ma indiscutibilmente sofisticato e sobrio.
Pantaloni con cavallo abbassato e linee morbide, colori
dai toni ghiacciaci e camicie chiare.
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Viaggi
Due immagini di
Montenapoleone
Il mondo è un libro e quelli che
non viaggiano ne leggono solo una pagina.
Sant’Agostino
✒ Jaime Lubin & Adriana Camarena
Tutto comincia in un angolo, alzo la vista dal libro e
guardo il nome della strada: Via Manzoni. Torno al libro.
'I promessi sposi' di Alessandro Manzoni. Sono in piedi
accanto all'entrata di una veranda bellissima che ostenta
un cartello: “Don Lisander Ristorante”.
È lo stesso Alessandro, lo scrittore. E chi ci riceve
con lo spirito per una meravigliosa cena dopo aver
passeggiato tutta la serata in Via Montenapoleone, l’altra
strada. Lì siamo stati presenti alla paserella delle novità
di Giorgio Armani, lui stesso ci da il benvenuto.
Tutto rosso, nero e bianco. Le modelle camminavano tra
la gente e sui tavoli c’erano uve, vino rosso e formaggi
bianchi. Tema giusto per la chiacchiera della cena in
cui il gentilissimo cameriere ha servito a me e mia moglie
una bottiglia di Valpolicella e una bistecca ai ferri: cucina
eccezionale di Don Lisander. Il giorno dopo continuiamo
a godere Via Montenapoleone, uno dei punti del
cammino, l’altro: la Galleria Vittori Emmanuele II
per girare sopra Tauro ed avere buona fortuna.
Milano sotto la nebbia, grigia quasi
argentea si apre appena esco dalla
Metrò e, io senza sapere, cammino
verso Via Manzoni, attraverso la soglia
della Galleria Vittorio Emmanuele II
e trovo Leonardo che mi fa pensare
come il Rinascimento fonde l’eternità
insieme all’essere umano. Continuo
a camminare e davanti a me appare
la manifestazione contemporanea
dell’idea della permanenza italiana.
All’improvviso alzo gli occhi e vedo “Via
Montenapoleone”, mi è sembrato strano
il nome all’inizio e poi mi rendo conto
dove sto, vedo il Caffè Armani, una
boutique Chanel. Torno un po’ indietro
e trovo Peck, una "delicatessen"
straordinaria che completa il banchetto
per i sensi. Cammino, cammino,
entro nel bar e chiedo un caffè, scrivo
qualche riga sul mio quaderno…
giro la pagina e mi salta una frase:
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“Ma i veri viaggiatori partono per
partire, ; cuori leggeri, s’allontanano
come palloni, al loro destino mai
cercano di sfuggire, e, senza sapere
perché, sempre dicono: Andiamo!
Il Viaggio, Charles Baudelaire
Una bella passeggiata non finisce mai
perché il mondo si conosce passo a
passo. Di qua e di là si aprono i tesori
più preziosi delle città, le strade, la
vita. Camminiamo.
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Cinema
Il Sorpasso
✒ Maryloly Pérez
Esteban
Il Sorpasso appunto, non
é soltanto un film, é un
simbolo, un modo di
dire forse! L'Italia che
in quegli anni voleva
fare il Sorpasso…
Roma 1968, Ferragosto,
la città è deserta.
Bruno Cortona
(Vittorio Gassman),
quarantenne vigoroso
ma inconcludente, é
amante della guida
sportiva e delle belle
donne, vaga alla ricerca
di un pacchetto di
sigarette e di un telefono
pubblico. Lo accoglie in
casa lo studente di legge
Roberto Mariani
(Jean-Louis Trintignant),
rimasto in città per
preparare gli esami.
I due, sulla spinta
dell'esuberanza e invadenza,
intraprendono un viaggio
in auto che li porterà verso
mete occasionali sempre più
distanti da Roma. Il giovane
Mariani sarà più volte sul
punto di abbandonare la
sua cittá, ma sia il caso sia
una certa inconfessabile
attrazione, lo riporteranno
sempre sui suoi passi,
in un percorso quasi di
formazione alla vita che
riguarderà il distacco dai
miti adolescenziali, l'amore
ed i rapporti sociali, sino alla
conclusione tragica durante
un sorpasso avventato a
causa del quale il giovane
studente perderà la vita.
che non gli piace ma
non riesce a rifiutarlo
per poi soccombere.
Qualche parola in più
sui simboli che intorno
alla strada si raccolgono,
è la via Aurelia il
percorso lungo il quale
la vicenda si snoda,
l'arteria che esce da
Roma e si dirige verso
le riviere di Fregene e
dell'alto Lazio.
È questa la strada che
più di altre nel corso
degli anni Sessanta ha
rappresentato un mito
collettivo verso
la vacanza, l'evasione,
il benessere.
Forse ci sembra che il
rapporto tra i due con tutta
la portata di significati sia
una delle cose migliori del
film,il giovane ne è a tratti
quasi schiacciato, nauseato
poi attratto scopre un mondo
La Via Aurelia ha
rappresentato una
sintesi dell'immaginario
sociale. Il suo percorso,
partendo dal centro
della città, attraversava
dapprima i quartieri
borghesi della capitale in crescita, sorti a ridosso del
centro storico, sfiorava le borgate popolari fatiscenti
e correndo velocemente tra le ultime contrade
agricole della bonifica laziale, raggiungeva le spiagge
della riviera o i piccoli centri di Fregene, Santa
Marinella e via via su sino a Capalbio, tra un fiorire
di urbanizzazioni selvagge ed abusive. La civiltà che
i protagonisti incontrano nel loro viaggio è quindi
davvero uno spaccato trasversale di quella società
romana che collettivamente si metteva in moto ogni
domenica per celebrare il rito della festa, tra soste
agli autogrill, lunghe code d'automobili.
Reggista: Dino Risi
Anno: 1962
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Cliccate sopra per
trovare una piccola
scena di questo film …
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Sapore e sapere
Il Bove
✒ Franco Zampini
Ricordo perfettamente quell’esame
per cui mi ero preparato quasi alla
perfezione. Sapevo tutto tranne una
poesia: Il bove. Delle dieci poesie era
l’unica che non avevo imparato
a memoria ed è stata proprio il
“t’amo o pio bove” che mi fece
passare un brutto momento. Poi me
la sono studiata ed imparata tanto
bene che ancor oggi la ricordo quasi
perfettamente, cosa strana, le altre
invece sono rimaste nei vaghi ricordi.
Non sarà difficile per gli alunni
riconoscere le espressioni che sono
derivate al poeta dal Bove di Giosuè
Carducci. Ogni volta in cui si osserva
il bue suscita il nostro affetto, ci infonde
un senso di forza e di tranquillità;
sia quando è immobile come una statua,
sia quando si lascia aggiogare all’arato
(ormai d’altri tempi). Il bove è sempre
paziente. Quando da giovinetto lo
incitavo, esso rispondeva con un lento
girar del capo, con una lunga e
paziente occhaiata.
Nel suo occhio, dolce e severo, ad un
tempo, si rispecchia grande e silenziosa
la verde distesa dei campi. I buoi, anni
che furono, sono stati i miei più cari amici
e compagni dell’infanzia.
T'amo, o pio bove; e mite un sentimento
Di vigore e di pace al cor m'infondi,
O che solenne come un monumento
Tu guardi i campi liberi e fecondi, 0 che al giogo inchinandoti contento L'agil opra de l'uom grave secondi:
Ei t'esorta e ti punge, e tu co 'l lento
Giro de' pazienti occhi rispondi. Da la larga narice umida e nera Fuma il tuo spirto, e come un inno lieto
Il mugghio nel sereno aer si perde; E del grave occhio glauco entro l'austera
Dolcezza si rispecchia ampio e quieto
Il divino del pian silenzio verde.
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Parole, parole , parole…
No tengo miedo
(io non ho paura)
Niccolo Ammaniti
El Pozo
Gabriele Salvatores
Italian Cafe
Putumayo
In una calda estate
degli anni 70, in un
piccolo paesino al Sud
d’Italia, un drammatico
avvenimento viene
raccontato da un
bambino che per caso
scopre un spaventoso
e terribile segreto che
coinvolge tutti gli adulti
del villaggio, anche
i suoi genitori.
La storia raccontata da
Niccolo Ammaniti in “Io non
ho paura” portata al grande
schermo in modo magnifico
da Gabriele Salvatores, in
un tráiler che ci porta a
un’estate che cambierà la
forma in cui un bambino
vede il mondo e le persone
che gli sono sempre state
intorno.
Canzoni italiane di
swing, jazz e boogiewoogie degli anni
50 e 60 e anche
contemporanee,
interpretate da artisti
vari tra i quali Giorgio
Conte, Renato Carossone
e Gianmaria Testa.
Editorial Anagrama
Spagnolo
232 pagine
$345
Formato DVD
Anno 2006
$ 64
Anno 2005
$164
Se lui fosse
partito, io sarei
partita con lui
✒ Ari Aguirre
Era il 1959, quando l'ho visto per
la prima volta. Lui era fuori da una
fabbrica nella Germania dell'est, e io
ero là per vacanze con le mie amiche.
Noi venivano dal ovest della Germania,
da una piccola città vicino alla Francia.
Dopo averlo visto, ho deciso di tornare
ogni fine settimana. Non avevamo
niente in comune, per questo lui mi
piaceva così tanto. Lui lavorava in
quella fabbrica tessile ed io appartenevo
ad una famiglia ricca sfondata. Lui
era dell'est ed io dell'ovest. A lui
piaceva tantissimo la letteratura, io
mi interessavo tantissimo della moda.
Due anni dopo, continuavamo a stare
insieme, ma nessuno al ovest lo sapeva.
Ero innamorata cotta. Fino al giorno in
cui la Germania è stata ufficialmente
divisa. Io sapevo che non era il
miglior momento per trovare il mio
amore, ma è soltanto successo così. Ci
stavamo tutti due a est, quando questo
è successo. Lui mi ha detto che era
impossibile restare là e che non poteva
neanche ritornare a casa sua.
Era il 1961 ed erano tempi molti
difficili. Io avevo paura; paura della
guerra, paura della divisione, paura di
Racconti
Racconto scritto partendo della fotografia di
Robert Doisneau provando ad immaginare
una storia prima, durante e dopo
l'immagine. Livello Avanzato II.
partire, paura di restare. Ma sopratutto,
io avevo paura di perderlo. Io gli avevo
detto che non volevo partire per la
Svizzera, ed lui mi ha detto che allora
sarebbe ritornato a prendermi appena
fosse stato tutto pronto per abitare
insieme in Svizzera. Così io sarei potuta
stare un po' di più con la mia famiglia e
i miei amici. Lui era appena partito dal
mio appartamento con le sue valigie,
quando sono uscita correndo, e gli ho
detto che se lui fosse partito, io sarei
partita con lui. Quel bacio è stato il
bacio più appassionato che qualcuno mi
abbia dato. In questo momento siamo
in treno verso a una nuova vita insieme.
Io, lui ed il nostro amore.
Non so cosa succederà, dove abiteremo,
cosa faremo. Ma con lui, non ho paura
del futuro.