FranchisingTime 2016 n.4

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FranchisingTime 2016 n.4
anno IV n. 4
Luglio-Agosto 2016
PRODOTTI E SERVIZI PER IL FRANCHISOR E IL FRANCHISEE
notiziario | dal mondo del franchising
rapporto giovani consumatori | a far la spesa si impara da piccoli
puntualità nei pagamentI | in crisi la grande distribuzione
ORIGINAL
MAG
FLESSIBILITÀ
disponibile per le catene delle
diverse aree merceologiche
QUALITÀ
dei contenuti
e delle immagini
ORIGINALITÀ
un servizio esclusivo
e su misura
editoriale
i segnali
dello shopping online
Da più parti arrivano segnali positivi: nuove
aperture, nuovi attori, numeri migliori; da
un’altra direzione si sollevano segnali di fumo
scuro: i consumi che non decollano, il commercio alle prese con i problemi nei pagamenti
(segnatamente nella grande distribuzione; vedi
a pag. 16). Tutti i giorni siamo invasi da una serie di notizie spesso contrastanti, alcune ci sorprendono positivamente e altre ci ricordano che
la crisi ha lasciato le ferite ancora aperte. Tra le
tante cogliamo con favore quelle informazioni
che ci confermano la volontà di tendere al recupero dei valori, come le nuove opportunità
per il patrimonio degli asset commerciali che
sono state al centro di un recente dibattito promosso e organizzato da CNCC-Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali, che ha infatti
trattato il tema della “Deep Renovation”, la riqualificazione radicale, privilegiando l’aspetto
architettonico, attraverso l’analisi di casi che hanno attuato o stanno attuando strategie di rinnovamento delle strutture esistenti.
Nell’Italia dello shopping online 4.0 il 41% dei
consumatori ha acquistato prodotti su Internet
nel corso dell’ultimo anno e il 56% li ha cercati
sul web oggi più che nel passato. A ciò si aggiunge una sempre maggiore importanza dei dispositivi mobili nel processo di acquisto, sopra
la media europea e globale. Le categorie più acquistate? Si aggiudicano la pole l’abbigliamento con il 54% di consumatori in Italia contro il 52% della media globale, l’elettronica
(49% vs 45% globale) e i prodotti di bellezza
e cura della persona (38% Italia vs 32% globale).
Insomma il canale tradizionale lascia sul terreno
parte del suo appeal a favore di quello digitale. A decretarne il successo è l’apprezzamento
del mondo giovanile così come della cosiddetta
generazione X (adulti tra i 36 e i 50 anni): di fatto Internet ha abbattuto le barriere generazionali e a navigare con l’intento di acquistare non
sono più solo i giovanissimi della generazione
Z (18-25 anni), ma anche i consumatori con
qualche lustro in più. All’universo dei giovani,
invece, va la palma degli acquirenti più accaniti
nell’utilizzo dello smartphone: la generazione
Y tra i 25 e i 36 anni batte di gran lunga le altre, tutte comunque protese verso un nuovo
modo di intendere l’esperienza di acquisto, combinando canali online e offline. Queste le
principali evidenze dell’analisi “FutureBuy”
realizzata da GfK Eurisko e presentata a Confimprese sui comportamenti di acquisto dei
consumatori italiani e stranieri, con un focus su
sette categorie (bellezza e cura persona, elettronica di consumo, food, cibi e bevande
3
editoriale
fuori casa, fashion, viaggi-ospitalitàintrattenimento, mobili e arredamento) e quattro fasce generazionali analizzate tra i 18 e i 69
anni, cui si aggiungono i leading edge consumers (LECs), cioè gli appassionati, i trend setter, coloro che offrono indicazioni sulle prospettive future dei fenomeni in atto, decretando quasi all’unanimità (75%) la valenza dello
shopping omnichannel.
“La crescita dello shopping online è un dato di fatto – conferma Mario Resca, presidente Confimprese – è una parte integrante del processo di
acquisto che non sostituisce ma si integra all’esperienza nei punti vendita tradizionali e permette al
consumatore il confronto di prezzo, vero driver di scelta. Confimprese ha lanciato con GfK l’Osservatorio
omnichannel per sostenere i retailer nel creare
un’esperienza di marca crosscanale che sia coerente. Il 66% dei consumatori italiani non è fedele a
un solo rivenditore e a un solo marchio, ma spazia
alla ricerca degli affari migliori e questa è una spina nel fianco per le catene, che devono correre ai ripari per non perdere l’affluenza in negozio puntando
sull’innovazione, introducendo nuovi strumenti di
promozione, pagamento e assortimento”. Anche perché il 70% degli acquirenti pensa che lo shopping online faccia risparmiare: a esserne maggiormente convinte sono soprattutto le fasce di
età giovani e centrali (26-50 anni), ma la percezione è condivisa anche dalla maggioranza dei
giovanissimi e dei più maturi. L’integrazione tra
showrooming e webrooming conferma la consuetudine di passare da un canale di vendita all’altro. “Il 62% dei consumatori italiani – spiega
Gianluca Nardone, partner GfK Eurisko – derubrica l’acquisto online alla voce risparmio, il 33%
4
trova che ci sia un migliore assortimento, mentre il
42% acquista in negozio per provare i prodotti e il
29% per abitudine/fiducia. Questa dinamica porta a fenomeni nuovi: da una parte i negozi
brick&mortar diventano click&mortar per sopravvivere alla concorrenza dei giganti dell’e-commerce; dall’altra i player online iniziano a operare anche attraverso i negozi tradizionali per fornire un servizio migliore ai consumatori”.
I dati parlano chiaro: i clienti multi-canale, cioè
quelli che si informano e poi acquistano sia in
negozio che sul digitale, sono i più preziosi perché altospendenti. “Fidelizzarli è strategico – conferma Fabrizio Valente, founder partner Kiki
Lab Ebeltoft Italy – e per farlo bisogna lasciarli
liberi di usare i canali che preferiscono di volta in
volta, seguendo piuttosto strategie premianti differenziate come quelle di Marks e Spencer in Uk. La
sfida è quella di far tornare i conti economici delle catene e dei singoli affiliati per il franchising”.
Il cambiamento porta inevitabilmente a un ripensamento dello spazio anche in chiave di risparmio economico. “Con l’omnichannel – chiarisce Luca Pellegrini, ordinario di marketing
Università Iulm e presidente Trade Lab – una
parte delle vendite non avviene più in store, è necessario meno spazio e questo è il grande problema
per i retailer monomarca. Come sta già drasticamente
accadendo negli Stati Uniti e in Uk, anche in Italia avremo reti meno dense. Chi ha grandi superfici sub urbane dovrà aprire punti vendita più piccoli in location centrali per il pick and collect ed essere disposto a trasformare i negozi in show room per
comunicare il brand e offrire servizi personalizzati”.
La redazione
sommario
anno IV n. 4
luglio-agosto
2016
3 editoriale
i segnali dello
shopping on line
7 notiziario
dal mondo
del franchising
13 giovani
consumatori
a fare shopping
si impara da piccoli
16 rapporto
Cribis D&B
puntualità nei pagamenti:
in crisi la grande distribuzione
soltanto un’impresa su sei
paga alla scadenza
nomi
ANPE, 13
Baud, 11
Bricofer Italia, 12
Casinò, 11
Castel Guelfo
The Style Outlets, 13
CNCC - Consiglio
Nazionale dei Centri
Commerciali, 3
Confimprese, 3, 4
CRAI, 11
Cribis D&B, 16, 17
CRIF, 16
De Nipoti Chiara, 10
Erbaflor Peruzzo, 9
Eumetra, 13
Langella Alberto, 7
Leader Price, 11
Leader Price
Express, 11
Marshalls, 10
Metro, 10
Nardone Gianluca, 4
Natures Emporium, 10
Neinver, 13
Nespresso, 10
ORO Caffè, 9, 10
Pellegrini Luca, 4
Penta Group, 7
Peruzzo Iginio, 9
Preti Marco, 17, 18
Pulcinelli Massimo, 12
Pusateri’s, 10
Fry Chicken & Chips, 7
Garden 2, 12
Geimex, 11
GfK Eurisko, 3, 4
HomeSense, 10
iFood, 10
IREF Italia, 9
Resca Mario, 4
Road Cafè Co., 9, 10
TJX, 10
Toppano Stefano, 10
Trade Lab, 4
Università Iulm, 4
Kiki Lab Ebeltoft Italy, 4
Valente Fabrizio, 4
Vicolungo, 13
La Yogurteria, 7
Winners, 10
Direttore responsabile
Fausto Batella
[email protected]
PRODOTTI E SERVIZI PER IL FRANCHISOR E IL FRANCHISEE
bimestrale, anno IV, numero 4
luglio-agosto 2016
edizione free press digitale
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Pubblicazione bimestrale reg. presso
il Tribunale di Viterbo il 21/04/2013
al n. 2/13 Registro Stampa
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Le opinioni degli autori,
impegnano soltanto questi ultimi e
non configurano, necessariamente,
l'orientamento di pensiero della
rivista o dell’editore.
© 2016
notiziario
dopo Riccione
altre aperture
per Fry Chicken & Chips
Dall’apertura di fine giugno a
Riccione, nella zona di Marano
dove sono situate le discoteche
cool della nota località romagnola, si profilano buoni risultati per il nuovo punto vendita a insegna Fry Chicken &
Chips. Per il locale di via D’Annunzio sono state assunte sei
persone, di cui un direttore di
negozio, con una previsione di
400mila euro di fatturato l’anno. Le prossime aperture in calendario, dopo Padova e Catania avviate in luglio, Trento in
agosto, Milano in settembre.
Previsto un punto vendita anche in Svizzera a Lugano, sempre per settembre.
“A Riccione nel primo week-end
di apertura – ha dichiarato Alberto Langella, amministratore delegato Penta Group,
proprietario dei brand Fry
Chicken & Chips e La Yogurteria – abbiamo avuto il boom
di presenze in tarda serata e
dopo l’uscita dai locali notturni.
Considerando gli assaggi gratuiti, si è registrata un’affluenza
di oltre 200 persone con uno
scontrino medio di 8 euro. Stiamo intercettando una clientela
soprattutto giovane che apprezza i nostri prodotti genuini
e che del pasto fuori casa ha fatto un’abitudine ormai consolidata: l’età media è compresa tra
i 15 e i 24 anni con una prevalenza (70%) di pubblico femminile, mentre per il 60% dei consumatori uomini oscilla tra i 24
e 35 anni. In questo caso proprio
l’anagrafe è una spia indicativa
dei nuovi modelli di consumo degli italiani e dell’attenzione posta anche al lato salutistico del
cibo take away”.
In Italia il mercato dei consumi
fuori casa vale 72 miliardi di
euro su un totale di 223 miliardi destinati ai consumi alimentari. Un mercato che, in
termini di fatturato, è al 3° posto in Europa dopo Spagna e
Regno Unito. Se una leggera ripresa dei consumi c’è stata e si
avverte, questa è dovuta in
larga parte ai grandi cambiamenti in atto negli stili di vita
della clientela, da cui emerge
chiaramente un approccio diverso nell’esperienza di acquisto. Esperienza che si materializza nella continua ricerca di
qualcosa di nuovo, originale,
salutista, di qualità e sostenibile.
Per i punti vendita della catena il personale è formato direttamente da tutor dell’azienda secondo un programma di training che dura
15 giorni. A questo proposito
è già in fase di implementazione il potenziamento del customer care e dell’attività di tutoring, che culminerà nella
creazione di una Academy in
sede per la formazione e l’aggiornamento dei franchisee e
dei loro operatori. Il potenziale del bacino di utenza viene
quantificato definendo la consistenza del target e l’eventuale presenza di concorrenza diretta e indiretta.
“Per tale studio – ha proseguito Langella – vengono utilizzati sia gli strumenti tradizionali di
7
notiziario
ricerche di mercato sia quelli più
recenti, che i vari social network
mettono a disposizione. Quindi
cerchiamo una location che risponda ai nostri requisiti tecnici,
in base al format, e logistici in relazione all’afflusso della potenziale clientela: possibilità di parcheggio, viabilità, pedonabilità o
8
spazi in centri commerciali. Sulla base di tali studi si valuta il
budget di marketing necessario
per la comunicazione e promozione del punto vendita e i costi
di ingegnerizzazione. La comunicazione aziendale si articola sia
a livello locale che nazionale attraverso media tradizionali e di-
gitali. Prima di ogni nuova apertura, inoltre, partiamo con una
serie di iniziative pubblicitarie e le
inaugurazioni sono accompagnate da eventi con animazione,
musica e giocoleria, assaggi gratuiti dei nostri prodotti e coupon
di sconto nei giorni successivi all’apertura”.
notiziario
la catena Erbaflor Peruzzo
aderisce a Iref Italia
Iref Italia – Federazione delle
Reti Europee di Partenariato e
Franchising apre le sue porte ad
una delle più note catene presenti sul mercato di riferimento.
Una “officina erboristica” nata
nel dopoguerra nei laboratori di
Iginio Peruzzo e oggi proiettata nel futuro dagli eredi di famiglia che, con i loro studi e le
loro conoscenze erboristiche, si
tramandano sapienze tradizionali combinandole con le più
moderne tecniche, costituendo
una delle realtà all’avanguardia
sul mercato erboristico nazionale. Attualmente strutturata
con 15 p.v. tutti di proprietà, la
catena Erbaflor Peruzzo ha
avviato un programma di
espansione e sviluppo attraverso un progetto di franchising.
Con una storia affascinante, la
famiglia Peruzzo continua a
conciliare tradizione e tempi
moderni divulgando quotidia-
namente il celebre motto latino
“Herbis, non verbis fiunt medicamina vitae”, tradotto, “Dalle
erbe, non dalle parole derivano
i rimedi per la vita”, che sintetizza la filosofia aziendale.
Per IREF Italia un ulteriore riconoscimento al progetto associativo; per Erbaflor Peruzzo si
tratta di una scelta effettuata a
seguito di una attenta analisi dei
valori ai quali si ispira l’associazione.
ORO Caffè conquista l’estero
Cresce all’estero la domanda di
caffè friulano prodotto dalla
torrefazione ORO Caffè e più
precisamente in Arabia Saudita
e in Canada, dove si contano ol-
tre 400 punti vendita distributori principalmente del caffè in
capsule. La torrefazione friulana
ha rinnovato un accordo per la
fornitura mensile di diverse mi-
gliaia di chili di caffè torrefatto
con la società araba Road Cafè
Co. Ltd., un’importante catena
di caffetterie drive-in dedicate ai
viaggiatori su strada, presente
9
notiziario
con oltre 20 punti vendita localizzati nelle province centrali
e orientali dell’Arabia Saudita.
Qui viene servito il caffè di
ORO Caffè, sia espresso sia declinato in diverse ricette, anche
da asporto, per un volume d’affari che compone il 10% del fatturato totale della torrefazione
friulana.
“Con la società Road Cafè Co.
Ltd. siamo partiti da un ordine
mensile di uno o due sacchi di caffè e oggi siamo arrivati a consegnare un container al mese. Oltre ad essere per noi un ottimo ri-
10
sultato dal punto di vista economico, questa operazione ci permette di accrescere la diffusione
del caffè espresso italiano in Arabia Saudita, uno dei Paesi dove il
caffè è ai primissimi posti tra le
bevande consumate” ha dichiarato Chiara De Nipoti, presidente del C.d.A. di ORO Caffè.
Nel primo semestre del 2016,
la quota di esportazione del caffè torrefatto di Tavagnacco (UD)
è cresciuta anche in Canada,
dove ORO Caffè nel 2014 ha
aperto una filiale di distribuzione. Primo acquirente canadese
è la catena TJX, proprietaria dei
marchi retail HomeSense, Winners e Marshalls con 387 punti vendita, che distribuisce all’interno dei propri negozi capsule ORO Caffè e compatibili
Nespresso. Seguono Metro, la
più importante azienda di distribuzione di alimentari che
in Ontario conta 135 punti
vendita, Pusateri’s, catena di rivendita di prodotti alimentari di
altissima selezione e qualità con
cinque punti vendita a Toronto,
e Natures Emporium, market
distributore di prodotti biologici, locali e freschi. L’azienda
friulana dal 25 al 28 agosto ha
partecipato alla fiera iFood di Teheran, la kermesse iraniana dedicata al mondo del food e del
food processing. “Il mercato
iraniano, uno con il più alto
tasso di popolazione del Medio
Oriente, è in forte crescita ed è
sempre più alla ricerca di prodotti
europei da importare, tra questi
anche il caffè espresso. Per noi è
la prima presentazione in Iran e
siamo fiduciosi di poter esportare anche qui le nostre pregiate
miscele con l’obiettivo di contribuire a diffondere anche in questo Paese la cultura e la passione per il caffè espresso tradizionale italiano” ha concluso Stefano Toppano, presidente di
ORO Caffè.
notiziario
lettera d’intenti tra CRAI e Geimex
per lo sviluppo in Italia
nel mercato discount
Geimex e il gruppo di distribuzione italiana CRAI hanno
sottoscritto una lettera di intenti
finalizzata a concludere un accordo di partenariato per lo
sviluppo nel mercato discount
del marchio Leader Price in Italia. L’accordo prevede la creazione di una società comune tra
CRAI e Geimex che svilupperà
il marchio Leader Price in Italia
nel quadro di franchising concesso da Geimex. Questo progetto segna la continuazione
della strategia di sviluppo internazionale del concetto Leader Price nei mercati in cresci-
ta del discount, basato sul know
how di un attore locale indipendente. Le prime aperture di
punti vendita potrebbero avvenire già nel 1° semestre 2017.
Attualmente il Gruppo CRAI ha
una rete multicanale di oltre
3.500 punti vendita operanti nei
seguenti settori: canale Alimentare, Cura Casa e Cura Persona, Cash & Carry.
La quota di mercato totale detenuta da CRAI in Italia è del
4% – con una leadership di
quota del 10,6% nel Libero
Servizio (100–399 mq.) – e un
fatturato alle casse nel 2015 di
tutta la rete di oltre 5 miliardi di
euro.
Geimex è la società proprietaria del marchio Leader Price a livello internazionale. Il Gruppo
Casinò, che deteneva il 50% del
capitale della società, ha acquisito lo scorso maggio anche
il 50% di proprietà della famiglia Baud con la condizione
sospensiva dell’approvazione
dell’Autorità garante della concorrenza.
Fondata nel 1990, Leader Price
ha oltre 1.100 punti vendita discount in Francia, tra cui 400
Leader Price Express.
11
notiziario
Bricofer
si espande in Sardegna
Dopo le recenti inaugurazioni
dei punti vendita affiliati di
Roma Rocca Cencia, Reana del
Rojale (UD) e Forano (RI),
l’azienda ha siglato un importante accordo di affiliazione
con la società Garden 2 S.r.l.,
che porta il numero dei punti
vendita presenti nell’isola da tre
a dodici, con un aumento della superficie di vendita di oltre
12.500 mq totali. Gli ultimi
punti vendita aperti e l’ingresso del nuovo affiliato confer-
mano la validità di un modello di franchising che, dalla nascita di Bricofer Italia Spa ad
oggi, continua a rappresentare per gli imprenditori una
concreta opportunità di business, unita ai vantaggi di un
supporto tecnico, di marketing
e commerciale. I 9 punti vendita sardi, già operanti nel settore DIY, saranno oggetto di
un percorso di adeguamento
agli standard dell’insegna Bricofer dal punto di vista commerciale, informatico, di immagine e visual merchandising, attraverso un’azione di restyling
partita già nei
Notiziario chiuso in redazione il 26 agosto 2016
12
giorni appena successivi all’accordo.
“L’ingresso di Garden 2 S.r.l.
ha un’importanza strategica per
il gruppo Bricofer, sia nell’ottica
di una presenza sempre più capillare su tutto il territorio italiano, sia in funzione del nostro
piano di sviluppo che prevede
nuove aperture dirette e in franchising da qui ai primi mesi del
2017. Diamo il benvenuto al
nuovo Affiliato e a tutto il suo
staff. Il loro lavoro, insieme al nostro, ci permetterà di essere sempre più vicini ai nostri clienti grazie a un presidio esteso su tutte
le province della Sardegna” ha
dichiarato Massimo Pulcinelli, presidente di Bricofer Italia
Spa.
giovani consumatori
a fare shopping
si impara da piccoli
Indagine di Neinver e ANPE, condotta da Eumetra, su quanto e come i genitori
italiani facciano shopping con i loro figli, su quale sia il comportamento dei bambini
quando girano per negozi, sulle emozioni vissute e i trend del momento.
abitudini di shopping
Solo il 2% dei genitori italiani non porta i figli con
sé in quando va a fare shopping. Il 73% fa acquisti con i propri figli nella maggior parte delle volte; tra questi, il 30% addirittura non li fa mai
senza. È quanto emerge dall’indagine realizzata
da Neinver, 2° player europeo nel settore degli outlet, presente in Italia con Vicolungo e Castel Guelfo The Style Outlets, in collaborazione con ANPE, l’Associazione Nazionale dei
Pedagogisti Italiani. Il sondaggio è stato realizzato a livello nazionale da Eumetra s.r.l. nel
maggio 2016. È stato intervistato un campione
rappresentativo di genitori italiani di bambini
dai 3 ai 9 anni composto da 402 persone. L’indagine è stata condotta tramite sistema CAWI
(Computer Assisted Web Interview). Concentrato soprattutto nel week-end per più dell’80%
degli italiani, lo shopping viene vissuto dalla
maggioranza come un momento per la famiglia
Mai
Meno
della metà
delle volte
2%
10%
Tutte le volte
che ci vado
29%
Circa la metà
delle volte
15%
La maggior parte
delle volte
44%
Fonte: ANPE, Neinver
(41%), con percentuali pari al 55% al Sud e del
47% per i papà. Un genitore su tre, inoltre, dichiara di “farsi aiutare” nelle scelte dai propri
figli, mentre uno su quattro li porta con sé perché è un passatempo che ai bimbi piace. Pesano
anche le necessità pratiche: il 47% afferma di
portare i figli con sé perché “è meglio provare
13
giovani consumatori
Sentimenti
positivi
Come si sente principalmente
quando fa shopping con suo/a figlio/a?
78%
50%
Aumenta al crescere
della frequenza con
cui si fa shopping
Sentimenti
negativi
28%
22%
11%
Sereno/a
Infastidito/
non a mio agio
Felice
8%
Preoccupato/a
3%
Imbarazzato/a
Fonte: ANPE, Neinver
gli abiti perché spesso le taglie non corrispondono”. Gli outlet sono il luogo preferito per lo
shopping da più del 41% degli intervistati. Parcheggio comodo (75%), aree gioco attrezzate
(64%) e spazi per passeggiare all’aperto (47%)
sono, infatti, le caratteristiche che dominano la
classifica di ciò che non deve mancare quando
si va a fare shopping con i più piccoli. Le iniziative di intrattenimento per i bambini sono citate dal 40%, più dalle mamme (42%) che dai
papà (38%) e da chi ha più di un figlio cui accudire (48%). Relativamente meno richieste
(30%) le zone nursery, indicate specialmente da
chi ha figli più piccoli di età (42%).
comportamento dei bambini
il negozio (23%) o faccia i capricci perché gli si
compri qualcosa a ogni costo (23%). Il 40% circa guarda e decide con i genitori, più del 30%
sta vicino a mamma e papà e mostra loro ciò
che ha catturato la sua attenzione. Il vero, grande problema è la noia. Il 44% dei genitori si trova in difficoltà solo quando i piccoli si stancano, perché è allora che iniziano a lamentarsi.
gestione delle emozioni
L’80% dei genitori vive positivamente lo shopping con i propri figli. Le percentuali di chi dichiara di vivere situazioni di imbarazzo (3%), di
preoccupazione (8%) o di disagio (11%) sono trascurabili.
“Non toccare”, “torna qui”, “lascia stare” sono le richieste dei bambini
le tipiche raccomandazioni dei genitori. Ma ci e il processo di scelta
si trova a doverle fare così spesso? In realtà,
meno di quel che si possa pensare. Solo un ge- Ma in fatto di abbigliamento, cosa chiedono i
nitore su quattro lamenta che il proprio bim- bambini? Né mamma e papà (5%), né la TV
bo tocchi tutto ciò che vede esposto, corra per (19%) sono i principali catalizzatori di atten-
14
giovani consumatori
32%
Quando tuo figlio chiede che gli si compri
qualcosa, come reagisci? Glielo compri?
28%
21%
15%
4%
Solo se io lo
ritengo utile
Sì, se comprendo
che ciò che chiede
gli/le serve davvero
Sì, mi fa piacere Tendo ad accontentarlo
No, perché
accontentarlo
ma solitamente
chiede sempre
quando posso
lego l’acquisto al
qualunque cosa
rispetto di un patto
Fonte: ANPE, Neinver
zione. I più piccoli chiedono ciò che vedono nelle vetrine (23%), ma soprattutto ciò che indossano anche gli altri bimbi (34%). L’utilità è
alla base della decisione di esaudire le richieste
dei figli per la maggioranza dei genitori. Solo
il 20% decide di accontentarli per il piacere di
farlo, meno ancora (15%) sono quei genitori che
usano l’acquisto come “elemento di negoziazione”, legandolo al rispetto di un patto. Non
significa che non li ascoltino. Mamme e papà
italiani tengono conto dei desideri dei propri
piccini, coinvolgendoli attivamente nei processi
di scelta. Il 58% lascia sempre esprimere loro
le proprie preferenze, il 22% dichiara di non po-
tersi esimere, visto che i propri figli hanno già
dei gusti e uno stile ben precisi. Solo il 20%, invece, sceglie senza tener conto di ciò che il bimbo chiede.
i trend del momento
Vestire i bimbi come mamma e papà come fanno le star? Piace al 31% degli italiani. Quasi il
10% lo fa spesso, mentre il 23% si ripromette di
farlo. Tra chi non segue la moda del momento, il 35% dichiara di non farlo perché vuole che
il proprio bimbo abbia una propria identità sin
da piccolo.
Coinvolgete i vostri figli nella
scelta di ciò che comprate per loro?
58%
Sì, sempre, lascio che esprima le proprie preferenze
Sì certo. Mio figlio/a ha dei gusti ben precisi, ha già un suo stile.
Non potrebbe essere diversamente
22%
No, scelgo io perché per loro non fa differenza
10%
No, di solito scelgo sempre io ciò che è meglio per i miei figli
10%
Sì:
80%
No:
20%
Fonte: ANPE, Neinver
15
rapporto pagamenti
Il rapporto di Cribis D&B
sui pagamenti delle imprese della GD/DO
puntualità nei pagamenti:
in crisi la grande distribuzione
soltanto un’impresa su sei
paga alla scadenza
Grandi difficoltà nei pagamenti commerciali per
il settore della grande distribuzione. A fine marzo 2016 infatti solo il 15,7% delle circa 8.500 imprese analizzate ha saldato i fornitori alla scadenza, il 63,6% ha saldato i debiti entro un mese
di ritardo, mentre sono ben il 20,7% i ritardi gravi. Le performance del settore GD/DO sono
inoltre nettamente inferiori di quelle della media delle imprese italiane, pari al 35,1%, un gap
negativo di ben 19,4 punti percentuali. A diffondere i dati è lo Studio Pagamenti, aggiornato
a fine marzo 2016, realizzato da Cribis D&B, la
società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information, che ha studiato i comportamenti di pagamento delle imprese della grande distribuzione.
Anche rispetto agli altri comparti del food & beverage, la GD/DO mostra le proprie difficoltà;
peggio ha fatto solo l’horeca – Hotellerie-Restaurant-Café – con un 15,1% di pagamenti alla
scadenza. In evidenza in positivo invece il commercio all’ingrosso food, con un 24,8% di pagamenti virtuosi. Nella categoria ritardi gravi la
peggior performance spetta invece all’horeca
16
con una percentuale del 30,6%. Rispetto al 2010,
il confronto evidenzia le problematiche che le
imprese della grande distribuzione hanno dovuto affrontare negli ultimi anni: i pagamenti
puntuali infatti rispetto a 6 anni fa sono calati
di 5,6 punti percentuali, mentre i ritardi gravi
sono passati dal 16,3% del 2010 all’attuale 20,7%.
abitudini di pagamento per classi di ritardo - gd/do vs. italia
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
italia
commercio commercio
ingrosso ingrosso
beverage
FOOD
GD/DO
commercio
dettaglio
FOOD &
beverage
horeca
alla scadenza
35,1%
15,8%
24,8%
15,7%
15,9%
15,1%
fino a 30 giorni
51,1%
66,2%
58,3%
63,6%
57,1%
54,3%
oltre i 30 giorni
13,8%
18,0%
16,9%
20,7%
27,0%
30,6%
Fonte: Cribis D&B
rapporto pagamenti
trend dei ritardi oltre i 30 giorni nel food & beverage (q4 2010 vs q1 2016)
q4 2010
q1 2016
30,6%
27,0%
19,9%
18,0%
20,7%
16,9%
16,3%
13,8%
15,0%
11,2%
9,9%
5,5%
italia
commercio
ingrosso
beverage
commercio
ingrosso
food
dg/do
commercio
dettaglio
food &
beverage
horeca
Fonte: Cribis D&B
Rispetto all’anno scorso invece i pagamenti
puntuali sono diminuiti del 16,5% e quelli oltre il mese di ritardo aumentati del 2,5%
Le imprese del comparto GD/DO si concentrano maggiormente nel Lazio (14,9%), in Campania (13%) e in Sicilia (12,5%) e sono suddivise
in supermercati (92,6%), grandi magazzini
(6,7%) e magazzini di articoli vari (0,7%). Le imprese più virtuose della GD/DO sono localizzate nel Nord Est, dove sono puntuali il 31,8%.
Segue il Nord Ovest (15,3%), il Centro (16,4%),
chiude il Sud (9,8%).
“Nell’analisi dei comportamenti di pagamento la variabile
più significativa è rappresentata dai gravi ritardi, cioè dai
ritardi oltre i 30 giorni medi” ha commentato Marco Preti, amministratore delegato di Cribis D&B.
“Ritardi di questa entità, infatti, possono creare problemi rilevanti alla gestione della cassa delle aziende fornitrici e per questo è la variabile più importante per va-
lutare le performance e lo stato di salute di un settore.
A livello nazionale, la riduzione del 12% in questa classe di ritardo nell’ultimo anno è segnale di un leggero miglioramento della salute delle imprese italiane. Anche
la grande distribuzione ha visto una riduzione dei ritardi
oltre i 30 giorni medi nell’ultimo anno, passando dal
23,9% del marzo 2015 al 20,7% del marzo 2016, con
un calo del 13,4%. Quindi sicuramente c’è stato un miglioramento e una maggiore attenzione al proprio comportamento di pagamento, anche se non si è tradotta in
aumento dei pagamenti alla scadenza, che anzi sono ulteriormente calati. A ciò bisogna aggiungere però che,
come in ogni settore, anche nella GD/DO ci sono comportamenti diversi, causati da scelte commerciali e da situazioni economico-finanziarie differenti. Ad esempio, si
è assistito a un miglioramento nel comportamento dei
grandi player, che hanno adottato politiche e strumenti per un più puntuale rispetto dei termini di pagamento.
Proprio per questo, grazie al nostro osservatorio privile-
17
rapporto pagamenti
problematiche anche per Regno Unito e Polonia, caratterizzate da concentrazioni superiori al 15% nella classe oltre 30 giorni e con pagamenti puntuali rispettivamente del 19% e del
23%. La best performer di settore è la Germania, in cui il 68,9% delle imprese paga regolarmente e i ritardi gravi restano al di sotto del
punto percentuale. Bene anche Olanda (58,7%)
e Spagna con il 54,9%. Negli Stati Uniti le imprese che rispettano i termini concordati rappresentano il 48,5% del totale, mentre in Canada solo il 21,7%. Percentuali di pagatori regolari piuttosto contenute per il comparto
GD/DO in Asia con valori inferiori al 9% per Tailandia e Filippine. “Il Canada si colloca in una poMarco Preti
sizione intermedia, al pari della Francia, anche se non
Ad di Cribis D&B
al livello dei best performer come Spagna e Germania”,
spiega Preti. “In Europa il caso più negativo è rappresentato dall’Italia, seguita da Regno Unito e Belgio.
giato di partner delle aziende leader italiane nei diver- Per quanto riguarda la Gran Bretagna, la forte pressi settori, possiamo affermare che sempre più spesso le sione competitiva di questi ultimi anni si è scaricata in
aziende fornitrici utilizzano le informazioni sui compor- alcuni casi sulla filiera dei fornitori”.
tamenti di pagamento come uno dei parametri di segmentazione della clientela, a fianco delle variabili com- pagamenti puntuali in europa gd/do (dicembre 2015)
merciali tradizionali. In questo modo, è più semplice ed germania 68,9%
efficace individuare i clienti su cui investire maggiormente olanda 58,7%
e sfruttare al meglio tutte le opportunità. Anche a livello spagna 54,9%
internazionale il parametro da considerare è il ritardo ol- ungheria 53,5%
tre i 30 giorni per le motivazioni indicate in preceden- slovenia 48,8%
za”, ha concluso Preti.
repubblica ceca 48,3%
polonia 37,2%
confronto internazionale
francia 25,6%
belgio 23,0%
Nel confronto europeo del comparto GD/DO,
l’Italia si colloca all’ultima posizione nei ranking
dei pagamenti. Performance di pagamento
18
UK 19,0%
italia 15,7%
Fonte: Cribis D&B
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