I SETTE SISTEMI DELLE EMOZIONI DI JAAK PANKSEPP, IL SÉ

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I SETTE SISTEMI DELLE EMOZIONI DI JAAK PANKSEPP, IL SÉ
I SETTE SISTEMI DELLE EMOZIONI DI JAAK PANKSEPP,
IL SÉ PSICOSOMATICO E LE NEUROPERSONALITÀ
a cura di Nitamo Montecucco
Istituto di Psicosomatica PNEI
Jaak Panksepp e le neuroscienze affettive
Jaak Panksepp (1943) è uno psicologo americano, psicobiologo e ricercatore in neuroscienze
presso la Washington State University ed Emeritus Professor presso il Dipartimento di
Psicologia della Bowling Green State University.
Il maggiore contributo di Panksepp è di aver evidenziato che, nei mammiferi più primitivi
come nell’essere umano, esistono sette principali neuro circuiti o sistemi neuronali delle
emozioni.
Panksepp ha coniato il termine “Affective Neuroscience” che delinea un nuovo campo di studi e
ricerche dei meccanismi neurali delle emozioni e sulla loro evoluzione. Nei suoi ultimi libri
Affective Neuroscience e The Archeology of Mind, (2012), che sarà presto pubblicato per le
edizioni Cortina, Panksepp espone l’evoluzione dei neurocircuiti che sottostanno alle
principali emozioni ma soprattutto identifica i sette principali neurocircuiti o “sistemi
emotivi” che regolano i differenti aspetti della nostra vita, evidenziando come le loro
alterazioni e inibizioni sono all’origine delle principali malattie psicosomatiche e dei disturbi
psicologici.
Questi sette principali neurocircuiti o sistemi emotivi, rinominati da Panksepp utilizzando una
nomenclatura maiuscola, sono:
1) il sistema della RICERCA, del desiderio e dell’euforia, legato alla Dopamina.
2) il sistema della RABBIA e della dominanza, legato al testosterone e alla serotonina
3) il sistema della PAURA e dell’ansia, legato al cortisolo,
4) il sistema della SESSUALITÀ e della brama, legato agli ormoni sessuali,
5) il sistema della CURA e dell’amorevolezza, legato all’ossitocina
6) il sistema della TRISTEZZA, del panico e della solitudine affettiva, legati all’assenza di CURA
7) il sistema della GIOCO, della fantasia e della gioia, legati alla dopamina e all’endorfina
Questi sette sistemi emotivi sono descritti con maggiori dettagli relazionali, psicologici e
psicoterapeutici nell’articolo “I sette sistemi emotivi di Jaak Pankespp” che potete scaricare
dalla sezione “convegno 2013” del sito www.psicosomaticapnei.com.
Le basi scientifiche delle emozioni
Panksepp, sostenuto da una grande massa di dati sperimentali, ha posto in evidenza che:
1) L’attivazione di specifici circuiti cerebrali, che si trovano in identiche aree del cervello di
tutti i mammiferi, suscita analoghe reazioni emotive. Simili aree del cervello producono simili
esperienze affettive. Quindi se si attiva il circuito della PAURA, in ratti, gatti, primati o esseri
umani, tutti mostrano simili risposte emotive della paura.
2) Da queste ricerche sono stati descritti i sette tipi di sistemi emozionali primari prima
descritti.
3) Questi circuiti emotivi sono concentrati nelle antiche regioni sottocorticali e vengono
regolati dei centri superiori neocorticali.
4) Tutti i processi primari emotivi-istintuali, anche quelli complessi come il gioco sociale e la
normale coscienza di Sé, hanno una base essenzialmente sottocorticali e quindi rimangono
intatti anche dopo l’asportazione della neocorteccia. La neocorteccia quindi non è essenziale
per la generazione dei processi primari dell’emotività e della consapevolezza di Sé, mentre è
fondamentale per l’elaborazione dei processi cognitivi superiori, ideativi, razionali, etici,
strategici, valutativi e in particolare nel processo di “auto-consapevolezza di sé” come hanno
evidenziato il neuroscienziato Damasio e il Nobel Edelman con il concetto di “dinamic core of
consciousness” (Edelman, 2004).
5) Utilizzando diverse modalità di misura, è stato possibile dimostrare che sia gli animali che
l’essere umano vivono queste sette emozioni primarie con lo stesso piacere o disagio. La
RABBIA, la PAURA e la TRISTEZZA sono legati a sensazioni spiacevoli e quindi evitate, mentre
la RICERCA, la SESSUALITÀ, la CURA e il GIOCO sono vissuti come positive e quindi ricercate.
L’attivazione di queste emozioni è vissuto come "premio" o "punizione".
6) Solide prove scientifiche indicano che, in tutti i mammiferi, i “processi-primari” istintuali
emotivi sono localizzati nelle antiche aree cerebrali sottocorticali (PAG, ecc.), che vengono
regolati dai “processi-secondari” di apprendimento e memoria emotiva del sistema limbico
(talamo, amigdala, ecc.) e sono controllate, inibite e disciplinate dai “processi-terziari”
cognitivi delle aree neocorticali cerebrali superiori. (Vedi Fig.3).
7) Ognuno di questi neurocircuiti è mediato selettivamente da uno o più ormoni o
neurotrasmettitori. I più semplici circuiti dei mammiferi più primitivi si evolvono portando
alla complessità emotiva dell’essere umano, ma l’emozione rimane la stessa. Noi esseri umani
condividiamo quindi gli stessi circuiti, gli stessi ormoni-neurotrasmettitori e le stesse
emozioni che caratterizzano la vita di ogni animale.
I “sistemi emotivi” come sistemi psicosomatici PNEI
Questi sette sistemi emotivi sono dei “sistemi psicosomatici” in quanto:
a) ognuno di essi rappresenta un sistema PNEI che coinvolge
simultaneamente: il sistema psichico (emotivo-cognitivo), il
sistema nervoso (neuro circuiti cerebrali), il sistema endocrino
(neurotrasmettitori e ormoni) e il sistema immunitario. Se i
sistemi emotivi funzionano in modo funzionale stimolano il
sistema immunitario in modo attivo, mentre se viene turbata la
naturale e fluida funzionalità delle emozioni, si attiva l’asse
dello stress con produzione di cortisolo e inibizione del
sistema immunitario.
b) ognuno di essi rappresenta un sistema funzionale essenziale alla vita (sesso e
accoppiamento, cura e affettuosità, aggressività e dominanza, paura ed evitamento, ricerca
del cibo, ecc..) che si manifesta simultaneamente con aspetti psicologici, emotivi, fisiologici
e comportamentali finalizzati all’espletamento di quella funzione. Più in dettaglio ogni
sistema attiva simultaneamente: le funzioni corporee-istintive della parte più profonda e
antica del cervello rettile (il “sistema-primario” istintivo-corporeo), le funzioni emotive e
affettive del cervello limbico-mammifero (il “sistema-secondario” dell’apprendimento
emotivo e della memoria affettiva) e le funzioni mentali-cognitive della zona superiore
neocorticale del cervello (il “sistema-terziario” dei processi psicologici, razionali e di
valutazione cognitiva). (Vedi Fig.2).
Le gerarchie psicosomatiche “annidiate”
I dati delle ricerche suggeriscono l’esistenza di regole neurocognitive che governano l’intero
sistema psicosomatico. I “processi primari” delle funzioni emotive-istintive sono il
fondamento dei “processi secondari” che regolano i meccanismi dell’apprendimento e della
memoria, che poi si interfacciano con i “processi terziari” delle funzioni cognitive-riflessive
superiori. Il termine nested, annidiato, indica come queste funzioni di regolazione siano
appunto annidiate una dentro l’altra, come i tre cervelli di MacLean.
FIGURA 2: Una sintesi delle gerarchie circolari bottom-up (dal basso all’alto) e top-down (dall’alto al
basso) che si ritiene operino in ogni sistema emozionale primario del cervello. Lo schema riassume
l'ipotesi che, affinché le funzioni psicosomatiche (MindBrain) superiori funzionino in modo equilibrato
e maturo (tramite bottom-up controllo), devono essere integrate con le funzioni psicosomatiche
inferiori. I processi-primari sono raffigurati come quadrati rossi, i processi-secondari
dell'apprendimento come cerchi verdi, e i processi-terziari, cognitivi da rettangoli blu. La codifica a
colori propone di trasmettere il modo in cui le gerarchie “annidiate” integrano le funzioni cerebrali
inferiori con le superiori del cervello, al fine eventualmente di esercitare un controllo di regolazione
top-down (dall’alto al basso). (adattato da Northoff, et al.).
“Core self”: il Sé Psicosomatico
Fino a qualche decennio fa si riteneva che la coscienza di sé fosse espressione delle funzioni
mentali-cognitive della neocorteccia: la parte più evoluta e mentale del cervello e che le
funzioni emotive e corporee, che nascevano dalle aree sottocorticali più antiche e del cervello
mammifero e rettile (sistema limbico e tronco), fossero essenzialmente automatiche e
inconsce. Come abbiamo accennato prima, le ricerche più recenti mostrano invece che gli
animali a cui è stata asportata la neocorteccia, non hanno evidenti compromissioni della
coscienza, e quindi che il centro della coscienza di sé è sottocorticale.
Le ricerche del Nobel Edelman (2004), di Damasio (2000) e soprattutto di Panksepp (1998,
2012), hanno evidenziato che il “core consciousness”, il nucleo centrale della coscienza è
fortemente legato al SCMS (sub-cortical midline system) il sistema centrale del cervello che
connette il talamo (centro del sistema limbico e del cervello mammifero), l’ipotalamo, il PAG
(peri aqueductal gray, al centro del tronco e del cervello rettile) e l’ARAS (ascending reticular
activating system, il centro che attiva la coscienza di veglia). Anche piccole lesioni del talamo e
del PAG ledono gravemente o annullano la coscienza di sé.
Talamo e PAG sono due centri di coscienza fortemente psicosomatici in quanto regolano tutte
le principali funzioni corporee ed emotive. Pankesepp (2012) ha proposto il termine di “Core
Self”, sovrapponibile al concetto di “proto-self” di Damasio (1999), per indicare che il vero
centro del sé che nasce dal cervello più primitivo, dal PAG, l’area che gestisce la coscienza
corporea ed emotiva primaria in quanto ha al suo interno una completa rappresentazione
dell’intero corpo, dei movimenti e dei sistemi emotivi fondamentali alla vita.
Il “Core Self” che emerge dalle neuroscienze e dalla PNEI è quindi un “Sé Psicosomatico”, una
coscienza unitaria che integra la coscienza corporea, emotiva e cognitiva in modo organico e
coerente. Il Sé psicosomatico trova le sue profonde radici nella dimensione fisica, istintiva e
affettiva e si sviluppa nella dimensione cognitiva neocorticale, l’”io autobiografico” di Damasio
(1999), fondamentale per l’analisi mentale e psicologica, per comprendere i risvolti sociali e
culturali, per l’analisi razionale e strategica dei comportamenti e per sviluppare quella
capacità specificamente umana che è l’auto-consapevolezza di sé. In termini più concreti una
sana e integra percezione di sé stessi deve innanzitutto essere radicata in una buona presenza
e consapevolezza corporea, in una piacevole sensazione di “stare bene nel proprio corpo”
(Laborit , 1969, 1979) e di percepire il proprio cuore aperto e contento.
Da un punto di vista psicologico va rilevato come questo Sé Psicosomatico, nel processo
evolutivo, nasce come Sé corporeo ed emotivo e solo secondariamente sviluppa la mente e i
processi cognitivi neocorticali. Da un punto di vista clinico terapeutico questa comprensione
porta alla necessità di profonde rivisitazioni della direzione clinica più utile ed efficace che è
possibile intraprendere per facilitare uno sviluppo coerente del sé, nei pazienti con una
identità debole o disfunzionale. Tra le pratiche da utilizzare è opportuno includere anche
tecniche di consapevolezza del corpo e delle emozioni, e sviluppare un approccio più corporeo
e psicosomatico.
Vedremo come ogni inibizione dei sistemi emotivi si riflette facilmente in un blocco della
coscienza di sé e in un parallelo blocco corporeo. Il lavoro psicoterapeutico che parte dal
contatto corporeo si è rivelato particolarmente efficace e veloce nel liberare vecchi contenuti
emotivi e psicologici. È necessario ricordare che quando la consapevolezza corporea e il
sistema del piacere ad esso collegato, mediato dalla serotonina, diventa debole, perché inibito
o bloccato, iniziano ad emergere disturbi psicologici e psichiatrici. Le alterazioni dei livelli
della serotonina, in difetto o in eccesso, sono alla base delle più conosciute forme di disagio
psicologico fino ai disturbi psichiatrici, dai disturbi alimentari, alla depressione, agli stati
maniacali.
Fig. 3. Le basi della coscienza di sé: una sintesi delle terminologie utilizzate da differenti autori
rapportate alla neurofisiologia delle aree cerebrali.
Effetti sulla psicologia, sulla psichiatria e sulla psicoterapia
Le ripercussioni sulla psicologia, sulla psichiatria e sulla psicoterapia derivate
dall’identificazione e dallo studio di questi circuiti emotivi sono enormi.
Fino a pochi anni fa ogni scuola di psicologia poteva speculare e sviluppare una propria teoria
delle emozioni e definire i processi emozionali e le loro logiche di sviluppo, partendo
semplicemente da osservazioni personali e interpretazioni cliniche, senza doversi confrontare
con la realtà dei dati, in quanto non c’erano sufficienti dati neuropsicologici.
Ora la PNEI e le neuroscienze, a fronte di una formidabile massa di migliaia di ricerche
sperimentali e di accurati studi etologici, psicologici, clinici, sociali ed epidemiologici, ci offre
una differente e più reale visione di come le emozioni rappresentano l’espressione più
evidente di queste complesse funzioni psicosomatiche e del loro progressivo sviluppo. Proprio
per via della loro derivazione evolutiva, questi studi permettono una comprensione molto
lineare e diretta dei principi e delle alterazioni dei sistemi emotivi. Nell’ultimo decennio le
ricerche sui neurocircuiti emozionali hanno trovato un grandissimo interesse da parte di
scuole di psicologia e psicoterapia di differenti orientamenti, dai cognitivisti, alla psicologia
dinamica, alla neuropsicanalisi, alle scuole reichiane, alla gestalt e alle scuole di body oriented
psychotherapy.
L’essere umano può ora essere compreso come un sistema unitario altamente complesso e
integrato, in cui i vari sistemi PNEI sono profondamente e intimamente interconnessi tra loro,
in cui gli aspetti non cognitivi delle emozioni, degli istinti e della personalità, trovano una loro
precisa collocazione neurofisiologica, medica, psicologica e psichiatrica.
I Sistemi Emotivi, le Neuropersonalità e la Mappa Psicosomatica PNEI
Ognuno dei sette sistemi emotivi ha quindi una sua precisa funzione psicosomatica necessaria
alla vita, con una sua specifica caratteristica psichica ed emotiva, ha una sua dettagliata
configurazione neuronale all’interno del cervello, è gestita a livello endocrino da specifici
ormoni e neurotrasmettitori.
I sette “sistemi emotivi” di Panksepp hanno un duplice aspetto: una componente “hardware”
costituita dai circuiti neuronali del cervello e una parte “software” costituita dai
neurotrasmettitori, dai neuropeptidi e dagli ormoni che li attivano e li modulano.
L’espressione comportamentale globale dell’attività dei sette sistemi emotivi e dei loro
neurotrasmettitori genera le infinite qualità e sfumature della personalità umana che, date
queste basi derivate dalle neuroscienze, preferiamo chiamare “neuropersonalità”.
Le neuropersonalità rappresentano i tratti fisici, posturali, comportamentali, emotivi, affettivi
e psicologici che caratterizzano una persona. Questi sistemi emotivi devono essere compresi
come i colori primari da cui nascono tutti le immagini e tutti i colori possibili. Tutti abbiamo
tutti i circuiti e quindi potenzialmente tutte le possibili sfumature di tono e di emozione.
I sistemi emotivi, le neuropersonalità e la Mappa Psicosomatica PNEI
L’importanza dei sistemi emotivi e delle neuropersonalità è fondamentale in medicina e in
psicoterapia in quanto ogni struttura di neuropersonalità ha specifiche strutture fisiche,
reattività nervose, attitudini emotive e relazionali, strutture psicologiche, resistenze
terapeutiche e predisposizioni a specifiche malattie fisiche e psicologiche. Le principali
caratteristiche psicologiche delle neuropersonalità sono schematizzate nella “Mappa
Psicosomatica PNEI”.
Sul lato destro della mappa abbiamo posto i sistemi emotivi e i neurotrasmettitori, che
tendenzialmente attivano il sistema simpatico, mentre sul lato sinistro i sistemi emotivi e i
neurotrasmettitori che tendenzialmente attivano il rilassamento del sistema parasimpatico.
In rosso i sistemi emotivi e i neurotrasmettitori e più orientati ai bisogni primari fisici-istintivi
(AGGRESSIVITÀ, PAURA, RILASSAMENTO e SESSO), in verde i sistemi emotivi e i
neurotrasmettitori più legati alla sfera emotiva e affettiva (CURA, GIOCO, TRISTEZZAABBANDONO e RICERCA-PASSIONE). In blu le aree in cui sono attive le funzioni cognitive
superiori neocorticali degli emisferi cerebrali.
1) La sfera del Sé Psicosomatico o delle neuropersonalità in equilibrio funzionale.
L’area gialla centrale della mappa PNEI è la sfera in cui i sistemi emotivi e le
neuropersonalità che ne risultano sono naturalmente fluide, bilanciate e funzionali. Le
neuropersonalità sono quindi espressioni spontanee e integre del Sé psicosomatico:
quando ci si deve arrabbiare ci si arrabbia, quando è il momento di giocare si gioca,
quando ci si vuole bene ci si rilassa. Panksepp considera questi sette sistemi nervosi–
ormonali le principali vie di espressione del Sé, in quanto la loro inibizione o il loro
squilibrio (le aree esterne della mappa) è alla base sia delle principali forme di disagio
psicologico che delle malattie psichiatriche, e dei disturbi di personalità, in cui il senso di
Sé è alterato, frammentato o disfunzionale.
2) La sfera intermedia delle neuropersonalità strutturate. È l’area dei disturbi leggeri
e dei più comuni disagi psicologici. È l’area delle neuropersonalità che risultano da una
iperattivazione dei sistemi emotivi (es: troppa aggressività => dominanza, o troppa paura
=> insicurezza) o da una inibizione dei sistemi emotivi, come nelle relazioni materne
anaffettive che generano => tristezza e dipendenza) o nell’inibizione del gioco o della
sessualità. La persona che cresce in questa condizione genera una neuropersonalità rigida,
strutturata e leggermente disfunzionale, che, per adattarsi alle necessità famigliari o
sociali, accetta di vivere un progressivo allontanamento dal proprio autentico Sé (falso sé),
dai propri bisogni fisici, affettivi e psicologici. La persona si arrabbia anche se non è
proprio il caso, o non riesce a rilassarsi anche quando è in uno spazio di affetto famigliare
e di intimità.
Queste neuropersonalità strutturate mostrano una serie di irrigidimenti muscolari
(corazza caratteriale), resistenze psicologiche, difficoltà relazionali, problemi
psicosomatici e medici, che sono specifici e caratteristici per ognuna delle sette principali
tipologie.
3) L’area esterna delle neuropersonalità disfunzionali. È la sfera dei disturbi gravi, dei
disturbi dell’umore e della personalità, dei casi psichiatrici. I sistemi emotivi sono stati
alterati dal loro normale funzionamento, per traumi affettivi o condizioni umane difficili,
portando a neuropersonalità fortemente disfunzionali e lontane dal proprio Sé. Le
emozioni sono fortemente sconnesse dal Sé, come se a volte non ci fosse un centro di
coscienza, e la persona vive e si muove in modo “inconsapevole di Sé”.
L’equilibrio e lo sviluppo dei sette sistemi emotivi neuro–ormonali ci permette di
comprendere le basi scientifiche delle neuropersonalità umane. La loro inibizione o
iperattivazione genera facilmente un’immediata parallela inibizione o disarmonia della
naturale funzionalità corporea, emotiva e psicologica che è alla base dei blocchi psicosomatici,
della “corazza muscolare” e della struttura del “carattere” espresse da Reich e dalle scuole di
psicoterapia ad orientamento corporeo. In altri termini queste stesse alterazioni portano allo
sviluppo di un “falso sé”, ossia di un’identità strutturata, psicologicamente, emotivamente e
muscolarmente rigida (corazza caratteriale) creata per adeguarsi a specifici condizionamenti
famigliari o sociali, ma che si rivela poi disfunzionale di fronte alle risposte necessariamente
flessibili e agli eventi mutevoli della vita reale.
Ognuno dei sette sistemi emotivi si esprime con un insieme di specifiche “funzioni
psicosomatiche” corporee, emotive e cognitive. Ad es. La rabbia si manifesta con aumento del
tono simpatico e della respirazione alta nasale, con carica della tensione muscolare e del
braccio destro in particolare, con intense emozioni aggressive e con pensieri conflittuali, in
altre parole come caratteristici comportamenti muscolari, relazionali e psicologici.
L’inibizione della rabbia si manifesta con un aumento della tensione muscolare in generale
(compressione), con irrigidimento delle gambe e della spalla (del braccio destro in particolare
che è come se trattenesse un pugno), con irrigidimento delle mascelle (stringe i denti), con
trattenimento del respiro e diaframma irrigidito con un’apparente assenza di rabbia, ma che
cova e genera pensieri di vendetta e di rivendicazione, e con una proporzionale difficoltà a
rilassarsi e a gioire.
Per questa ragione la Mappa psicosomatica PNEI, governato del Sé e dei sette sistemi emotivi
con i loro ormoni-neurotrasmettitori, rappresenta un’ottima base della moderna
psicosomatica e permette di comprendere le basi genetiche, affettive e sociali delle
personalità e della formazione del carattere.
In questa mappa il sistema HBP (Homeostatic Body Pleasure) o sistema del PIACERE
SOMATICO BASE, è l’unico sistema che esula dallo schema dei sette sistemi di Panksepp in
quanto non è considerato un sistema strettamente emozionale, ma un sistema sensoriale
orientato al piacere derivato dall’equilibrio corporeo e fisiologico (omeostasi) e quindi
strettamente legato al benessere somatico e ai bisogni primari. È forse il sistema più primitivo
che da stabilità ed energia a tutti gli altri sistemi. Questo sistema è fortemente collegato alla
serotonina, ed è la base di equilibrio corporeo fisico-energetico (il motore) che genera
stabilità e alimenta tutti i sette sistemi emotivi e cognitivi superiori. Infatti la carenza di
serotonina che si manifesta quando questo sistema base viene inibito e limitato, e la persona
non sente più il piacere di essere nel corpo, è una delle cause prime da cui si genera la
maggioranza degli squilibri emotivi e psichici, e la depressione in particolare, prima tra i
disagi umani.
Basi di terapia dei sistemi emotivi e delle neuropersonalità
Numerose ricerche provano che i sistemi emotivi e quindi le neuropersonalità hanno una
componente fissa e una suscettibile ai cambiamenti.
•
Una parte dei sistemi emotivi è stabilita geneticamente e genera una specifica base
temperamentale: la neuropersonalità base. Come le razze canine posseggono una loro
specifica predisposizione emotiva, così ogni bambino nasce con una sua caratteristica
neuropersonalità: alcuni esprimono una evidente aggressività (sistema della RABBIA),
altri una evidente allegria (sistema del GIOCO), altri una evidente affettuosità (sistema
della CURA), alcuni sono orientati alla scoperta e all’esplorazione (sistema della RICERCA),
altri ancora sono particolarmente timorosi e schivi (sistema della PAURA).
•
Una parte dei sistemi emotivi è influenzata e modulata dalle esperienze della vita e dai
condizionamenti materni, affettivi, famigliari, culturali e sociali. Così come cani di razze
aggressive possono diventare molto affettuosi, o viceversa, l’essere umano può evolvere o
danneggiare i suoi sistemi emotivi. La complessità psichica e cognitiva della neocorteccia
dell’essere umano aumenta vertiginosamente la distanza con gli animali, nel senso che
possiamo essere estremamente più vulnerabili ai condizionamenti culturali, ideologici,
religiosi, famigliari, sociali, politici, nel bene come nel male. I sistemi emotivi possono
essere rispettati e fatti crescere e portati a maturità oppure inibiti, bloccati o iperattivati,
creando neuropersonalità rigide, disarmoniche e disfunzionali. Un’educazione armonica e
rispettosa dell’identità e della personalità emotiva dell’individuo può generare grande
evoluzione e potenzialità, mentre un condizionamento famigliare o sociale che inibisca o
uno o più sistemi emotivi può generare traumi affettivi, comportamentali e psicologici fino
alla destabilizzazione del sé. La comprensione dei processi e dei meccanismi psicosomatici
dei sette sistemi emotivi può portare grandi miglioramenti nell’educazione, nella
psicoterapia e nella crescita personale. Queste sono le basi neuroscientifiche di una nuova
psicologia e medicina che si svilupperà nei prossimi decenni.
Il tema dei sette sistemi emotivi e delle neuropersonalità può essere approfondito scaricando
documenti, articoli, filmati e immagini dei sistemi emotivi e della mappa PNEI, dalla sezione
“neuropersonalità” o “convegno 2013” del sito www.psicosomaticapnei.com.
Panorama dell’attivazione e dell’inibizione cerebrale delle emozioni
Nella fig. 4, una panoramica dell’attivazione del cervello (in rosso e giallo) e delle inibizioni (in
viola) che raffigura le superfici laterali degli emisferi destro e sinistro (in alto di ogni
pannello) e delle superfici mediale degli emisferi corrispondenti (in basso di ogni pannello),
mentre i soggetti rievocavano differenti emozioni dalle proprie memorie autobiografiche. In
alto a sinistra: GRIEF: la tristezza, in alto a destra JOY: la felicità, in basso a sinistra RAGE: la
rabbia, in basso a destra FEAR: la paura (dati da Damasio, et al , lo schema complessivo di
attivazione e di inibizione gentilmente fornite da J.Panksepp).
Per evidenziare la direzionalità dei cambiamenti, le inibizioni sono indicate da frecce verso il
basso e sono predominanti nelle regioni corticali, mentre le attivazioni sono rappresentate da
frecce verso l'alto e sono prevalenti nelle regioni subcorticali. La corteccia cognitiva tende ad
inibire e il cervello istintivo tende a stimolare.
Figura 4. Panoramica dell’attivazione e dell’inibizione cerebrale.
Per informazioni e iscrizione al convegno del 25-26 Maggio 2013 al Palazzo Ducale di Lucca,
sul tema: “IL SE’ PSICOSOMATICO E I SETTE SISTEMI EMOTIVI” a cui parteciperà anche il
prof. Jaak Panksepp chiamare la segreteria dell’Istituto di Psicosomatica PNEI tel: 0583-86404
email [email protected] , sito web: www.psicosomaticapnei.com.
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