Il ragazzo dei tappeti

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Il ragazzo dei tappeti
IL RAGAZZO DEI TAPPETI
Caro diario,
ogni giorno mi sento di scriverti per palarti di me e di quello che faccio.
Oggi, però, a scuola hanno distribuito dei libri che mi hanno fatto riflettere, quindi mi piacerebbe
molto scriverti quello che penso, le mie riflessioni.
Insomma, oggi non ho voglia di parlarti di me, ma di un mio coetaneo molto sfortunato... Iqbal, il
ragazzo dei tappeti.
Iqbal è un ragazzo pakistano come tanti, ma ha un grande cuore. Viene venduto dalla famiglia per
debiti all'età di quattro anni a un fabbricante di tappeti.
Questa è una storia che riguarda anche noi, perché devi sapere, caro mio, che questi fatti non sono
molto lontani dal nostro presente.
Insieme a molti bambini, Iqbal viene portato in una fabbrica e incatenato al telaio.
La loro speranza è scritta su una lavagnetta, non è certamente affidata a una pagina di diario. Su
questa lavagna, il proprietario cancella i giorni che li separano dalla libertà. Ma quei giorni non
finiscono mai. Rimangono lì, congelati.
L'unica cosa che svanisce è la speranza. Costretti a lavorare dodici ore al giorno, alla sera hanno le
mani piene di tagli. I bambini sognano una vita nuova, in cui siano liberi, ma questo sogno è
incatenato a sua volta, ogni giorno viene trascinato e ogni giorno diventa sempre più lieve, fino a
svanire.
I ricordi del passato vengono soffocati dal presente, come il sole soffoca la rugiada al mattino. Se
qualcuno, come Iqbal, si ribella, viene gettato nella tomba.
La tomba é una cisterna interrata. Lì, il caldo è infernale, il buio la fa da padrone e le pareti
brulicano di scorpioni. Quando i bambini raggiungono l'età di sedici anni, vengono tenuti per
controllare i più giovani, non più per lavorare: le dita grosse non servono più a nulla. Iqbal, però, ha
in mente la libertà.
Così, scappa e cerca aiuto, la prima volta senza successo. Dopo la prima fuga, Iqbal ritorna con
molte emozioni nella mente: i profumi e i colori del mercato, molto diversi dal nero predominante
della fabbrica. Nella seconda fuga, fortunatamente, viene premiato: il fronte della liberazione entra
nella fabbrica. I piccoli lavoratori sono paralizzati, non dalla paura ma dalla felicità. Il proprietario
viene arrestato e i bambini vengono portati in una casa di accoglienza.
I liberatori cercano subito gli indirizzi delle loro famiglie. Ma Iqbal non vuole tornare a casa, vuole
liberare tutti i bambini schiavi: nell'arco di una settimana libera 200 bambini in 11 fabbriche,
basandosi sul coraggio e la fiducia.
Iqbal gira il mondo, fa conferenze per far cambiare l'atteggiamento degli adulti, ma, come dice
Dante, “tra male gatte era venuto il sorco”: Iqbal viene assassinato all'età di 13 anni, nel 1995.
Nel libro, questo fatto viene raccontato in una lettera a forma di cuore da un'amica e compagna di
lavoro di Iqbal.
Caro diario, non posso fare a meno di pensare che questo ragazzo aveva la mia età quando è morto!
Dobbiamo ritenerci fortunati per quello che abbiamo e quello che siamo!
Non so nemmeno spiegarti quanto io ammiri Iqbal.
Lui si distingue dagli altri per il suo coraggio. Sono proprio il coraggio e l'amore verso il prossimo
ad avergli permesso di liberare tanti bambini. E' proprio il coraggio ad averlo spinto a compiere
questi gesti, incurante del pericolo.
Anche la volontà gioca un ruolo importante, soprattutto quando decide di lasciare la famiglia: senza
la volontà non si sarebbe spinto in questa impresa, che lo ha portato alla morte. È un ragazzo
intelligente e testardo: quando si prefigge un obiettivo, deve assolutamente raggiungerlo, anche a
costo della vita.
Questo libro mi ha fatto capire che i diritti umani non vengono rispettati, non solo nel Pakistan, ma
in varie parti del mondo. I bambini dovrebbero essere liberi, invece sono incatenati e costretti a
lavorare contro la loro volontà. Sono resi schiavi. Questi bambini perdono una goccia di speranza in
un oceano di rassegnazione.
Iqbal, invece, ha saputo alzare la testa e dire no allo sfruttamento, rompe il muro dell'indifferenza
con il suo coraggio e la sua caparbietà per aiutare gli altri bambini.
Lascia tutto per donarsi agli altri, pone fine alla sofferenza di tanti. Si affida alla sua volontà e va
dritto contro la morte, senza voltarsi. Non ha paura, lui vuole portare a termine il suo compito.
Quale sarà il mio?
Aiutami a scoprirlo, caro diario. Aiutami a riflettere e a capire.
Buonanotte, amico mio.
Buonanotte, Iqbal.