Istruzione, diritto fondamentale di ogni bambino La storia di Malala
Transcript
Istruzione, diritto fondamentale di ogni bambino La storia di Malala
Istruzione, diritto fondamentale di ogni bambino ROMA - Uno dei diritti fondamentali dei ragazzi di tutto il mondo è quello di accedere a servizi educativi di qualità e a un sistema scolastico obbligatorio e gratuito. Nell’articolo 28 della Convenzione per i diritti dell’infanzia dell’Onu del 1989 si sottolinea la necessità dello Stato di dare un’istruzione a tutti i bambini, controllando che tutti frequentino regolarmente la scuola e sostenendo le famiglie bisognose. Nell’articolo 29 invece si evidenzia l’importanza dell’istruzione che serve a preparare i bambini a vivere in maniera responsabile. Questi temi sono stati approfonditi in un ulteriore documento del Comitato Onu che nelle osservazioni conclusive segnala le criticità per le quali si richiede all’Italia maggiore attenzione e capacità di intervento. Si manifesta preoccupazione per i tassi troppo elevati di abbandono scolastico anche a causa della mancata integrazione dei minorenni stranieri. Beatrice Cara La storia di Malala: “Un bambino, un insegnante e un libro possono cambiare il mondo” ROMA - Malala Yousafzai, a 17 anni, è la più giovane vincitrice del Nobel per la Pace. Per anni si è battuta perché le bambine di tutto il mondo potessero andare a scuola. Una lotta che le è quasi costata la vita. Malala nasce nella valle dello Swat in Pakistan. Per permettere a lei e ai bambini del paese di studiare e di avere un’istruzione, il padre decide di aprire una scuola. Malala è stata sempre contraria al regime dei talebani e ai loro divieti, rivolti specialmente alle donne. Un giorno il padre le chiede di scrivere un diario e così per lei ha inizio una nuova vita dove tutto è segreto. Ogni sera deve leggere il suo diario ai corrispondenti radio della BBC, ma purtroppo viene scoperta. Nonostante le minacce Malala continua ad andare a scuola con le sue amiche e a battersi per l’istruzione dei giovani, fino al 2012. In quell’anno Malala sopravvive a un attentato – fortunatamente non riuscito - da parte di un gruppo armato di talebani, che attaccano lo scuolabus su cui viaggia e sparano a lei e alle sue amiche. Malala rischia di perdere la vista da un occhio e l’udito da un orecchio. Ma anche dopo questa violenza, all’età di 12anni, si rialza, continua a tenere conferenze e a sostenere tutte le ragazze pakistane per permettere loro di avere un’istruzione. Nel 2013 riceve il premio Sacharov dal Parlamento europeo, premio che viene consegnato ogni anno alle persone che lottano contro l’intolleranza e l’oppressione, per la difesa dei diritti umani, la dignità umana e la democrazia. Attualmente non vive più in Pakistan ma risiede a Birmingham dove è stata ricoverata per le cure dopo l’attentato. Nel suo discorso alle Nazioni Unite Malala afferma che ora la paura e l’insicurezza sono scomparse e l’hanno motivata e spinta a continuare la sua lotta. Ha anche detto a conclusione del discorso che: “Un bambino, un insegnante e un libro possono cambiare il mondo”. Beatrice Cara Giornalisti in Erba in visita al Ministero dell’Istruzione.Ilgruppohaassistitoaunalezionedi teoriaetecnicadell’UfficiostampaconilCapoufficio stampadelMiur,AlessandraMigliozzi. Stop al lavoro minorile. La storia di Iqbal ROMA - Nel mondo sono più di 150 milioni i bambini costretti a lavorare invece di andare a scuola. Iqbal Masih era uno di questi ed è morto per difendere i diritti dei suoi coetanei. Iqbal, originario del Pakistan, è passato alla storia per la sua battaglia contro il lavoro minorile. Lui e i suoi compagni fabbricavano tappeti ed erano schiavi del loro padrone Hussain Khan, malnutriti e costretti a lavorare 10-12 ore al giorno incatenati al telaio. Iqbal ha liberato tanti altri bambini entrando nell’associazione Bonded Labour Liberation Front (BLLF). Dal 1993 ha cominciato a viaggiare e a partecipare a conferenze internazionali sensibilizzando l’opinione pubblica sui diritti negati dei bambini lavoratori pakistani, contribuendo al dibattito sulla schiavitù mondiale e sui diritti internazionali dell’infanzia ed espandendo così la sua protesta. Iqbal a dieci anni ha conosciuto Ehsan Ullah Khan, il presidente pakistano del Fronte di liberazione del lavoro forzato con cui, da quel momento, ha cominciato a collaborare. Nel 1994 a Stoccolma ha partecipato a una campagna di boicottaggio dei tappeti pakistani volta a mettere pressione sulle autorità di Islamabad. Nel 1994 all’Università di Boston ha ricevuto il premio Reebok Human Rights Awards. A causa della pressione internazionale e dell’attivismo locale, le autorità pakistane hanno cominciato a prendere provvedimenti tra cui la chiusura di molte fabbriche di tappeti. Ma il 16 aprile 1995, giorno di Pasqua, Iqbal Masih è stato ucciso durante una sparatoria. Secondo alcune ricostruzioni la morte è avvenuta dopo una lite con un lavoratore agricolo, ma il BLLF ha accusato fin da subito la “mafia dei tappeti”. Diverse scuole in Occidente sono state intitolate a Iqbal, perché il suo sacrificio non fosse mai dimenticato. Assia Avogadro Di Vigliano e Alissa Valentini Il “diritto” alla Rete. In Italia più di 452 mila ragazzi non hanno accesso al web ROMA - Nelle giornate dedicate a celebrare i 30 anni di Internet in Italia (29 e 30 aprile), l’associazione Save the Children lancia l’allarme “ragazzi disconnessi”. Avere accesso a Internet e a tutti i suoi contenuti educativi e culturali sembra un diritto acquisito da tutti, ma in realtà nel nostro Paese sono più di 452.000 i ragazzi che non hanno mai usato Internet, pari a più dell’11,5% degli 1117enni. La percentuale è più elevata nelle isole e nel sud, dove raggiunge il 17,4%. Tra i giovanissimi che non hanno mai usato Internet, circa 269.000 non hanno neanche letto un libro nell’ultimo anno e 187.000 non sono mai andati al cinema. Questi ragazzi “disconnessi” si trovano nella maggioranza (22,7%) in famiglie con condizioni economiche insufficienti o basse. La percentuale invece è più ridotta nelle famiglie in condizioni economiche ottime o buone (6,5%). Il Direttore Programmi Italia Europa di Save the Children, Raffaella Milano ha dichiarato che questi ragazzi “disconnessi”, i quali si allontanato sempre di più dai loro coetanei, vengono tagliati fuori da varie opportunità educative e culturali. “La promozione dell’uso delle tecnologie digitali, in un’ottica di promozione della cittadinanza digitale, e nell’ambito di un’offerta educativa completa, può avere un impatto importante in contesti deprivati. Gli effetti positivi di Internet si realizzano in pieno e in sicurezza se i più giovani possono sviluppare quelle competenze digitali, competenze complesse, necessarie a cogliere e governare i cambiamenti che essi stessi possono contribuire a determinare”, ha osservato Raffaela Milano. FlaviaCiravegna