Vinska hiša / Casa di vini Bjana
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Vinska hiša / Casa di vini Bjana
• vino & • Bjana Toni Gomošček 76 decise subito di cimentarsi nella produzione degli spumanti. Due le ragioni principali: la produzione annua non era sufficiente per posizionarsi nella crescente offerta dei vini fermi, e soprattutto, l’amore per le bollicine. “Ero convinto che nei nostri vigneti avessimo uve idonee per spumantizzarle. La nostra base è il chardonnay (40%), determinante è però la presenza della ribolla gialla (30%), del pinot nero e pinot grigio. Altre uve (merlot, cabernet sauvignon, sauvignonasse ovvero l’ex tocai) sono utilizzate per vini fermi. Anche in questo settore, limitato a qualche migliaio di bottiglie, cerchiamo di fare vini importanti, il nostro prodotto più rappresentativo sono comunque gli spumanti, dei quali possiamo offrire al mercato 30.000 bottiglie l’ anno”. invito all’inaugurazione della L’ nuova cantina dell’azienda Bjana era stimolante. Concerto jazz e bollicine sono da sempre un piacevole connubio. Come lo è ogni jam session e ogni bottiglia di spumante classico. Al suono delle percussioni di Zlatko Kaučič si univa quello delle bottiglie stappate e Miran Sirk, titolare, con la moglie Petra, dell’azienda. Ammirati dal lavoro di ampliamento della più vecchia delle cantine di Brda, nel quale trovano ora posto per l’invecchiamento ben 180.000 bottiglie. L’azienda, partendo praticamente da zero all’inizio degli anni novanta, ha così coronato il primo ventennio di crescita quantitativa e qualitativa, e ha gettato nuove solide basi per rimanere il produttore leader per quel che riguarda gli spumanti classici Sloveni di tipologia brut. Per capire meglio il presente di Brda bisogna spendere due parole sul passato. Fino la seconda guerra mondiale i contadini erano per lo più mezzadri, dopo, nel sistema di economia socialista, il regime temeva l’imprenditorialità nel settore privato, specialmente in campagna. La “nazionalizzazione” dei poderi sopra i nove ettari e, spesso, anche delle case padronali, congiunta con la quasi obbligatoria appartenenza alle cooperative produttive, diede inizio ad un lungo letargo. Nella seconda metà degli anni novanta il sistema cominciò a fare acqua da tutte le parti. L’inflazione, ancora prima dei nazionalismi, cambiò il modo di pianificare il futuro, e si cercò di salvare il salvabile dando più spazio a chi voleva diventare un creativo. Il primo parlamento pluripartitico Sloveno cercò di sanare i torti del passato, e - tra le altre cose - abolì il limite agrario. Con la denazionalizzazione delle terre e degli stabili molti giovani, che avevano già abbracciato qualche altra attività nel secondario o terziario, sentirono il richiamo della terra. Cioè, si resero conto, che avrebbero potuto vivere da viticoltori e vignaioli. Questa esperienza è stata vissuta anche dai Sirk. La bellissima casa padronale, costruita probabilmente nel duecento, l’ex villa Wyglan, nota ormai come Dorišče, è ritornata, almeno in parte, in loro possesso. Sotto la casa, segnata da decenni di mala gestione, un’enorme cantina invogliava i vecchi - nuovi proprietari a riprendere l’attività vitivinicola. Il giovane Miran, aiutato dal padre Milan e dallo zio paterno Tomo (un bravo enologo), Visitiamo la cantina, o meglio, le cantine. Nella prima, la più antica, con pareti che con il soffitto formano un unico arco, troviamo solo tantissimi pupitres. Ebbene si, qui si lavora ancora manualmente, le bottiglie non riposano a testa in giù solo per incuriosire gli ospiti. Laggiù in basso, dopo i pupitres, le cisterne e le botti. A sinistra gli scalini per scendere nella nuova cantina, scavata sotto il cortile del maniero. Qui i box per far riposare le bottiglie in rifermentazione. Linee chiare, archi appena accennati, colonne massicce, invogliano al riposo non solo il vino, ma anche il visitatore. Potrei Vinska hiša / Casa di vini Bjana Biljana, 38 - SI 5212 Dobrovo v Brdih - Slovenia telefono: 00 386 5 39 59 230 cellulare 00 386 41 711 760 fax 00 386 5 39 59 231 posta elettronica [email protected] • vino & • restarci dentro per ore, il vino deve restarci per anni. Minimo due il brut o il brut rose, tre la cuvée prestige, ancora due anni di più il brut zero. Il dégorgement non viene fatto mai su tutta la serie, ma in due o tre momenti consecutivi, dovuto al tempo necessario per eseguire il remuage. “A Brda, ma nemmeno in Slovenia, non abbiamo un disciplinare specifico per gli spumanti. Ognuno si deve creare una regola ad hoc e seguirla. Questo riguarda i vitigni utilizzati, i tempi di rifermentazione, la classificazione dei vini... Sarà infine il mercato a decidere se una casa produttrice merita o non merita la fiducia,” si lamenta Miran, che però è da anni uno dei beniamini dei consumatori delle bollicine. Usciamo dalla cantina che sa ancora di malta fresca. Un meticoloso lavoro di ristrutturazione ha dato nuovo lustro alla vecchia villa. L’arredamento interno rispetta la storicità dell’immobile. Nella sala per le degustazioni ci aspetta un grande tavolo, che invoglia a continuare la conversazione con Miran. “Oggi disponiamo di due camere per ospiti. Queste mura sono state abbandonate per troppo tempo. Vogliamo ridare la vita a questa casa, organizzare serate a tema per piccoli gruppi,” progetta. Intanto ci presenta l’offerta dei spumanti. “Mi ritengo pioniere nel mondo del brut metodo classico in Slovenia. Da noi si bevevano sempre spumanti con forte presenza di zuccheri, spesso anche molto aromatici. Ho cominciato a commercializzare il mio vino negli anni 1993/94 e inizialmente sembrava che dovessi berlo tutto in famiglia. Spesso mi chiedevo se dovessi mettere anch’io più zucchero nel liqueur d’expédition, ma finalmente si fecero avanti ristoratori che, loro pure, credevano nello spumante secco. Sicuramente anche in tante altre cantine sperimentavano il brut, ma io ero il primo sul mercato con un considerevole numero di bottiglie. Il prodotto base era, e lo è tuttora, il Bjana Brut, composto da 60% di ribolla gialla e 40% chardonnay. L’utilizzo della ribolla gialla è necessario per un buon spumante Brda. I classici vitigni di Champagne o della Franciacorta risultano troppo aggressivi, la ribolla dà invece freschezza e li rende più eleganti. Segue il Brut rosé, un assemblaggio di pinot nero, pinot grigio e ribolla gialla. Infine c’è il Cuvée prestige a base chardonnay fermentato in barrique (60%) e ribolla gialla. Anni fà facevo anche un Pinot nero brut, che era del tipo blanc de noir, e il Brut zero, cioè un pas dosée, che per diventare un grande spumante ha bisogno di almeno cinque anni di rifermentazione. In futuro però voglio fare spumanti sempre più secchi. Per un grande spumante bisogna fare tutto prima, non contare sulla magica formula del liqueur d’expédition: con una combinazione sbagliata possiamo facilmente rovinare anni di lavoro. Conto più sulla possibilità di utilizzare mosti di diverse vendemmie (della stessa annata, ma anche di varie annate) o dei diversi vigneti per creare tante sfumature di vino base, che possono, con il giusto assemblaggio, dare il marchio del produttore” ci confida Miran, che si sente molto legato al mondo delle bollicine della Franciacorta. “I nostri terroirs sono diversi, lavoriamo con diversi vitigni, ma ci unisce il modo di vedere le cose, cosi che ci sentiamo più amici che concorrenti,” ci dice in conclusione, stappando uno dei suoi primi Brut, una bottiglia dimenticata da anni, per condividere con gli amici la sorpresa dell’inaspettato. Una bella sorpresa, decretiamo, scoprendo che qualche ruga questo vino c’è l’ha ma, gli dona! Luglio - Agosto 2008 77 Nella pagina precedente: Miran Sirk. Sopra: una bottiglia di Bjana Brut. In basso a sinistra: Miran Sirk, nella raccolta dell’uva. In basso a destra: Petra e Miran Sirk, nella degustazione di un calice di Bjana Brut. Foto a cura di: Marijan Močivnik (www.revija-vino.si)