Seconda Università degli Studi di Napoli

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Seconda Università degli Studi di Napoli
Giornate Scientifiche di Ateneo 2014
Mario Valentino. Il made in Italy del "re della pelleµ
Cirillo O. (1)
(1) Seconda Università di Napoli, Dipartimento di Ingegneria Civile, Design, Edilizia e Ambiente, Via Roma, 29 Aversa
Parole chiave: storia della moda, calzature, abbigliamento in pelle, Napoli
Tra i napoletani che hanno fornito un significativo contributo alla storia del Made in Italy rientra la figura finora poco studiata di
Mario Valentino. Un approfondito esame della sua attività nel contesto della storia della moda internazionale, attraverso
materiali documentari finora mai esplorati, ne consente la storicizzazione critica, oggetto di questo studio.
Nato a Napoli nel 1927, era figlio di Vincenzo, un abile calzolaio, dal quale apprese tecniche e segreti essenziali per la sua
carriera, avviata nel cuore della città, tra Materdei e la Sanità, nella stagione postbellica e proseguita oltreoceano fino al 1991.
Riconosciuto in campo internazionale come "il re della pelle", ha conquistato il ruolo di autentico protagonista della moda
italiana, rendendo quel materiale un tessuto con cui dare colore, ironia, comfort ed eleganza a sandali, stivali, tronchetti e
ballerine, ma anche a tailleur, pantaloni, gilet, cappotti e tute. Ha aderito, infatti, con una personale ricerca progettuale allo
sviluppo del prêt-à-porter, valorizzando la cultura artigianale locale attraverso un sapiente processo di sperimentazione tecnica
che ha impresso alla pelle la delicatezza della seta, al daino la trasparenza del pizzo, alla renna la linearità del gessato, al
camoscio la discontinuità della trama tessita. Stile e qualità sono stati i capisaldi del suo lavoro di "scarparo": pellami pregiati,
sottopiede imbottito in spugna e una spiccata attenzione alla ricerca della comodità e al rispetto della struttura anatomica del
piede, i mezzi per ottenerli; gli emblemi della sua produzione décolleté con tacchi a sfida o a spillo, stivali e mocassini, che da
elementi base del guardaroba sportivo femminile ha resi scarpe eleganti. Se per le scelte formali le sue creazioni trovano origine
nelle proposte lanciate a Parigi da Andrè Perugia e Charles Jourdan, la sua vocazione alla sperimentazione può risalire al
rapporto costante con lo scenario statunitense. Tra il 1957 e il 1966 collaborò con l'americana "I.Miller Shoe" per la creazione
di calzature di lusso che riscossero uno strepitoso successo. Fu allora infatti che connotò la sua attività progettuale con una
spiccata eleganza, sebbene tale aspetto fosse emerso sin dal 1954, quando con il "sandalo gioiello", una calzatura piatta e nuda,
ornata da un fiore di corallo trattenuto da tre fili di sferette, lanciò, tra i primi nel settore, la scarpa di alta moda senza tacco. La
pubblicazione di questo esemplare unico di creatività partenopea sulla copertina di «Vogue Francia» gli offrì notevoli
riconoscimenti.
Conquistata la ribalta, raggiunto il pubblico statunitense e carpiti nella realtà commerciale più avanzata del mondo i segreti del
ciclo produttivo, investì a Napoli tutti i profitti raccolti, impiantando la sua azienda nel rione Sanità.
Partito dall'artigianato puro con un proprio marchio, negli anni '70 il suo calzaturificio è diventato un'impresa vera e propria,
guadagnando la massima espansione con la produzione di una vasta gamma di accessori e abiti in pelle di altissimo livello
artigianale, molto più vicini all'Alta Moda che alla produzione in serie. Al raggiungimento di questo risultato hanno concorso
diversi fattori: l'apertura a moderne forme di collaborazione con stilisti di alto profilo, l'incarico ai migliori illustratori e fotografi
internazionali di curarne l'immagine pubblicitaria (da Brunetta ad Antonio Lopez, da Eula a Helmut Newton), il sodalizio con
agenti di elevate capacità manageriali quali Franco Savorelli e Walter Rolla e, infine, la capacità di coniugare gli spunti colti
nello scenario europeo e americano con la più autentica radice italiana, assicurando al suo Made in Italy un respiro
internazionale, con una marcata impronta di napoletanità.
La stagione della pelle si inaugurò nel 1968, quando Mario intuì che i pellami morbidi, soffici e sottili con cui aveva tanta
dimestichezza, potevano trasformarsi in pantaloni, allineando, così, la sua ricerca a quella dei migliori sarti (Balenciaga,
Galitzine, Courrèges), che stavano ridisegnando il pantalone per lanciarlo decisamente come indumento femminile. Alla
conferma ottenuta con i primi tentativi, seguì il boom del "tutto pelle", per il quale la lunga esperienza dello "scarparo"
partenopeo si combinò con le competenze della moglie Bianca nella scelta delle tecniche di tintura, concia e tessitura dei
pellami, e con le capacità progettuali degli stilisti a cui i Valentino intuirono di dover affidare il progetto delle collezioni. Per
primo Karl Lagerfeld (1972-1976), poi Muriel Grateau (1976-78) e Marie France Acquaviva (1979); fino agli autorevoli Giorgio
Armani (1982-84) e Gianni Versace (1985). Sinergia grazie alla quale l'hard leather comunemente nota si è convertita in
materiale "soft", morbido e delicato ma, anzitutto, impregnato di colore, dimostrando come nella continua e florida attività
dell'azienda le regole dell'alta sartoria abbiano potuto convivere con la sapienza artigianale conciaria.
I grandi personaggi della moda. Incontri con Maria Vittoria Alfonsi. Cappelli Editore, Bologna, 1974
F. Di Castro, La pelle e la pelliccia. In G. Buttazzi, A. Mottola Molfino, La moda italiana. Dall'antimoda allo stilismo, Electa, Milano,
1987, pp. 190-207
E. Girotti, La calzatura: un cammino lungo 50 anni. BE-MA Editrice, Milano, 1995
A. Botero, S. Minutolo di Busignano, L'immaginifico ai piedi, Il Pungolo Edizioni, Milano, 1996, pp. 206-215
O. Cirillo, La "pelle-tessutoµ di Mario Valentino, un'impronta napoletana nella storia della moda italiana, in Idee per la
rappresentazione 4, a cura di P. Belardi, A. Cirafici, A. di Luggo, F. Dotto, F. Gay, F. Maggio, F. Quici, Roma 2013
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