or torno dalle soglie dell`ospizio
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OR TORNO DALLE SOGLIE DELL'OSPIZIO Or torno dalle soglie dell’ospizio, ché ho perso un po’ di pel, ma non il vizio; torno per dire, ma con parole alate, quello che di lor tutti voi pensate. Tutti lo dicon, chi forte, chi piano: che culo hanno avuto, che deretano; ad altri di pension manco il pensiero, grati per questo alla gentil Fornero. Primo dei beati è Alfredo Michielin, che dicea “Vado in pension alla fin fin; meglio che porti a casa il mio malloppo pria di trovarmi sol col mio cagotto!” In quasi tutto il suo quindicennale è stato defilato e un po’ regale; e come infin succede a chi si fiacca, parea talor buttar tutto un po’ in vacca. E come Pasifae tale si fece perchè il bel toro compisse sua prece, così ad Alfredo, che è amante dei miti, poco piacean gli estenuanti riti. E capitava al Collegio docenti che alfin parlava, ma fuori dai denti; finché a lui rivolgendosi, un di quei dì, disse il poeta”Ma ti, ti gà magnà i spin?” Di lui agli studenti è sempre piaciuto il suo insegnare con spirito arguto, or li destava con la battutina, or li affidava a Maria Bambina. Forse un giorno avrà un qualche rimpianto, ma forse anche no, né poco né tanto; montare un’Harley è meglio poi in fondo e al vento levare il ciuffo già biondo! Ma ora è arrivato il fatale momento: dare ad Alfredo l’estremo tormento; di tutti gli auguri che voi gli fate suggello ne sia il bacio del vate. E ora la Musa mi assista divina che di Rino dirò, di Lovadina; dubbioso dicea “Andrò o non andrò?” ma qualcuno dall’alto per lui parlò. Ormai al Palladio è da tempo lontano che il nome risuona di piano in piano; seduto sul greto sapea aspettare, presidi e presidi ha visto passare. Le fasi d’avvio eran lente e indecise; qualcuno dicea “E’ un po’ come un diesel”; poi in quota andava, ma mai su di giri: un prof così, tu che fai, non l’ammiri? Tra quei pochi che qui ancor son rimasi di topografia metteva le basi; se la livella un non sapea tenere “Ciòh!, dicea, questo lo devi sapere”: E se assurde risposte uno gli dava con un “benissimo” lo consolava; ma se proprio dicea ‘na bestialità, più oltre non andava che dir “orco can!” Per il suo garbo, a volte un po’ triste, la “grande battaglia” no, non esiste; se c’è da cambiar lui certo si adatta; ma un lampo non è e per questo non schiatta. Si sa che se lasci chi ti vuol bene ricordi e rimpianti viaggiano insieme; son questi due corni di un bel dilemma, fortuna è avere una nobile flemma. Ma ora è arrivato il fatale momento di dare a Rino l’estremo tormento; di tutti gli auguri che voi gli fate suggello ne sia il bacio del vate. Se tutti i salmi finiscono in gloria, ora a noi tocca finire con Doria un vago pensier un giorno gli è nato, le orme seguire di quel Cincinnato. Dopo cent’anni passati da vice “Il pieno poter, pensò, mi si addice!” e siccome era amante d’aria fina andò a finire financo a Cortina. Come Saffo del pomo in alto ramo, sì lui del Palladio sentì il richiamo; parea il ritorno all’antico splendore; ma poi ci trovammo col preside a ore. Parlare di Doria è un po’ complicato, lui del Palladio riassume il passato; dopo il buon Brunello e l’Alfea focosa, qui son passati presidi a iosa. Zilla, Vassallo, De Menech, non solo, pure Fontana da qui prese il volo, or con Felice si chiude un po’ un’era, quei che restan, tengan su la bandiera! Sicuro che a lui verranno a mancare le dispute dotte “A scuola che fare?”, il batti e ribatti con i docenti, il piacevole star con gli studenti. Ma se più di tutti mancherà Alberto, un problema non è, questo di certo; che venga qua spesso e offra giù a tutti, così di pension godiamo i suoi frutti. Ma ora è arrivato il fatale momento: dare a Felice l’estremo tormento; di tutti gli auguri che voi gli fate suggello ne sia il bacio del vate E, per finire, a lor vada l’auspicio che il dopodomani giammai sia grigio. ma intanto questa è una cosa che allieta: il plauso a loro e a questo vecchio poeta gigiwebshow, 15 giugno 2012