il socio - Cotabo Taxi Bologna
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il socio - Cotabo Taxi Bologna
Periodico di informazione e dibattito della COTABO, Cooperativa Tassisti Bolognesi. Sede sociale in Bologna, Via Stalingrado 65/13 ANNO 38 N° 157 - DICEMBRE 2014 IL SOCIO Periodico di informazione e dibattito BUONE FESTE A TUTTI! seguici su accanto a un bimbo in ospedale ci sono anche mamma e papà Per aiutarli sostienici con i nostri panettoni e pandori di Natale prodotti nel rispetto della tradizione, esaltano il gusto unico delle materie prime selezionate, sono buoni e fanno tanto bene! Per ordini e informazioni chiamaci allo 051346744 o scrivici a [email protected] Panettone Artigianale Pandoro Artigianale costo cad. comprensivo di iva, consegna e biglietto di auguri, su richiesta personalizzabile con il logo della tua azienda (+0,50€) costo cad. comprensivo di iva, consegna e biglietto di auguri, su richiesta personalizzabile con il logo della tua azienda (+0,50€) Classico o Senza canditi 750 gr 10 € Classico 750 gr 10 € FANEP. Ogni giorno, un aiuto concreto. Da oltre trent’anni Fanep supporta quotidianamente i minori ospedalizzati e le loro famiglie, creando spazi di degenza ed investendo costantemente nell’acquisto di attrezzature per la cura e per la ricerca della neuropsichiatrica infantile, dei disturbi alimentari e dell’epilessia. Ogni giorno medici, psicologi e più di 150 volontari prestano la loro opera sostenuti da FANEP. 051.346744 fanep.org Eccellenza nella ricerca, cura e volontariato della neuropsichiatria infantile a sostegno dei bambini e delle loro famiglie Sommario IL PRIMO TAXI DI BOLOGNA 2 EDITORIALE 4 INTERVISTA AD ANNAMARIA LUCCHINI 8ANNIVERSARI 9 INTERVISTA AL PRESIDENTE 10 INFORMAZIONI AI SOCI 22 RACCONTI NOTTURNI 25 LA PAROLA AI SOCI Realizzazione 30 GRUPPO PREGHIERA “Il Socio Cotabo“ a cura di CO.TA.BO. 34 RACCONTO BERTAGNIN Direttore Responsabile GABRIELE ORSI 36 STORIELLE DEL LANFRY Segreteria di Redazione KATIA DI BERNARDO Redazione SALVATORE VRENNA TIBERIO BASALTI ELIO GUBELLINI MARCO VECCHIATTINI DANIELE BERTAGNIN NICOLA TRIVISONNO Direzione, Amministrazione, Redazione: Via Stalingrado 65/13 - Bologna Tel. 051/374300 Periodico d’informazione e dibattito della CO.TA.BO. distribuito gratuitamente ai propri soci. Gli articoli pubblicati su “il Socio” impegnano esclusivamente chi li firma e sono a titolo gratuito. I soci CO.TA.BO. e non sono liberi di esprimere il loro pensiero nei limiti stabiliti dal codice penale e dalla legislazione vigente. Autorizzazione Tribunale di Bologna 4355 del 14/06/1974 1 Editoriale TRENI CHE PASSANO, E TRENI CHE SI FERMANO E Bologna arriva alla frutta Ci sono treni che passano, treni che si fermano e altri che non passano mai. Qui a Bologna, a quanto pare, siamo specializzati nel lasciare passare anche quelli che si fermano, e lascia una volta, lascia due volte, anche il treno più paziente e meglio disposto alla fine si stufa e smette di passare scegliendo altre tratte. Piccola premessa: nell’ultimo mese sono stato in trasferta per motivi di lavoro in Alto Adige, zona dove i collegamenti e le comunicazioni, tra una valle e l’altra, non sono certo facili. Contestualmente, mentre ci trovavamo su, fra una capata al Merano Wine Festival, un educational tra le aziende vinicole della zona e un report su Interpoma, la fiera delle mele che si svolge ogni due anni a Bolzano, è nata anche mia figlia, con due settimane di anticipo sul previsto: è nata all’ospedale di Brunico, certificato 2 come la migliore maternità d’Italia, e se mi metto anche a concionare su quanto siano eccellenti gli ospedali altoatesini rispetto ai nostri rimaniamo qui fino al tremila. Bene, il giorno dopo la nascita di Vittoria il mio tragitto per andare alla Fiera di Bolzano mi ha visto andare in ospedale a trovare mamma e bambina, fare il biglietto alla macchinetta automatica dell’ospedale (un giornaliero da 15 euro che ti consente di salire e scendere da tutti i treni regionali della provincia), prendere il treno dalla stazione di Brunico Nord accedendo direttamente dall’ospedale, cambiare treno a Fortezza, scendere a Bolzano Sud, fare un paio di scalini e trovarmi davanti al piazzale della Fiera. Il tutto senza, come si suol dire, “bagnarmi le scarpe”. Capito l’antifona? Dico questo perché invece qui a Bologna la stazione della Fiera esiste, ma non ci si ferma praticamente nulla tant’è che stanno pensando di sopprimerla. E poi, ovviamente, ci meravigliamo quando, dopo essere riusciti a convincere quelli del Macfrut a traslocare da Cesena a Bologna, alla fine questi ci ripensano e scelgono la Fiera di Rimini, un’altra che la stazione ferroviaria ce l’ha, e ci si fermano pure gli Eurostar. Mentre da noi, con una logistica che fa pena, per i tre giorni dell’Eima ci siamo sorbiti ingorghi a non finire in zona Fiera e traffico bloccato per ore. Ecco quello che intendo quando dico che certi treni vanno presi, anche al volo se necessario, quando scelgono di passare dalle tue parti, ma a Bologna, a quanto pare, le priorità sono altre. Come trasformare il centro in una specie di terra di nessuno, condannata alla morte civile. Passate le festività natalizie, infatti, dopo che per tutta l’estate si è lavorato sulla ripavimentazio- ne di strada Maggiore, toccherà all’asse Ugo Bassi-Rizzoli, che rimarrà completamente chiuso dai cantieri per circa un anno. Avete capito? Non lavori suddivisi per tranche, con parti delle strade interessate aperte a turno, ma una chiusura completa dell’asse portante del centro storico per quasi dieci mesi, nell’anno dell’Expo milanese, con deviazione totale del traffico, anche quello dei mezzi pubblici, e danni incalcolabili per residenti, attività commerciali e tutti coloro che in centro, per motivi di lavoro, ci devono andare o passare ogni giorno. Un uccellino mi avrebbe anche detto che, finiti questi lavori, il parcheggio taxi di via dell’Archiginnasio verrà soppresso definitivamente e che sarà realizzata una specie di cordolo pedonale senza interruzioni dalle Due Torri fino a piazza Malpighi, con grande gioia, immagino, di tutti coloro che devono salire in auto per via Testoni o scendere da via Cesare Battisti. Risultato: un centro storico trasformato in una sorta di museo a cielo aperto, leccato a lucido nelle belle occasioni ma preda, durante il resto dell’anno, del degrado più assoluto, senza più un’attività salvo quelle che dal Comune ottengono ogni sorta di agevolazione possibile. I lavori pubblici, infatti, non procedono sempre tutti alla stessa velocità, dipende da cosa c’è da fare: per la ripavimentazione di piazza dei Martiri, infatti, ci sono volute tre settimane, scomodando gli operai in agosto, ma alla fine la piazza è stata prontissima e tirata al burro per l’inaugurazione del nuovo supermercato Coop. Via Carracci invece, dove non ci sono supermercati Coop ma su cui si affaccia la nuova stazione dell’Alta Velocità, è ancora zeppa di cantieri che a rigore dovevano essere già chiusi da un bel pezzo. I treni passano sotto il naso di Bologna, qualcuno si ferma pure invitandoci caldamente a salire, ma noi stiamo qua, a pensare ad altro, convinti che le soluzioni entreranno dalla finestra o di poter campare di rendita come facevamo ai bei tempi. Io, personalmente, sto meditando un trasferimento definitivo in Alto Adige, dove le cose funzionano e i soldi vengono investiti nella maniera giusta e, quand’anche un centro storico sia chiuso al traffico (e capita spessissimo), è circondato da parcheggi a prezzi popolari o anche solo col disco orario. Occhio però, che già anni fa su un cordolo, in una zona meno interessante per i bolognesi come quella di via Emilia Ponente, l’Amministrazione Comunale di allora scivolò clamorosamente e il partito di governo della città perse, sia pure per un breve periodo, il bastone del comando. Meditate gente... 3 Intervista ad Annamaria Lucchini QUELLI CHE IL DIALETTO LO MASTICANO ANCORA… E CI RECITANO PURE Con Annamaria Lucchini parliamo del teatro dialettale bolognese Il 20 gennaio del 2016 cadranno i primi cento anni della nascita di Arrigo Lucchini, figura storica del teatro dialettale bolognese, nonché celebre caratterista del cinema avatiano scomparso nel 1984. Esattamente trent’anni fa: due ricorrenze importanti che la figlia Annamaria e il nipote Davide Amadei, prosecutori della sua opera e tra gli attuali animatori della Compagnia Teatrale Dialettale “Arrigo Lucchini”, desiderano onorare ripubblicando l’opera omnia del grande attore. Noi de “Il Socio” li abbiamo incontrati per capirne di più su un mondo - quello del teatro dialettale bolognese - quasi magicamente sospeso tra passato e presente, che oggi è alle prese con grosse difficoltà. 4 Annamaria Lucchini, come nasce il teatro dialettale bolognese? «In maniera spontanea. Secondo la ricerca fatta da mio padre nel 1981 e poi rieditata nel 2006 le prime testimonianze scritte del dialetto bolognese risalgono alla seconda metà del XVI secolo e a Giulio Cesare Croce, l’autore del “Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno”. Croce era un tipo strano, a cavallo tra il popolo e l’accademia, e le sue commedie erano di ambiente popolaresco perché permettevano ai nobili di parlare, come per gioco, alla maniera del popolo, cosa molto tipica della cultura bolognese, che da sempre ama mescolare cultura alta e cultura bassa. La vera fioritura del teatro dialettale bolognese però si ha nella seconda metà dell’Ottocento quando, dopo l’unità d’Italia, si cerca di creare una lingua nazionale ma al tempo stesso si punta a valorizzare i dialetti locali. A Bologna nasce un giornaletto in dialetto intitolato “Ehi, ch’al scusa”, che aveva per protagonista un personaggio, il signor “Pirén”, protagonista di novelle divertenti. E’ allora che emerge la figura di Alfredo Testoni». Il vero fondatore del teatro dialettale bolognese… «Sì, ma non ebbe successo immediato. Ci furono diversi tentativi a vuoto, poi però riuscì a imbroccare la strada giusta e divenne per cinquant’anni una delle figure di punta, parallelamente, sia del teatro bolognese che di quello italiano, lavorando con attori di primissimo piano come Dina Galli, Ermete Zacconi, le sorelle Gramatica. Fu per Zacconi che scrisse il suo celebre capolavoro, “Il Cardinale Lambertini”, all’inizio in italiano e poi, nel 1930, tradotto in bolognese: era un’opera che creava l’archetipo junghiano del bolognese, e a Testoni fruttò un patrimonio in diritti d’autore. L’agente di testoni, Adolfo Re Riccardi, era specializzato nel fare venire a Parigi le pochade comiche di Feydeau, e inseriva sempre nei suoi “pacchetti” una commedia di Testoni garantendogli grande visibilità. Ma poi i due ruppero e Re Riccardi fallì mentre Testoni divenne una figura di prima grandezza del teatro italiano fino a che, nei suoi ultimi anni, iniziò a privilegiare la produzione dialettale a discapito di quella in italiano, e anche grazie ai disegni di Nasica, al secolo Augusto Majani, al Carlino e alla Fameja Bulgnàisa, divenne un modello della bolognesità». Ma perché la poesia dialettale riesce a uscire dai confini cittadini, mentre il teatro no? «Perché a Bologna non c’erano attori, salvo Lanzarini e da un certo punto in avanti Lucchini, che fossero disposti a rinunciare alle loro professioni per dedicarsi alla recitazione a tempo pieno e diventare dei professionisti. Comunque Testoni scriveva per due compagnie, quella del Teatro Contavalli e quella del Teatro del Corso, e le sue erano com- medie di ambiente popolaresco, corali, ambientate in un cortile o in un condominio, popolate quasi esclusivamente da personaggi che di per sé erano dei bozzetti. Il capocomico del Teatro del Corso era un libraio antiquario di piazza Aldovandi, Angelo Gandolfi, che alla fine comperò il teatro dove teneva una stagione di lirica in concorrenza col Comunale e una di teatro dialettale bolognese, ma mori durante la Seconda Guerra Mondiale e un anno dopo anche il teatro venne bombardato». Fine di tutto quindi? «No, perché a guerra terminata ciò che restava delle due compagnie si mise assieme e iniziò all’Arena del Corso in via Santo Stefano a riproporre nuove rappresentazioni. E’ allora che viene fuori la seconda figura chiave del teatro bolognese, Bruno Lanzarini, che non potendo, per faccende di diritti d’autore, recitare le commedie di Testoni andò in cerca di nuovi autori e di nuovi attori, tra cui Arrigo Lucchini, la moglie Clara, il maestro Luigi Miglari e tanti altri. Insieme scrissero due riviste musicali, tra cui “Bàn mo dabòn”, che ebbe un grandissimo successo al Duse, poi però Lanzarini venne ingaggiato da Strehler per fare Balanzone nel suo “Arlecchino” e iniziò a girare il mondo lasciando campo libero agli altri. E siamo al 1964, quando Lucchini decide di mettersi in proprio e fonda una sua compagnia, il Teàter Bulgnàis». E da qui parte la storia di quella che oggi è la Compagnia Lucchini… 5 Intervista ad Annamaria Lucchini «Esatto, e all’inizio si faceva tutto in famiglia. Mi ricordo ancora che mio zio era lo scenografo, c’era mio nonno Armando, che era un vecchio attore del Corso e che forse qualcuno ricorderà come il vecchietto all’inizio di “Hanno rubato un tram” con Fabrizi, mentre io facevo la Repubblica di San Marino con la fascia azzurra al collo. Poi abbiamo ingranato: nel 1982 fu Lucchini il primo a portare il teatro dialettale bolognese agli Alemanni, lavorava tantissimo. La sua base era il Teatro Capitolino, sotto al Cinema Capitol, dove nel tempo sono nati tanti personaggi come Gigi e Andrea, mentre d’estate ci si spostava all’Arena Puccini». «Ora - aggiunge Amadei - stiamo ricatalogando l’archivio di Lucchini perché tra diciotto mesi cadono i cento anni della sua nascita, ma soprattutto per fare capire veramente che personalità fosse. Basti pensare che non volle mai passare al professionismo, altrimenti avrebbe fatto le scarpe a Garinei e Giovannini. Era uno degli autori de “Al Pavaglàn” alla radio, e a fine anni ’70, su Video Bologna, fece il primo talk show bolognese con un giovane Giorgio Comaschi, Quinto Ferrari, Dino Sarti, Valeria 6 Moriconi e Raul Grassilli. Aveva capito come veicolare sul Carlino Sera la tradizione bolognese con la rubrica “Bèn mo dabòn”, scriveva poesie su vari argomenti, dal Carnevale allo sport, canzoni e canzonette comiche, zirudelle. Era davvero una figura d’artista a tutto tondo». «Dopo la morte di Lucchini nel 1984 - prosegue Annamaria la compagnia ha preso il suo nome, e a settembre sono caduti i trent’anni dalla sua scomparsa. Nel frattempo erano nate altre compagnie di teatro dialettale, come quella di Romano Danielli e altre. Era un’epoca diversa, gli attori erano più disponibili, il pubblico masticava maggiormente il dialetto, mentre oggi devi leggermente italianizzare i testi, e diventa un po’ un genere, come la lirica o il balletto. Il fatto è che il dialetto è una specie di codice grazie al quale chi si siede in platea si sente parte di una comunità: così si spiegano i fenomeni editoriali di gente come Luigi Lepri, Roberto Serra e Daniele Vitali, un vero e proprio revival quando fino a poco tempo prima il dialetto era bistrattato come la lingua dei vecchi o degli ignoranti». Ma cosa significa, oggi, fare teatro dialettale a Bologna? «Oggi - spiega Amadei - il punto è scegliere come farlo il teatro dialettale bolognese, se farlo per sentito dire, tipo si è sempre fatto così, oppure con cose che proponiamo a rotazione, quindi da volta a volta cambiano gli attori e quindi cambia sempre l’ambizione di raccontare un pezzo di città, un aspetto, una tradizione. Come compagnia Lucchini abbiamo un repertorio, ma qualcosa bisogna sempre adattarla, bisogna vedere di aggiungere qualcosa a una prassi che altrimenti rischia di venire sottovalutata, anche dalle istituzioni, soprattutto per la natura amatoriale e facilona del teatro dialettale bolognese, che una volta era poco curato tanto il pubblico veniva lo stesso. Quindi quello che facciamo è puntare su scelte di qualità sia sul repertorio sia su come mettere in scena l’opera. Io credo che un copione debba essere interpretato più che recitato, a volte devi cambiare una frase perché quelle originali magari il pubblico non le comprende più, anche a costo di tradire la filologia originale dell’autore. Quindi ostinatamente noi cerchiamo di dare qualcosa in più». «Come compagnia - aggiunge Annamaria - il nostro lavoro è portare avanti il lavoro di Lucchini, curare il suo archivio che include manoscritti dell’800 portatigli da Ines Ciaschetti con opere dei maggiori autori, da Badini a Sarti. Adesso faremo un fondo, una sorta di contenitore che serva da punto di riferimento. Come si fa oggi teatro dialettale bolognese? Prendendo coscienza dagli studi fatti da Lucchini e dalla moglie, dall’esperienza dei grandi attori ancora vivi, guardando però al futuro». Ma il pubblico risponde? «Il pubblico è basato sugli afecionados, gente che segue il genere dagli anni 60, ci sarebbe necessità di rinfrescarlo. Anche nei copioni serve gente che faccia la parte dei giovanotti. Fuori dal palco, specie grazie ad Annamaria, c’è un forte spirito di gruppo riconosciuto anche dai tecnici dei vari teatri per la nostra organizzazione nella scenografia, la collaborazione, una sorta di grande famiglia che fa quello che fa non per soldi». «Con le scuole - aggiunge Annamaria - si lavora poco, ormai ti trovi davanti scolaresche che non capiscono bene nemmeno l’italiano, figurarsi il dialetto. Oggi è chiaro che il pubblico classico invecchia, quindi devi proporti in maniera diversa, per avvicinarsi a un pubblico diverso, stimolando la curiosità per una vita che non c’è più. Spesso molti che inizialmente snobbano il teatro dialettale bolognese quando lo conoscono bene ritornano. Bisogna curare il dettaglio e la tecnica interpretativa. Questo con noi è possibile perché gran parte dei nostri testi è di ambientazione storica, perché fare personaggi odierni che parlano tutti in bolognese sarebbe impossibile, nessuno aspetta più un telegramma, nessuno ha più la serva in casa che parla dialetto. Questo vuol dire che la commedia la devi contestualizzare cronologicamente, e quindi costumi, musica, devono essere di conseguenza. Quello che deve restare intonso è lo spirito dell’opera, però è molto un lavoro di codici perché mi pare che oggi nell’ambiente della bolognesità si vada molto avanti per sentito dire. Bisognerebbe creare una scuola non tanto per scrivere nuove commedie, ma per studiare quelle esistenti e imparare a interpretarle secondo la propria realtà quotidiana». Quindi possiamo dire che il teatro dialettale bolognese è vivo e vegeto? «Se io faccio teatro dialettale adesso - conclude Amadei - lo faccio perché mi porto dietro un bagaglio culturale e di esperienza nel teatro classico. Ma nel momento in cui la proloco di Casalecchio ci contatta a maggio per la festa dei sapori curiosi il 2 giugno per la commedia “Qual ch’l’ha inventè al turtlèn”, noi diventiamo matti per uscire dal nostro repertorio, a trovare i costumi settecenteschi, ad adattare il dialetto in italiano per un pubblico generico. Tutto questo in due settimane. Ci sono personaggi come Balanzone che parlano sia in bolognese che in italiano. Per non parlare del legame con i burattini: Sganappino venne inventato da Augusto Galli, Danielli faceva il burattinaio, anche Presini, Bertoni, è chiaro che la parlata bolognese è stata mantenuta anche come parlata dei burattini, ancora oggi con Foschi e Pazzaglia. Come con la canzone di Carpani: il dialetto è ancora vivo in tutte queste cose, e Vitali è stato eccezionale nel codificare la scrittura del dialetto come lo si pronuncia. Bisogna fare in modo che il dialetto risulti sempre contemporaneo, tra palco e platea ci deve essere sempre un dialogo, quindi è necessario un codice, compreso e riconosciuto da tutti». 7 Anniversari 40 anni Calzoni Paolo Negroni Francesco Giardina Pasquale Zarantonello Sauro Malaguti Alessandro Ge 08 Bo 97 Pv 07 Fi 02 Pi 09 30 anni Amici Andrea Tartaglia Marco Piccinelli Stefano Rossi Flavio Castrechino Laura Antoni Silvano Co 14 Fi 15 Ro 07 Lo 02 Fi 20 Ve 09 25 anni Bollini Mauro Prendin Marco Masi Gianluca Sforza Roberto 8 Ve 16 Lo 20 Pi 13 Bo 03 20 anni Musiani Carlo Plachino Salvatore Scapoli Roberto Bianchini Lucio Rocca Tiziano Basalti Tiberio Dall'olio Tiberio Ferri Daniele Ghibellini Fabio Gianantoni Andrea Grillini Davide Lippi Pierluigi Mingarini Rubens Pancaldi Gian Luca Cicognani Sergio Domenicali Giovanni Ferrari Franco Franci Luciano Furini Giuseppe Ghini Roberto Molinazzi Sergio Monti Stefano Romagnoli Floriano Sillieri Stefano Viotto Fortunato Ziosi Gabriele Saguatti Massimo Salmi Fausto Burato Marco Ud 08 Fi 03 Ro 01 Bo 08 Mi 20 Ce 17 Ud 13 Na 07 Mi 16 Ro 08 Lo 09 Ce 14 Ce 13 Pm 20 Bo 01 Bo 11 At 13 To 08 Lu 10 Ra 19 Ce 19 Ro 02 Ra 13 Ro 04 Vi 08 Ba 04 Lu 16 Ud 10 Bo 04 Intervista al Presidente Riccardo Carboni BUON NATALE nonostante tutto! Di anni difficili ne abbiamo passati diversi, anzi ultimamente ricordarsi un anno in cui tutto sia filato liscio senza dover essere stati costretti ad affrontare un qualche tipo di rogna risulta impossibile. Il 2014 però è sicuramente in testa alla classifica degli anni neri, almeno per i tassisti bolognesi, per cui accogliamo con favore la sua fine. Abbiamo affrontato divisioni di categoria, fatto discussioni infinite sulle tariffe, lavorato in una città martoriata da cantieri che ha messo a dura prova il nostro sistema nervoso, subito l’aumento costante degli abusivi, certificato il fatto che possiamo contare solo sulle nostre forze per qualunque problema, e infine subito anche una serie infinita di controlli sulle dichiarazioni dei redditi. Insomma è stato un vero e proprio anno da dimenticare, l’augurio a tutti i nostri soci è quello di passare un sereno 2015, non importa che sia meraviglioso o mirabolante, ma speriamo almeno che possa essere un anno senza problemi, in cui non vengano messe in discussione le poche certezze che abbiamo, e che nella peggiore delle ipotesi possa essere ricordato come un anno monotono, forse non sarà un grande augurio ma visto da dove partiamo credo che di questo ci sia bisogno. Auguri a tutti Riccardo Carboni Presidente Cotabo e da tutto il CDA 9 Informazioni ai Soci Tablet a bordo e un’app per le chiamate: comincia l’era del taxi 2.0 Cotabo ha presentato il nuovo sistema nell’auditorium di Telecom Italia I taxi a Bologna diventano 2.0 con il tablet a bordo e l’app per le chiamate. E provano anche a rivoluzionare il panorama italiano, esportando la gestione informatica delle corse. Alla presenza delle cooperative di trasporto persone di tutto il Paese, Cotabo ha messo oggi in mostra il suo sistema “Smartaxi”, con un convegno a Bologna nell’auditorium di Telecom Italia, che è partner del progetto insieme a Ingenico e alla spagnola Taxitronic. “Dietro c’è molto lavoro - commenta in una nota il presidente di Cotabo, Riccardo Carboni tanta intelligenza e creatività e sistemi tecnologici avanzati. Smartaxi è il nostro fiore all’occhiello, frutto di anni di lavoro. É un sistema che non può essere considerato solo come un’in- 10 novazione tecnologica, perché è destinato a rivoluzionare il settore del trasporto persone dal punto di vista dell’offerta”. Smartaxi potrà essere adottata da tutte le cooperative di trasporto interessate. Le centrali radio taxi maggiori potranno gestire i servizi di assegnazione delle corse in altri territori dove, per problemi di dimensione o di costo, non è garantito un servizio efficiente o sulle 24 ore. La gestione con Smartaxi può avvenire anche solo in alcune fasce orarie, ad esempio di notte, e riduce i costi fissi. “Con le potenzialità di questo sistema - sottolinea Marco Benni, direttore generale di Cotabo non è difficile immaginare che nei prossimi anni il dispatching delle corse potrà essere gestito da pochi punti sul territorio nazionale. Non è più necessario che ogni cooperativa o società abbia la sua centrale radio taxi: quel servizio potrà essere fornito, non in competizione ma in collaborazione, da un operatore specializzato in modo più efficiente di quanto possa fare, ad esempio, una piccola realtà cooperativa”. Un taxi Cotabo può salvarti la vita Presentato il progetto per l’installazione di defibrillatori a bordo C otabo sceglie la strada della sicurezza e della prevenzione per migliorare la salute dei passeggeri dei suoi taxi. Per questo la cooperativa tassisti bolognesi ha aderito alla campagna di sensibilizzazione “Pronti a salvare una vita?” promossa da Iredeem-Philips per l’utilizzo sui luoghi di lavoro e a bordo dei mezzi di trasporto pubblici, avviando un progetto di collaborazione con il 118. L’obiettivo finale è quello di dotare una quindicina di taxi di un defibrillatore di ultima genera- zione, il Philips HeartStart FRx, estremamente facile e intuitivo da utilizzare, dotato di trasmissione dati wireless e attivatore pediatrico, fornendo quindi nel contempo ai tassisti una completa e corretta istruzione sul loro impiego. E a gennaio in Comune, alla presenza del sindaco Virginio Merola e dell’assessore alla Sanità Luca Rizzo Nervo, saranno presentati i primi otto tassisti “addestrati” all’impiego dei defibrillatori, cui presto andranno ad aggiungersene altri. La presenza dei defibrillatori sarà segnalata da apposite indicazioni sulle fiancate dei taxi, in modo che il passeggero sia correttamente informato. Forniti da Iredeem-Philips, i defibrillatori HeartStart rappresentano l’ultima frontiera nel campo del pronto soccorso grazie a innovazioni tecnologiche pensate per il trattamento della causa più comune dell’arresto cardiaco improvviso. Sono progettati per una facile predisposizione e un semplice utilizzo e per offrire solidità e affidabilità a coloro che per primi prestano soccorso. Sul luogo dell’incidente con le forze dell’ordine, in occasione di eventi sportivi giovanili o sul posto di lavoro, il defibrillatore FRx è la soluzione ideale per il trattamento dell’arresto cardiaco improvviso in ambienti e in condizioni inadatti per gli altri defibrillatori. 11 Informazioni ai Soci Sicurezza nel weekend: arriva il taxi della “movida” notturna, quota fissa 3 euro Con tre euro, famiglie e ragazzi godranno di parecchia sicurezza e tranquillità in più. A tanto ammonta il prezzo della corsa in taxi che i giovani sanlazzaresi tra 18 e 29 anni potranno pagare per spostarsi nelle sere del fine settimana tra il centro di Bologna e la piazza principale della città. L’opportunità è frutto della convenzione, già attiva, che il Comune di piazza Bracci ha firmato con la cooperativa taxisti Cotabo, accollandosi 17 euro su 20 del costo normale di un trasporto. Nel 2012, con modalità analoghe, erano stati incentivati gli spostamenti tra la località Trappolone, capoluogo, e Usl per tutte le fasce d’età; ora, lo stesso mezzo funziona per i giovani in via sperimentale anche da Bologna, fino al 31 dicembre 2014. Con questa novità, l’Amministrazione intende favorire la sicurezza delle notti di ‘movida’ preferenzialmente per la propria popolazione ‘under’. Per usufruirne, è sufficiente che i residenti di San Lazzaro compresi nella fascia 18-29 anni provvedano a iscriversi presso il Comune in un’apposita lista, ottenendo una tessera identificativa d’adesione. Il servizio punto-a-punto sarà attivo il venerdì e il sabato notte dall’1.30 alle 5.00, tra il posteggio taxi di piazza Aldrovandi o piazza della Mercanzia (Bologna) fino a piazza Bracci di San Lazzaro di Savena. Nel momento del bisogno, gli utenti registrati dovranno richiedere un “passaggio” alla centrale Cotabo con anticipo di un’ora, comunicare il proprio “codice convenzione”, e una volta a bordo esibire il tesserino di riconoscimento. Le corse potranno prolungarsi senza problemi fino ad una qualsiasi destinazione nel territorio sanlazzarese, con addebito della differenza a carico del cliente. È ammesso anche l’uso collettivo tra convenzionati, e di conseguenza si potrà pagare ancor meno di 3 euro. Secondo il sindaco Isabella Conti, titolare della delega alla Mobilità, «si tratta di una novità importante, che abbiamo cercato di offrire ai nostri giovani cittadini e crediamo possa rivelarsi molto utile». “Il taxi a chiamata lo abbiamo già testato con le frazioni, ma si poteva fare di più - approfondisce - e quindi sperimentiamo fino alla fine dell’anno la tratta da Bologna a San Lazzaro in una fascia oraria nella quale anche il trasporto pubblico è più rado”. In parallelo viene rinnovato anche il servizio diurno tra la frazione Paleotto-Trappolone, l’Usl di via della Repubblica e piazza Bracci: in funzione da lunedì a venerdì dalle 7.00 alle 19.00. L’iscrizione alla lista dei cittadini convenzionati è aperta fino al raggiungimento della quota di impegno economico del Comune. 13 Informazioni ai Soci Accuse di stupri, rapimenti, offese, sorveglianza illegale: il fronte anti uber si allarga Venerdì sera, una 26enne ha utilizzato la app del servizio di taxi online. In auto si è assopita e al risveglio era in un luogo appartato, dove è stata violentata dal conducente. L’uomo è stato arrestato. “In India lavoriamo con partner muniti di licenza e sicurezza è nostra priorità” spiega la portavoce di Uber, Evelyn Tay. Ma gli inquirenti la smentiscono: nessun controllo sul profilo del conducente. NEW DELHI - Nella sua aggressiva campagna di espansione nel mondo, il servizio di taxi online Uber ha raggiunto anche l’India. Dove si registra l’ennesima violenza da parte di un suo conducente, dopo i tanti casi di intimidazioni e molestie, fino allo stupro, riportati dai clienti dagli Stati Uniti - dove Uber è nato, a San Francisco - all’Australia. Dopo l’arresto dell’autista stupratore, le autorità di Nuova Delhi hanno messo al bando Uber, come riferisce un comunicato del dipartimento dei Trasporti della 14 capitale indiana: “Tutti i servizi di trasporto - si legge - legati al website www.uber.com sono vietati con effetto immediato”. Bando scattato perché secondo le autorità, Uber ha ingannato i clienti con la promessa di fornire un servizio “sicuro”. A Nuova Delhi, la polizia ha arrestato l’autista, accusato da una donna di 26 anni di averla violentata. Precedentemente identificato in Shiv Kumar Yadav, 32 anni, grazie alle informazioni fornite alla polizia dalla sua vittima. L’uomo aveva spento il cellulare per non essere rintracciato, ma è stato localizzato a Mathura, cittadina a nord dello Stato dell’Uttar Pradesh dove vive e dove qualche ora prima era stata ritrovata abbandonata la sua auto di servizio. L’uomo comparirà in tribunale a Nuova Delhi lunedì. Venerdì sera, la giovane, dipendente di una società finanziaria, aveva chiamato un taxi utilizzando la app di Uber col suo smartphone dopo un evento a Vasant Vihar, sud della capitale. Secondo quanto riporta il Press Trust of India, una volta in auto la cliente si è assopita. Al risveglio, si è ritrovata ancora nell’auto, parcheggiata in un luogo appartato. Con il tassista che in breve è passato dalle minacce allo strupro. Consumata la violenza, l’uomo ha accompagnato a casa la donna, intimandole di non denunciare l’accaduto. Lei, invece, ha preso nota della targa e ha anche fotografato la vettura, ritrovata più tardi. N.D.R. Uber non usa taxi, ma auto blu e quasi sempre senza alcun titolo autorizzativo, pertanto abusivi. È un sistema che sfrutta la manodopera a basso costo derivante da persone che oltre a svolgere l’attività in maniera illegale non offre nessuna garanzia all’utilizzatore finale, perché privi di qualsiasi requisito identificativo (cosa ben diversa da un taxi con licenza o auto blu regolare). Dall’Australia agli Usa, l’azienda di taxi privati via app è nel pieno della bufera. Si moltiplicano le testimonianze di violazioni della privacy, concorrenza sleale e abusi fisici, mentre i suoi manager ostentano indifferenza e aggrediscono i giornalisti. Una campagna di boicottaggio invita a disinstallare l’applicazione San Francisco, rapimenti, violenze sessuali, clienti aggrediti e malmenati, dipendenti che si fingono utenti per sbaragliare la concorrenza, fondi neri, sorveglianza elettronica dei movimenti dei passeggeri, intimidazioni nei confronti dei dipendenti della concorrenza e minacce ai giornalisti. Sembra una pagina presa dalla storia delle Whiskey War statunitensi della seconda metà dell’ottocento, quando le gang di New York trasformarono Brooklyn in un campo di battaglia, ma si tratta invece delle Cab War (la Guerra dei Tassisti) in corso negli Usa. E Uber, il colosso della shared economy statunitense che ha messo a soqquadro il mondo del trasporto privato cittadino, fa la parte del gorilla. Che Uber fosse un “go getter” un competitore aggressivo - era un fatto risaputo. Per prendere di petto l’industria dei taxi in America, occorrono legioni di avvocati e capitali sostanziosi da investire in spese legali, ma anche il coraggio di resistere a vere aggressioni da parte di autisti delle varie compagnie, che non di rado sono state accusate di colludere con i mobster - come vengono definiti in gergo i mafiosi. Ma in pochi si aspettavano che Uber avrebbe combattuto a questo livello, adottando tattiche che ricordano periodi storici nei quali le gang criminali affliggevano gli Usa. E tante sono le accuse in genere mosse agli startupper, ma mai finora di essere dei gangster. Almeno fino all’arrivo della compagnia fondata da Garrett Camp and Travis Kalanick. Lanciata nel 2010 a San Francisco, in meno di 4 anni la compagnia dei due starupper ha raggiunto una valutazione di mercato di quasi 19 miliardi di dollari e correntemente opera in oltre 200 città sparse in 45 paesi. Ma con il successo e l’esplosione dei profitti - si parla di guadagni nell’ordine del miliardo di dollari l’anno - sono arrivati anche i dolori di crescita aziendale. Prima con le accuse di concorrenza sleale da parte di altri servizi di trasporto crowdsourcing come Lyft e Sidecar, i cui autisti riferiscono alternativamente o di minacce o di offerte di premi di ingaggio per cambiare azienda da parte di dipendenti di Uber travestiti da passeggeri. Poi con le rimostranze dei passeggeri 15 Informazioni ai Soci che, da New York a Los Angeles, e arrivando alla stessa San Francisco, stanno lamentando un numero crescente di abusi, anche fisici, da parte degli autisti. Denunce di violenze sessuali - nei confronti sopratutto delle viaggiatrici - sembrano essere ormai all’ordine del giorno. Quelle più recenti sono avvenute a New York, a Los Angeles, Orlando, Chicago e Alexandria. La trama sembra essere sempre la stessa: la viaggiatrice è giovane, a volte leggermente inebriata. In più di un caso gli autisti offrono un tour gratuito della città, concluso con la molestia. A Washington, di recente, un autista di Uber è stato protagonista di un rapimento con tanto di gimkana nel traffico e inseguimento poliziesco. Da San Francisco infine arrivano storie di passeggeri aggrediti a martellate e di scazzottate durante le corse mentre altri passeggeri hanno riportato di esser stati praticamente tirati fuori dalla macchina per i capelli. E gli abusi nei confronti dei passeggeri non si limitano solo al livello fisico, sforano anche nell’universo digitale come ha avuto modo di verificare una ragazza australiana appena uscita da un centro per il trattamento dei tumori che aveva avuto l’ardire di cancellare la sua prenotazione. Il suo telefonino è stato bombardato di messaggi offensivi dell’autista, che tra l’altro le ha detto “ti meriti quello che ti è capitato”. E a fare spionaggio elettronico non sono solo gli autisti. I dirigenti 16 dell’azienda hanno addirittura sviluppato un software che hanno chiamato sintomaticamente “God View”, sguardo divino, per controllare gli spostamenti dei loro clienti e delle macchine. Utilizzato teoricamente solo dai dirigenti per questioni interne aziendali della massima importanza, l’esistenza di God View è stata rivelata per caso da Josh Mohrer, manager della piazza di New York, a Johan Bhuiyan, una giornalista di Buzz Feed che lo doveva intervistare. Mohrer, stanco d’aspettarla, aveva fatto ricorso a God View - lo chiamano così perché offre una vista dall’alto degli spostamenti di un telefono sul quale è stata installata l’app di Uber - per capire com’è che stesse arrivando in ritardo. “Finalmente sei arrivata, è da un po’ di tempo che seguivo i tuoi spostamenti sulla nostra App”, ha sbottato Mohrer quando ha visto la Bhuiyan, incurante del fatto che la giornalista ignorava di esserle monitorata e che non gli aveva dato alcun permesso. La scoperta ha ovviamente suscitato reazioni molto forti, spingendo il senatore Al Franken a scrivere una lettera chiedendo spiegazioni ai dirigenti di Uber. “Le nostre norme aziendali sono chiare al riguardo, l’accesso ai dati e il loro uso è concesso solo ai dirigenti aziendali che abbiano delle ottime ragioni”, ha fatto sapere un portavoce dell’azienda, smentito immediatamente da due dipendenti che infatti hanno confermato che God View è accessibile da tutti gli addetti dell’azienda. L’elenco delle rimostranze nei confronti del trasporto crowdsourcing sta diventando così lungo che di recente C/net, uno dei maggiori media dell’informazione tecnologica Usa, si domandava se fosse sicuro o meno usare Uber, concludendo che il passeggero si assume un grosso rischio quando usa il servizio senza possibilità di ricorso nei confronti della compagnia. “I passeggeri non sanno in cosa si stanno cacciando quando scaricano la app di Uber e chiamano una delle sue macchine”, ha dichiarato l’avvocato Chris Dolan dello studio legale Dolan Lawfirm, che sta rappresentando la famiglia di una bambina di sei anni investita ed uccisa da una macchina di Uber, “Gli stanno dando carta bianca”. Secondo Dolan i termini d’uso del servizio sono cosi ampi che assolvono la compagnia da qualsiasi responsabilità civile e penale in caso di incidente e di ferite e le permettono di evitare qualsivoglia responsabilità per le azioni dei suoi autisti anche in caso di decesso del passeggero. “Stupro, omicidio: la compagnia può lavarsene le mani senza nessun timore”, aggiunge Dolan. Ma non si tratta solo di semplici disfunzioni del sistema di assunzioni e di abuso di strumenti elettronici. Secondo PandoDaily, un seguitissimo blog tecnologico di Silicon Valley, si tratta di una vera e propria cultura aziendale. Una cultura secondo la quale lanciare una campagna di sabotaggio nei confronti di altri siti ridesharing IL PRIMO TAXI DI BOLOGNA chiama il tuo taxi con: “ ” 100 metano 46 34 91 gpl propulsione ibrida NUMERO VEICOLI ECOLOGICI 23 NUMERO DI VEICOLI ATTREZZATI PER CLIENTI PRM 07:00 / 22:00 400 NUMERO MEDIO DI VEICOLI IN SERVIZIO NELL’ARCO DEL GIORNO 161 ALTRI TASSISTI 553 TASSISTI ASSOCIATI minore di 4 anni ETÀ MEDIA DEI VEICOLI 6 passeggeri 42 5 passeggeri 23 NUMERO VEICOLI CON CAPACITÀ SUPERIORE ALLO STANDARD I VEICOLI AL SERVIZIO DELLA CITTÀ Co.Ta.Bo. si distingue per essere una struttura multi servizi, ai nostri associati assicuriamo tutto il supporto necessario perché possano fornire servizi di trasporto efficienti e di alto livello qualitativo. 365 gg Feb Mar Apr gestito dal sistema automatico 17% di cui il 6% Giu Lug 107.976 gestito da MARY operatore virtuale Mag LIVELLO DI AUTOMAZIONE Gen 99.485 115.296 105.123 131.988 103.052 Ago gestito dall’operatore Nov 83% Ott Dic 105.454 108.973 121.264 105.660 Set 55.039 durata media chiamate 63 sec TOTALE: 1.253.421 diventano corse 94.111 chiamate in entrata 1.339.896 94% NUMERO DI CHIAMATE NELL’ANNO copertura oraria e giornaliera h 24 ATTIVITÀ IN CENTRALE I NUMERI DEL CALL CENTER dati del 2013 Co.Ta.Bo. Cooperativa Tassisti Bolognesi è la più grande cooperativa di tassisti della Regione Emilia Romagna e fra le prime 10 del settore in Italia. INFOTAXI francese 120 uffici fiscali e amministrativi h24 benzina, gasolio, metano pubblicità su taxi autolavaggio Agenzia centro assistenza assistenza legale 62 HOTEL Windows TaxiClick PC www.cotabo.it/prenota/ Prenota un taxi sul sito alla pagina INTERNET CHIAMATAXI apparecchio automatico TaxiClick TAXI Apple iOS AppStore TaxiClick TAXI Android PlayStore http://www.taxiclick.com/TaxiClick.aspx Download alla pagina TaxiClick 45 linee 051 372727 ... CHIAMA UN TAXI! chiedi alla reception! IL TUO TAXI A BOLOGNA spagnolo veicoli di scorta I SERVIZI AI TASSISTI inglese 301 LINGUE CONOSCIUTE E PARLATE DAI NOSTRI TASSISTI IL PRIMO TAXI DI BOLOGNA chiama il tuo taxi al numero: 05137 27 27 oppure visita il sito: www.cotabo.it Informazioni ai Soci è normale. Ed è quello che sta per l’appunto accadendo dall’agosto scorso, quando i media hanno scoperto che Uber ha organizzato un gruppo di 177 clienti fantasma, che muniti di svariate carte di credito e telefoni cellulari sono incaricati di chiamare macchine della concorrenza per poi cancellare la prenotazione pochi minuti prima che queste arrivino all’indirizzo che gli è stato fornito, impegnando così gli autisti della competizione a vuoto e spingendo i consumatori che usano il ridesharing a rivolgersi a Uber, che nel settore dispone del maggior numero di autisti. Smascherati dai giornalisti, i dirigenti di Uber piuttosto che scusarsi e rinunciare alla campagna hanno rimarcato che la tecnica è forse troppo aggressiva e che hanno chiesto ai loro team di ridurla al minimo, aggiungendo poi che c’è comunque poco da lamentarsi visto che Uber paga la penale per le cancellazioni. Impudente anche la reazione alle rivelazioni della stampa secondo cui per ridurre il suo carico fiscale Uber ha organizzato una struttura proprietaria simile a quelle delle scatole cinesi. In tale maniera maschera i suoi guadagni in un labirinto di sussidiarie ed affiliate con sedi sparse in tutto il mondo, riuscendo così a esportare capitali nei paradisi fiscali olandesi e delle Bermuda. Uber sostiene che queste soluzioni sono del tutto legali, ignorando ovviamente il fatto che gran parte del suo successo è dovuto alla facilitazioni fiscali di cui godono le aziende statunitensi del web e al fatto che il comune di San Francisco offre una riduzione sostanziosa delle imposizioni sui salari e sulle tasse immobiliari alle aziende hi-tech che come Uber, decidono di stabilire la propria sede in città. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, e che sta scatenando una vera rivolta nei confronti di Uber fino al lancio di una campagna nazionale per la cancellazione dell’applicazione, è arrivata però a metà novembre a New York dove, durante una cena organizzata per migliorare i rapporti con la stampa, il vicepresidente di Uber Emil Michael ha suggerito che l’azienda avrebbe dovuto spendere un milione di dollari per assumere dei ricercatori (leggi investigatori) che indagassero quelli che lui ha definito i giornalisti sleazy, squallidi, per tirare fuori un po’ del loro fango. In altri termini Micahel annunciava l’intenzione di investire un milione di dollari per intimidire i giornalisti che stanno criticando l’azienda. In particolare, Sarah Lacey fondatrice di PandoDaily che di recente - visti i casi di aggressioni a sfondo sessuale nei confronti delle donne - aveva accusato Uber di sessismo e misoginia. Dopo che in Francia l’azienda si è associata a un servizio di escort femminili, ha aggiunto Lacey, lei aveva deciso di cancellare la app di Uber. “Quanti segnali dobbiamo ancora ricevere per concludere che l’azienda non rispetta e non assegna nessun valore alla nostra sicurezza?”, aveva scritto Lacey, cancellando immediatamente la app. Questo aveva spinto Michael a suggerire che i “ricercatori” assunti da Uber avrebbero scavato nella vita privata dei giornalisti e delle loro famiglie (Lacey e i suoi in questo caso) e una volta scoperto qualcosa di discutibile lo avrebbero reso immediatamente di dominio pubblico. “La si dovrebbe ritenere personalmente responsabile di tutte le donne che seguendo il suo suggerimento cancelleranno la nostra app e finiranno coll’essere assalite sessualmente dagli autisti di altre compagnie di taxi”, aveva rimarcato con rabbia Michael, salvo poi fare marcia indietro - sostenendo che s’era trattato di uno sfogo - dopo la prevedibile tempesta mediatica scaturita dalle sue dichiarazioni. Anche Aston Kutcher, che di Uber è investitore e che era corso immediatamente a difendere l’azienda (“che c’è di male ad investigare i giornalisti?” aveva scritto), ha dovuto fare immediatamente marcia indietro. C’è infatti il rischio che non si trattasse solo di una boutade ma che si stesse parlando di sviluppi futuri. Del resto l’incontro, al quale partecipavano anche esponenti di rilievo della nuova informazione come Arianna Huffington e attori come Ed Norton, era stato organizzato da Ian Osbourne, ex assistente del primo ministro inglese David Cameron, e lo stesso Michael è da agosto consulente del Pentagono. 21 Racconti notturni RACCONTI NOTTURNI Nel mezzo del cammin Francesco Selis (FI01) Questa volta voglio raccontarvi una storia davvero straordinaria. Era una notte di inizio autunno, nel mezzo del cammin di mia licenza, cioè dieci anni dopo averla conseguita e a dieci anni dalla pensione (... al cielo piacendo), e mi trovai in una selva oscura. Dopo aver accompagnato dei clienti al Park Hotel di Pianoro, infatti, avevo abbandonato la via Nazionale e preso una laterale, per andare a fare pipì indisturbato, poi, chissà come e perché, la diritta via avevo smarrita. Con un bello spavento mi ero sentito sprofondare nel terreno, e mi ero ritrovato in mezzo a una folla di persone che aspettavano 22 la barca numero quattrocento, per essere trasportate nel primo girone dell’inferno. Fu allora che mi venne incontro un tipo di cui mi sembrava di conoscere la fisionomia, e che appariva estremamente a suo agio in quell’ambiente poco rassicurante. Mi salutò e mi disse di non preoccuparmi, che mi avrebbe accompagnato lui, che aveva un certo potere. “Come ti chiami, Virgilio?” mi venne da chiedergli. “No” rispose, “Virginio, e qui sono il primo cittadino.” “Piacere, Dante, anzi no, quello è un mio caro collega; il mio nome è Francesco” risposi dandogli la mano. Cominciò così la mia esplorazione del mondo dei dannati, dove vige la legge del contrappasso: la pena a cui sono costretti è una sorta di vendetta divina per ciò che hanno commesso in terra. Non potendo in questa sede dilungarmi come il sommo poeta, elencherò brevemente gli incontri più importanti e significativi che Virginio mi condusse a fare. Il primo spettacolo che mi lasciò stupefatto fu una sterminata coda di ciclisti, che procedevano, senza mai potersi fermare, rigorosamente in fila indiana ordinatamente a ridosso del bordo di una strada lunghissima; la cosa straordinaria è che tutti avevano i fanali accesi, sia davanti che dietro, ed emettevano un potentissimo raggio laser. Scendendo di un girone, vidi degli autisti che procedevano, pure loro senza sosta, alla ricerca di un indirizzo che non trovavano, fermandosi a osservare delle targhe stradali su cui, rispettivamente, compariva l’indicazione “Via Fanin”, “Via Fantin”, “Via Fantini” e “Via Fantoni”. Chiesi lumi a Virginio, che mi spiegò trattarsi degli addetti alla toponomastica, quelli che in vita avevano dato il nome alle strade, e che comunque non avrebbero mai potuto trovare l’indirizzo di destinazione, che era sì la via Fantini, ma non si trovava in questo girone, bensì in quello dei sanlazzaresi. Ma, di sorpresa in sorpresa, accompagnato che fui nel terzo girone, la scena che vidi fu davvero strana: in una pista d’atletica c’erano alcuni podisti che correvano agili, salvo poi rallentare bruscamente nel trovarsi, di tanto in tanto, la pista bloccata da un altissimo sbarramento, che dovevano superare con l’aiuto delle braccia. “Questi” mi spiegò il mio illustre accompagnatore, “sono coloro che in vita hanno deciso di sistemare i dossi stradali dissuasori di velocità, e gli ostacoli che devono superare quaggiù sono tanto più alti quanto lo furono quelli, da loro decisi, sulle strade dei poveri mortali.” Non nascondo che provai una certa soddisfazione nel vederli così in difficoltà, ma non lasciai trapelare il mio sentimento. Che fu, ancora una volta, di grandissima sorpresa nel girone successivo. Qui, come all’inizio della vicenda, c’era un fiume da superare, ma questa volta le barche erano molte, a occhio e croce un centinaio; sulla fiancata di ogni barca c’era scritto “gatto” (in italiano e in inglese: “cat”) e il loro compito eterno era quello di trasportare dall’altra parte, senza chiedere alcun compenso, una folla di anziani, malati e donne sole. Scendendo sempre più verso il centro della Terra, là nell’ustionante dimora di Satana, un intero girone mi apparve popolato da una sola anima dannata; appena ci scorse, fece un cenno ossequioso verso la mia guida, che ricambiò il saluto. Il suo castigo era davvero penoso: era infatti costretto a sostenere un eterno esame pratico di guida per la patente “B”, su un’automobile che non riusciva a passare in strade rese impraticabili da piste ciclabili in sede propria ai lati, immense e deserte, e, ancora più esternamente, da marciapiedi altrettanto desolati, larghi come campi da calcio. “Credo di capire chi sia questo poveretto” confidai a Virginio: “porta il nome di un volatile, vero?” “Certo” mi rispose: “è il mio bravo assessore Piccione, incompreso in vita e ora ingiustamente punito.” Scendemmo di un altro piano. Qui la scena che mi aspettava fu tanto terrificante che ancora adesso tremo al suo pensiero. Non feci in tempo a leggere un cartello con l’enigmatica indicazione “Via, alla Larga, Entrate” che, con fare falsamente gentile, un’anima dannata in giacca e cravatta mi portò, da solo, in un ufficio. Qui, un altro dannato mi chiese l’ammontare dei miei incassi di tassista del 2011, e i chilometri percorsi in quello stesso anno. Risposi quanto approssimativamente mi ricordavo. L’interlocutore, impassibile, mi fissò negli occhi, e poi cominciò a dire: “Ah, così vero? Bene, bene, bene... bene, bene, bene...” con voce sempre più sinistra e un fare tanto inquietante da crearmi un progressivo senso di gelo nel cuore. Fu così che mi svegliai da quell’incubo di soprassalto, pieno di angosciosi e ingiusti sensi di colpa, e con la testa appoggiata sul volante. E, dal posteggio Malpighi, uscii a riveder le stelle. Racconti notturni Correre festosi contro la malattia Francesco Selis (FI01) Già da alcuni anni sapevo di una corsa per le strade della città, denominata (nel solito inesorabile inglese) “Race for the cure” ed effettuata nell’ambito di una tre giorni di manifestazioni, a sostegno dell’associazione “Susan G. Komen” che lotta per prevenire e curare il tumore al seno. non sono frequenti, sia per il particolare significato dell’evento. Sono rimasto sorpreso, come dicevo, dalla quantità impressionante di persone che hanno festosamente invaso i Giardini Margherita poco prima della partenza: evidentemente la modesta distanza chilometrica da percorrere (cinque chilometri) ha dominato dalle tinte bianche e rosa delle magliette-ricordo già indossate da molti (e dallo stesso colore esibito dalle podiste aderenti o solidali con le “Donne in rosa”, quelle che hanno superato la malattia). Ciononostante, finalmente usciti dai Giardini, il primo chilometro è stato una vera e propria lenta processione. Al semaforo di Porta Santo Stefano un taxi della Co.Ta. Bo. attendeva immobile e paziente il deflusso di quello straripante fiume in piena; forte della mia riconoscibile canottiera sociale, mi sono avvicinato al finestrino del collega in servizio dicendogli: “Coraggio, passerà” e ottenendo in cambio un ironico sorriso. Mi era capitato talvolta, in anni passati, di incrociare gli ultimi strascichi dell’evento, nei dintorni dei Giardini Margherita, mentre tornavo in automobile da qualche altra corsa podistica amatoriale, e non avevo avuto modo di coglierne l’imponenza, come manifestazione popolare tanto partecipata. L’occasione di farne parte anch’io, il 28 settembre di questo 2014, me l’ha data l’invito del nostro Gruppo Podistico: ho accettato senza esitazione, sia perché le piacevoli occasioni di ritrovarsi invogliato anche i meno allenati. Pure il nostro gruppo ha visto scalpitare un numero inconsueto di baldi e scalpitanti uomini e donne, tutte e tutti indistintamente “giovani dentro” (ma alcuni anche anagraficamente, s’intende), nella capacità di rispondere all’invito con il giusto stato d’animo festoso, a cui ha collaborato non poco una radiosa e calda mattina di sole. Dopo le rituali foto di gruppo, in un piccolo drappello abbiamo cercato di farci largo fra la folla in attesa della partenza, un assembramento impressionante Poi, appena è stato possibile, ci siamo lanciati al massimo delle nostre possibilità, vista anche la distanza breve, per le strade del centro, le stesse che molti avevano già solcato di corsa, ogni volta con atmosfere diverse, nell’ambito della Strabologna e della Run Tune Up. E così, di ritorno presso la tenda di appoggio del nostro gruppo nei pressi del Circolo del Tennis, le endorfine scatenate dall’impegno fisico hanno completato l’opera, facendoci ritrovare ancora più sereni e gioiosi. 24 La parola ai Soci A Bologna i taxi più cari d’Italia A fine giugno per esigenze personali vado in Sardegna per un solo giorno. Atterrato ad Olbia prendo un taxi per andare a Cannigione circa 35 km di tragitto. Il taxi è un Ford Galaxi monovolume ben tenuto. Uscendo dall’aeroporto passiamo dalla sbarra pagano un abbonamento annuale (non ricordo la cifra) ma non caricano sul cliente. Sono in 46 taxi senza radiotaxi non hanno obbligo di orario, quel giorno ha iniziato alle 5.30 e finiva a mezzanotte. Hanno l’obbligo dopo 3 giorni di aeroporto di fare un giorno al porto e in piazza ad Olbia ma in aeroporto non possono caricare. La minima dall’aeroporto è di 15 euro ma con me è partito da 3,50 euro, i primi 5 km vanno a 2,90 al km dal quinto al trentacinquesimo 1,90 dal trentacinquesimo in poi 1 euro. Il notturno è come il nostro come supplemento ma dalle 22 alle 6 la tariffa cresce del 25% tutto in automatico sul tassametro in più cumulano anche il festivo. Sosta oraria + di 40,00 euro. Lavorano in pratica 6 mesi all’anno da maggio ad ottobre gli altri mesi arrivano all’aeroporto alle 7.30 caricano verso le 14.30. Tornando alla mia corsa calcolandola tutta con la nostra tariffa avrei speso 48 euro la ne ho spesi 83 e al ritorno mi è venuto a prendere (non avrebbe potuto) mi ha fatto 70 col tassametro spento. Comunque ricordatevi che come chiunque di noi si è sentito dire: a Bologna ci sono i taxi più cari d’Italia. Musiani Carlo Udine 8 Alluvione, i taxi portano generi alimentari a Montoggio e Rossiglione. Genova - Sono partite da Genova cinque auto dei tassisti della Cooperativa Radio Taxi per portare generi alimentari e di prima necessità alla popolazione e ai tanti volontari in azione a Montoggio e Rossiglione, comuni gravemente colpiti dall’alluvione. “Oltre a portare il nostro supporto ai volontari del centro città - spiega Stefano Benassi, presidente della Cooperativa - non abbiamo voluto far mancare il nostro aiuto anche alla popolazioni del nostro entroterra. Nei prossimi giorni continue-remo a dare, nel nostro piccolo, un concreto contributo portando acqua e alimenti per fare fronte alle prime necessità dei cittadini”. n.d.r.: tutta la nostra solidarietà e tutti i nostri complimenti. 25 La parola ai Soci Report annuale di Careercast Quali sono i 10 lavori migliori e peggiori del 2014 C areercast ha pubblicato il consueto report annuale sui migliori e peggiori lavori dell’anno in corso, valutati in base ad alcuni parametri come il rapporto tra retribuzione e stress, l’ambiente di lavoro e la percentuale di crescita professionale nel futuro. L’analisi, comprensiva di salari medi, si riferisce prevalentemente al mercato del lavoro statunitense, ma invia un segnale importante anche in un contesto internazionale. Non stupisce, ad esempio, la crescita del settore sanitario, che sarà uno tra le più importanti aree professionali a crescere nei prossimi anni, con una domanda sempre più crescente di medici e infermieri. Tuttavia figurano anche alcune sorprese e professioni che probabilmente pochissimi tra noi conosceranno. Andiamo a scoprire i lavori migliori e peggiori del 2014 secondo il report Job Rated di Carrecast. 26 Chi penserebbe che una laurea in Matematica possa essere una delle più spendibili del mondo e che, in questo 2014 ma anche nei prossimi anni, possa sbocciare in un tripudio di possibilità e carriera? Insegnare, fare ricerca, lavorare per enti statistici e collaborare con professori universitari sono solo alcune delle tante opzioni che un laureato in Matematica ha davanti a sé e che, grazie anche alla bassa concorrenza, darà luogo a una vastità di impieghi e lavori altamente soddisfacenti. È quello che sostiene il portale web Career Cast che ha stilato, grazie alle statistiche e dati del sito web del Bureau of Labor Statistics (organizzazione governativa che studia la situazione economica e lavorativa degli Stati Uniti), una classifica delle dieci migliori occupazioni del 2014 affiancata alla lista dei dieci peggiori impieghi del 2014. I dati, sui quali si basa la classifica dei migliori e peggiori lavori del 2014, sono stati raccolti in un contesto più che altro statunitense ma non sono del tutto estranei alla situazione europea e si basano principalmente su di una serie di parametri come le sfide e le ricompense di carriera, l’uso che una professione fa delle tecnologie, l’ambiente di lavoro, lo stipendio e - ovviamente - l’offerta e la domanda di una determinata professione in un definito lasso temporale. Considerati quindi questi criteri, Career Cast ha stilato una classifica che prende in esame duecento professioni diverse e qui riportiamo le dieci migliori e le dieci peggiori. Quali sono i migliori lavori del 2014? •Matematico • Professore universitario • Esperto di statistica •Attuario •Otorino • Igienista dentale • Sviluppatore software • Analista sistemi operativi •Fisioterapista •Logopedista La matematica e la statistica hanno moltissime applicazioni nel mondo lavorativo e anche in ambiti che non ci immagineremmo come, ad esempio, lo sport dove l’analisi di alcuni dati è fondamentale per l’evoluzione di una squadra, di una disciplina sportiva e di tutto l’apparato informativo che ne consegue. Sanità e tecnologia, d’altra parte, sono tra i settori più forti nonostante le turbolenze economiche degli Stati Uniti quanto dell’Europa e igienisti dentali, audiologi o anche logopedisti vengono visti come campi lavorativi dalle grosse prospettive e che, grazie all’alta domanda e alla bassa percentuale di specialisti del settore, diventano professioni piuttosto richieste e ricche di soddisfazioni (lavorative e monetarie). Quali sono i peggiori posti di lavoro del 2014? Come Careercast ci tiene a precisare, l’analisi dei lavori migliori e peggiori dell’anno assume un semplice carattere di curiosità. Non è detto, ad esempio, che chi ricopre un mestiere che compare nella classifica che pubblicheremo qui di seguito, stia realmente facendo il lavoro peggiore del mondo. L’analisi viene proposta solo a carattere informativo, valutata in base a diversi parametri. Su alcune professioni, ad esempio, possiamo trovarci assolutamente d’accordo. Scopriamo i peggiori posti di lavoro del 2014 secondo Careercast. •Taglialegna •Reporter • Personale militare arruolato •Tassista • Giornalista radiofonico •Capocuoco • Assistente di volo •Spazzino • Vigile del fuoco • Guardia carceraria Quindi, a guardare questa classifica, sembra proprio che chi sia alla ricerca di un lavoro nel mondo dell’informazione standard (reporter, giornalista o annunciatore radio) o nel settore dell’abbattimento degli alberi non avrà forse molta fortuna e soddisfazioni. I giornalisti e reporter sembrano infatti essere stati sostituiti dal web e dai professionisti della comunicazione online, mentre, per quello che riguarda i tagliaboschi, i macchinari specializzati sembrano averli rimpiazzati da tempo. Non bene nemmeno per i cuochi o le professioni del sociale e del pubblico come poliziotti, pompieri o spazzini che, per via delle poche prospettive di carriera, del basso stipendio e dell’ambiente di lavoro sono anch’esse annoverate tra le dieci peggiori professioni del 2014. Salvatore Vrenna Vicepresidente Co.Ta.Bo. Sarà il traffico... sarà la politica... sarà la TV, ma sono tutti arrabbiati, pochi gentili e sorridenti. Quando ne incontri uno pensi: da che pianeta viene? Visto che indossa il camice bianco apprendo essere il Direttore Reparto Unità Coronarica Stefano Urbinati, alte capacità, grande umanità, con semplici parole spiega ai propri pazienti la diagnosi, senza controllare l’orario e con costo prestazione con elettrocardiogramma euro 130 da pagare al cup. Merita l’oscar... oscar con premio annuale da proporre anche a quei tassisti che scendono, aprono lo sportello e aiutano gli anziani. Umiltà e gentilezza ripagano sempre te e la tua cooperativa... proposta che farò al nuovo assessore alla sanità per tutelare gli anziani... Buone feste a tutti Franca Boninsegna 27 La parola ai Soci Vacanze a Cuba Estate 2014 D 40 dollari al giorno, e per il vitto e l’alloggio lui si arrangia. Benzina in entrambi i casi ovviamente a parte. D’altronde il costo delle auto a noleggio è veramente importante (80 dollari al giorno) mentre il costo dell’autista, e la sua auto, è di Bisogna tenere presente che da solo poco più di due anni, cioè da quando c’è Raul Castro al potere, c’è stata una apertura parziale all’iniziativa privata, e chi ha una attività, che sia una abitazione, un taxi o un negozio etc, pagando le tasse può lavorare per conto proprio: tutto ciò che è iniziativa privata si chiama “particular”. Nel caso che a noi interessa, cioè il servizio pubblico, ho cercato di indagare. A Cuba esistono i taxi regolari gesti- opo una lunga organizzazione, con la mia famiglia decidiamo di andare in vacanza a Cuba. Una vacanza decisamente low cost dove oltre al biglietto aereo avevamo solamente contattato via internet un autista da tenere a nostra disposizione per una decina di giorni in quanto i trasferimenti da una città all’altra possono essere problematici sia per la mancanza della cartellonistica stradale che per la condizione delle strade. 28 ti direttamente dallo Stato, che si chiamano “Cubataxi” colorati generalmente nerogialli o gialli, che vengono affittati da chi ha i requisiti (uguali ai nostri: abilitazione, patente adeguata, casellario pulito, il tutto sottoposto a controllo annuale e spesso sulla strada da parte della polizia). L’affitto è giornaliero, più o meno come succede negli Stati Uniti, il tassista va nella rimessa e affitta il taxi. A fine giornata il 50% di quello che segna il tassametro va allo Stato. Ovviamente succede che nei Cubataxi il tassametro cercano di usarlo il meno possibile e il prezzo si contratta. Diverso il discorso del “taxi particular” che ho contattato io. Di fatto, nonostante la civetta taxi sul tetto, è un noleggio e non ha il tassametro. L’autista mi ha raccontato che era 20 anni che faceva quel mestiere da abusivo e solo da 2 anni lo Stato li ha regolarizzati tutti, prendendo per le tasse 40 dollari fissi al mese (a Cuba c’è la parità fra dollaro e la moneta locale per i turisti), indipendentemente da quanto lavorano. Anzi al loro interno c’era tensione in quanto lo stato ventilava di chiedere ulteriori 300 dollari una tantum a fine estate. Però con- siderando che lo stipendio di un dipendente statale, cioè il 50% dei lavoratori cubani, dal medico al poliziotto all’insegnante è di 40/50 dollari al mese, chi ha una attività in proprio e ha voglia di lavorare sta decisamente bene. Comunque la scelta di avere un autista a disposizione è stata vincente, in quanto l’autista si è rivelato molto professionale, ed oltre a non avere avuto mai problemi ci ha fatto alloggiare nel percorso che avevamo stabilito in buone “case particular” di sua conoscenza, dove lui sicuramente aveva la sua percentuale, ma lì d’altronde tutto funziona così. In conclusione una bellissima vacanza in un posto meraviglioso e pieno di contraddizioni, è pur sempre una dittatura, ma dove tutti hanno accesso alla scuola, alla sanità e alla previdenza sociale, e dove nessuno muore di fame. Tiberio Basalti CE 17 29 Gruppo preghiera ALLA RICERCA DELLA BUONA NOTIZIA: L’uomo al centro dell’Europa Q ualche tempo fa, quando un gelato costava molto meno di oggi, un bambino di dieci anni entrò in un bar e si sedette al tavolino. Una cameriera gli portò un bicchiere d’acqua. “Quanto costa un gelato Solero?” chiese il bambino. “Un euro” rispose la cameriera. Il bambino prese delle monete dalla tasca e cominciò a contarle. “Bene, e quanto costa invece un gelato semplice?” In quel momento c’erano altre persone che aspettavano e la cameriera cominciava un po’ a perdere la pazienza. “80 centesimi!” gli rispose in maniera brusca. Il bambino contò le monete ancora una volta e disse: “Allora mi porti un gelato semplice!” La cameriera gli portò il gelato e il conto. Il bambino finì il suo gelato, pagò il 30 conto alla cassa e uscì. Quando la cameriera tornò al tavolo per pulirlo cominciò a piangere perché lì, ad un angolo del piatto, c’erano 20 centesimi di mancia per lei. Amici taxisti, colleghi nel lavoro e fratelli nella fede, …l’attenzione all’uomo… Anche noi ridimensioniamo tutte le cose della nostra vita, pure importanti, alla luce del bene dei figli… della nostra famiglia… dei nostri amici… e per avere questo inseguiamo il bene della nostra città… della nostra Italia… della nostra Europa… della nostra amata Terra… Ma per far questo bisogna riportare al centro dei valori la persona umana… come ha sottolineato l’umile uomo di Dio, Papa Francesco, nella visita al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa a Strasburgo: L’Europa è una “famiglia di popoli” chiamata a prendersi cura “della fragilità dei popoli e delle persone”, a lavorare per dare “dignità” all’uomo in quanto “persona” e non come “soggetto economico”. Vi esorto a rifiutare la “cultura dello scarto” e quegli stili di vita di “un’opulenza ormai insostenibile” e “indifferente” specie verso i più poveri, e a creare le condizioni per il lavoro, la difesa della famiglia e dell’ambiente. I Padri fondatori hanno pensato un’Europa su valori concreti: dignità dell’uomo, solidarietà, sussidiarietà: Effettivamente quale dignità esiste quando manca la possibilità di esprimere AVVISO IMPORTANTE: Amici colleghi, il Gruppo di Preghiera S. Paolo, costituito tra i taxisti COTABO sensibili ai valori dello spirito, si ritrova ogni primo Martedì del mese: ci incontreremo nella Sala riunioni COTABO alle ore 14.30, con l’opportunità di momenti di riflessione e di preghiera: preghiamo insieme il Rosario, quindi segue una riflessione-confronto su temi religiosi. L’invito è cordialmente esteso a tutti i colleghi taxisti! Questo nostro Gruppo, in piena comunione con la Chiesa in Bologna, è assistito dalle Suore Missionarie del Lavoro e da Alberto Manni. Per contatti e informazioni: Pietro Bianco (LUCCA 4) - cell. 347.6964788 liberamente il proprio pensiero o di professare senza costrizione la propria fede religiosa? Quale dignità è possibile senza una cornice giuridica chiara, che limiti il dominio della forza e faccia prevalere la legge sulla tirannia del potere? Quale dignità può mai avere un uomo o una donna fatto oggetto di ogni genere di discriminazione? Quale dignità potrà mai trovare una persona che non ha il cibo o il minimo essenziale per vivere e, peggio ancora, che non ha il lavoro che lo unge di dignità? Si constata con rammarico un prevalere delle questioni tecniche ed economiche al centro del dibattito politico, a scapito di un autentico orientamento antropologico. L’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare, così che - lo notiamo purtroppo spesso - quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso dei malati, dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere. Sul lavoro chiedo di coniugare flessibilità del mercato con stabilità e certezza delle prospettive lavorative. Sulle migrazioni chiedo politiche corrette, coraggiose, concrete e non di interesse. Ma chiedo anche considerazione per la famiglia, rispetto per l’ambiente, per il creato, facendo appello alla “creatività europea” da alimentare, puntando sull’educazione e la formazione, e valorizzando le scoperte nuove sulle fonti alternative di energia. Non ci può essere “l’assolutizzazione della tecnica”, la vita umana “oggetto di scambio o di smercio”, il Mare Mediterraneo ridotto a un cimitero. Non si può tollerare che milioni di persone nel mondo muoiano di fame, mentre tonnellate di derrate alimentari vengono scartate ogni giorno dalle nostre tavole. Le persecuzioni colpiscono quotidianamente le minoranze religiose e particolarmente quelle cristiane in più paesi. Persone schiave, uccise, decapitate, crocefisse e bruciate vive. Avviene sotto il silenzio vergognoso e complice di tanti. Un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione 31 Gruppo preghiera trascendente della vita è un’Europa che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello spirito umanistico che pure ama e difende: le fonti lontane che vengono dalla Grecia e da Roma, da substrati celtici, germanici e slavi e dal Cristianesimo che li ha plasmati. Tutto ciò sta in duemila anni di rapporto tra territorio europeo e cristianesimo. Una storia non priva di conflitti e di errori, anche di peccati, ma sempre animata dal desiderio di costruire per il bene. Dunque vi invito a non avere paura del cristianesimo: In questo senso ritengo fondamentale non solo il patrimonio che il cristianesimo ha lasciato nel passato alla formazione socioculturale del continente, bensì soprattutto il contributo che intende dare oggi e nel futuro alla sua crescita. Tale contributo non costituisce un pericolo per la laicità degli Stati e per l’indipendenza delle istituzioni dell’Unione, bensì un arricchimento. 32 E Papa Francesco, interrotto tredici volte dall’applauso dei presenti, afferma con decisione: Sono sicuro che un’Europa che sia in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose, sapendone cogliere ricchezza e potenzialità, possa essere anche più facilmente immune dai tanti estremismi che dilagano nel mondo odierno. E questa famiglia di popoli potrà sentire vicine le istituzioni dell’Unione se esse sapranno sapientemente coniugare l’ideale dell’unità cui si anela, alla diversità propria di ciascuno, valorizzando le singole tradizioni; prendendo coscienza della sua storia e delle sue radici; liberandosi dalle tante manipolazioni e dalle tante fobie. Mettere al centro la persona umana significa anzitutto lasciare che essa esprima liberamente il proprio volto e la propria creatività, sia a livello di singolo che di popolo”. Al Parlamento europeo Papa Francesco lascia l’immagine ricordata dell’affresco di Raffaello dedicato alla Scuola di Atene: con Platone che guarda al cielo e Aristotele che guarda alla terra. E invoca “un’Europa, che contempla il cielo, persegue degli ideali; guarda, difende e tutela l’uomo; cammina sulla terra sicura e salda”. Anche una piccola rappresentanza di noi taxisti di Bologna ha avuto la gioia di incontrare Papa Francesco in udienza a Roma lo scorso 24 settembre. Ricordiamo anche che ai primi di Novembre, nei giorni in cui il cristiano fa memoria dei propri cari, noi taxisti ci siamo trovati a Villa Pallavicini dove Mons. Allori ha celebrato la S. Messa in memoria dei nostri colleghi e parenti defunti. In noi tutti è ancora vivo il ricordo di volti, di persone, di amici, di familiari che ci hanno lasciato… a volte prematuramente. I taxisti del Gruppo di Preghiera “San Paolo” Racconto Bertagnin (MI14) Nella ricorrenza delle festività natalizie voglio esprimere a nome mio e di tutta la Commissione Giornalino, i miei più sinceri Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti i colleghi e a tutti i lettori de Il Socio, e voglio farlo con questi miei versi tratti da una omonima poesia di Gianni Rodari. Buone feste a tutti. 34 L’ANNO NUOVO E Sonia dirà cosa va’ registrato Se di tasse non vuoi poi esser spennato Indovinami, o indovino Tu che leggi nel destino Ci ritroveremo un dì in assemblea Salvo un attacco di grave diarrea L’anno nuovo come sarà? Bello, brutto o metà e metà Dove Carboni col suo tono pacato Renderà l’uditorio mezz’addormentato Leggo stampato nei miei libroni I clienti romperanno sempre i coglioni Benni dirà “Non s’ha da preoccupa’ Dei debiti tutti, che in groppa noi s’ha “ L’importo che c’è lì sul tassa metro Verrà guardato sempre di sbieco E uno urlerà piuttosto incazzato L’altro sussurra: “Questo è tempo sprecato!” E l’itinerario che hai selezionato Sarà giudicato assai inadeguato Garavina il pizzetto avrà sempre più gran Sì da sembrar sempre più D’Artagnan In aeroporto si caricherà Passata un’ora lì a chiacchierà E il prode Marino che è così scrupoloso Lascierà meno tempo al proprio riposo E durante la notte, se sei sfortunato, L’ubriaco il sedile avrà tutto insozzato La nostra centrale avrà ancor quei casini Che han fatto cadere i capelli a Pasquini In Cotabo andremo ogni metà mese Per pagar tutte quante le spese E al solito Vrenna sarà poco sbarbato Il che si conviene a chi è carcerato A S. Luca Tiberio andrà un giorno di luglio Per chieder di fargli ricrescere il bulbo Ci saran forse liberalizzazioni? Invito voi tutti a toccarsi i m..roni! E se un tipo losco tu caricherai A Mirko di certo telefonerai E se per disgrazia Uber verrà Voi lotterete e lei se ne andrà Ancora qualcosa CAT contesterà E nuove tariffe vedrai farà saltà Napoli Tre fin dalle ore sette Racconterà centodue barzellette E se diremo “Ma avevi firmato!” Risponderà: “Dormivo beato!” E Modena Sedici, la Robertina Accompagnerà un cliente a Messina Alle bici Colombo certo riserverà Fin’anche il tracciato della tangenzià Il bel Roma Undici, da Casalecchio Alle donne dirà frasi dolci all’orecchio E se coi T-days vorrai fare l’incasso Rivolgiti a Dio, o a satanasso E a Rimini Tre, quel gran ricciolone Spunterà un altro bel boccolone Ci sarà chi lavora sempre lì sulla via Quello che ha il mutuo del gigante Golia Più di questo scritto non trovo Dei destini dell’anno nuovo Chi fa le cinque, chi preferisce la sera Chi va in bicicletta, chi si trova in preghiera Del resto l’anno nuovo sarà Come ogni uomo lo costruirà 35 Y LANFR L E D IELLE STOR LA GARA DI PESCA DEI TASSISTI BOLOGNESI E FIORENTINI I tassisti pescatori Ci son carpe consistenti fra Bologna e Firenze sono pieni di rancori che se non stiam bene attenti con le canne e con le lenze. quando a pesca son battuti ti tirano la nel fondo C’è lo sponsor ch’è “Draghetti” dai colleghi più evoluti. e diventi furibondo e i tassisti più perfetti Si, nell’arte di pescare, perché in questo tira e molla se gli serve una vettura bisogna saperci fare fai rider tutta la folla con solerzia e con premura e la gara si fa dura che venuti li a vedere lui li tratta bene assai se vuoi far bella figura. poi ti prendon pel sedere. come tu non crederai. E da sempre la contesa Alla “Lunga”, il bel laghetto, Anche se ti fa un tagliando con la canna ch’è ben tesa tutti degni di rispetto, non pensare come e quando si fa a spese dei carassi i tassisti son venuti perché lui ti serve svelto che son belli grossi e grassi e non sono sprovveduti. perché l’auto da lui hai scelto: da far sudare non poco Li si è svolta la contesa c’è la Renault e la Dacia il pescatore ch’è in gioco. che da sempre è stata accesa che tu guidi con tenacia. ECCO I BOLOGNESI: ECCO I FIORENTINI: I PESCATORI PIÙ BRAVI Trentini, Cardellini, Parazza, Stefano, Christian, Fabio, Parazza 50,250 kg Casalini, Mastelli, Gamberini, Claudio, Gigi, Graziano, Carlino 35,100 kg Gamberini (nipote), Monari, Carlino, Claudio II, Massimo. Cardellini 28,020 kg Gatti, Venturi, Atti, Veronesi, Graziano 23,460 kg Lodi, Lodi (padre). Lodi Senior 36,820 kg Gamberini 18,120 kg 36 Y LANFR L E D IELLE STOR TASSISTA E RAPINATORE SI RITROVAN DOPO ORE Il tassista è quel lavoro hanno di proprio evitate gli serbassero gentili che sapete che io adoro che il capestro ormai già stretto per quei fatti molti ostili. perché c’è quel condimento riducesse quel reietto Entrò dentro all’ospedale che l’umano fa contento: in cadavere precoce perché non volea star male il suo nome è avventura, ormai privo della voce. e lì nel pronto soccorso spesso pregno di paura. Ma riuscì nel suo intento, non più ebbe alcun rimorso L’avventura è quella cosa, anche se assai sgomento, nel far notare all’agente sia pura o peccaminosa, liberarsi dalla morsa ch’era più che compiacente che colora la tua vita come ultima risorsa. che proprio lì vicino che altrimenti è assai sbiadita. Scattò fuori repentino c’era il tipo birichino Ci sono vicende allegre con un urlo belluino che conciato dal bastone ed alcune molto “negre”. e frugando nel baule cercava la guarigione. Como Dieci è sto soggetto un bastone di padule Fu proprio una cosa buffa che io stimo e poi rispetto, gli armò tosto la mano che “quello” della baruffa il suo nome è Salvatore ed andando dal marrano fosse giunto dal dottore che lui porta con onore, gli sferrò diversi colpi che non ebbe alcun pudore piccolino ma forzuto come si uccidono i polpi. a curare le ferite e poi neanche sprovveduto. Nella fronte e poi sul naso causate da quella lite. Lui ch’è Salvatore Serra, il degenere ha persuaso Quando poi fu interrogato il più mite della terra, a lasciar star la rapina presto ammise il suo peccato s’incazza come un leone ma come ultima manfrina e cominciò la procedura per na brutta situazione. scappò via con la vettura per finire poi in Questura. Una notte il mio collega urlando dalla paura. pria di chiudere bottega Il mio amico, lì da solo, con un ceffo si fa un giro, voleva prendere il volo lui non è proprio un emiro. e chiamò i Carabinieri Su al Piccolo Paradiso che son militi assai seri. viene preso all’improvviso Questi agenti han rilevato per il collo con la corda che questo malcapitato che strozzato si ricorda, era un pochino malconcio ma con mossa repentina e per toglierli un po’ il broncio sfugge a quella “ghigliottina” lo portarono li vicino infilando sotto il collo, perché il povero tapino ch’era stretto come un pollo, avesse tutte le cure le dita che avvinghiate che infermiere con premure