Materiali utili per l`animazione del gruppo

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Materiali utili per l`animazione del gruppo
SINTESI-ESTATE
“MISSIONE ESTATE”
Materiali utili per l’animazione del gruppo
FILM
Patch Adams, regia di T. Shadyac, 1998
Patch Adams è un film liberamente tratto dall’autobiografia di Hunter "Patch" Adams. Narra di
un personaggio controcorrente che introduce la risoterapia nei primi anni settanta. Dopo aver
tentato il suicidio, Hunter Adams si interna in un ospedale psichiatrico ed attraverso la
conoscenza di un paziente, il ricco Arthur Mendelson, impara a "vedere oltre" (sarà proprio
Arthur a dargli il soprannome Patch). Inoltre aiuta un altro paziente a superare la paura degli
scoiattoli (immaginari). Una volta dimessosi dalla clinica decide di riprendere gli studi e
laurearsi in medicina per assecondare la propria inclinazione ad aiutare il prossimo. Si iscrive
così alla Virginia Medical University, dove conosce Mitch Roman, uno studente saccente, serio e
pomposo, Carin Fisher, una ragazza che evita i contatti sociali, e Truman Schiff, l'unico con cui
stringe subito amicizia. Assieme a Truman, Patch inizia a testare le reazioni del buonumore sulle
persone, con trovate bizzarre, sempre comiche. Grazie a Carin, a Truman, e ad Arthur, Patch
apre la sua clinica gratuita (una totale novità per gli Stati Uniti, dove le cure mediche sono a
pagamento) in un cottage in una zona immersa nel verde: ora il suo sogno è realtà. In seguito alla
morte di Carin uccisa in modo brutale da Larry, un paziente disturbato mentalmente con
tendenze autolesionistiche, Patch tenta il suicidio, ma una dolce farfalla, posandosi prima sulla
sua borsa da medico e poi sul suo cuore, gli farà capire che non è sbagliato aiutare gli altri, lo
sarebbe stato arrendersi e far morire il cottage insieme alla ragazza. Il film si conclude con la
cerimonia di laurea di Patch, che al momento dell'inchino mostra il sedere scoperto al pubblico
che scoppia a ridere e alcune righe elencano i risultati ottenuti dalle idee rivoluzionarie di Patch
Adams.
Indicazioni per la proposta del film: Attraverso la storia di Patch Adams i giovanissimi possono
comprendere che il servizio, inteso come un prendersi cura dell’altro con amore, è una
componente essenziale per una vita felice ed equilibrata, anche in campo professionale.
L’amore che guarisce, regia di G. Campiotti, 2007
L’amore che guarisce è un film del 2007 ispirato alla vita di San Giuseppe Moscati. Nel 1906
Giuseppe Moscati è un giovane e brillante medico all'ospedale degli incurabili di Napoli. Ben
presto, grazie al coraggioso salvataggio di numerosi pazienti durante l'eruzione del Vesuvio,
arrivano per lui la fama e l'amore per la bellissima quanto infelice principessa Elena Cajafa.
Dopo un romantico corteggiamento, Giuseppe ha finalmente deciso di chiederle la mano, ma
quella stessa sera fa una scoperta terribile: il colera è arrivato in città! Si impone dunque una
scelta e Giuseppe sente come prima vocazione la medicina. Elena finisce così per maritarsi al
ricco e spregiudicato Giorgio, che oltretutto era un tempo amico di Giuseppe. Moscati impronta
la sua vita e la sua carriera alla cura del corpo e dell'anima, dedicandosi a tutti coloro che gli
ospedali rifiutano: li accoglie in casa sua, offre loro del cibo e istituisce un'artigianale "cassa
mutua" perché i più ricchi possano pagare le medicine dei più poveri.
Indicazioni per la proposta del film: il film sottolinea, attraverso il racconto della vita di San
Giuseppe Moscati, che è possibile vedere la professione come un modo privilegiato per aiutare e
servire i fratelli, riconoscendo in essi il volto del Signore. Il film potrebbe aiutare i giovanissimi
a considerare le loro azioni attuali da una nuova prospettiva e di immaginare il proprio futuro
professionale con maggiore consapevolezza.
Un sogno per domani, regia di M. Leder, 2000
Un sogno per domani è un film ispirato al libro La formula del cuore di Catherine Ryan Hyde.
Trevor è un bambino molto intelligente di undici anni che vive una vita difficile con la
madre ex alcolizzata di nome Arlene in un modesto quartiere di Las Vegas. La donna durante il
giorno lavora come cameriera in un locale di striptease e casinò. Il padre, invece, violento nei
confronti di lei e con problemi di alcolismo, è sempre assente. Trevor vive una sorta di confuso
idealismo, finché un giorno a scuola alla prima lezione del corso di scienze sociali arriva il
professor Eugene Simonet che lo stimola a mettere in moto l'innata bontà d'animo. Il professore
ad una lezione domanda in maniera critica alla classe: "Vi piace il mondo così com'è?". Da
quell'istante Trevor idealizza un modo per cambiare in meglio il mondo e comincia a compiere
delle buone azioni, chiedendo a chi le riceve di compiere a loro volta un importante favore a tre
persone differenti. E così questo meccanismo dal nome "passa il favore" prende vita e in breve
tempo si espande a macchia d'olio fino a raggiungere le più grosse città statunitensi.
Trevor, nel frattempo, insiste nelle buone azioni e, dopo aver capito lo stato di necessità e
solitudine in cui incorrono la madre e il professore, decide di farli incontrare, ma Eugene al
momento di stringere un vero legame con la donna si defila.
Finché un giorno un giornalista decide di indagare sulla vicenda per scoprire la fonte di tanta
bontà e ricostruire la "catena della bontà", arrivando dopo diversi incontri sulle tracce della
nonna di Trevor. Da lì il passo è breve e, ricostruita l'intera catena, individua il primo anello
della catena in Trevor e decide di intervistarlo. L'episodio permette a Eugene e Arlene di riunirsi,
concretizzando così la seconda buona azione di Trevor. Ma il terzo favore conduce il ragazzino
verso un destino infausto. Infatti, Trevor interviene in una rissa in difesa di un compagno di
classe ma sfortunatamente ha la peggio e muore accoltellato dai bulli. Dopo l'eroica scena tutto il
paese si reca davanti alla casa del ragazzo per commemorarlo.
Indicazioni per la proposta del film: Il film racconta di un ragazzo, Trevor, che trasforma un
normale compito in classe in un ambizioso progetto per migliorare il mondo. Nel cercare un
modo per “rendere felici le persone”, pensa di aiutare tre amici in qualcosa in cui non sono
capaci, questi ultimi per ricambiare “passano il favore” ad altri tre. Attraverso questo metodo,
teoricamente, tutto il mondo potrebbe essere migliore. Potrebbe essere uno spunto per far
riflettere i giovanissimi sulla possibilità di contagiare coloro che incontrano nella vita quotidiana
e, perché no, su un loro “progetto” per poter migliorare il mondo.
CANZONI
Lo scrutatore non votante (Samuele Bersani, 2006)
Lo scrutatore non votante
È come un sasso che non rotola
Tiene le mani nelle tasche
E i pugni stretti quando nevica
Prepara un viaggio ma non parte
Pulisce casa ma non ospita
Conosce i nomi delle piante
Che taglia con la sega elettrica
...
Lo scrutatore non votante
È sempre stato un uomo fragile
Poteva essere farfalla
Ed è rimasto una crisalide
Indicazioni per la proposta della canzone: Una critica non troppo velata alla sempre più comune
abitudine alla rassegnazione, alla noncuranza sociale; uno sguardo abbastanza severo sulla
mancanza del senso di sacrificio che regna al giorno di oggi.
Don Chisciotte (Francesco Guccini, 2000)
Ho letto millanta storie di cavalieri erranti,
di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti
per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza
come un vigliacco ozioso, sordo ad ogni sofferenza.
Indicazioni per la proposta della canzone: L’entusiasmo di una scelta coraggiosa vista dagli
occhi di un eroe sognatore, la cruda realtà dei fatti vista dagli occhi di uno scudiero disilluso. Un
lungo dialogo che troverà un punto di incontro nell’ultima strofa. Un’analisi moderna della storia
proveniente da un secolo lontano (ma non troppo).
La storia (Francesco de Gregori, 1985)
La storia siamo noi
nessuno si senta un fesso
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo
la storia siamo noi, attenzione
nessuno si senta escluso
Indicazioni per la proposta della canzone: Ognuno è responsabile della propria storia alla
medesima maniera di come è responsabile di quella del mondo intero. Un testo molto semplice e
legato ad immagini quotidiane che può far riflettere i giovanissimi sulla concreta necessità
dell’attenzione al bene comune.
Goccia dopo goccia (Zecchino d'oro, 1994)
Cos'è una goccia d'acqua se pensi al mare
[...]
qualcuno dice un niente, ma non è vero
perché lo sai perché, lo sai perché?
Goccia dopo goccia nasce un fiume
un passo dopo l'altro si va lontano
una parola appena e nasce una canzone
da un ciao detto per caso un'amicizia nuova.
E se una voce sola si sente poco
insieme a tante altre diventa un coro
e ognuno può cantare anche se è stonato
da niente nasce niente, questo si.
Indicazioni per la proposta della canzone: Una canzone per poter riflettere sulla semplicità con
cui i bambini si approcciano alle relazioni e ai sentimenti e per poter riscoprire l’insegnamento di
Gesù che ci chiede di essere come i piccoli per entrare nel Regno: semplici e con la mano tesa
per poter dare e poter ricevere.
LIBRI
Salute! Ovvero come un medico clown cura gratuitamente i pazienti con l'allegria e con
l'amore. (Patch Adams, 2007 - Apogeo, Milano)
E’ l'autobiografia dell'anomalo medico americano Patch Adams e racconta la storia del suo
impegno di vita nella trasformazione del sistema sanitario. Il libro è un’opportunità per scoprire
uno dei personaggi più rivoluzionari della medicina moderna: una sorta di medico-clown che
utilizza le medicine più a buon mercato a nostra disposizione: il buonumore, il riso, l'allegria.
Patch Adams è un medico che oltre a sovvertire le regole della medicina tradizionale, l'ha voluta
portare là dove in genere questa non arriva, soprattutto in un paese come gli Stati Uniti dove per
essere curati è necessario esibire almeno una carta di credito: tra i poveri, i meno abbienti, i
meno fortunati. E l'ha fatto fondando l'istituto Gesundheit (che in tedesco vuol dire salute), una
casa-ospedale nel West Virginia, che ha offerto, finora, cure a più di 15.000 persone:
gratuitamente.
Giuseppe Moscati. Un uomo, un medico, un santo (Immediata Beatrice, 2008 - Centro
Paoline Editoriale Libri, Milano)
Il libro ripercorre la storia di Giuseppe Moscati è un giovane medico vissuto a cavallo tra la fine
dell’800 e gli inizi del ’900. Egli si impone senza volerlo, all’attenzione di colleghi e pazienti per
la sua illuminata competenza professionale e per la dedizione incondizionata al mondo della
medicina. È chiamato «il secondo Cardarelli» che era ritenuto il luminare della medicina
partenopea del Novecento. Una vita, quella di Moscati, dedicata completamente al servizio degli
ammalati e alla ricerca scientifica. Sensibile ai bisogni dei poveri, parte dei suoi guadagni erano
destinati ai pazienti più indigenti in modo discreto e anonimo. La sua vita di grande fede e la
scelta di celibato potenziarono la dedizione incondizionata a questi ideali altamente umanitari ed
evangelici. Alla sua morte, che arrivò prematura in un fisico fiaccato dal lavoro intenso, i
colleghi paragonarono la sua professione medica a «un sacerdozio e un apostolato».
Nel 1987 è stato canonizzato da Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro.
AA. VV., Abitamondo. A partire dalla pace, per amare la città ed abitare il mondo, AVE,
Roma, 2004
Il volume è nato nell'ambito del Progetto "Il servizio civile dei giovani per i giovani" dell'Azione
Cattolica Italiana. Sei ragazze raccontano la propria storia di un anno di Servizio civile, passato
nell'impegno accanto ai poveri, nello studio, nella formazione, nella comunità.
SCRITTI
Indicazioni per la proposta degli scritti: si possono utilizzare per introdurre la tematica o per
essere consegnati alla riflessione personale (in particolare ai 18-20).
“Giovani pensateci! Voi siete destinati, che lo vogliate o no, a essere la più infelice delle
generazioni umane o la più felice di tutte… Voi potrete essere i più felici che siano finora esistiti
tra i figli dell’uomo, tra i figli di Dio, se finalmente capirete che la felicità di vivere sta nel
cercare la propria gioia mettendosi al servizio della gioia di tutti. Servendo il prossimo prima di
me, se è meno felice di me”.
Abbé Pierre
Devi amare senza aspettative, fare qualche cosa per l’amore fine a sé stesso, non per quello che
ne potrai ricevere in cambio. Se ti attendi qualche forma di ricompensa, non è amore: l’amore
vero è amare senza condizioni e senza aspettative. Di sicuro, l’amore si esprime in primo luogo
nello stare con qualcuno, piuttosto che nel fare qualcosa per qualcuno. Bisogna tenerlo sempre
presente, perché è facile farsi prendere dalle troppe cose che possiamo fare per gli altri. Se le
nostre azioni non nascono prima di tutto dal desiderio di stare con una persona, si riducono
davvero solo ad assistenza sociale. Quando hai il desiderio di stare con una persona povera, puoi
renderti conto delle sue esigenze e se il tuo amore è autentico, è naturale che tu desideri fare
quello che puoi per esprimerlo. Il servizio, in un certo senso, è semplicemente un mezzo per
manifestare il tuo essere per quella persona. Guarda cos’ha fatto Gesù nella sua vita sulla terra!
L’ha passata tutta a fare del bene. Ricordo sempre alle sorelle che i tre anni della vita pubblica di
Gesù sono stati dedicati ad assistere i malati, i lebbrosi, i bambini; ed è esattamente quanto
facciamo noi, che predichiamo il Vangelo mediante le nostre azioni. Per noi, servire è un
privilegio e quello che cerchiamo di dare è un servizio vero, offerto con tutto il cuore. Ci
rendiamo conto che quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma l’oceano senza quella
goccia sarebbe più piccolo.
Madre Teresa di Calcutta
Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione, prenderei proprio quel catino colmo di acqua
sporca. Girare il mondo con quel recipiente e ad ogni piede cingermi dell’asciugatoio e curvarmi
giù in basso,non alzando mai la testa oltre il polpaccio,per non distinguere i nemici dagli amici,e
lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo,del drogato, del carcerato, dell’omicida,di chi non mi
saluta più,di quel compagno per cui non prego mai,in silenzio, fino a che tutti abbiano capito nel
mio il tuo amore.
Madeleine Delbrel
Pregando, posso amare i poveri
Un giorno Madre Teresa parlò con un seminarista. Guardandolo con i suoi occhi limpidi e
penetranti gli chiese: "Quante ore preghi ogni giorno?". Il ragazzo rimase sorpreso da una simile
domanda e provò a difendersi dicendo: "Madre, da lei mi aspettavo un richiamo alla carità, un
invito ad amare di più i poveri. Perché mi chiede quante ore prego?". Madre Teresa gli prese le
mani e le strinse tra le sue quasi per trasmettergli ciò che aveva nel cuore. Poi gli confidò: "Figlio
mio, senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri! Ricordati: io sono soltanto una
povera donna che prega; pregando, Dio mi mette il suo Amore nel cuore e così posso amare i
poveri. Pregando!".
Madre Teresa di Calcutta
Amati chiamati ad amare
La verità di noi stessi è che siamo fatti per amare e abbiamo bisogno di essere amati. La verità di
Dio è che Dio è amore, un amore misterioso ed esigente, ma insieme tenerissimo e misterioso.
Questo amore con cui Dio ci avvolge è la chiave della nostra vita, il segreto di ogni nostro agire.
Noi siamo chiamati ad agire per amore, a spendere volentieri la nostra vita per i nostri fratelli e
sorelle, e lasciare esplodere la nostra creatività e ad esercitare la nostra intelligenza nel servizio
degli altri.
Carlo Maria Martini
Fratello marocchino. Perdonami se ti chiamo così, anche se col Marocco non hai nulla da
spartire. Ma tu sai che qui da noi, verniciandolo di disprezzo, diamo il nome di marocchino a
tutti gli infelici come te, che vanno in giro per le strade, coperti di stuoie e di tappeti, lanciando
ogni tanto quel grido, non si sa bene se di richiamo o di sofferenza: tapis!
La gente non conosce nulla della tua terra. Poco le importa se sei della Somalia o dell'Eritrea,
dell'Etiopia o di Capo Verde. A che serve? Il mondo ti è indifferente.
Dimmi marocchino. Ma sotto quella pelle scura hai un'anima pure tu? Quando rannicchiato nella
tua macchina consumi un pasto veloce, qualche volta versi anche tu lacrime amare nella
scodella? Conti anche tu i soldi la sera come facevano un tempo i nostri emigranti? E a fine mese
mandi a casa pure tu i poveri risparmi, immaginandoti la gioia di chi li riceverà? E' viva tua
madre? La sera dice anche lei le orazioni per il figlio lontano e invoca Allah, guardando i
minareti del villaggio addormentato? Scrivi anche tu lettere d'amore? Dici anche tu alla tua
donna che sei stanco, ma che un giorno tornerai e le costruirai un tukul tutto per lei, ai margini
del deserto o a ridosso della brugheria?
Mio caro fratello, perdonaci. Anche a nome di tutti gli emigrati clandestini come te, che sono
penetrati in Italia, con le astuzie della disperazione, e ora sopravvivono adattandosi ai lavori più
umili. Sfruttati, sottopagati, ricattati, sono costretti al silenzio sotto la minaccia di improvvise
denunce, che farebbero immediatamente scattare il "foglio di via" obbligatorio.
Perdonaci, fratello marocchino, se noi cristiani non ti diamo neppure l'ospitalità della soglia. Se
nei giorni di festa, non ti abbiamo braccato per condurti a mensa con noi. Se a mezzogiorno ti
abbiamo lasciato sulla piazza, deserta dopo la fiera, a mangiare in solitudine le olive nere della
tua miseria.
Perdona soprattutto me che non ti ho fermato per chiederti come stai. Se leggi fedelmente il
Corano. Se osservi scrupolosamente le norme di Maometto. Se hai bisogno di un luogo dove
poter riassaporare, con i tuoi fratelli di fede e di sventura, i silenzi misteriosi della tua moschea.
Perdonaci, fratello marocchino. Un giorno, quando nel cielo incontreremo il nostro Dio, questo
infaticabile viandante sulle strade della terra, ci accorgeremo con sorpresa che egli ha... il colore
della tua pelle.
Lettera al "fratello marocchino" di Don Tonino Bello
Biografia testimone
IL BEATO ALFONSO MARIA FUSCO
Sacerdote diocesano e Fondatore delle Suore di San Giovanni Battista, nacque il 23
marzo 1839 ad Angri (Salerno), nella diocesi di Nocera Inferiore - Sarno, da famiglia
profondamente religiosa.
Ordinato Sacerdote nel 1863, si dedicò all’educazione e alla cura dei fanciulli che
brulicavano per le strade, all’apostolato delle confessioni, alla predicazione e all’animazione
catechetica e liturgica dei giovani,
nonché alle missioni rurali.
Si prodigò con eroismo
rischiando la vita, nell’assistenza spirituale e materiale dei colpiti dalla grande epidemia del
colera del 1866 in Campania.
Aveva particolarmente a cuore l’educazione e l’evangelizzazione dei giovani
specialmente dei poveri e degli abbandonati. A tale scopo fondò, nel 1878, con la collaborazione
di Maddalena Caputo ed altre tre giovani, la Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista.
Dopo aver servito Dio e il prossimo con zelo evangelico, ad Angri, il 6 febbraio 1910, Don
Alfonso concludeva la sua esistenza terrena con l’animo con cui era vissuto: “Niente si deve a
me, tutto si deve a Dio, io sono un semplice, vilissimo strumento nelle sue mani. Questa non è
opera mia, ma opera di Dio. Io sono il suo operaio”.
La povertà come stile della carità
Don Alfonso Maria Fusco dava tutto: la sua buona grazia, il suo conforto, il denaro
(quando lo aveva) e persino i suoi indumenti. Una volta, essendo sopraggiunto il freddo, la
Suora incaricata del modesto guardaroba, inutilmente cercò alcune maglie di lana che conservava
nel cassetto dell’armadio. Interrogato in proposito il Beato rispose: “Eh sì, le avevi riposte qui,
lo ricordo bene; ma non ci sono più…”.
Un’altra volta incontrò un mendicante sprovvisto di camicia: il Beato, entrato in un
portone, si tolse la propria e la donò al povero. Ripeté lo stesso gesto, regalando i propri calzoni.
E, giunto a casa, a chi si lagnava con lui della sua esagerata generosità, rispondeva: “Do uno,
avrò cento!”.
Don Alfonso non dubitò mai della divina Provvidenza. Sua unica forza fu la confidenza,
l’abbandono assoluto in Dio. Egli dette prova tangibile della straordinaria fiducia nella divina
Provvidenza, soprattutto nella fondazione dell’Istituto Battistino. Amava ripetere, infatti: “Gesù
ci tiene scritti nelle sue mani, potrà mai dimenticarci?”.
L’Eucaristia
Alle sue Figlie spirituali parlava senza sosta dei tesori di grazia che accumulava di
continuo nel contemplare le insondabili ricchezza dell’amore Eucaristico. Fu un sacerdote
adoratore. Non prese mai iniziativa o decisione prima di aver trascorso ore e ore in adorazione
davanti a Gesù Sacramentato. Il progetto dell’Istituto Battistino è indubbiamente maturato
davanti a Gesù Sacramentato.
L’amore a Maria
L’amore a Maria, sotto il titolo di Immacolata ed Addolorata, ha accompagnato la sua
vita Sacerdotale e i punti salienti della sua missione apostolica: “Ricorriamo a Maria perché è la
nostra Mediatrice, la nostra Avvocata; è la Madre nostra”.
I giovani
Il suo primo apostolato tra i giovani lo avvicina a San Giovanni Bosco, tanto che durante
la Celebrazione della Beatificazione, l’allora Papa Giovanni Paolo II gli diede l’appellativo di
“don Bosco del Sud”. Per quarant’anni e più, don Alfonso visse e operò instancabilmente per i
poveri e gli orfani. Egli era diventato il padre dei fanciulli poveri. Li accoglieva in casa propria
per la scuola, li avviava al lavoro, li accompagnava in lunghe passeggiate, li conduceva in Chiesa
nei giorni festivi per la S. Messa e per il catechismo. Perché si domandava la gente, spendere
tanto tempo senza nessuna retribuzione, anzi con perdita del proprio? Don Alfonso, nel suo
grande cuore di sacerdote e padre buono, chiedeva a Dio che tutto se stesso fosse messo al
servizio dei poveri: “Vorrei che anche la mia ombra potesse fare del bene”. A Don Alfonso
stava particolarmente a cuore il bene di ogni singola persona, la promozione della sua dignità per
la gloria di Dio, a bene delle anime in prospettiva di una società migliore.
Le Suore di San Giovanni Battista
L’Istituto Battistino, “benemerito per l’educazione dei poveri figli del popolo”1 , si
diffuse in altri Continenti e nel 1902, vivente il Fondatore, raggiunse anche l’America sulla scia
degli emigranti, i cui figli avevano bisogno di assistenza e di insegnamento. Il Beato Fusco,
infatti, accompagnò personalmente le sue suore al porto di Napoli affinché guidassero gli
emigranti nel nuovo mondo e dessero loro supporto e assistenza in questa terra di opportunità e
di difficoltà.
Oggi le suore della Congregazione di S. Giovanni Battista sono diffuse in 18 paesi sparsi
per quattro continenti e ovunque testimoniano il loro carisma originario: “Preparare la via del
Signore”.
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San Pio X, Messaggio all’Istituto