dispensa_studenti_nessunoescluso

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dispensa_studenti_nessunoescluso
EMERGENCY
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Ai docenti degli Istituti iscritti all’evento “Nessuno escluso. I diritti valgono per tutti?”
Questa dispensa offre alcuni spunti di riflessione sui temi che si affronteranno durante l’evento. Si consiglia di
condividerla e distribuirla tra i partecipanti dell’evento.
Sin da ora potrete invitare i ragazzi a porre domande, fare riflessioni, esporre punti di vista che rappresentino,
preferibilmente, il punto di vista dell’intera classe.
Per semplificarne la raccolta e l’esposizione, raccomandiamo che gli interventi siano:
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specifici sul tema (il fenomeno migratorio);
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pubblicati sulla pagina Facebook dell’evento: https://www.facebook.com/events/339402353067899/
utilizzando l’hashtag #nessunoescluso, indicando Città e provincia, nome dell’Istituto, Classe/Classi,.
Per qualunque chiarimento o richiesta di approfondimenti, vi preghiamo di fare riferimento all'indirizzo e-mail:
[email protected]
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EMERGENCY
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EMERGENCY è un’organizzazione indipendente nata a Milano nel maggio del 1994.
Offre cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime della guerra, delle
mine antiuomo e della povertà.
Oltre all’attività umanitaria, EMERGENCY è impegnata sin dalla sua costituzione nella
promozione e diffusione di una cultura di pace, di solidarietà e di rispetto dei diritti umani.
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EMERGENCY IN BREVE
EMERGENCY progetta, costruisce e gestisce le strutture sanitarie: ospedali per i feriti di guerra, per le
emergenze chirurgiche e per la chirurgia specialistica; Centri per la riabilitazione fisica e sociale delle vittime
delle mine antiuomo e di altri traumi di guerra; posti di primo soccorso (FAP, First Aid Post) per il trattamento
immediato dei feriti; Centri sanitari per l'assistenza medica di base.
EMERGENCY decide i suoi interventi basandosi soprattutto su due criteri:
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l’effettivo bisogno della popolazione di assistenza medico-chirurgica specializzata;
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la scarsità o la mancanza di altri interventi umanitari analoghi nel paese1.
Perché la salute sia un diritto di tutti, EMERGENCY offre assistenza completamente gratuita e garantisce
cure a chiunque ne abbia bisogno, senza discriminazioni politiche, ideologiche o religiose. EMERGENCY dà
una risposta sanitaria di qualità, utilizzando protocolli terapeutici e metodi di lavoro standardizzati e già
sperimentati in situazioni di emergenza.
L’obiettivo dell’Associazione è diventare inutili. Per questo, negli ospedali, la formazione del personale
locale è un obiettivo fondamentale, fino al raggiungimento della completa autonomia sia dal punto di vista
gestionale che dal punto di vista medico-sanitario.
Dalla sua nascita, EMERGENCY ha completato i progetti nei seguenti paesi: Ruanda (1994), Serbia (1999),
Cambogia (1999-2012), Eritrea (2000), Nicaragua (2001), Algeria (2003-2004), Palestina (2003-2004), Angola
(2003-2005), Sri Lanka (2005-2008), Libia (2015).
Attualmente EMERGENCY è presente in 6 paesi2: Afghanistan (dal 1999), Iraq (dal 1997), Italia (dal 2006),
Sierra Leone (dal 2000), Sudan (dal 2005) e Repubblica Centrafricana (dal 2009).
Dalla sua nascita a oggi, EMERGENCY ha curato oltre 7 milioni di persone.
I volontari svolgono un ruolo fondamentale nell'opera di informazione e di sensibilizzazione dell'opinione
pubblica e nella diffusione di una cultura di pace (attraverso la partecipazione a conferenze, incontri nelle
scuole, in luoghi di lavoro) e nell'attività di raccolta fondi. Sul territorio italiano sono attivi circa 4.000 volontari,
organizzati in circa 175 gruppi.
Per declinare gli obiettivi di EMERGENCY, cfr. lo Statuto di EMERGENCY, consultabile al link http://www.emergency.it/statuto.html
Per approfondimenti sull’attività di EMERGENCY è possibile consultare il sito dell’Associazione al seguente link
http://www.emergency.it/cosa-facciamo.html
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Il volontario partecipa alle attività di Emergency a titolo gratuito mettendo a disposizione tempo, capacità e
risorse in base alle proprie disponibilità.
Requisiti richiesti sono la condivisione dei valori e dei principi costitutivi di Emergency; gratuità nell'operare a
sostegno dell'associazione; senso di responsabilità nell'assunzione degli impegni; capacità di lavorare in
gruppo nel rispetto delle modalità operative previste dall'associazione.
Nei suoi interventi umanitari all'estero Emergency non utilizza volontari, ma figure professionali specifiche.
LA STORIA DELL’UOMO È LA STORIA DELLE SUE MIGRAZIONI
Cecilia Strada, Presidente di EMERGENCY.
“Ci chiediamo come si possa sempre chiamare «emergenza» un fenomeno che è costante, strutturale, un
fenomeno che – a ben guardare – esiste da che esiste il mondo, perché la storia dell’uomo è la storia delle
sue migrazioni. Ci chiediamo come si possa parlare di «invasione» per i numeri delle persone che
raggiungono l’Europa, quando sappiamo che la maggior parte dei rifugiati nel mondo – ben altri numeri – sta
nei Paesi circostanti a quelli da cui scappano, non certo in Europa. Ci chiediamo come si possa lanciare
l’allarme malaria o l’allarme scabbia, perché sappiamo bene che la malaria non è contagiosa e che il parassita
della scabbia vive già qui, a ogni latitudine, e certo non ha bisogno di essere portato in Italia dal bambino con il
panciotto. Ci chiediamo come si possa far credere ai cittadini italiani che se loro soffrono, se si impoveriscono,
se fanno fatica ad immaginarsi un futuro, sia colpa di queste persone che attraversano il mare. Ci chiediamo
se chi soffia sul fuoco della paura, della disinformazione e del razzismo abbia mai guardato in faccia chi
sbarca. Non lo sappiamo: però sappiamo che noi sì, noi li guardiamo negli occhi. Sappiamo i loro nomi e
ascoltiamo le loro storie. Li guardiamo in faccia quando sono al di là del mare, li aiutiamo nei campi profughi e
nei nostri ospedali per le vittime della guerra e della povertà. Li guardiamo in faccia quando sono al di qua del
mare e si rivolgono ai nostri ambulatori. Li guardiamo quando scendono da una barca e mettono piede in
Italia, un passo che può essere la fine di un incubo ma che non è mai l’inizio di un sogno.
Li guardiamo, li ascoltiamo, li curiamo.”
Dal Trimestrale di EMERGENCY n.75, giugno 2015
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Oltre 65 milioni di persone sono costrette a lasciare la loro abitazione a causa della guerra, o di calamità
naturali: è come se ogni minuto 24 persone fossero costrette a lasciare la propria abitazione.
I migranti forzati nel mondo possono essere suddivisi in:
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21,3 milioni di rifugiati;
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40,8 milioni di sfollati interni;
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3,2 milioni sono invece i richiedenti asilo.
Il 54% di tutti i migranti forzati proviene da soli 3 Paesi colpiti da conflitti: Siria, Afghanistan e Somalia.
Da 36 anni gli afghani continuano a lasciare il loro Paese a causa di guerre, cercando protezione presso altri
Stati. Soltanto negli ultimi due anni l’Afghanistan è stato preceduto dalla Siria. La guerra lì, è entrata nel suo
quinto anno ed è la causa che ha portato un milione di persone a lasciare il proprio Paese, diventando nuovi
rifugiati, tra il 2013 e il 2015, sono arrivati a essere quasi 5 milioni.
Il dato preoccupante riguarda i minori, che rappresentano il 51% dei rifugiati totali; il più alto dato registrato
degli ultimi 10 anni. In aumento anche i minori non accompagnati: 98.400 bambini hanno presentato
richieste di asilo in Paesi in cui sono arrivati da soli.
Turchia, Pakistan e Libano sono i 3 Paesi al mondo che ospitano il più alto numero di rifugiati:
rispettivamente 2.5, 1.6 e 1.1 milioni. Il Libano inoltre è il Paese con la densità più alta di numero di rifugiati
per abitanti: 183 rifugiati su 1.000 abitanti.
In Europa, l’Italia rappresenta il quinto paese per numero di rifugiati, 118.047 rifugiati: solo lo 0,20% della
popolazione.
Le richieste d’asilo nel mondo sono state 2,45 milioni in 174 Stati, 750.000 in più rispetto al 2014. I Paesi
da cui provengono la maggior parte delle richieste sono i 3 paesi che vivono un conflitto piuttosto recente:
Siria (373.700), Afghanistan (239.600) e Iraq (203.700).
I Paesi che accolgono la maggior parte delle richieste sono Paesi industrializzati. Tra i primi 10 Paesi presso
cui sono state presentate le richieste di asilo nel 2015 figurano 5 Paesi appartenenti all’Unione Europea che
contano in totale oltre 820.000 richieste. L’Italia è il settimo Paese al mondo per richieste di asilo arrivando
nel 2015 a oltre 94.000 richieste presentate (nel 2014 sono state 63.700). Un numero comunque basso se si
pensa che la Germania, il paese con più richieste d’asilo al mondo, ne ha registrate 441.900 nel solo
2015.
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In base ai dati rilevati dal Viminale nel periodo che va dal primo agosto 2015 al 31 luglio 2016, i migranti
arrivati in Italia via mare sono stati oltre 154.045. Dal 1988 a oggi, secondo Fortress Europe, osservatorio
online sulle vittime dell’immigrazione, sono morte lungo le frontiere meridionali dell’Europa almeno 27.382
persone. Solo l’anno scorso, nel 2015 hanno perso la vita nel “cimitero del mare” 4.273 persone. Solo nel
2016, sono morti 3.502 persone.
In Italia “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e
garantisce cure gratuite agli indigenti”, come recita l’articolo 32 della Costituzione italiana.
A dispetto dei principi della Costituzione, c’è un mondo di persone che non ha accesso alle cure mediche. Un
mondo di persone invisibili: migranti e italiani non riescono ad accedere alle cure a causa della scarsa
conoscenza dei propri diritti, delle difficoltà linguistiche, dell’incapacità di orientarsi all’interno di un sistema
sanitario complesso.
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EMERGENCY ha aperto il primo Poliambulatorio a Palermo nel 2006. Allora non si sarebbe aspettata di dover
ampliare l’intervento in Italia alle dimensioni attuali. E invece ha aperto altri Poliambulatori a Marghera, a
Polistena (Reggio Calabria), a Ponticelli (Napoli), a Castel Volturno, a Sassari, dove si offrono cure di base e
specialistiche ai migranti e alle persone disagiate.
Per rispondere ai diversi bisogni, ha inviato cliniche mobili nelle campagne per assistere i braccianti impiegati
nella raccolta, ha offerto cure agli sfollati durante il terremoto in Emilia Romagna, ha aperto sportelli di
orientamento socio-sanitario perché i malati potessero conoscere i propri diritti e farli rispettare presso le
strutture pubbliche, ha attivato una clinica mobile a Milano e ha offerto assistenza sanitaria ai migranti che
sbarcano sulle coste siciliane. In questi anni, è intervenuta perché anche in Italia il diritto alla cura fosse
pratica e non solo una dichiarazione di intenti.
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"Non vedo l'ora di riabbracciare mia moglie". Per farlo, T. ha attraversato il mare rischiando la vita. E non è un
modo di dire: solo dall'inizio di quest'anno, oltre 3.000 persone sono morte nella traversata del Mediterraneo.
Lei sta in Sicilia, è arrivata qualche mese fa, ora stiamo cercando di metterli in contatto con l'aiuto di
associazioni che si occupano di ricongiungimenti.
La loro storia sembra uscita da un film, ma purtroppo non è finzione. È la cruda realtà per chissà quante
persone che passano dalla Libia nel viaggio verso l'Europa. Sono partiti dalla Costa d'Avorio. Hanno
attraversato il deserto. Hanno vissuto di lavori saltuari a Tripoli, poi a Sabratah. Paga misera, quando arrivava,
e maltrattamenti continui. Sono stati incarcerati, e non perché criminali: avevano solo chiesto al datore di
lavoro di essere pagati. Dopo qualche mese in cui lo stipendio non arrivava, si erano fatti forza e avevano
reclamato ciò che spettava loro. In cella violenze e torture: i segni della frattura al piede, le cicatrici, le
bruciature sulla pelle di T. ne sono la testimonianza ancora viva. Un incubo che finisce dopo due mesi, quando
escono dal carcere e si rimettono a lavorare duro. Servono soldi per affrontare il viaggio. Finalmente riescono
a mettere da parte qualcosa, prima parte lei, lui la raggiungerà. "E non vedo l'ora di riabbracciarla", ripete,
mentre ci racconta la sua storia.
"Ma se sono davvero così poveri, dove li trovano i soldi per il viaggio?". La prossima volta che qualcuno
parte con questa domanda, raccontagli la storia di T.
Dal Diario Italia pubblicato sul sito di EMERGENCY
“Se potessi tornare indietro non rifarei questo viaggio. A ogni mio passo maledicevo il governo di aver buttato
via la vita di tanti giovani costringendoli alla fuga, a ogni passo maledicevo il mio governo. Questo viaggio non
è neppure paragonabile alla prigione nel mio paese. Se confronto il viaggio alla prigione penso che se
sopravvivi alla prigione almeno sarai un testimone della storia del tuo paese agli occhi di tutti, ma se sopravvivi
al viaggio non sei niente oltre te stesso, solo uno che se n’è andato. Questo viaggio è una punizione peggiore
della prigione.
Eppure si parte perché non c’è nient’altro da fare, in Etiopia non ci sono le condizioni per sacrificarsi o per
morire per il nostro paese sperando in un cambiamento. La morte di uno di noi in Etiopia sarebbe un sacrificio
inutile.”
Da Addis Abeba a Lampedusa. Cronaca di un viaggio
di Dagmawi Yimer
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GLOSSARIO:
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Profugo o migrante forzato: termine generico usato per indicare chi è costretto ad abbandonare il
proprio paese in seguito a persecuzioni politiche (profugo politico), eventi bellici (profugo di guerra),
catastrofi naturali o provocate dall’uomo.
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Sfollato: termine usato per indicare le persone che sono state costrette od obbligate ad abbandonare
le loro case o i luoghi di residenza abituale “… soprattutto a causa di un conflitto armato, situazioni di
violenza generalizzata, violazione dei diritti umani, disastri naturali o provocati dall’uomo, o allo scopo
di sfuggire alle loro conseguenze, e che non hanno attraversato le frontiere internazionalmente
riconosciute di uno Stato”.
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Rifugiato: termine utilizzato per indicare chi è costretto a fuggire dal proprio paese e non può o non
vuole farvi ritorno oppure avvalersi della sua protezione, avendo subìto o temendo di subire
persecuzioni “per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale
o per le sue opinioni politiche” : la qualifica di “rifugiato” spetta di diritto a chi è stata riconosciuta la
protezione attraverso la presentazione di una richiesta di asilo presso uno Stato ai sensi della
Convenzione di Ginevra e del Protocollo di New York, oppure, laddove non siano in vigore detti
strumenti internazionali, dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
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Minore non accompagnato: per minore straniero non accompagnato presente nel territorio dello
Stato, s'intende il minorenne non avente cittadinanza italiana o di altri Stati dell'Unione Europea
che, non avendo presentato domanda di asilo, si trova per qualsiasi causa, nel territorio dello Stato
privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente
responsabili in base alle leggi vigenti nell'ordinamento italiano" (art. 1, comma 2, d.p.c.m. n.
535/1999).
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FONTI E APPROFONDIMENTI:
-
IOM: https://www.iom.int/
-
OIM Italia: http://www.italy.iom.int/index.php
-
UNHCR: http://www.unhcr.org/
-
UNHCR Italia: www.unhcr.it
-
UNHCR, Global Trends forced displacement in 2015. http://www.unhcr.org/576408cd7
-
UNHCR, La convenzione sullo status dei rifugiati aspetti storici. http://www.unhcr.it/wpcontent/uploads/2016/01/10giovanni_ferrari__convenzione_rifugiat_1951_.pdf
-
Colonia e postcolonia come spazi diasporici. Attraversamenti di memorie, identità e confini nel Corno
d’Africa. A cura di Uoldelul Chelati Dirar, Silvana Palma, Alessandro Triulzi, Alessandro Volterra.
2011, Edizione Carocci.
-
Report Viminale – Ferragosto 2016:
http://www.interno.gov.it/sites/default/files/modulistica/ferragosto_2016.pdf
-
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: http://www.lavoro.gov.it/temi-epriorita/immigrazione/focus-on/minori-stranieri/Pagine/default.aspx
-
IDOS, Dossier Statistico Immigrazione 2015
http://www.immigrazione.biz/upload/Scheda_Dossier_2015_unar_idios.pdf
-
Pagina Facebook EMERGENCY: https://www.facebook.com/emergency.ong/?fref=ts
-
Sito EMERGENCY: http://www.emergency.it/index.html
-
Canale Youtube EMERGENCY: https://www.youtube.com/user/EmergencyOnlus
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