IL VESCOVO E IL SANTO CHIODO

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IL VESCOVO E IL SANTO CHIODO
P A G I N A
9
CHIESA
VISIT
AP
ASTORALE
VISITAP
APASTORALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 1 MAGGIO 2010
Dopo aver
incontrato
le parrocchie
di Careno
e Pognana
il Vescovo
prosegue
la Visita
Pastorale alla
zona “Lario”
incontrando,
domenica 2
maggio, la
comunità di
Torno in
occasione
della festa
del “Santo
Chiodo”
Pensando all’incontro che
avremo con il Vescovo vorremmo raccontargli di come quelle sue parole pronunciate nel
corso di una omelia tenuta
nella Chiesa Collegiata di
Sondrio il 3 febbraio del 2007
e che per la sua bellezza avevamo deciso di portare in ogni
famiglia di Torno non sono più
soltanto un sogno nella notte
ma un opera avviata con le
nostre mani ma, con la Sua
forza nell’aurora di un nuovo
giorno! E vorremmo anche
raccontargli di come “le cose”
del discorso rivoltogli tre anni
fa da un rappresentante della
nostra comunità; discorso nel
quale ci presentavamo e gli
presentavamo il cammino della nostra comunità - discorso
del quale volle una copia e di
cui disse: “scelte azzeccate” –
continuano ad essere le “cose”
TORNO DOMENICA 2 MAGGIO LA VISITA DI MONS. DIEGO COLETTI
IL VESCOVO E IL SANTO CHIODO
che facciamo, che viviamo e
che ci portano a dire: “Che
gran dono è la vita. Com’è
grande Dio”!
Durante la visita pastorale,
certamente emergeranno le
belle esperienze che facciamo
e soprattutto quello che Cristo e la sua parola, ha fatto
nascere dentro di noi; dentro
la vita ad esempio di alcuni tra
i bambini/ragazzi coinvolti nei
cammini di fede con le loro
famiglie e contiamo anche di
poter condividere le fatiche
presenti nella nostra Comunità soprattutto di quella che
affiora ogni qual volta cerchiamo di esprimere la
corresponsabilità ponendoci
con fede, disponibilità ed umiltà, davanti a Cristo interrogandoci su ciò che ci sta chiedendo – anche per mano della Chiesa, intesa come gerarchia: Papa, Vescovo – per poi
realizzarlo attraverso un attento discernimento frutto
maturo dello Spirito, operante nella vita di ogni Comunità Cristiana e di quella legata
alla formazione permanente.
Tutto ciò che la Parrocchia
propone è volto ad offrire formazione! Qualsiasi cosa facciamo – e non sono poche le proposte pensate, provocate e
sostenute che l’intera Comunità riceve durante l’anno –
siamo coscienti che non può
eludere la domanda sul per-
ché lo facciamo. Tutto, anche
la cosa più piccola, reclama un
senso! Non è solo un problema di sensibilità ma, di uso
della ragione; di rapporto tra
me e ciò che vivo: qui, ora,
adesso.
Cercare la risposta, e cercarla insieme, è la grande sfida della formazione: di una
formazione che proprio perché non prescinde dall’esperienza, ha una ricaduta sull’esperienza stessa. Cercare
la risposta e cercarla insieme è il metodo individuato
come maggiormente corrispondente e dobbiamo dire:
che il seme…cresce! E poi,
vorremmo ascoltare la sua
parola per essere confermati nella fede: l’esperienza di
un dono ricevuto – che proprio perché continuamente
accolto e ridonato, ci educa
a stare nella vita!
Al Vescovo chiediamo di essere aiutati a tenere gli occhi fissi su Gesù maestro e
modello per ogni uomo - questo non solo perché siamo
suoi discepoli ma, perché l’incontro con Lui permette all’uomo di essere più uomo e per andare oltre l’emergenza - oggi anche educativa per cogliere tutte le opportunità che questa emergenza
ci presenta.
don ALBERTO PINI
PARROCO DI TORNO
Dalla rivalità con Como ad oggi
Torno con la sua punta chiude, sulla sponda orientale, il primo bacino del lago di Como. Centro di
antica e travagliata storia ha vissuto tempi di
ricchezza e splendore e tempi di distruzione e povertà. Prima del XV secolo contava una popolazione di circa 5.000 abitanti, quando Como ne contava poco più di 7.000. I Tornaschi si occupavano
di industria con manifatture di panno che
avevano introdotto gli
Umiliati, e inoltre controllavano il commercio
che transitava sul lago.
Questa sua importanza
fece crescere la rivalità
tra Torno e Como, causa di continue battaglie
che portarono prima al
saccheggio del 1515 e
poi alla distruzione di
Torno nel 1522. Gli abitanti si dispersero nei
paesi dell’alto lago e nel
bergamasco. Qualche
anno più tardi tornarono, ricostruendo le case distrutte, ma il paese non raggiunse più l’antico
splendore. A Torno la vita religiosa, prima della
distruzione, non era meno vivace e attiva di quella civile. Testimoni di questa religiosità sono le
bellissime ed antiche Chiese. La Chiesa
prepositurale di Santa Tecla, reca scolpito sul bel
portale in marmo di Musso la data 1480, ma è già
nominata con la Chiesa di San Giovanni in una
bolla papale del 1208. All’interno della attuale
Chiesa di San Giovanni, dipinta con tinta rossa, è
ben leggibile la data di inizio cantiere 1494 e di
conclusione dello stesso 1497. In appena tre anni
i Tornaschi realizzarono un capolavoro chiamando per l’erigenda Chiesa di San Giovanni, destinata a custodire l’Insigne Reliquia della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, le stesse maestranze della Cattedrale di Como, i fratelli Rodari.
La nostra è una delle prime comunità sorte in
PROGRAMMA
Domenica 2 maggio
ore 15.30:
Il Vescovo celebra la Messa nella Chiesa di San Giovanni con
tutti i sacerdoti della “Zona Pastorale Lario”.
diocesi: nel 520 d.C. morì a Torno un sacerdote di
nome Ancinziano e la presenza di un presbitero
nel nostro paese – a detta degli storici - lascia
supporre, una Comunità di fede.
Sempre sulla lapide in cui è ricordato il Presbitero
Ancinziano, figura anche il nome di una ragazza
morta nel 522 d.C della quale la Comunità – stando all’epigrafe – dovrà fare
“buona memoria” per
l’esemplarità della vita.
OGGI
la comunità civile, costituita da circa 520 gruppi familiari, conta pressapoco
1260 persone. A queste, si
deve aggiungere un consistente gruppo di persone
che stagionalmente si riversa in paese per le vacanze. Purtroppo, il paese,
in questi ultimi decenni ha
cambiato radicalmente il
suo volto “occupazionale”.
Molte delle piccole fabbriche presenti sul territorio hanno chiuso, costringendo la maggior parte
delle persone a gravitare su altri centri più o meno
vicini alla ricerca di un impiego. Poche, nel nostro
paese, sono anche le possibilità abitative. Per questo motivo la maggior parte delle coppie dopo il
matrimonio, si trasferiscono altrove privilegiando
nella loro scelta, paesi più o meno vicini al luogo
dove hanno trovato o mantenuto un posto di lavoro. A Torno, oltre ad alcuni negozi e bar, c’è anche
un distributore di benzina e due banche. Non bisogna poi dimenticare come in paese esistono due
edifici scolastici, la scuola elementare dedicata a
don Giancarlo Salice e la scuola media Prandoni,
nei quali convergono tutti i bambini e ragazzi dei
paesi limitrofi. In Paese c’è anche la Scuola dell’Infanzia della quale, attualmente il prevosto pro
tempore non per diritto ma, perché eletto dall’assemblea dei soci, ne è il Presidente.
Al termine della Messa, momento di festa con la comunità all’esterno della chiesa.
ore 18.30:
Visita la Casa di Riposo
Prandoni.
ore 20.30:
Il Vescovo presiede la celebrazio-
ne del Vespro e la Processione
con l’Insigne Reliquia del Santo Chiodo.
Venerdì 7 maggio la Visita
proseguirà con l’incontro con la
Comunità delle suore Orsoline
e in serata con la Commissione
Missionaria Zonale
LA STORIA DEL SANTO CHIODO
Nel lontano 1099 un chiodo della croce di Gesù approdò sulle
sponde del Lario, per la precisione a Torno. Ma la storia ebbe
inizio molto lontano, in Medio Oriente.
Dopo la presa di Gerusalemme,
un arcivescovo germanico, che
aveva preso parte alla prima
Crociata, era infatti entrato in
possesso della sacra reliquia.
L’arcivescovo (detto Allemanno
per le sue origini teutoniche)
recuperò anche i resti (una
gambina) di un piccolo innocente, fatto uccidere da re Erode al
tempo della nascita di
Gesù. Per tornare nelle
sue terre, dopo aver attraversato l’Italia, il
presule giunse a Como
con l’intenzione di risalire, in barca, il Lario.
Da qui avrebbe dapprima raggiunto l’Engadina e poi la Germania.
A Como erano però in
corso dei tumulti tra
due fazioni cittadine:
una che appoggiava il
vescovo ordinato dalla
Santa Sede, mentre l’altra preferiva il vescovo
simoniaco eletto da Enrico IV.
Il vescovo germanico, con i suoi
uomini, si recò così a Torno, allora borgo fiorente quanto Como,
per trascorrere la notte al sicuro
e lontano da eventuali pericoli.
Il mattino seguente riprese la
navigazione, ma subito si alzò
una forte tempesta che lo obbligò a rimandare la partenza. Tornata la bonaccia, ripeté il tentativo, ma immediatamente si
scatenò un’altra bufera. Un vento ad intermittenza rendeva
dunque estremamente difficoltosa la navigazione sul Lario. I
suoi tentativi di prendere il largo si susseguirono, ma tutti invano. L’arcivescovo scorse, allora, in questi avvenimenti un preciso segnale divino che lo invitava a lasciare in paese le reliquie.
Così il “Santo Chiodo” e le reliquie dei Santi Innocenti vennero lasciate in paese al termine
di una cerimonia solenne, alla
quale partecipò tutta la popola-
zione di Torno. Forse in un primo tempo le reliquie non sarebbero state depositate nella Chiesa di San Giovanni (dove si trovano attualmente) ma nella
Chiesa di Santa Croce.
L’autenticità del Santo Chiodo
sarebbe stata confermata da
documenti scritti andati perduti
durante il sacco di Torno del
1522. Prima di quella
data le testimonianze
sulla reliquia tornasca
sono solo orali. La sua
presenza in paese è
stata però confermata
dalla storia della famiglia Rusca (l’attuale dinastia comasca
dei Rusconi), del 1677,
scritta da Domenico
Rusca, frate cistercense. Qui si narra di
un suo antenato,
Lamberto Rusca, che,
nel 1126, prima della
battaglia vittoriosa contro gli
abitanti dell’Isola Comacina, si
era recato a Torno per chiedere
la protezione del Santo Chiodo.
In occasione del sacco di Torno,
fu trafugato anche il Santo Chiodo ad opera di un soldato di ventura di origini bergamasche.
Dopo il furto, però, sul ladro e
sulla sua famiglia si abbatterono grandi sciagure. Convinto
che tali disgrazie dipendessero
dall’illecito possesso delle reliquie, le riportò immediatamente a Torno. Da allora i tornaschi
decisero di chiuderle in un grande cassone fissato dietro l’altare maggiore della chiesa di San
Giovanni dotato di sette serrature, le cui chiavi furono affidate in custodia a sei famiglie,
scelte fra le più antiche del paese. Una era invece conservata
dal parroco di Torno. Ogni anno,
in occasione delle più importanti ricorrenze, le reliquie vengono esposte alla venerazione dei
credenti.