schede settoriali

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schede settoriali
L’evoluzione dei settori chimici
Dicembre 2015
ettori chimici
I principali gruppi di prodotti in Italia
 Chimica di base organica, inorganica e tensioattivi
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 Materie plastiche
pag. 3
 Fertilizzanti
pag. 3
 Fibre artificiali e sintetiche
pag. 4
 Gas tecnici, speciali e medicinali
pag. 5
 Agrofarmaci
pag. 6
 Intermedi di chimica fine e delle specialità
pag. 6
 Principi attivi e intermedi farmaceutici
pag. 8
 Pitture e vernici
pag. 9
 Adesivi e sigillanti
pag. 9
 Detergenti e prodotti per la pulizia e la manutenzione, biocidi
pag. 10
 Cosmetica
pag. 11
 Farmaci di automedicazione
pag. 12
 Prodotti per la salute animale
pag. 13
 Gas liquefatti
pag. 13
Chimica di base organica, inorganica e tensioattivi
Timidi segnali di crescita nella chimica organica di base e nei tensioattivi, resta stabile l’inorganica.
Per il 2015, se pur in modo discontinuo nel corso dell’anno, il comparto della chimica organica di
base in Italia ha consolidato un timido segnale di crescita a cui è associato un recupero di
marginalità dovuto anche a uno scenario di materie prime favorevole.
I principali settori di sbocco dei prodotti della chimica di base registrano segnali di recupero dei
consumi rispetto al 2014 dell’ordine dell'1-2%.
Per il 2016, l’andamento di alcuni fattori macroeconomici potrebbe contribuire a consolidare
questa tendenza: quotazioni del petrolio ancora attestate ai valori di minimo attuali; difficoltà e
instabilità finanziarie dei Paesi emergenti che potrebbero influire sui progetti di investimento futuro,
consolidamento dell’economia dell’Area euro e rafforzamento di quella USA, debolezza dell’euro
rispetto al dollaro.
Per contro, l’attuale stato di instabilità politica, l’annunciato sblocco delle sanzioni all’Iran e il
rallentamento della crescita dei Paesi emergenti (Cina principalmente) potrebbero rendere più
lenta e difficoltosa la fase di recupero.
La velocità di reazione e adattamento alle condizioni esterne, l’attenzione ai costi e la disponibilità
di tecnologie/prodotti innovativi risulteranno comunque i fattori chiave di successo dei clienti, che
faranno da traino alle produzioni delle aziende del comparto.
Passando al comparto della chimica inorganica di base, nei primi 10 mesi del 2015 si denota a
livello europeo una sostanziale stabilità nella domanda relativa ai chemicals del comparto clorosoda rispetto ai valori emersi nello stesso periodo del 2014.
Il principale settore di utilizzo di tali derivati, quello delle costruzioni, mostra ancora un gap
significativo (-20%) rispetto ai valori pre-crisi, anche se in Paesi quali l’Olanda, la Svezia e parte
dell’Est Europa, il 2015 ha mostrato importanti tassi di crescita.
Nel dettaglio, nei primi 10 mesi del 2015 i consumi di soda caustica, che costituiscono un buon
indicatore dell’andamento generale delle attività industriali, sono rimasti stabili (ma inferiori di circa
il 10% rispetto ai valori pre-crisi); l’andamento degli stoccaggi in generale è stato inferiore a quello
del 2014 e le esportazioni sono risultate in diminuzione.
Dal lato dell’offerta, la produzione di cloro in Europa, nei primi 10 mesi del 2015, ha mostrato una
leggera riduzione (circa lo 0,5%) rispetto allo stesso periodo del 2014; ciò comporta un gap
residuale rispetto al periodo pre-crisi (2007) di circa il 9%.
Per quanto riguarda il mercato domestico, nei primi 10 mesi del 2015 l’andamento della domanda
relativa ai prodotti del settore cloro-soda è stato pressoché simile a quello europeo. Il consumo di
tali derivati è stato stabile nel settore delle costruzioni, in quello metallurgico e in quello ambientale;
mentre è risultato in ripresa nel settore farmaceutico, chimico ed energia. Ciò significa che si è
ancora in presenza di un gap rispetto ai valori pre-crisi (2007), non omogeneo nei diversi settori
manifatturieri e che raggiunge nel settore delle costruzioni valori del 20%.
La produzione nazionale di derivati del settore cloro-soda è da anni ormai largamente insufficiente
a coprire la domanda interna. Questo è assolutamente rilevante per un prodotto come la soda
caustica (copertura di solo il 30% della domanda), sempre vero, ma con minor criticità per i cloro
derivati.
Possiamo pertanto affermare che la grande maggioranza dei chemicals prodotti viene utilizzata
nel mercato domestico.
La domanda non soddisfatta dalle produzioni nazionali viene, senza alcuna criticità per le industrie
utilizzatrici, coperta dalle importazioni.
Nei primi 10 mesi del 2015 le produzioni nazionali e le importazioni sono rimaste sugli analoghi valori
del 2014 a seguito, come detto sopra, di una sostanziale stabilità della domanda.
Ad oggi, non ci sono segnali, se non molto deboli, per poter affermare che il 2016 mostrerà un
andamento diverso rispetto al 2015.
Per quanto concerne la domanda, anche nel 2016 rimarrà un importante gap rispetto ai livelli precrisi. Non sono peraltro previsti cambiamenti nella struttura industriale dei produttori nazionali nel
2016.
Ormai da mesi il mercato internazionale dell’acido solforico è caratterizzato da una situazione di
stagnazione, con un declino di consumi sempre più marcato nell’ultimo periodo, che si prevede
protrarsi anche nel breve e medio termine.
Il gap tra il costo della materia prima e quello di vendita del prodotto è ancora molto accentuato,
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nonostante alcuni ribassi attualmente intervenuti sulle quotazioni mediterranee dello zolfo, non
comunque coerenti con l’andamento del mercato globale.
Per la fine del 2015 si prevede un’ulteriore contrazione dei consumi di acido solforico sia
nell’Europa Nord Occidentale sia in Cile; in particolare negli ultimi mesi il Paese latino americano
da tradizionale importatore di acido solforico è diventato esportatore, a causa di una serie di cali
produttivi nel settore metallurgico (produzione del rame in primis) che hanno determinato una
sovrabbondanza di prodotto nell’area, aggravata anche dall’arrivo di ingenti quantitativi di acido
dal Messico.
La riduzione della domanda sudamericana, causata principalmente dalla debolezza del settore
metallurgico, si è combinata con un calo della richiesta da parte del Marocco (nel 2014 il colosso
dei fertilizzanti OCP era stato uno dei principali driver per l’export europeo su base spot).
A fronte di tale situazione in ambito internazionale va tuttavia segnalato, come fattore positivo per
il mercato dell’acido solforico europeo in generale e italiano nello specifico, che la domanda
interna pare essere piuttosto salda.
I ritmi di produzione, in attesa di condizioni più favorevoli sul mercato internazionale che possano
favorire un ritorno all’export sono in ogni caso ridotti.
L’evoluzione futura della domanda da parte dell’industria dell’acido europea ed italiana rimane,
nel complesso, piuttosto incerta e difficile da prevedere, a causa delle condizioni
macroeconomiche di generale debolezza (permangono, a tale proposito, alcune difficoltà da
parte dei consumatori italiani nell’onorare puntualmente le scadenze di pagamento), nonostante
non manchino segnali di ripresa nei consumi interni che permettono di guardare al 2016 con
moderato ottimismo.
Sul fronte della materia prima, la situazione degli approvvigionamenti di zolfo continua a
presentare elementi di criticità, in particolare connesse al notevole livello di costo dello zolfo e alla
ridotta produzione da parte dei fornitori italiani. Per quanto riguarda l’area mediterranea nel suo
complesso, nonostante i prezzi spot si siano mantenuti abbastanza stabili nel periodo estivo, con
ribassi soltanto contenuti, la tendenza generale è quella di un mercato molto lungo, con
abbondanza di prodotto a fronte di una domanda ridotta o, in certi casi, inesistente.
A livello internazionale le quotazioni dello zolfo, a cominciare da quelle proposte dai principali
produttori mediorientali, hanno subito importanti ribassi, soprattutto nei mesi di settembre e ottobre
2015, per poi riprendere a salire leggermente da fine ottobre/inizio novembre. Permangono,
tuttavia, numerosi dubbi circa la durata di tale trend al rialzo, che sembrerebbe legato
esclusivamente a fattori contingenti, in primis il ritorno sul mercato dei buyer cinesi, che
tenderebbero a reintegrare i propri stock in vista della primavera per il settore fertilizzanti.
In generale, il fattore che potrebbe determinare, con ogni probabilità, un calo dei prezzi dello zolfo
nel medio termine è l’emergere di nuove capacità produttive, principalmente in area
mediorientale (Shah Project negli Emirati Arabi e Wasit in Arabia Saudita), con un impatto soltanto
ridotto in un primo momento e assai più ampio attorno al 2017, quando si prevede l’entrata in
pieno regime degli impianti con una capacità totale aggiunta di 4,2 milioni di tonnellate di zolfo
rispetto alla situazione attuale.
L’anomalia del mercato dello zolfo mediterraneo è soprattutto evidente dal fatto che gli
incrementi di prezzo nei mercati limitrofi, come quello mediorientale, tendono ad essere recepiti in
maniera immediata, mentre ciò non accade nel caso, viceversa, delle riduzioni delle quotazioni,
che, generalmente, vengono applicate soltanto in misura limitata rispetto alla loro reale entità.
Ciò, chiaramente, costituisce un ostacolo di non poco conto per i produttori di solforico da zolfo in
ambito export, dal momento che la concorrenza sul mercato internazionale è molto forte e
l’ampio gap tra il costo di acquisto dello zolfo e il prezzo di realizzo dell’acido in esportazione non
permette di vendere a condizioni favorevoli o tali da coprire, almeno, i costi della materia prima.
Nello specifico, la produzione di acido solforico in Italia nel corso del primo semestre 2015 si è
attestata attorno alle 580.000 tonnellate, con un consumo interno di circa 385.000 tonnellate. Allo
stato attuale, è possibile ipotizzare una produzione annua complessiva pari a circa 1.070.000
tonnellate, con un consumo interno compreso tra 835.000 e 900.000 tonnellate.
Per quanto riguarda la produzione in Italia di altre sostanze di chimica inorganica di base
(carbonato e bicarbonato di sodio, cloruro di calcio, perossido di idrogeno, percarbonato di
sodio), il 2015 si chiuderà con una crescita del 2%. Per il 2016, le previsioni indicano un calo di circa
l’1% dovuto ad una riduzione della produzione nazionale di perossidati.
Passando al settore dei tensioattivi, sorprendentemente il 2015 si sta assestando con consumi
lievemente in ripresa rispetto all’annata precedente. L’andamento del mercato rimane
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fortemente influenzato dalle politiche commerciali delle catene di distribuzione; la filiera produttiva
subisce dei picchi di produzione/consumi e conseguenti rallentamenti a fasi molte alterne,
attutendo quello che una volta era dettato dalla stagionalità.
La produzione italiana è inesorabilmente allineata ai consumi.
La situazione economica/finanziaria generale non permette di fare delle previsioni particolarmente
realistiche per il prossimo anno; quantomeno si auspica che il trend dei consumi rimanga allineato
al 2015. Il possibile ribasso di alcune materie prime dei tensioattivi può influenzare il mercato stesso.
Materie plastiche
Il 2015 si chiuderà con un incremento della domanda di materie plastiche vergini da parte dei
trasformatori.
Sulla base delle indicazioni fornite da Plastic Consult, il consumo di materie plastiche vergini nel
2015 ammonterà a circa 5.550 kton, facendo segnare un incremento dell’1,1% rispetto al 2014,
grazie ad una domanda nazionale nel complesso stabile e a un buon sviluppo nell’esportazione
dei manufatti in plastica, favorita anche dalla debolezza della valuta europea.
Nello specifico, la domanda di LD/LLDPE mostrerà un lieve incremento (+0,1%), a seguito
dell’andamento lievemente positivo del film estensibile/retraibile, principale mercato di sbocco di
tali polimeri (84%). I consumi dell’extrusion coating, dell’estrusione tubi e dei cavi risulteranno in
lieve contrazione.
L’HDPE farà segnare un calo dell’1,2%, come risultato della forte flessione del film e della debolezza
della domanda per tubi. Risulterà in crescita solo il comparto soffiaggio, in particolare i piccoli
contenitori destinati al settore cosmetico, farmaceutico e alimentare.
L’andamento del polipropilene sarà più che positivo (+2,2%), grazie alla domanda generalmente
positiva in tutti i comparti e all’esportazione in buona crescita. Per quanto riguarda il PVC, si
segnala il calo del PVC rigido (-1,6%), dovuto principalmente alla debolezza dell’estrusione tubi e
dei profilati per infissi, e la crescita del PVC plastificato (+0,6%), grazie al positivo andamento delle
“finte pelli” per automobili e per il mobile imbottito.
Il PS farà registrare un incremento del 2,0%, grazie alla ripresa dell’estrusione foglia (articoli
monouso e imballaggio). La domanda della lastra per isolamento risulterà, invece, debole.
Il consumo dell’EPS subirà un calo (-1,7%) con la domanda del blocco per isolamento in sofferenza;
in deciso ridimensionamento la domanda di perle espanse.
Il PET crescerà dell’1,7%, grazie alla buona performance dell’estrusione foglia e alla tenuta del
comparto dell’imbottigliamento. In forte crescita la Poliammide (+5,1%), grazie al forte incremento
della produzione di autoveicoli a cui si affianca una sostanziale stabilità dell’esportazione di
componentistica.
Si assisterà, infine, ad una crescita per quanto riguarda gli espansi poliuretanici (+1,7%) grazie al
boom della produzione dell’industria automobilistica e alla ripresa del mobile imbottito grazie alle
esportazioni verso gli Stati Uniti.
Passando alla domanda di materie plastiche riciclate da parte dei trasformatori, che nel 2015
ammonterà a quasi 530 kton (circa il 9% del consumo totale di materie plastiche), si assisterà ad
una crescita dello 0,8% rispetto al 2014. Tale trend sarà determinato principalmente
dall’incremento del R-PET (+2,9%), che rappresenta oltre il 20% del consumo totale di materie
plastiche riciclate. Risulteranno in miglioramento il R-LD/LLDPE (+0,7%), che rappresenta il 34% del
consumo totale, il R-PVC (+7,1%) e il R-PS (+15,6). Stabile il R-PP (+0,0%); in calo il R-HDPE (-2,8%).
Il rafforzamento della domanda sia di materie plastiche vergini sia di quelle riciclate nel 2015 può
preludere a una prosecuzione della ripresa nel 2016.
Fertilizzanti
Anno con clima particolarmente instabile e diversificazione delle produzioni agricole: maggior
razionalità d’utilizzo dei concimi.
Il 2015 ha continuato l’andamento anomalo dell’inverno e della primavera come nel 2014,
registrando frequenti e consistenti precipitazioni. Il periodo estivo, invece, è stato caratterizzato da
un andamento particolarmente siccitoso, basti pensare alla media del mese di luglio che ha visto
un picco di 2,3 °C in più rispetto alla media degli ultimi 40 anni.
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Ciò vuol dire che le attività di campo sono state ostacolate dalle condizioni avverse che, in un
primo tempo hanno impedito agli agricoltori di lavorare il terreno nelle condizioni ottimali e
successivamente sono stati costretti ad intervenire con frequenti irrigazioni di emergenza per
risolvere la questione della siccità. Inoltre sono insorte alcune difficoltà a causa del manifestarsi di
malattie fungine comparse nei primi mesi dell’anno. La severità di questi attacchi, fortunatamente,
è andata scemando con l’innalzamento delle temperature ma le produzioni agricole non hanno
comunque raggiunto particolare pregio, né sotto un punto di vista qualitativo, né sotto un punto di
vista quantitativo.
Le nuove regole della Politica Agricola Comunitaria (PAC), inoltre, in combinazione con le nuove
strategie degli agricoltori nel prediligere colture più remunerative, a causa delle distorsioni di
mercato causate dai nuovi avvicendamenti colturali (come ad esempio l’introduzione della soia e
dell’erba medica al nord Italia), hanno influito sull’andamento della distribuzione al consumo dei
fertilizzanti. Con la nuova PAC, infatti, si è dato maggior spazio a quelle colture che non
depauperano il terreno e che di conseguenza necessitano di un minor consumo di nutrienti,
soprattutto quelli azotati.
Per quanto riguarda le attività di concimazione si stima che vi sia stato un calo dei consumi dei
concimi minerali di pochi punti percentuali.
Il mercato dei concimi organici, invece, si è mantenuto stabile sui medesimi livelli dello scorso anno,
al contrario della categoria dei concimi organo-minerali che hanno mostrato leggeri segni di
cedimento pari a circa il 2%. Questa leggera flessione è attribuibile alle minori rese e alla bassa
redditività delle colture messe in campo nel 2015.
I concimi specialistici (dedicati alle colture ad alto reddito), in accordo con i trend di crescita degli
ultimi anni, hanno mantenuto un andamento soddisfacente con un incremento del 4% nel
mercato nazionale e del 10% in quello estero, in linea peraltro con le recenti proiezioni di crescita
dell’EBIC (Consorzio Europeo dei Biostimolanti). Si evidenzia, invece, un lieve rallentamento del
tasso d’esportazione a causa delle tensioni geopolitiche, in primis per i conflitti dei Paesi medioorientali e in secondo luogo per l’embargo commerciale russo, che hanno limitato i flussi di
esportazioni, storicamente consistenti, verso questi Paesi. Ciò nonostante è probabile che l’estrema
variabilità dell’andamento climatico del 2015 e la condizione di stress colturale ad esso associato,
abbiano incentivato l’impiego di tali concimi, soprattutto in virtù della loro capacità di ricostituire
l’equilibrio vegeto-produttivo delle piante con modiche dosi d’impiego.
Per il 2016 è attesa una moderata ripresa che però non è prevista per i prezzi delle materie prime.
Fibre artificiali e sintetiche
In uno scenario caratterizzato da sovraccapacità globale e debolezza del mercato europeo
diventa imprescindibile una crescente attenzione a innovazione, qualità e sostenibilità.
Le imprese di fibre man-made a capitale italiano sono per lo più strutturate in gruppi fortemente
specializzati e internazionalizzati. Per queste imprese i mercati esteri rivestono particolare rilevanza:
circa il 70% del loro fatturato globale è all’estero.
Nel 2015 l’andamento delle vendite sui mercati extra-UE mostra una buona crescita, ma sulla
performance delle imprese italiane di fibre man-made influisce l’andamento deludente del tessile
europeo e italiano.
Dopo il buon andamento registrato nel 2014, il tessile a livello europeo vede un moderato calo nel
2015 (inferiore all’1,0%), che non compromette la ripresa ma conferma i timori di una ripartenza
tutta in salita per un settore importante e che ha subito un profondo ridimensionamento negli ultimi
anni.
Le cause della frenata vanno ricercate soprattutto nella deludente performance delle
esportazioni, che mostrano solo un debolissimo incremento sul 2014, in quanto a fronte di una
crescita forte sul mercato americano – complice anche il cambio favorevole – si registra un calo
molto consistente sul mercato russo e nei paesi CIS. Inoltre, in un contesto di debolezza della
domanda interna europea, nonostante il cambio favorevole dell’Euro verso Dollaro e Renminbi, le
importazioni di tessile si mantengono stabili sui livelli elevati del 2014.
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Nel 2016 il tessile europeo è atteso proseguire la ripresa ma a tassi ancora molto contenuti.
In linea con l’andamento del settore a valle, i consumi di fibra poliestere e poliammide in Europa
mostrano un lieve calo nel 2015 (intorno allo 0,5%) e sono attesi riprendere la crescita nel 2016
(+1,0%). Seppur con intensità diverse, risultano in calo i consumi di tutte le tipologie di fibre, ad
esclusione del fiocco poliestere. Per quanto riguarda, invece, i diversi usi finali
- è ancora in calo il consumo di fibre per l’abbigliamento e la calzetteria, anche se un
miglioramento è atteso per la seconda parte del 2016;
- è sottotono l’arredamento, dove si vedono segnali di ripresa solo in pochi selezionati paesi;
- aumenta il consumo di fibre per l’auto, soprattutto nel primo semestre dell’anno, ma con
l’eccezione degli pneumatici;
- gli usi industriali mostrano una moderata crescita nelle applicazioni non filate.
L’industria europea delle fibre man-made risulta sempre più esposta ad elevati livelli di
concorrenzialità con importazioni che rappresentano oramai il 62% del totale dei consumi (erano
circa il 50% nel 2010). Sussidi dei governi e condizioni di credito particolarmente favorevoli hanno,
infatti, portato a una continua crescita degli investimenti produttivi in Asia portando il settore in
una strutturale condizione di sovraccapacità che incoraggia pratiche di dumping, distorcendo i
mercati e portando alla riduzione dei prezzi finali e delle marginalità.
In questo contesto, il riconoscimento alla Cina dello status di economia di mercato – attualmente
in discussione da parte dell’Unione Europea – creerebbe ulteriori rischi per il settore, in quanto
implicherebbe la perdita, da parte dell’Unione Europea, della possibilità di definire margini antidumping adeguati sulle merci cinesi importate con strategie di dumping.
In uno scenario caratterizzato da sovraccapacità globale e debolezza del mercato europeo per
crescere diventa imprescindibile posizionarsi sui segmenti a maggior valore aggiunto e,
parallelamente, sui più promettenti settori di applicazione, primo fra tutti il tessile tecnico e
funzionale, con una sempre crescente attenzione alle nuove esigenze in materia di sostenibilità.
Le imprese italiane del settore confermano il loro impegno in tale direzione sia attraverso un
continuo e importante investimento in ricerca e innovazione, che permette di sfuggire alla logica
delle commodities, sia attraverso accordi strategici.
Attraverso i loro prodotti, le imprese del settore possono continuare a contribuire al successo di
diverse filiere produttive europee e del Made in Italy, diventandone sempre più dei partner
insostituibili, ma si rendono necessarie anche azioni concrete da parte delle Istituzioni per eliminare
i vincoli alla competitività che troppo spesso gravano sul sistema italiano ed europeo, in primis un
costo dell’energia tra i più elevati al mondo.
Gas tecnici, speciali e medicinali
La crisi del comparto siderurgico, uno dei principali settori di utilizzo dei gas industriali, ha
determinato il considerevole calo produttivo subito nel corso del 2015.
Dopo un 2014 negativo, il comparto dei gas industriali e medicinali si avvia a chiudere anche il
2015 con un deciso calo di produzione: il dato Istat a consuntivo dei primi 9 mesi dell’anno mostra
una diminuzione della produzione del 10,5% per quanto attiene i soli gas ad uso industriale.
Particolarmente penalizzante il calo produttivo del comparto metallurgico, uno dei principali settori
di utilizzo dei gas industriali che sta attraversando un momento di seria difficoltà e di estrema
incertezza sul futuro dei poli siderurgici principali.
La crisi del settore siderurgico si è contrapposta ad andamenti positivi di altri comparti di sbocco
dei gas industriali quali l’automotive, il petrolchimico e, in misura minore, la chimica, la gomma
plastica e l’industria meccanica. Bene anche il comparto food dove i gas alimentari sono in
costante seppur modesta crescita.
Risultati ancora discreti per il comparto dei gas medicinali che mantengono i livelli degli anni
passati, sebbene l’effetto della Spending Review sulla spesa sanitaria comporterà un prevedibile
ridimensionamento della redditività.
Il settore – che si caratterizza per l’elevato consumo di energia elettrica nella fase produttiva - si è
poi dovuto confrontare con il delinearsi di un quadro normativo particolarmente complesso e
gravoso, che ha portato ad un deciso incremento dei costi legati alla componente parafiscale
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della bolletta energetica con aspettative di ulteriori rincari per l’esercizio 2016.
Le previsioni per l’ultimo trimestre 2015 non inducono a sperare in drastici cambi di direzione dei
trend registrati finora: considerando l’intero settore dei gas – industriali e medicinali - le attese sono
quindi per una flessione della produzione dell’ordine del 5%.
Le prospettive per il 2016 lasciano sperare in una lieve ripresa dei volumi che si può stimare in un 23%.
Agrofarmaci
Mercato totale a settembre 2015 in incremento sia per valore che per quantità.
Il mercato degli agrofarmaci ha registrato nei primi nove mesi dell’anno 2015 un incremento in
valore di circa il 5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre la variazione in
quantità è stata più contenuta, assestandosi a poco meno dell’1%.
La crescita registrata è guidata principalmente dal mercato dei cereali, della soia e del riso.
Colture quali vite e orticole registrano variazioni modeste rispetto all’anno precedente mentre si
rileva una riduzione del mercato del mais data da un calo delle superfici coltivate.
Analizzando il mercato da un punto di vista dei macro segmenti, l’incremento rilevato è da
attribuirsi in larga misura alla forte crescita del consumo di erbicidi. Il comparto registra a fine
settembre un incremento importante pari all’8% circa del valore (+ 2,4% in quantità),
coerentemente con la crescita delle superfici coltivate a cereali e a una conseguente
intensificazione dei trattamenti. E’ cresciuto il diserbo riso per la crescita delle superfici coltivate,
aumento parzialmente legato al calo della coltivazione del mais.
Sempre nei primi 9 mesi dell’anno, il valore di mercato degli insetticidi segna una crescita del 5%
(-3% in quantità), promossa principalmente da acaricidi e aficidi. La stagione primaverile estiva
particolarmente calda ha infatti favorito il diffondersi di parassiti richiedendo quindi una
intensificazione dei trattamenti. Gli insetticidi del terreno frenano parzialmente l’andamento
positivo generale, risentendo del calo delle superfici coltivate a mais e della crescita della concia.
I fungicidi sono cresciuti dell’1,7% (+1% in quantità), rispetto alla scorsa annata definita
eccezionale. Quest’anno, da un punto di vista meteorologico, non ci sono state particolari piogge
per cui si è ritornati a consumi più in linea con gli anni scorsi, con meno trattamenti rispetto all’anno
2014 e una ricostituzione delle scorte presso il canale.
Con questo andamento di mercato, anche gli altri prodotti, coadiuvanti, bagnanti e concimi
fogliari utilizzati in miscela con i trattamenti fitosanitari, registrano complessivamente un aumento
del 13%, cui partecipano anche i nematocidi, stimati a loro volta in crescita su valori simili a quelli
menzionati.
Intermedi di chimica fine e delle specialità
Il 2015 si caratterizza per un primo moderato risveglio della domanda interna che si affianca al
buon andamento delle esportazioni.
La chimica fine e delle specialità comprende prodotti molto diversi fra loro. Nel complesso il settore
ha mostrato nel 2015 un andamento moderatamente positivo, seppure con differenze a seconda
dei settori finali di destinazione.
Le performance migliori hanno continuato a caratterizzare le imprese maggiormente orientate
all’export e quelle che tramite i loro clienti in Italia riescono a inserirsi nelle filiere internazionali, ma
dopo anni di debolezza si sono visti i segnali di risveglio anche da parte della domanda interna.
La ripresa stenta a prendere vigore e rimane ancora modesta, perché incertezza e vincoli di
liquidità continuano a condizionare le imprese clienti, portandole a tenere i magazzini molto snelli e
a fare acquisti solo una volta osservato un effettivo aumento della domanda finale a valle.
Nonostante il forte calo del prezzo del petrolio, i produttori di chimica delle specialità in Italia non
hanno beneficiato di un calo significativo e generalizzato dei costi: il petrolio è una materia prima
lontana dai loro fattori di costo e, di conseguenza, il calo si manifesta con un certo ritardo e in
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misura diluita mano a mano che si scende lungo la filiera. L’impatto è stato poi ulteriormente
frenato da una serie di tensioni nell’offerta petrolchimica europea. Infine, va considerato che non
tutte le materie prime sono riconducibili al petrolio: ad esempio le materie prime di origine naturale
– molto utilizzate per esempio nei prodotti chimici destinati all’industria alimentare, alla cosmetica e
alla detergenza – hanno subito flessioni molto più contenute.
In uno scenario caratterizzato da cambiamenti rapidi e imprevedibili, l’approvvigionamento delle
materie prime acquisisce un’importanza sempre maggiore e per garantirsi continuità e sicurezza
non sono poche le imprese che puntano a partnership e accordi strategici con i fornitori.
Il settore della chimica fine e specialistica in Italia riamane fortemente penalizzato da normative
sempre più stringenti e complicate (CLP, Reach, allergeni) che implicano un impegno crescente in
termini di costi, tempo, risorse umane dedicate e nell’assistenza ai clienti, per esempio per la
riformulazione dei prodotti o la revisione del portafoglio acquisti.
Il settore della chimica fine, additivi, ausiliari e altre specialità per l’industria ha mostrato segnali di
crescita abbastanza diffusi ai diversi settori finali di utilizzo, seppur con alcune importanti eccezioni.
Resta in forte difficoltà il settore del cuoio, in Italia ma anche all’estero, con inevitabili riflessi
sull’andamento degli ausiliari e delle specialità destinate a questo settore.
Soffre l’oil& gas, come diretta conseguenza del calo delle attività di perforazione.
Non si vede ripresa nei consumi di ausiliari per il tessile e per la carta, mentre qualche segnale
positivo giunge per i prodotti chimici che trovano utilizzo nell’edilizia e nella ceramica, grazie
prevalentemente alle esportazioni ma anche con qualche primo timido segnale in Italia, per
effetto dell’EXPO e del segmento del rinnovo che continua a godere del sostegno degli incentivi.
Grazie alla vivace ripresa dell’industria automobilistica italiana ed europea, buone performance
hanno caratterizzato le specialità chimiche destinate a questo settore (plastiche, vernici e adesivi
per l’auto, con l’unica eccezione degli pneumatici).
Particolarmente dinamico è stato l’andamento dei prodotti di chimica fine e specialistica destinati
ai settori dell’agricoltura, della farmaceutica e del trattamento delle acque.
Seguendo il moderato risveglio del settore a valle della detergenza in Italia, nel 2015 i consumi di
additivi e ausiliari per la detergenza hanno mostrato timidi segnali di recupero, che si sono uniti a
una buona performance delle esportazioni.
I tensioattivi sono sostanze con funzione di detergenti, disperdenti, emulsionanti, inibenti,
schiumogeni, antischiuma o solubilizzanti che trovano applicazione in primis nella detergenza, ma
anche nella cosmetica e in altri settori industriali, come ad esempio le vernici. Benché non si sia
arrestato il trend di riduzione del quantitativo di tensioattivo presente nelle formulazioni dei prodotti
finali, i tensioattivi hanno comunque potuto beneficiare di un lieve recupero dei consumi di
detergenti in Italia, oltre che di un andamento più che soddisfacente delle esportazioni - in
particolare per applicazioni industriali - grazie anche al sostegno dell’euro favorevole.
I prodotti oleochimici (acidi grassi, alcoli grassi, esteri, glicerina) trovano applicazione in svariati
settori, dalla detergenza all’industria alimentare, dalla cosmetica ai lubrificanti, dai solventi alle
bioplastiche. Il settore chiude l’anno con un moderato segnale positivo, ma in prospettiva
preoccupa l’aumento della pressione competitiva dei paesi del sud-est asiatico che dispongono
di grandi quantitativi di materia prima e a fronte del rallentamento della domanda cinese tendono
a rivolgersi sempre di più al mercato europeo.
Nel settore degli ingredienti cosmetici un andamento positivo delle esportazioni unito a
un’accelerazione della domanda dei clienti in Italia fanno chiudere il 2015 con un segno positivo.
In particolare hanno trainato gli usi finali del make up e dell’haircare. Permane tuttavia una
generale tendenza alla frammentazione degli ordini e nel confronto con i principali competitor, i
produttori italiani restano penalizzati da costi dell’energia e dei trasporti più elevati. Il mercato dei
prodotti cosmetici è sempre più globale e impone la necessità di rispettare requisiti regolatori non
solo europei. In un settore in cui l’innovazione rappresenta un driver di crescita fondamentale, una
regolamentazione fitta, molto complessa e non sempre armonizzata a livello internazionale – che
riguarda tanto il prodotto finito quanto le materie prime – inevitabilmente rallenta i processi di
progettazione, realizzazione e uscita di nuovi prodotti sul mercato.
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L’andamento generale del comparto fragranze nel 2015 è stato positivo: la crescita dei consumi in
Italia è connessa prevalentemente agli usi cosmetici, mentre si mantengono sostanzialmente stabili
i volumi destinati al settore della detergenza. Un contributo sempre più importante proviene dalle
esportazioni, in crescita sia sui mercati europei che extra-europei.
Nel 2015 la chimica per il settore alimentare (additivi, coadiuvanti tecnologici, aromi, amidi, enzimi
e ingredienti nutrizionali) ha beneficiato di una buona performance sui mercati esteri e di un
moderato incremento della domanda in Italia, a fronte di una prima inversione di tendenza
dell’industria alimentare dopo 3 anni di calo.
L’andamento della domanda alimentare in Italia è stato meno penalizzante, grazie al
miglioramento dei redditi delle famiglie, all’effetto-EXPO e ad un’estate particolarmente
favorevole dal punto di vista climatico che ha favorito i consumi di alcuni prodotti tipicamente
stagionali, come gelati e bevande.
Un crescente sforzo di internazionalizzazione delle imprese italiane nel campo alimentare unito
all’eredità dell’EXPO – che ha promosso l’immagine del Made in Italy nel mondo e creato
l’occasione per stabilire numerosi nuovi contatti – offre spunti positivi in prospettiva per il Food
italiano e a cascata per gli ingredienti specialistici.
Per le imprese chimiche che operano nel settore alimentare è sempre più importante la capacità
di affiancare alla fornitura delle materie prime, il servizio tecnico e regolatorio valido anche per il
prodotto finito. Questo vale ancora di più per i produttori di materie prime per gli integratori
alimentari e gli alimenti funzionali che vedono nel portafoglio clienti anche aziende farmaceutiche
che mostrano una tendenza crescente ad allargare il loro business anche agli integratori.
Principi attivi e intermedi farmaceutici
Si consolida la fase di crescita del settore, soprattutto per l’attenzione alla qualità dei prodotti.
I produttori italiani di principi attivi farmaceutici prevedono di chiudere il 2015 con il
consolidamento del trend di crescita manifestato nella prima parte dell’anno. Le imprese del
settore guardano al futuro con un certo ottimismo, sia perché alcuni fattori di base dell’economia
svolgono un ruolo favorevole, quali ad esempio il prezzo del petrolio e il cambio del dollaro, sia
perché si sono confermati e consolidati alcuni trend specifici del settore di particolare importanza
per lo sviluppo delle imprese.
Le “big pharma” sono tornate ad acquistare in Europa, soprattutto per motivi di qualità e di
affidabilità. Di fatto le società farmaceutiche multinazionali hanno effettuato scelte strategiche a
medio e lungo termine con società europee, sia per i prodotti esistenti, sia per i nuovi prodotti. I
fattori premianti dei produttori di principi attivi farmaceutici italiani sono: R&S, qualità, sicurezza,
produzioni eco-sostenibili. Va inoltre sottolineato che l’elevato numero di “warning letters” e di
“import alerts” emessi dalle autorità (AIFA, EMA, EDQM, FDA) nei confronti dei produttori cinesi e
indiani, ha convinto le imprese a lasciare i fornitori asiatici, che avevano adottato politiche
orientate per lo più a competere sui prezzi.
Le autorità cinesi e indiane per contrastare questa situazione sono impegnate ad imporre ai
produttori locali vincoli più rigorosi per il rispetto dell’ambiente e per la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Questo ha avuto e avrà come conseguenza la chiusura o il ritardo nel rientro sul mercato di molte
imprese asiatiche che non riescono più a essere competitive per il conseguente aumento dei costi.
Questa maggiore attenzione al rispetto delle regole delle autorità cinesi e indiane rende queste
aree un possibile mercato di sbocco delle produzioni europee.
L’obiettivo primario dei produttori di principi attivi farmaceutici italiani è quello di ottenere
un’armonizzazione delle regole a livello mondiale per poter competere in uno scenario di mercato
che operi ai più alti livelli qualitativi nell’interesse della salute pubblica. Al riguardo l’attuale
Direttiva FMD (Falsified Medicines Directive) non assicura che gli APIs utilizzati in Europa siano
conformi con le GMP europee, ovunque essi siano realizzati. Infatti, non ci sono ispezioni
obbligatorie dei siti non-Ue, ma solo ispezioni basate sul rischio. Al riguardo è risultato che in molti
casi le ispezioni di controllo effettuate da autorità europee a produttori non-Ue (soprattutto cinesi e
indiani), che avevano ottenuto la “Written Confirmation” dalle loro autorità regolatorie, hanno
evidenziato non conformità alle GMP europee.
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Va comunque riconosciuto che l’impatto della FMD è nel complesso positivo in quanto spinge ad
approvvigionarsi da fornitori più affidabili.
Un’altra normativa che ha svolto un ruolo positivo è il GDUFA (Generic Drug User Fee Amendments)
voluta dall’FDA (Food and Drug Administration) che ha creato una barriera all’entrata nel mercato
USA, riducendo i vantaggi dei produttori meno affidabili e con offerta di scarsa qualità, che
incontrano difficoltà a rimanere competitivi nel mercato a seguito degli attuali orientamenti dei
settori acquirenti, sempre più attenti alla qualità.
Le imprese italiane sono particolarmente interessate all’iniziativa dell’FDA relativa al Quality Metrics
che, in un più ampio concetto di Quality Culture, si pone l’obiettivo di disporre di parametri di
riferimento che possano consentire di ottenere un quadro più affidabile del sistema regolatorio di
un’impresa.
Il settore auspica che si possano approfondire le relazioni tra autorità regolatorie UE e USA, al fine di
istituire almeno una mutual reliance a livello ispettivo, in quanto appare difficile istituire un Mutual
Recognition Agreement. Le imprese giudicano positive tutte quelle iniziative finalizzate a liberare
risorse da dedicare a maggiori controlli dove più alto è il numero di warning letters e import alerts.
Un altro elemento che può influire positivamente sull’operatività delle imprese è il rapporto con
AIFA, che è l’interlocutore più importante per i produttori di principi attivi farmaceutici. Nel 2015 i
contatti con AIFA si sono positivamente intensificati. Sicuramente qualcosa è migliorato nel
rapporto con le imprese, che ora sentono AIFA più vicina, e ottengono più celermente risposte ai
quesiti posti. Al riguardo va evidenziato che quello che i produttori chiedono è di poter contare su
tempi certi per la conclusione delle varie pratiche per non penalizzare la loro competitività.
Pitture e Vernici
Il settore è caratterizzato dall’elevata indeterminatezza dell’andamento delle vendite e
dall’incertezza dei pagamenti.
Il settore dei prodotti vernicianti ha registrato un anno complessivamente difficile caratterizzato,
nella maggior parte dei comparti, da un susseguirsi di segnali di vivacità e segnali di difficoltà
tradotti in risultati mensili molto altalenanti.
Il 2015 si chiude con performance in generale leggero arretramento rispetto al 2014.
I timidi segnali di ripresa dell’industria italiana delle costruzioni non hanno trovato conferme nel
comparto dei prodotti vernicianti per edilizia, comparto che vale circa il 50% dell’intero mercato
delle pitture e vernici.
Solo i settori che hanno una migliore propensione all’export, in particolar modo extra-UE, come il
legno e il refinish hanno riscontrato performance più incoraggianti, anche aumentando la quota
estera rispetto a quella domestica.
Per tutti i settori continuano a destare preoccupazione i problemi legati direttamente alle mancate
riscossioni: se da una parte, dopo tanti anni, non peggiora l’indice del DSO (Days of Sales
Outstanding, ossia il tempo medio di incasso) - anche grazie ad una miglior valutazione dei clienti
da parte di tutta la filiera - dall’altra resta alto il rischio di fallimenti.
L’indeterminatezza dell’andamento delle vendite finali e l’incertezza dei pagamenti spingono
sempre più verso politiche di mantenimento dei livelli minimi di scorte e produzioni just in time.
Si auspica che il lieve miglioramento del clima congiunturale e della propensione al consumo
possano vivacizzare lo scenario che necessita comunque di opportune politiche a sostegno della
domanda: non solo proroghe degli incentivi fiscali relativi agli interventi di ristrutturazione edilizia e
riqualificazione energetica, ma rapido avvio di nuove iniziative, a partire dal fronte dei lavori
pubblici.
Adesivi e Sigillanti
Sostanziale stabilità, nel complesso, per il comparto degli adesivi e dei sigillanti. E’ migliorata la
situazione sul fronte dei crediti, grazie a politiche accorte di selezione della clientela.
Per il settore degli adesivi impiegati in edilizia, il 2015 ha mostrato una dinamica altalenante.
L’andamento è stato irregolare di mese in mese, a conferma del fatto che non è ancora stata
completamente superata la fase critica nel campo delle costruzioni. Infatti, i segmenti dell’edilizia
residenziale, non residenziale e delle opere pubbliche non hanno mostrato chiari segni di ripresa.
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Ancora una volta, l’unico segmento del mercato che ha tenuto è quello delle ristrutturazioni, grazie
alla consueta proroga della detrazione per le ristrutturazioni edilizie. Tuttavia, è ormai chiaro che le
misure di sostegno messe in atto dal governo negli anni passati non sono più sufficienti a risollevare
le sorti dell’edilizia.
Per l’industria produttrice di adesivi impiegati nell’industria del legno e dell’arredamento la
domanda interna ha registrato una contrazione. Il bonus fiscale per l’acquisto di mobili non ha
inciso in maniera significativa sui consumi, attestandosi su prodotti di fascia bassa. Le prospettive
per il prossimo anno sono improntate alla stabilità.
L’industria degli adesivi destinati alle calzature ha risentito della debolezza della domanda interna.
Ad una prima parte del 2015 caratterizzata da stagnazione, si è opposta la seconda metà
dell’anno in cui si è osservato un primo, timido miglioramento. Allo stato, però, non si vedono i
presupposti per un’inversione di tendenza.
L’andamento degli adesivi e dei sigillanti che vengono impiegati nella produzione dei mezzi di
trasporto è stato inaspettatamente positivo, influenzato dalla vivace ripresa dell’industria
automobilistica. Sin dall’inizio dell’anno la dinamica favorevole si è fatta sentire ed è continuata
nel corso dei mesi, sostenuta fortemente dall’immissione sul mercato di nuovi modelli dell’industria
automobilistica nazionale. Alla luce dei risultati raggiunti, per il 2016 si prevede un assestamento dei
consumi sui livelli del 2015.
La domanda interna degli adesivi destinati al settore della cartotecnica e imballaggio ha
continuato a registrare un andamento stagnante.
Si protrae nel 2015 la dinamica fortemente negativa del settore grafico e pubblicitario. In questo
specifico caso i pesanti effetti della crisi hanno determinato una drastica contrazione degli
investimenti pubblicitari e, conseguentemente, del numero di pagine di periodici e riviste. Tutto ciò
si è tradotto nella flessione dei volumi di adesivo impiegati.
Nella prima parte dell’anno il mercato dell’editoria ha ridotto l’incidenza della contrazione delle
vendite di libri, anche se non si può ancora parlare di inversione di tendenza. Conseguentemente,
anche il consumo di adesivi destinati a tale settore ha risentito di questo andamento.
Detergenti e prodotti per la pulizia e la manutenzione, biocidi
Primi segnali di stabilizzazione dei consumi di cura casa, nonostante il lieve allentamento della
pressione promozionale. Non si riscontrano significativi ribassi nei costi delle materie prime.
I consumi interni di cura casa evidenziano segnali incoraggianti di stabilizzazione, limitando il calo
all’1% circa in valore a fronte di un arretramento superiore al 3% lo scorso anno. Il ritorno ad una
moderata crescita di alcuni segmenti (ammorbidenti, additivi e cura lavastoviglie, pulitori bagno e
wc) riflette condizioni più distese delle famiglie italiane che possono sacrificare meno la cura della
casa e tornare a concedersi piccole attenzioni. Il recupero, però, non è ancora generalizzato e
alcuni segmenti, anche di dimensioni importanti, sono ancora in sofferenza. Segnali positivi
provengono anche dal fronte dell’innovazione e dei nuovi lanci che ritrovano una certa vivacità e
potranno contribuire a rivitalizzare i consumi. Il 2015 si caratterizza anche per l’aumento dell’export
(+3% in valore) e del consolidato surplus commerciale.
La pressione promozionale in Italia si conferma elevata (42%) nel confronto sia con il totale grocery
sia con gli altri Paesi europei, ma mostra i primi cenni di lieve attenuazione non ancora diffusi a
tutte le categorie. Non è chiaro se tale allentamento rifletta la minore efficacia delle promozioni o
se, al contrario, comporti – almeno nell’immediato – un sacrificio in termini di quantità vendute.
La marca privata mantiene sostanzialmente stabile la sua quota, avendo perso lo slancio degli
anni passati anche per effetto del successo dei drug specialist. Il canale si conferma, infatti, in forte
espansione (+10%) premiato per l’ampio assortimento e la qualità del servizio in presenza di
interessanti occasioni di risparmio. I discount continuano a crescere (+4%) mentre iper e super
attenuano la caduta (-3%).
In chiave prospettica, il miglioramento atteso dell’occupazione e del reddito disponibile delle
famiglie potrà rendere più robusti i segnali di recupero, già presenti nel largo consumo, con
benefici più diffusi anche nel cura casa. Alcune tendenze nei comportamenti d’acquisto – come
ad esempio l’attenzione agli sprechi o la preferenza per prodotti ad ampio spettro di utilizzo – non
sono, però, legati solo alla congiuntura economica e riflettono un cambiamento culturale.
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Nell’ambito dei detergenti – complessivamente in calo del 2% – evidenziano un lieve segno
positivo i pulitori per superfici (+1%) e si avvicinano alla stabilità i detersivi bucato (-0,5%), trainati
dalla crescita dei liquidi. Rimangono in consistente calo – anche se meno marcato rispetto al 2014
– i piatti (-5%) e i delicati (-3%). I coadiuvanti al lavaggio vedono complessivamente una leggera
flessione (-1%) in quanto i cali negli additivi (-5%) e nelle candeggine (-3%) sono in buona parte
controbilanciati dalla crescita degli ammorbidenti (+1%). Il comparto dei prodotti per la
manutenzione segna un -3%: rimangono in territorio negativo i deodoranti per ambiente (-5%) e
tutti i prodotti specialistici eccetto i cura lavastoviglie e i decalcificanti lavatrici (entrambi oltre il
+2%). Dopo due stagioni particolarmente avverse, gli insetticidi vedono un consistente rimbalzo
(+16%) anche frutto della vivacità dal punto di vista dell’innovazione.
Per quanto concerne la marginalità, a fronte della caduta delle quotazioni petrolifere, non si
riscontrano consistenti ribassi nei costi delle materie prime del cura casa (peraltro non tutte
connesse al petrolio). L’Industria rimane impegnata a far fronte alle pressanti richieste della GDO
senza sacrificare la qualità e la sostenibilità dei propri prodotti oltre che l’impegno verso una
corretta informazione e formazione del consumatore finalizzata ad evitare inutili sprechi.
Cosmetica
Non solo l’export, ma anche la ripresa del mercato interno, sostengono la crescita dell’industria
cosmetica italiana.
Per il settore della cosmetica, il 2015
conferma un generalizzato miglioramento degli indicatori economici,
come viene evidenziato dalla Evoluzione dell’industria cosmetica
rilevazione congiunturale online del
Preconsuntivo
Consuntivo
Previsioni
Centro Studi sui dati preconsuntivi (milioni di euro,
Var.
%
Var.
%
Var. %
del secondo semestre 2015 e sulle salvo diversa indicazione) 2013 2014 2013-2014 2015 2014-2015
2015-2016
previsioni relative al primo semestre Fatturato mercato Italia 6.103 6.018
+0,4
-1,4
6.045
+0,9
2016.
Canali tradizionali
+0,8
5.401 5.341
-1,1
+1,3
5.385
Sicuramente colpisce la ripresa del
Canali professionali
-2,6
702
-3,4
-2,3
660
678
mercato interno, che negli ultimi
+10,5
3.176 3.334
+4,9
+9,0
3.685
esercizi,
pur
non
essendo Esportazione
condizionato più di tanto dalla crisi, Fatturato globale
+4,0
9.279 9.352
+0,8
+4,0
9.730
aveva
rallentato
lo
sviluppo settore cosmetico
soprattutto in termini di valore
monetario. Trova conferma l’analisi
proposta nell’ultimo Beauty Report
2015, che assegna ai consumatori
nazionali l’incorporazione “compiuta” della crisi e sottolinea che anche per le imprese italiane è in
corso l’incorporazione delle difficoltà e delle trasformazioni avvenute nel settore, grazie al
consolidamento dei comportamenti e del “pensiero” imprenditoriale.
Proiettando le indicazioni e il sentiment delle imprese associate, alla fine dell’anno si stima che il
valore del mercato sarà superiore ai 9.400 milioni di euro, con una lieve ma positiva inversione,
registrata sia sui valori che sulle quantità. La previsione generale, oltre che dalla minore sofferenza
dei canali professionali, è favorita dalla ripresa del canale profumeria; inoltre il mass-market, con le
doverose attenzioni alle sue differenti tipologie, segna andamenti nuovamente positivi. In positiva
conferma le vendite in farmacia e erboristeria. Le vendite dirette e e-commerce registrano
dinamiche crescenti con numeri sempre più importanti.
Per effetto di un’ulteriore dinamica delle esportazioni, il fatturato globale del settore, vale a dire il
valore della produzione, supererà i 9.600 milioni di euro, con una crescita di tre punti percentuali,
ancora una volta favorito dalla competitività dell’offerta italiana sui mercati esteri. Il valore delle
esportazioni, a fine 2015, si approssimerà sui 3.700 milioni di euro, con una crescita stimata di oltre
dieci punti percentuali. Anche per il 2016 le proiezioni si attestano su ritmi costanti di crescita sia per
export che per valori di produzione.
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Il settore cosmetico italiano conferma la sua natura anelastica, avviando una ripresa che altri
mercati nazionali ancora faticano a registrare. Questo avviene in un momento, tra l’altro, in cui
sono in corso importanti trasformazioni, sia a livello di proposte produttive, sia a livello di canali e
mercati, sia a livello di consumatori finali, sempre più portati a scelte individuali, consapevoli e
mirate. Inevitabile, oramai, l’attenzione all’ecosistema digitale.
Farmaci di automedicazione
L’andamento positivo è legato in buona parte alla stagionalità. Fare leva sulla comunicazione
è l’elemento chiave per valorizzare il ruolo del comparto e allargare l’offerta.
Dopo anni caratterizzati da una costante erosione dei volumi e da una tenuta modesta dei
fatturati, il 2015 – dati aggiornati a settembre – mostra per i farmaci senza obbligo di prescrizione
consumi timidamente in aumento dell’1,0% per vendite pari ad oltre 225 milioni di confezioni.
Il mercato non prescription, che rappresenta il 16,1% dei consumi e il 14,2% della spesa per farmaci
a livello nazionale, ha risentito positivamente di una maggiore diffusione delle sindromi influenzali
durante lo scorso inverno. La passata stagione influenzale, con una incidenza, secondo la Rete di
Sorveglianza Influnet, di 10,87 casi per 1.000 assistiti, ha permesso un recupero delle vendite rispetto
al 2014, che, al contrario, ha pesantemente registrato gli effetti di una stagione influenzale tra le
più miti dell’ultimo decennio (6,67 casi per 1.000 assistiti). In corrispondenza del picco influenzale i
consumi hanno registrato, infatti, un’impennata (+4,9% nel primo trimestre 2015), per poi mostrare
una contrazione nel periodo successivo (-1,2% e -1,3% rispettivamente nel secondo e nel terzo
trimestre). I trend del mercato dei farmaci senza obbligo di prescrizione si confermano, quindi,
strettamente collegati, sul breve periodo, a fattori esogeni di carattere stagionale. La crescita dei
volumi venduti, seppur modesta, interessa sia i farmaci di automedicazione o OTC (Over The
Counter), per i quali è consentita la comunicazione diretta al cittadino (+1,1% per un totale di 169
milioni di confezioni) sia i farmaci SOP, per i quali la comunicazione è vietata (+0,8% per 56 milioni di
pezzi).
Buone notizie sul fronte dei fatturati – +4,1%, per complessivi 1.864 milioni di euro – che beneficiano
dei volumi in crescita e della variazione del mix di consumo verso nuovi prodotti e nuove
confezioni: la spesa per gli OTC, pari a 1.377 milioni di euro, aumenta del 4,6%, quella per i SOP, di
quasi 487 milioni di euro, del 2,8%.
Osservando il mercato sui 12 mesi (anno mobile 1° ottobre 2014 - 30 settembre 2015) si confermano
sostanzialmente i trend appena descritti: i consumi sono in aumento, seppur di misura, dello 0,8%
(poco meno di 307 milioni di confezioni) mentre i fatturati (2,5 miliardi di euro) fanno osservare una
crescita decisa e pari al +3,8%.
L’arrivo delle basse temperature fa sperare in un recupero dei consumi rispetto al secondo
semestre 2015, con un rafforzamento dei trend di vendita osservati nei primi 9 mesi dell’anno.
Se i numeri del mercato si discostano positivamente dall’andamento osservato nell’ultimo
quinquennio, stabili rimangono, invece, le dinamiche competitive tra canali. A quasi un decennio
dall’apertura delle vendite dei farmaci da banco anche in parafarmacia e Corner della Grande
Distribuzione Organizzata, secondo quanto stabilito dal Decreto Bersani, la farmacia continua ad
essere il luogo di elezione per l’acquisto dei medicinali senza ricetta, con una quota di mercato
superiore al 90% sia a volumi che a valori.
Si conferma, quindi, come gli interventi normativi volti a favorire una maggiore competitività del
sistema distributivo farmaceutico tra cui la liberalizzazione dei prezzi dei farmaci senza obbligo di
prescrizione (Finanziaria 2007), stabiliti dal titolare di ciascun punto vendita, e l’abbassamento del
quorum di popolazione per l’apertura di una nuova farmacia (Decreto Cresci Italia, 2012), pur
generando vantaggi per i cittadini, in termini di concorrenza tra punti vendita e diversificazione
dell’offerta, non hanno costituito un volano di sviluppo per il settore: dal 2007 al 2014 il mercato ha
registrato un andamento medio annuo stabile sul fronte dei fatturati (-0,1%) e negativo con
riferimento ai volumi (-2,4%).
Sul lungo periodo, lo sviluppo del comparto risente, da un lato, di una diversa propensione alla
spesa farmaceutica privata, con ampie differenziazioni regionali legate alle diverse caratteristiche
economiche e culturali presenti, soprattutto, nel confronto tra il Nord e il Sud, e dall’altro, di una
minore propensione, sia per ragioni di carattere regolatorio che culturali, allo switch da farmaco
con obbligo di prescrizione a farmaco OTC. La crescita del settore passa quindi per un
allargamento dell'offerta a nuove aree terapeutiche/principi attivi non ancora disponibili senza
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obbligo di ricetta in Italia. Sotto questo profilo, l’evoluzione culturale in atto verso un crescente
protagonismo in materia di salute diventa, se correttamente indirizzata, elemento importante per
sostenere il comparto e un allineamento dell’offerta rispetto ai principali partner europei. In
quest’ottica, è necessario agire, in collaborazione con tutti gli attori del sistema salute –
associazioni dei consumatori, farmacisti, medici e Istituzioni - sviluppare partnership strategiche e
operative che supportino gli ambiti di salute propri della responsabilità individuale a beneficio del
benessere dei singoli e del Sistema. Questo significa anche “fare emergere” le qualità dei farmaci
di automedicazione al fine di renderli sempre più visibili e riconoscibili. La comunicazione non è solo
una peculiarità degli OTC ma rappresenta la leva per una più incisiva valorizzazione del comparto
e del ruolo che esso può giocare, a costo zero per lo Stato, nel fronteggiare le sfide della
sostenibilità del Servizio Sanitario.
Prodotti per la salute animale
Nonostante il perdurare della crisi economica, anche il 2015 viene archiviato con un bilancio
positivo.
Le vendite in Italia di prodotti per la salute animale si attestano a circa 586 milioni di € nel 2015, per
una crescita di circa il 4% sul 2014. Su questa crescita totale occorre però fare molti “distinguo” in
quanto le performances dei singoli settori sono molto differenti.
Rimane trainante il mercato degli animali da compagnia: i nostri amici a 4 zampe sono sempre più
presenti all’interno delle famiglie Italiane e inoltre è in aumento il tasso di medicalizzazione.
Contribuiscono invece sempre meno alla crescita del settore i farmaci per animali da reddito e in
particolare le premiscele medicate, in calo anche nel 2015.
Farmaci per animali da compagnia
L’anno si conclude positivamente con un +7,7% a 293 milioni di €. La presenza di pet in Italia è
diffusa e i proprietari mostrano la tendenza ad un maggiore impegno verso i loro animali da
compagnia che si traduce anche in una maggiore propensione alle cure.
Altro dato incoraggiante è la crescita nella popolazione Italiana del senso civico verso gli animali,
che sta portando sempre più ad un atteggiamento responsabile, ad adozioni consapevoli e a
propensioni nell’investire sul “pet caring” (indagine AISA/EDRA).
Farmaci per animali da reddito e premiscele medicate
Situazione sostanzialmente stabile rispetto agli anni precedenti: si registra infatti una chiusura del
+1,5% a 215 milioni di € per i farmaci utilizzati negli animali produttori di alimenti, mentre continua la
costante decrescita dei farmaci utilizzati nella medicazione orale che vede il fatturato scendere a
circa 77 milioni di € pari ad un -1,5% sul 2014.
Questo ultimo dato, di per sé finanziariamente negativo, dimostra come ci si stia avviando ad un
uso più responsabile e prudente degli antimicrobici in allevamento.
Tutta la filiera sta compiendo sforzi per una riduzione mirata degli antibiotici, che deve andare di
pari passo con il miglioramento delle buone tecniche di management allevatoriali.
Inoltre tutto questo settore è fortemente impattato da frequenti e ingiustificati allarmismi alimentari,
poi sempre di fatto rientrati, oltre che da scelte nutrizionali oggi molto di moda. Tutto questo ha
causato una notevole diminuzione dell’utilizzo di proteine animali in generale, carni rosse in
particolare.
Gag liquefatti
Sono in aumento i volumi di vendita di GPL sia per uso combustione, sia per uso autotrazione.
Per quanto concerne il fabbisogno di GPL, va evidenziato che per i primi dieci mesi dell’anno 2015
il Ministero per lo sviluppo economico registra i seguenti dati:
- GPL uso combustione: 1.267.000 tonnellate (+5,3% rispetto a gennaio/ottobre 2014);
- GPL uso autotrazione: 1.362.000 tonnellate (+4,7% rispetto a gennaio/ottobre 2014);
- GPL totale: 2.629.000 tonnellate (+5,0% rispetto a gennaio/ottobre 2014).
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L’andamento delle quotazioni internazionali è stato caratterizzato da un forte ribasso nell’arco
dell’anno con punte minime registrate nel mese di settembre e con un leggero rialzo delle
quotazioni nel mese di novembre.
GPL uso combustione
L’attuale congiuntura dei prezzi internazionali del prodotto ha consentito una ripresa dei consumi,
che comunque deve essere consolidata, al fine di garantire la possibilità di uno sviluppo armonico
del comparto.
Inoltre, particolare attenzione deve essere posta alla presenza di altre fonti di energia (e, in
particolare, della biomassa legnosa) su cui grava una pressione fiscale notevolmente inferiore a
quella prevista per il nostro prodotto, nonostante il loro impatto fortemente negativo in termini di
emissioni di polveri e di altre sostanze dannose per l’ambiente come emerge dai dati riportati da
un recente studio di ENEA e dalle analisi sanitarie condotte da Istituti di ricerca pubblici a livello
nazionale ed internazionale.
Si tratta di un fenomeno particolarmente attenzionato da Assogasliquidi, fortemente impegnata
nell’evidenziare le positive caratteristiche del GPL in termini di performance ambientali e la
necessità di giungere ad un nuovo equilibrio fiscale tra le diverse fonti di energia impiegate negli
usi di riscaldamento.
Premesso quanto sopra, anche questo ultimo periodo si è caratterizzato per un forte impegno del
Settore per garantire al consumatore finale di poter continuare a far affidamento sul GPL quale
fonte energetica in grado di rispondere efficacemente alle esigenze di riscaldarsi, cucinare e
disporre di acqua calda sanitaria, con livelli di sicurezza e di qualità del servizio sempre più elevati.
In tal senso, si registra l’impegno costante del settore per una piena e compiuta attuazione delle
norme di cui al D. Lgs. 128/06, al fine di garantire la presenza sul mercato della distribuzione di
aziende che rispettino tutte i requisiti indicati, a tutela del consumatore finale.
Particolare attenzione è posta alle agevolazioni fiscali oggi previste per il GPL distribuito nelle zone
montane, nella Sardegna e nelle isole minori. Si tratta di agevolazioni che vengono direttamente
fruite dai consumatori che si trovano in quelle aree svantaggiate e, pertanto, risulta assolutamente
rilevante garantire la conferma delle stesse.
Permane, inoltre, il forte impegno di Assogasliquidi a supporto delle attività del Comitato Italiano
Gas per il monitoraggio degli incidenti da gas, i cui dati saranno anche di supporto per le analisi
incidentali necessarie all’associazione europea per la realizzazione di studi specifici da presentare
a livello internazionale, in un’ottica di sempre più ampia prevenzione e di diffusione di una
specifica cultura della sicurezza nell’impiego del GPL.
GPL uso autotrazione
Per quanto riguarda il mercato del GPL per auto, si osserva una leggera e continua crescita dei
consumi di prodotto, ma anche un andamento negativo del mercato automobilistico, per la prima
volta dopo anni di crescita.
Sul fronte delle vendite di carburante, il progressivo gennaio-ottobre 2015 segna un +4,7% rispetto
allo stesso periodo del 2014, per un totale di 1,36 milioni di tonnellate di prodotto commercializzato.
Le immatricolazioni di auto a GPL effettuate nel periodo gennaio-novembre 2015 registrano,
invece, un calo del 0,8% rispetto all’anno precedente, con un andamento in netta
controtendenza con quello complessivo del settore automobilistico, pari a +15,4%.
Il numero di immatricolazioni a GPL rimane comunque molto soddisfacente: oltre 114.000 unità.
Peggiori sono le performance del comparto delle conversioni a GPL in post-vendita che nel primo
semestre 2015 segna un -20% rispetto al 2014, per un totale di circa 43.000 operazioni.
Per fine anno, si stima, dunque, una quantità di veicoli a GPL messi su strada – attraverso i due
canali commerciali – superiore alle 230.000 unità, che dovrebbero più che compensare le unità
radiate (ad oggi non ancora note) e, quindi, contribuire ad una ulteriore crescita, nel 2016, sia del
circolante sia dei consumi di carburante.
Il calo delle immatricolazioni e delle conversioni presenta tuttavia delle ragioni strutturali legate al
prezzo del greggio che si è attestato ormai da mesi su valori molto bassi.
Il rapporto relativo di prezzo tra il GPL e i carburanti liquidi rimane ancora competitivo, ma i prezzi
alla pompa della benzina e del gasolio sono tornati a livelli in assoluto molto attrattivi per gli
automobilisti. Pertanto, quella parte di utenza del GPL che è molto sensibile al fattore economico si
sta rivolgendo nuovamente ai combustibili tradizionali.
Per invertire questa tendenza, Assogasliquidi ha promosso presso tutte le Istituzioni interessate una
misura di fiscalità ecologica che premia appunto le tecnologie veicolari meno inquinanti, come il
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GPL ed il metano per auto. Si tratta di una manovra di esenzione temporanea a favore dei veicoli
nuovi nativi a gas e per le conversioni a gas in post-vendita, per un periodo di tre anni. La proposta
normativa è stata depositata in Commissione Bilancio della Camera come emendamento al DDL
Stabilità.
Un’altra occasione di rilancio del mercato è offerta dal recepimento della direttiva UE per la
promozione dei carburanti alternativi (2014/94/UE). Entro il 18 novembre 2016 ciascuno Stato
membro dovrà adottare un quadro strategico nazionale per lo sviluppo dei combustibili alternativi
nel settore dei trasporti, sia per quanto riguarda la domanda sia in relazione alla infrastruttura di
distribuzione.
Per quanto riguarda il GPL, Assogasliquidi sta stilando una serie di possibili iniziative di carattere
finanziario/fiscale e di natura ordinamentale, su entrambi i fronti, domanda e offerta: incentivi
fiscali per l’auto ecologica, politiche di regolamentazione del traffico e di tariffazione dell’uso delle
strade in senso ambientale, stabilizzazione dei livelli di tassazione sul carburante, politiche regionali
per la diffusione dei punti vendita stradali…
Sarà il Ministero dei Trasporti, capofila del progetto, a selezionare le iniziative che riterrà più
opportune tenendo conto delle risorse disponibili.
Per quanto riguarda il settore della distribuzione carburanti, alcune novità importanti potrebbero
discendere dall’approvazione del disegno di legge annuale sulla concorrenza. Il DDL, in seconda
lettura al Senato, contiene, infatti, una bozza di norma riguardante specificatamente gli impianti di
GPL e di metano per auto. La disciplina vigente consente alle regioni di porre l’obbligo
all’erogazione del GPL o del metano in ogni nuovo impianto stradale salvo che non sussistano
vincoli ostativi di natura tecnica o economica. Il DDL varato dal Governo sulla base delle
segnalazioni dell’AGCM era volto a eliminare totalmente questa possibilità, in quanto l’obbligo
suddetto era stato ritenuto comunque lesivo della libertà d’impresa. Visto che le norme regionali
che hanno imposto l’obbligo dell’erogazione di almeno uno dei gas hanno avuto un effetto
propulsivo importante sullo sviluppo delle reti di distribuzione del GPL, l’Associazione si è attivata
affinché la legislazione statale preservasse questa potestà da parte delle regioni. Tale obiettivo è
stato raggiunto in ambito di prima lettura dello schema di provvedimento da parte della Camera
dei Deputati. Si auspica che il Senato confermi questo orientamento.
GNL
Il settore del GNL ha registrato particolate vivacità e ha visto l’associazione attiva su molti
importanti fronti. Le richieste del settore di definire un piano dello sviluppo del settore del GNL in
Italia sono state accolte dal Ministero dello Sviluppo Economico che ha diffuso uno specifico piano
di sviluppo del settore, sottoposto ad un’ampia consultazione pubblica.
Da segnalare il proficuo lavoro svolto dal Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco per l’emanazione di
apposite guide tecniche di prevenzioni incendi per l’installazione di impianti di GNL a servizio di
utenze industriali e di stazioni di servizio adibite al rifornimento del GNL ad uso autotrazione.
Le norme predisposte rappresentano un importante strumento per l’industria del GNL che può fare
affidamento su rifermenti tecnici specifici certi ed uniformi.
Da segnalare, peraltro, l’esigenza di giungere alla definizione di specifiche e semplificate norme
autorizzative per l’installazione e l’esercizio dei depositi di approvvigionamento primario di GNL, per
i quali sono già disponibili ipotesi di investimento da parte degli operatori del settore ma per i quali
non si dispone di un quadro normativo di riferimento che garantisca procedure snelle e tempi certi
per giungere alla definitiva autorizzazione degli impianti stessi.
L’associazione si è inserita anche in numerosi interessanti progetti mirati alla crescita del GNL e
finalizzati anche alla nascita di attività orientate alla diffusione di una migliore conoscenza delle
specificità di questo nuovo prodotto.
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