alla ricerca dell`essere - Istituto Baccelli Tivoli

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alla ricerca dell`essere - Istituto Baccelli Tivoli
Anno I, Numero II - Marzo 2016- a.s. 2015/2016
scuola dell’infanzia-scuola primaria-scuola secondaria di primo grado
EDITORIALE
ALLA RICERCA DELL’ESSERE:
“Giù la maschera”
classe III G scuola secondaria di primo grado
Ti racconto...
Giorgio Perlasca nel Giardino dei Giusti
pag 2
Ti racconto...
L’infanzia dei nonni sanpolesi
pag.9
LA SCUOLA PROTAGONISTA:
Incontro con il vescovo
classe II G scuola secondaria di primo grado
Febbraio: tempo di Carnevale,
scherzi,
maschere,
giochi
spensierati. In questo periodo
ci si traveste e si “nasconde” il
proprio io agli occhi degli altri per
apparire in modo diverso da come
si è: è divertente trasformarsi,
inventare personaggi, emularne
degli altri. Ma nella società
di oggi non sembra che il
Carnevale duri tutto l’anno?
Ogni
giorno
le
persone
indossano una maschera che
cela la vera identità di ciascuno.
L’apparire dunque prevale con
facilità sull’essere e le identità
si costruiscono accuratamente
sui social network: anche solo
attraverso uno smartphone,
in pochi secondi, ognuno può
mostrare la migliore immagine
di sé agli altri, postando in tempo
reale “la foto perfetta”. Anche
nel mondo del lavoro accade
spesso di dover apparire diversi
da come si è per dare una buona
impressione e guadagnarsi la
stima e il rispetto dei colleghi.
Nella vita quotidiana piace,
diverte e gratifica offrire alle
persone il lato che vogliono
vedere. Ma in questa confusione
di identità, ruoli e personaggi il
vero io non rischia di perdersi?
Il pericolo c’è: per questo
è necessario che ognuno si
riappropri di sé stesso, del
proprio essere e allontani
l’esasperata voglia di apparire
a tutti i costi. Infatti essere se
stessi permette alle persone
di conoscersi veramente, di
esprimere le proprie emozioni,
senza aver paura di essere
giudicati e di conseguenza di
sentirsi più liberi e spontanei.
In tal modo si mostra l’intera
personalità di un individuo,
fatta di pregi ma anche di “sani”
difetti: ogni persona è unica a
modo suo e si differenzia per il
proprio carattere; essere accettati
per quello che si è regala una
profonda soddisfazione perché
non si è costretti a fingere e quindi
si ottiene la fiducia degli altri.
In
conclusione,
ritornare
all’essere significa rinunciare
alle apparenze, squarciare il
velo che copre ogni persona,
rompere il muro di finzione
che sembra proteggere l’io, ma
in realtà lo soffoca. Forse si
dovrebbe tornare un po’ bambini:
spontaneità e ingenuità aiutano
a non pensare al giudizio degli
altri, permettendo di vivere
all’insegna della sincerità e
dell’autenticità dei sentimenti.
L’invito è per tutti:
giù la maschera!
In
questo
anno
scolastico gli alunni
della scuola Manlio
Battistini hanno avuto
l’onore di ricevere la
visita di Sua Eccellenza
Monsignore
Mauro
Parmeggiani, Vescovo della Diocesi di Tivoli. Ad
accoglierlo, il sindaco di San Polo, signor Paolo Salvatori
e l’Assessore alla Cultura, signora Stefania Mozzetta.
Accompagnato dal parroco del paese, Don Andrea,
Monsignor Parmeggiani ha salutato la Dirigente,
professoressa Maria Pia Venturi, i professori e gli
allievi dei tre ordini di scuola. L’incontro è iniziato con
l’ascolto di canzoni preparate dagli alunni della scuola
dell’infanzia e della primaria. Subito dopo gli allievi
delle classi IV e V hanno recitato poesie che auspicavano
la pace nel mondo e hanno compilato con il simpatico
ausilio del Vescovo un cruciverba, il cui obiettivo era la
riflessione sui temi dell’amicizia, della solidarietà e della
fratellanza. Il Vescovo ha poi incontrato gli allievi della
scuola media con i quali ha conversato su argomenti
riguardanti la società e la famiglia. I ragazzi hanno fatto
domande su temi attuali ed a volte scottanti alle quali il
Vescovo ha risposto con cordialità e naturalezza. Tutto
è stato così piacevole ed interessante che l’incontro si
è prolungato ed è durato più del previsto. Alla fine la
Dirigente professoressa Maria Pia Venturi ha ringraziato
il Vescovo e lo ha invitato a visitare la sede centrale del
nostro istituto.
VIAGGIO...NELLE EMOZIONI
Nel paese della Felicità
La felicità per alcuni è
quotidiana, per altri è
rara, ma se si cerca dentro
di sè, la si può trovare...
continua a pag. 4
Il viaggio
Per non dimenticare
Giornata della Memoria 2016
Il giorno 27 Gennaio 2016
“Giorno della Memoria”,
abbiamo svolto regolarmente
lezione fino alla seconda
ora . Successivamente con
la professoressa Emilia
Ferrara abbiamo parlato
dell’Olocausto
e
degli
orrori della Seconda Guerra
Mondiale, aiutandoci con le
ricerche fatte nelle settimane
precedenti e leggendo alcuni
brani tratti da libri inerenti
all’argomento come: “Se
questo è un uomo”di Primo
Levi e “Stelle di cannella” di
Helga Schneider. Abbiamo
affrontato anche episodi di
razzismo nei confronti degli Ebrei ed
abbiamo ricordato la Notte dei Cristalli
in cui i Nazisti, sotto l’ordine di Hitler
distrussero le vetrine dei negozi ebraici.
Siamo stati particolarmente colpiti dalla
classe II G scuola secondaria di primo grado
figura di “Giorgio Perlasca”, un italiano
che si può considerare un eroe perché,
fingendosi un Ambasciatore spagnolo,
liberò 5218 Ebrei ungheresi dal rischio
della deportazione. Al termine delle
riflessioni tutte le classi
della scuola media insieme
alle classi IV e V della
primaria si sono riunite per
partecipare alla visione del
film “Storia di una ladra di
libri”, tratto da una storia
vera dove “l’Io narrante” è
la “Morte” che si appassiona
alla vita della protagonista,
Liesel, e la segue in tutte le
sue vicissitudini. Terminata
la proiezione del film gli
alunni sono ritornati nelle
proprie classi e con gli
insegnanti hanno commentato
il film, confrontato le
opinioni su i personaggi , le
tematiche e la trama. Siamo
stati tutti d’accordo sul
fatto che la giornata è stata
istruttiva e commovente.
Ti racconto...
Giorgio Perlasca nel Giardino dei Giusti
Giorgio Perlasca, in una foto d’epoca.
Il Giardino dei Giusti è nato
a Gerusalemme nel 1960 ed è
dedicato ai Giusti tra le Nazioni.
Ricorda gli uomini che hanno
rischiato la loro vita per salvare
gli Ebrei durante la Shoah,
agendo disinteressatamente. La
commemorazione fino agli anni
‘90 veniva effettuata piantando
alberi in onore dei Giusti. Oggi,
non essendoci più spazio per le
classe II G scuola secondaria di primo grado
piantumazioni, è stato costruito il Muro
d’Onore su cui vengono scolpiti i nomi.
Tra i Giusti spicca il nome del nostro
Giorgio Perlasca. Nato a Como nel 1910,
aveva aderito giovanissimo al fascismo,
allontanandosene in seguito alle leggi
razziali del 1938. Scoppiata la seconda
guerra mondiale, venne mandato con lo
Status di Diplomatico nei paesi dell’Est
europeo con lo scopo di comprare carne
per l’esercito italiano. L’armistizio del
1943 lo colse a Budapest, dove riuscì a
nascondersi presso l’ambasciata spagnola.
Collaborò con l’ambasciatore spagnolo fino
a quando quest’ultimo lasciò l’Ungheria
per non riconoscere il nuovo governo
filo-nazista. Perlasca si presentò come
sostituto dell’ambasciatore e resse da solo
l’ambasciata con il rischio di essere scoperto
dai nazisti e pressato dalla necessità di
reperire i viveri per gli Ebrei. Riuscì ad
evitare la loro deportazione rilasciando
salvacondotti fino all’arrivo dell’Armata
Rossa, salvandone 5218. Rientrato in
2
Italia, condusse una vita normalissima e
chiuso nella sua riservatezza non raccontò
a nessuno della sua storia di coraggio,
altruismo e solidarietà. Grazie ad alcune
donne ebree ungheresi, che testimoniarono
i suoi gesti coraggiosi, la vicenda uscì dal
silenzio, così Perlasca si recò nelle scuole
per raccontare la sua storia. E’ morto a
Padova nel 1992 all’età di 82 anni per un
attacco di cuore. Il figlio ha consegnato
la sua storia ad un giornalista che ha fatto
conoscere la vicenda del padre al mondo.
L’albero a ricordo di Perlasca è stato
piantato nel Giardino dei Giusti nel 1989.
Il viaggio
Lettura di un film:
“Storia di una ladra di libri”
classe
Titolo originale: The book thief
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Germania, U.S.A.
Anno: 2013
Regia: Brian Percival
Fotografia: Florian Ballhaus
Montaggio: John Wilson
Effetti speciali: Endres Lober, Mark E.,
Raimond
Musiche: John Williams
Genere: Drammatico
Germania, gennaio 1939.
Liesel Meminger è una bambina di
9 anni in viaggio con la madre e il
fratellino, Werner, su un treno diretto a
Molching. Durante il viaggio il piccolo
muore: è così che Lisel trova il suo
primo libro, “ Il manuale del becchino”,
perduto da un addetto alla sepoltura
del fratello. La bambina viene affidata
agli Hubermann, la nuova famiglia
adottiva: il padre, Hans, è un uomo
gentile che fa l’imbianchino; la madre,
Rosa, ha un pessimo carattere ma in
fondo ha un cuore d’oro; mantiene la
famiglia lavando il bucato alla moglie
del sindaco. La sua prima conoscenza
è un ragazzino dai capelli color limone,
Rudy Steiner. Durante il suo primo
giorno di scuola Liesel, che non sa
leggere, viene derisa dai compagni e
dal prepotente Franz . Liesel perde le
staffe e lo picchia davanti a tutti. Hans
si rende conto che Liesel è analfabeta e
decide di insegnarle a leggere usando
“Il manuale del becchino” e così nasce
l’irrefrenabile passione per la lettura.
Liesel e Rudy entrano a far parte della
gioventù hitleriana e sono costretti a
partecipare allo scempio della messa al
rogo dei libri “inquinanti”. La bambina
ruba un libro sopravvissuto alle fiamme,
ma si accorge di essere stata vista dalla
consorte del sindaco che le aprirà la sua
biblioteca. Durante la Notte dei Cristalli
il giovane ebreo Max Vandenburg,
scampato alle violenze naziste, si
rifugia a casa degli Hubermann. Il
ragazzo viene nascosto in cantina e
stringe una salda amicizia con Liesel,
con la quale legge e scrive sul suo
abecedario. Durante le perquisizioni
“IL ROGO DEI LIBRI” di Bertolt Brecht
i libri di contenuto malefico e per ogni dove
furono i buoi costretti a trascinare
ai roghi carri di libri, un poeta scoprì
– uno di quelli al bando, uno dei meglio – l’elenco
studiando degli inceneriti, sgomento, che i suoi
libri erano stati dimenticati. Corse
al suo scrittoio, alato d’ira e scrisse ai potenti una lettera.
Bruciatemi!, scrisse di volo, bruciatemi!
Questo torto non fatemelo! Non lasciatemi fuori! Che forse
la verità non l’ho sempre, nei libri miei, dichiarata? E ora voi
mi trattate come fossi un mentitore! Vi comando:
bruciatemi!
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primo grado
delle cantine, la famiglia vive nel terrore
che Max possa essere scoperto, ma grazie
a Liesel il ragazzo riesce a sfuggire ad
una drammatica sorte. È costretto poi ad
abbandonare la casa degli Hubermann.
Una notte la cittadina viene bombardata per
errore e Hans, Rosa e tutta la famiglia di
Rudy, ad eccezione del padre, rimangono
uccisi. Liesel riesce a sopravvivere perché
si addormenta nella cantina. Nel 1945 la
Germania viene occupata dagli alleati.
Liesel si riunisce a Max, sopravvissuto
alla guerra. La Morte conclude la storia
affermando con certezza di essere “stregata
dagli esseri umani” e raccontando la vita
felice che Liesel vive in America insieme a
quella che sarà la sua famiglia.
Il tema dell’olocausto è affrontato dalla
prospettiva di coloro che lo hanno vissuto
indirettamente. Il punto di vista è quello
delle persone comuni, non dei perseguitati
e ciò rende originale e interessante la
rappresentazione. Non è soltanto questo,
tuttavia, l’aspetto affascinante del film
che svela una particolare sensibilità
degli autori e del regista verso i temi
dell’amicizia, dell’amore, della bontà e
della disponibilità al sacrificio.
Sono inoltre evidenti il bisogno di aiutare
le persone sofferenti e la disperazione
dell’uomo poco incline e sempre poco
preparato al distacco. Tutto è affrontato
con una leggerezza e una poeticità davvero
capaci di emozionare.
classe
III G scuola secondaria di
Bertolt Brecht nasce ad
Quando il regime ordinò che in pubblico fossero arsi
II G scuola secondaria di
Augusta, in Germania, il
10 Febbraio 1898 da una
famiglia agiata.
Si dedica presto al teatro
e alla poesia, ma quando
Hitler arriva al potere è
costretto all’ esilio.
Torna in Europa nel 1947
e a Berlino Est riprende
la sua attività teatrale fino
alla morte, nel 1956.
Brecht fu sempre contrario
al regime nazista e si
oppose alle idee di Hitler.
Il 10 maggio 1933,
in
Germania,
furono
organizzati i roghi dei libri
e interi carri trascinati dai
buoi trasportarono tanti
volumi di autori famosi
considerati
“pericolosi”
come Alfred
Döblin,
Thomas Mann, Heinrich
primo grado
Mann, Joseph Roth, Sigmund
Freud.
Nella raccolta “Poesie di
Svendborg” del 1939 Brecht
inserisce “Il rogo dei libri”. La
poesia ricorda uno dei peggiori
avvenimenti prima della
Seconda guerra mondiale:
la distruzione di libri di
autori ebrei oppure ritenuti
“degenerati” perché aprivano
la mente alle persone.
Le intense parole di Brecht
esprimono la rabbia di un
poeta che non è stato bruciato
insieme agli altri autori.
In questo modo si considera
un traditore perché i suoi
libri vengono dimenticati
dai nazisti e lui non vuole
per nessun motivo far parte
del regime. La sua protesta
è forte: si rivolta quindi
scrivendo “bruciatemi!”
Il viaggio
VIAGGIO... NELLE EMOZIONI
Nel paese della Felicità
segue da pag. 1
Le persone trovano la felicità in molte cose: chi nei profumi, chi
nei sorrisi ricambiati, chi deve ancora scoprire dove cercarla.
Quella che segue è la storia dell’uomo “della panchina rossa”.
-Dove trovare la felicità? - si ripeteva mentalmente l’uomo.
Magari l’avrebbe trovata in Africa, in America, chissà dove.
Questa domanda lo tormentava e lo divorava. Un giorno vide
davanti al teatro dei “Fiori Fioriti” un uomo che guadagnava
soldi alla velocità del respiro e sembrava felice di tutti i suoi
averi. L’uomo pensò che i soldi fossero fonte di felicità e iniziò
a spenderli in lungo e in largo. Divertimenti, amici e posti
esclusivi occupavano la sua agenda, ma quando i soldi finirono,
false amicizie e alberghi di lusso chiusero le porte. L’uomo ora
era infelice solo e povero. Un giorno, l’uomo “della panchina
rossa”, mentre ripensava alle sue angosce, incontrò la donna
“dagli occhi di speranza”. Era una donna semplice che teneva
sempre un libro sotto al braccio. Non aveva mai provato niente
di così bello e forte come nel momento in cui l’ aveva guardata
in volto. Non sapeva cosa fosse quella sensazione ma capiva
che la compagnia della donna l’avrebbe migliorato.
L’uomo le chiese di cosa parlasse il libro che portava sempre
con sè e la donna rispose che era un racconto scritto da suo
padre che la incoraggiava ad essere felice.
- Come si può essere felici? - chiese l’uomo.
La donna rispose: - Bastano poche cose che a prima vista
sembrano insignificanti ma se rifletti solo un po’ ti accorgi
che sono fondamentali: un abbraccio, un sorriso, una stretta
di mano, ma soprattutto l’amore.
E fu quell’amore che li unì e li rese felici fino alla fine della
loro vita.
Emma I G
My dream...The secret of happiness for a Perfect World
classe II G scuola secondaria di primo grado
The other day samebody asked me: -What’s your biggest dream?
I replied: - To live in a perfect world?
A place where Everybody is kind to each other without violence
where money can’t buy happiness.
But the things that give happiness are free like health and friends!
Friendship is a precius gift. It’s a feeling among peaple a true
friend cams always with us not in front not behind.
Haw can we say to be happy?
Happiness can be a dream... the first emotion we feel is joy the
second emotion we feel is peace. Peace give us hope for a better
future.
Una Magnifica Esperienza
La musica con-“divisa” unisce i cuori
classe I G scuola secondaria di primo grado
Lunedì 11 febbraio la nostra classe, IG,
si è recata a Roma al teatro “Lante” della
Marina Militare per assistere ad una
lezione-concerto. Nonostante qualche
ritardatario siamo
partiti da San
Polo alle ore 7.45.
Abbiamo
fatto
tappa a Tivoli
dove sono saliti sul
pullman i ragazzi
dell’Istituto
Comprensivo
Baccelli. Eravamo
veramente tanti!
Dopo circa due
ore di viaggio,
siamo arrivati a
destinazione. La
caserma è una
struttura alta e
imponente, vigilata da militari. Entrati,
ci siamo ritrovati in un cortile dove,
posate a terra, c’erano delle carabine e
baionette. La professoressa Russo ci ha
accompagnato nella sala-mensa dove
abbiamo fatto merenda. In seguito ci
siamo recati nel teatro dove si è svolto
il concerto. Ci siamo accomodati e il
direttore di orchestra, un uomo alto e
socievole, si è presentato a noi tutti.
Subito dopo ha diretto l’orchestra che ha
suonato l’Inno d’Italia. Eseguito il nostro
Inno Nazionale, gli orchestrali stessi ci
hanno presentato vari strumenti, dal flauto
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traverso alle percussioni. La banda della
Marina Militare ha poi suonato alcune
sinfonie di Mozart in chiave moderna e
le sigle di cartoni animati. Alcuni ragazzi
hanno
avuto
l’onore di dirigere
la banda mentre
alunni e professori
ballavano divertiti
ai piedi del palco.
Quando stavamo
per
congedarci,
abbiamo ricevuto
un’agenda
ed
un
calendario.
Alle ore 12.30
abbiamo ripreso
l’autobus.
Gli
alunni dell’Istituto
Baccelli di Tivoli
sono arrivati a
destinazione alle ore 13.30 mentre noi
siamo arrivati a San Polo alle ore 14.
E’ stata una giornata divertente ma
soprattutto istruttiva.
Il viaggio
IL CAMMINO DI SANTIAGO:
un viaggio, un’ avventura, un pellegrinaggio, un’esperienza di vita.
classe II G scuola secondaria di primo grado
LUOGHI DA VISITARE
BURGOS
Cattedrale di Santa Maria in stile gotico è tra le Chiese più
grandi d’ Europa.
Castello di Burgos, costruito durante la Reconquista contro gli
eserciti musulmani, è un vero gioiello del XV sec.
Caverne della Sierra di Atapuerca: grotte di valore archeologico
con al suo interno reperti fossili che rappresentano la più
antica testimonianza della presenza di Ominidi nell’ Europa
Occidentale.
LEON
Cattedrale di Santa Maria de Reigla: è da ammirare di notte
quando le vetrate si illuminano dall’interno.
Quartiere di San Martino, costellato di antichi palazzi.
Un’ occasione da non perdere, percorrendo 900 Km per
vivere un’ esperienza personale a contatto con la natura e altri
pellegrini...alla scoperta di uno storico cammino.
Il Cammino di Santiago è un lungo percorso che i pellegrini
fin dal Medioevo intraprendono attraverso Francia e Spagna
per giungere al Santuario di Compostela, presso cui si trova
la tomba dell’ Apostolo Giacomo. Il percorso che compone
l’ itinerario è stato dichiarato Patrimonio dell’ Umanità dall’
Unesco.
CEBREIRO
Santuario di Santa Maria la Real, in stile preromanico,
fondato dai monaci benedettini nel IX sec.
SARRIA
La Capilla del Salvador, la cui costruzione in stile moresco,
risale al IX sec. Caratteristica è la porta che si trova sul lato
sud, la cui forma ricorda il ferro di cavallo.
Il Cammino francese è il percorso più popolare. Parte da Saint
– Jean – Pied – de – Port sul versante francese dei Pirenei e
prosegue a Roncisvalle sul lato spagnolo.
A Roncisvalle si può ottenere la Credenziale del Pellegrino che
andrà sempre timbrata nelle tappe obbligatorie. Il Certificato si
riceve solo se si arriva a Santiago percorrendo gli ultimi 100
Km a piedi.
SANTIAGO
Cattedrale, terminata nel 1211. La
facciata è in prezioso stile barocco
e si affaccia sulla piazza; ai due
lati sporgono due torri medievali.
Nella Cappella Maggiore spicca
la statua del Santo sormontata da
un mantello d’argento. I fedeli che
vi arrivano sono soliti abbracciare
e baciare San Giacomo.
Si attraversano le città di: Pamplona, Burgos, Leon, Cebreiro,
Samos, Sarria, Porto Marin, Santiago.
DOVE PERNOTTARE
Per prenotare Hotel e Visite guidate è bene fare riferimento ad
Agenzie accreditate quali Trip Advisor, Booking, ecc.
Per chi decide di percorrere gli ultimi 100 Km a piedi troverà
lungo il percorso accoglienti Ostelli
dove riposare prima di riprendere il
faticoso cammino. A questi ultimi si
consiglia di portare con sé uno zaino
che non superi il 10% del proprio peso
corporeo.
EVENTI DA NON PERDERE
Sagra de l’ Empanada galiziana.
Offre una grandissima varietà
di prodotti gastronomici: pesce,
crostacei, verdure, ma soprattutto
la tipica focaccia ripiena di carne
o pesce.
MOMENTI DI RELAX...
...a Burgos, potrete rilassarvi nel Buddha Bar, un ambiente suggestivo, circondato da più di 20 statue di
Buddha, una delle quali del peso di una tonnellata…
...a Leon, nel Quartiere San Martino, potrete accomodarvi in vari locali caratteristici e assaggiare specialità
regionali…
...a Santiago, in pieno centro, nel Bar El Paraiso Perdido, potrete ammirare graffiti e incisioni riportate tanto
sulle pareti quanto sui soffitti, mentre degustate vini e cocktail.
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A CARNEVALE... SU LA MASCHERA!
classe III scuola primaria
Carnevale:
in genere, personaggi di fantasia di cui hanno letto le avventure
o di cui magari hanno paura, come orchi e mostri, ma per un
giorno si vestono dei loro panni per allontanare le paure
Quest’anno, con il progetto Erasmus, il martedì grasso, gli alunni della scuola Manlio Battistini hanno indossato gli abiti dei
personaggi delle più classiche fiabe conosciute e lette in tutto il
mondo. Per un giorno la scuola, in particolare le classi 1^, 4^ e
5^ si sono popolate di Cappuccetto Rosso, Biancaneve, Pinocchio, Cenerentola e tanti personaggi ancora, dando vita ad un
mondo fiabesco dove principi, ranocchi, lupi, principesse e streghe hanno vissuto d’amore e d’accordo tra balli e stelle filanti.
Le insegnanti hanno fotografato “l’evento” per poi spedire le
immagini ai paesi europei che hanno aderito al progetto Erasmus Plus, per poter condividere, paragonare e ammirare il
mondo dei bambini e scoprire ancora una volta che la fantasia,
di cui loro sono ricchi, non conosce frontiere, ma che soprattutto
i piccoli riescono a parlare un’unica lingua.
ecco il
periodo più pazzo
dell’anno. Il nome deriva dal latino carnem
levare cioè “togliere la
carne”. Nel medioevo,
infatti, esisteva la prescrizione ecclesiastica
di astenersi dal mangiare carne a partire
dal 1^ giorno di Quare-
sima fino al giovedì santo della Pasqua.
La maschera ha origini antichissime con un significato magico religioso. L’uomo mascherato diventava l’essere che egli voleva
rappresentare: divinità, spirito o demone.
Per esempio gli Aztechi del Messico per atterrire i loro nemici
indossavano maschere che riproducevano animali mostruosi,
feroci ed enormi.
Le antiche maschere contadine, invece, erano scavate nella corteccia degli alberi e le indossavano a ogni inizio di primavera,
estate, autunno e inverno per propiziarsi il buon raccolto.
Nell’antica Grecia la maschera veniva indossata dagli attori del
teatro per rappresentare personaggi che non potevano essere
presenti, come gli dei.
La maschera metteva in risalto alcune caratteristiche del viso
come i grandi occhi sbarrati o tristi, la bocca sbalordita ecc..,
inoltre amplificava la voce che diventava cavernosa e paurosa.
La maschera quindi ha radici antiche e ancora oggi ci si maschera per rappresentare qualcosa o qualcuno che non siamo
noi, che ammiriamo o che forse temiamo. I bambini scelgono,
LE NOSTRE MASCHERE
classe V scuola primaria
Meo Patacca
E’ la maschera che nella
Commedia
dell’Arte
rappresenta, insieme a
Rugantino, la città di Roma.
Il suo nome deriva dal
soldo che costituiva le paga
del soldato, la “patacca”.
Originario di Trastevere, noto quartiere
romano, è spiritoso e impertinente ma
buono di cuore.
Vuole sempre avere ragione, è spavaldo
e coraggioso e spesso usa il bastone. E’
un attaccabrighe, cerca di provocare
risse e tafferugli, ma lo fa con simpatia
e non si tira mai indietro. La prima volta
che fa la sua comparsa è infatti nel ‘600
in un poema di Giuseppe Berneri, dove
impersona un soldato sempre pronto a
battersi.
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Rugantino
E’ una maschera del teatro
romano; impersona un
personaggio
romanesco,
“er bullo de Trastevere”,
il giovane arrogante ma
in fondo buono e amabile.
Rugantino è un ragazzo
arrogante, infatti il suo nome viene dalla
parola “ruganza” ovvero “arroganza”.
Nel corso degli anni si è trasformato nel
giovane bullo di quartiere, che in realtà è
invece uno spaccone pronto a parole ma
pavido nei fatti.
La maschera tipica quindi lo vede vestito
in due maniere: da sgherro, vestito
di rosso con un cappello a due punte,
oppure da povero popolano, fazzoletto
al collo, camicia con casacca, calzoncini
logori e fascia intorno alla vita.
Il viaggio
CARNEVALE...DOLCE MANGIARE!
Il Carnevale è il periodo degli eccessi e buona parte di questi
•
riguardano il cibo. I piatti tipici del Carnevale nelle varie
regioni italiane sono quasi tutti dolci fritti, questo perché in
passato ai festeggiamenti erano presenti moltissime persone e
si dovevano preparare dolci veloci e a basso costo.
Ogni regione ha le sue ricette tipiche:
•
In Friuli possiamo gustare le
castagnole;
•
In Emilia e in Lombardia i
tortelli (o ravioli dolci).
•
In Toscana troviamo la
schiacciata da servire con
crema chantilly.
scuola primaria classe V
Nel centro Italia troviamo gli
struffoli, il calzone e le zeppole
(ciambelle fritte con o senza
ripieno).
Le più note e diffuse in tutta Italia sono le chiacchiere, che
cambiano nome a seconda delle regioni: cenci (Toscana),
sfrappole (Emilia), bugie (Liguria e a Torino), crostali (in
Friuli, Trentino e Veneto), galoni (a Venezia e a Verona),
frappe (a Roma).
Nel Lazio troviamo quindi frappe e castagnole.
Le frappe possono essere anche annodate per formare dei
piccoli fiocchi e sono ricoperte da zucchero a velo.
Le castagnole sono gustose e morbide palline di pasta fritta
riempite di ricotta o di crema pasticcera, servite con zucchero
a velo.
ALLEGRIA!
classe seconda - scuola primaria
A carnevale tutti in piazza,
con la gente che schiamazza.
Coriandoli e stelle filanti
che rallegrano tutti quanti.
Belle le allegre mascherine
dei bambini e delle bambine!
E che dire delle frittelle,
delle frappe e delle ciambelle?
Il Carnevale la tristezza manda via
e ci porta l’allegria..!
7
Il viaggio
Il piacere di leggere:
“IL TRENO HA FISCHIATO” – LUIGI PIRANDELLO
classe III G scuola secondaria di primo grado
Luigi Pirandello
nasce
ad
Agrigento
nel
1867 da una
famiglia agiata
che gli permette
di approfondire
gli
studi
in
Germania.
Successivamente
torna in Italia, si
sposa e inizia la
sua carriera da professore universitario,
scrittore di romanzi, novelle e opere
teatrali. Tra i suoi testi più significativi
c’è la raccolta “Novelle per un anno” che
include il racconto “Il treno ha fischiato”.
Questo testo narra del signor Belluca,
contabile schiacciato dal peso di un lavoro
monotono fatto di numeri, conti e registri
e dalla sua famiglia esigente a cui deve
badare continuamente. Una sera, mentre
è immerso nel lavoro, sente il fischio di
un treno: da quel momento la sua vita
cambia perché diventa un uomo libero di
vivere, arrivando perfino tardi a lavoro
e rispondendo male al capo! I colleghi,
spiazzati dal suo insolito comportamento,
lo fanno ricoverare in un ospedale
psichiatrico. Il vicino di casa racconta
questa storia, mettendo in risalto il fatto
che Belluca abbia finalmente deciso di
riappropriarsi della vita, consapevole del
suo valore e della sua bellezza.
IL MITO: “Narciso”
Tutti credono che Belluca sia preda della
follia, ma non è affatto impazzito! Ha
semplicemente cominciato a vivere! Il
titolo dunque rimanda all’illuminazione
che coglie Belluca di notte, mentre attende
di addormentarsi: ascoltare il fischio di un
treno in lontananza “sveglia” l’impiegato
che si accorge finalmente dell’esistenza
di un mondo tutto da scoprire.
Questa novella incoraggia chi ha perso
la voglia di vivere a reagire alle proprie
situazioni opprimenti senza perdersi
d’animo e rende l’idea di quanto sia
bella la vita, di quanto sia importante
aprire la mente e spalancare le porte al
mondo.
classe III scuola primaria
Nell’antica grecia viveva un fanciullo chiamato Narciso. Trascorreva il tempo
passeggiando da solo e gloriandosi della sua bellezza.
Un giorno Eco, una ninfa della montagna, si innamorò di Narciso che, fiero
della propria beltà, non la degno di uno sguardo. Con il cuore infranto la
ninfa si rinchiuse in una caverna. Lì a poco a poco si consumò e di lei rimase
solo la voce.
Narciso non ne fu affatto dispiaciuto e continuò la sua vita passeggiando e
cacciando. Fu allora che gli dei decisero di punirlo.
Mentre si bagnava in un fiume, vide per la prima volta la sua immagine riflessa nell’acqua e se ne innamorò. Non riuscendo a
distogliere lo sguardo dallo specchio d’acqua, a poco a pocosi lasciò morire. Al suo posto le Naiadi trovarono un fiore bianco,
il narciso.
8
Il viaggio
Ti racconto...
L’infanzia dei nonni sanpolesi
NON C’È FUTURO SENZA MEMORIA
progetto continuità scuola infanzia-scuola primaria classi I e II
Oggi alcuni dei nostri nonni sono venuti a scuola per raccontarci di quando erano ancora bambini e hanno portato alcuni
oggetti che usavano per giocare.
Ci siamo seduti in cerchio, curiosi di ascoltare la storia della loro infanzia.
Ci hanno detto che: vivevano in un periodo di pace ( anni ‘50 ) e che i loro genitori lavoravano in campagna e nelle cave. Per
raggiungere il posto di lavoro si andava a piedi o con la bicicletta, successivamente con il passare degli anni si utilizzava il
camion di “Gaetano” poi l’autobus della ditta Meucci.
“Nonno ci racconti della tua scuola?”
ha chiesto Martina.
Nonno Francesco ha risposto che non
c’era un edificio scolastico unico ma
che le aule erano dislocate in Via Roma,
Via delle Scuole e Via dei Cavalieri.
I loro maestri erano: suor Maria per i
bambini dell’asilo, la maestra Claudia
Gentili, il maestro Vincenzo Antonini,
la maestra Anna Giubilei detta Nannina
e il maestro Dante Ferrazzi.
Solo negli anni ‘60 è stato inaugurato l’attuale edificio scolastico.
Nonno Giuseppe ricorda che in inverno, tutte le mattine ogni
alunno portava un pezzo di legna per scaldarsi e nella cartella
non dovevano mai mancare...pena bacchettate sulle mani,
il quaderno, il pennino e il sillabario. Si studiava italiano,
aritmetica e religione. Sempre pulito il grembiule nero, con il
fiocco blu per i maschi e bianco per le femmine.
Nonna Celeste ci ha tenuto a precisare che a San Polo dei
Cavalieri già negli anni ‘50 c’erano dei laureati, tra cui il
professore Manlio Battistini, al quale è stata intitolata la nostra
scuola proprio lo scorso anno.
Nonno Francesco e nonna Patrizia ricordano che ricevevano
regali, non a Natale ma il giorno della Befana; dentro la calza
trovavano fichi secchi, mandarini e “cenciacotte” (mele essiccate
al sole) una delizia per il palato.
Finita la scuola, in estate si andava al mare con “le colonie”
senza i genitori ma accompagnati dalle “signorine”. Molti
bambini piangevano, altri erano felici perché non avevano mai
visto il mare. Tutte tradizioni ormai scomparse, come pure
quella della “CONFRATERNITA DELLA BUONAMORTE”,
un gruppo di uomini
che, in occasione dei
funerali e il giorno
del Venerdì Santo,
accompagnavano
incappucciati e con un
cero in mano il feretro
e la statua del Cristo
morto. Giuseppe alzandosi in piedi ha chiesto: “Nonno tu con
che cosa giocavi quando eri piccolo? “
“ NO’ JE L’ESSE MAI DITTU “...
a questa domanda i nostri nonni sono tornati bambini.
Nonno Renzo e nonna Leandra hanno tirato fuori tutti i giochi
preparati e ricostruiti per mostrarceli. Figurine, biglie di vetro...
le più costose e rare, di metallo e di ferro le più usate dai
maschietti e bambole di pezza per le bambine. Senza pensarci
due volte si sono messi per terra e ci hanno mostrato: “I Pirenei “
(percorso con i tappi su un tracciato segnato a terra dai gessetti),
“ la Nizza” ( una sorta di baseball con i bastoncini di legno che
ogni bambino costruiva con pazienza e arte creativa), “ i Picchi “
( un raffinato esercizio di manualità con i semi delle albicocche).
La reazione dei bambini è stata inaspettata: tutti volevano
provare quei “ NUOVI “ giochi, tra grida e applausi.
A LI TEMPI MEI
Era facile giocà da ghiattarellu,
gnente Playstation e gnente telefoninu
Bastea redunasse loco vicinu
pe giocà a acchiaparella o a buscascarellu.
Le vinocchia e li gomiti, ao. .. sempre scortecati,
Maghietta e casunitti tutti consumati.
Na madre po, ch’ ogni vota s’arrabbiea,
senza pensacce troppu piea e te menea.
Quann’ era ora de magnà, nun te facea mica nu squillu,
ma “Aooo. .. vè suuu ch’è pruntuuu!” Era lu strillu.
“E ainate a venì, sennò so botte!!!
Nu boccone nu padre nostru e... Bonanotte!
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Il viaggio
LA PAGINA DEI GIOCHI
10
Il viaggio
11
Il viaggio
Gli alunni dell’Istituto “Manlio Battistini”
vi augurano
Una Serena e Felice Pasqua!!!
IL VIAGGIO
periodico trimestrale a cura dell’I.C.
“Manlio Battistini- Tivoli II”
San Polo dei Cavalieri
Hanno collaborato al progetto:
I ragazzi dell’Istituto
“Manlio Battistini”
Direttore Responsabile:
prof.ssa Emilia Ferrara
Art Director:
prof. Giuseppe Di Bari
Redazione:
prof.ssa Maria Amodio
prof.ssa Francesca Macrì
ins. Cristina Rocchi
ins. Daniela Bondi
ins. Rossella Filoni
ins. Fiorella Crielesi
ins. Patrizia Iannotta
ins. Franca Patrizi
ins. Cristina Confrini
Il giorno più bello? Oggi
L’ostacolo più grande? La paura
L’errore più grande? Rinunciare
La radice di tutti i mali? L’egoismo
La sconfitta peggiore? Lo scoraggiamento
I migliori professionisti? I bambini
Il primo bisogno? Comunicare
La felicità più grande? Essere utili agli altri
Il difetto peggiore? Il malumore
Il sentimento più brutto? Il rancore
Il regalo più bello? Il perdono
La rotta migliore? La via giusta
La sensazione più piacevole? La pace interiore
L’accoglienza migliore? Il sorriso
La miglior medicina? L’ottimismo
La soddisfazione più grande? Il dovere compiuto
La forza più grande? La fede
La cosa più bella del mondo? L’amore.
Madre Teresa di Calcutta.
Un sentito ringraziamento al signor. Sindaco Paolo Salvatori e all’assessore Stefania Mozzetta che hanno contribuito a realizzare
questa pubblicazione.
La prossima uscita è prevista per il mese di Giugno 2016.