Pasqua è segnata dal confronto con la forza del male

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Pasqua è segnata dal confronto con la forza del male
OMELIA DI S.E. MONS. MATTEO ZUPPI
VESCOVO AUSILIARE DI ROMA PER IL SETTORE CENTRO
IN OCCASIONE DELLA SANTA PASQUA
CHIESA DI SANTA MARIA IN PORTIC IN CAMPITELLI-ROMA
5 APRILE 2015
DIRETTA TELEVISIVA SU RETE 4
Pasqua è segnata dal confronto con la forza del male. E' storia vera, non un’idea! Gesù, umile
e servo, muore per dare la vita a uomini che vuole finalmente umani, che non si sentano
abbandonati, che sappiano da che parte sta Dio, che siano liberi dal credere che facendosi Dio
vincano la paura. Pasqua ci mostra Cristo sofferente. Il suo volto lo riconosciamo nel
prossimo.
Non lo possiamo guardare più con la freddezza degli spettatori. Gesù non chiede a nessuno di
essere eroe, ma di volergli bene. Il buio del sepolcro è enorme oggi in Kenya, dopo
1'esplosione di violenza ha barbaramente ucciso 148 ragazzi. E con loro ricordiamo la
passione dolorosa di tanti nostri fratelli martiri, che continuano a credere, ad andare alla
Messa in condizioni di rischio, esposti alla bestemmia di chi li uccide violando il nome di Dio
e tradendo la loro stessa religione. Pasqua è lo spiraglio di luce che illumina queste tenebre, il
buio che ci fa smarrire e disperare. E’ lo spiraglio di luce che ci fa sentire infinitamente amati
da Dio. Non cerchiamo un po’ di speranza a poco prezzo. Quella il mondo la regala
facilmente a chiunque, fa credere possibile lo stare bene da soli, tanto che appare un diritto
esserlo. Non vogliamo un mondo drogato che ha paura di soffrire, confuso da una vita finta,
che dissipa le possibilità e consuma le risorse rubandole ai nostri stessi figli. Senza affrontare
le tenebre non c’è Pasqua.
Maria di Magdala si recò quando era ancora buio al sepolcro. Non sapeva bene, non aveva
capito tutto, ma ci va per amore, perché ha pianto. Dopo le lacrime si vede meglio, si vede
non una situazione da analizzare come fossimo funzionari, si vede il volto umano, i suoi tratti,
il peso insopportabile della sofferenza che schiaccia l’uomo. Altrimenti siamo spettatori, o
riduciamo Gesù ad un’idea o a un rito. Maria di Magdala vince le sue paure per amore. Per
amore non smette di cercare Gesù, perchè lo hanno portato via e lo cerca con l’ostinazione
dell’amore. Pietro e l’altro discepolo sono come risvegliati da Maria di Magdala. L’amore
dell’uno accende sempre quello dell’altro, per questo anche no possiamo essere tiepidi. Pietro
e Giovanni "corrono". Solo uscendo troviamo la resurrezione! Possiamo restare fermi?
L’indifferenza ha sempre tempo, brucia le occasioni, rimanda, non si compromette mai. I due
corrono. E’ una corsa che esprime bene l’ansia di ogni discepolo, di ogni comunità, del
mondo intero che ha bisogno del Signore, di futuro, di eternità, di qualcosa che non deluda e
non finisca. L’amore mette in movimento, ha fretta di arrivare! Oggi tutti possiamo riprendere
a correre! La vita non è finita! Non vince il disperato salvarsi da soli. Non vince l’abbandono,
la solitudine. Non vince il peccato, perché “il santo mistero della notte di Pasqua restituisce
l’innocenza al peccatore”. Non vince la prudente neutralità di Pilato, che capisce tutto, che
non vuole uccidere Gesù, in qualche modo vorrebbe anche salvargli la vita, ma che non
sceglie di difenderlo (come i nostri buoni sentimenti, quando non si schierano da una parte e
non diventano reali). Non vincono i trenta denari, il desiderio di possedere, l’idolatria delle
cose anche se questi fanno vendere quello che abbiamo di più bello ed alla fine conducono
alla disperazione. Non vince la facile violenza dei soldati, brutale, senza prezzo, facile come il
nostro pregiudizio; non vince la violenza assassina della folla, anonima, terribile, senza volto,
come quella cui ci stiamo abituando, spaventati e aggressivi! Giunge per primo alla tomba
Giovanni, il discepolo bambino, quello dell’amore. E quanto è vero che questo arriva sempre
prima. Entra Pietro nel sepolcro e poi anche l’altro discepolo. "Vide e credette". Fino ad
allora, infatti “non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli doveva risuscitare dai
morti”. Come noi: il male è sempre evidente, mentre facciamo a credere che la vita può
risorgere. E' così facile rassegnarci di fronte al male, entrare e subire la logica della violenza,
così evidente e terribile nella vicenda di Gesù. La Pasqua viene ad aprire anche le porte del
cuore, che si chiudono nella tristezza, nel senso di fallimento, di delusione. Noi sappiamo che
la notte è “più notte”, è più buia poco prima che incominci il giorno, ha detto il Papa
Francesco. A Subiaco è inciso che quando il buio è più profondo si vedono le stelle. Noi non
vogliamo abituarci al buio. Siamo figli della luce, cioè dell’amore e della gioia! In questo
buio, che vediamo intorno a noi e che spesso avvolge anche il nostro cuore, Cristo accende il
fuoco dell’amore. La pietra del dolore è ribaltata lasciando spazio alla speranza. Ecco il
grande mistero della Pasqua! Cristo ha vinto la morte, e noi con Lui. Come cristiani siamo
chiamati ad essere sentinelle del mattino, che sanno scorgere i segni del Risorto, come hanno
fatto le donne e i discepoli accorsi al sepolcro all’alba del primo giorno della settimana. La
gioia non è solo per noi, un pò di benessere intimista e individuale, come per il mondo sembra
essere l’unico modo per vivere la gioia. Quando un pò del buio del male viene vinto, quando
la disperazione dell’angoscia trova una piccola luce d’amore, quando le lacrime vengono
asciugate e la solitudine trova compagnia; quando un estraneo diviene fratello; quando viene
la pace; quando un debole è consolato; quando chi muore è accompagnato dall’affetto e si
affida alle mani di Dio, ecco che il mondo risorge. “Morte e Vita si sono affrontate in un
prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa. “Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla via?”. «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli
suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in
Galilea». Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.
+Matteo