Senza titolo Un giovane pastore dalle dita unte di grasso se ne sta

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Senza titolo Un giovane pastore dalle dita unte di grasso se ne sta
Senza titolo
Un giovane pastore dalle dita unte di grasso se ne sta seduto sotto il fico a mangiare
pane cipolla e cacio. Vicino a lui un gruppo di pecore si sta difendendo dal caldo all’ombra di
un carrubo. Il silenzio avvolge i rari rumori e li isola in un mare di felpa. […]
Ma ecco che un rumore inatteso, inusuale, si stacca dal sentiero che porta a valle.
Strano, a quest’ora, in questa zona, in questa zona del bosco dove non arriva mai nessuno! Il
pastore Ahmed appoggia sopra una foglia il suo panino imbottito e si mette ad ascoltare. Delle
voci femminili, spensierate e sorridenti, stanno salendo verso di lui.
Lo stomaco gli si chiude. Da quando vive solo su queste montagne in compagnia delle
pecore, teme le voci umane. Immagina che tutti vogliano sindacare sulla sua condizione di
lavoratore clandestino. Immagina che chiunque si avvicini a lui lo faccia per indagare,
controllare. O magari derubarlo. […]
Ma ecco a mano a mano ingrandire all’orizzonte tre figurette leggere e colorate. Il
pastore Ahmed, per istinto, va a nascondersi dietro un masso grigio, fra il viottolo e il fitto del
bosco.
Le tre ragazze ora sono quasi a dieci metri da lui, portano i sacchi sulle spalle, sono in
pantaloncini e maglietta. Una ha la frangia bionda e la coda di cavallo, le altre due hanno la
testa rapata. Che siano due maschi? si chiede il pastore Ahmed ma le voci sono inconfondibili
e anche i seni morbidi che si muovono al ritmo dei passi sotto le magliette.
Il pastore Ahmed inghiotte saliva guardandole avanzare, così fresche e innocenti. Più
che attraenti però le trova rovinose, arroganti nella loro ignoranza di sé. Come si può
permettere a delle ragazze di camminare a quel modo, di raparsi i capelli, di appendere alle
orecchie dei ciondoli d’argento che penzolano osceni ad ogni moto del capo? Al suo paese
una cosa simile non avverrebbe mai. Ma qui non siamo al mio paese, si dice il pastore
Ahmed, qui siamo ospiti e gli ospiti devono tacere e rispettare, tacere e rispettare…
Le ragazze chiacchierano a voce alta, ridono, procedono a ritmo lento e deciso,
pestando le pietre di cui è cosparso il sentiero con grossi scarponi chiodati. Sopra gli scarponi
sporgono i calzettoni arrotolati, rossi e gialli, e sopra i calzettoni si vede la carne nuda, dorata
dal sole.
Il pastore Ahmed si aggrappa alla pietra grigia e prega in cuor suo Allah perché non
gli faccia vedere ciò che sta vedendo. E, come per incantesimo, i suoi occhi, sebbene
spalancati, non distinguono più lo spessore degli oggetti ma fissano ciechi e vuoti il buio
davanti a sé.
(da D. Maraini, Il pastore Ahmed e le tre ragazze nel bosco, in Buio Rizzoli, Milano 2000).
Esercizio 1.
Riassumi le azioni principali del testo in terza persona in circa 100 parole.
Esercizio 2.
Riscrivi la storia dal punto di vista di Ahmed in prima persona con i tempi del passato,
evidenziando emozioni e stati d’animo in circa 150 parole.
Esercizio 3.
Partendo dalle indicazioni fornite dal testo, immagina come potrebbe continuare la vicenda.
Usa i tempi passati. Il testo deve essere di circa 200 parole.