Combattimenti tra cani, giro d`affari 300 milioni di euro per la

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Combattimenti tra cani, giro d`affari 300 milioni di euro per la
Combattimenti tra cani, giro d'affari 300 milioni di euro per la
criminalità
(
Roma - (Adnkronos) - L'Enpa ha un centro per la riabilitazione di questi
animali con l'obiettivo di cancellare un passato doloroso "e affidarli, a
volte, a proprietari pronti a donargli qualche anno di serenità"
spiega all'Adnkronos Giovanni Pallotti. Dei 15.000 cani coinvolti ogni
anno, un terzo muore sul 'campo di battaglia'. Un fenomeno che
non coinvolge solo camorra, 'ndrangheta e mafia, ma anche piccoli
delinquenti
Tenuti sospesi nel vuoto ore e ore, mascelle serrate e denti che
stringono un pneumatico per non cadere giù, in una buca profonda
metri. Lasciati senza cibo e al buio giorni e giorni, per incattivirli e
tirarne fuori l'aggressività. "Queste e altre sevizie, tante, troppe,
per trasformare un cane in un agguerrito animale da
combattimento", spiega all'Adnkronos Giovanni Pallotti,
coordinatore regionale dell'Ente nazionale protezione animali (Enpa) per
il Piemonte, a capo del centro torinese che riabilita questi animali,
cancellando un passato doloroso "per affidarli, a volte, a proprietari
pronti a donargli qualche anno di serenità".
"Parliamo di pochi anni perché - precisa Pallotti - quando riescono a
salvarsi dall'inferno dei combattimenti questi animali non hanno
comunque vita lunga. Hanno problemi ai reni, deambulatori, di
circolazione. Sono animali che sono stati maltratti, drogati: un
passato che lascia il segno, a livello fisico oltre che psicologico".
Un trascorso che il più delle volte costa la vita. Dei 15 mila cani che ogni
anno vengono coinvolti in combattimenti, stando agli ultimi dati Enpa,
5.000 perdono la vita sul 'campo di battaglia'. Uno su tre, dunque, non
ne esce vivo, vittime e protagonisti inconsapevoli di un mercato che
frutta alla criminalità organizzata "300 milioni l'anno", stima
Carla Rocchi, presidente Enpa.
Ad essere arruolati "cani con una grande potenza mascellare", precisa
Rocchi, dunque pitbull, rottweiler, bullterrier, American bulldog, mastino
e dogo argentino tra i più gettonati. "Ma anche meticci - spiega la
presidente dell'Enpa - incroci nati da animali fatti accoppiare
proprio con questo fine". E anche quando non vengono fuori dei
'campioni', "vengono utilizzati negli allenamenti, come fossero carne da
macello. Per questo io raccomando sempre ai proprietari, anche chi
possiede un innocuo e pacifico meticcio, di non perdere mai d'occhio il
proprio cane".
Il giro d'affari sui combattimenti "non poggia solo su mafia,
'ndrangheta, camorra - spiega poi Rocchi - ci sono anche piccoli
delinquentelli che lucrano su questi animali: li allevano, li
incattiviscono, li preparano per i combattimenti, puntano su di loro".
E nonostante le pene si siano inasprite, grazie al provvedimento varato
nel luglio 2004, "il mercato continua a fruttare". Con un ruolo di
prim'ordine nel comparto, più ampio, delle cosiddette zoomafie, dove
figurano corse clandestine di cavalli, traffico di cuccioli, di fauna
selvatica ed esotica.
Per farli crescere aggressivi e pronti alla lotta, gli animali "sono
sottoposti fin da cuccioli a un'estenuante allenamento - spiega Pallotti costretti a correre per molte ore consecutive, picchiati, lasciati per
giorni al buio, legati e senza cibo". I luoghi per i combattimenti sono
"discariche abusive, cave, terreni abbandonati, comunque zone isolate
alla periferia delle città".
"Città che spaziano da un estremo all'altro del paese - precisa Pallotti questo non è, come molti credono, un fenomeno meridionale, ma
riguarda anche il Nord Italia". E, fuori dai confini nazionali, "interessa
soprattutto Gran Bretagna, Spagna ed ex Jugoslavia".
Nel nostro Paese, "la scommessa varia da 250 a 50 mila euro per i
combattimenti tra campioni, mentre la partecipazione alla gara frutta al
padrone/addestratore decine di migliaia di euro".
Riportare i cani da combattimento ad una vita normale, quando nel
combattimento non ci lasciano la pelle, "è difficile ma non una mission
impossible", assicura Pallotti.
"Si tratta di cani - spiega l'esperto - che non sono aggressivi con
l'uomo, bensì con gli altri animali. Per loro inizia un percorso di
riabilitazione messo a punto da un team in cui figura anche un
veterinario comportamentalista".
Quando la riabilitazione termina, "alcuni cani vengono dati in
affidamento. I padroni, chiaramente, vengono scelti con estrema
oculatezza. Questi animali - assicura Pallotti - cessano di essere
pericolosi, ma è giusto scegliere con cura le persone che li
accoglieranno in casa".