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SABATO 14 GENNAIO
ORE 16.00 CASA DEL CINEMA
Largo Marcello Mastroianni 1
Roma - 06 42360
LU TEMPU DI LI PISCI SPATA
Italia, 1955, 35 mm, colore, 11’
Regia e fotografia: Vittorio De Seta - Aiuto regista: Vera Gherarducci
Montaggio: Vittorio De Seta e Luciana Rota - Produzione: Vittorio De Seta
La pesca del pesce spada nello stretto di Messina.
Riprese a Scilla Bagnara (Reggio Calabria), Ganzirri e Faro (Messina)
“Il tempo del pesce spada, bene dirlo subito, costituisce un esempio singolare di antiretorica
e di scrupolosa indagine umana. Due dati che non è agevole ritrovare nella nostra
produzione documentaristica, ancor più quando il tema affrontato è quello della fatica
umana (...). De Seta ha raccontato quello che ha visto, che ha vissuto nel periodo di
vicinanza con questi uomini semplici ed ha lasciato che le immagini lo documentassero. Vi
e una forma scabra, pudica, nel suo modo di dire. E questo costituisce il maggior pregio
dell’opera. Tutto ciò che rappresenta il solito e consunto bagaglio folcloristico e turistico del
documentario stile “propaganda” è stato messo alla porta (...)
Ciò che per altri registi diviene, opportunatamente manipolato, motivo di superficiale
cornice, De Seta lo ritrae invece con assoluta aderenza alla realtà. E naturale quindi che il
racconto – suddivisibile grosso modo in tre brani principali: l’attesa prima della pesca, la
pesca, il ritorno – si avvantaggi in misura notevole di una siffatta autenticità (...) Si riguardi,
per esempio, l’uso del sonoro che nel dialetto non ha cercato un motivo intellettualistico o
peggio ancora un modo snobistico. Cosi l’uso dei canti popolari che accompagnano
l’azione. Elementi entrambi che intervengono al momento giusto e che danno evidenza
all’indagine giornalistica condotta con somma serietà. Concludendo, una prova molto
interessante che ci da motivo di sperare e puntare con buone probabilità sul giovane De
Seta”
(Claudio Bertieri, in Cinema, n.156, 10 dicembre 1955).
ISOLE DI FUOCO
Italia, 1955, colore, 35mm cinepanoramico, 11’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta
Aiuto registi: Vera Gherarducci, Fabio Ridolfi
Produzione: Reportfilm s.r.l. e Vittorio De Seta
Primo premio per il documentario al festival di Cannes, 1955
Girato nel 1954 alle isole Eolie, durante una delle più violente eruzioni dello Stromboli. In Isole
di fuoco “i tuoni, il mare in tempesta, quelli che sono fuori con la barca, i bimbi e i vecchi nelle
case, il sole al tramonto, il canto religioso di una donna, i panni stesi e il contrappunto violento e
le colate di lava finiscono nello scampanio dell’alba e nel canto popolare che accompagna il
ritorno sereno, del mare tranquillo, della partenza dei pescatori, dei vecchi e dei bimbi che
ritornano ai vecchi lavori” (Giampaolo Bernagozzi, Il cinema corto, Florence, La casa Usher, 1979)
CONTADINI DEL MARE
Italia, 1955, 35 mm, colore, Ferraniacolor, Cinemascope, 10’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta
Produzione e distribuzione: Astra Cinematografica
Primo premio per il documentario al Festival di Mannheim, 1956
La pesca del tonno. “Vittorio De Seta ha realizzato in Sicilia un gruppo di documentari in
cinemascope, la cui principale caratteristica é l’assenza di ogni commento sia parlato che
musicale. Ne deriva il vantaggio che lo spettatore non e costretto ad ascoltare le piatte
esposizioni dello speaker, e a sentire la consueta musica composta in quattro e quattr’otto
da musicisti mestieranti. Ma accanto a questi vantaggi, nell’accorgimento di De Seta e insito
un pericolo, quello di cadere nella retorica dell’antiretorica(...) Contadini del mare descrive
un’ennesima volta la pesca del tonno mediante il caratteristico sistema usato in Sicilia. Le
esclamazioni e i canti dei pescatori e il rumore dell’acqua sostituiscono ogni altra forma di
commento sonoro. Il cortometraggio e nel complesso convenzionale: tuttavia le immagini
finali (la sera, a pesca terminata, le barche si avviano verso casa trainata da un motoscafo
che riempie l’aria con il rumore sordo del suo motore) evocano un senso di pace e di
bellezza. (Tom Granich in Cinema nuovo n.74, 10 gennaio 1956)
PASTORI DI ORGOSOLO
Italia, 1958, 35mm, colore, Ferraniacolor, panoramico., 11’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta
Produzione: Le pleiadi Produzioni Cinematografiche s.r.l.
Genziana d’argento al Festival internazionale della montagna e dell’esplorazione “Citta di Trento”, 1958
La vita quotidiana dei pastori del Supramonte a Orgosolo, in Sardegna, in provincia di Nuoro.
ORE 17.00 CASA DEL CINEMA
Largo Marcello Mastroianni 1
Roma - 06 42360
DIARO DI UN MAESTRO
Italia, 1973, 16 mm colori, 135’
(versione cinematografica)
Regia e sceneggiatura: Vittorio De Seta - Soggetto: dal libro “Un anno a Pietralata” di Albino
Bernardini - Collaboratore alla sceneggiatura per gli aspetti pedagogici: Francesco Tonucci
Fotografia: Luciano Tovoli - Musiche: Fiorenzo Carpi - Montaggio: Cleofe Conversi - Suono in
presa diretta: Antonio Girgioni - Segretario di edizione: Jobst Grapow - Interpreti: Bruno Cirino (il
maestro d’Angelo), Marisa Fabbri, Mico Cundari, - Tullio Altamura e i ragazzi Massimo Bonini,
Luciano Del Croce, Romano di Mascio - Giorgio Mennuni, Franco Munzi, Sergio Remo Tamasco,
Franco Tomasso - Amadeo Traversetti, Giancarlo Valente, Sergio Valente, Marco Veneto
Produzione: Rai Radiotelevisione Italiana, Bavaria Film, Miro Film
Bruno D’Angelo, un giovane maestro d’origine napoletana, fresco di nomina, assume
l’incarico in una scuola del Tiburtino, un quartiere periferico di Roma. Gli viene affidata la
classe più scomoda e difficile, una quinta formata da ragazzi svogliati e tutt’altro che docili,
molti di quali repetenti. Il maestro non si lascia scoraggiare dalle apparenze e inizia un
dialogo con i ragazzi. S’informa delle loro abitudini, delle loro case, delle loro famiglie. Scopre
cosi che molti ragazzi non frequentano la scuola in quanto preferiscono dedicarsi ad un’altra
attività, alcune delle quali pericolose. Il maestro intende recuperare alla scuola tutti gli assenti:
va in ogni casa a parlare con i genitori e alla fine riesce nell’intento. Naturalmente, un
comportamento del genere urta la suscettibilità degli altri insegnanti e soprattutto quella del
direttore. Le iniziative del maestro d’Angelo vengono definite troppo personali e in disaccordo
con i metodi tradizionali. Tutto ciò contribuisce pero a rendere sempre più saldo il legame fra
d’Angelo e i ragazzi. Anche i più turbolenti hanno capito che il maestro difende gli scolari e
che il suo insegnamento e valido a tutti gli effetti. Secondo il direttore, pero, la classe in quelle
condizioni non potrà superare gli esami. Il maestro allora se ne va, annunciando che non si
sente di restare un solo momento di più in quella scuola. D’Angelo passa qualche giorno in
famiglia, in un ambiente sereno che li consente di riflettere con calma su quanto e accaduto.
Finché si rende conto delle responsabilità che si è assunto e comprende quanto sia
importante l’opera iniziata e quanto affetto egli nutra per i suoi ragazzi. Non può, in effetti,
abbandonare l’una ne rinunciare agli altri e decide perciò di riprendere il suo posto a scuola
ORE 19.15 CASA DEL CINEMA
Largo Marcello Mastroianni 1
Roma - 06 42360
INTERVENTI E TESTIMONIANZE CON GIANNI AMELIO, LUCIANO TOVOLI,
AMICI E COLLABORATORI DI VITTORIO DE SETA
ORE 21.00 CASA DEL CINEMA
Largo Marcello Mastroianni 1
Roma - 06 42360
UN UOMO A METÀ
Italia, 1966, 35mm b/n, 93’
Regia: Vittorio De Seta - Cast: Jacques Perrin (Michele), Lea Padovani (Madre di Michele), Ilaria
Occhini (Elena) Gianni Garko (Fratello di Michele), Rosemarie Dexter (Marina), Pier Paolo Capponi
(Ugo), Francesca De Seta (Simonetta), Kitty Swan (Ragazza del parco), Anny Degli Uberti - Ivan
Rassimov, Renato Montalbano - Soggetto: Vittorio De Seta - Sceneggiatura: Fabio Carpi, Vera
Gherarducci, Vittorio De Seta - Montaggio: Fernanda Papa - Scenografia: Vera Gherarducci
Fotografia: Dario Di Palma - Musiche: Ennio Morricone - Produzione: Vittorio De Seta
Distribuzione: Dear De Laurentiis - Ricordi Video, B.M.G Video.
Coppa Volpi per l’interpretazione maschile a Jacques Perrin alla XXVII Mostra del cinema di
Venezia (1966).
Michele, un uomo ancora giovane, vaga per i boschi, incontra la gente felice, uomini e
donne che si capiscono, si desiderano e si amano: questo a lui non accade più. Il suo
vagabondare ambiguo gli attira i sospetti e le persecuzioni; poi lo sterile interessamento
dell'amico Ugo, che lo porta in clinica, dove viene sottoposto a cure energiche, ma senza
alcun risultato. Michele, chiuso nei ricordi, tradito da Elena suo ultimo amore, ritorna con la
mente al passato nel quale forse sta il segreto del suo vuoto attuale. Rivede così nella
fantasia, la fanciullezza infelice e soffre nuovamente dell'incomprensione della madre,
austera ed egoista, della prepotenza giovanile del fratello. Rammenta la propria inettitudine
verso Marina, che sotto i suoi occhi si concede a suo fratello. Ricorda il corpo inanimato
dello stesso dopo l'incidente motociclistico che gli è costato la vita. L'ultima immagine che
vive nella sua fantasia sembra finalmente dargli un po' di luce e un motivo di speranza.
LUNEDI 16 GENNAIO
ORE11.00 UNIVERSITÀ ROMA TRE
Polo Aule Dams B1, Via Ostiense 133, Roma
www.discope.uniroma3.it - 06 57334327
INTERVENTI DI GIORGIO DE VINCENTI, GIANFRANCO PANNONE,
DJIBRIL KEBE E MARZIA METE
PENTEDATTILO - ARTICOLO 23
Episodio di Sguardi del cinema italiano suo diritti umani – All Human Right for All (2008, 5’)
Un film collettivo no profit “All Human Rights for All”, promosso dalle Nazioni Unite, per il
sessantenario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Il film ha visto una delle sue
tappe a Pentedattilo, con l’episodio art.23 girato dal maestro Vittorio De Seta. Fra i registi
inoltre Carlo Lizzani, Giovanni Veronesi, Roberta Torre, Pasquale Scimeca, Citto Maselli,
Giuseppe Ferrara, Luciano Emmer.
LETTERE DAL SAHARA
Italia, 2006, colore, 100
Regia, soggetto e sceneggiatura: Vittorio de Seta Fotografia: Antonio Grambone -Montagio:
Marzia Mete - Suono: Gianluca Costamagna - Scenografia: Fiorella Cicolina - Musiche: Mario
Tronco / L’orchestra di Piazza Vittorio - Prodotto da: Metafilm ASP -Distubuzione: Istituto Luce
Interpreti: Djibril Kebe, Paola Ajmone Rondo, Madawass Kebe - Fifi Cisse, Tihierno Ndiaye, Luca
barbeni, Claudia Muzzi, Marco Baliani
Assan e un senegalese naufrago sull’isola di Lampedusa. In meno di sei mesi risale l’Italia
passando per Napoli, Prato e Torino, cambiando di volta in volta lavoro. Quando finalmente
riesce ad ottenere il permesso di soggiorno, viene quasi linciato in una rissa fuori da una
discoteca ed entra in crisi. Decide allora di tornare a Cap Skiring, in Senegal, e una volta
tornato al suo villaggio, di fronte alle insistenze del suo vecchio maestro, racconta la sua
esperienza.
ORE17.00 CASA DELLA MEMORIA E DELLA STORIA
Via San Francesco di Sales 5, Roma 06 45460501/504
[email protected]
INTERVENTI DI GOFFREDO FOFI, STEFANO GAMBARI E CECILIA MANGINI
LU TEMPU DI LI PISCI SPATA
Italia, 1955, colore, 11’
Regia e fotografia: Vittorio De Seta - Aiuto regista: Vera Gherarducci
Montaggio: Vittorio De Seta e Luciana Rota - Produzione: Vittorio De Seta
La pesca del pesce spada nello stretto di Messina.
Riprese a Scilla Bagnara (Reggio Calabria), Ganzirri e Faro (Messina)
“Il tempo del pesce spada, bene dirlo subito, costituisce un esempio singolare di antiretorica
e di scrupolosa indagine umana. Due dati che non è agevole ritrovare nella nostra
produzione documentaristica, ancor più quando il tema affrontato è quello della fatica
umana (...). De Seta ha raccontato quello che ha visto, che ha vissuto nel periodo di
vicinanza con questi uomini semplici ed ha lasciato che le immagini lo documentassero. Vi
e una forma scabra, pudica, nel suo modo di dire. E questo costituisce il maggior pregio
dell’opera. Tutto ciò che rappresenta il solito e consunto bagaglio folcloristico e turistico del
documentario stile “propaganda” è stato messo alla porta (...)
Ciò che per altri registi diviene, opportunatamente manipolato, motivo di superficiale
cornice, De Seta lo ritrae invece con assoluta aderenza alla realtà. E naturale quindi che il
racconto – suddivisibile grosso modo in tre brani principali: l’attesa prima della pesca, la
pesca, il ritorno – si avvantaggi in misura notevole di una siffatta autenticità (...) Si riguardi,
per esempio, l’uso del sonoro che nel dialetto non ha cercato un motivo intellettualistico o
peggio ancora un modo snobistico. Cosi l’uso dei canti popolari che accompagnano
l’azione. Elementi entrambi che intervengono al momento giusto e che danno evidenza
all’indagine giornalistica condotta con somma serietà. Concludendo, una prova molto
interessante che ci da motivo di sperare e puntare con buone probabilità sul giovane De
Seta”
(Claudio Bertieri, in Cinema, n.156, 10 dicembre 1955)
ISOLE DI FUOCO
Italia, 1955, colore, 11’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta
Aiuto registi: Vera Gherarducci, Fabio Ridolfi
Produzione: Reportfilm s.r.l. e Vittorio De Seta
Primo premio per il documentario al festival di Cannes, 1955
Girato nel 1954 alle isole Eolie, durante una delle più violente eruzioni dello Stromboli. In
Isole di fuoco “i tuoni, il mare in tempesta, quelli che sono fuori con la barca, i bimbi e i
vecchi nelle case, il sole al tramonto, il canto religioso di una donna, i panni stesi e il
contrappunto violento e le colate di lava finiscono nello scampanio dell’alba e nel canto
popolare che accompagna il ritorno sereno, del mare tranquillo, della partenza dei
pescatori, dei vecchi e dei bimbi che ritornano ai vecchi lavori” (Giampaolo Bernagozzi, Il
cinema corto, Florence, La casa Usher, 1979).
SURFARARA
Italia, 1955, colore, 10’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta
Aiuto regista: Luigia Samona’ - Produzione: Vittorio De Seta
Targa d’Argento al Premio David di Donatello 1956-57
Il lavoro spossante e pericoloso dei minatori delle zolfatare siciliane.
Riprese a Trabia, Tallarita, Riesi, Sommatino (Caltanissetta).
“Surfarara é l’epopea dei lavoratori delle miniere di zolfo. Lavoro ingrato e difficilissimo: De
Seta é riuscito a cogliere nelle immagini del suo film, l’ingratitudine e la pesantezza del
lavoro di questi uomini: lavoro arido, effettuato in disastrose condizioni igieniche e materiali,
senza uno spiraglio di luce e di aria, laggiù, a decine e decine di metri nel sottosuolo”
(Tom Granich, in Cinema Nuovo, n.108, 1 giugno 1957)
“Le riprese dal vero a 500 metri di profondità, il canto che si arricchisce di annotazioni
didascaliche, i primi piani delle ruote dentate del carello che discende, le voci di chi entra in
miniera, il rumore assordante nei cunicoli sotterranei trovano slarghi di scanzioni
cinematografica nella contrapposizione degli esterni immersi nel sole. Le strade ritmate
dagli zoccoli dei muli, le donne che lavano, le vecchie che stendono, le giovani in nero, le
bimbe che ricamano e il canto preparano la dissolvenza che ci porta in miniera, nel caos del
martello pneumatico, nel pallido chiarore dei torsi nudi e nell’improvviso silenzio della paura
in cui giostrano i primi piani dei volti tesi nell’angoscia dell’attesa e del pericolo, per poi
uscire ancora in esterno, col sole infuocato del tramonto, con la gente, e con gli animali in
controluce accompagnati dalla lontananza di un canto.
(Giampaolo Bernagozzi, in Cinema Corto, cit.)
PASQUA IN SICILIA
Italia, 1955, colore 11’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta - Aiuto regista: Luigi Samonā
Noce d’oro: Premio Duno (Giorgio Borgato, 1957)
Processioni e festeggiamenti religiosi pasquali nelle zone di San Fratello (Messina), Delia
(Caltanissetta) e Aidone (Enna).
“In Pasqua in Sicilia (...) le processioni da Messina a Caltanissetta sono sottolineate da
brani cinematografici in cui il narrativo predomina sull’intuitivo anche se si vorrebbe
sottolineare un sentimento di immediata e commossa partecipazione (...) Le sacre
rappresentazioni riconducono a certe ancestrali paure cui danno spazio e corpo gli
incappucciati, i soldati romani, gli armigeri attorno alla crocifissione di Cristo che si aprirà
ancora sulla festa di una miseria fatta di maschere e palloni colorati. Quasi a cancellare il
solito rituale delle donne in nero nell’altrettanto solito controluce” (Giampaolo Bernagozzi, in
Il Cinema Corto, cit.)
PARABOLA D’ORO
Italia 1955, colore, 10’
Regia, fotografia, montaggio: Vittorio De Seta
Produzione e Distribuzione: Astra Cinematografica
La raccolta del grano nell’interno della Sicilia. Come recitano i titoli di testa, e “la parabola
del raccolto, dove si mieta e si trebbia col mulo, col vento e col sudore”
“A Scilla, nelle miniere di Trebbia, nelle tonnare, a Stromboli, e soprattutto nell’entroterra,
realizzando Parabola d’Oro, avevo trascorso lunghe ore con i contadini, i pescatori, gli
zolfatari, i lavoratori siciliani. Ravvedevo in loro una condizione umana sofferente ed
essenzialmente drammatica, ma purtroppo il ritmo del lavoro imposto dalle circostanze
m’impediva di soffermarmi, di approfondire quella situazione. (...)
Nella realizzazione dei miei cortometraggi ho cercato sempre di condizionare le esigenze
della ripresa tecnica all’esigenza della genuinità e della spontaneità. Man mano che
perfezionavo la mia tecnica, tendevo a influire sempre meno sulla realtà da riprendere ad
approfittare sempre più dello svolgimento naturale dell’azione, cercando di fare passare
inosservata la presenza della macchina da presa. Se dovevo riprendere dei pescatori che
dormivano aspettavo che dormissero sul serio. Se mi occorrevano scene di mietitura,
invitavo i mietitori a continuare il loro lavoro come se nulla fosse. Non pretendevo che si
disponessero in un certo modo per usufruire di una luce favorevole o per comporre
un’inquadratura migliore. Se l’avessi fatto, avrei sacrificato la naturalezza e la
verosomiglianza all’esigenza formale. Quest’ultima del resto, non doveva necessariamente
essere sacrificata.
(Vittorio De Seta, “La mafia e i contadini”, in Cinema nuovo n.95, 1 dicembre 1956)
PESCHERECCI
Italia, 1958, colore 10’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta - Produzione : Vittorio De Seta
Premio per il Documentario Artistico al III Festival Internazionale di Montevideo, 1958
Con i pescatori siciliani di Lampedusa nel canale di Sicilia.
“Come documentarista, ma soprattutto come uomo innamorato del mio mestiere, non mi
ero mai molto curato dei disagi. E cosi avevo passato lunghe notti invernali vicino al cratere
dello Stromboli in eruzione e , sempre d’inverno, avevo passato dodici giorni in un
peschereccio sballottato dalla tempesta a sud di Lampedusa. (...) Per me, nei documentari
l’ispirazione nasceva da una continua presenza e vigilanza, da una mimetizzazione
completa con l’ambiente.”
(Vittorio De Seta, in La Fiera del Cinema n.12, 1960)
UN GIORNO IN BARBAGIA
Italia, 1958, colore, 10’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta - Aiuto regista: Vera Gherarducci
Produzione: Le pleiadi Produzioni Cinematografiche s.r.l.
Premio per il film artistico al Gran Premio Bergamo, 1958
La vita quotidiana degli uomini e delle donne nella zona di Nuoro in Sardegna. Riprese
effettuate a Orgosolo, Oliena, Ollolai.
Le tre opere presentate a “Il Gran Premio Bergamo” (Pescherecci, Pastori di Orgosolo, Un
giorno in Barbagia) confermano che Vittorio De Seta occupa oggi una posizione di punta
nella folta schiera dei documentaristi italiani, e che la fiducia riposta nel regista é
pienamente giustificata, perché egli ha ormai raggiunto una tale maturità artistica da poter
essere collocato, senza timori, nel ristretto numero dei veri autori di cinema. Nell’attuale
panorama del documentario italiano, sempre più dominato da fattori commerciali che
annullano o avviliscono ogni sincero sforzo di nuove ricerche, i risultati cui e giunto De Seta
costituiscono perciò un’eccezione che considerata e apprezzata in tutto il suo valore di
rottura (...)
Pastori di Orgosolo e, a nostro avviso, un’opera pienamente riuscita. L’asprezza del
paesaggio isolano entro cui si svolge, come fuori da un tempo umano in una cadenza
mitica, la vita nomade dei pastori, e di una bellezza indimenticabile. L’autore ha saputo
esprimere tutti i rapporti umani che legano il pastore alla terra senza concessioni al facile
folklore, e con una sobrietà e purezza di toni che danno la misura e il senso di una calda e
sofferta partecipazione emotiva (...) Una umanità che acquista più valore nelle piccole cose
piuttosto che nelle grandi annotazioni, come dimostra Un giorno in Barbagia, un’opera
tenue, dal ritmo quasi spezzato, tutta giocata sulla semplicità di una ripresa che vuole
cogliere il tipico ed evitare l’eccezionale.
Non ci si può infine dimenticare di osservare come De Seta dimostri di possedere un
rigoroso gusto figurativo, nel taglio stesso delle inquadrature e nella composizione interna
del quadro. Un gusto nel quale l’autore per fortuna non indugia, che non diventa perciò
calligrafismo, e che testimonia di una valida preparazione culturale la quale potrà essere
alla base di opere impegnative se il regista vorrà un giorno tentare il lungometraggio”
(Giovanni Leto, “Vittorio De Seta”, 1958 circa, fonte e data precisa non reperite).
I DIMENTICATI
Italia, 1959, colore,17’
Regia: Vittorio De Seta - Fotografia:Vittorio De Seta
Montaggio: Fernanda Papa - Produzione: Vittorio De Seta
Il paese di Alessandria del Carretto, in Calabria, è destinato ad essere dimenticato e a
scomparire. La costruzione della strada che seguendo il profilo della montagna avrebbe
dovuto portare dalle sue pendici, lungo i vari paesi, fino al paese in cima, appunto
Alessandria, è stata interrotta anni prima. Adesso ad un certo punto il camion che trasporta
le merci è costretto a fermarsi e il carico deve essere trasferito a dorso di mulo. Gli animali
devono attraversare boschi, guadare fiumi e arrampicarsi lungo pareti di roccia prima di
giungere al paese. Isolato da tutto e senza comunicazioni durante tutto l'inverno, i suoi 1600
abitanti all'arrivo della primavera fanno una grande festa per salutare la bella stagione.
Come vuole una tradizione millenaria, all'alba i taglialegna "maestri d'ascia" salgono sul
monte ed abbattono un grosso abete, poi tutti gli uomini, insieme, lo trascinano con grande
sforzo fino nel paese. Le donne e i più giovani vanno incontro alla carovana preparandosi al
divertimento.. Ci sarà l'albero della cuccagna e una sagra in cui le donne venderanno
oggetti e cibo e tutto il paese scongiurerà così la durezza dell'inverno appena trascorso.
MARTEDI 17 GENNAIO
ORE15.00 SCUOLA PROVINCIALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA G.M. VOLONTE
Via Greve 61, Roma - [email protected]
INTERVENTI DI LUCIANO TOVOLI E COSTANZA QUATRIGLIO
DIARO DI UN MAESTRO
versione televisiva - puntate 1 e 2
-
Italia, colore, 1973
Regia e sceneggiatura: Vittorio De Seta - Soggetto: dal libro “Un anno a Pietralata” di Albino
Bernardini - Collaboratore alla sceneggiatura per gli aspetti pedagogici: Francesco Tonucci
Fotografia: Luciano Tovoli - Musiche: Fiorenzo Carpi - Montaggio: Cleofe Conversi - Suono in
presa diretta: Antonio Girgioni - Segretario di edizione: Jobst Grapow - Interpreti: Bruno Cirino (il
maestro d’Angelo), Marisa Fabbri, Mico Cundari, Tullio Altamura e i ragazzi Massimo Bonini,
Luciano Del Croce, Romano di Mascio, Giorgio Mennuni Franco Munzi, Sergio Remo Tamasco,
Franco Tomasso, Amadeo Traversetti, Giancarlo Valente, Sergio Valente, Marco Veneto Produzione: Rai Radiotelevisione Italiana, Bavaria Film, Miro Film
Bruno D’Angelo, un giovane maestro d’origine napoletana, fresco di nomina, assume
l’incarico in una scuola del Tiburtino, un quartiere periferico di Roma. Gli viene affidata la
classe più scomoda e difficile, una quinta formata da ragazzi svogliati e tutt’altro che docili,
molti di quali repetenti. Il maestro non si lascia scoraggiare dalle apparenze e inizia un
dialogo con i ragazzi. S’informa delle loro abitudini, delle loro case, delle loro famiglie.
Scopre cosi che molti ragazzi non frequentano la scuola in quanto preferiscono dedicarsi ad
un’altra attività, alcune delle quali pericolose. Il maestro intende recuperare alla scuola tutti
gli assenti: va in ogni casa a parlare con i genitori e alla fine riesce nell’intento.
Naturalmente, un comportamento del genere urta la suscettibilità degli altri insegnanti e
soprattutto quella del direttore. Le iniziative del maestro d’Angelo vengono definite troppo
personali e in disaccordo con i metodi tradizionali. Tutto ciò contribuisce pero a rendere
sempre più saldo il legame fra d’Angelo e i ragazzi. Anche i più turbolenti hanno capito che
il maestro difende gli scolari e che il suo insegnamento e valido a tutti gli effetti. Secondo il
direttore, pero, la classe in quelle condizioni non potrà superare gli esami. Il maestro allora
se ne va, annunciando che non si sente di restare un solo momento di più in quella scuola.
D’Angelo passa qualche giorno in famiglia, in un ambiente sereno che li consente di
riflettere con calma su quanto e accaduto. Finché si rende conto delle responsabilità che si
è assunto e comprende quanto sia importante l’opera iniziata e quanto affetto egli nutra per
i suoi ragazzi. Non può, in effetti, abbandonare l’una ne rinunciare agli altri e decide perciò
di riprendere il suo posto a scuola.
ORE19.00 BIBLIOTECA ENNIO FLAIANO
via Monte Ruggero 30, Roma - 06 45460431
[email protected]
INTERVENTI DI MARIO SESTI E RAFFAELE LACAPRIA
INTERVISTA A VITTORIO DE SETA
di Lorenzo Buccello (17’)
BANDITI A ORGOSOLO Italia, 1960, b/n. 98’
Regia: Vittorio De Seta - Con: Michele Cossu, Giuseppe 'Peppeddu' Cuccu, Peppeddu Cossu,
Vittorina Pisano - Soggetto e sceneggiatura: Vera Gherarducci, Vittorio De Seta - Fotografia:
Vittorio De Seta - Luciano Tovoli - Musiche Valentino Bucchi dirette da Franco Ferrara Montaggio:
Jolanda Benvenuti - Costumi: Marilù Carteny - Aiuto Regia: Vera Gherarducci
Michele Cossu e il fratello Giuseppe sono intenti al pascolo di un gregge. Tre banditi che
hanno rubato alcuni maiali si fermano nella capanna del pastore. Michele vorrebbe che i tre
si allontanassero al più presto, quando sopraggiunge una pattuglia di Carabinieri che ha
uno scontro a fuoco con i briganti. Un milite viene colpito e perde la vita. Michele fugge per
non esser incolpato come complice dei tre. Essendo stato spiccato un mandato di cattura
nei suoi confronti, egli cerca di raggiungere con il gregge una zona dove spera che la legge
non riesca a raggiungerlo, ma durante il percorso le pecore muoiono. Oramai ha perduto
ogni cosa, deve far fronte a numerosi debiti, non sa come risolvere la difficile situazione
nella quale si trova. Allora aggredisce un altro pastore, lo tramortisce e gli porta via le
bestie. Egli si è comportato alla stessa maniera di chi gli ha fatto del male. Il pastore
derubato, urla all'indirizzo di Michele che si vendicherà, ovunque egli possa andare a
nascondersi.
ORE 21.00 KINO
via Perugia 34, Roma
www.ilkino.it - [email protected]
06 96525810 - 366 4571726
LU TEMPU DI LI PISCI SPATA
Italia, 1955, colore, 11’
Regia e fotografia: Vittorio De Seta - Aiuto regista: Vera Gherarducci
Montaggio: Vittorio De Seta e Luciana Rota - Produzione: Vittorio De Seta
La pesca del pesce spada nello stretto di Messina.
Riprese a Scilla Bagnara (Reggio Calabria), Ganzirri e Faro (Messina)
“Il tempo del pesce spada, bene dirlo subito, costituisce un esempio singolare di antiretorica
e di scrupolosa indagine umana. Due dati che non è agevole ritrovare nella nostra
produzione documentaristica, ancor più quando il tema affrontato è quello della fatica
umana (...). De Seta ha raccontato quello che ha visto, che ha vissuto nel periodo di
vicinanza con questi uomini semplici ed ha lasciato che le immagini lo documentassero. Vi
e una forma scabra, pudica, nel suo modo di dire. E questo costituisce il maggior pregio
dell’opera. Tutto ciò che rappresenta il solito e consunto bagaglio folcloristico e turistico del
documentario stile “propaganda” è stato messo alla porta (...)
Ciò che per altri registi diviene, opportunatamente manipolato, motivo di superficiale
cornice, De Seta lo ritrae invece con assoluta aderenza alla realtà. E naturale quindi che il
racconto - suddivisibile grosso modo in tre brani principali: l’attesa prima della pesca, la
pesca, il ritorno - si avvantaggi in misura notevole di una siffatta autenticità (...) Si riguardi,
per esempio, l’uso del sonoro che nel dialetto non ha cercato un motivo intellettualistico o
peggio ancora un modo snobistico. Cosi l’uso dei canti popolari che accompagnano
l’azione. Elementi entrambi che intervengono al momento giusto e che danno evidenza
all’indagine giornalistica condotta con somma serietà. Concludendo, una prova molto
interessante che ci da motivo di sperare e puntare con buone probabilità sul giovane De
Seta”
(Claudio Bertieri, in Cinema, n.156, 10 dicembre 1955)
ORE 21.00 KINO
via Perugia 34, Roma
www.ilkino.it - [email protected]
06 96525810 - 366 4571726
ISOLE DI FUOCO
Italia, 1955, colore, 11’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta - Aiuto registi: Vera Gherarducci, Fabio Ridolfi
Produzione: Reportfilm s.r.l. e Vittorio De Seta
Primo premio per il documentario al festival di Cannes, 1955
Girato nel 1954 alle isole Eolie, durante una delle più violente eruzioni dello Stromboli. In
Isole di fuoco “i tuoni, il mare in tempesta, quelli che sono fuori con la barca, i bimbi e i
vecchi nelle case, il sole al tramonto, il canto religioso di una donna, i panni stesi e il
contrappunto violento e le colate di lava finiscono nello scampanio dell’alba e nel canto
popolare che accompagna il ritorno sereno, del mare tranquillo, della partenza dei
pescatori, dei vecchi e dei bimbi che ritornano ai vecchi lavori” (Giampaolo Bernagozzi, Il
cinema corto, Florence, La casa Usher, 1979).
MERCOLEDI 18 GENNAIO
ORE15.00 SCUOLA PROVINCIALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA G.M. VOLONTE
Via Greve 61, Roma - [email protected]
DIARO DI UN MAESTRO
versione televisiva - puntate 3 e 4
Italia, 1973
Regia e sceneggiatura: Vittorio De Seta - Soggetto: dal libro “Un anno a Pietralata” di Albino
Bernardini - Collaboratore alla sceneggiatura per gli aspetti pedagogici: Francesco Tonucci
Fotografia: Luciano Tovoli - Musiche: Fiorenzo Carpi - Montaggio: Cleofe Conversi - Suono in
presa diretta: Antonio Girgioni - Segretario di edizione: Jobst Grapow - Interpreti: Bruno Cirino (il
maestro d’Angelo), Marisa Fabbri, Mico Cundari, Tullio Altamura e i ragazzi Massimo Bonini,
Luciano Del Croce, Romano di Mascio, Giorgio Mennuni Franco Munzi, Sergio Remo Tamasco,
Franco Tomasso, Amadeo Traversetti Giancarlo Valente, Sergio Valente, Marco Veneto
Produzione: Rai Radiotelevisione Italiana, Bavaria Film, Miro Film
Bruno D’Angelo, un giovane maestro d’origine napoletana, fresco di nomina, assume
l’incarico in una scuola del Tiburtino, un quartiere periferico di Roma. Gli viene affidata la
classe più scomoda e difficile, una quinta formata da ragazzi svogliati e tutt’altro che docili,
molti di quali repetenti. Il maestro non si lascia scoraggiare dalle apparenze e inizia un
dialogo con i ragazzi. S’informa delle loro abitudini, delle loro case, delle loro famiglie.
Scopre cosi che molti ragazzi non frequentano la scuola in quanto preferiscono dedicarsi ad
un’altra attività, alcune delle quali pericolose. Il maestro intende recuperare alla scuola tutti
gli assenti: va in ogni casa a parlare con i genitori e alla fine riesce nell’intento.
Naturalmente, un comportamento del genere urta la suscettibilità degli altri insegnanti e
soprattutto quella del direttore. Le iniziative del maestro d’Angelo vengono definite troppo
personali e in disaccordo con i metodi tradizionali. Tutto ciò contribuisce pero a rendere
sempre più saldo il legame fra d’Angelo e i ragazzi. Anche i più turbolenti hanno capito che
il maestro difende gli scolari e che il suo insegnamento e valido a tutti gli effetti. Secondo il
direttore, pero, la classe in quelle condizioni non potrà superare gli esami. Il maestro allora
se ne va, annunciando che non si sente di restare un solo momento di più in quella scuola.
D’Angelo passa qualche giorno in famiglia, in un ambiente sereno che li consente di
riflettere con calma su quanto e accaduto. Finché si rende conto delle responsabilità che si
è assunto e comprende quanto sia importante l’opera iniziata e quanto affetto egli nutra per
i suoi ragazzi. Non può, in effetti, abbandonare l’una ne rinunciare agli altri e decide perciò
di riprendere il suo posto a scuola
ORE 21.00 KINO
via Perugia 34, Roma
www.ilkino.it - [email protected]
06 96525810 - 366 4571726
SURFARARA
Italia, 1955, colore, 10’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta
Aiuto regista: Luigia Samona’ - Produzione: Vittorio De Seta
Targa d’Argento al Premio David di Donatello 1956-57
Il lavoro spossante e pericoloso dei minatori delle zolfatare siciliane.
Riprese a Trabia, Tallarita, Riesi, Sommatino (Caltanissetta).
“Surfarara é l’epopea dei lavoratori delle miniere di zolfo. Lavoro ingrato e difficilissimo: De
Seta é riuscito a cogliere nelle immagini del suo film, l’ingratitudine e la pesantezza del
lavoro di questi uomini: lavoro arido, effettuato in disastrose condizioni igieniche e materiali,
senza uno spiraglio di luce e di aria, laggiù, a decine e decine di metri nel sottosuolo”
(Tom Granich, in Cinema Nuovo, n.108, 1 giugno 1957)
“Le riprese dal vero a 500 metri di profondità, il canto che si arricchisce di annotazioni
didascaliche, i primi piani delle ruote dentate del carello che discende, le voci di chi entra in
miniera, il rumore assordante nei cunicoli sotterranei trovano slarghi di scanzioni
cinematografica nella contrapposizione degli esterni immersi nel sole. Le strade ritmate
dagli zoccoli dei muli, le donne che lavano, le vecchie che stendono, le giovani in nero, le
bimbe che ricamano e il canto preparano la dissolvenza che ci porta in miniera, nel caos del
martello pneumatico, nel pallido chiarore dei torsi nudi e nell’improvviso silenzio della paura
in cui giostrano i primi piani dei volti tesi nell’angoscia dell’attesa e del pericolo, per poi
uscire ancora in esterno, col sole infuocato del tramonto, con la gente, e con gli animali in
controluce accompagnati dalla lontananza di un canto.
(Giampaolo Bernagozzi, in Cinema Corto, cit.).
L’INVITEE/L’INVITATA
Italia/Francia 1969, colori, 90’
Regia e sceneggiatura: Vittorio De Seta -Soggetto: Tonino Guerra Lucile Lacks - Fotografia:
Luciano Tovoli - Interpreti: Joanna Shimkus (Anna), Michel Piccoli (Francois) Jacques Perrin
(Marito di Anna), Paul Barge, Lorna Heilbron, Jacques Rispal Clotilde Joano. - Produzione:
Cormons Film, Opera Film (Paris)
Gran Premio Ocic 1970
Una giovane donna, Anna, riceve la visita inaspettata di una ragazza straniera che
accompagna suo marito al ritorno da un viaggio in Inghilterra. Anna si accorge che fra i due
esiste una relazione sentimentale e fugge via, rifugiandosi nello studio di François,
l’architetto con cui lavora. L’uomo sta partendo da Parigi per raggiungere la moglie al mare,
nel sud della Francia: dopo un momento di confusa indecisione, Anna accetta di
accompagnarlo nel viaggio. Nasce cosi l’occasione per una nuova inaspettata intimità, che
non viene spinta da François oltre certi limiti. Ma infine il sentimento d’intesa che si
stabilisce tra i due porta a uno scambio di tenerezza e di amore. L’arrivo alla casa sul mare
ripropone la medesima situazione di partenza, solo che questa volta e Anna ad avere il
ruolo di ospite inattesa.
ORE 23.00 KINO
via Perugia 34, Roma
www.ilkino.it - [email protected]
06 96525810 - 366 4571726
PASQUA IN SICILIA
Italia, 1955, colore, 11’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta - Aiuto regista: Luigi Samonā
Noce d’oro: Premio Duno (Giorgio Borgato, 1957)
Processioni e festeggiamenti religiosi pasquali nelle zone di San Fratello (Messina), Delia
(Caltanissetta) e Aidone (Enna).
“In Pasqua in Sicilia (...) le processioni da Messina a Caltanissetta sono sottolineate da
brani cinematografici in cui il narrativo predomina sull’intuitivo anche se si vorrebbe
sottolineare un sentimento di immediata e commossa partecipazione (...) Le sacre
rappresentazioni riconducono a certe ancestrali paure cui danno spazio e corpo gli
incappucciati, i soldati romani, gli armigeri attorno alla crocifissione di Cristo che si aprirà
ancora sulla festa di una miseria fatta di maschere e palloni colorati. Quasi a cancellare il
solito rituale delle donne in nero nell’altrettanto solito controluce” (Giampaolo Bernagozzi, in
Il Cinema Corto, cit.).
L’INVITEE/L’INVITATA
Italia/Francia 1969, colori, 90’
Regia e sceneggiatura: Vittorio De Seta - Soggetto: Tonino Guerra Lucile Lacks - Fotografia:
Luciano Tovoli - Interpreti: Joanna Shimkus (Anna), Michel Piccoli (Francois) -Jacques Perrin
(Marito di Anna), Paul Barge, Lorna Heilbron, Jacques Rispal -Clotilde Joano. - Produzione:
Cormons Film, Opera Film (Paris)
Gran Premio Ocic 1970
Una giovane donna, Anna, riceve la visita inaspettata di una ragazza straniera che
accompagna suo marito al ritorno da un viaggio in Inghilterra. Anna si accorge che fra i due
esiste una relazione sentimentale e fugge via, rifugiandosi nello studio di François, l’architetto
con cui lavora. L’uomo sta partendo da Parigi per raggiungere la moglie al mare, nel sud della
Francia: dopo un momento di confusa indecisione, Anna accetta di accompagnarlo nel
viaggio. Nasce cosi l’occasione per una nuova inaspettata intimità, che non viene spinta da
François oltre certi limiti. Ma infine il sentimento d’intesa che si stabilisce tra i due porta a uno
scambio di tenerezza e di amore. L’arrivo alla casa sul mare ripropone la medesima
situazione di partenza, solo che questa volta e Anna ad avere il ruolo di ospite inattesa.
GIOVEDI 19 GENNAIO
ORE 08.30 - 11.00 UNIVERSITÀ ROMA TRE
Polo Aule Dams B1, Via Ostiense 133, Roma
www.discope.uniroma3.it - 06 57334327
DOCUMENTARI DI IL MONDO PERDUTO
INTERVENTI DI IVELISE PERNIOLA E MARCO GAZZANO
LU TEMPU DI LI PISCI SPATA
Italia, 1955, colore, 11’
Regia e fotografia: Vittorio De Seta - Aiuto regista: Vera Gherarducci
Montaggio: Vittorio De Seta e Luciana Rota - Produzione: Vittorio De Seta
La pesca del pesce spada nello stretto di Messina.
Riprese a Scilla Bagnara (Reggio Calabria), Ganzirri e Faro (Messina)
“Il tempo del pesce spada, bene dirlo subito, costituisce un esempio singolare di antiretorica
e di scrupolosa indagine umana. Due dati che non è agevole ritrovare nella nostra
produzione documentaristica, ancor più quando il tema affrontato è quello della fatica
umana (...). De Seta ha raccontato quello che ha visto, che ha vissuto nel periodo di
vicinanza con questi uomini semplici ed ha lasciato che le immagini lo documentassero. Vi
e una forma scabra, pudica, nel suo modo di dire. E questo costituisce il maggior pregio
dell’opera. Tutto ciò che rappresenta il solito e consunto bagaglio folcloristico e turistico del
documentario stile “propaganda” è stato messo alla porta (...)
Ciò che per altri registi diviene, opportunatamente manipolato, motivo di superficiale cornice,
De Seta lo ritrae invece con assoluta aderenza alla realtà. E naturale quindi che il racconto -
suddivisibile grosso modo in tre brani principali: l’attesa prima della pesca, la pesca, il ritorno
– si avvantaggi in misura notevole di una siffatta autenticità (...) Si riguardi, per esempio, l’uso
del sonoro che nel dialetto non ha cercato un motivo intellettualistico o peggio ancora un
modo snobistico. Cosi l’uso dei canti popolari che accompagnano l’azione. Elementi entrambi
che intervengono al momento giusto e che danno evidenza all’indagine giornalistica condotta
con somma serietà. Concludendo, una prova molto interessante che ci da motivo di sperare e
puntare con buone probabilità sul giovane De Seta”
(Claudio Bertieri, in Cinema, n.156, 10 dicembre 1955).
ISOLE DI FUOCO
Italia, 1955, colore,, 11’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta
Aiuto registi: Vera Gherarducci, Fabio Ridolfi - Produzione: Reportfilm s.r.l. e Vittorio De Seta
Primo premio per il documentario al festival di Cannes, 1955
Girato nel 1954 alle isole Eolie, durante una delle più violente eruzioni dello Stromboli. In
Isole di fuoco “i tuoni, il mare in tempesta, quelli che sono fuori con la barca, i bimbi e i
vecchi nelle case, il sole al tramonto, il canto religioso di una donna, i panni stesi e il
contrappunto violento e le colate di lava finiscono nello scampanio dell’alba e nel canto
popolare che accompagna il ritorno sereno, del mare tranquillo, della partenza dei
pescatori, dei vecchi e dei bimbi che ritornano ai vecchi lavori” (Giampaolo Bernagozzi, Il
cinema corto, Florence, La casa Usher, 1979).
SURFARARA
Italia, 1955,colore, 10’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta
Aiuto regista: Luigia Samona’ - Produzione: Vittorio De Seta
Targa d’Argento al Premio David di Donatello 1956-57
Il lavoro spossante e pericoloso dei minatori delle zolfatare siciliane.
Riprese a Trabia, Tallarita, Riesi, Sommatino (Caltanissetta).
“Surfarara é l’epopea dei lavoratori delle miniere di zolfo. Lavoro ingrato e difficilissimo: De
Seta é riuscito a cogliere nelle immagini del suo film, l’ingratitudine e la pesantezza del
lavoro di questi uomini: lavoro arido, effettuato in disastrose condizioni igieniche e materiali,
senza uno spiraglio di luce e di aria, laggiù, a decine e decine di metri nel sottosuolo”
(Tom Granich, in Cinema Nuovo, n.108, 1 giugno 1957)
“Le riprese dal vero a 500 metri di profondità, il canto che si arricchisce di annotazioni
didascaliche, i primi piani delle ruote dentate del carello che discende, le voci di chi entra in
miniera, il rumore assordante nei cunicoli sotterranei trovano slarghi di scanzioni
cinematografica nella contrapposizione degli esterni immersi nel sole. Le strade ritmate
dagli zoccoli dei muli, le donne che lavano, le vecchie che stendono, le giovani in nero, le
bimbe che ricamano e il canto preparano la dissolvenza che ci porta in miniera, nel caos del
martello pneumatico, nel pallido chiarore dei torsi nudi e nell’improvviso silenzio della paura
in cui giostrano i primi piani dei volti tesi nell’angoscia dell’attesa e del pericolo, per poi
uscire ancora in esterno, col sole infuocato del tramonto, con la gente, e con gli animali in
controluce accompagnati dalla lontananza di un canto.
(Giampaolo Bernagozzi, in Cinema Corto, cit.).
PASQUA IN SICILIA
Italia, 1955, colore 11’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta -Aiuto regista: Luigi Samonā
Noce d’oro: Premio Duno (Giorgio Borgato, 1957)
Processioni e festeggiamenti religiosi pasquali nelle zone di San Fratello (Messina), Delia
(Caltanissetta) e Aidone (Enna).
“In Pasqua in Sicilia (...) le processioni da Messina a Caltanissetta sono sottolineate da brani
cinematografici in cui il narrativo predomina sull’intuitivo anche se si vorrebbe sottolineare un
sentimento di immediata e commossa partecipazione (...) Le sacre rappresentazioni
riconducono a certe ancestrali paure cui danno spazio e corpo gli incappucciati, i soldati
romani, gli armigeri attorno alla crocifissione di Cristo che si aprirà ancora sulla festa di una
miseria fatta di maschere e palloni colorati. Quasi a cancellare il solito rituale delle donne in
nero nell’altrettanto solito controluce” (Giampaolo Bernagozzi, in Il Cinema Corto, cit.).
PARABOLA D’ORO
Italia 1955, colore, 10’
Regia, fotografia, montaggio: Vittorio De Seta
Produzione e Distribuzione: Astra Cinematografica
La raccolta del grano nell’interno della Sicilia. Come recitano i titoli di testa, e “la parabola
del raccolto, dove si mieta e si trebbia col mulo, col vento e col sudore”
A Scilla, nelle miniere di Trebbia, nelle tonnare, a Stromboli, e soprattutto nell’entroterra,
realizzando Parabola d’Oro, avevo trascorso lunghe ore con i contadini, i pescatori, gli zolfatari, i
lavoratori siciliani. Ravvedevo in loro una condizione umana sofferente ed essenzialmente
drammatica, ma purtroppo il ritmo del lavoro imposto dalle circostanze m’impediva di soffermarmi,
di approfondire quella situazione (...) Nella realizzazione dei miei cortometraggi ho cercato sempre
di condizionare le esigenze della ripresa tecnica all’esigenza della genuinità e della spontaneità.
Man mano che perfezionavo la mia tecnica, tendevo a influire sempre meno sulla realtà da
riprendere ad approfittare sempre più dello svolgimento naturale dell’azione, cercando di fare
passare inosservata la presenza della macchina da presa. Se dovevo riprendere dei pescatori che
dormivano aspettavo che dormissero sul serio. Se mi occorrevano scene di mietitura, invitavo i
mietitori a continuare il loro lavoro come se nulla fosse. Non pretendevo che si disponessero in un
certo modo per usufruire di una luce favorevole o per comporre un’inquadratura migliore. Se
l’avessi fatto, avrei sacrificato la naturalezza e la verosomiglianza all’esigenza formale. Quest’ultima
del resto, non doveva necessariamente essere sacrificata. (Vittorio De Seta, “La mafia e i
contadini”, in Cinema nuovo n.95, 1 dicembre 1956).
PESCHERECCI
Italia, 1958, colore, 10’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta - Produzione : Vittorio De Seta
Premio per il Documentario Artistico al III Festival Internazionale di Montevideo, 1958.
Con i pescatori siciliani di Lampedusa nel canale di Sicilia.
“Come documentarista, ma soprattutto come uomo innamorato del mio mestiere, non mi
ero mai molto curato dei disagi. E cosi avevo passato lunghe notti invernali vicino al cratere
dello Stromboli in eruzione e , sempre d’inverno, avevo passato dodici giorni in un
peschereccio sballottato dalla tempesta a sud di Lampedusa. (...) Per me, nei documentari
l’ispirazione nasceva da una continua presenza e vigilanza, da una mimetizzazione
completa con l’ambiente.” (Vittorio De Seta, in La Fiera del Cinema n.12, 1960).
UN GIORNO IN BARBAGIA
Italia, 1958, colore 10’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta - Aiuto regista: Vera Gherarducci
Produzione: Le pleiadi Produzioni Cinematografiche s.r.l.
Premio per il film artistico al Gran Premio Bergamo, 1958
La vita quotidiana degli uomini e delle donne nella zona di Nuoro in Sardegna. Riprese
effettuate a Orgosolo, Oliena, Ollolai.
Le tre opere presentate a “Il Gran Premio Bergamo” (Pescherecci, Pastori di Orgosolo, Un
giorno in Barbagia) confermano che Vittorio De Seta occupa oggi una posizione di punta
nella folta schiera dei documentaristi italiani, e che la fiducia riposta nel regista é pienamente
giustificata, perché egli ha ormai raggiunto una tale maturità artistica da poter essere
collocato, senza timori, nel ristretto numero dei veri autori di cinema. Nell’attuale panorama
del documentario italiano, sempre più dominato da fattori commerciali che annullano o
avviliscono ogni sincero sforzo di nuove ricerche, i risultati cui e giunto De Seta costituiscono
perciò un’eccezione che considerata e apprezzata in tutto il suo valore di rottura (...)
Pastori di Orgosolo è, a nostro avviso, un’opera pienamente riuscita. L’asprezza del
paesaggio isolano entro cui si svolge, come fuori da un tempo umano in una cadenza
mitica, la vita nomade dei pastori, e di una bellezza indimenticabile. L’autore ha saputo
esprimere tutti i rapporti umani che legano il pastore alla terra senza concessioni al facile
folklore, e con una sobrietà e purezza di toni che danno la misura e il senso di una calda e
sofferta partecipazione emotiva (...) Una umanità che acquista più valore nelle piccole cose
piuttosto che nelle grandi annotazioni, come dimostra Un giorno in Barbagia, un’opera
tenue, dal ritmo quasi spezzato, tutta giocata sulla semplicità di una ripresa che vuole
cogliere il tipico ed evitare l’eccezionale.
Non ci si può infine dimenticare di osservare come De Seta dimostri di possedere un
rigoroso gusto figurativo, nel taglio stesso delle inquadrature e nella composizione interna
del quadro. Un gusto nel quale l’autore per fortuna non indugia, che non diventa perciò
calligrafismo, e che testimonia di una valida preparazione culturale la quale potrà essere
alla base di opere impegnative se il regista vorrà un giorno tentare il lungometraggio”
(Giovanni Leto, “Vittorio De Seta”, 1958 circa, fonte e data precisa non reperite).
I DIMENTICATI
Italia, 1959, colore, 17’
Regia: Vittorio De Seta - Fotografia:Vittorio De Seta
Montaggio: Fernanda Papa - Produzione: Vittorio De Seta
Il paese di Alessandria del Carretto, in Calabria, è destinato ad essere dimenticato e a
scomparire. La costruzione della strada che seguendo il profilo della montagna avrebbe
dovuto portare dalle sue pendici, lungo i vari paesi, fino al paese in cima, appunto
Alessandria, è stata interrotta anni prima. Adesso ad un certo punto il camion che trasporta
le merci è costretto a fermarsi e il carico deve essere trasferito a dorso di mulo. Gli animali
devono attraversare boschi, guadare fiumi e arrampicarsi lungo pareti di roccia prima di
giungere al paese. Isolato da tutto e senza comunicazioni durante tutto l'inverno, i suoi 1600
abitanti all'arrivo della primavera fanno una grande festa per salutare la bella stagione.
Come vuole una tradizione millenaria, all'alba i taglialegna "maestri d'ascia" salgono sul
monte ed abbattono un grosso abete, poi tutti gli uomini, insieme, lo trascinano con grande
sforzo fino nel paese. Le donne e i più giovani vanno incontro alla carovana preparandosi al
divertimento.. Ci sarà l'albero della cuccagna e una sagra in cui le donne venderanno
oggetti e cibo e tutto il paese scongiurerà così la durezza dell'inverno appena trascorso.
ORE18.00 ARCHIVIO AUDIVISIVO del Movimento Operaio e Democratico
Aamod: Via Ostiense 106, Roma - 06 57289551 - www.aamod.it - [email protected]
BANDITI A ORGOSOLO
Italia, 1960, b/n. 98’
Regia: Vittorio De Seta Con: Michele Cossu, Giuseppe 'Peppeddu' Cuccu, Peppeddu Cossu,
Vittorina Pisano - Soggetto e sceneggiatura: Vera Gherarducci, Vittorio De Seta - Fotografia:
Vittorio De Seta - Luciano Tovoli - Musiche Valentino Bucchi dirette da Franco Ferrara Montaggio:
Jolanda Benvenuti - Costumi: Marilù Carteny - Aiuto Regia: Vera Gherarducci
Michele Cossu e il fratello Giuseppe sono intenti al pascolo di un gregge. Tre banditi che
hanno rubato alcuni maiali si fermano nella capanna del pastore. Michele vorrebbe che i tre
si allontanassero al più presto, quando sopraggiunge una pattuglia di Carabinieri che ha
uno scontro a fuoco con i briganti. Un milite viene colpito e perde la vita. Michele fugge per
non esser incolpato come complice dei tre. Essendo stato spiccato un mandato di cattura
nei suoi confronti, egli cerca di raggiungere con il gregge una zona dove spera che la legge
non riesca a raggiungerlo, ma durante il percorso le pecore muoiono. Oramai ha perduto
ogni cosa, deve far fronte a numerosi debiti, non sa come risolvere la difficile situazione
nella quale si trova. Allora aggredisce un altro pastore, lo tramortisce e gli porta via le
bestie. Egli si è comportato alla stessa maniera di chi gli ha fatto del male. Il pastore
derubato, urla all'indirizzo di Michele che si vendicherà, ovunque egli possa andare a
nascondersi.
INTERVENTI DI PAOLO ISAJA, MARIA PIA MELANDRI E CECILIA MANGINI
TORNARE A ORGOSOLO
Italia, 1997, colore, 33’
un filmstudio di: Paolo Isaja, Maria Pia Melandri - testimonianza: Vittorio De Seta
partecipazione in campo: Gente di Orgosolo - assistenza: Mauro Pepe - produzione e
realizzazione: Paolo Isaja, Maria Pia Melandri (Cinema Ricerca) - riprese: Orgosolo (Sardegna)
1996 - edizione: Cinema Ricerca, Roma 1997
L'occasione del ritorno a Orgosolo di Vittorio De Seta - per una manifestazione
organizzata in suo onore per festeggiare il 35° anniversario del film Banditi a Orgosolo
- è stata colta al volo per un nuovo filmstudio del programma MemoriaCinema di
Paolo Isaja e Maria Pia Melandri. La piccola telecamera che pedina costantemente
De Seta nel suo ritorno in Sardegna ci permette di partecipare ai suoi incontri con la
gente, anche quelli a carattere privato in cui le grosse telecamere delle tv non sono
ammesse. Ci fa salire con lui al Supramonte per ritrovare i luoghi delle estenuanti
riprese dei documentari e del film (d'inverno con la neve abbondante, d'estate a
temperature infernali...). Da qui la possibilità di conoscere in dettaglio quella
particolare esperienza che vide un autore di cinema coprodurre con la gente del luogo
un film che, in definitiva, è stato la proiezione diretta della vita e della cultura di questi
ultimi.
Dall'attenta ricostruzione delle dinamiche instauratesi a suo tempo fra De Seta e la
gente di Orgosolo, il filmstudio diviene progressivamente anche analisi antropologica
della diacronia storica orgolese, nel raccogliere le testimonianze di coloro che,
protagonisti del film, furono tali anche nelle difficili condizioni di vita di allora e si
offrono oggi quali osservatori disincantati della realtà orgolese contemporanea.
ORE 21.00 KINO
via Perugia 34, Roma
www.ilkino.it - [email protected]
06 96525810 - 366 4571726
CONTADINI DEL MARE
Italia, 1955, colore, 10’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta
Produzione e distribuzione: Astra Cinematografica
Primo premio per il documentario al Festival di Mannheim, 1956.
La pesca del tonno. “Vittorio De Seta ha realizzato in Sicilia un gruppo di documentari in
cinemascope, la cui principale caratteristica é l’assenza di ogni commento sia parlato che
musicale. Ne deriva il vantaggio che lo spettatore non e costretto ad ascoltare le piatte
esposizioni dello speaker, e a sentire la consueta musica composta in quattro e quattr’otto
da musicisti mestieranti. Ma accanto a questi vantaggi, nell’accorgimento di De Seta e insito
un pericolo, quello di cadere nella retorica dell’antiretorica(...) Contadini del mare descrive
un’ennesima volta la pesca del tonno mediante il caratteristico sistema usato in Sicilia. Le
esclamazioni e i canti dei pescatori e il rumore dell’acqua sostituiscono ogni altra forma di
commento sonoro. Il cortometraggio e nel complesso convenzionale: tuttavia le immagini
finali (la sera, a pesca terminata, le barche si avviano verso casa trainata da un motoscafo
che riempie l’aria con il rumore sordo del suo motore) evocano un senso di pace e di
bellezza. (Tom Granich in Cinema nuovo n.74, 10 gennaio 1956)
ORE 23.00 KINO
via Perugia 34, Roma
www.ilkino.it - [email protected]
06 96525810 - 366 4571726
PARABOLA D’ORO
Italia 1955, colore, 10’
Regia, fotografia, montaggio: Vittorio De Seta
Produzione e Distribuzione: Astra Cinematografica
La raccolta del grano nell’interno della Sicilia. Come recitano i titoli di testa, e “la parabola
del raccolto, dove si mieta e si trebbia col mulo, col vento e col sudore”
“A Scilla, nelle miniere di Trebbia, nelle tonnare, a Stromboli, e soprattutto nell’entroterra,
realizzando Parabola d’Oro, avevo trascorso lunghe ore con i contadini, i pescatori, gli
zolfatari, i lavoratori siciliani. Ravvedevo in loro una condizione umana sofferente ed
essenzialmente drammatica, ma purtroppo il ritmo del lavoro imposto dalle circostanze
m’impediva di soffermarmi, di approfondire quella situazione. (...)
Nella realizzazione dei miei cortometraggi ho cercato sempre di condizionare le esigenze
della ripresa tecnica all’esigenza della genuinità e della spontaneità. Man mano che
perfezionavo la mia tecnica, tendevo a influire sempre meno sulla realtà da riprendere ad
approfittare sempre più dello svolgimento naturale dell’azione, cercando di fare passare
inosservata la presenza della macchina da presa. Se dovevo riprendere dei pescatori che
dormivano aspettavo che dormissero sul serio. Se mi occorrevano scene di mietitura,
invitavo i mietitori a continuare il loro lavoro come se nulla fosse. Non pretendevo che si
disponessero in un certo modo per usufruire di una luce favorevole o per comporre
un’inquadratura migliore. Se l’avessi fatto, avrei sacrificato la naturalezza e la
verosomiglianza all’esigenza formale. Quest’ultima del resto, non doveva necessariamente
essere sacrificata.
(Vittorio De Seta, “La mafia e i contadini”, in Cinema nuovo n.95, 1 dicembre 1956).
ORE 21.00 DETOUR
Via Urbana 107, Roma - 06 474 7874
www.cinedetour.it - [email protected]
INTERVENTI DI EDOARDO ZACCAGNINI E NICOLA CORDONO
UN UOMO A METÀ
Italia, 1966, b/n, 93’
Regia: Vittorio De Seta - Cast: Jacques Perrin (Michele), Lea Padovani (Madre di Michele), Ilaria
Occhini (Elena) Gianni Garko (Fratello di Michele), Rosemarie Dexter (Marina), Pier Paolo Capponi
(Ugo), Francesca De Seta (Simonetta), Kitty Swan (Ragazza del parco), Anny Degli Uberti Ivan
Rassimov, Renato Montalbano - Soggetto: Vittorio De Seta - Sceneggiatura: Fabio Carpi, Vera
Gherarducci, Vittorio De Seta - Montaggio: Fernanda Papa - Scenografia: Vera Gherarducci
Fotografia: Dario Di Palma - Musiche: Ennio Morricone - Produzione: Vittorio De Seta
Distribuzione: Dear De Laurentiis - Ricordi Video, B.M.G Video.
Coppa Volpi per l’interpretazione maschile a Jacques Perrin alla XXVII Mostra del cinema di
Venezia (1966).
Michele, un uomo ancora giovane, vaga per i boschi, incontra la gente felice, uomini e
donne che si capiscono, si desiderano e si amano: questo a lui non accade più. Il suo
vagabondare ambiguo gli attira i sospetti e le persecuzioni; poi lo sterile interessamento
dell'amico Ugo, che lo porta in clinica, dove viene sottoposto a cure energiche, ma senza
alcun risultato. Michele, chiuso nei ricordi, tradito da Elena suo ultimo amore, ritorna con la
mente al passato nel quale forse sta il segreto del suo vuoto attuale. Rivede così nella
fantasia, la fanciullezza infelice e soffre nuovamente dell'incomprensione della madre,
austera ed egoista, della prepotenza giovanile del fratello. Rammenta la propria inettitudine
verso Marina, che sotto i suoi occhi si concede a suo fratello. Ricorda il corpo inanimato
dello stesso dopo l'incidente motociclistico che gli è costato la vita. L'ultima immagine che
vive nella sua fantasia sembra finalmente dargli un po' di luce e un motivo di speranza.
ORE19.00 CASA DELLE TRADUZIONI
via degli Avignonesi 32, Roma
06 45430235 /45460720
INTERVISTA A VITTORIO DE SETA
di Lorenzo Bucello (17’)
QUANDO LA SCUOLA CAMBIA
puntata 2: Tutti i cittadini sono uguali senza distinzioni di lingua, 56’
Italia, 1978,
Regia, sceneggiatura e montaggio: Vittorio De Seta - Fotografia: Luciano Tovoli - Collaboratrice
al montaggio: Elisabetta Innocenzi - Suono: Mario Dallimonti - Aiuto regista: Francesca De Seta
Consulente: Francesco Tonucci - Segreteria di edizione: Donata Gallo - Missaggio: Fausto
Ancillai, Adriano Taloni - Inserti Fotografici: Luisa Di Gaetano - Produzione: Lori Film s.r.l. per Rai
Radiotelevisione Italiana
Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua è dedicato alla figura del maestro
Carmine De Padova che a San Marzano di san Giuseppe (vicino a Taranto) riesce a
mantenere in vita le tradizioni albanesi (il paese e una delle isole linguistiche esistenti in
Italia) e conduce a casa un doposcuola a cui partecipano vecchi e giovanissimi.
VENERDI 20 GENNAIO
ORE17.00 BIBLIOTECA GUGLIELMO MARCONI
via Gerolamo Cardano 135, Roma - 06 45460301
[email protected]
INTERVENTI DI ADRIANO APRA, LUCIANA MARINANGELI E ILARIA OCCHINI
INTERVISTA A VITTORIO DE SETA
di Lorenzo Bucello (17’)
UN UOMO A METÀ
Italia, 1966, b/n, 93’
Regia: Vittorio De Seta - Cast: Jacques Perrin (Michele), Lea Padovani (Madre di Michele), Ilaria
Occhini (Elena) Gianni Garko (Fratello di Michele), Rosemarie Dexter (Marina), Pier Paolo Capponi
(Ugo), Francesca De Seta (Simonetta), Kitty Swan (Ragazza del parco), Anny Degli Uberti Ivan
Rassimov, Renato Montalbano - Soggetto: Vittorio De Seta - Sceneggiatura: Fabio Carpi, Vera
Gherarducci, Vittorio De Seta - Montaggio: Fernanda Papa - Scenografia: Vera Gherarducci
Fotografia: Dario Di Palma - Musiche: Ennio Morricone - Produzione: Vittorio De Seta
Distribuzione: Dear De Laurentiis – Ricordi Video, B.M.G Video.
Coppa Volpi per l’interpretazione maschile a Jacques Perrin alla XXVII Mostra del cinema di
Venezia (1966).
Michele, un uomo ancora giovane, vaga per i boschi, incontra la gente felice, uomini e
donne che si capiscono, si desiderano e si amano: questo a lui non accade più. Il suo
vagabondare ambiguo gli attira i sospetti e le persecuzioni; poi lo sterile interessamento
dell'amico Ugo, che lo porta in clinica, dove viene sottoposto a cure energiche, ma senza
alcun risultato. Michele, chiuso nei ricordi, tradito da Elena suo ultimo amore, ritorna con la
mente al passato nel quale forse sta il segreto del suo vuoto attuale. Rivede così nella
fantasia, la fanciullezza infelice e soffre nuovamente dell'incomprensione della madre,
austera ed egoista, della prepotenza giovanile del fratello. Rammenta la propria inettitudine
verso Marina, che sotto i suoi occhi si concede a suo fratello. Ricorda il corpo inanimato
dello stesso dopo l'incidente motociclistico che gli è costato la vita. L'ultima immagine che
vive nella sua fantasia sembra finalmente dargli un po' di luce e un motivo di speranza.
ORE 19.00 BIBLIOTECA VACCHERIA NARDI
via della Grotta di Gregna 27, Roma - 06 45460301
[email protected]
INTERVENTI DI MARCO LODOLI E GIOVANNI D’ALFONSO
DIARO DI UN MAESTRO
versione cinematografica
Italia, 1973, colori, 135’
Regia e sceneggiatura: Vittorio De Seta - Soggetto: dal libro “Un anno a Pietralata” di Albino
Bernardini - Collaboratore alla sceneggiatura per gli aspetti pedagogici: Francesco Tonucci
Fotografia: Luciano Tovoli - Musiche: Fiorenzo Carpi - Montaggio: Cleofe Conversi - Suono in
presa diretta: Antonio Girgioni - Segretario di edizione: Jobst Grapow - Interpreti: Bruno Cirino (il
maestro d’Angelo), Marisa Fabbri, Mico Cundari, Tullio Altamura e i ragazzi Massimo Bonini,
Luciano Del Croce, Romano di Mascio, Giorgio Mennuni, Franco Munzi, Sergio Remo Tamasco,
Franco Tomasso Amadeo Traversetti, Giancarlo Valente, Sergio Valente, Marco Veneto
Produzione: Rai Radiotelevisione Italiana, Bavaria Film, Miro Film
Bruno D’Angelo, un giovane maestro d’origine napoletana, fresco di nomina, assume
l’incarico in una scuola del Tiburtino, un quartiere periferico di Roma. Gli viene affidata la
classe più scomoda e difficile, una quinta formata da ragazzi svogliati e tutt’altro che docili,
molti di quali repetenti. Il maestro non si lascia scoraggiare dalle apparenze e inizia un
dialogo con i ragazzi. S’informa delle loro abitudini, delle loro case, delle loro famiglie.
Scopre cosi che molti ragazzi non frequentano la scuola in quanto preferiscono dedicarsi ad
un’altra attività, alcune delle quali pericolose. Il maestro intende recuperare alla scuola tutti
gli assenti: va in ogni casa a parlare con i genitori e alla fine riesce nell’intento.
Naturalmente, un comportamento del genere urta la suscettibilità degli altri insegnanti e
soprattutto quella del direttore. Le iniziative del maestro d’Angelo vengono definite troppo
personali e in disaccordo con i metodi tradizionali. Tutto ciò contribuisce pero a rendere
sempre più saldo il legame fra d’Angelo e i ragazzi. Anche i più turbolenti hanno capito che
il maestro difende gli scolari e che il suo insegnamento e valido a tutti gli effetti. Secondo il
direttore, pero, la classe in quelle condizioni non potrà superare gli esami. Il maestro allora
se ne va, annunciando che non si sente di restare un solo momento di più in quella scuola.
D’Angelo passa qualche giorno in famiglia, in un ambiente sereno che li consente di
riflettere con calma su quanto e accaduto. Finché si rende conto delle responsabilità che si
è assunto e comprende quanto sia importante l’opera iniziata e quanto affetto egli nutra per
i suoi ragazzi. Non può, in effetti, abbandonare l’una ne rinunciare agli altri e decide perciò
di riprendere il suo posto a scuola.
ORE 21.00 DETOUR
Via Urbana 107, Roma - 06 474 7874
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INTERVENTI DI MARZIA METE E DJIBRIL KEBE,
ROBERTO TORELLI, N. CORDONE
LETTERE DAL SAHARA
Italia,2006, colore, 100’
Regia, soggetto e sceneggiatura: Vittorio de Seta Fotografia: Antonio Grambone - Montagio:
Marzia Mete - Suono: Gianluca Costamagna - Scenografia: Fiorella Cicolina - Musiche: Mario
Tronco/ L’orchestra di Piazza Vittorio - Prodotto da: Metafilm ASP - Distubuzione: Istituto Luce
Interpreti: Djibril Kebe - Paola Ajmone Rondo - Madawass Kebe Fifi Cisse - Tihierno Ndiaye - Luca
barbeni - Claudia Muzzi, Marco Baliani
Assan e un senegalese naufrago sull’isola di Lampedusa. In meno di sei mesi risale l’Italia
passando per Napoli, Prato e Torino, cambiando di volta in volta lavoro. Quando finalmente
riesce ad ottenere il permesso di soggiorno, viene quasi linciato in una rissa fuori da una
discoteca ed entra in crisi. Decide allora di tornare a Cap Skiring, in Senegal, e una volta
tornato al suo villaggio, di fronte alle insistenze del suo vecchio maestro, racconta la sua
esperienza.
PENTEDATTILO - ARTICOLO 23
Episodio da Sguardi del cinema italiano sui diritti umani
All Human Rights For All 2008 (5’)
Un film collettivo no profit “All Human Rights for All”, promosso dalle Nazioni Unite, per il
sessantenario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Il film ha visto una delle sue
tappe a Pentedattilo, con l’episodio art.23 girato dal maestro Vittorio De Seta. Fra i registi
inoltre Carlo Lizzani, Giovanni Veronesi, Roberta Torre, Pasquale Scimeca, Citto Maselli,
Giuseppe Ferrara, Luciano Emmer.
ORE 21.00 KINO
via Perugia 34, Roma
www.ilkino.it - [email protected]
06 96525810 - 366 4571726
PESCHERECCI
Italia, 1958, colore, 10’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta
Produzione: Vittorio De Seta
Premio per il Documentario Artistico al III Festival Internazionale di Montevideo, 1958
Con i pescatori siciliani di Lampedusa nel canale di Sicilia.
“Come documentarista, ma soprattutto come uomo innamorato del mio mestiere, non mi
ero mai molto curato dei disagi. E cosi avevo passato lunghe notti invernali vicino al cratere
dello Stromboli in eruzione e , sempre d’inverno, avevo passato dodici giorni in un
peschereccio sballottato dalla tempesta a sud di Lampedusa. (...) Per me, nei documentari
l’ispirazione nasceva da una continua presenza e vigilanza, da una mimetizzazione
completa con l’ambiente.”
(Vittorio De Seta, in La Fiera del Cinema n.12, 1960).
ORE 23.00 KINO
via Perugia 34, Roma
www.ilkino.it - [email protected]
06 96525810 - 366 4571726
PASTORI DI ORGOSOLO
Italia, 1958, colore, 11
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta
Produzione: Le pleiadi Produzioni Cinematografiche s.r.l.
Genziana d’argento al Festival internazionale della montagna e dell’esplorazione “Citta di
Trento”, 1958.
La vita quotidiana dei pastori del Supramonte a Orgosolo, in Sardegna, in provincia di Nuoro.
SABATO 21 GENNAIO
ORE 16.00 MUSEO DI ROMA IN TRASTEVERE
Piazza S.Egidio 1b, Roma - tel: 06 5813717
[email protected]
FUORI ORARIO
PRESENTA
NOTTE DE SETA
CON INTERVENTI DI
ENRICO GHEZZI E CIRO GIORGINI
ORE 16.30 BIBLIOTECA BORGHESIANA
Largo Monreale snc, Roma
06 45460361- 45460360
[email protected]
DIARO DI UN MAESTRO
versione cinematografica
Italia, 1973, colori, 135’
Regia e sceneggiatura: Vittorio De Seta - Soggetto: dal libro “Un anno a Pietralata” di Albino
Bernardini - Collaboratore alla sceneggiatura per gli aspetti pedagogici: Francesco Tonucci
Fotografia: Luciano Tovoli - Musiche: Fiorenzo Carpi - Montaggio: Cleofe Conversi - Suono in
presa diretta: Antonio Girgioni - Segretario di edizione: Jobst Grapow - Interpreti: Bruno Cirino (il
maestro d’Angelo), Marisa Fabbri, Mico Cundari, Tullio Altamura e i ragazzi Massimo Bonini,
Luciano Del Croce, Romano di Mascio, Giorgio Mennuni, Franco Munzi, Sergio Remo Tamasco,
Franco Tomasso Amadeo Traversetti, Giancarlo Valente, Sergio Valente, Marco Veneto
Produzione: Rai Radiotelevisione Italiana, Bavaria Film, Miro Film
Bruno D’Angelo, un giovane maestro d’origine napoletana, fresco di nomina, assume
l’incarico in una scuola del Tiburtino, un quartiere periferico di Roma. Gli viene affidata la
classe più scomoda e difficile, una quinta formata da ragazzi svogliati e tutt’altro che docili,
molti di quali repetenti. Il maestro non si lascia scoraggiare dalle apparenze e inizia un
dialogo con i ragazzi. S’informa delle loro abitudini, delle loro case, delle loro famiglie.
Scopre cosi che molti ragazzi non frequentano la scuola in quanto preferiscono dedicarsi ad
un’altra attività, alcune delle quali pericolose. Il maestro intende recuperare alla scuola tutti
gli assenti: va in ogni casa a parlare con i genitori e alla fine riesce nell’intento.
Naturalmente, un comportamento del genere urta la suscettibilità degli altri insegnanti e
soprattutto quella del direttore. Le iniziative del maestro d’Angelo vengono definite troppo
personali e in disaccordo con i metodi tradizionali. Tutto ciò contribuisce pero a rendere
sempre più saldo il legame fra d’Angelo e i ragazzi. Anche i più turbolenti hanno capito che
il maestro difende gli scolari e che il suo insegnamento e valido a tutti gli effetti. Secondo il
direttore, pero, la classe in quelle condizioni non potrà superare gli esami. Il maestro allora
se ne va, annunciando che non si sente di restare un solo momento di più in quella scuola.
D’Angelo passa qualche giorno in famiglia, in un ambiente sereno che li consente di
riflettere con calma su quanto e accaduto. Finché si rende conto delle responsabilità che si
è assunto e comprende quanto sia importante l’opera iniziata e quanto affetto egli nutra per
i suoi ragazzi. Non può, in effetti, abbandonare l’una ne rinunciare agli altri e decide perciò
di riprendere il suo posto a scuola.
ORE 21.00 DETOUR
via Urbana 107, Roma - 06 474 7874
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LA CALABRIA DI VITTORIO DE SETA
INTERVENTI DI
EUGENIO ATTANASIO, GIANLUCA CURTI, NICOLA CORDONE
LU TEMPU DI LI PISCI SPATA
Italia, 1955, colore, 11’
Regia e fotografia: Vittorio De Seta - Aiuto regista: Vera Gherarducci
Montaggio: Vittorio De Seta e Luciana Rota - Produzione: Vittorio De Seta
La pesca del pesce spada nello stretto di Messina.
Riprese a Scilla Bagnara (Reggio Calabria), Ganzirri e Faro (Messina)
“Il tempo del pesce spada, bene dirlo subito, costituisce un esempio singolare di antiretorica
e di scrupolosa indagine umana. Due dati che non è agevole ritrovare nella nostra
produzione documentaristica, ancor più quando il tema affrontato è quello della fatica
umana (...). De Seta ha raccontato quello che ha visto, che ha vissuto nel periodo di
vicinanza con questi uomini semplici ed ha lasciato che le immagini lo documentassero. Vi
e una forma scabra, pudica, nel suo modo di dire. E questo costituisce il maggior pregio
dell’opera. Tutto ciò che rappresenta il solito e consunto bagaglio folcloristico e turistico del
documentario stile “propaganda” è stato messo alla porta (...)
Ciò che per altri registi diviene, opportunatamente manipolato, motivo di superficiale
cornice, De Seta lo ritrae invece con assoluta aderenza alla realtà. E naturale quindi che il
racconto – suddivisibile grosso modo in tre brani principali: l’attesa prima della pesca, la
pesca, il ritorno – si avvantaggi in misura notevole di una siffatta autenticità (...) Si riguardi,
per esempio, l’uso del sonoro che nel dialetto non ha cercato un motivo intellettualistico o
peggio ancora un modo snobistico. Cosi l’uso dei canti popolari che accompagnano
l’azione. Elementi entrambi che intervengono al momento giusto e che danno evidenza
all’indagine giornalistica condotta con somma serietà. Concludendo, una prova molto
interessante che ci da motivo di sperare e puntare con buone probabilità sul giovane De
Seta”
(Claudio Bertieri, in Cinema, n.156, 10 dicembre 1955).
I DIMENTICATI
Italia, 1959, colore, 17’
Regia: Vittorio De Seta - Fotografia:Vittorio De Seta
Montaggio: Fernanda Papa – Produzione: Vittorio De Seta
Il paese di Alessandria del Carretto, in Calabria, è destinato ad essere dimenticato e a
scomparire. La costruzione della strada che seguendo il profilo della montagna avrebbe
dovuto portare dalle sue pendici, lungo i vari paesi, fino al paese in cima, appunto
Alessandria, è stata interrotta anni prima. Adesso ad un certo punto il camion che trasporta
le merci è costretto a fermarsi e il carico deve essere trasferito a dorso di mulo. Gli animali
devono attraversare boschi, guadare fiumi e arrampicarsi lungo pareti di roccia prima di
giungere al paese. Isolato da tutto e senza comunicazioni durante tutto l'inverno, i suoi 1600
abitanti all'arrivo della primavera fanno una grande festa per salutare la bella stagione.
Come vuole una tradizione millenaria, all'alba i taglialegna "maestri d'ascia" salgono sul
monte ed abbattono un grosso abete, poi tutti gli uomini, insieme, lo trascinano con grande
sforzo fino nel paese. Le donne e i più giovani vanno incontro alla carovana preparandosi al
divertimento.. Ci sarà l'albero della cuccagna e una sagra in cui le donne venderanno
oggetti e cibo e tutto il paese scongiurerà così la durezza dell'inverno appena trascorso.
IN CALABRIA
Italia, 1993,coorel, 83’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta - Assistente alla fotografia: Giovanni Secchi
Assistente al montaggio: Elisabetta Innocenzi - Produzione: Rai Uno, Circuito Cinquestelle,
LoriFilm
“In Calabria segna l’atteso ritorno di Vittorio De Seta. Ritiratosi nella sua tenuta di Sillia
Marina sulle rive dello Ionio calabrese da circa dieci anni, De Seta per nascita siciliana,
dedica alla sua terra d’adozione un film completo, terminato dopo diciotto mesi di duro
lavoro. Perfezionista dell’immagine, attentissimo al valore di ogni singola inquadratura, ha
setacciato tutti i luoghi più rappresentativi della regione calabrese. Lo spunto viene da una
ricerca sulla musica e le tradizioni popolare, ma il campo dell’inchiesta si amplia fino a
ricercare le sacche di resistenza di una cultura contadina, ancora fortemente radicata a dei
valori umani. Storia dell’uomo prima e dopo l’industrializzazione, In Calabria guarda alla
civiltà industriale dal punto di vista di un paese del mondo “secondo” o “terzo”. Smentendo
e capovolgendo i luoghi comuni della montante campagna denigratoria sul Sud e la sua
gente. E mentre la piccola troupe del film viaggia per i sentieri di una terra dove la
“modernizzazione e stata la grande speranza delusa”, davanti all’obiettivo della macchina
da presa scorrono i “volti di persone che vivono ancora all’origine dei tempi”.
(Dal catalogo del XXXXIV Festival dei Popoli, Firenze, novembre 1993).
MELISSA 48/99
di E.Attanasio e G.Scarfo
Italia 1999, b/n, 46’ (estratto 8‘)
Regia: Eugenio Attanasio, Giovanni Scarfò - Soggetto e sceneggiatura: Eugenio Attanasio,
Giovanni Scarfò - Direttore della fotografia: Riccardo Grassetti a.i.c. -Fonico: Adriano Grassetti Montaggio:Vittore Ferrara - Con: Maurizio Comito, Andrea Borrelli, Paolo Turrà e l'amichevole
partecipazione di Vittorio De Seta e la popolazione di Melissa - Produzione: Cineteca della
Calabria, Kutronifilmproductions
Durante le lotte per l'occupazione delle terre, il 30 0ttobre 1949, la polizia spara sui
braccianti a Fragalà, nel comune di Melissa, in Calabria. Muoiono Angelina Mauro,
Raffaele Nigro e Giovanni Zito. La drammatica conclusione di questi eventi spinse il
Parlamento ad approvare la riforma fondiaria pochi mesi dopo e ispirò artisti , scrittori e
uomini di cinema. Questo film, girato sulla base di interviste e testimonianze raccolte a
Melissa, è stato liberamente ispirato alla sceneggiatura di Corrado Alvaro, Basilio
Franchina, Fortunato Seminara e Giuseppe De Santis. Pertanto le storie dei personaggi
immaginari qui raccontati si intersecano con la ricostruzione dei fatti per come avvennero.
Come risulta dalla didascalia iniziale, il film, girato in bianco e nero, sulle lotte contadine
del '49 in Calabria, è liberamente ispirato alla sceneggiatura del film che De Santis
avrebbe voluto girare. In effetti il film è ricco di citazioni: dal Pirandello dei Sei Personaggi
in cerca d'autore (i personaggi creati da de Santis che da cinquant'anni aspettano di
essere ripresi dalla m.d.p. del Maestro), al Pasolini di Accattone e Mamma Roma, a
Vittorio De Seta che interpretando se stesso dà alcuni consigli ai due autori, nonché
registi, Attanasio e Scarfò. Dopo una prima parte spiccatamente autoriflessiva, in cui
vediamo i registi scegliere le locations e gli attori, e giocata sull'ironia, la seconda parte, in
cui vengono narrati "i fatti di Melissa", è caratterizzata da un'aria più drammatica che viene
sottolineata dalla scelta della musica, Vivaldi e Bach, apparentemente in contrasto con il
documentario nel quale ci si sarebbe aspettata una musica più legata al territorio. In realtà
la parte della fiction risulta essere altamente emotiva grazie anche alle scelte musicali
operate dagli autori. K.C.
ORE 21.00 KINO
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UN GIORNO IN BARBAGIA
Italia, 1958, colore, 10’
Regia, fotografia e montaggio: Vittorio De Seta - Aiuto regista: Vera Gherarducci
Produzione: Le pleiadi Produzioni Cinematografiche s.r.l.
Premio per il film artistico al Gran Premio Bergamo, 1958
La vita quotidiana degli uomini e delle donne nella zona di Nuoro in Sardegna. Riprese
effettuate a Orgosolo, Oliena, Ollolai.
Le tre opere presentate a “Il Gran Premio Bergamo” (Pescherecci, Pastori di Orgosolo, Un
giorno in Barbagia) confermano che Vittorio De Seta occupa oggi una posizione di punta
nella folta schiera dei documentaristi italiani, e che la fiducia riposta nel regista é
pienamente giustificata, perché egli ha ormai raggiunto una tale maturità artistica da poter
essere collocato, senza timori, nel ristretto numero dei veri autori di cinema. Nell’attuale
panorama del documentario italiano, sempre più dominato da fattori commerciali che
annullano o avviliscono ogni sincero sforzo di nuove ricerche, i risultati cui e giunto De Seta
costituiscono perciò un’eccezione che considerata e apprezzata in tutto il suo valore di
rottura (...)
Pastori di Orgosolo e, a nostro avviso, un’opera pienamente riuscita. L’asprezza del
paesaggio isolano entro cui si svolge, come fuori da un tempo umano in una cadenza
mitica, la vita nomade dei pastori, e di una bellezza indimenticabile. L’autore ha saputo
esprimere tutti i rapporti umani che legano il pastore alla terra senza concessioni al facile
folklore, e con una sobrietà e purezza di toni che danno la misura e il senso di una calda e
sofferta partecipazione emotiva (...) Una umanità che acquista più valore nelle piccole cose
piuttosto che nelle grandi annotazioni, come dimostra Un giorno in Barbagia, un’opera
tenue, dal ritmo quasi spezzato, tutta giocata sulla semplicità di una ripresa che vuole
cogliere il tipico ed evitare l’eccezionale.
Non ci si può infine dimenticare di osservare come De Seta dimostri di possedere un
rigoroso gusto figurativo, nel taglio stesso delle inquadrature e nella composizione interna
del quadro. Un gusto nel quale l’autore per fortuna non indugia, che non diventa perciò
calligrafismo, e che testimonia di una valida preparazione culturale la quale potrà essere
alla base di opere impegnative se il regista vorrà un giorno tentare il lungometraggio”
(Giovanni Leto, “Vittorio De Seta”, 1958 circa, fonte e data precisa non reperite).
ORE 21.00 KINO
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06 96525810 - 366 4571726
I DIMENTICATI
Italia, 1959, colore, 17’
Regia: Vittorio De Seta - Fotografia:Vittorio De Seta
Montaggio: Fernanda Papa - Produzione: Vittorio De Seta
Il paese di Alessandria del Carretto, in Calabria, è destinato ad essere dimenticato e a
scomparire. La costruzione della strada che seguendo il profilo della montagna avrebbe
dovuto portare dalle sue pendici, lungo i vari paesi, fino al paese in cima, appunto
Alessandria, è stata interrotta anni prima. Adesso ad un certo punto il camion che trasporta
le merci è costretto a fermarsi e il carico deve essere trasferito a dorso di mulo. Gli animali
devono attraversare boschi, guadare fiumi e arrampicarsi lungo pareti di roccia prima di
giungere al paese. Isolato da tutto e senza comunicazioni durante tutto l'inverno, i suoi 1600
abitanti all'arrivo della primavera fanno una grande festa per salutare la bella stagione.
Come vuole una tradizione millenaria, all'alba i taglialegna "maestri d'ascia" salgono sul
monte ed abbattono un grosso abete, poi tutti gli uomini, insieme, lo trascinano con grande
sforzo fino nel paese. Le donne e i più giovani vanno incontro alla carovana preparandosi al
divertimento.. Ci sarà l'albero della cuccagna e una sagra in cui le donne venderanno
oggetti e cibo e tutto il paese scongiurerà così la durezza dell'inverno appena trascorso.
DOMENICA 22 GENNAIO
ORE 21.00 DETOUR
via Urbana 107, Roma - 06 474 7874
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INCONTRO CON GLI AUTORI
PAOLO ISAJA, MARIA PIA MELANDRI, LUCA MANDRILE,
CLAUDIO DI MAMBRO E MARCO VENDITTI
PAESAGGI DELLA MEMORIA
Italia, 2002, colore, 81’
un filmstudio di Paolo Isaja, Maria Pia Melandri - con: Vittorio De Seta - produzione e
realizzazione: Paolo Isaja, Maria Pia Melandri (Cinema Ricerca) - riprese: Roma, Sellia Marina,
Orgosolo, 1995 -1999 - montaggio: Roma, 1999-2002 - edizione: Cinema Ricerca, Roma 2002
Due documentaristi ritrovano casualmente alcune pizze di pellicola contenenti vecchi film di
Vittorio De Seta, l’autore di capolavori indimenticati, quali Banditi a Orgosolo e Diario di
un maestro. De Seta, che dal 1981 ha lasciato Roma e il cinema, per trasferirsi in Calabria
dove coltiva la sua terra, viene raggiunto dai due ricercatori nel 1995. Nel consegnargli le
scatole ritrovate di suoi film degli anni ‘50, i documentaristi decidono con De Seta di
ripercorrere la sua esperienza di autore, rivedendo insieme a lui tutti i suoi lavori,
analizzando, commentando, ricordando…
Il soggiorno di Isaja e Melandri nella “Contrada De Seta” di Sellia Marina dove Vittorio
coltiva il suo “giardino di olive” – come ama definirlo, piuttosto che un uliveto – consente ciò
che difficilmente può normalmente avvenire fra autori di cinema: ritagliarsi il giusto tempo,
senza fretta, scadenze o altre pressioni, per riflettere insieme sui modi di intendere e di
produrre cinema nella società contemporanea. Per evitare qualsiasi intromissione esterna, i
due documentaristi hanno evitato di servirsi di una troupe di ripresa, assumendosi così la
completa realizzazione tecnica del film.
Dopo sette anni di incontri, visioni, riflessioni, diversi montaggi dei materiali girati, viene
composto questo filmstudio che attraversa l’esperienza desetiana nei suoi aspetti
essenziali: la cultura popolare e il mondo tradizionale nel loro contrasto con la
modernizzazione incalzante; la metodologia utilizzata dal regista nel realizzare le sue opere
nei loro vari aspetti; gli espedienti tecnologici inventati per risolvere i problemi pratici di un
cinema-specchio della realtà rappresentata; i temi culturali, morali, etici che sono alla base
dei suoi interessi di autore indipendente, lontano dalle mode e dai processi produttivi
tradizionali.
I MALESTANTI
Italia 2003, colore, 50’
Regia: Claudio Di Mambro, Luca Mandrile e Marco Venditti - prodotto da: Todomodo e Farfilms
Distribuzione: Distribuito dal circuito Documè di Torino
Premio Cineforum al Premio Libero Bizzarri, 2004 - Primo Premio al festival CortoVisioni di
Lecce, 2005 - TorinoFilmFestival, sez. documentari fuori concorso, 2003
A trent’anni dall’uscita del film Diario di un maestro di Vittorio De Seta, gli autori tornano sui
luoghi delle riprese per scoprire le storie dei protagonisti di allora. Attraverso le loro
testimonianze si ricostruisce l’esperienza di Diario di un maestro, sia in termini personali
che storico-sociali. Infatti, le storie dei “malestanti” (così si definirono all’epoca i ragazzi del
film) raccontano anche i fenomeni e i mutamenti sociali che hanno contraddistinto i quartieri
popolari romani negli ultimi trent’anni.
LUNEDI 23 GENNAIO
ORE 21.30 ZALAB
c/o Forte Fanfulla, via Fanfulla da Lodi 5, Roma
333 6127483 - [email protected]
INTERVENTI DI
ANDREA SEGRE, CON LE MAESTRE DELLA SCUOLA PISACANE
DIARO DI UN MAESTRO
versione cinematografica
Italia, 1973, colori, 135’
Regia e sceneggiatura: Vittorio De Seta - Soggetto: dal libro “Un anno a Pietralata” di Albino
Bernardini - Collaboratore alla sceneggiatura per gli aspetti pedagogici: Francesco Tonucci
Fotografia: Luciano Tovoli - Musiche: Fiorenzo Carpi - Montaggio: Cleofe Conversi - Suono in
presa diretta: Antonio Girgioni - Segretario di edizione: Jobst Grapow - Interpreti: Bruno Cirino (il
maestro d’Angelo), Marisa Fabbri, Mico Cundari, Tullio Altamura e i ragazzi Massimo Bonini,
Luciano Del Croce, Romano di Mascio, Giorgio Mennuni, Franco Munzi, Sergio Remo Tamasco,
Franco Tomasso Amadeo Traversetti, Giancarlo Valente, Sergio Valente, Marco Veneto
Produzione: Rai Radiotelevisione Italiana, Bavaria Film, Miro Film
Bruno D’Angelo, un giovane maestro d’origine napoletana, fresco di nomina, assume
l’incarico in una scuola del Tiburtino, un quartiere periferico di Roma. Gli viene affidata la
classe più scomoda e difficile, una quinta formata da ragazzi svogliati e tutt’altro che docili,
molti di quali repetenti. Il maestro non si lascia scoraggiare dalle apparenze e inizia un
dialogo con i ragazzi. S’informa delle loro abitudini, delle loro case, delle loro famiglie.
Scopre cosi che molti ragazzi non frequentano la scuola in quanto preferiscono dedicarsi ad
un’altra attività, alcune delle quali pericolose. Il maestro intende recuperare alla scuola tutti
gli assenti: va in ogni casa a parlare con i genitori e alla fine riesce nell’intento.
Naturalmente, un comportamento del genere urta la suscettibilità degli altri insegnanti e
soprattutto quella del direttore. Le iniziative del maestro d’Angelo vengono definite troppo
personali e in disaccordo con i metodi tradizionali. Tutto ciò contribuisce pero a rendere
sempre più saldo il legame fra d’Angelo e i ragazzi. Anche i più turbolenti hanno capito che
il maestro difende gli scolari e che il suo insegnamento e valido a tutti gli effetti. Secondo il
direttore, pero, la classe in quelle condizioni non potrà superare gli esami. Il maestro allora
se ne va, annunciando che non si sente di restare un solo momento di più in quella scuola.
D’Angelo passa qualche giorno in famiglia, in un ambiente sereno che li consente di
riflettere con calma su quanto e accaduto. Finché si rende conto delle responsabilità che si
è assunto e comprende quanto sia importante l’opera iniziata e quanto affetto egli nutra per
i suoi ragazzi. Non può, in effetti, abbandonare l’una ne rinunciare agli altri e decide perciò
di riprendere il suo posto a scuola
MARTEDI 24 GENNAIO
ORE 19.00 APOLLO 11
c/o Itis G.Galilei, Via Conte Verde 51, Roma
tel: 06 7003901 - 345 7330465
www.apolloundici.it - [email protected]
UNA LEZIONE DI CINEMA CON VITTORIO DE SETA
INTERVENTI DI MARCO BERTOZZI E CRISTINA PICCINO
Proiezione di una raccolta di interviste, backstage, documentari, materiali
inediti con Vittorio De Seta.
LE CINEASTE EST UN ATHLETE - IL CINEASTA E’ UN ATLETA
Francia, dvc pro, colore, 2010, 80’, lingua: Italiano
Regia: Vincent Sorrel e Barbara Vey - Montaggio: Agnès Bruckert - Fotografia: Vincent
Sorel Suono: François Waledisch - Prodotto da: Jean-Marie Barbe. Produzione: Ardèche
Images Production - Co-produzione: Ina, Cinécinéma.
Con questo ritratto di un autore singolare, si cerca di cogliere l’essenza del rapporto di
Vittorio De Seta con quelli che ha filmato, i più umili, che ha portato, con eleganza e colori,
dagli anni ’50, su grande schermo Cinemascope. A casa sua, in Calabria, il regista ricorda
la sua epopea cinematografica. A partire dei suoi primi film, dei documentari corti, questo
artigiano del cinema e pioniere del suono, ci racconta come è andato a filmare e registrare
sulle barche dei pescatori di pesce spada, nel cuore delle mine di zolfo e in cima allo
Stromboli. Poi, evocando i suoi lunghi, “Diario di un maestro, Un uomo a metà e “Banditi a
Orgosolo”, Vittorio De Seta ci spiega perché filmare gli altri è come guardarsi dentro.
GIOVEDI 26 GENNAIO
ORE18.00 CINEMA AZZURRO SCIPIONI (sala Lumiere)
Via degli Scipioni 82, Roma - 06 39737161
DIARO DI UN MAESTRO
versione televisiva
Italia, 1973, colore, 270’
Regia e sceneggiatura: Vittorio De Seta - Soggetto: dal libro “Un anno a Pietralata” di Albino
Bernardini - Collaboratore alla sceneggiatura per gli aspetti pedagogici: Francesco Tonucci
Fotografia: Luciano Tovoli - Musiche: Fiorenzo Carpi - Montaggio: Cleofe Conversi - Suono in
presa diretta: Antonio Girgioni - Segretario di edizione: Jobst Grapow - Interpreti: Bruno Cirino (il
maestro d’Angelo), Marisa Fabbri, Mico Cundari, Tullio Altamura - e i ragazzi Massimo Bonini,
Luciano Del Croce, Romano di Mascio, Giorgio Mennuni, Franco Munzi, Sergio Remo Tamasco,
Franco Tomasso Amadeo Traversetti, Giancarlo Valente, Sergio Valente, Marco Veneto
Produzione: Rai Radiotelevisione Italiana, Bavaria Film, Miro Film
Bruno D’Angelo, un giovane maestro d’origine napoletana, fresco di nomina, assume
l’incarico in una scuola del Tiburtino, un quartiere periferico di Roma. Gli viene affidata la
classe più scomoda e difficile, una quinta formata da ragazzi svogliati e tutt’altro che docili,
molti di quali repetenti. Il maestro non si lascia scoraggiare dalle apparenze e inizia un
dialogo con i ragazzi. S’informa delle loro abitudini, delle loro case, delle loro famiglie.
Scopre cosi che molti ragazzi non frequentano la scuola in quanto preferiscono dedicarsi ad
un’altra attività, alcune delle quali pericolose. Il maestro intende recuperare alla scuola tutti
gli assenti: va in ogni casa a parlare con i genitori e alla fine riesce nell’intento.
Naturalmente, un comportamento del genere urta la suscettibilità degli altri insegnanti e
soprattutto quella del direttore. Le iniziative del maestro d’Angelo vengono definite troppo
personali e in disaccordo con i metodi tradizionali. Tutto ciò contribuisce pero a rendere
sempre più saldo il legame fra d’Angelo e i ragazzi. Anche i più turbolenti hanno capito che
il maestro difende gli scolari e che il suo insegnamento e valido a tutti gli effetti. Secondo il
direttore, pero, la classe in quelle condizioni non potrà superare gli esami. Il maestro allora
se ne va, annunciando che non si sente di restare un solo momento di più in quella scuola.
D’Angelo passa qualche giorno in famiglia, in un ambiente sereno che li consente di
riflettere con calma su quanto e accaduto. Finché si rende conto delle responsabilità che si
è assunto e comprende quanto sia importante l’opera iniziata e quanto affetto egli nutra per
i suoi ragazzi. Non può, in effetti, abbandonare l’una ne rinunciare agli altri e decide perciò
di riprendere il suo posto a scuola.
ORE18.00 e 20.30 CINEMA AZZURRO SCIPIONI (sala Chaplin )
Via degli Scipioni 82, Roma - 06 39737161
BANDITI A ORGOSOLO
Italia, 1960, b/n. 98’
Regia: Vittorio De Seta - Con: Michele Cossu, Giuseppe 'Peppeddu' Cuccu, Peppeddu Cossu,
Vittorina Pisano - Soggetto e sceneggiatura: Vera Gherarducci, Vittorio De Seta - Fotografia:
Vittorio De Seta - Luciano Tovoli - Musiche Valentino Bucchi dirette da Franco Ferrara Montaggio:
Jolanda Benvenuti - Costumi: Marilù Carteny - Aiuto Regia: Vera Gherarducci
Michele Cossu e il fratello Giuseppe sono intenti al pascolo di un gregge. Tre banditi che
hanno rubato alcuni maiali si fermano nella capanna del pastore. Michele vorrebbe che i tre si
allontanassero al più presto, quando sopraggiunge una pattuglia di Carabinieri che ha uno
scontro a fuoco con i briganti. Un milite viene colpito e perde la vita. Michele fugge per non
esser incolpato come complice dei tre. Essendo stato spiccato un mandato di cattura nei suoi
confronti, egli cerca di raggiungere con il gregge una zona dove spera che la legge non
riesca a raggiungerlo, ma durante il percorso le pecore muoiono. Oramai ha perduto ogni
cosa, deve far fronte a numerosi debiti, non sa come risolvere la difficile situazione nella
quale si trova. Allora aggredisce un altro pastore, lo tramortisce e gli porta via le bestie. Egli si
è comportato alla stessa maniera di chi gli ha fatto del male. Il pastore derubato, urla
all'indirizzo di Michele che si vendicherà, ovunque egli possa andare a nascondersi.
ORE 19.00 CINEMA TREVI
Vicolo del Puttarello 25, Roma
tel: 06 72294301 www.fondazionecsc.it
LETTERE DAL SAHARA
Italia, 2006, colore, 100’
Regia, soggetto e sceneggiatura: Vittorio de Seta Fotografia: Antonio Grambone - Montagio:
Marzia Mete - Suono: Gianluca Costamagna - Scenografia: Fiorella Cicolina -Musiche: Mario
Tronco/ L’orchestra di Piazza Vittorio - Prodotto da: Metafilm ASP - Distubuzione: Istituto Luce
Interpreti: Djibril Kebe - Paola Ajmone Rondo - Madawass Kebe Fifi Cisse - Tihierno Ndiaye - Luca
barbeni - Claudia Muzzi, Marco Baliani
Assan e un senegalese naufrago sull’isola di Lampedusa. In meno di sei mesi risale l’Italia
passando per Napoli, Prato e Torino, cambiando di volta in volta lavoro. Quando finalmente
riesce ad ottenere il permesso di soggiorno, viene quasi linciato in una rissa fuori da una
discoteca ed entra in crisi. Decide allora di tornare a Cap Skiring, in Senegal, e una volta
tornato al suo villaggio, di fronte alle insistenze del suo vecchio maestro, racconta la sua
esperienza.
LUNEDI 30 GENNAIO
ORE 20.30 NUOVO CINEMA AQUILA (Sala 1)
Via l’Aquila 68, Roma - tel: 06 70399408
www.cinemaaquila.com
READING DIARIO DI LAVORAZIONE DI
UN UOMO A METÀ
DÉTOUR DE SETA
Italia, 2004, beta sp, 57’
Regia: Salvo Cuccia - Scritto da: Benni Atria, Salvo Cuccia - Fotografia: Vincenzo Marinese
Montaggio: Benni Atria - Musiche: Domenico Sciajno - Suono: Pierre-Yves Lavoué - Produzione:
C.R.I.C.D. Regione Siciliana – Unione Europea - Produzione esecutiva: Palomar Endemol
Distribuzione: Filmoteca Regionale Siciliana
Attraverso un viaggio nel cinema di Vittorio De Seta, il lavoro di Cuccia racconta anche la
grande trasformazione avvenuta in Italia nell’arco degli ultimi 50 anni, dalla società arcaica
a quella industriale e mediatica. Il viaggio è anche una “deviazione” (détour) in luoghi remoti
del Sud, in cui si mettono in relazione le storie dei vecchi e dei nuovi dimenticati, con nuove
interviste ai protagonisti di quel mondo perduto: dai minatori, pescatori e pastori che De
Seta ritrasse nei suoi documentari degli anni Cinquanta in Sicilia, Calabria e Sardegna, ai
clandestini che oggi approdano sulle nostre coste (“Lettere dal Sahara”, l’ultimo recente
lungometraggio a soggetto di De Seta, narra le vicende di un giovane senegalese che
attraversa l’Italia e decide infine di tornare nel suo Paese). Il film contiene una intervista a
De Seta e accoglie le riflessioni di Vincenzo Consolo, Goffredo Fofi, Michele Mancini e
Marco Maria Gazzano, del direttore della fotografia Luciano Tovoli, di registi come Franco
Maresco e Gianfranco Pannone, del geografo Eugenio Turri.
INCONTRO CON L’AUTORE
SALVO CUCCIA
MERCOLEDI 1 FEBBRAIO
ORE 17.30 CINEMA TREVI
Vicolo del Puttarello 25, Roma - tel: 06 72294301
www.fondazionecsc.it
UN UOMO A METÀ
Italia, 1966, 35mm b/n, 93’
Regia: Vittorio De Seta - Cast: Jacques Perrin (Michele), Lea Padovani (Madre di Michele), Ilaria
Occhini (Elena) Gianni Garko (Fratello di Michele), Rosemarie Dexter (Marina), Pier Paolo Capponi
(Ugo), Francesca De Seta (Simonetta), Kitty Swan (Ragazza del parco), Anny Degli Uberti Ivan
Rassimov, Renato Montalbano - Soggetto: Vittorio De Seta - Sceneggiatura: Fabio Carpi, Vera
Gherarducci, Vittorio De Seta - Montaggio: Fernanda Papa - Scenografia: Vera Gherarducci
Fotografia: Dario Di Palma - Musiche: Ennio Morricone - Produzione: Vittorio De Seta
Distribuzione: Dear De Laurentiis – Ricordi Video, B.M.G Video.
Coppa Volpi per l’interpretazione maschile a Jacques Perrin alla XXVII Mostra del cinema di
Venezia (1966).
Michele, un uomo ancora giovane, vaga per i boschi, incontra la gente felice, uomini e
donne che si capiscono, si desiderano e si amano: questo a lui non accade più. Il suo
vagabondare ambiguo gli attira i sospetti e le persecuzioni; poi lo sterile interessamento
dell'amico Ugo, che lo porta in clinica, dove viene sottoposto a cure energiche, ma senza
alcun risultato. Michele, chiuso nei ricordi, tradito da Elena suo ultimo amore, ritorna con la
mente al passato nel quale forse sta il segreto del suo vuoto attuale. Rivede così nella
fantasia, la fanciullezza infelice e soffre nuovamente dell'incomprensione della madre,
austera ed egoista, della prepotenza giovanile del fratello. Rammenta la propria inettitudine
verso Marina, che sotto i suoi occhi si concede a suo fratello. Ricorda il corpo inanimato
dello stesso dopo l'incidente motociclistico che gli è costato la vita. L'ultima immagine che
vive nella sua fantasia sembra finalmente dargli un po' di luce e un motivo di speranza.
ORE 19.00 CINEMA TREVI
Vicolo del Puttarello 25, Roma - tel: 06 72294301
www.fondazionecsc.it
BANDITI A ORGOSOLO
Italia, 1960, b/n. 98’
Regia: Vittorio De Seta - Con: Michele Cossu, Giuseppe 'Peppeddu' Cuccu, Peppeddu Cossu,
Vittorina Pisano - Soggetto e sceneggiatura: Vera Gherarducci, Vittorio De Seta - Fotografia:
Vittorio De Seta - Luciano Tovoli - Musiche Valentino Bucchi dirette da Franco Ferrara Montaggio:
Jolanda Benvenuti - Costumi: Marilù Carteny - Aiuto Regia: Vera Gherarducci
Michele Cossu e il fratello Giuseppe sono intenti al pascolo di un gregge. Tre banditi che
hanno rubato alcuni maiali si fermano nella capanna del pastore. Michele vorrebbe che i tre
si allontanassero al più presto, quando sopraggiunge una pattuglia di Carabinieri che ha
uno scontro a fuoco con i briganti. Un milite viene colpito e perde la vita. Michele fugge per
non esser incolpato come complice dei tre. Essendo stato spiccato un mandato di cattura
nei suoi confronti, egli cerca di raggiungere con il gregge una zona dove spera che la legge
non riesca a raggiungerlo, ma durante il percorso le pecore muoiono. Oramai ha perduto
ogni cosa, deve far fronte a numerosi debiti, non sa come risolvere la difficile situazione
nella quale si trova. Allora aggredisce un altro pastore, lo tramortisce e gli porta via le
bestie. Egli si è comportato alla stessa maniera di chi gli ha fatto del male. Il pastore
derubato, urla all'indirizzo di Michele che si vendicherà, ovunque egli possa andare a
nascondersi.
ORE 20.45 CINEMA TREVI
Vicolo del Puttarello 25, Roma - tel: 06 72294301
www.fondazionecsc.it
LO SGUARDO IN ASCOLTO
di Daniele Cipri e Franco Maresco (doc)
ORE 21.45 CINEMA TREVI
Vicolo del Puttarello 25, Roma - tel: 06 72294301
www.fondazionecsc.it
L’INVITEE/L’INVITATA
Italia/Francia 1969, colori, 90’
Regia e sceneggiatura: Vittorio De Seta - Soggetto: Tonino Guerra Lucile Lacks - Fotografia:
Luciano Tovoli - Interpreti: Joanna Shimkus (Anna), Michel Piccoli (Francois) , Jacques Perrin
(Marito di Anna), Paul Barge, Lorna Heilbron, Jacques Rispal, Clotilde Joano. - Produzione:
Cormons Film, Opera Film (Paris)
Gran Premio Ocic 1970
Una giovane donna, Anna, riceve la visita inaspettata di una ragazza straniera che
accompagna suo marito al ritorno da un viaggio in Inghilterra. Anna si accorge che fra i due
esiste una relazione sentimentale e fugge via, rifugiandosi nello studio di François,
l’architetto con cui lavora. L’uomo sta partendo da Parigi per raggiungere la moglie al mare,
nel sud della Francia: dopo un momento di confusa indecisione, Anna accetta di
accompagnarlo nel viaggio. Nasce cosi l’occasione per una nuova inaspettata intimità, che
non viene spinta da François oltre certi limiti. Ma infine il sentimento d’intesa che si
stabilisce tra i due porta a uno scambio di tenerezza e di amore. L’arrivo alla casa sul mare
ripropone la medesima situazione di partenza, solo che questa volta e Anna ad avere il
ruolo di ospite inattesa.