l`insostenibile vita delle scorie

Transcript

l`insostenibile vita delle scorie
NUCLEARE
26
l’insostenibile vita
delle scorie
di VIRGINIO BETTINI*
Il nucleare dovrà far fronte a gravi difficoltà di ordine industriale e finanziario (Spiegel, McArthur, 2009) in una
discutibile ipotesi di rilancio al 2050, ma, al tempo stesso, uno
dei problemi, praticamente irrisolvibile resterà legato allo
stoccaggio geologico dei rifiuti a vita lunga e ad alta attività.
(Bettini, 2006) Per capirlo dobbiamo guardare con attenzione alle reazioni della scienza e della pubblica opinione a fronte della individuazione del deposito di Yucca Mountain, al
quale si opposero gli indiani Shoshone, la popolazione interessata dell’Amargosa Valley e molti ricercatori universitari
indipendenti. (Dunlap, Kraft, Rosa, 1994; Nieves, 2000)
L’ipotesi di stoccare le scorie
ad alto livello di radioattività (HLWs) nel sito di Yucca
Mountain scatenò anche
un’accesa controversia politica negli anni ’80 e, per
quanto nel 1987 il Congresso
americano - con un emendamento al Nuclear Waste
Policy Act del 1982 - avesse
selezionato il luogo tra tre diversi siti e per quanto da quel
momento siano stati elaborati centinaia di studi e si siano
tenuti decine di workshop, Yucca Mountain è rimasto un sito
di deposito decisamente controverso. In particolare dal punto
di vista geologico e idrogeologico. La ragione principale, che
rappresenta il cardine del dibattito e del confronto scientifico circa il confinamento degli HLWs in depositi geologici, è
la discussione in merito agli effetti ambientali di questi depositi in ambito temporale.
Alcuni dei radionuclidi HLWs hanno tempi di dimezzamento che oscillano tra le migliaia e i milioni di anni e, mentre in precedenza la U.S. Environmental Protection Agency
(USEPA) considerava un time-frame di 10.000 anni come
parametro accettabile, a partire dal 9 luglio 2004 fu costretta a rivedere gli standard del deposito di Yucca Mountain
valutandoli in un tempo compreso tra le centinaia di migliaia e il milione di anni. In questo modo l’U.S. Department of
Energy (USDOE), prima di ottenere dalla U.S. Nuclear
Regulatory Commission (USNRC) la licenza di poter operare a Yucca Mountain, avrebbe dovuto dimostrare che il sito
avrebbe soddisfatto i nuovi standard USEPA. (Winograd,
Roseboom, 2008) Il che non è stato, anche perché il sito di
Yucca Mountain non può essere accettato dal punto di vista
geologico, perché alcuni scienziati hanno riconosciuto nel
2005 di aver falsificato i dati del loro lavoro in Nevada, in particolare per quanto attiene i dati idrogeologici, ma già dagli
anni ’90, come si deduce dai dati dell’Istituto di Ricerca
sull’Energia e l’Ambiente di
Takoma Park, Maryland, si
sapeva che le caratteristiche
geologiche di Yucca non
erano tali da impedire che i
radionuclidi non raggiungessero le acque di falda. Il
Governo americano si era
impegnato per decenni nell’approfondire gli studi sul
sito di Yucca Mountain come unico sito potenziale per lo
stoccaggio geologico delle scorie, con un impegno di oltre 10
miliardi di dollari, onde poter valutare la sua accettabilità dal
punto di vista geologico. Nel 2005 il costo del progetto aveva
già superato gli 8 miliardi di dollari, partendo dai 3,7 miliardi spesi tra il 1983 ed il 1993, per arrivare ai 10,4 di oggi.
(Mascarelli, 2009)
Il Governo americano ha deciso di chiudere definitivamente il sito di Yucca Mountain per tornare alla valutazione
dei siti possibili negli stati di Washington (Hanford, basaltico), Texas (Deaf Smith County, salino) e Nuovo Messico, già
in uso per lo stoccaggio di scorie militari.
LE SOLUZIONI PROPOSTE PER I
RIFIUTI ATOMICI NON SONO
ACCETTABILI. I TEMPI DI
CONFINAMENTO SONO MOLTO LUNGHI
SETTEMBRE/OTTOBRE 2009
27
Futuro ipotecato
La realtà sta nel fatto che, in tema di confinamento geologico delle scorie radioattive, l’umanità sembra voler negare alle
generazioni future la possibilità di decidere in maniera autonoma, tenendo conto della non reversibilità delle decisioni che, in
questo ambito, si stanno prendendo. Resta infatti molto difficile
introdurre un nuovo concetto, che potremmo tradurre con il termine di “reversibilità”, ovvero soluzioni tecniche possibili in futuro, ma anche scelte politiche. Lo stock di combustibili accumulati oggi nel Mondo è pari a 250.000 tonnellate: anche se decidessimo domani di fermare tutte le centrali nucleari, il problema
resterebbe nella sua complessità. In Francia, nel sottosuolo del
comune di Bure, tra la Mosa e l’Alta Marna, l’Andra ha scavato, a
una profondità di 490 metri, un laboratorio in un giacimento di
argilla, attorno al quale si ipotizza di realizzare una rete di ben 15
kilometri di gallerie e di alveoli sotterranei nei quali saranno stoccate le scorie.
Sull’argomento il Governo francese prevede, per il 2013, un
dibattito pubblico, una sorta di modello partecipativo a una sola
uscita: l’approvazione del sito. Non ci è facile comprendere il significato di questo “dibattito pubblico”, per nulla modello di partecipazione da parte dei cittadini dal momento che, dal punto di vista
programmatico e temporale, tutto è già deciso: domanda di
costruzione del deposito da presentare nel 2015 e sua conseguente entrata in servizio nel 2025. Il tentativo di ottenere l’adesione
da parte della popolazione si basa sulla promessa di ben 700-1.000
posti di lavoro, ma l’opposizione locale resta fortissima: oltre
50.000 elettori dei due dipartimenti interessati dal deposito hanno
chiesto un referendum locale sulla realizzazione dello stesso. Il
NUCLEARE
Parlamento francese, a seguito di forti pressioni e della specifica
domanda di un approfondimento degli studi circa la gestione delle
scorie, ha introdotto, nel 2006, quel concetto di “reversibilità” cui
abbiamo accennato che, se da un certo punto di vista può rappresentare un livello più alto di garanzia, in quanto chance di alternative scientifiche che non siano solo il confinamento geologico,
su di un altro fronte può essere considerato un metodo spregiudicato ed equivoco per il varo, transitorio ma in prospettiva definitivo, del confinamento geologico. Sostanzialmente, il concetto
di “reversibilità” comporta la possibilità che, in qualsiasi momento, le scorie possano essere rimosse dai loro alveoli sotterranei.
Per fare questo occorrono garanzie difficilmente ottenibili. In
primo luogo le istituzioni politiche dovrebbero avere la stessa stabilità delle formazioni geologiche e dovrebbero essere in grado di
garantire un processo democratico di decisione, nonché d’imporre una procedura di analisi costi-benefici su base ambientale, in
modo da poter, eventualmente, riconsiderare o cancellare un progetto, il cui preventivo di spesa, tra costruzione e gestione, è stimato in non meno di 15 miliardi di euro. In Germania, il progetto di confinamento nei depositi salini di Gorleben è stato congelato. Giappone, Canada e Inghilterra sono alla ricerca di siti.
Soluzione, forse, definitiva.
Solo la Svezia ha scelto un sito definitivo di stoccaggio profondo nel granito. E agli svedesi sono stati necessari ben 30 anni
di ricerche e studi per arrivare a designare, nel giugno 2009, il
comune di Osthammar, che dal 1980 ospita la centrale nucleare
di Forsmark, quale sito per il deposito geologico delle scorie. I
lavori dovrebbero essere avviati nel 2015 con i conseguenti, primi
SETTEMBRE/OTTOBRE 2009
29
NUCLEARE
depositi nel 2023. Costo complessivo, secondo il settimanale
scientifico Nature (Nature, 459, 11 giugno 2009, p.764), 12,5
miliardi di SEK, pari a 1,6 miliardi di dollari. La traccia giustificatrice del sito si basa sulla geologia: capsule di rame conterranno
le scorie immerse in bentonite, un’argilla a forte capacità di assorbimento. Il tutto sarà stoccato a 500 metri di profondità in una
roccia di granito omogeneo, non fessurato e in presenza di pochissima acqua. Il deposito dovrebbe garantire un’assoluta affidabilità per un tempo di 100.000 anni, insuffcienti visto che la garanzia di sicurezza dovrebbe comprendere un ambito temporale tra
i 100.000 e il milione di anni. Effettivamente il rischio di corrosione del rame esiste anche nel deposito svedese, la barriera di
bentonite potrebbe perdere il proprio effetto protezione e tutto
sarebbe legato alle condizioni della falda freatica del sito. Alcuni
geologi ritengono che lo smaltimento geologico sarebbe in grado
di rendere operativo il principio etico in base al quale nessun carico gestionale e sanitario dovrebbe gravare sulle generazioni che
non potranno fruire della disponibilità di energia nucleare. Non
possiamo però essere sicuri che lo smaltimento geologico potrebbe rendere operativo questo principio, come pure non possiamo
accettare affermazioni del genere: «lo smaltimento geologico dei
rifiuti di terza categoria si propone come soluzione affidabile e
matura per la sistemazione definitiva, su vasta scala, dei rifiuti
radioattivi». (Brondi, Ventura, 2009)
Anche il “concetto multibarriera” basato sull’integrazione di
barriere naturali e artificiali, è sempre stato oggetto di discussioni, confronti, dibattiti accesi, nel momento in cui si sono ipotizzate garanzie di sicurezza temporali comprese tra i 100.000 e il
milione di anni. In questa dimensione spazio-temporale, che rappresenta una vera ipoteca sui rischi del futuro, il concetto delle
barriere artificiali, in funzione di un contenimento nel corso del
periodo di maggior pericolo e di attività degli HLWs, in pratica il
periodo di avviamento del deposito, sarebbe da considerarsi in
Bettini V., 2006, Scorie, l’irrisolto nucleare, UTET Libreria,
Torino
Brondi A., Ventura G., 2009, Il nucleare ed il vincolo delle
scorie, Geologia dell’Ambiente, 1/2009, 19-22
Dunlap R.E., Kraft M.E., Rosa E.A., 1993, Public Reactions to
Nuclear Waste. Citizens’ Views of Repository Siting, Duke
University Press, Durham, N.C. (Based on a symposium,
San Francisco, CA, 1989)
Mascarelli A. L., 2009, Funding cut for US nuclear waste
dump, Nature, 30 april 2009, 458, 7242, 1086-1087.
Nieves E., 2000, A Land’s ‘Caretakers’ Oppose Nuclear-Dump
Plan, The New York Times, Sunday, April 23, 2000, p.12
NRC, 1957, The Disposal of Radioactive Waste on Land,
National Academy Press, Washington, DC
NRC, 2001, Disposition of High-Level Waste and Spent
Nuclear Fuel: The Continuing Societal and Technical
Challenges, National Academy Press, Washington DC.
Spiegel E., McArthur N., 2009, Energy Shift, McGraw Hill
Winograd I.J., Roseboom Jr E.H., 2008, Yucca Mountain
Revisited, Science, 320, 13 June 2008, 1426-1427
una dimensione di intervento eventuale possibile in quanto
“tempo storico”.
Dopo il confinamento definitivo, a deposito sigillato, si entrerebbe in una dimensione di tempo geologico, dove non sarebbe
più ipotizzabile l’intervento umano. A sua volta, il reattore naturale di Oklo, in Gabon, divenuto critico due miliardi di anni fa,
quando l’uomo non era neppure un’ipotesi, a seguito del concentrarsi, negli interstizi delle rocce, di uranio 235 in quantità sufficiente a innescare la reazione nucleare, non può essere considerato un analogo accettabile, in quanto riguarda ambienti specificatamente argillosi (non ne abbiamo analoghi né in ambito salino, né in ambito cristallino) e in particolare perché non siamo in
grado di inserire questo “analogo” in una dimensione spazio-temporale accettabile. Se poi consideriamo la possibilità di stoccare
in superficie gli HLWs per la durata di un secolo o due, in attesa
di trovare soluzioni migliori (NRC, 1957, 2001), ci renderemmo
conto che molte di queste operazioni di stoccaggio avverrebbero
nelle vicinanze di aree metropolitane, fiumi, laghi e lungo le coste,
il che ci riporta a un livello decisamente alto di incertezza. Se in
questi depositi di superficie vi fossero incidenti, sabotaggi o la
mancanza di controllo istituzionale, avremmo rischi ambientali
anche superiori a quelli legati allo stoccaggio in profondità. In
pratica, sia l’isolamento geologico nel granito, nell’argilla, nel sale
o nel tufo che lo stoccaggio in superficie comportano altissimi
livelli di incertezza. Ci confrontiamo quindi con problematiche
che non sembrano risolvibili, con sorprese potenziali e con evidenti limiti della valutazione in termini di previsione, in particolare in ambito scientifico, in quanto «the fate of HLWs over time
frames of undreds of millennia is not knowable». (Winograd,
Roseboom, 2008) ■
*Università IUAV di Venezia
SETTEMBRE/OTTOBRE 2009