Qui - TIS Innovation Park

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Qui - TIS Innovation Park
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TIS Paper
Il Magazine dell'innovazione
Edizione 01
Marzo 2012
p.4
I partner
La foto
Hubert Hofer
Direttore del TIS
Il TIS fa scuola
p.6
fermazione descrive comunque l'immagine assolutista dei monarchi europei tra il Settecento
e l'Ottocento. Allora, imperatori e re credevano di disporre del potere assoluto. Oggi, dopo
tante rivoluzioni e nell'era di internet, sappiamo che il potere assoluto è del tutto fuori moda
e non rappresenta più un modello da seguire. Domina la community, la "comunità". I dittatori
nordafricani e del mondo arabo vengono piegati dal potere di internet 2.0, così come è capitato a un nobile ministro tedesco quando in rete si è scoperto che aveva copiato la sua tesi di
laurea. La community si sta dimostrando il quinto potere dello stato, dopo quello legislativo,
esecutivo, giudiziario e della stampa, si colloca tra il pluralismo e il farsi giustizia da sé, ma con
la sua massima trasparenza è un passo avanti per la democrazia. Questo numero di TIS Paper
si occupa proprio dell'incontro dei processi di sviluppo prodotto e delle idee di business innovative con i pensieri della community. I testimonial di questa evoluzione sono il guru del Free
Software Glynn Moody (p. 6) e la start-up nel TIS “Six heads” (p.10) che sfruttano ognuno a
proprio modo la community. Il titolo di questo TIS Paper: "La community sono io” rappresenta
soprattutto questo: il successo delle community è dovuto a persone che vogliono partecipare
ai processi, si vedono chiedere un'opinione e possono esprimerla liberamente. Le imprese
fanno certamente la cosa giusta, se sfruttano questo fatto e le dinamiche che ne derivano.
Divertitevi poi a guardare i brevi filmati online e le altre notizie nascoste dietro i QR code.
Vi auguro una buona lettura e molta ispirazione,
Sinergie per l’Alto Adige
p.5
"Lo stato sono io" forse il Re Sole francese Luigi XIV non l’ha mai detto, ma questa af-
L‘intervista
Glyn Moody, il ribelle del software, strenuo sostenitore dell’ “apertura delle aziende”,
parla dell’importanza della community
p.10 Il ritratto dell'imprenditore
Quando un team disorganizzato è in grado di risolvere problemi: la start-up “six heads”
gestisce una piattaforma internet che media tra architetti e designer da una parte e
imprese dall’altra
p.13 Le news
Brevi notizie dal TIS
Colophon
Redazione: Astrid Brunetti, Eva Pichler, Heiko Schoberwalter
Layout: DOC.bz
Fotografie: Alex Filz, Tiberio Sorvillo, Gerd Altmann / pixelio.de, Martina Jaider
Stampa: Fotolito Varesco, Ora
Questo giornale è stampato su carta riciclata.
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facebook.com/TISbz
twitter.com/TISbz
Per rendere la lettura più interattiva, abbiamo corredato alcuni articoli dei cosiddetti codici QR che portano a siti web
o video. I codici QR possono essere letti da tutti gli smartphone. Ecco come funziona: scaricate il software dal vostro
fornitore di app (per esempio per il BlackBerry il BlackBerry App World) sul Vostro telefono cellulare e fotografate il
codice QR. Il codice viene decodificato e ricevete così immediatamente le informazioni salvate sul codice QR.
Abteilung 34 - Innovation, Forschung,
Entwicklung und Genossenschaft
Ripartizione 34 - Innovazione, Ricerca,
Sviluppo e Cooperative
TIS Paper Marzo 2012
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I partner
News dai
partner
Assolutamente trendy!
La serie di eventi “L’impresa che cambia” è al terzo giro: il blocco primaverile
è tutto nel segno dei trend. Il 20 marzo e
il 17 aprile si parla di digitalizzazione e salute.
Nell’ambito dell’evento “L’impresa che cambia”,
organizzato da EURAC, SMG e TIS, i relatori
devono confrontarsi con il moderatore in uno
spazio di tempo di esattamente 60 minuti. Durante l’evento i partecipanti hanno di nuovo la
possibilità di fare le proprie domande via sms,
che verranno poste ai relatori da parte del moderatore alla fine delle relazioni. L’evento inizia
sempre alle ore 19 e si svolge all’EURAC.
Per maggiori informazioni rivolgersi a:
[email protected] | T 0471 068301.
L’impresa che cambia 2012
20 marzo, ore 19, EURAC:
Digitalizzazione: Circondati dai dati.
17 aprile, ore 19, EURAC:
Salute: Sei quello che mangi.
L'impresa che cambia - Trend
http://www.youtube.com/
watch?v=DI9omL3LbpU
On the rocks
Marmo di Lasa, porfido di Laives, arenaria di Meltina o basalto di Siusi: il più
grande tesoro del sottosuolo altoatesino sono le pietre naturali locali, che
vengono usate da generazioni soprattutto nel settore edile. Per illustrare le molteplici qualità e possibilità di queste preziose
materie prime locali, a maggio 2011 è stata fondata la Vereinigung Naturstein Südtirol (Unione
Altoatesina Pietre Naturali). Al momento l’unione conta 14 soci, composti da gestori delle
cave e lavoratori di pietre naturali. L‘estrazione
della pietra naturale e la sua trasformazione in
materiale edile godono di una lunga tradizione.
La Vereinigung Naturstein Südtirol rappresenta
i gestori delle cave e i lavoratori di pietre naturali altoatesini. Il loro obiettivo è di trasmettere la
poliedricità e il significato di questo importante
materiale edile locale sostenibile e prezioso. «Il
settore delle pietre naturali soffre una grande
pressione a causa della concorrenza di prezzo
che viene dai Paesi asiatici, dove l’estrazione,
la lavorazione ma anche il trasporto di pietre
naturali hanno costi molto contenuti rispetto a
quelli locali» afferma Barbara Graus, presidente dell’unione, che continua: «La nostra unione
vuole mettere in evidenza i numerosi vantaggi
che offrono le aziende locali che lavorano con
le pietre naturali: dalla sostenibilità dei cantieri,
alle consulenze dettagliate, passando dalla buona qualità, fino ai tempi e i percorsi di trasporto
contenuti, che corrispondono a un buon bilancio CO2, solo per citarne alcuni». Informazioni
dettagliate sulle diverse pietre naturali altoatesine e sull’Unione Altoatesine Pietre Naturali si
trovano sul sito www.naturstein-suedtirol.it e
nella nuova brochure “Pietra naturale dell’Alto
Adige”. Nella hall del TIS si può visionare una
collezione di pietre naturali altoatesine unica nel
suo genere, completa di foto di usi diversi delle
pietre. Il TIS innovation park e l’Ufficio geologia
e prove materiali della Provincia di Bolzano sono
co-iniziatori dell’iniziativa.
I social media
semplificati
Rafforzare la capacità concorrenziale delle piccole e medie imprese locali
attraverso l’uso dei social media: questo è l’obiettivo del progetto “SMART”.
«Internet non è più un concetto astratto per le
aziende, ma al contrario in confronto i social
media vengono nettamente trascurati» afferma
Michaela Kozanovic, responsabile del progetto
SMART. Il progetto Interreg IV vuole proprio
ovviare a questo problema, e presta particolare attenzione all’impiego dei social media come
ulteriori canali di comunicazione. Questi infatti
possono costituire un contributo rilevante per
acquisire nuovi clienti e nuovi collegamenti e
incrementare la collaborazione tra partner e
fornitori. SMART prevede una serie di attività: nell’ambito di un concorso interregionale
di idee, le imprese di diversi settori economici
del Tirolo del Nord e dell’Alto Adige si possono confrontare in modo creativo sull’impiego
dei social media nella propria impresa. Un sito
web (www.smart-regio.eu) mette a disposizione le offerte di formazione in questo settore, le
aziende interessate possono scambiarsi idee ed
esperienze in un blog e vengono fornite istruzioni semplici ed esempi best-practice.
Social Media spiegati
da Common Craft
http://www.commoncraft.com/video/
social-media-spiegati-da-common-craft
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Vai in montagna
responsabilmente!
Attrezzare i cartelli dei percorsi in montagna con le indicazioni dei pericoli, insegnare a valutare per tempo il rischio
di valanghe, organizzare dei percorsi
formativi per insegnare la percezione
dei rischi che si annidano nelle previsioni metereologiche e creare delle linee
guida per i volontari delle commissioni
valanghe: questi sono solo alcuni degli obiettivi che si è posto il SUMMIT, Safety for Users
on the Mountain area by Management of risks
and Innovative Technologies, il progetto INTERREG Italia-Austria che sta portando avanti
il Cluster Protezione Civile & Sicurezza Alpina
del TIS. Scopo del progetto è di migliorare il
comportamento prudente e la autoresponsabilità delle persone in ambiente alpino attraverso
l'innovazione tecnologica e il miglioramento
della valutazione e della comunicazione dei rischi. Insieme al TIS stanno lavorando su queste
tematiche anche altri 6 partner: l’Università di
Innsbruck, il soccorso alpino della AVS (Alpenverein Südtirol), la Provincia Autonoma di Bolzano, il Land Tirol, l’Accademia Europea di Bolzano e il Global Risk Forum GRF Davos svizzero.
Il TIS fa
scuola
“School Programmes” è il progetto del TIS che porta la cultura dell’innovazione nelle scuole e negli enti di formazione. Il TIS
apre le proprie porte e offre l’opportunità di dare un’occhiata nel
mondo delle imprese innovative. Al momento sono in programma
sei unità didattiche: tali unità sono state concepite per permettere
ai partecipanti di interagire attivamente durante una presentazione o un workshop. Inoltre gli studenti delle classi 4ª e 5ª delle scuole superiori possono partecipare a tre escursioni: un “enertour”,
uno “snowtour” e un tour sul tema “Protezione Civile & Sicurezza
Alpina”. Per maggiori informazioni sulle unità didattiche e sulle escursioni si può consultare il sito del TIS (www.tis.bz.it).
Convenzione con
il Politecnico di Milano
Dalle prove di resistenza meccanica su
materiali plastici alla ricerca di dispositivi per il monitoraggio di infrastrutture per il trasporto fino alla ricerca di
stagisti o ricercatori per progetti specifici: il contatto con il Politecnico di Milano per il TIS innovation park diventa
da quest’anno ancora più stretto. È stata
infatti istituita una convenzione della durata di
cinque anni con la rinomata università tecnica
italiana che garantisce un canale preferenziale
per le aziende interessate a entrare in contatto
con i professori e i ricercatori del Politecnico. Invece di cercare da soli l’interlocutore più adatto
alle proprie esigenze, le aziende adesso possono infatti rivolgersi a Franco Staffa, ingegnere
del TIS innovation park responsabile del Trasferimento Tecnologico: lui si occuperà di cercare
il contatto giusto per lo sviluppo tecnologico e
l’innovazione delle aziende altoatesine. Il suo
referente principale a Milano è il professor Federico Cheli, Presidente del Consiglio di Laurea
in Ingegneria Meccanica presso il Dipartimento
di meccanica.
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Das
L'intervista
Interview
Per sviluppare innovazioni tecnologiche, negli ultimi anni le aziende tendono sempre di più a instaurare relazioni con l’esterno per scambiare e condividere tecnologie e competenze. Per parlare di come la comunità
possa aiutare le imprese ad “aprirsi all’innovazione”, TIS Paper ha intervistato Glyn Moody, uno dei più importanti giornalisti nel settore del Software Libero e dell‘Open Innovation, che ha fatto della cooperazione e
dell’apertura il proprio cavallo di battaglia.
TIS Paper: partiamo dall’”Open Innovation”:
perché le aziende dovrebbero aprirsi? A chi
e a cosa dovrebbero aprirsi?
La community
fa la forza
Intervista con il giornalista
Glyn Moody
Glyn Moody: perché, molto semplicemente,
al di fuori delle aziende esistono molte più
persone che all’interno: è quindi molto probabile che fuori dalle aziende circolino molte
più buone idee che all’interno. È una questione di numeri. Si tratta di una comunità che
ha una tale e immensa forza che non va sprecata, anzi, va sfruttata, e per farlo ci si deve
mettere in collegamento con essa. Rispetto
al passato, oggi grazie ad internet è possibile creare una rete, una comunità di utenti
che sono interessati a un’idea, a un prodotto. Mezzi di comunicazione come la posta e
il telefono non erano in grado di creare una
rete di individui che potessero interagire simultaneamente e senza le regole restrittive
del tempo e dello spazio. Oggi c’è maggiore
libertà e ognuno può dare il proprio contributo quando e da dove vuole.
TIS Paper: in questo momento storico, tra
paura della crisi e ricerca di sostenibilità, perché affidarsi alla community?
Glyn Moody: la community è costituita dalle persone, e ha la consistenza di una roccia:
esisterà sempre. Le banche, per esempio,
non sono sicure, non sono permanenti; per
questo ha più senso basare la società sulle
persone e sulle relazioni interpersonali.
TIS Paper: le banche portano i finanziamenti,
qual è invece la caratteristica della community che può interessare le aziende?
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Glyn Moody: l’onestà. Se ci si apre alla community, questa risponde e parla di ciò che
pensa veramente, esprime delle opinioni e
avanza delle critiche. Se l’azienda risponde
onestamente agli input che le arrivano dall’esterno, allora è possibile creare una relazione
d’amicizia. Tra amici non si vorrebbe che ci
«La community
è costituita dalle
persone, e ha
la consistenza
di una roccia:
esisterà sempre».
fossero bugie, e meno se ne dicono più la relazione diventerà forte. Le aziende non possono fare solo finta di aprirsi alla community
per portare avanti una strategia di marketing:
non si tratta più solo della marca, del “trucco”
di saper vendere bene un nome, ma del valore intrinseco del prodotto. Devono capire
che si tratta di conquistarsi l’appartenenza ad
una determinata comunità, e ciò è possibile
solo se l’onestà è reciproca: la gente ti dice
quello che pensa e tu, azienda, ti metti in
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gioco. Aprirsi alla community permette alle
aziende di ricevere informazioni utili, che in
generale si pagherebbero molto.
TIS Paper: Come si dovrebbero comportare le aziende se nei loro confronti vengono
espresse critiche negative? Glyn Moody: Naturalmente bisogna anche
imparare ad essere umili: le critiche e il confronto portano conoscenza, che determina
innovazione, e nel confronto è importante rispondere, e farlo con onestà. Se la community
«È da pazzi
l’idea di
ignorare cosa
pensano
veramente le
persone».
rileva un problema, l’azienda deve mettersi in
testa che è tenuta a rispondere onestamente
che farà le debite verifiche, non può permettersi di cancellare la critica. È da pazzi l’idea
di ignorare cosa pensano veramente le persone. Il legame che si crea tra azienda e community può diventare ancora più forte perché
non è più basato sul marketing, bensì sulla
sostanza. Quello che deve diventare visibile
sono le cose importanti, il valore vero del prodotto, perché i clienti sono sempre più attivi,
non più passivi: non ricevono più i prodotti,
ma li scelgono. L’accesso a internet ha portato ad una maggiore democratizzazione, e attualmente la gente si interessa, ha maggiore
libertà d’azione e di pensiero e, soprattutto,
ha un potere che prima non aveva: si informa,
si confronta con altri e critica a livello globale.
È anche per questo che le aziende devono
puntare sull’onestà, perché le opinioni circolano e grazie a internet può sempre emergere
la verità, ed è a disposizione di tutti. Anche i
cosiddetti “opinion leader” non hanno tutto
il potere che viene loro attribuito: le persone
più importanti a cui si chiede sono gli amici,
le persone che conosci, la comunità che ti è
più prossima. Internet facilita il contatto con
le persone che hanno interessi comuni e con
gli amici lontani. Si è venuta a creare quella
che viene chiamata la “morte della geografia”: gli amici restano in contatto nonostante
la distanza fisica, e chiedere la loro opinione
in tempo reale è facile e veloce. Sapere cosa
ne pensano gli amici, la “tua community”, è
molto più importante rispetto ad accettare
l’opinione di una qualsiasi altra autorità.
«Il legame che si crea tra azienda
e community può diventare
ancora più forte perché non è
più basato sul marketing, bensì
sulla sostanza».
Il ribelle del software: Glyn Moody è uno
dei più importanti giornalisti nel settore del
Software Libero e dell‘Open Innovation.
Moody deve la propria fama al libro “Codice
ribelle”, nel quale ha spiegato con dovizia di
particolari perché le imprese di tutto il mondo cooperano fortemente per lo sviluppo del
sistema operativo GNU/Linux.
Blog Moody
http://opendotdotdot.blogspot.com/
“Aprite l’innovazione!” o “L’innovazione aperta”? Nel 2003 il professore e direttore esecutivo del “Center for Open Innovation
at Berkeley” Henry Chesbrough ha definito il
concetto di “Open Innovation”, ovvero «un
paradigma che afferma che le imprese possono e debbono fare ricorso ad idee esterne,
così come a quelle interne, ed accedere con
percorsi interni ed esterni ai mercati, se vogliono progredire nelle loro competenze tecnologiche».
—
Intervista di Astrid Brunetti
fine
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Il ritratto dell‘imprenditore
Ritratto d'imprenditore:
Alessandra Less, Enrico Grisenti e Giacomo Vianello, Six heads
Social Design 2.0
Punto d'incontro per designer e architetti. La start-up nel TIS "Six heads" utilizza il crowdsourcing
per facilitare l'accesso al lavoro dei giovani designer e contemporaneamente sottoporre proposte appropriate alle aziende che cercano progetti di design.
Sei teste, “six heads” - Alessandra Less, Enrico Grisenti e Giacomo Vianello hanno battezzato così la loro impresa. Ed eccoli qui.
Non in sei, ma in tre. No, nessuno si è perso,
ammalato o licenziato. Sono sempre stati in
tre. «Inizialmente», racconta Enrico Grisenti,
«calcolavamo di dover essere sei persone per
dare vita all'azienda, poi abbiamo visto che
tre erano sufficienti». Prima ancora di aver
finito questa frase prosegue: «Io non faccio
propriamente parte del team, fungo da finanziatore». Le altre due teste al tavolo, quelle di
Giacomo Vianello e Alessandra Less, annuiscono.
Un team non organizzato che risolve
i problemi
Nella primavera 2011 nell'Incubatore d'imprese del TIS innovation park è nata "Six
heads communication srl" con i suoi due-tre
collaboratori. L'idea: le imprese devono poter
trovare con rapidità e semplicità architetti,
designer industriali e designer di prodotto.
Sì, e allora - verrebbe da chiedersi - cosa c'è
di innovativo? La risposta è pronta: «Abbiamo osservato un modello di business proveniente dall'America, il crowdsourcing»,
racconta Enrico Grisenti. Nel crowdsourcing
un gruppo di persone non organizzate in un
team esterno all'azienda risolve i problemi e
gestisce i progetti di lavoro. In altre parole:
"Six heads" offre una piattaforma internet
denominata “designerwannabe” sulla quale possono registrarsi architetti e designer.
Un'impresa alla ricerca di un architetto o un
designer si rivolge a "Six heads" illustrando le
proprie esigenze, "Six heads" bandisce il progetto sul suo portale internet e riceve idee dai
designer e dagli architetti registrati, in tutto
circa 450. Una rete sociale per designer, oppure, nel linguaggio internet, Social Design
o Design 2.0. Da novembre 2011 il portale è
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online e "Six heads" ha già potuto conquistare
cinque clienti in cerca di designer.
Giacomo Vianello appoggia sul tavolo alcuni
dadi di legno intagliati. «Questo è uno dei
nostri primi progetti», dice, «un portacavi in
legno. Si tratta di un gadget innovativo rea-
«Abbiamo osservato
un modello di
business proveniente
dall'America,
il crowdsourcing»: un
team non organizzato
esterno all'azienda
risolve i problemi e
gestisce i progetti di
lavoro.
lizzato con il legno», prosegue Vianello e aggiunge che nel concorso per questo oggetto
sono arrivate 30 proposte da circa 100 designer. Al cliente gardenese questo portacavi
in legno è piaciuto più di tutti.
Il lavoro dei due collaboratori di "Six heads" è
stato quello di verificare se venivano soddi-
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TIS News
«Il nostro modo di
operare è profondamente
democratico. L'impresa
interessata vede molte idee
e molti stimoli e da questa
offerta plurale può trovare
esattamente l'oggetto che
più fa al caso suo».
sfatte le aspettative del loro cliente per l'oggetto e successivamente, dalle 100 proposte,
realizzare un catalogo di idee per il cliente.
Nel catalogo i designer sono anonimi e ogni
progetto è identificato da un codice, così il
cliente può scegliere esclusivamente sulla
base dell'oggetto e non del nome dell'autore.
«In tal modo anche i designer più giovani, che
ancora non si sono fatti un nome nel settore,
hanno una reale possibilità di aggiudicarsi
l'incarico», ci spiega Alessandra Less. Less è
laureata in architettura e nel corso dei suoi
studi ha visto molti suoi progetti rimanere
impolverati su qualche libreria, anche quando venivano giudicati con voti alti. Per Less,
Grisenti e Vianello si tratta di uno spreco di
potenziale che li ha indotti a decidere di valorizzare meglio le idee di giovani designer
e architetti proponendo la loro piattaforma
"designerwannabe.com".
Democrazia del design
I conti sembrano tornare. Lentamente ma con
costanza si diffonde la notizia che il sistema
"Six heads" garantisce vantaggi per le imprese che cercano designer e per i designer
stessi. Infatti, i designer hanno la giusta opportunità di ricevere un incarico, l'impresa
per contro riceve in breve tempo un grande
numero di proposte coordinate e quindi una
molteplicità di idee altrimenti introvabile in
un solo designer o un solo architetto.
«Il nostro modo di operare è profondamente democratico», spiega Alessandra Less.
«L'impresa interessata vede molte idee e
molti stimoli e da questa offerta plurale può
trovare esattamente il progetto che più fa al
caso suo». Naturalmente attraverso la piattaforma "designerwannabe" la richiesta può
andare oltre il semplice gadget. Ad esempio,
i contest attivi sul portale al momento hanno
la richiesta di nuovi design per un bicchiere
da birra o di soluzioni architettoniche per interni per la realizzazione di un bar. Il principio
secondo cui lavora "Six heads" è sempre lo
stesso: il cliente espone i suoi desideri, loro
preparano un bando per il progetto sul suo
portale internet, i designer propongono i
loro lavori inviando i progetti alla start-up che
organizza un catalogo di progetti personalizzato all'interno del quale il cliente effettua la
propria ricerca. Questo è quanto. Finora tutto
va così. Sembra quasi che per "Six heads" il
problema da risolvere resti quello di passare
finalmente a sei teste. Alessandra Less sembra farsene carico, dato che avrà il suo secondo bambino in aprile. «Contando anche i miei
due bambini siamo già cinque e chissà, forse
in questo modo riusciremo ad arrivare a sei».
—
Testo di Heiko Schoberwalter.
www.designerwannabe.com
Cinque donne e
una pietra
TIS News
Una “App” turistica
per gli ingegneri
Rilevare con il proprio smartphone le
posizioni dei punti di pericolo e i dissesti presenti lungo un fiume e poterli
vedere tutti in 3D quando si inquadra
il fiume: questa è una brillante idea dell’azienda tecnologica del TIS, la HydroloGIS,
che ha integrato un’applicazione dedicata
al turismo con una pensata per i rilievi ambientali, in modo che gli ingeneri ambientali
e i geologi possano facilmente velocizzare la
prima fase di rilievo dello stato del territorio
per dedicare così più tempo alle analisi vere
e proprie. Andrea Antonello, socio fondatore di HydroloGIS, ha avuto quest’idea grazie a un post su un social network di Patrick
Ohnewein, Manager del Centro Free Software & Open Technologies del TIS innovation
park. L’applicazione per il turismo è Mixare.
org: un software libero di Realtà Aumentata
(Augmented Reality) sviluppato dall’azienda
di Frangarto Peer Internet Solutions e pensato per i turisti. Il programma inserisce in tempo reale sull’inquadratura dello smartphone
informazioni aggiuntive che vengono scaricate da internet. «L’efficace integrazione tra
il know-how di due piccole imprese come la
HydroloGIS e la Peer Internet Solutions è la
dimostrazione che, per creare innovazione,
bisogna aprirsi al confronto e collaborare»
afferma Patrick Ohnewein
News dalla quarzite argentata: cinque
donne lavorano insieme al Cluster Alpine Wellbeing del TIS per realizzare nuovi prodotti con questa pietra
primordiale. A giorni dovrebbe essere
lanciata sul mercato la collezione di gioielli in
quarzite argentata della designer Alexia Del
Toro. La designer è il quinto elemento della
squadra di sviluppatrici della quarzite argentata, composta delle imprenditrici Conny
Schwitzer e Anneres Ebenkofler, che insieme hanno portato sul mercato già nel giugno
2011 il massaggio della pietra primordiale, e
delle massaggiatrici Sonja Gasser e Julia Innerbichler. La quarzite argentata è una pietra
naturale preziosa della Val di Vizze, e si distingue per le sue numerose qualità positive,
come l’effetto antibatterico, l’elevata capacità
di accumulare calore, il ridotto assorbimento
d’acqua e la resistenza all’acidità. «Lavorare
in rete ha molti vantaggi, ma è anche una sfida che si dovrebbero porre tutte le aziende,
perché permette la nascita di nuove sinergie»
afferma Conny Schwitzer.
Ottimi voti per
gli impianti a biogas
Gli impianti biogas producono più
energia di quanta ne consumano e
immettono meno CO2 nell’ambiente
rispetto ad una gestione tradizionale
di liquami, letame e rifiuti organici da
raccolta differenziata: questo è il risultato di uno studio commissionato dalla Ripartizione Agricoltura della Provincia di Bolzano
all’Area Energia & Ambiente del TIS. Nell’ambito dello studio sono stati analizzati i “Benefici ambientali, economici ed energetici degli
impianti a biogas in Provincia di Bolzano”. La
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TIS Paper Marzo 2012
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TIS Paper Marzo 2012
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conclusione: gli impianti a biogas sono ecologici, perché producono più energia di quella
che usano e sono anche sostenibili perché attraverso la valorizzazione di liquami, letame
e rifiuti organici viene immessa nell’atmosfera
meno CO2 rispetto all’utilizzo come compost
o come fertilizzante per i campi. Per quanto
riguarda l’analisi economica degli impianti,
lo studio ha dimostrato che non tutti gli impianti analizzati hanno un conto economico
positivo. Analizzando tutti i costi di esercizio
e le entrate si è scoperto che l’economicità
dipende da tanti fattori, di cui i più importanti
sono: costi d’investimento, modalità di finanziamento, valore della tariffa incentivante,
utilizzo o meno di co-fermenti, valorizzazione
del calore prodotto ed infine efficienza nella
gestione dell’impianto.
Il TIS alle olimpiadi
In occasione dei primi Giochi Olimpici Giovanili Invernali di fine gennaio a
Innsbruck, non solo si sono incontrati 1000 talentuosi giovani sportivi in
diverse gare sportive ma, durante le
gare, sono state messe alla prova sul
campo anche le tecnologie invernali
e i materiali innovativi. E questo motivo è bastato al Cluster sport & winterTECH
del TIS innovation park per organizzare degli
incontri con i rappresentanti nazionali dei futuri organizzatori dei Giochi Olimpici nell’ambito del programma di contorno dei Giochi
di Innsbruck. Obiettivo degli incontri, che si
sono tenuti in cooperazione con la Standortagentur Tirol, era di illustrare i pregi delle
tecnologie invernali e il relativo know-how
dei futuri organizzatori. Inoltre i partecipanti
hanno potuto dare un’occhiata dietro le quinte del grande evento sportivo.
Le news
Le imprese devono aprire i loro processi di
innovazione ai clienti, ai fornitori, agli esperti, ma perfino all'uomo della strada. In effetti,
tanto più un'impresa è trasparente agli input
provenienti dall'esterno, tanto più sarà in
grado di assorbire potenziali fonti di innovazione: questo è il credo del metodo Open
Innovation.
Per le imprese è fondamentale accelerare i
processi di innovazione con questi strumenti
se vogliono resistere alla crescente pressione legata alla concorrenza e all'innovazione.
Secondo numerosi studi, i cicli di vita di un
prodotto diventano sempre più brevi e conseguentemente il fatturato che un'impresa
può raggiungere con un nuovo prodotto si
abbassa. Il perfezionamento dei prodotti
esistenti nonché lo sviluppo di prodotti e servizi nuovi assumono un'importanza mai vista
finora. Il panorama dell'innovazione è condizionato anche dal fatto che i collaboratori di
oggi, rispetto a quelli di ieri, non restano tutta
la vita a lavorare nella stessa azienda: le conoscenze si muovono in un circuito dinamico e
quindi merita più attenzione non lasciare che
si disperdano.
Open Innovation
Troppi cuochi
guastano la cucina?
Proprio no!
Open Innovation, Crowdsourcing o Co-Creation:
non sono nuovi giochi per computer,
ma metodi per trovare idee o sviluppare progetti.
Questi metodi aprono verso l'esterno il processo di innovazione
tradizionalmente interno alle aziende e riuniscono il sapere di molti.
Le innovazioni entrano in un'azienda attraverso il coinvolgimento attivo di figure esterne,
come clienti, fornitori ed esperti oppure centri di ricerca e università, che possono fornire
un sostegno decisivo nella generazione di
nuove idee e nello sviluppo di nuovi prodotti. Con particolare riferimento alle esigenze
del mercato, sono i clienti stessi a poter dare
input importanti e così contribuire a ridurre
il rischio di fallimento di un prodotto. Molte
grandi aziende e i grandi gruppi sfruttano
già con successo il sapere della massa "fuori",
arrivando a sviluppare proprie piattaforme di
Open Innovation. Per fare un esempio, nel
gruppo Procter&Gamble, che detiene marchi
come Pringles, Pampers e Gilette, già il 50%
delle idee innovative derivano da processi di
Open Innovation.
Co-Creation
Nella Co-Creation si devono creare nuovi
valori assieme ai clienti, cioè creare con loro
delle innovazioni. La casa automobilistica
BMW utilizza già questo metodo con successo: attraverso la piattaforma Co-Creation
Lab tutti i fan di queste automobili possono
comunicare le loro idee, scambiare opinioni
con gli altri utenti e collaborare direttamente
con gli esperti BMW.
Piattaforma
Open Innovation
per l'Alto Adige
Il metodo Open Innovation non è tuttavia
destinato solo alle grandi aziende o ai grandi
gruppi, ma anche le piccole e medie imprese
possono - e dovrebbero - avvantaggiarsene.
Con questo obiettivo l'Associazione Provinciale dell'Artigianato (APA) con partner come
l'Università di Innsbruck, l'HYVE (società
di innovazione di Monaco), E2M Research
Group di Innsbruck e il TIS innovation park
lavorano a una piattaforma Open Innovation
per l'Alto Adige. «L'APA e il TIS devono spronare tutte le imprese interessate alla Open
Innovation e dare loro un supporto tramite la
piattaforma. In programma c'è anche di organizzare numerosi workshop creativi, fondare
un'officina per la realizzazione di prototipi
e una piccola galleria nel TIS che esponga
tutti progetti nati da Open Innovation», dice
Johannes Brunner del Centro Simulazioni &
Materiali del TIS.
Il portale www.openinnovation-suedtirol.com
sarà online da metà di maggio.
—
Testo di Eva Pichler.
Crowdsourcing
Un altro metodo per catturare le conoscenze delle masse è rappresentato dal
cosiddetto "crowdsourcing": contrariamente
all'outsourcing, che prevede l'affidamento
preciso di incarichi a terzi, nel crowdsourcing
gli incarichi vengono affidati a una massa
sconosciuta di persone le quali, di norma,
non svolgono l'attività specifica a tempo
pieno. Questi "esperti" risolvono i problemi
insieme e partecipano direttamente ai progetti di ricerca e sviluppo. Un esempio di
crowdsourcing tra i più noti di è rappresentato da Wikipedia.
fine TIS Paper
TIS Paper Marzo 2012
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TIS Paper Marzo 2012
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Il Crowdsourcing
http://www.youtube.com/
watch?v=BFD_c7Tzss4
www.cursiva.it
NEUE ENERGIEN
NUOVE ENERGIE
27.-29.09.12