14 luglio 2011

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14 luglio 2011
ENPAPI
Rassegna Stampa del 14/07/2011
INDICE
ENPAPI
13/07/2011 Il Piccolo di Alessandria
Lorella Gambarini al vertice della Consulta unitaria permanente
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PREVIDENZA
14/07/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
Stretta su sanità e pensioni
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14/07/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE
Pensioni e Sanità i Conti in Tasca alla Nuova Austerity
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14/07/2011 Il Sole 24 Ore
Pensioni, contributo da quelle alte
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14/07/2011 Il Messaggero - Nazionale
Manovra, subito i nuovi ticket giro di vite sulle pensioni d'oro
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14/07/2011 ItaliaOggi
Professioni, no alla deregulation
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14/07/2011 ItaliaOggi
Voce ai contributi silenti
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14/07/2011 ItaliaOggi
Esercizio abusivo della professione, il fatto non sussiste
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14/07/2011 ItaliaOggi
Pensioni, il sistema non va
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14/07/2011 ItaliaOggi
Le novità degli emendamenti
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14/07/2011 MF
Più tasse e in pensione sei mesi dopo
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12/07/2011 Il Sole 24 Ore Sanita'
Pensioni d'oro e donne: ecco i tagli
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14/07/2011 Panorama
chi vuole spolpare l'italia
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14/07/2011 Terra
Centrosinistra, tentato suicidio?
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14/07/2011 Quotidiano di Sicilia
Le modalità di utilizzo dei voucher
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ENPAPI
1 articolo
13/07/2011
Il Piccolo di Alessandria
Pag. 14
(diffusione:16500)
Lorella Gambarini al vertice della Consulta unitaria permanente
Alessandria _ Lorella Gambarini, 47 anni, è il nuovo presidente della Consulta unitaria permanente (Cup)
degli Ordini e Collegi professionali della provincia di Alessandria, ha ricevuto il testimone da Antonio Zanardi.
Gambarini, vicepresidente del collegio Ipasvi (infermieri professionali, assistenti sanitari, vigilatrici d'infanzia),
è responsabile del servizio infermieristico dell'azienda ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di
Alessandria. In questo mandato, il nuovo presidente è affiancato da due vice (Folco Perrone e Maurizio
Zailo), dal tesoriere Fabrizio Maino e dal segretario Marco Parandella. Quello alessandrino è uno dei Cup più
numerosi del Piemonte. «La Consulta unitaria permanente - spiega Lorella Gambarini - è nata come
ENPAPI - Rassegna Stampa 14/07/2011
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PREVIDENZA
14 articoli
14/07/2011
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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(diffusione:619980, tiratura:779916)
Inasprita la manovra: sale a 79 miliardi. Il ministro: resto al mio posto. Draghi: giù le spese o nuove tasse
Stretta su sanità e pensioni
Subito il ticket su pronto soccorso e ricette per le visite specialistiche Previdenza , tagli agli assegni sopra i
2.300 euro. Cambia l'età del ritiro
Inasprita la manovra, che sale a 79 miliardi. Già da lunedì potrebbero tornare i ticket su pronto soccorso e
ricette per visite specialistiche. Novità anche sulla previdenza: cambia l'età per la pensione. Ed è previsto un
contributo di solidarietà su quelle d'oro.
DA PAGINA 2 A PAGINA 9
PREVIDENZA - Rassegna Stampa 14/07/2011
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Ecco i punti del decreto Il totale delle misure sale a 80 miliardi. Stretta sulle pensioni, dai tagli alle rendite
d'oro all'aumento più rapido dell'età pensionabile. Sul deposito titoli prelievo da 34 a 680 euro
Pensioni e Sanità i Conti in Tasca alla Nuova Austerity
I numeri Le nuove misure introdotte ieri fanno lievitare la dimensione della Manovra di quasi 20 miliardi
Enrico Marro Mario Sensini
ROMA - Ticket di 10 euro sulle ricette per le visite specialistiche, di 25 euro per i codici bianchi al Pronto
soccorso, le finestre per chi vuole andare in pensione con 40 anni di contributi, un taglio agli assegni
previdenziali più elevati. E non è tutto, perché la nuova versione "rafforzata" della Manovra prevede l'anticipo
al 2013 dell'agganciamento automatico dell'età pensionabile alle speranze di vita, nuovi tagli alla spesa dei
ministeri per 2,4 miliardi di euro già da quest'anno, la conferma del livello attuale delle accise sulla benzina,
che nel 2012 costerà agli automobilisti quasi 2 miliardi, un inasprimento della tassazione sulle stock options,
l'imposta sul deposito titoli in una versione appena poco più leggera della precedente.
Le nuove misure introdotte ieri con gli emendamenti del relatore concordati con il governo fanno lievitare la
dimensione della Manovra di quasi 20 miliardi di euro. Già quest'anno, oltre al rifinanziamento delle spese
scoperte come le missioni di pace, ci sarà un primo intervento a riduzione del deficit di 3 miliardi, che salgono
a 6 nel 2012, a 25 nel 2013 e a 45 miliardi nel 2014, per un totale complessivo di 79 miliardi di euro. A far
lievitare il conto sono state le nuove misure introdotte, ma anche il trascinamento nel decreto legge della
"clausola di salvaguardia" che doveva finire nella delega fiscale. Altre brutte notizie per i contribuenti: il
decreto prevede infatti, dal 30 settembre 2013, un taglio compreso tra il 5 ed il 20% di tutte le detrazioni,
deduzioni e agevolazioni fiscali esistenti. Un taglio che vale una ventina di miliardi di euro, quelli che servono
per far quadrare i conti del 2013 e 2014, e che potrebbe essere evitato solo se, prima, sarà stata attuata la
delega per il riordino dell'assistenza ottenendo lo stesso risultato in termini di minor spesa.
Altre modifiche riguardano le privatizzazioni, con la creazione di una corsia preferenziale per vendere azioni e
partecipazioni, mentre per la dismissione degli immobili degli enti locali sono previste nuove norme nel Patto
di stabilità modificato per premiare le amministrazioni più virtuose. Nel decreto entra anche un pacchetto di
liberalizzazioni: trascorsi otto mesi dall'entrata in vigore «ciò che non sarà espressamente regolamentato sarà
libero». Cambia anche la norma sull'ammortamento dei beni in concessione: non ci sarà più il tetto dell'1%
annuo, ma un prelievo fiscale che darà lo stesso gettito ma che, al tempo stesso, non penalizzerà gli
investimenti. L'ultimo tassello della Manovra arriverà nei prossimi giorni, con la presentazione di un disegno di
legge costituzionale per blindare nella Carta il vincolo europeo sul debito pubblico.
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Sanità
Da lunedì si pagano 10 euro per le visite 25 sui codici bianchi Da lunedì, a carico di tutti i cittadini non
esenti, scatta il ticket di 10 euro sulla ricetta per l'assistenza ambulatoriale specialistica e di 25 euro (oltre agli
esenti in questo caso non pagano i bambini fino a 14 anni) per le prestazioni di Pronto soccorso col codice
bianco, quelle per le necessità meno gravi. Previsto dalla Finanziaria 2007 del governo Prodi, il ticket
nazionale sulla diagnostica è stato di anno in anno rinviato trovando coperture alternative. L'emendamento
presentato ieri dal relatore di maggioranza alla manovra prevede invece che il ticket di 10 euro entri ora in
vigore, riducendo l'incremento del finanziamento del Servizio sanitario nazionale per il 2011 dai 486,5 milioni
di euro previsti originariamente dal decreto legge della manovra ai 105 milioni dell'emendamento, con un
risparmio di 381,5 milioni. In realtà, secondo l'ultimo monitoraggio effettuato lo scorso aprile dall'Agenas,
l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, la compartecipazione alla spesa per le prestazioni
specialistiche è già applicata con proprie disposizioni in tutte le Regioni, con un importo massimo di 36,15
euro che sale a 45 euro in Calabria e a 46 euro in Sardegna e fino a 46,15 euro in Campania. Ogni Regione
inoltre prevede specifiche regole sulle esenzioni. Il rischio, adesso, è che questi ticket aumentino ancora. Il
ticket sul Pronto soccorso, invece, veniva in alcune Regioni applicato già da prima della Finanziaria 2007 e
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oggi esiste ovunque, secondo l'Agenas, tranne che in Basilicata. Si calcola che su 30 milioni di accessi annui
al Pronto soccorso circa 7 milioni e mezzo richiedono prestazioni classificate col codice bianco, il più leggero,
che non richiede il successivo ricovero. Anche in questo caso ogni Regione segue sue regole sia sulla misura
del ticket sia sulle esenzioni. Nel dettaglio alcune Regioni (Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Provincia
autonoma di Trento, Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio, Molise, Sicilia e Sardegna) hanno previsto solo
l'applicazione della quota fissa nazionale, 25 euro per l'appunto, mentre nella Provincia autonoma di Bolzano
e in Campania la quota fissa è il doppio: 50 euro.
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Pensioni
Con 40 anni di contributi un mese più tardi Si andrà in pensione più tardi e le pensioni d'oro saranno
gravate da un contributo straordinario. L'emendamento del relatore di maggioranza contiene diverse cattive
notizie per chi deve andare in pensione o per chi lo è già. Per la prima volta vengono toccati anche i lavoratori
con 40 anni di contributi che, finora, potevano lasciare immediatamente il lavoro, indipendentemente dall'età
anagrafica, al raggiungimento del requisito contributivo. Dal 2012 dovranno invece aspettare un mese. Coloro
che matureranno i 40 anni nel 2013 due mesi e infine tre mesi quelli che raggiungeranno la soglia nel 2014.
Non cambia nulla per chi matura i 40 anni di contributi entro il 31 dicembre 2011. Questa norma, stima la
relazione tecnica all'emendamento, riguarderà 68 mila lavoratori privati e 11 mila dipendenti pubblici e 34.500
lavoratori autonomi. Dal ritardo del pensionamento per chi raggiunge 40 anni di contributi i tecnici stimano
risparmi pari a 201 milioni di euro nel 2013, 433 milioni nel 2014 710 milioni nel 2015 e 790 milioni nel 2016.
Arriva inoltre un contributo di solidarietà del 5-10% sulle pensioni d'oro. Da agosto 2011 e fino a tutto il 2014
sugli importi delle pensioni eccedenti i 90 mila euro lordi e fino a 150 mila euro si applicherà un prelievo del
5%, che salirà al 10% per la parte eccedente i 150 mila euro l'anno. È importante sottolineare che, secondo
l'emendamento, a formare il trattamento pensionistico complessivo sul quale scatta il contributo di solidarietà
concorrono anche i trattamenti erogati da forme pensionistiche integrative.
Secondo le stime contenute nella relazione tecnica che accompagna l'emendamento del relatore di
maggioranza il maggior gettito derivante dal contributo non è ingente. Si tratta di 18 milioni di euro
quest'anno, che si riducono a 12 milioni al netto delle ritenute fiscali. Le maggiori entrate salgono
rispettivamente a 44 milioni di euro al lordo del fisco (24 al netto) nel 2012 e negli anni successivi.
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Previdenza
Rendite, bloccati gli adeguamenti oltre i 2.300 euro Sulle pensioni c'è però anche una piccola buona
notizia, dovuta alle pressioni che nei giorni scorsi sono state fatte sul governo sia dall'opposizione e dai
sindacati sia da settori della stessa maggioranza. Un emendamento del relatore prevede infatti una
correzione del congelamento dell'indicizzazione delle pensioni al costo della vita che era contenuto nel testo
originario del decreto legge per i prossimi due anni. Sempre per il biennio 2012-2013, sale infatti dal 45% al
70% l'adeguamento all'inflazione delle pensioni medie, quelle fino al triplo degli assegni minimi (attorno ai
1.428 euro al mese). Resta confermata la piena indicizzazione per le pensioni inferiori e l'azzeramento per
quelle superiori a cinque volte il minimo, pari a circa 2.380 euro mensili, per due anni.
La stretta, sia pure attenuata rispetto all'impianto iniziale della manovra, comporterà ugualmente risparmi
consistenti: 420 milioni di euro nel 2012, 680 nel 2013 e altrettanti nell'anno successivo. La relazione tecnica
stima infatti nel 22,3% la quota percentuale del monte pensioni relativo a trattamenti pensionistici
complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo.
La sorpresa finale sul capitolo previdenziale dell'emendamento del relatore è pero ancora di segno negativo.
Ci sarà infatti un ulteriore anticipo della norma che fa aumentare automaticamente per tutti l'età pensionabile
in rapporto all'allungamento della speranza di vita. Il meccanismo scatterà infatti dal primo gennaio 2013 e
non più dal 2014. In base alla norma, precisa la relazione tecnica, si stima che si andrà in pensione più tardi
di 3 mesi dal 2013, mentre per i successivi adeguamenti triennali la previsione è di altri 4 mesi in più dal 2016
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e così (4 mesi ogni tre anni) fino a circa il 2030 e intorno a tre mesi in più ogni tre anni fino al 2050. Tirando le
somme, significa che, rispetto a oggi, nel 2050 si andrà in pensione 3 anni e 10 mesi più tardi.
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Risparmio
Deposito titoli, prelievo da 34,20 fino a 680 euro Per chi ha azioni, obbligazioni o titoli di Stato arriva la
rimodulazione dell'imposta di bollo, dovuta sull'ammontare del deposito titoli. Non sarà più di 120 euro come
previsto in un primo momento, ma di importo diverso a seconda della consistenza del dossier. Intanto dal
2013 ci sarà un inasprimento delle aliquote rispetto a quest'anno. Se il valore nominale degli investimenti
finanziari detenuti è inferiore al 50.000 euro non cambia nulla: sull'estratto conto titoli inviato annualmente
dalla banca viene applicata un'imposta di 34,2 euro o di 17,1 euro se l'invio è semestrale, di 8,55 se inviato
ogni tre mesi o di 2,85 euro se mensile. Diverso il discorso per chi detiene titoli il cui valore nominale è
superiore ai 50 mila euro. Il governo ha previsto sette diverse fasce: da 0 a 50.000 euro, da 50.000 a 150.000
euro, da 150.000 a 500.000 euro e oltre i 500.000. Per la prima fascia, come detto, non cambia nulla. Chi ha
invece un deposito titoli il cui valore arriva fino a 150.000 euro quest'anno pagherà 70 euro per l'estratto
conto annuale, 35 euro se la comunicazione è semestrale, 17,5 se trimestrale e 5,83 euro se è mensile. Dal
2013 l'imposta aumenta. E non di poco: sull'estratto conto titoli annuale si pagherà una tassa di 230 euro o
115 se è mensile e così a scalare a seconda della periodicità. Quindi il bollo sarà di 57,5 euro se la banca
invia l'estratto ogni tre mesi o 19,17 se mensile. Salendo oltre i 150.000 euro e fino a 500.000 l'imposta
annuale prevista quest'anno è di 240 euro, o 120 per semestre, 60 per trimestre e 20 se mensile. Dal 2013 si
passa a 780 euro di bollo per le comunicazioni con cadenza annuale, 390 quando è semestrale, 195 euro se
trimestrale oppure 65 euro se è mensile. Infine la fascia più alta, ovvero oltre i 500.000 euro. Quest'anno
pagheranno 680 euro per ogni dossier, secondo la modalità a scalare previste per le altre fasce. E quindi:
390 euro su ogni estratto conto semestrale oppure 195 euro a trimestre o 65 euro al mese. Dal 2013 le
aliquote cambiano così: 1.100.000 l'anno per singola posizione, oppure 550 euro per le comunicazioni
semestrali, 275 se trimestrali e 91,67 euro se mensile.
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80
Foto: miliardi Il valore complessivo della manovra dopo il passaggio ieri a Palazzo Madama, che ha introdotto
diversi cambiamenti rispetto al testo originario
21,6
Foto: miliardi I tagli agli enti locali in programma tra il 2011 e il 2014. Di questi, 16,37 miliardi sono a carico
delle Regioni. È previsto anche l'accorpamento dei piccoli Comuni
5-10
Foto: La quota di solidarietà dalle pensioni d'oro. La manovra anticipa inoltre al primo gennaio 2013 (invece
che dal 2014) l'aggancio delle pensioni all'aspettativa di vita
2%
Foto: Il valore percentuale dei beni in concessione che l'ammortamento deducibile non potrà superare.
Scende all'1% (dal 5% attuale) la deduzione per le imprese autostradali
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Il Sole 24 Ore
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(diffusione:334076, tiratura:405061)
Pensioni, contributo da quelle alte
Penalizzate sopra i 90mila euro - Rivalutazioni azzerate oltre i 2.300 euro ANZIANITÀ Nel 2012, 2013 e 2014
slitta di 1, 2 e 3 mesi il pensionamento anticipato per chi ha 40 anni di contributi
Eugenio Bruno
ROMA
Sul tavolo delle pensioni il Governo cala il poker. Sono quattro infatti gli interventi in campo previdenziale
contenuti nel pacchetto di emendamenti alla manovra presentati dal relatore Gilberto Pichetto Fratin (Pdl) ieri
pomeriggio in commissione Bilancio del Senato: rivalutazione aumentata al 70% per gli assegni tra 1.400 e
2.300 euro e azzerata oltre tale soglia; contributo di solidarietà del 5% sui trattamenti da 90mila euro in su e
del 10% oltre i 150mila; anticipo al 2013 dell'aggancio all'aspettativa di vita; posticipo nel 2012 di un mese e
poi di due e di tre dell'uscita dal lavoro per chi ha 40 anni di contributi.
La prima misura è anche la più annunciata. Da più di una settimana l'Esecutivo si era detto pronto ad
allentare la stretta al meccanismo che adegua l'importo al costo della vita. E così è stato anche se in misura
minore rispetto alle previsioni della vigilia e, soprattutto delle richieste delle opposizioni. Anziché bloccare nel
biennio 2012-2013 l'indicizzazione sulle pensioni superiori a 8 volte il minimo Inps (cioè da 3.800 euro in
avanti), come invocato martedì dalla minoranza, il testo presentato da Fratin si è limitato ad aumentare dal 45
al 70% il coefficiente di rivalutazione introdotto dalla manovra per i trattamenti tra 3 e 5 volte (inclusi nel range
1.400-2.300 euro). Azzerandolo poi oltre tale soglia. Critiche per la decisione dell'ultimora sono giunte dall'ex
ministro del Lavoro, Cesare Damiano (Pd) che ha accusato la maggioranza di voler mantenere una «grave
iniquità» poiché «vengono colpite le indicizzazioni delle pensioni medio-basse».
Ma alla base dell'allentamento "light" c'è stata la necessità di conservare invariati i saldi della correzione
come imposto dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Tant'è che da questa disposizione, stando alla
relazione tecnica allegata all'emendamento, continueranno ad arrivare 420 milioni l'anno prossimo e 680 nel
2013 e 2014. Risorse a cui si sommeranno quelle, per la verità modeste, provenienti dal contributo di
solidarietà sulle "pensioni d'oro" invocato dalla Lega e recepito dal relatore. Dal 1° agosto di quest'anno al 31
dicembre 2014 coloro che ricevono un assegno previdenziale superiore ai 90mila annui dovranno rinunciare
al 5%; dai 150 mila euro in su il sacrificio sarà del 10 per cento. Per un totale di 12 milioni recuperati
dall'erario quest'anno. Che diventeranno 44 nel prossimo triennio.
La terza linea d'azione riguarda un tema già battuto dal decreto legge 98: l'adeguamento triennale dell'età di
uscita dal pensionamento all'aspettativa di vita. Il testo approvato a Palazzo Chigi anticipava dal 2015 al 2014
l'avvio dell'aggiornamento delle finestre di uscita. Con la modifica apportata ieri questo effetto viene
retrodatato di altri 12 mesi. Ciò significa che a partire dal 1° gennaio 2013 ci vorranno tre mesi in più per
ottenere il pensionamento di vecchiaia laddove dal 2016 al 2030 ne serviranno quattro. Dal 2030 al 2050
l'adeguamento necessario scenderà di nuovo a tre mesi. Nel complesso, tra una quarantina d'anni, si
lavorerà tre anni e dieci mesi in più di adesso. Con un risparmio per lo Stato di 38 milioni nel 2013, 262 nel
2014, 290 nel 2015 e così via.
Allungamento in vista - ed è forse la novità più rilevante in campo previdenziale visto che finora un'ipotesi del
genere non era stata prospettata - anche per chi punta ad andare in pensione con 40 anni di contributi versati
a prescindere dall'età anagrafica. Uno degli emendamenti firmati Fratin posticipa la finestra di uscita di un
mese per chi avrebbe maturato il quarantennio di lavoro nel 2012; di due mesi per chi arriverà nel 2013 e di
tre mesi dal 2014 in poi. Ma è la stessa norma a prevedere due eccezioni. Innanzitutto, non saranno colpiti
dal prolungamento ex lege i lavoratori che raggiungeranno quota "40" già quest'anno. In secondo luogo,
viene introdotta l'esenzione per 5mila unità dei circa 34.500 interessati annualmente. Al netto delle deroghe
questa disposizione produrrà 201 milioni di euro di risparmi aggiuntivi nel 2013. Destinati a crescere di anno
anno in anno fino alla vetta di 790 milioni nel 2015.
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(diffusione:334076, tiratura:405061)
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LE ULTIME NOVITÀ
Età pensionabile
Adeguamento triennale all'aspettativa di vita anticipato dal 2014 al 2013
Indicizzazione
Passa dal 45 al 70% sugli assegni da 3 a 5 volte il minimo, poi c'è il blocco
Gettito invariato
Dal congelamento arriveranno 420 milioni nel 2012 e 680 nel 2013
Introiti dal dossier titoli
Recupero di 897 milioni nei primi due anni e di 2,5 miliardi a regime
PREVIDENZA - Rassegna Stampa 14/07/2011
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(diffusione:210842, tiratura:295190)
LE MISURE Presentati gli emendamenti al Senato: privatizzazioni a partire dal 2013
Manovra, subito i nuovi ticket giro di vite sulle pensioni d'oro
Tremonti: «Rafforzato il decreto , nessuna intenzione di dimettermi» Il ministro: l'approvazione definitiva è
prevista entro domani
LUCA CIFONI
ROMA Una manovra «rafforzata per tutto il quadriennio». Così Giulio Tremonti, intervenendo all'assemblea
dell'Abi, aveva illustrato le modifiche al decreto legge che sarà approvato definitivamente entro venerdì. Gli
emendamenti che portano la firma del relatore Gilberto Pichetto Fratin, diffusi nel tardo pomeriggio al Senato,
confermano in pieno questa impostazione: migliorano i saldi di bilancio già negli anni 2011 e 2012, mentre sul
piano qualitativo il provvedimento si arricchisce di nuove norme su privatizzazioni e liberalizzazioni (queste
ultime in verità rese assai più blande dopo la protesta dei numerosi parlamentari iscritti ad ordini
professionali). Il ministro dell'Economia ha anche ribadito il proprio impegno a seguire il percorso di
risanamento che inizia con il decreto, escludendo quindi qualsiasi ipotesi di dimissioni: «Hic manebimus
optime» ha detto facendo proprio il latino di Tito Livio. Così - di fronte alle turbolenze sui mercati ed allo
spettro di una fuga dai titoli di Stato italiani - entrano nel testo misure anche più dure di quelle originariamente
concepite, sia sul versante fiscale che su quello dei risparmi di spesa. Misure che ora diventeranno legge nel
giro di poche ore e che solo futuri imprevedibili cambiamenti di scenario permetteranno eventualmente di
rimettere in discussione. Come indicato nei giorni scorsi dalla maggioranza, vengono certo ammorbidite la
stretta sul bollo del deposito titoli e quella sulla rivalutazione delle pensioni, limitatamente ai redditi mediobassi. Ma proprio in materia previdenziale, ad esempio, sono previste novità di un certo impatto. Come
l'aumento fino a 3 mesi del periodo di attesa, tra maturazione del diritto e decorrenza effettiva, per coloro che
vanno in pensione con 40 anni di anzianità. Un aggiustamento doppiamente efficace per il bilancio dello
Stato; perché nell'immediato ritarda l'accesso alla pensione per alcune decine di migliaia di lavoratori,
incassando contemporaneamente contributi che non si trasformeranno in maggiori pensioni future, visto che
nel sistema retributivo gli interessati hanno già raggiunto il massimo. Viene poi introdotto un contributo di
solidarietà del 5-10 per cento per le pensioni superiori a 90 mila euro l'anno, sul modello del prelievo già
operato ai dirigenti pubblici. Mentre l'agganciamento dell'età di uscita alla speranza di vita scatterà nel 2013,
con un anno di anticipo. Risulteranno indigeste anche le novità in materia di ticket sanitari. Saranno operativi
già dalla prossima settimana quelli sulle visite specialistiche ambulatoriali (10 euro) e sui codici bianchi al
pronto soccorso (25 euro). Il governo ha infatti deciso di dare copertura finanziaria solo fino all'entrata in
vigore della legge alla norma che anno per anno evitava l'applicazione di questo prelievo. La nuova stretta si
aggiunge all'elenco delle questioni già aperte con le Regioni: ieri dopo l'incontro con il governo il presidente
dell'Emilia-Romagna Errani ha fatto sapere che con questi tagli il federalismo non è attuabile, e saranno
inevitabili riduzioni dei servizi alle famiglie. Mentre Romano Colozzi, assessore al Bilancio della Lombardia e
coordinatore dei suoi colleghi, ha fatto notare numeri alla mano come la manovra colpisca in proporzione
molto più Regioni ed autonomie locali che lo Stato centrale. Poi c'è la norma che mette in sicurezza il
pareggio di bilancio, specificando fin d'ora che in caso di mancata attuazione della delega fiscale saranno
tagliate agevolazioni per 4 miliardi nel 2013 e 20 nel 2014 (più di quanto teoricamente necessario). Infine
privatizzazioni e liberalizzazioni: messaggi simbolici agli osservatori internazionali che però hanno al
momento una formulazione un po' vaga. Nel primo caso si rinvia all'avvio di un nuovo programma di cessioni
dopo il 2013, nel secondo - dopo la protesta degli Ordini - è stato stabilito che il governo formulerà proposte
alle categorie interessate, per arrivare entro otto mesi ad una situazione in cui «ciò che non sarà
espressamente regolamentato sarà libero».
Pensioni/1
Rivalutazione tagliata per gli assegni oltre 2.380 euro Cambia il sistema di adeguamento delle pensioni
all'inflazione, per gli anni 2012-2013. Il nuovo testo stabilisce che la rivalutazione sia drasticamente ridotta
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per i trattamenti previdenziali superiori a 5 volte il minimo Inps (circa 2.380 euro lordi mensili). Questi soggetti
riceveranno l'adeguamento solo per la quota di pensione inferiore a 1.430 euro al mese circa, nella misura
del 70 per cento. Sono così sostanzialmente salvi coloro che sono al di sotto dei 2.380 mensili, i quali però
solo per la quota oltre i 1.430 euro al mese, in forza di una norma già in vigore prima del decreto, si vedranno
riconoscere la rivalutazione al 90 per cento. Viene anche introdotto un contributo di solidarietà sulle pensioni
più alte. In questo caso non si tratta di una minore rivalutazione ma di una decurtazione secca: sarà tagliato il
5 per cento della quota di pensione tra 90.000 e 150.000 euro annui, e il 10 di quella oltre i 150.000. Non sarà
toccata la parte di pensione fino a 90.000 euro. Grazie a questo prelievo, che scatta dal primo agosto e vale
fino a dicembre 2014, lo Stato risparmierà 24 milioni l'anno.
Pensioni/2
Dal 2013 per lasciare il lavoro ci vorranno 66 anni e 3 mesi Dal 2013 tutti requisiti pensionistici, relativi ad età
e quote, saranno incrementati di 3 mesi: dunque ad esempio per conseguire il diritto alla pensione di
vecchiaia serviranno per gli uomini 65 anni e 3 mesi (cui si aggiungono 12 o 18 mesi di ulteriore attesa).
Scatta così con un anno di anticipo rispetto a quanto previsto dalla versione originaria del decreto (e due
rispetto alla legge del 2010) il meccanismo che lega i requisiti per la pensione alla crescita dell'aspettativa di
vita. I successivi incrementi saranno decisi ex post in base alle rilevazioni demografiche dell'Istat: secondo le
stime attuali è previsto per il 2050 un innalzamento cumulato di 3 anni e 10 mesi. Un'altra novità riguarda
coloro che vanno in pensione di anzianità con 40 anni di contributi. Per loro si allungherà di un mese dal
2012, di due nel 2013 e di tre nel 2014 il periodo di attesa per la pensione una volta conseguito il diritto che
non viene messo in discussione. Attualmente questo periodo di attesa, la cosiddetta «finestra mobile» è pari
a dodici mesi per i lavoratori dipendenti e diciotto per gli autonomi.
Bollo titoli
Aumento progressivo e graduale per i conti oltre i 50.000 euro Il forte aumento dell'imposta di bollo sui
depositi titoli, riscossa dalle banche per conto dello Stato, viene attenuato e reso graduale grazie ad una
diversa stima della platea interessata. Nella prima versione del decreto si riteneva che i contratti interessati
fossero circa dieci milioni, ora con i dati di Abi e Bankitalia la stima è salita a ben ventidue. È possibile quindi
rendere il prelievo progressivo mantenendo invariato il gettito. I nuovi importi su base annuale saranno i
seguenti. Per i depositi con giacenza fino a 50.000 euro 34,20 euro (invariato). Per quelli tra 50.000 e
150.000 euro 70 euro dal 2011 e 230 dal 2013. Per quelli fino a 500.000 240 euro dal 2011 e 780 dal 2013.
Per quelli sopra i 500.000 euro il prelievo sarà di 680 euro dal 2011 e 1.100 dal 2013. Le banche applicano
l'imposta, che tecnicamente parlando è sulla comunicazione relativa al deposito titoli, con periodicità diversa,
anche mensile o trimestrale o semestrale. In questi casi tutti gli importi saranno divisi in proporzione rispetto a
quello annuale.
Ticket Visite specialistiche 10 euro e 25 sui codici bianchi Già dalla prossima settimana scatteranno almeno sulla carta - i nuovi ticket da 10 euro sulle visite specialistiche e da 25 sui codici bianchi al pronto
soccorso che poi non sfociano in un ricovero (esclusi in quest'ultimo caso i minori di 14 anni). Il governo nella
versione originaria del decreto aveva previsto di finanziare fino a tutto il 2011 la mancata applicazione di
questa norma, che era stata introdotta nel 2007 dall'allora governo di centro-sinistra e poi immediatamente
cancellata, ma con copertura finanziaria reperita di anno in anno. Lo stanziamento originario di 486,5 milioni,
che avrebbe dovuto sospendere il ticket da giugno a dicembre, è stato tagliato a 105, più o meno l'importo di
un mese e mezzo. È prevedibile comunque che la novità non sia immediatamente operativa, per la necessità
da parte delle Asl di organizzare i relativi pagamenti. Il decreto prevede inoltre per il 2014 la possibilità di
istituire forme di compartecipazione (dunque ticket) anche sull'assistenza farmaceutica, aggiuntivi rispetto a
quelli eventualmente già disposti dalle varie Regioni.
Liberalizzazioni
Otto mesi per aprire servizi e professioni alla concorrenza Una spinta alle liberalizzazioni, sulle quali il
governo è stato finora molto prudente, è arrivata dopo l'intesa con l'opposizione. La regola è che entro otto
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mesi saranno determinati i settori dell'economia per i quali si giustifica una riserva di legge come quella
dell'iscrizione all'albo per esercitare la professione. Per esempio, nel caso dei medici. Tutto il resto sarà
liberalizzato cioè aperto alla concorrenza senza più vincoli di accesso. Se il governo non definirà i settori
regolati, afferma l'emendamento presentato in Senato, allora s'intenderà che le liberalizzazioni scatteranno
per tutti automaticamente. La nuova norma riguarderà servizi e professioni ma è stata ammorbidita rispetto
alla stesura iniziale. Sarà infatti specificato che non riguarderà quelle professioni protette dall'articolo 33 della
Costituzione là dove si prevede un esame di Stato per l'esercizio della professione. Sarebbero dunque salvi
avvocati, notai, medici, giornalisti per i quali, ha spiegato il ministro, la modifica non era comunque in
discussione.
Privatizzazioni
Per lo Stato e gli enti locali si riapre la stagione delle vendite Si riapre la stagione delle privatizzazioni. «Entro
il 31 dicembre del 2013 il ministro dell'Economia, previo parere del comitato di consulenza globale e di
garanzia per le privatizzazioni, approva, su conforme deliberazione del Consiglio dei ministri, uno o più
programmi per la dismissione di partecipazioni azionarie dello Stato e di enti pubblici non territoriali». Lo
stabilisce uno degli emendamenti-chiave alla manovra. Inoltre, cessioni riguarderanno anche aziende di
proprietà di Comuni e Regioni. Escluso il settore dell'acqua, sul quale incide il veto imposto dal referendum,
gli enti locali saranno stimolati ad aprire ai privati le aziende controllate e che operano in altri settori (per
esempio, i trasporti). Se lo faranno godranno di un trattamento privilegiato nel patto di stabilità interno e
saranno premiati; altrimenti, manterranno inalterati gli attuali vincoli alla spesa. Il nuovo programma di
dismissioni potrà riguardare società oggi controllate al 100% dal Tesoro, come Fs, Poste e Rai, o da enti
pubblici. Difficilmente però riguarderà Eni, Enel e Finmeccanica perché scendere sotto la quota del 30% del
capitale oggi detenuto dallo Stato rischierebbe di comprometterne il controllo.
Carburanti
Diventa stabile l'aumento di 4 centesimi sulle accise Ecco una modifica che non sarà gradita agli
automobilisti. Il governo ha infatti deciso di stabilizzare l'aumento di 4 centesimi sulle accise deciso il 28
giugno per finanziare l'emergenza immigrati. L'aumento resta confermato anche per il 2012, a decorrere dal 1
gennaio del nuovo anno, e per gli anni successivi fino al 2015 incluso. Il nuovo prelievo consentirà un
beneficio variabile tra 1,786 e 1,735 miliardi a seconda dell'anno di riferimento, al netto delle agevolazioni
previste per il settore dell'autotrasporto e degli effetti sulle imposte dirette e sull'Irap. Con il prezzo della
benzina alle stelle, ormai sopra 1,6 euro, e quello del gasolio che ha superato quota 1,5 euro , l'aumento
delle accise non giocherà a favore di una discesa dei prezzi. Inoltre, altri aumenti delle accise sono stati già
stabiliti per il 2012, 2013 e 2014 dalla precedente manovra triennale per rifinanziare il fondo per lo spettacolo
e dare un po' di ossigeno alla cultura. Il carico fiscale sulla benzina è ormai superiore al 54% del prezzo finale
al consumatore.
Ammortamenti
Concessionarie autostradali niente tetto ma meno deduzioni Cambia la contestata norma sugli ammortamenti
delle concessionarie pubbliche. Il decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale prevedeva un tetto dell'1 per cento
all'ammortamento dei beni gratuitamente esigibili, sostanzialmente quelli restituiti al termine della
concessione. Una norma che aveva suscitato proteste soprattutto per il suo impatto negativo sugli
investimenti futuri. Con la nuova versione il tetto viene cancellato per le concessionarie autostradali e di
trafori, le quali in cambio vedono ridotto dal 5 all'1 per cento il limite massimo dell'accantonamento deducibile
a fronte di spese di ripristino o sostituzione degli stessi beni. Per le altre concessionarie invece il tetto
sull'ammortamento passa dall'1 al 2 per cento. Sempre in materia di fisco viene ampliata la base imponibile
dell'addizionale del 10 per cento su bonus e stock option degli alti dirigenti aziendali: comprenderà tutti gli
importi che eccedono la parte fissa della retribuzione. Da questa stretta il fisco si aspetta di ricavare 21,6
milioni di euro l'anno.
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Foto: L'aula del Senato
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Confprofessioni pronta a raccogliere la sfida delle liberalizzazioni. A determinate condizioni
Professioni, no alla deregulation
Servono politiche per sburocratizzare le attività intellettuali
Il processo di liberalizzazione delle professioni annunciato dal ministro dell'economia, Giulio Tremonti, e
abbozzato nella manovra correttiva che istituisce una Commissione di studio interministeriale e composta dai
rappresentanti della Commissione europea, dell'Ocse e del Fondo monetario internazionale, può
rappresentare una seria prospettiva per riposizionare le attività intellettuali tra il mercato, i cittadini e le
istituzioni di governo centrali e del territorio, salvaguardando le prerogative dei professionisti. Lo stallo della
riforma delle professioni, insieme con il perdurare della congiuntura negativa, impone infatti una scossa
riformatrice condivisa e unitaria che deve nascere dalla base dei liberi professionisti, nuovi protagonisti del
cambiamento, e non calata dall'alto attraverso decreti o ingiunzioni, secondo uno stile da soviet supremo. Le
ipotesi di intervento che si sono succedute durante l'iter di approvazione del decreto legge di stabilizzazione
finanziaria hanno preso in contropiede i vertici ordinistici e l'intero comparto delle professioni, tra stupore e
sconcerto. La prima bozza che conteneva addirittura la cancellazione degli ordini è stata sopravanzata da
una proposta di legge delega che, oltre alla abolizione dei minimi tariffari, dei divieti imposti all'attività
pubblicitaria e la possibilità di costituire società di capitali, prevede anche l'abolizione dell'esame di Stato per
la professione di avvocato e di dottore commercialista ed esperto contabile. Il segnale lanciato dal governo
appare dunque chiaro, seppur poco coerente con le promesse fin qui fatte.Accerchiamento delle libere
professioni o spinte evolutive di un sistema ancorato a leggi istitutive che in molti casi risalgono agli inizi del
secolo scorso? Per poter comprendere la reale portata del disegno liberalizzatore occorre tener presente due
fattori: l'impatto economico delle professioni intellettuali (nella sua più ampia accezione) nella società italiana
e la tutela dei cittadini rispetto a una prestazione professionale. La crescita esponenziale di iscritti agli albi
negli ultimi dieci anni, assieme al proliferare di nuove professionalità diversamente regolamentate, ha
innescato un profondo mutamento, probabilmente irreversibile, nelle dinamiche che regolano il settore delle
attività professionali. Tuttavia, l'attuale assetto ordinamentale degli albi e delle casse non ha saputo
governare appieno tale frenetico processo di crescita, imbrigliato da norme obsolete e da fughe in avanti sulla
rappresentanza collettiva dei professionisti. Infatti, la sovrapposizione tra garanzia della fede pubblica e tutela
degli iscritti, prospettata dagli ordini nel disegno di riforma delle professioni, ha generato nella classe politica
e negli stessi professionisti una confusione sul ruolo istituzionale di chi è chiamato a vigilare sulla correttezza
della prestazione verso gli utenti, aprendo il fianco a soluzioni draconiane che, alimentate dalla politica
liberista dell'Unione europea, portano inesorabilmente a una deregulation dell'intero settore
professionale.Certo, l'ipotesi di cancellare con un colpo di spugna gli ordini è tanto suggestiva, quanto
irrealizzabile alla luce del valore che la Costituzione attribuisce agli albi. Tuttavia, i tempi per un profondo
processo di sburocratizzazione degli ordini professionali appaiono oramai maturi. Il complesso mosaico che
forma la galassia delle professioni intellettuali, infatti, va oltre gli albi e le casse e rilancia il ruolo delle
associazioni datoriali, quali corpi intermedi tra i professionisti e la politica. La grande sfida che attende l'intera
classe professionale è quella di riuscire a ridisegnare, fin dalle fondamenta, funzioni e attribuzioni in capo agli
ordini, alle casse e alle associazioni professionali; ristabilire un quadro di regole trasparenti che sappiano
rappresentare l'intero comparto al Paese in ogni sua angolazione: garanzia della prestazione professionale
(ordini), salvaguardia dei regimi pensionistici degli iscritti (casse) e funzione sociale delle professioni
(associazioni datoriali). Solo così si potrà sprigionare il reale valore economico e politico delle attività
intellettuali, che già oggi occupano i gangli nervosi del sistema Paese, ma che in prospettiva sono chiamate a
misurarsi su inediti campi di sviluppo. Le strategie di crescita che vedono impegnato governo e parlamento
puntano su innovative politiche del lavoro, nuovi modelli di welfare, sistemi a rete e filiere, federalismo.
Dall'altra parte, emergono sempre più nette le problematiche sull'accesso al credito, sui fattori di
diseguaglianze di genere, generazionali e geografiche, sulla tassazione del lavoro, sulle attività non
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regolamentate, solo per citarne alcune. Su questi temi si dovrà ricostruire il futuro delle professioni intellettuali
in una visione aperta e dinamica del mercato, senza se e senza ma. Si tratta di materie e interventi che
tagliano in maniera trasversale tutte le categorie professionali e che necessitano di una visione ampia e
organica dell'intero settore intellettuale. Ed è proprio su questi temi che Confprofessioni, nel suo ruolo di parte
sociale del comparto, si sta facendo promotrice presso le istituzioni politiche per contribuire a delineare nuovi
strumenti normativi che possano permettere ai liberi professionisti di riposizionarsi su un mercato sempre più
competitivo, che va oltre le logiche delle competenze o delle tariffe. Da questo punto di vista le liberalizzazioni
di Tremonti non possono rappresentare una minaccia all'esistenza del lavoro intellettuale, ma la
valorizzazione di un settore capace di leggere e interpretare le evoluzioni del mercato.
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È stata presentata a Roma la Seconda giornata nazionale di protesta
Voce ai contributi silenti
L'Ancot sposa la battaglia dei Radicali italiani
Nei giorni scorsi presso la Camera dei deputati si è svolta la Conferenza stampa per il lancio della Seconda
giornata nazionale dei contributi silenti. L'iniziativa dei Radicali Italiani trova l'adesione anche dell'Ancot
Associazione nazionale consulenti tributari e della Co.La.P. Coordinamento libere associazione professionali.
Tra gli intervenuti alla conferenza stampa il presidente nazionale dell'Ancot Arvedo Marinelli, il presidente del
Colap Giuseppe Lupoi, il presidente del Senato del Partito Radicale Marco Pannella il deputato radicale
Maurizio Turco, Marco Staderini segretario dei Radicali italiani e Michele De Lucia dei Radicali Italiani. «Gran
parte dei contributi previdenziali dovuti alla Gestione separata dell'Inps dai parasubordinati, dai precari o da
coloro che esercitano professioni non regolate da ordini professionali», ha spiegato Michele De Lucia dei
Radicali italiani, «viene versata a fondo perduto: se non si raggiunge il minimo richiesto dalla legge per
maturare la pensione (il che accade sempre più spesso, dati i lunghi periodi di disoccupazione o lavoro nero),
quei contributi vengono usati per pagare le pensioni di altri, ma non danno diritto ad averne una propria. E
anche quando si matura il minimo di contribuzione richiesto, la pensione ottenuta non supera le poche
centinaia di euro dell'assegno sociale. Intanto la Gestione separata dell'Inps ogni anno incassa 8 miliardi di
euro di contributi, ma eroga solo 300 milioni di euro di prestazioni! Per rimediare a questa situazione
drammatica, e in attesa di una riforma complessiva e finalmente equa delle pensioni, chiediamo che sia
riconosciuto ai lavoratori il diritto alla restituzione dei contributi «silenti», ovvero dei contributi previdenziali
versati che non abbiano dato luogo alla maturazione di un corrispondente trattamento pensionistico». Per
cercare di dirimere la vicenda è stata presentata la proposta di legge «Delega al governo per l'introduzione di
una disciplina in materia di restituzione dei contributi previdenziali che non danno luogo alla maturazione di
un corrispondente trattamento pensionistico» (Atto Camera n. 1611) per la quale è stata chiesta la
calendarizzazione e la successiva discussione entro la fine del 2011 anche attraverso un appello promosso
da Radicali italiani e Ancot «L'Ancot chiede», ha spiegato nel corso del suo intervento il presidente Nazionale
Arvedo Marinelli, «la separazione nella Gestione Separata dell'Inps dei lavoratori autonomi dai
parasubordinati; la riduzione dell'aliquota contributiva al 20%, la totalizzazione gratuita dei contributi versati
nelle diverse gestioni; aumento della rivalsa dal 4% al 7%; estensione delle agevolazioni contributive, la
restituzione dei contributi silenti». Nel corso della stessa conferenza stampa è stata decisa anche per 6
Ottobre lo svolgimento della Seconda giornata nazionale dei Silenti davanti alle sedi Inps di tutta Italia. «In
quella circostanza cercheremo di coinvolgere il maggior numero di iscritti all'Ancot», ha detto il presidente
Arvedo Marinelli, «tenendo conto di quanti colleghi sono interessati dal problema dei contributi silenti e in
particolar modo i giovani».
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Sentenza del tribunale di roma dà ragione agli associati
Esercizio abusivo della professione, il fatto non sussiste
Il Tribunale di Roma, con la sentenza n. 4773/11, pubblicata il 31 maggio 2011, ha chiarito ancora una volta
come l'attività svolta dal consulente tributario sia legittima e non in contrasto con l'esercizio di attività riservate
ex lege a professionisti iscritti in appositi albi.La vicendaNel 2009, tre consulenti tributari iscritti all'Ancot,
venivano rinviati a giudizio con l'accusa di esercitare abusivamente l'attività professionale riservata in via
esclusiva ai ragionieri e ai periti commerciali. In particolare, veniva accertato che gli imputati erano
rispettivamente socio di maggioranza, socio di minoranza e collaboratore esterno di una società a
responsabilità limitata, che forniva alla clientela un servizio di tenuta ed aggiornamento delle scritture
contabili; inoltre, la società trasmetteva telematicamente le dichiarazione dei redditi all'Agenzia delle Entrate
ed effettuava il pagamento on-line dei tributi.All'udienza dell'8 marzo 2011, terminata l'istruttoria con
l'escussione dei testi, le parti chiedevano la discussione e, oltre che l'avvocato difensore, anche il Pubblico
Ministero concludeva per l'assoluzione. Il Tribunale perveniva a decisione con dispositivo letto in udienza,
mandando assolti i soci Ancot dal reato loro ascritto perché il fatto non sussiste.Le motivazioniIl Tribunale ha
compiuto un excursus circa la condotta caratterizzante il delitto di cui all'art. 348 c.p., recuperando anche
diversi precedenti giurisprudenziali.Si legge infatti nella parte motiva del pronunciamento «[C]ome
reiteratamente affermato dalla Suprema corte, l'art. 348 c.p. è una norma penale in bianco che presuppone
l'esistenza di norme giuridiche qualificanti una determinata attività professionale che prescrive l'iscrizione in
un determinato albo; che l'identificazione delle attività protette non può prescindere dal dato normativo per il
principio, costituzionalmente garantito, della libera esplicazione delle attività lavorative, applicabile anche alle
professioni intellettuali, onde il reato è integrato solo in relazione alle cosiddette attività protette, intendendosi
per tali quelle dalla legge riservate a determinate categorie...; che l'art. 1 dpr 1067/53 (per la professione di
commercialista) è stato predisposto in attuazione di una precisa direttiva contenuta nella legge delega
28/12/1952, n. 3060 (art. 1, lett. a) che prescrive che "la determinazione del campo di attività professionale
non deve importare attribuzioni di attività in via esclusiva", onde qualsiasi disposizione legislativa contraria
avrebbe implicato seri dubbi di legittimità costituzionale per eccesso di delega; che tuttavia la disciplina
contenuta nel citato art. 1 concorre a delineare ipotesi del reato nel caso in cui tale normativa è integrata da
altre disposizioni aventi forza di legge che prevedano attività tipiche riservate alle categorie in esame, così
come avviene per le attività di sindaco di società commerciali o per le attività di controllo contabile di cui
all'art. 5 dlgs n. 88/92 o per le attività previste dalla legge sul contenzioso tributario dall'art. 17, comma 3, dpr
n.739/81 (ex multis, Cass. Pen., sez. VI, 2 aprile 2001, n. 13124)». Il giudice è poi passato ad esaminare la
nota sentenza della Corte costituzionale n. 418 del 27 dicembre 1996, per la quale «al di fuori delle attività
comportanti prestazioni che possono essere fornite solo da soggetti iscritti ad albi o provvisti di specifici
abilitazioni (iscrizione o abilitazione prevista per legge come condizione di esercizio), per tutte le altre attività
di professione intellettuale o per tutte le altre prestazioni di assistenza o consulenza (che non si risolvono in
un'attività di professione protetta e attribuita in via esclusiva, quale l'assistenza in giudizio), vige il principio
generale di libertà di lavoro autonomo o di libertà di impresa di servizi a seconda del contenuto delle
prestazioni e della relativa organizzazione».Da ultimo, ha richiamato la recente sentenza della Corte di
cassazione, Sezione civile, n. 14085/2010, secondo la quale la tenuta delle scritture contabili dell'impresa, la
redazione dei modelli Iva o per la dichiarazione dei redditi, l'effettuazione dei conteggi ai fini dell'Irap o dell'Ici,
non costituiscono attività riservate a soggetti iscritti ad albi o provvisti di specifica abilitazione.Alla luce di
questi principi - invero oramai granitici nella giurisprudenza - il Tribunale capitolini ha quindi concluso nel
senso di considerare la tenuta delle scritture contabili e il loro aggiornamento come attività non riservate ai
commercialisti ed ai ragionieri e, per l'effetto, ha assolto i consulenti tributari soci dell'Ancot con formula
piena.ConclusioniLa sentenza in commento ha lucidamente individuato i confini dell'attività riservata ai c.d.
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albisti (scilicet: tutte le attività espressamente demandate loro da leggi speciali), riconoscendo come legittima
e meritevole di tutela la professione di consulente tributario, che si sviluppa nell'assistenza fiscale ed
aziendale, nella contabilità, nella redazione dei bilanci e delle dichiarazioni fiscali. Quello che sbalordisce è
che sia ancora necessario dovere puntualizzare principi giuridici cristallizzati da decenni; la speranza che i
consulenti tributari non siano più perseguiti (ovvero tristemente perseguitati e in modo spesso strumentale)
per lo svolgimento legittimo del loro lavoro resta comunque immutata.
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Le proposte del Cnai: politiche del lavoro e sociali devono andare all'unisono
Pensioni, il sistema non va
Basta alle discriminazioni tra pubblico e privato
I pensionati del futuro si lamentano. Il decreto legge 98/2010 contiene, tra le altre, una misura che è meno
condivisa dai lavoratori che dai pensionati. Se i pensionati di oggi vivono in ristrettezza, il lavoratore, futuro
pensionato, vivrà di stenti.Circa i due terzi dei pensionati percepiscono un trattamento più che modesto,
sicuramente non adeguato al costo della vita, ma non è stato questo l'argomento trattato in sede di riforme.
L'opposizione più che limitarsi a contrastare la riforma avrebbe dovuto proporre una misura alternativa, per
esempio una rivisitazione del sistema contributivo sia nel privato che nel pubblico. Su temi così importanti
servirebbe un lavoro comune. Se andiamo ad analizzare il costo medio dei contributi previdenziali obbligatori
gravante sulla retribuzione lorda di un operaio, osserviamo che la percentuale versata è pari circa al 43%,
divisa dalla quota a carico del dipendente e quella dell'azienda che si aggira intorno al 33%, quindi
ipotizzando un imponibile contributivo mensile di 1.500,00 euro, al fondo pensionistico arrivano ogni mese
645,00 euro. Se poi moltiplichiamo questo numero per il periodo medio di lavoro dello stesso operaio, è
difficile capire come da un capitale versato tanto elevato emerga, in realtà, solo una rendita che si potrebbe
definire ridicola.L'Italia è uno dei pochi paesi in Europa, se non l'unico, dove la contribuzione sui salari è tanto
alta, ma le pensioni non sono collegate e proporzionate agli stessi. Siamo in presenza di un sistema che ha
del paradossale. Se il costo dei lavoratori sale, aumentano in proporzione anche i contributi previdenziali.
Eppure l'adeguamento sulle pensioni viene calcolato con il sistema della perequazione automatica, sistema
sicuramente errato, ma senza alternative. Invece nella manovra si è provveduto a intervenirvi per ridurre
ulteriormente gli effetti della rivalutazione, unica strada presente. Il ruolo dell'opposizione non è quello della
critica sterile. Sarebbe stato molto meglio, per tutti, ascoltare la presentazione di un progetto o di modiche
costruttive. Avrebbero dovuto (e potuto) presentare una manovra di ristrutturazione completa dell'intero
sistema pensionistico, per evitare che, tra qualche anno, la riforma delle pensioni torni in ballo nuovamente.
Non si capisce perché nessuno esordisca chiedendo come mai i costi di gestione degli apparati delegati
all'erogazione delle pensioni sia così elevato. Perché se la maggior fetta delle cifre accantonate per pagare le
pensioni viene utilizzata per i costi fissi delle strutture degli enti previdenziali e per altre voci di costo non
inerenti, è facilmente intuibile il motivo per cui i conti non tornino. Invece le uniche contestazioni emerse
riguardano le cifre del debito pubblico e non la causa. Ma senza intervenire sui motivi a monte non si avranno
ripercussioni decisive alla base. Nel nostro sistema sono presenti diverse casse di previdenza, si potrebbe
azzardare inutili: basterebbe riunirle in unica organizzazione, andando così ad abbattere non solo le spese in
eccesso, ma semplificando anche le procedure, nell'ottica di una reale politica di semplificazione.Il Cnai torna
sempre su un concetto fondamentale: devono cessare le discriminazioni tra lavoratori del settore pubblico e
quelli del settore privato, la contribuzione obbligatoria deve garantire pari trattamento a tutti gli aventi diritto.
Ed ecco perché le politiche del lavoro e quelle sociali devono muoversi all'unisono. Non si può prescindere
dalla corrispondenza in essere tra salari e pensioni. I primi alimentano i secondi, quindi sono sempre più
indispensabili le manovre tese a favorire l'occupazione e ancora di più a favorire lo sviluppo della produttività
nelle aziende. E se vogliamo riconoscere pari dignità a tutti i lavoratori, dobbiamo necessariamente, da
subito, intervenire sulle disuguaglianze dei diritti e dei doveri presenti tra le due categorie di lavoratori.
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Le novità degli emendamenti
AGEVOLAZIONI FISCALI Scatta subito il taglio delle agevolazioni fi scali che non verrà applicato soltanto se
entro il 30 settembre 2013 sarà esercitata la delega con la riforma fiscale. Il taglio sarà del 5% per il 2013 e
del 20% a partire dal 2014 e il gettito previsto da destinare alla correzione del defi cit sarà paria regimea 20
miliardi (4 miliardi nel 2013 e 20 miliardi a partire dal 2014). Viene superata quindi l'ipotesi della clausola di
salvaguardia che prevedeva la logica inversa: la stretta sarebbe scattata soltanto nel caso in cui il governo
non avesse dato seguito alla delega con la riforma fi scale. Soltanto "qualora entro il 30 settembre 2013 siano
adottati provvedimenti legislativi in materia fi scale ed assistenziale ad oggetto. ACCISE Restano confermati
gli aumenti delle aliquote sulle accise a partire dal primo gennaio 2012. RIVALUTAZIONE PENSIONE Stop
alla rivalutazione automatica per il 2012 e il 2013 per le pensioni superiori ai 2.341 euro. L'emendamento
modifi ca così la base inizialmente prevista di 1.460 euro. Per le pensioni inferiori ai 1.236 euro si applicherà
invece un indice di rivalutazione automatica del 70%. PRIVATIZZAZIONI Entro il 2013 arriverà il via libera a
uno o più piani di privatizzazioni. "Entro il 31 dicembre 2013 il ministero dell'Economia, previo parere del
Comitato consulenza globale e di garanzia per le privatizzazioni, approva su delibera del Consiglio dei
ministri uno o più programmi per la dismissione di partecipazioni azionarie dello Stato e di enti pubblici non
territoriali". RIFORMA PENSIONI Anticipo al 2013 dell'agganciamento dell'età pensionabile alla speranza di
vita. Lo prevede un emendamento alla manovra del relatore. Dal 2013, spiega la relazione tecnica, i requisiti
verranno aumentati di 3 mesi in quanto assorbe l'incremento della speranza di vita registrato nel triennio
precedente risultante superiore (4 mesi) per i successivi adeguamenti triennali dal 2016 la stima di tali
adeguamenti incrementativi triennali è pari a 4 mesi per gli adeguamenti fi no a circa il 2030 con successivi
adeguamenti inferiorie attorno ai3 mesi fi no al 2050 circa. PENSIONI D'ORO Arriva il contributo di solidarietà
sulle pensioni d'oro. Dal 1 agosto 2011 al 31 dicembre 2014i trattamenti pensionistici che superano i 90mila
euro saranno assoggettati a un contributo pari al 5% della parte eccedente quest'importo fi no a 150mila
euro, e al 10% la parte oltre i 150mila. A formare il trattamento pensionistico, si legge nella relazione tecnica,
concorrono anche i trattamenti erogati da forme pensionistiche che garantiscono prestazioni defi nitive in
aggiuntao ad integrazione del trattamento pensionistico obbligatorio. TICKET Scatta da subito il ticket
sanitario da 10 euro sulla diagnosticae la specialisticae da 25 euro sui codici bianchi del pronto soccorso. Il
pacchetto di emendamenti del relatore conferma che si tornerà a pagare da subito il balzello e non ci sarà lo
stop fi no a fi ne anno. La manovra prevedeva il ritorno del ticket dal 2012 e a copertura della sospensione
stanziava 486,5 milioni. STOCK OPTION Un emendamento alla manovra economica prevede che "per i
dirigenti e i collaboratori di imprese che operano nel settore fi nanziario" venga introdotta "un'aliquota
addizionale del 10% applicabile agli emolumenti variabili, corrisposti sotto forma di bonus e stock option per
la quota degli stessi che eccede il triplo della parte fi ssa della retribuzione". BOLLO SUL CONTO TITOLI
Principio di gradualità nell'imposta di bollo sui depositi titoli. Già da quest'anno, l'investitore pagherà 34,20
euro per depositi inferiori a 50.000 euro; 70 euro per quelli inferiori a 150.000 euro; 240 euro per i depositi
inferiori ai 500.000 e 680 euro per quelli di importo superiore. A partire dal 2013, poi, è previsto che l'imposta
sui depositi più consistenti salga. Per quelli inferiori a 150.000 euro si pagheranno 230 euro che saliranno a
780 euro per i depositi inferiori ai 500.000 euro e a 1.100 euro per depositi di importo maggiore. PATTO DI
STABILITÀ Novità sul patto di stabilità interno: cambiano i parametri di vituosità per i comuni. In particolare, si
prevede, tra gli altri criteri, la "prioritaria considerazone della convergenza fra spesa storica e costi e
fabbisogni standard", il "rispetto del patto di stabilità interno", "l'autonomia fi nanziaria", "il rapporto tra spesa
in conto capitale, fi nanziata con risorse proprie, e spesa corrente" e "l'effettiva partecipazione degli enti locali
all'azione di contrasto all'evasione fi scale".
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MF
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(diffusione:104189, tiratura:173386)
SOTTO ATTACCO/1 LA MANOVRA SALE DI ALTRI 22 MLD. IN ARRIVO NUOVE MISURE SU FISCO E
PREVIDENZA
Più tasse e in pensione sei mesi dopo
Subito l'età legata alla speranza di vita e finestra mobile spostata di tre mesi. Dai pensionati d'oro contributo
di solidarietà tra il 5 e il 10%. Taglio delle agevolazioni fiscali per 24 miliardi. Tassa progressiva sui conti-titoli
Andrea Bassi
Adesso la manovra si può definire davvero «di lacrime e sangue». La correzione dei conti pubblici sale e sale
drasticamente. A partire già da quest'anno, con 2,4 miliardi di nuove entrate e nuovi tagli, che aumenteranno
di altri 4,8 miliardi nel 2012. Nel 2013 ai circa 18 miliardi del decreto se ne aggiungeranno altri 5,7. Nel 2014,
per raggiungere il pareggio di bilancio, ai 25 miliardi già messi in conto se ne sommeranno altri 22 circa. La
manovra totale al 2014, insomma, lievita fino a 47 miliardi. È l'effetto del pacchetto di emendamenti
presentato da governo e relatore sul quale fino alla tarda serata di ieri si lavorava ancora. Le ultime correzioni
comunque arriveranno oggi con un maxiemendamento sul quale il governo porrà la fiducia. Da dove
arriveranno i 22 miliardi in più? Da tasse e pensioni. Il capitolo più corposo è quello della previdenza. La
riforma che lega l'età pensionabile alla speranza di vita non scatterà più il 1° gennaio 2014, ma 12 mesi
prima, il 1° gennaio 2013. Il primo scalino sarà di tre mesi, nel 2016 ce ne sarà un altro di quattro mesi.A
questo tuttavia si aggiunge un'altra norma che spinge ancora più in avanti il momento dell'uscita dal lavoro.
La finestra mobile introdotta lo scorso anno, che prevede che un lavoratore dipendente possa andare in
pensione solo 12 mesi dopo (18 mesi per gli autonomi) aver maturato i requisiti anagrafici e contributivi, viene
modificata. La finestra viene allungata di un mese nel 2012, due mesi nel 2013 e ben tre mesi nel 2014 per
coloro che, indipendentemente dall'età, hanno maturato 40 anni di contributi. Questo significa che nel 2013,
per l'effetto combinato dello scalino della riforma e della nuova finestra mobile, bisognerà lavorare fino a
cinque mesi in più. Nel 2014 il periodo ulteriore da attendere per il pensionamento salirà fino a sei mesi.
Rimane una via d'uscita, ma limitata a un contingente di so li 5 mila lavoratori, con priorità per quelli in
mobilità. Novità anche per il blocco della rivalutazione delle pensioni. Salta la limitazione al 45% per quelle
superiori a tre volte il minimo (ossia circa 1.500 euro mensili), mentre per quelle superiori a cinque volte il
minimo (30.440 euro lordi nel 2011) il blocco della rivalutazione ci sarà fino al 2014. Ma non finisce qui. Per le
pensioni d'oro, quelle superiori a 90 mila euro l'anno (anche quando questa cifra è la somma di più
trattamenti previdenziali), arriva un contributo di solidarietà. Sarà del 5% per gli assegni tra 90 e 150 mila
euro, del 10% per quelli superiori. C'è poi il capitolo tasse. Per il 2013 è previsto un taglio del 5% delle
agevolazioni fiscali che erodono la base imponibile. Taglio che salirà al 20% nel 2014. La riduzione degli
sgravi non scatterà se entro settembre nel 2013 il governo riuscirà a portare a casa la riforma fiscale facendo
risparmiare alle casse dello Stato almeno 24 miliardi. Se ciò non dovesse avvenire, ci penserà la clausola di
salvaguardia. Ancora non è chiaro su quali agevolazioni opererà. Ma se dovesse trattarsi di un taglio lineare
e dunque colpire tutte le 470 voci di agevolazioni che cumulano un valore complessivo di sgravi di 160
miliardi, allora la sforbiciata arriverebbe a 32 miliardi. Una manovra che si farebbe sentire immediatamente
nelle buste paga dei lavoratori e sui conti delle imprese, considerando che tra le agevolazioni sono comprese
anche quelle sul lavoro dipendente, il cuneo fiscale, l'Iva ridotta e persino la cedolare secca sugli affitti. Al
capitolo «più tasse per tutti» va aggiunta la voce ticket sanitari. Scatteranno immediatamente: si pagheranno
10 euro per le visite specialistiche e 25 euro per i codici bianchi in ospedale. E più tasse arrivano anche per i
manager delle banche. L'addizionale del 10% sulle stock option e sui bonus scatterà per tutti gli importi
percepiti oltre la retribuzione e non più, come oggi, solo per quelli che eccedono il triplo della busta paga. Una
buona notizia, invece, arriva per quanto riguarda la patrimoniale sui conti titoli. Diventerà progressiva. Fino a
50 mila euro di giacenza il prelievo rimarrà a 34,20 euro come oggi. Tra 50 e 150 mila salirà a 70 euro, per
passare a 240 euro per i conti titoli tra 150 e 500 mila euro e a 680 euro per quelli superiori. Dal 2013 il bollo
di 70 euro passerà a 230, quello di 240 a 780 e quello di 680 a 1.100 euro. Spunta poi una norma su
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MF
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(diffusione:104189, tiratura:173386)
privatizzazioni e liberalizzazioni. Entro il 31 dicembre 2013 il governo approverà uno o più programmi per la
dismissione di partecipazioni azionarie dello Stato o di enti pubblici non territoriali. Entro otto mesi dalla data
di entrata in vigore della manovra, poi, il governo formulerà proposte di liberalizzazione alle categorie
interessate. Fino a tarda sera di ieri, infine, si lavorava ancora al testo sull'ammortamento per le concessioni
autostradali. La soluzione più probabile per sostituire la norma è l'aumento di un punto percentuale dell'Irap
per le concessionarie. (riproduzione riservata)
Foto: Giulio Tremonti
Foto: L'articolo di MF-Milano Finanza del 7 luglio scorso in cui si anticipava l'arrivo di nuove tasse attraverso
la delega per la riforma
PREVIDENZA - Rassegna Stampa 14/07/2011
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.27 - 12 luglio 2011
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Pensioni d'oro e donne: ecco i tagli
Pensioni d'oro e donne: ecco i tagli
L'innalzamento a 65 anni dal 2020
No n poteva mancare nella manovra un intervento sulle pensioni. Se lo spunto lo ha dato l'obbligo europeo a
rivedere l'innalzamento dei limiti del pensionamento di vecchiaia delle dipendenti del pubblico impiego e la
sua eventuale estensione anche alle dipendenti del settore privato è anche vero che, soprattutto quando c'è
da fare cassa, il settore previdenziale è sempre il primo a cui i nostri governati si rivolgono. Sarebbe
necessario, invece, ricordarsi che le problematiche pensionistiche, quando si rivolgono al singolo, non
possono essere costituite da repentine giravolte o cambiamenti annuali. E il sistema, nel suo complesso, ha
bisogno di tempi lunghi per consolidarsi e dare fiducia ai propri iscritti. Dal 1992 a oggi abbiamo assistito a
ben sette riforme previdenziali, senza contare i numerosissimi e incisivi interventi prodotti a scadenza
annuale. Anche quest'anno il ventaglio delle proposte restrittive si dispiega cercando di ridurre ulteriormente i
costi della previdenza. Innanzitutto l'incremento degli anni necessari al pensionamento di vecchiaia per il
mondo femminile. Realizzato con l'introduzione del limite dei 65 anni a partire dal 2012 per le dipendenti
pubbliche, si è ventilato un uguale traguardo anche per le dipendenti del settore privato oggi, ancora, fermo ai
60 anni. La proposta è di un lentissimo accrescimento di mesi per ogni anno. Ma non da subito e solamente
dal 2020. Era dunque necessario programmarlo adesso? Intanto, comunque, il settore entra in fermento e chi
può cercherà di uscire dal mondo del lavoro al più presto per non rimanere incastrati da ulteriori modifiche,
con buona pace dei conti dell'Inps che si vedrà aumentare il numero delle pensionate. Anche i tempi per
ottenere la pensione si allungano. Non contenti di aver introdotto la «finestra mobile» di 12 mesi che
costringe a rimanere in servizio per un anno anche se sono stati già raggiunti i requisiti per ottenere il
trattamento pensionistico, si anticipa, dal 2014, l'agganciamento dell'età pensionabile alle aspettative di vita,
prevista solo l'anno scorso dal 2015. Si tratta di un incremento degli stessi requisiti per andare in pensione
collegandoli con l'incremento della vita media. Un paradigma che non fa una piega: più vita meno pensione.
Scordando, forse, che si tratta di medie e che, come sempre, mal si collegano alle realtà dei singoli. Ma dove
si rischia veramente il ridicolo, per il risibile risultato economico prevedibile, è la proposta dello stop alla
rivalutazione per le cosiddette "pensioni d'oro". Gli incrementi pensionistici non sono, da tempo, collegati
all'aggiornamento degli stipendi di chi è in attività di servizio. Infatti i pensionati non beneficiano degli aumenti
che i contratti di lavoro prevedono per i dipendenti. Per avere un incremento del trattamento il pensionato
deve attendere l'inizio di ogni anno, per poter ricevere quella che viene definita, in una forma davvero
roboante «perequazione automatica». Si tratta, in pratica, della vecchia scala mobile che aumenta il
trattamento sulla base dell'inflazione dell'anno precedente. Dal 1 gennaio di ogni anno, gli enti previdenziali
provvedono ad aggiornare la pensione sulla base del valore inflativo registrato per l'anno trascorso. Tuttavia
è da ricordare che questo "aumento" non viene attribuito per intero a tutto l'importo pensionistico. Infatti il
legislatore ha previsto che l'aliquota percentuale di aumento sia applicata in forma scalare, secondo fasce
crescenti d'importo pensionistico. Al danno si aggiunge la beffa. La «perequazione automatica» viene
concessa in forma intera solamente per una minima parte dell'importo della pensione, mentre l'aumento viene
ridotto per le quote superiori. Ma con la nuova restrizione, ai trattamenti pensionistici superiori a cinque volte
il trattamento minimo Inps, circa 2.337 euro lordi mensili, non sarà concessa alcuna rivalutazione della
pensione. Non basta. Per le fasce di importo comprese fra tre e cinque volte il minimo Inps - tra 1.403 e 2.337
euro mensili a lordo - anziché avere l'incremento del 90% dell'indice Istat dell'anno precedente, sarà loro
applicato solamente il 45 per cento. Claudio Testuzza
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inchiesta l'attacco della speculazione
chi vuole spolpare l'italia
Btp che rendono come titoli romeni, azioni delle banche martellate dai ribassi, lo Stato costretto a spendere 5
miliardi in più di interessi. Lascia tracce pesanti la crisi che ha colpito il mercato italiano. Un assalto condotto
da gestori che da tempo hanno messo nel mirino il nostro Paese. Per esempio mister Nick Swenson, del
Minnesota...
guido fontanelli
aEdimburgo nuvole gonfie di pioggia fanno da sfondo al castello che domina la capitale scozzese. Una
grande folla di signori in giacca e cravatta accorre all'International conference centre, dove il Cfa institute, la
più grande associazione di professionisti del risparmio, tiene la sua conferenza annuale. nella sala risuonano
le parole di Felix Zulauf, proprietario e presidente dello Zulauf asset management, un hedge fund con sede a
Zug, nell'omonimo cantone della Svizzera centrale, e con un patrimonio di 1,7 miliardi di dollari: «Tutti hanno
gli occhi puntati sulla Spagna. Sbagliano. Credo invece che il prossimo paese a saltare sarà l'Italia». a una
platea attentae silenziosa, il 61enne Zulauf parla delle difficoltà delle banche italiane, zeppe di titoli di stato. E
prevede: la crisi esploderà in estate. Già, perché l'intervento del gestore svizzero non è di qualche giorno fa,
quando a piazza affari si scatenava l'inferno con l'assalto ai titoli bancari e ai Btp. E neppure risale al 17
giugno, quando Moody's, una delle tre grandi agenzie di rating, annunciava una possibile riduzione del voto
sul debito dell'Italia. No, le profetiche parole di Zulauf vengono pronunciate l'11 maggio, ben 12 giorni prima
che un'altra «strega» del rating, la Standard & Poor's, decidesse una revisione negativa sulle prospettive del
nostro Paese. In quei giorni di primavera tutta l'attenzioneè ancora concentrata sulla Grecia, sul Portogalloe
sui timori di contagio sulla Spagna, mentrei giornali italiani si interrogano sulle imminenti elezioni locali.
Ignorate in Italia, le frasi di Zulauf si propagano alla velocità della luce sui blog specializzati, come Hedge
fund news. Quando sullo schermo del monitor appare l'ultimo intervento di Zulauf, un sogghigno avrà
attraversato il volto di Nick Swenson. Costui lavora negli Stati Uniti, a Minneapolis (Minnesota),e guida il
Groveland Capital, un fondo di 10 milioni di dollari.È già dal marzo del 2010 che questo gestore scommette
contro Italia e Spagna, ignorando invece Grecia, Irlandao Portogallo: ha comprato credit-default swap
(contratti che permettono di speculare su obbligazioni emesse da enti in difficoltà, vedere il riquadro a pagina
37) agganciati ai titoli di questi due paesi perché costavano di meno e perché un loro eventuale fallimento
avrebbe un effetto enorme sui mercati. Anche se la Grovelandè piccola, forse le sue mosse non sono
sfuggite ad altri operatori. Come Ray Dalio, fondatore della Bridgewater Associates, la maggiore tra società
americane di hedge fund con una massa amministrata enorme, di 92 miliardi di dollari. Dalioè noto per la sua
abilità e per la disciplina monacale che impone ai suoi collaboratori: uno su tre non arriva al terzo anno di
lavoro. Partita forse a Minneapolis, o magari nei boschi del Connecticut dove ha sede la Bridgewater
Associates, la piccola onda si propaga negli uffici dei gestori di new York, di Londra, di Hong Kong o di
qualche paradiso fiscale. Uomini che coni loro fondi speculativi amministrano 1.500 miliardi di euro,
l'equivalente del pil italiano. E che grazie all'effetto leva, cioè alla possibilità di indebitarsi per somme superiori
al patrimonio, possono muovere sui mercati una massa di denaro 10-15 volte più grande. Iniziano
silenziosamente a puntare contro il bersaglio grosso, l'Italia, il paese con un debito pubblico così vasto da
mettere a rischio l'intera costruzione dell'euro. I fondi hedge vendono Btp allo scoperto, cioè senza possedere
materialmente i titoli. E quando il loro gioco risulta evidente, altri manager saranno obbligati a seguirli: sono
quelli che guidano i fondi di investimento e i fondi pensione, preoccupati che le loro scelte di lungo periodo
possano essere sbagliate. meglio intervenire nei portafogli riducendo la quota di titoli italiani. E di
conseguenza vendendo azioni bancarie, visto che i vari Unicredit e Intesa Sanpaolo possono guadagnare di
meno se i titoli di stato che hanno in pancia perdono valore. L'onda diventa sempre più forte. Domenica 26
giugno, in una Vienna tranquilla e piena di turisti, si svolge un dibattito organizzato dalla Erste Foundation,
fondazione bancaria austriaca. Davanti a una preoccupata Emma Bonino, il finanziare George Soros avverte:
«Siamo sull'orlo di un collasso economico che comincia magari in Grecia ma può rapidamente contagiare il
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Panorama - N.30 - 20 luglio 2011
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resto del sistema finanziario che resta estremamente fragile».E aggiunge: «penso che un paese dovrà uscire
dall'euro».a queste parole tutti tornano con il pensiero al 1992, quando proprio il Quantum Fund di Soros fu
protagonista di un'operazione speculativa clamorosa: prima contribuì a far svalutare la sterlina e poi colpì la
lira costringendo l'Italia a svenarsi. Inutilmente. In quei giorni di fine giugno la differenza tra i rendimenti dei
titoli di stato italiani e quelli tedeschi inizia a sfondare quota 200: significa che la caduta del prezzo di un Btp
ne fa aumentare il tasso di interesse effettivo finoa raggiungere una differenza con il Bund tedesco di 200
punti, cioè del2 per cento. più è alto lo spread, minore è la fiducia verso il titolo italiano, maggiori sonoi
guadagni di chi specula contro l'Italia.E più salato il conto che il governo sarà costretto a pagare sul debito.
per fortuna il mix dell'intera torta dei titoli di stato sul mercato (1.580 miliardi di euro) è suddiviso fra titolia
cedola fissae variabile, in modo che l'onere per il Tesoro nonè altissimo e ammonterebbe circaa 2-2,5 miliardi
all'anno per ogni punto di interessi in più. a dare man forte agli hedge fund sono le agenzie di rating: le due
americane moody'se Standard & poor's e l'inglese Fitch (a capitale francese). Queste agenzie sono pagate
dalle aziende per avere una valutazione indipendente sulle proprie obbligazioni. In più, gratuitamentee senza
un mandato, dannoi voti anche alle emissioni governative. Trascinate sul banco degli imputati per la crisi
della Lehman nel 2008, finita in bancarotta nonostante le triple a ottenute con generosità, le agenzie di rating
sono ora accusate di volersi rifare una verginità picchiando duro contro i governi europei. «andrebbero
chiuse» sibila dal suo ufficio nel pieno centro di milano Carlo Gentili della nextam, una società indipendente di
fondi di investimento. «Le agenzie di rating sono pronte a correre per affibbiare una bocciatura ma poi poco
solerti a riconoscere un upgrade». a poche centinaia di metri dalla nextam, nella sede della albertini Syz,
l'esperto di obbligazioni angelo Drusiani rincara la dose: «Ultimamente le agenzie hanno cambiato
atteggiamento, direi che guardano più la politica e meno i dati fondamentali dell'economia». parlare di
complotto è eccessivo. ma certo ad alimentare qualche sospetto sulle tre streghe del rating ci sono alcune
coincidenze: tutte e tre sono anglosassoni e forse sono tentate di nascondere sotto il tappeto i guai americani
con il debito pubblico Usa arrivato al 100 per cento del pil; e dietro moody's e Standard & poor's ci sono
grandi fondi di investimento: qualche conflitto di interessi c'è. per alex Cataldo, direttore generale della
moody's Italia, varcare la soglia in via martinia romaè stata una sgradita sorpresa. ma venerdì 8 luglio viene
convocato negli uffici della Consob dove, per la prima volta, un'autorità che vigila sulla borsa ha chiamatoa
rapportoi vertici di una agenzia di rating. Giuseppe Vegas, ex vice del ministro Giulio Tremontie ora
presidente della Consob, vuole chiarimenti sulla diffusione del rapporto moody's di giovedì 23 giugno che
ipotizzava una revisione del rating di 16 banche e che il giorno successivo aveva contribuito a provocare il
tonfo in borsa dei loro titoli. pochi giorni prima stesso trattamento per la Standard & poor's, finita nel mirino
dell'authority per un report sulla manovra del governo reso noto a borsa aperta e prima del via libera del
parlamento. Di fronte al montare della crisi e alle ondate che via via iniziano a colpire i mercati italiani, la
Consob di Vegas alza le barricate: impone limiti a chi opera allo scoperto; avvia un'indagine per capire da
dove sono partiti gli ordini di vendita nei giorni del crollo; chiede alle agenzie di rating di comunicare solo a
mercati chiusi. E insieme ai colleghi delle altre autorità europee studia come porre qualche freno alle
oligopoliste del rating, magari creando un'agenzia tutta europea. «Qui è in gioco l'euro e la stabilità del
mondo» dice Vegas ai suoi. ma ormai è tardi per andare a caccia degli speculatori: «attaccare l'area euro è
facile» riconosce Drusiani «perché a differenza degli Usa non ha una difesa comune. E gli hedge adottano la
strategia di creare incertezza, colpire e poi ritirarsi». Infatti da venerdì 8 luglio in poi, quando l'uragano picchia
duro sui listini italiani ed europei, gli speculatori sono già fuori campoa contarei soldi, mentre chi vende sono
gli investitori istituzionali, costretti a rivoluzionare i portafogli: la borsa archivia una seduta dietro l'altra con
ribassi del 3 per cento, lo spread con i tassi tedeschi sfonda quota 300. Sciami di flash-trader che comprano
e vendono in migliaia di microoperazioni al secondo non trovano più acquirenti. I titoli crollano. Scattano i
sistemi stop-loss automatici e altre cascate di ribassi investono i listini: a questo punto non solo più italiani,
ma europei. Lunedì 11 luglio inaugura una settimana con la crisi italiana e spagnola sulle prime pagine dei
giornali del mondo accompagnata dalla parola che fa più paura: contagio. La politica cerca di fermare il genio
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sfuggito dalla lampada ma lavora con tempi troppo lunghi. a roma Tremonti cerca di rafforzare una manovra
da 47 miliardi che i mercati non hanno apprezzato. In Europa si tenta di mettere il bavaglio alle agenzie di
rating, di bloccare la speculazione, e intanto si ammette la possibilità di un fallimento, parziale, della Grecia.
martedì 12 luglio l'asta dei Bot incassa una buona domanda, mentre al di là dell'atlantico il Tesoro Usa
rassicurai mercati sul futuro del debito americano. La caduta dei mercati si ferma. Lo tsunami si ritira e lascia
macerie, con qualche spettacolo paradossale: per esempio, il mercato assegna ai Cds dell'Italia un prezzo
quasi uguale a quello della romania (285 contro 293), come se i due paesi avessero lo stesso rischio di
insolvenza, sebbene il voto di Standard & poor's sia ben diverso, a+ contro BB+.Ei titoli a 10 anni italiani
rendono praticamente come quelli romeni. addirittura investire nella Colombia risulterebbe più sicuro che
comprare titoli italiani. Una situazione assurda, che dovrebbe rientrare. Fino al prossimo assalto degli squali.
Interpellato da Panorama nel suo rifugio di Zug, Felix Zulauf non lancia messaggi rassicuranti: «ricordate
come l'Europa aveva accusato gli speculatori di essere responsabili della crisi greca? ora lo sanno tutti che i
mercati non facevano altro che riflettere la situazione economica di atene. I politici non hanno capito che
mostro hanno creato con l'euro. L'unica soluzione è abbandonare la moneta unica e ridurre la spesa
pubblica». ma siamo nel 2011: i maya non avevano detto che la fine del mondo era nel 2012? 23.000 24.000
25.000 22.000 21.000 20.000 19.000 18.000 17.000 16.000 15.000 1° maggio 2011 VALORE INDICE Il 23
maggio Standard & Poor's annuncia una revisione in negativo dell'outlook sull'Italia. 1° giugno 2011 Il 17, il
20e il 23 giugno tre comunicati di Moody's annunciano possibili revisioni al ribasso dei voti su titoli italiani. Il
1° luglio Standard & Poor's conferma l'outlook negativo sull'Italia mentre i mercati sono ancora aperti. 1°
luglio 2011 SPREAD L'impatto su azionie titoli di stato L'andamento dell'indice della borsa italiana (in rosso) e
del differenziale (spread) fra i tassi italiani e tedeschi (in azzurro): evidente l'effetto sempre più marcato dei
comunicati emessi dalle agenzie di rating. 12 luglio 2011
COME NASCE LA TEMPESTA PERFETTA Austria Belgio Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia
Paesi Bassi Portogallo Spagna Il 22 aprile 2011 l'agenzia di rating Moody's abbassa il voto alla Grecia. Il
gestore di un fondo hedge stabilisce che la crisi greca può indebolire anche i titoli italiani. AAA AA+ AAA AAA
AAA CCC BBB+ A+ AAA BBBAA In maggio il gestore iniziaa vendere allo scoperto (cioè senza averli) i titoli
di stato italiani (quotati, per ipotesi, 98 euro) con l'impegno a consegnarli fra tre mesi. La pagella delle
agenzie di rating S&P Moody's Aaa Aa1 Aaa Aaa Aaa Caa1 Baa3 Aa2 Aaa Ba2 Aa2 Felix Zulauf, gestisce un
hedge fund da 1,7 miliardi di dollari. Kenneth Griffin, un mago dell'high frequency trading. Kenneth Griffin, un
mago dell'high frequency trading. 1 2 3 Ray Dalio, titolare della Bridgewater Associates, il più grande hedge
fund americano. della Bridgewater Associates, il più grande hedge fund americano.Il peso dei titoli di stato
nelle banche Miliardi di euro Italia Irlanda Grecia Portogallo Spagna Totale 43.000 900 100 500 44.500
54.000 220 600 70 190 55.080 8.900 74 200 9.174 10.000 10.000 4.000 400 4.400
Unicredit Intesa B. Popolare Ubi Mediobanca
Altri fondi si accodano e iniziano a vendere titoli italiani. Il 17 giugno l'agenzia di rating Moody's annuncia che
potrebbe tagliare il rating sui titoli italiani. Il loro prezzo iniziaa scendere. 4 5 6 I titoli di stato su cui ha
scommesso il gestore scendono a 95. Il gestore li compra a 95 e li rivende a 98 con un guadagno di 3 euro
per titolo.
In collaborazione con Stefano Caselli, professore ordinario di economia degli intermediari finanziari
dell'Università Bocconi.
Il ribasso delle azioni bancarieè accelerato dal flash-trading, un metodo basato su migliaia di microoperazioni
al secondo che in situazioni di mercati in forte ribasso rischiano di accentuare il calo dei prezzi. Il crollo dei
bancari trascina l'intero listino.
Il ribasso dei titoli italiani spingei gestori di fondia vendere anche le azioni delle banche italiane, poiché il calo
del prezzo dei bond le danneggia. Nel grafico, il titolo Unicredit.
Se i titoli continuano a scendere, vengono spinti ancora più giù dal meccanismo stop-loss: quando un titolo
cala sotto un certo livello o accusa un ribasso superiore a una certa percentuale (valori stabiliti da ciascun
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gestore), scattano gli ordini automatici di vendita.TITOLI IN CIRCOLAZIONE L'ammontare in miliardi di euro
dei titoli pubblici emessi dai paesi europei. L'Italia è al primo posto, seguita da Francia e Germania. 11 73
1.309 1.114 273 313 194
Austria Cipro Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Lussemburgo Malta Paesi Bassi Portogallo
Slovacchia Slovenia Spagna Italia BelgioPil greco 265 miliardi
Pil europeo 13 mila miliardi Pil italiano 1.548 miliardi LE DIMENSIONI CONTANO Il prodotto interno lordo
dell'Unione Europea a confronto con quello italiano e quello greco.1.585 91 314 4 129 26
618 14
Dizionario dell'investitore CREDIT DEFAULT SWAP I Cds nascono come contratti di copertura dal rischio
ma si sviluppano come strumento speculativo per scommettere sul possibile fallimento di uno stato o di un
emittente privato. Il Parlamento europeo ha approvato una relazione in cui ha chiesto maggiori regole e più
trasparenza per il mercato dei Cds. HEDGE FUND Sono fondi di investimento che, a differenza dei normali
fondi, hanno una maggiore libertà di azione: per esempio possono utilizzare la leva finanziaria (il controvalore
degli strumenti finanziari detenuti in portafoglio può essere superiore al patrimonio disponibile), l'arbitraggio
(la compravendita simultanea di titoli collegati per trarre vantaggio da una differenza di prezzi) e le vendite
allo scoperto (vedi: short selling). HIGH FREQUENCY TRADING Tecnica utilizzata da alcuni investitori che
effettuano migliaia di microoperazioni di acquisto e vendita di titoli al secondo, cercando di guadagnare sui
margini. Gli operatori vengono definiti anche algo-trader o flash-trader. Se causano un crollo, si chiama flashcrash. SHORT SELLING Shortare significa vendere allo scoperto. Lo short selling è una forma di trading che
consiste nel vendere uno strumento finanziario senza possederlo, per poi riacquistarlo in un secondo
momento a un prezzo più basso. Permette di guadagnare quando il mercato è in ribasso. SPREAD
Differenziale tra il tasso di rendimento di due obbligazioni, di solito espresso in centesimi. Uno spread di 300
punti tra il Bund tedesco e il Btp italiano significa che il Btp rende 3 punti percentuali più del Bund. Lo spread
cambia con l'andamento quotidiano dei mercati: se il prezzo del Btp scende, il suo rendimento effettivo sale
aumentando così la differenza con il tasso del titolo tedesco. STOP LOSS È una strategia adottata dai
gestori per limitare le perdite: se un titolo scende sotto un certo prezzo o subisce un ribasso superiore a una
certa percentuale, automaticamente parte l'ordine di vendere. Il sistema stop loss è molto pericoloso in
momenti di forte ribasso dei mercati, perché provoca ondate di vendita senza alcun controllo.
nascita di un rating la richiesta del giudizio Il rating è un voto espresso in lettere su una scala predefinita, che
esprime l'affidabilità creditizia di un emittente di bond. Per avere un rating, una società deve fare un'esplicita
richiesta a un'agenzia. Si reca quindi da una delle tre «sorelle» Fitch, Moody's o S&P,e chiede di essere
valutata. Il servizio è a pagamento. l'aNalisi della societÀ Una volta ottenuto l'incarico, l'agenzia di rating
inizia l'analisi della società. L'analista incaricato usa dati pubblici (per esempio da bilanci), studia i
fondamentali economici e finanziari e incontra i manager. Solo con questo iter è possibile esprimere il
giudizio. il coMitato di ratiNg Una volta terminato il lavoro dell'analista, si passa a un comitato.È l'organo
collegiale, infatti,a valutare tutto il materiale raccolto e a esprimere un giudizio sotto forma di rating. Alla fine il
rating viene votato a maggioranza dal comitato, formato da esperti del settore in cui opera la società che si
sta valutando. l'aPPello al giudizio Una volta votato, il rating è comunicato al soggetto giudicato. Questo può
appellarsi: offre informazioni aggiuntive o chiede di avere un'altra analisi. Il comitato può, se necessario,
riunirsi e rideliberare sul rating alla luce delle nuove informazioni.A questo punto il comitato o cambia il voto o
mantiene il precedente. la PuBBlicazioNe FiNale Notificato il rating alla società, si passa alla pubblicazione.
La società può chiedere che il rating non sia pubblicato: in questo caso resterà riservato. In caso contrario il
rating diventa noto al mercato. Da questo momento in poi l'agenzia tiene sotto monitoraggio il rating, per
valutarne eventuali modifiche. (Fonte: Il Sole 24 Ore)
il voto delle ageNzie RAtINg SIgNIFIcAto AAA Qualità massima. Massimo grado di affidabilità con riferimento
alla capacità sia di pagare gli interessi periodicamente che di rimborsare il capitale. AA Qualità alta Elevata
affidabilità per quanto concerne il pagamento del capitale più interessi. A Qualità medio-alta Buona
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Panorama - N.30 - 20 luglio 2011
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(diffusione:446553, tiratura:561533)
probabilità di rimborso del capitale più interessi. BBB Qualità media Adeguata probabilità, nell'immediato, di
rimborso del capitale più interessi. BB,B Qualità medio-bassa La capacità di rimborsoè incerta in presenza di
avverse condizioni di mercato. Nel lungo periodo non garantite. CCC, CC Qualità bassa. Elevata probabilità
di mancato rimborso delle obbligazioni. C, DDD default. L'emittente risulta in stato evidente d'insolvenza.
Foto: Nel mirino Oltre a scontare un'effettiva condizione di debolezza dovuta all'alto rapporto tra debito e pil e
alla bassa crescita, l'Italia è spesso vittima dei pregiudizi della stampa anglosassone. Qui sopra, alcune delle
copertine dedicate dall'«Economist» al nostro Paese e a Silvio Berlusconi.
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Terra
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In fondo
Centrosinistra, tentato suicidio?
Luca Bonaccorsi
C'è davvero da sperare che, dietro le quinte, Bersani abbia ottenuto qualcosa in cambio. Perché salvare
Berlusconi, che stava cadendo sotto la sfiducia dei mercati (neanche lui ha abbastanza soldi per comprarli,
quelli) solo per spirito patriottico, sostenendo una manovra economica priva di futuro, è davvero una
operazione spericolata. Perché questa è, innanzitutto, una manovra recessiva, obsoleta e sbagliata, fatta
(male) da un governo screditato, arrogante, con una buon parte dei suoi membri sul soglio della galera. Non
c'è futuro, non c'è ambiente, non c'è un idea migliore di Paese. È una manovra che taglia. Ma non taglia il
ponte sullo stretto, non taglia le spese militari, la Tav, l'economia degli idrocarburi, il consumo di suolo, gli
anni di precarietà, il numero di parlamentari, nè questo ridicolo bicameralismo perfetto. Non rende l'Italia più
pulita, più competitiva, più giusta e più solidale. Ne la rende più sicura, o creativa, o innovativa. Ma allora
perché sostenerla? C'è il ricatto dei mercati, certo. Eppure di tutto quello che è stato detto sui mercati si
continua a ignorare un tema fondamentale: lo sviluppo. E i commentatori bolsi, nelle loro letture di trito
mainstream (tipo Zingales e i suoi draconiani propositi), amplificate dai commentatori dei commentatori (alla
Bordin), continuano ad evadere il tema, recitando formule ideologiche. Esempio (quante volte l'abbiamo
scritto?): il pareggio di bilancio, a dierenza di quello che si scrive, non rende l'Italia indipendente dai mercati.
Ridurrebbe semplicemente gli importi in asta ogni anno di 10-15 miliardi di euro rispetto ai 200 e passa
attuali. Toglierebbe cioè circa 1 miliardo al mese dalle necessità di finanziamento. Una cosa ridicola. L'Italia è
una grande economia, e il suo debito tra i più grandi al mondo. Per questo quasi tutti i fondi pensione,
d'investimento, le assicurazioni, del pianeta sono essenzialmente obbligati a detenere Btp in portafogli (si
chiama benchmarking ). Ma questo Paese è in aanno, le aziende innovative fuggono e la disoccupazione
strutturale aumenta. La manovra di cui abbiamo bisogno crea valore aggiunto, dice ai mercati che abbiamo
un'idea di futuro (i ponti li fa con i bit). Non è quella di Tremonti.
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Quotidiano di Sicilia
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Le modalità di utilizzo dei voucher
L'approfondimento
I voucher possono essere acquistati singolarmente o in 'multipli' da cinque presso l'Inps, le associazioni di
categoria o i tabaccai. Hanno un valore nominale di 10 euro ciascuno, importo questo che comprende:
copertura previdenziale (Gestione separata dell'Inps del 13 per cento), assicurativa (assicurazione Inail del 7
per cento), e gestione del servizio (compenso all'Inps del 5 per cento). Il valore netto in favore del prestatore
è di 7,50 euro e dà diritto all'accantonamento previdenziale e alla copertura assicurativa, cumulabile con i
trattamenti pensionistici. I prestatori possono svolgere attività di lavoro occasionale fino a un massimo di
5.000 euro netti per committente nell'anno solare oppure nel caso di percettori di prestazioni integrative o di
sostegno al reddito fino a 3.000 euro netti. Si tratta di un sistema che offre al committente il beneficio di fruire
di prestazioni senza alcun vincolo contrattuale seppur nella completa legalità, al lavoratore la possibilità di
integrare le proprio reddito con prestazioni il cui compenso è esente da imposizione fiscale e non incide sullo
status di disoccupato o inoccupato. (mg)
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