Lettera ad un`amica

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Lettera ad un`amica
Lettera ad un’amica
“Questa notte, in un sogno, ti ho svegliato per chiederti: vuoi venire con me? Ti farò conoscere la mia Africa!
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Ma insomma, a quest’ora di notte!
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Non t’interessa?
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Certo! M’interessa molto! Dev’essere un luogo meraviglioso, ma ne parliamo domani….
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Dimentichi il proverbio dei nonni africani: “ Gli amici veri dividono il pane e i sogni.”
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E va bene! Ti ascolto! Andiamo….
E come accade in un gran sogno, chiudiamo gli occhi e voliamo verso il mare….
All’arrivo, su una pietra levigata dal vento, quasi ravvolta nella sabbia e dimenticata dal tempo, leggiamo: “Tripoli
(Libia) – 18 Settembre 1961 - Ore 07.30, sulla duna nasceva un altro granello di sabbia... “
E mentre esplori affascinata la linea dell’orizzonte che si dischiude prevedendo l’incantesimo, ecco
sorgere la mia Africa accompagnata dalle sfumature del sole nascente…
Alla luce di tanto splendore ti guido verso ogni segmento dei miei ricordi di bambina, su ogni orma
o traccia dei miei pensieri, per dirti con voce commossa che…..nulla vale la dolcezza della terra
natìa.
L’Africa ha una bellezza incomparabile. Cerco spesso di ricordarne i colori.
Li amo perché m’incantano, provo piacere a distinguerli dentro di me: mi alleviano la nostalgia ed il bisogno di
rivederla. Allo stesso modo i canti dell’Africa…irraggiungibili da un animo che non li ha vissuti con la mia stessa
intensità. Li ricordo come la colonna sonora della mia infanzia.
Il cielo del giorno è sempre tinto da un azzurro specchiante e di rado venato dalle nuvole, pieno di verve quando le
mille tortore lo attraversano. Una luce molto differente dalla nostra; è come se il cielo volesse accarezzare in modo
diverso i colori del paesaggio circostante per rilevare una terra ai confini del paradiso.
Una terra di forte carattere, irriducibile, misteriosa, affascinante.
Non ci si stupisce dinanzi ad una cerimonia mortuaria, perché non vi è frattura fra la vita e la morte. I morti sono le
radici dell’albero del quale noi siamo i rami viventi.
Laggiù anche le stelle sono più luminose. Di notte ad un tramonto riesci a vedere molto più lontano rispetto ad
un’altra parte del mondo. E’ facile persino sognare….che al risveglio il sogno si avvera.
Si vive costantemente nell’abbagliante luce del sole, attorniati da un incredibile dolcissimo silenzio, rotto solo dal
ronzare degli insetti, da una folata di vento, dal rumore di un animale sconosciuto o dalla corsa veloce di uno
scorpione che scompare fra i sassi.
E’ incantevole camminare su spiagge deserte e bianchissime, dove le onde sembrano danzare, la brezza che soffia
tra le palme ondeggianti in mezzo a gruppi di eucalipti sempre fioriti dove il pensiero cede il passo all’infinito.
Qualunque cosa farai, ovunque andrai amerai l’Africa, ed anche l’Africa ti amerà.
Ricordo i villaggi di argilla, la luna sul dorso degli animali, la sabbia rossa e impalpabile, una carezza per la mia
piccola mano, le corse sempre a piedi nudi, la gazzella che rubava la verdura nell’orto, le dune, un’idea per le mie
capriole.
Il silenzio della notte fredda e mai così buia, le voci convulse degli operai al lavoro nei campi e le donne ai pozzi per
attingere l’acqua.
Mi ricordo all’ombra del melograno a comporre i compiti di scuola.
Ricordo il palmeto sotto la luce sempre incandescente del sole, i villaggi poveri sì all’esterno, ma dall’interno
riuscivano a regalarmi serenità e amore. Ricordo, che dall’alba al tramonto anche il più leggero alito di vento
accompagnava ovunque l’odore del fuoco sempre acceso, l’aroma del the alla menta, l’odore intenso delle
noccioline che abbrustolivano nella padella sui carboni. Ricordo, ancora, quei giorni in cui raccoglievo (di
nascosto) i datteri e le banane con gli amici arabi.
Ricordo il sapore indimenticabile del latte di capra e del pane con il burro di cammello preparato dall’araba nella
sua capanna, il couscous che in ogni ora del giorno emanava i profumi delle spezie nell’aria sempre calda e, ancora,
ricordo ogni angolo di strada che percorrevo a piedi per andare a scuola.
Ricordo il canto d’amore delle cicale tra i rami del gelso nel giardino di casa, il vento intriso di sabbia che mi
avvolgeva come in un abbraccio, la carovana di cammelli che partiva dall’oasi lì vicina per raggiungere le zone
petrolifere, sentire me stessa parte del mio piccolo paradiso in un deserto di solitudine che lenivo con la sola forza
dell’inconsapevolezza o del mio conciliante e naturale sorriso di bambina.
E’ al mare e al vento africano che confido i miei sogni. Da sempre.
Ma l’Africa conosce il mio canto? Si ricorderà di me? I miei piccoli amici che ho lasciato si
guarderanno ancora in giro per cercarmi? Incontravano difficoltà a pronunciare il mio nome,
inizialmente rimediavano con Ingranata poi con Inco.
L’Africa è divenuta col tempo un sogno. Un sogno che l’atteggiamento di un Governo rivoluzionario,
ha violentemente e artificiosamente interrotto.
Parlarti della mia Africa rappresenta per me un’opportunità meravigliosa, poiché attraverso il
ricordo della magia dei suoi colori, dei suoi contrasti, dell’intensità della sua luce e soprattutto
del calore e della genuinità della sua gente, evoca in me una profonda, struggente e dolorosa
nostalgia.
L’Africa è stata la mia culla, la mia casa.
L’Africa è la vita che mi porto dentro, è un sogno vissuto che mi è gradito dividere con te che sei l’amica più cara.”
Incoronata Vivolo