Teologia del matrimonio - Facoltà Teologica dell`Italia Settentrionale

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Teologia del matrimonio - Facoltà Teologica dell`Italia Settentrionale
SINODO PER LA FAMIGLIA: NODI TEOLOGICI
Il Sinodo straordinario per la famiglia, celebrato nello scorso mese di ottobre, e
il Sinodo ordinario che si svolgerà nel prossimo autunno sono due eventi di
grande rilievo per la vita della Chiesa. Essi si segnalano anzitutto per l’oggettiva
urgenza del tema che il Papa ha scelto di richiamare all’attenzione della
coscienza ecclesiale, ossia le sfide pastorali inerenti alla famiglia nell’ambito
dell’evangelizzazione. Oltre all’importanza dell’argomento trattato, le due assisi
s’impongono all’attenzione anche per la forma particolare e, per certi tratti,
innovativa, con cui è impostato il loro svolgimento. Le due assemblee dei
vescovi, infatti, sono state inserite in un processo di discernimento ecclesiale
che appare più dilatato nello spazio e nel tempo, così da includere «non solo
due tappe celebrative ma anche il tempo intersinodale, tempo di riflessione
sulla recezione del primo sinodo e di approfondimento teologico pastorale in
vista del secondo sinodo» (Card. Baldisseri, Segretario generale del Sinodo).
Tale scelta esprime chiaramente l’intenzione di favorire un più ampio dibattito
nelle chiese locali e di promuovere una ricerca più efficace delle linee che
devono guidare la pastorale familiare.
La prima tappa di questo discernimento, confluita nel Sinodo straordinario,
aveva principalmente l’obiettivo di rilevare le sfide pastorali di oggi e definire lo
status quaestionis circa il modo di interpretarle e affrontarle. I risultati raggiunti
sono presentati in due libri che raccolgono i testi dei lavori sinodali, con una
guida alla lettura. Si tratta di A. SPADARO, La famiglia è il futuro. Tutti i
documenti del Sinodo straordinario 2014, Ancora - La Civiltà Cattolica,
Milano 2014, pp. 236, € 15,00 e di F. GARELLI, Famiglie. I testi principali
dell’Assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi, EDB, Bologna 2014,
pp. 117, € 11,50. La lettura trasversale dei testi si rivela di particolare
interesse, perché consente di cogliere l’evoluzione dei temi e del linguaggio. Si
potrà notare così come alcuni dei problemi sollevati con il questionario iniziale
siano stati assai ridimensionati lungo il percorso (è il caso ad esempio dei temi
connessi con l’apertura alla vita e la paternità responsabile), mentre alcune
categorie teologiche intorno a cui sembrava doversi concentrare l’attenzione
(come la “legge naturale”) sono assenti nella Relatio Synodi conclusiva. Il
seguito del processo sinodale dovrà chiarire se tali cambiamenti esprimano
un’intenzione effettiva dei pastori o siano dovuti solo a fattori contingenti.
Un’analisi complessiva dei testi consente di rilevare, come è già stato notato da
più parti, che le questioni affrontate non paiono avere avuto un’istruzione
teologica proporzionata alla loro complessità, delicatezza e urgenza. Il compito
“pastorale” che il Papa ha affidato al Sinodo riguarda direttamente la ricerca di
soluzioni concrete alle difficoltà e alle sfide che le famiglie devono affrontare.
Tale compito, però, non può essere inteso come se mirasse semplicemente a
individuare alcuni interventi di carattere operativo, lasciando ai margini il
chiarimento delle questioni dottrinali implicate nella testimonianza della Chiesa.
Tale approccio, infatti, si rivelerebbe inconcludente e alimenterebbe il rischio di
pervenire soltanto a soluzioni casuistiche e provvisorie. Il lavoro sinodale,
d’altra parte, non può consistere neppure in un processo deduttivo, che parta
dai principi dottrinali di sempre, considerandoli in se stessi noti al di fuori della
mediazione storica e culturale entro cui sono pensati e praticati, per definire
soltanto nuove modalità di applicazione. Ciò infatti condurrebbe ad eludere
l’ascolto dei segni dei tempi, scavalcando il confronto con i mutamenti nel modo
di vivere l’affettività e di plasmare i legami familiari. Alla luce del magistero del
concilio Vaticano II e della sua recezione ecclesiale, sembra che la “pastoralità”
vada intesa in una prospettiva teologica assai più ricca e profonda, che implica
un ripensamento complessivo del rapporto tra il Vangelo del matrimonio e le
condizioni sociali e culturali del nostro tempo. Si tratta insomma di assumere le
domande e le sfide che provengono dai mutamenti antropologici e istituzionali
della cultura affettiva e di riconoscere che il contesto socio-culturale in cui vive
la comunità ecclesiale rappresenta la condizione storica costitutiva, e non solo
l’obiezione congiunturale, entro cui testimoniare la novità della rivelazione
cristiana.
A tale arduo compito “pastorale” la teologia è chiamata indubbiamente a dare il
proprio apporto specifico. Tale contributo finora si è espresso, per lo più,
attraverso articoli o saggi che hanno concentrato l’attenzione sulle questioni
maggiormente dibattute, come quelle riguardanti la pastorale dei divorziati
rispostati. Il n. 44 di Orientamenti bibliografici ne ha offerto una presentazione
alla voce Teologia pastorale: la famiglia, a cura di Bruno Seveso, cui rinviamo.
Meno numerose sono invece le pubblicazioni che hanno cercato una riflessione
più organica e complessiva.
Tra queste segnaliamo anzitutto un volume che presenta i risultati di un
Seminario internazionale promosso dal PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA: A.
BOZZOLO - M. CHIODI - G. DIANIN - P. SEQUERI - M. TINTI, Famiglia e Chiesa:
un
legame
indissolubile.
Contributo
interdisciplinare
per
l’approfondimento sinodale, LEV, Città del Vaticano 2015, pp. 554, € 24,00.
Il testo è articolato in tre sezioni, ciascuna delle quali è dedicata a uno dei temi
più rilevanti del dibattito, cui segue una quarta parte che ha il carattere di
ripresa conclusiva e propositiva. Ogni tema è affrontato attraverso una
relazione di base e un dibattito critico tra esperti di varie discipline (teologia
sistematica, morale, pastorale, biblica, filosofia, diritto canonico, scienze
umane…), che provengono da differenti aree geografiche ed esprimono diversi
approcci teorici alla materia. Nella prima sezione Matrimonio: fede, sacramento,
disciplina, Andrea Bozzolo introduce la domanda sui criteri di sussistenza del
matrimonio sacramentale, con particolare attenzione al nesso tra fede e
matrimonio e al ruolo della forma ecclesiale (liturgica e canonica). La riflessione
proposta va nella linea di mostrare che la forma liturgica non è un elemento che
si aggiunge dall’esterno alla decisione degli sposi, ma concorre in modo
determinante a plasmarla. Una visione coerente della sacramentalità del
matrimonio, poi, individua come condizioni minime perché un consenso integro
dia origine a un matrimonio cristiano la presenza di due elementi fondamentali,
che traducono la intentio faciendi quod facit Ecclesia: voler essere “congiunti da
Dio” e “inclusi nella fede della Chiesa”. Nella seconda sezione, Famiglia, amore
sponsale e generazione, Maurizio CHIODI introduce la discussione sulle questioni
morali che riguardano l’amore coniugale e l’apertura alla vita all’interno dei
cambiamenti della cultura familiare nella post-modernità. Attraverso una
rilettura attenta dell’evoluzione storica dell’insegnamento magisteriale e un
approfondimento del tema della generazione, il dibattito riflette sul modo di
intendere la connessione inscindibile tra amore e generazione e il suo carattere
normativo per la coscienza dei coniugi. La terza sezione, Famiglia ferita e unioni
irregolari: quale atteggiamento pastorale, è introdotta da un testo di Giampaolo
DIANIN che prende in esame le diverse proposte avanzate per
l’accompagnamento pastorale delle unioni irregolari, evidenziando i nodi teorici
e pratici che non paiono ancora risolti e generano tensioni sul piano dottrinale e
pratico. Con riferimento ai divorziati risposati, nel contesto di uno sguardo più
ampio sul loro accompagnamento, viene anche avanzata e discussa una
proposta a riguardo dell’ammissione ai sacramenti. Tale proposta è chiamata
via discretionis in quanto, prendendo le mosse da Familiaris Consortio n. 84, fa
leva sulla necessità di un approfondito discernimento della diversità delle
situazioni personali che possono ricadere sotto una stessa denominazione.
Nell’ultima parte del volume, introdotta da Pierangelo SEQUERI, gli autori delle
tre relazioni raccolgono gli esiti del dibattito e avanzano delle linee propositive.
Ne emerge un quadro che rende conto dei molteplici aspetti della materia
esaminata e dei molti fili che vi s’intrecciano, con l’intento di offrire un apporto
ponderato al necessario discernimento dei pastori.
Un rilevante contributo al dibattito sinodale proviene dai lavori maturati
all’interno del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e
famiglia. Segnaliamo qui in particolare gli Atti di due Convegni dedicati a temi
centrali per la teologia del matrimonio e della famiglia. Il primo è J. GRANADOS
(ed.), Una caro: il linguaggio del corpo e l’unione coniugale, Cantagalli,
Siena 2014, pp. 441, € 23,00. Il volume, che si presenta con una Prefazione del
card. Müller, mette a tema il significato della chiamata dell’uomo e della donna
a divenire una sola carne, valorizzando l’ispirazione che proviene dalle catechesi
di Giovanni Paolo II sull’amore umano nel piano divino. A partire dalla sua
introduzione in Gen 2,24, il tema dell’una caro conosce numerose riprese nella
Sacra Scrittura, in particolare in Mt 19,4-6; Mc 10,8; 1Cor 6,16 e Ef 5,31.
Delineare il complesso senso di questa formula (e delle sue varianti) nella
Scrittura e nella tradizione è di grande interesse non solo per l’elaborazione di
un’autentica antropologia teologica, ma anche per la cristologia, l’ecclesiologia e
la teologia sacramentaria. La questione in gioco, infatti, è precisare quale unità
l’uomo e la donna siano chiamati a realizzare, quali dimensioni la caratterizzino,
quale ontologia simbolica vi si dispieghi e quale valore essa abbia nello sviluppo
dell’economia salvifica. All’interno di una cultura caratterizzata dalla “relazione
pura”, in cui l’intimità sessuale è pensata in modo indipendente rispetto alla
qualità etica del legame amoroso e le relazioni del soggetto sono lette in chiave
contrattualista, la portata ontologico-simbolica della “carne” rischia di essere
radicalmente fraintesa e culturalmente emarginata. Di qui l’esigenza di uno
scavo nel tema, con l’intenzione di mostrarne le molteplici implicanze. Le
numerose relazioni del Convegno sono organizzate intorno a quattro nuclei
teorici, che sviluppano il tema della una caro in rapporto alla unione
interpersonale, al mistero della creazione, alle dinamiche della fecondità e alla
logica sacramentale, in un approccio che coinvolge gli apporti delle diverse
discipline teologiche. Pur nel diverso valore dei singoli contributi, il risultato
della ricerca è ricco e stimolante.
Il secondo testo, A. DIRIART - S. SALUCCI (ed.), Fides - Foedus. La fede e il
sacramento del matrimonio, Cantagalli, Siena 2014, pp. 272, € 17,00,
affronta una questione su cui più volte il Magistero recente ha invitato teologi e
canonisti a riflettere, ossia il nesso tra fede e matrimonio. Nella teologia
moderna lo schema del duplex ordo ha condotto a intendere la sacramentalità
del matrimonio come l’elevazione soprannaturale di un istituto naturale. Da tale
concezione è derivata la disciplina giuridica che richiede come condizioni per la
sussistenza del matrimonio sacramentale l’intenzione di fare ciò che fa la
Chiesa, interpretata come intenzione del matrimonio naturale, e il carattere
battesimale. Perché vi sia un matrimonio sacramentale tra battezzati, dice la
canonistica, non è necessario neppure un minimo grado di fede, ma solo il vero
consenso: qui vult matrimonium, recipit sacramentum. Il volume intende
verificare la consistenza teologica di questa tesi, prendendo spunto dal fatto
che anche sul piano terminologico fides e foedus rimandano a un comune
campo semantico. L’analisi richiama anzitutto la verità ontologica del
sacramento, che non deve la sua consistenza alla fede dei nubendi, ma al dono
offerto con l’evento cristologico. Essa mostra però anche il debito che l’attuale
normativa ha nei confronti della stagione moderna della teologia, così da non
poter essere assunta semplicemente come l’unica trascrizione canonica
possibile. Anche se gli interventi dei canonisti tendono a ribadire la disciplina
recepta, nei saggi di natura teologica si profila l’esigenza di un ripensamento
orientato non a misurare la fede dei singoli – operazione impossibile e
pericolosa – ma a verificare la volontà di essere sostenuti e inclusi nella fides
Ecclesiae. Il volume è corredato molto opportunamente da una ricca bibliografia
scelta sul tema. La stessa questione è affrontata, con intento maggiormente
divulgativo, ma con profondità di pensiero dall’agile testo di N. REALI, Quale
fede per sposarsi in chiesa? Riflessioni teologico-pastorali sul
sacramento del matrimonio, EDB, Bologna 2014, pp. 104, € 8,50.
Sempre nell’ambito delle pubblicazione dell’Istituto Giovanni Paolo II è
opportuno segnalare il testo di J. GRANADOS, Una sola carne in un solo
spirito. Teologia del matrimonio, Cantagalli, Siena 2014, pp. 416, € 23,00.
Il volume ha un interesse che non si limita all’attuale discernimento sinodale,
poiché si presenta come un ampio trattato sul matrimonio, costruito sulla
correlazione tra il matrimonio considerato come sacramento della creazione e
della storia e il matrimonio attuato come sacramento della redenzione e della
consumazione in Cristo. Le due parti sono precedute da un’ampia Introduzione,
che mira a collocare il tema per riferimento alla cultura contemporanea e a
esporre la dottrina matrimoniale del concilio Vaticano II. Il filo conduttore del
saggio è il «nesso tra l’unità in una sola carne dell’uomo e della donna» e «la
carne assunta dal Figlio di Dio, la carne con cui visse, soffrì, risuscitò, ascese al
cielo, costituendo il nuovo corpo della Chiesa» (9), nesso che si illumina grazie
all’azione dello Spirito Santo che consente l’unione nella carne e nello Spirito tra
Gesù e la Chiesa e tra marito e moglie.
Uno sguardo ad ampio raggio su matrimonio e famiglia, grazie all’apporto di
vari saperi, è offerto da ASSOCIAZIONE TEOLOGICA ITALIANA, Sacramento del
matrimonio e teologia. Un percorso interdisciplinare, a cura di V. MAURO,
Glossa, Milano 2014, pp. 307, € 25,00. Il volume raccoglie i contributi del XXIV
corso di aggiornamento per docenti di teologia promosso dall’ATI, svoltosi a
Roma nei giorni 2-4 gennaio 2014. Il primo contributo è di Roberto MANCINI, Il
senso del matrimonio. Una prospettiva di antropologia filosofica, e si propone di
sviluppare «l’intersezione fra una fenomenologia del matrimonio e
un’ermeneutica secondo l’amore» (4). Segue il saggio biblico di Aldo MARTIN,
Attestazioni bibliche sul matrimonio. Nuove piste di ricerca, che s’interessa in
particolare di 1Cor 7,1-16; Mt 19,1-9 (e 5,31-32); Ef 5,21-33. Il contributo di
Maurizio CHIODI, Teologia morale e matrimonio, è uno dei più ampi e
impegnativi del volume. Dopo una sintetica ricostruzione della cultura affettiva
che caratterizza la post-modernità e una breve rilettura della tradizione storicoteologico, l’autore mette a tema il nesso circolare tra il profilo antropologico e
teologico-cristologico dell’alleanza nuziale. Nell’orizzonte della teologia
sacramentaria si colloca Valerio MAURO, Il ministero della coppia, che vuole
riscoprire la celebrazione sacramentale come momento sorgivo della realtà
ecclesiologica della coppia cristiana e del ministero che le afferisce di
conseguenza. Una buona informazione, organizzata secondo una coerente
logica tematica, è offerta da Marco DA PONTE, La discussione sul sacramento del
matrimonio nella teologia protestante contemporanea europea. Preceduto dai
saggi di Basilio PETRÀ, Sul matrimonio nella teologia ortodossa, e di Giovanni
CERETI, La Chiesa ha il potere di assolvere tutti i peccati, compreso quello di
essere venuti meno al proprio patto coniugale? Una soluzione ispirata alla
prassi e all’insegnamento della Chiesa primitiva, Giampaolo DIANIN affronta il
tema Relazioni matrimoniali irregolari. Teologia e pastorale in Italia. L’ultima
parte del volume è dedicata al tema del rapporto fede-matrimonio, affrontato
rispettivamente sotto il profilo canonico (Alessandro GIRAUDO, Il rapporto fedesacramento: una prospettiva canonica) e teologico (Maurizio ALIOTTA, Il
rapporto fede-sacramento: una prospettiva teologica).
Presentiamo infine tre testi che, da diverse angolazioni, si interessano al tema
della indissolubilità del matrimonio. Il primo, con presentazione del Card.
Lehmann, è di T. RUSTER - H. RUSTER, Finché morte non ci separi?
L’indissolubilità del matrimonio e i divorziati risposati. Una proposta,
Elledici, Torino 2014, pp. 196, € 15,00. Il volume intreccia il punto di vista dei
due autori, che sono marito e moglie, e l’apporto dei relativi saperi, la teologia
sistematica e il counseling familiare. La tesi centrale è che non tutti i matrimoni
validi tra battezzati sono automaticamente sacramentali, perché non sono gli
sposi che si amministrano reciprocamente il sacramento del matrimonio, ma è
la Chiesa, ossia l’assemblea eucaristica che, su incarico e a nome di Gesù
Cristo, amministra il sacramento. Sulla base di una separazione tra la nozione
di matrimonio valido e quella di matrimonio sacramentale diviene possibile
trovare uno statuto per quella realtà relazionale sui generis che sono le seconde
unioni, successive ad un fallimento matrimoniale. Gli autori insistono con forza
sul fatto che l’indissolubilità del matrimonio non è una richiesta disciplinare
della Chiesa, ma appartiene alla natura del legame. I legami che hanno dato
origine a una famiglia non possono mai essere realmente dismessi e continuano
a influenzare in vario modo il secondo matrimonio. Se però si accetta che un
matrimonio tra cristiani può essere valido anche senza essere sacramentale,
superando la logica che per motivi storici si è sedimentata nell’attuale
normativa, la Chiesa può giungere a riconoscere lo statuto peculiare delle
seconde unioni, senza per questo venire meno all’insegnamento evangelico
circa l’indissolubilità del sacramento. Il libro contiene analisi stimolanti, ma
l’approfondimento teologico dei temi non è proporzionato al carattere della
proposta, che si distanzia dalla dottrina e dalla disciplina attuali.
B. PETRÀ, Divorzio e seconde nozze nella tradizione greca. Un’altra via,
Cittadella, Assisi 2014, pp. 205, € 15,90 propone un’esposizione accurata e
documentata della posizione ortodossa a proposito del divorzio e delle seconde
nozze, con l’intenzione di chiarire sul piano storico e concettuale alcuni luoghi
comuni, che non colgono la logica che sottende la prassi orientale. L’opera
presenta in quattro quadri successivi la legislazione imperiale antica e la
letteratura nomocanonica; le fonti teologiche e canoniche del primo millennio;
la prassi ecclesiastica greca e i casi di divorzio dal secolo XI fino alla caduta di
Costantinopoli (1453), e infine la testimonianza della celebrazione liturgica delle
seconde nozze. Dall’analisi di questi documenti Petrà trae la conclusione che «la
tradizione greca ha sempre visto nei passi matteani concernenti la porneia
un’indicazione regolativa del Signore, in forza della quale le seconde nozze dopo
il ripudio a motivo di porneia non esponevano il marito all’adulterio» (171).
L’accettazione dell’eccezione relativa alla porneia costituisce dunque il nucleo
generatore di tutto l’atteggiamento ecclesiastico orientale, che gradualmente ha
riconosciuto il valore della clausola matteana anche per la donna e non solo per
l’uomo, come pure ha ammesso che la porneia non è l’unica cosa grave che può
accadere nel matrimonio e rovinarlo. Alla base della teologia e della pastorale di
tradizione greca vi è dunque l’idea che nessuna rottura volontaria del
matrimonio può essere ammessa (anche se la resistenza al divorzio
consensuale è oggi assai diminuita in diverse chiese ortodosse). Il matrimonio
può essere rotto solo per una seria causa, che deve essere analoga nel suo
darsi e nei suoi effetti alla porneia di cui parla il testo matteano. Le diversità nel
modo di valutare quando si realizzi tale analogia spiegano la presenza nel
mondo ortodosso di posizioni e di prassi assai variegate, che comunque sono
accomunate dal ritenere il divorzio una soluzione estrema, non conforme al
disegno originario di Dio.
Entra più direttamente nel dibattito sollevato dalla relazione del card. Kasper al
Concistoro del 2014, senza sottrarsi ai toni vivaci della polemica, il volumetto di
A. GRILLO, Indissolubile? Contributo al dibattito sui divorziati risposati,
Cittadella, Assisi 2014, pp. 84, € 9,80. La prospettiva del ragionamento è che
«al concetto “oggettivo” di “indissolubilità”, cui la società contemporanea è
tentata di contrapporre il concetto “soggettivo” di “disponibilità”, dovremmo
affiancare il concetto “intersoggettivo” di “indisponibilità”» (11). La tesi
enunciata nell’Introduzione non ha però nel testo uno sviluppo argomentativo
adeguato, mentre prevale l’intento di interagire con alcuni protagonisti del
dibattito, mostrando le incongruenze e i pregi implicati nei diversi approcci alla
questione. Emerge comunque dal testo una forte richiesta di ripensamento
dell’insieme della dottrina e della disciplina canonica e l’auspicio di una
prospettiva che, senza nulla togliere alla radicalità evangelica, riconosca che vi
può essere una morte morale del vincolo alimentata da tanti fattori, che non
dipendono direttamente da una decisione degli sposi.
Prof. Andrea Bozzolo