“Il Volo” di Icaro è il dono di Wim

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“Il Volo” di Icaro è il dono di Wim
Al Masciari di Catanzaro la prima calabrese del mediometraggio di Wenders
“Il Volo” di Icaro
è il dono di Wim
Il pubblico
al teatro
Masciari
in basso
Giancarlo
Giannini
tra Loiero
e il sindaco
di Catanzaro
a sinistra
il giovane
attore
Salvatore
Fiore (foto
Chiefalo)
Teatro gremito per il lavoro del regista tedesco girato in Calabria in 3D
Dopo la proiezione una tavola rotonda a più voci sull’esperienza cinematografica
di EDVIGE VITALIANO
COME una preghiera o una
carezza laica che sfiora le onde
del Mediterraneo. Sospeso tra
utopia e realismo “Il Volo” di
Wim Wenders è, forse, racchiuso in un fotogramma che
ferma per sempre il profilo di
un Cristo dei nostri giorni: alla prua di una carretta di mare
un clandestino, di spalle e vestito di bianco, alza le braccia
al cielo; quel gesto pare disegnare nello spazio in 3D una
sorta di croce.
La “prima” calabrese di
quello che ormai è un mediometraggio - a cui non ha potuto partecipare il
cineasta tedesco
che proprio ieri
ha subito, a Monaco, un piccolo
intervento - è stata ospita in un
gremito teatro
Masciari di Catanzaro. E se il
presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano ha inviato un
messaggio, la proiezione ha
anticipato una tavola rotonda
moderata dal presidente dell'ordine dei giornalisti Giuseppe Soluri.
Con il presidente della Regione, Agazio Loiero, hanno
raccontato l’esperienza de “Il
Volo”: Giancarlo Giannini che ha prestato la sua voce a
Ben Gazzarra (protagonista
insieme a Luca Zingaretti) - il
produttore Claudio Gabrieli,
l'editore Carmine Donzelli, il
sociologo Vito Teti. Sul palco
anche il piccolo Salvatore Fiore,moltoemozionato, itrefratelli serbi - Valentino, Denis e
Elvis - che nella pellicola raccontano la loro storia di profughi. Tutti hanno sottolineato
la bellezza del lavoro firmato
dal regista de “Il Cielo sopra
Berlino”el'importanza diraccontare una Calabria diversa:
una Calabria dell'accoglienza, appunto. La “prima” ha
avuto una coda a Palazzo De
Nobili sede del Comune dove i
protagonisti sono stati accolti
con un delizioso buffet nella
sala concerti. A fare gli onori
di casa il sindaco Rosario Olivo e i componenti della sua
Giunta. Atmosfera rarefatta:
candele, tappeti rossi e le decorative ginestre, per una serata
davvero speciale.
Ma torniamo a “Il Volo”. Per
nulla facile raccontare quel
che Wenders è riuscito con geniale sintesi a raccontare della
Calabria dell'accoglienza: di
Badolato e Riace; di Peppino e
Ramadullah, di Shugri incontrata in una bottega del vetro o
delle
tessitrici
straniere
che
riannodano in Calabria il filo della
storia con le calabresi di ieri. Difficile raccontare lo
sguardo dei tre
piccoli serbi: Dennis, Valentino e
Elvis. Ma ancor
più arduo è raccontare isuoni dell'accoglienza. Perché il lessico di Wenders è sintesi si, ma complesso. Un lessico ricco di grammatiche diverse: ci sono gli
echi di una ballata di Kustarica che incrociano sulla via le
sonorità di tarantelle dimenticate; c'è l'avanguardia del
3D e la lezione di Rossellini; c'è
lo sguardo pittorico sospeso
tra certe soluzioni metafisiche che ricordano De Chirico
ma, ci sono anche certi paesaggi pastello che s'intingono
nei colori di una Calabria che ti
pare di immergerti in certi blu
picassiani .
Ah Peppino (il piccolo Salvatore Fiore) quella corsa per i
vicoli dell'antica Badolato!
Quel pallone che rotola giù,
giù fino al mare. Il mare che ti
sorprende sempre con il tedesco che riesce a fartene sentire
il respiro mentre una carretta
di disperati appare all'orizzonte. Procede lenta col suo
Buffet
a lume
di candela
al Comune
carico di dolore che non soffoca però il volo di Icaro che alberga nei cuori clandestini. E
quando su quella carretta si
proietta l'ombra di un deltaplano, i copricapocolorati delle donne imbarcate sembrano
danzare e il commento sonoro
sfuma in echi esotici. Un attimo dopo il fotogramma del
clandestino a prua.
Wenders - come Virgilio
nella Commedia - non lascia
mai solo chi guarda e chi
ascolta. Non lascia soli neanche i protagonisti che via via
incontra in questo viaggio calabrese perché: «le persone sono più importanti delle storie». E allora ecco arrivati a
Riace - dove l'accoglienza non
èutopia- immersanelsilenzio
come in certi monasteri. Il tedesco ci arriva d'inverno e la
pioggia gli riga il volto come
quelle lacrime che non vorresti. Ma è qui che il sogno di una
Calabria diversa chiude il contoconquella carrettachearriva da lontano. Un sogno che
segna la strada come una cometa.
Giancarlo Giannini si commuove
e parla del suo film in Aspromonte
di ADELE CANNISTRA’
ERA la prima volta anche per Giancarlo
Giannini, presente ieri nella platea del
Teatro Masciari di Catanzaro per la “prima” calabrese de “Il Volo” di Win Wennders. Il celebre attore che ha dato la voce
ad un intenso Ben Gazzara nel ruolo del
sindaco di Badolato - protagonista con
Luca Zingaretti nel ruolo del prefetto - è
arrivato puntuale in teatro. Seduto in
prima fila ha indossato ovviamente gli
occhialini per vedere la pellicola. Quindi
a proiezione conclusa è stato invitato sul
palco. «Sono entusiasta de “Il Volo”, quello che mi ha stupito è la semplicità - ha
detto - con cui Wenders, che io adoro, ha
raccontato questa storia straordinaria».
Per l’attore e doppiatore - che ha prestato
la voce ad Al Pacino e Michael Douglas,
ma sono solo alcuni - quello di Wenders è
un piccolo e straordinario film perché è
fatto da uomini sorprendenti e da un
grande racconto. «La storia è commo-
vente ed è un suggerimento per gli uomini», ha aggiunto . Lui, reduce da alcune
prime riprese nell'Aspromonte ancora
innevato dove sta girando il suo film conosce bene la Calabria. Una frequentazione di lungo corso che inizia fin da giovane quando portava i suoi bambini piccoli in vacanza nell'isola di Cirella. Quella stessa Calabria ha voluto riprendere
nel suo film sul cui titolo è ancora incerto
«sto vagliano le opzioni»: ha detto a fine
serata. Dall'Arizona all'Aspromonte il
suo prossimo film avrà nelle terre di Calabria la sua fotografia. «Sono già stato
in Aspromonte per vedere i paesaggi ed è
bellissimo», ha aggiunto.
Della Calabria ama non solo i luoghi
ma i suoi abitanti «apparentemente chiusi ma ospitali con il viandante» ed è così
che l'attore vorrebbe che fossero conosciuti i calabresi anche fuori dai confini
regionali. Un complimento fatto col cuore prima di concedersi agli autografi e ai
fotografi.
IL LIBRO
di PAOLO PETRONI
ROMA – Mentre Robert De Niro
dovrebbe accingersi a girare
'L'inverno di Frankie Machinè,
l’avvincente e divertente romanzo noir che ha fatto di Don Winslow un autore di fama internazionale, esce in italiano 'La pattuglia dell’albà, in cui tornano i temi
cari di quel libro di successo: l’indagine sulla criminalità organizzata, affrontata quasi con una
sorta di realismo splatter di denuncia come nel forte affresco 'Il
potere del canè; la passione per il
surf dei suoi protagonisti, che vivono sulla costa della California, e
l’importanza dell’amicizia. La
pattuglia dell’alba è quella multirazziale che aspetta ogni mattina
di scendere in mare, di cui fanno
parte l'ex poliziotto e investigatore privato Boone Daniels, che pare nato su una tavola tra le onde,
con il gigantesco samoano detto
High Tide, perchè quando si tuffa
s'alza la marea, Johnny Banzai, il
poliziotto di origine giapponese
maestro delle parole crociate,
Hang Twelve, rasta bianco con sei
dita per piede, e il beachwatcher
Dave the Love God che fa strage di
donne, ai quali va aggiunta anche
Torna Don Winslow
tra surf e mafia
una donna non da poco, Sunny
Day, cameriera surfista e vera California girl.
Ma pattuglia del'alba è anche
quella composta da una decina di
messicane di massimo 14 anni
che alle prime luci del giorno ancora camminano aspettando i
propri clienti, bambine importate
clandestinamente e tenute più o
meno in schiavitù nei campi di
fragole. Per Winslow il male è
sempre macroscopico, invasivo,
praticamente inestirpabile, fa
parte della natura dell’uomo e delle cose di questo mondo così come
è. Quindi i suoi personaggi, al
massimo, riescono a regolare alcuni conti, a cercare un qualche
pareggio con le organizzazioni
malavitose e, in genere, anche col
proprio passato, non sempre del
tutto limpido. Tutto questa volta, Don Winslow
in concomitanza con l’annuncio
di una storica mareggiata con
mega onde da surf, comincia con
una truffa e un omicidio che, pian
piano, solleveranno il sipario sullo sfruttamento criminoso e feroce della povertà della gente messicana e delle donne in particolare,
con i grandi traffici mafiosi di
stupefacenti, tornati anche di recenti alle cronache, comunque
sullo sfondo.
Boone del resto ha abbandonato
la polizia per non adeguarsi a certi metodi che non condivideva (ma
con la conseguenza di viversi per
sempre un bel senso di colpa) e le
sue capacità di capire al volo tante
cose, di subodorarle, le ha affinate
leggendo tanta buona letteratura. E Winslow ne fa una sorta di
surfista filosofo, con l’istinto di
protezione per certe pupe fragili e
sexy finite nei guai, come la spogliarellista Tammy, capace di
agire anche usando il cervello,
per fra fronte a una serie di colpi
di scena di cui questo autore, come ha già dimostrato in Frankie
Machine e Il potere del cane, è un
maestro.
Don Winslow
La pattuglia dell'alba - Einaudi
- pp. 366 – 18,50 euro
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Spettacoli e televisione 51
Martedì 23 marzo 2010