Lettera Partorale 2011-2012

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Lettera Partorale 2011-2012
LUIGI RENZO
Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea
LE IDRIE DELL’AMORE
CUORE DELLA FAMIGLIA
LETTERA PASTORALE
2011 • 2012
In copertina
Giotto, Le Nozze di Cana, Cappella degli Scrovegni, Padova
I
UN ANNO PASTORALE CON LA FAMIGLIA
1. Famiglia, vivi e trasmetti la fede: è stato il tema
del nostro Convegno Diocesano tenuto dal 22-24
settembre con la partecipazione tra i relatori di
Mons. Renzo Bonetti, Presidente della Fondazione
“Famiglia Dono Grande”, e dei coniugi Alberto e
Cristina Forgia.
Dal Convegno abbiamo voluto trarre gli spunti
per riempire di contenuti e stimoli il nuovo anno pastorale, che ci vedrà impegnati sulla Pastorale della e
con la Famiglia avendo come obiettivi immediati da
perseguire: evidenziare la forza della famiglia con la
Grazia del Sacramento; ricuperare la coppia come
portatrice di un “mistero grande” che la coinvolge in
una missione specifica; insistere perché l’educazione
come “fatto di cuore” sia radicato nello stile della vita della famiglia che è soggetto originale dell’educazione dei figli; esperimentare e vivere la preghiera e
l’Eucaristia come forza trainante e corroborante della vita e della missione della famiglia.
Dopo l’anno dedicato ai Giovani e alla Pastorale
Giovanile, che ci ha consentito di focalizzare l’attenzione sulle loro sfide e sulle loro esigenze esistenziali,
Dopo l’anno
dei giovani
quello
della famiglia
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LUIGI RENZO
La famiglia
risorsa
decisiva
comprendendo ancora di più e meglio l’urgenza che
siano protagonisti con il loro entusiasmo, la loro vivacità e libertà interiore della loro formazione cristiana, è sembrato naturale continuare ad accompagnarli allargando l’orizzonte formativo e coinvolgendo la famiglia come soggetto dell’interesse nostro e
della pastorale diocesana annuale. Non che il tempo
dei giovani sia scaduto e quindi da accantonare, ma
nel senso che il loro cammino formativo non può essere a sé stante e fuori dal contesto della famiglia,
luogo naturale e sacramentale del percorso umano e
sociale dove esperimentare e “trasmettere” la fede.
2. È stato perentorio il S. Padre Benedetto XVI,
lo scorso 5 giugno, nel ribadire come “le famiglie
cristiane sono una risorsa decisiva per l’educazione
alla fede, per l’edificazione della Chiesa come comunione e per la sua presenza missionaria nelle più diverse situazioni della vita. …È ben noto a ciascuno
come la famiglia cristiana sia segno speciale della
presenza e dell’amore di Cristo e come essa sia chiamata a dare un contributo specifico ed insostituibile
all’evangelizzazione” 1.
Il contesto familiare, pertanto, è l’alveo originale
e nativo per “vivere” e “trasmettere” la fede. È ciò
che anche il beato Giovanni Paolo II ha ripetutamente sottolineato nel suo magistero: “la famiglia
cristiana è chiamata a prendere parte viva e responsabile alla missione della Chiesa in modo proprio e
1 Cf BENEDETTO XVI, Omelia in occasione della Giornata Nazionale delle Famiglie Cattoliche Croate, Zagabria, 5 giugno 2011.
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LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
originale, ponendo cioè al servizio della Chiesa e
della società se stessa nel suo essere ed agire, in
quanto intima comunità di vita e d’amore” 2.
a. Eventi celebrativi dell’Anno
3. A dare ulteriore spinta a rivolgere attenzione
alla Famiglia, a parte quanto detto, vi sono altre due
circostanze significative da non lasciare sotto silenzio: il XXX anniversario della pubblicazione nel
1981 della Familiaris consortio, l’Esortazione Apostolica sui compiti della famiglia cristiana nel mondo di
oggi di Giovanni Paolo II ed il prossimo VII Incontro Mondiale delle Famiglie, che sarà celebrato a
Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012.
Un anno speciale, allora, per la Famiglia, a cui
anche come diocesi vogliamo guardare con particolare intensità nell’intento di rilanciare un settore pastorale di vitale importanza per il futuro delle nostre
comunità, a cui si chiede di fare un vero salto di qualità e di compattezza sinergica mirato anche a favorire e perseguire una leale purificazione e redenzione
delle nostre contrade.
Nell’anno celebrativo del XXX anniversario della Familiaris consortio, definita la “magna charta” della
pastorale familiare, Benedetto XVI auspica - e non
possiamo tradire le attese - che “possa essere intrapreso un valido itinerario con iniziative a livello parrocchiale, diocesano e nazionale, mirate a mettere in
2
Cf GIOVANNI PAOLO II, Familiaris consortio, 1981, n. 50.
30 anni
della
“Familiaris
consortio”
8
Incontro
Mondiale
delle Famiglie
La nostra
attenzione
alla Famiglia
LUIGI RENZO
luce esperienze di lavoro e di festa nei loro aspetti
più veri e positivi con particolare riguardo all’incidenza sul vissuto concreto delle famiglie” 3.
4. Gli aspetti del lavoro e della festa nella vita della famiglia sono sottolineati dal Santo Padre come
richiamo al tema dell’Incontro Mondiale delle Famiglie di Milano, che sarà appunto Famiglia, lavoro, festa:
il lavoro e la festa sono modi con cui la famiglia abita lo spazio sociale e vive il tempo umano. Il tema,
cioè, mette in rapporto la coppia di uomo e donna
con i suoi stili di vita: il modo di vivere le relazioni
(la famiglia), di abitare il mondo (lavoro) e di umanizzare il tempo (festa) 4.
L’incontro sarà concluso con la celebrazione solenne della S. Messa del Santo Padre domenica 3
giugno.
5. Questa mobilitazione globale non può non
spingere anche noi ad intraprendere ogni opportuna
iniziativa per ridare alla famiglia il ruolo determinante che le compete come diritto e come dovere primario. Nella tradizione cattolica la famiglia è stata sempre la “prima via di trasmissione della fede” ed anche
oggi mantiene grandi possibilità per l’educazione e
l’evangelizzazione, pur con le sue precarietà e i disagi.
3 Cf BENEDETTO XVI, Lettera in preparazione al VII Incontro Mondiale
delle Famiglie, Castel Gandolfo, 23 agosto 2010.
4 Cf Sussidio La Famiglia: il lavoro e la festa, Catechesi preparatorie
per il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, a cura del Pontificio Consiglio per la Famiglia e dell’Arcidiocesi di Milano, Città del Vaticano
2011, p. 9.
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
“Nella società odierna - cito nuovamente Benedetto XVI - è più che mai necessaria e urgente la
presenza di famiglie cristiane esemplari. Purtroppo
dobbiamo constatare, specialmente in Europa, il diffondersi di una secolarizzazione che porta all’emarginazione di Dio dalla vita e ad una crescente disgregazione della famiglia. Si assolutizza una libertà senza impegno per la verità, e si coltiva come ideale il
benessere individuale attraverso il consumo di beni
materiali ed esperienze effimere, trascurando la qualità delle relazioni con le persone e i valori umani
più profondi; si riduce l’amore a emozione sentimentale e a soddisfazione di pulsioni istintive, senza
impegnarsi a costruire legami duraturi di appartenenza reciproca e senza apertura alla vita. Siamo
chiamati a contrastare tale mentalità! Accanto alla
parola della Chiesa, è molto importante la testimonianza e l’impegno delle famiglie cristiane, la vostra
testimonianza concreta, specie per affermare l’intangibilità della vita umana dal concepimento fino al
suo termine naturale, il valore unico e insostituibile
della famiglia fondata sul matrimonio e la necessità
di provvedimenti legislativi che sostengano le famiglie nel compito di generare ed educare i figli” 5.
La parola forte di Papa Benedetto è certamente di
conforto e di incoraggiamento per tutti e viene a ricordarci il grande grido anche di Giovanni Paolo II:
“Famiglia diventa ciò che sei!” 6, grido in cui viene
5 Cf BENEDETTO XVI, Omelia alle Famiglie Croate, Zagabria, 5 giugno 2011.
6 Cf Familiaris consortio, n. 17.
9
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LUIGI RENZO
esplicitata sia la sua vera identità (ciò che “sei”), sia la
sua responsabilità (ciò che essa può e deve fare). I
compiti, cioè, che la famiglia “è chiamata da Dio a
svolgere nella storia scaturiscono dal suo stesso essere
e ne rappresentano lo sviluppo dinamico ed esistenziale: …la famiglia ha la missione di diventare sempre più quello che è, ossia comunità di vita e di amore in una tensione che, come ogni realtà creata e redenta, troverà il suo compimento nel Regno di Dio” 7.
La famiglia
patrimonio
dell’umanità
b. La famiglia bene comune
6. Tutto ciò non significa non rendersi conto o
ignorare i problemi e i disagi che oggi la famiglia vive. Essa talora registra in maniera grave un’incapacità ad incidere sia nella formazione dei figli, sia nel
mantenere all’interno la capacità di coesione tra i
componenti. Sembra prevalere un modello di famiglia di tipo affettivo, di una famiglia, cioè, che pensa
a se stessa con legami che sono fondati prevalentemente sugli affetti, che non si propongono più una
dimensione progettuale ed etica dentro il mondo. Il
rapporto tra affetti e progetto è la questione essenziale di quello che viene chiamata famiglia affettiva,
la famiglia-albergo in cui si sta bene insieme, in cui
si regala all’altro qualche momento, ma non ha più
unitariamente un sogno comune che la identifica e
l’apre a relazioni significative dentro la vita sociale.
Il Card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo emerito
7
Cf Familiaris consortio, n. 17.
11
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
di Milano, nel presentare alla stampa l’Incontro
Mondiale delle Famiglie sottolineava nei mesi scorsi
come da sempre le famiglie sono portatrici di autentici messaggi di vita, speranza e amore. L’umanità le è
debitrice per il suo contributo insostituibile in favore
della società. Essa è patrimonio dell’umanità e a nessuno è dato di manipolarla: non è proprietà privata,
ma un bene comune di tutti da tutelare. Non si può
affidare la sua identità di cellula prima della società
al vento del momento ed alle turbolenze stagionali.
7. Il S. Padre, nel testo sopra citato, ci ha messi in
allarme davanti ai rischi che la collettività corre per
via di un esasperato relativismo etico, per cui tutto,
ivi compresa la famiglia, soggiace a valutazioni di
carattere privatistico nel nome di una libertà individuale svincolata da una verità oggettiva o da sistemi
di valori assoluti ed irrinunciabili. Una libertà staccata dalla verità non crea relazioni durature in grado di aiutare la persona a maturare con equilibrio e
serenità interiore. Ci ricorda Papa Benedetto che
“riconoscere e aiutare l’istituzione famiglia è uno dei
più importanti servizi che si possono rendere oggi al
bene comune e allo sviluppo autentico degli uomini
e della società, così come la migliore garanzia per
assicurare la dignità, l’uguaglianza e la vera libertà
della persona umana” 8.
Centrare in diocesi l’impegno sulla Pastorale della
Famiglia vorrà significare, allora, aiutare la famiglia
8 Cf BENEDETTO XVI, Omelia al VI Incontro Mondiale delle Famiglie,
Valenza, 8-9 luglio 2006.
A partire
dai rischi
12
LUIGI RENZO
La famiglia
bene
necessario
cristiana a ricuperare la sua forza sorgiva puntando
sulla Parola di Dio “prezioso sostegno anche nelle
difficoltà della vita coniugale e familiare” 9 e su esperienze associative familiari, luoghi di provata qualità
per apprezzare il dono della Grazia del Sacramento
del Matrimonio, aiuto indiscusso di maturazione
umana ed ecclesiale. È fuori dubbio che la famiglia
resta l’ambito privilegiato dove ogni persona impara
a dare e ricevere amore e che nessuna istituzione intermedia potrà sostituirla o supplirla nel rapporto tra
individuo e la società. Essa stessa “si fonda su una
profonda relazione interpersonale tra il marito e la
moglie, sostenuta dall’affetto e dalla mutua comprensione. Perciò riceve l’abbondante aiuto di Dio
nel sacramento del Matrimonio che comporta una
vera vocazione alla santità” 10.
E di questa Grazia fanno tesoro sia i coniugi che i
figli perché l’amore tra il padre e la madre offre ai figli una grande sicurezza ed insegna loro la bellezza
dell’amore fedele e duraturo.
8. È per questo che “la famiglia - dice Benedetto
XVI - è un bene necessario per i popoli, un fondamento indispensabile per la società ed un grande tesoro degli sposi durante tutta la loro vita. È un bene
insostituibile per i figli che devono essere frutto dell’amore, della donazione totale e generosa dei genitori. Proclamare la verità integrale della famiglia, fon9 Cf BENEDETTO XVI, Esortazione Apostolica Verbum Domini, Roma, 30 settembre 2010, n. 85.
10 Cf BENEDETTO XVI, Discorso durante la Veglia di Preghiera al VI Incontro Mondiale delle Famiglie,Valenza, 8 luglio 2006.
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LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
data sul matrimonio come chiesa domestica e santuario della vita è una grande responsabilità di tutti” 11.
Il momento che la famiglia sta vivendo è difficile e
determina spesso anche tra i cristiani un allentamento di tensione ed un allinearsi alla mentalità e cultura
“liquida” di oggi. Questo sarà un motivo cogente per
ritornare alla sorgente ed accettare la sfida della società attuale. Spetta a tutta la comunità ecclesiale assumere la responsabilità di offrire sostegno, stimolo
ed alimento spirituale che fortifichi la coesione familiare soprattutto nelle prove o nei momenti difficili.
Il Santo Padre, nell’Incontro Mondiale delle Famiglie di Valenza, ha ricordato come sia importante
in questo compito di assistenza spirituale il ruolo delle parrocchie e delle diverse associazioni ecclesiali,
“chiamate a collaborare come strutture di appoggio
e mano tesa della Chiesa per la crescita della famiglia nella fede” (ivi).
9. Da qui la ferma esortazione di Benedetto XVI
nella più volte citata Omelia della giornata delle Famiglie di Zagabria del 5 giugno 2011: “Care famiglie, siate coraggiose! Non cedete a quella mentalità
secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria, o addirittura sostitutiva del matrimonio! Mostrate con la vostra testimonianza di vita che è possibile amare, come Cristo, senza riserve, che non bisogna aver timore di impegnarsi per un’altra persona!
Care famiglie, gioite per la paternità e la maternità!
L’apertura alla vita è segno di apertura al futuro, di
11
Cf BENEDETTO XVI, Discorso durante la Veglia a Valenza.
Famiglie
siate
coraggiose
14
LUIGI RENZO
fiducia nel futuro, così come il rispetto della morale
naturale libera la persona, anziché mortificarla! Il
bene della famiglia è anche il bene della Chiesa.
Vorrei ribadire quanto ho affermato in passato”. Ed
in altra occasione sempre il Santo Padre ebbe a dire:
“L’edificazione di ogni singola famiglia cristiana si
colloca nel contesto della più grande famiglia della
Chiesa, che la sostiene e la porta con sé… E reciprocamente, la Chiesa viene edificata dalle famiglie,
piccole chiese domestiche” 12.
Crocevia privilegiato della vita della Chiesa e della società, la famiglia resta quel “mistero grande”
(Ef. 6,32) uscito dalle mani di Dio ed affidato all’uomo e alla donna come “singolare partecipazione al
mistero della vita e dell’amore di Dio stesso”. Da qui
la vigile ed impellente preoccupazione e cura della
Chiesa chiamata a “custodire e proteggere l’altissima
dignità del matrimonio e la gravissima responsabilità
della trasmissione della vita umana” 13.
Per noi Calabresi, poi, fermo e forte resta il monito di Giovanni Paolo II in occasione della sua prima
Visita Pastorale alla Calabria (5-7 ottobre 1984). Nel
suo primo discorso di saluto appena giunto all’aeroporto di Lamezia Terme, tra l’altro disse: “Conservate e sviluppate l’immenso valore della famiglia,
nucleo della società e struttura portante di quella
«civiltà dell’amor» che il Papa Paolo VI ha ardentemente auspicato. Quando si dissolve il vincolo fon12 Cf BENEDETTO XVI, Discorso di apertura al Convegno Ecclesiale diocesano di Roma, 6 giugno 2005.
13 Cf Familiaris consortio, n. 29.
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
damentale della famiglia, anche la società corre irreparabilmente verso l’abisso della propria disgregazione. Restate fermi sulla roccia della fede e sarete in
grado di donare agli altri, anche ai più apparentemente favoriti, i tesori del cuore e dello spirito, che
sono, alla fine, le più vere ricchezze dell’uomo” 14.
Forti anche di questa spinta speciale, vogliamo
muoverci quest’anno per “conservare e sviluppare”
il tesoro della famiglia come bene primario della
Chiesa e della società.
Il racconto giovanneo delle Nozze di Cana di
Galilea (Gv 2,1-11) con le sue valenze simboliche ci
offrirà, a seguire, una chiave di lettura ed un riferimento speculare per questo anno pastorale che la
diocesi si appresta ad iniziare proprio a servizio della
Pastorale della Famiglia.
Occhielli e postille
1. Spetta a tutta la comunità ecclesiale assumere la
responsabilità di offrire sostegno, stimolo e alimento spirituale perché nella parrocchia la famiglia occupi un posto primario che le consenta di
diventare “ciò che deve essere”.
2. “Conservate e sviluppate l’immenso valore della
famiglia, nucleo della società e struttura portante
della «civiltà dell’amore»” (Giovanni Paolo II ai
Calabresi).
14 Cf La Visita del Papa Giovanni Paolo II in Calabria, a cura della
Conferenza Episcopale Calabra, Cosenza 1985, p. 58.
15
II
LE IDRIE DELL’AMORE
CUORE DELLA FAMIGLIA
“Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di
Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle
nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a
mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non
hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi
da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre
disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta
a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui
che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da
dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano
preso l’acqua - chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti
mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando
si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece
hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni
compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i
suoi discepoli credettero in lui” (Gv 2,1-11).
Il segno
delle nozze
di Cana
18
LUIGI RENZO
a. A Cana la festa di Dio
Il primo
segno profetico
10. Il banchetto delle nozze di Cana costituisce
per alcuni esegeti l’atto con cui Cristo eleva a sacramento il Matrimonio. Se questo per i più non è sostenibile, è comunque un segno simbolico che nel sacramento nuziale trova esplicitazioni e prospezioni
profetiche. Gesù non solo manifesta la sua gloria anticipando l’inaugurazione della “sua ora”, ma si rivela come lo Sposo della nuova Alleanza. Il miracolo
(segno) del vino in questo contesto raffigura tipologicamente le nozze messianiche, in cui il ruolo di Maria diventa determinante.
A Cana in realtà Cristo compie il suo primo segno profetico simbolico in un contesto di celebrazione e festeggiamenti sponsali per illuminare e caratterizzare “nuzialmente” la propria persona e la propria missione. Egli, se vogliamo, assume la sacralità
esistente delle nozze umane e della famiglia come
“segno e simbolo per manifestare fin dalla sua pubblica apparizione la sua gloria, cioè la sua intenzione
messianica e il cuore della sua missione salvifica, del
suo essersi fatto carne per unirsi eucaristicamente alla sua sposa/umanità” 1.
È seguendo i gesti di Gesù nel banchetto che vogliamo capire come la famiglia, al centro della festa,
può diventare chiave interpretativa dell’azione di
Dio da una parte e della missione della Chiesa e, al
suo interno, della famiglia stessa dall’altra.
1 Cf G. MAZZANTI, Teologia sponsale e sacramento delle nozze, Bologna
2001, p. 43.
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
11. Appaiono quanto mai illuminanti il commento e le sottolineature del S. Padre Benedetto XVI al
brano di Giovanni nel suo Gesù di Nazaret, anche per
gustare ed apprezzare aspetti singolari del racconto.
“A prima vista - scrive il Papa - il miracolo di Cana sembra staccarsi un poco dagli altri segni compiuti da Gesù. Che senso può avere il fatto che Gesù
procuri una sovrabbondanza di vino - circa 520 litri
(7 idrie) - per una festa privata? Dobbiamo pertanto
guardare più a fondo per comprendere che non si
tratta affatto di un lusso privato, bensì di qualcosa di
molto più grande. Innanzitutto è già importante l’indicazione di tempo. «Il terzo giorno ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea» (2,1). Non è molto chiaro a
quale data precedente si riallacci il discorso del terzo
giorno; a maggior ragione è evidente che all’evangelista sta a cuore proprio questa indicazione temporale simbolica, che egli ci mette a disposizione come
chiave di comprensione dell’episodio. Nell’Antico
Testamento il terzo giorno è la data della teofania,
come per esempio nel racconto centrale dell’incontro tra Dio e Israele sul Sinai: «Al terzo giorno, sul
far del mattino, vi furono tuoni, lampi, (…) era sceso
il Signore nel fuoco» (Es. 19,16-18). Allo stesso tempo si può cogliervi un rimando anticipato alla teofania finale e decisiva della storia: la risurrezione di
Cristo nel terzo giorno, nella quale gli incontri iniziali con Dio diventano l’irruzione definitiva di Dio
nella storia” 2.
2 Cf BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret, Città del Vaticano-Milano
2007, pp. 291-92.
19
Il commento
di Benedetto
XVI
20
LUIGI RENZO
La festa
di Dio
Amore
sovrabbondante
12. Il terzo giorno, allora è il giorno della festa di
Dio per l’umanità. Il “segno” che Gesù compie a
Cana, per una nuova famiglia che nasce, è la festa di
Dio ed è festa di amore abbondante (le 6 idrie di vino, appunto).
Ma c’è un altro elemento fondamentale nel racconto. A Maria, la madre, che lo sollecita ad intervenire risponde che ancora “non era giunta la sua ora”
(2,4). Ciò significa, spiega Papa Benedetto, “che Egli
non agisce e non decide semplicemente di sua iniziativa, bensì sempre in accordo con la volontà del Padre, sempre a partire dal disegno del Padre. Più esattamente, «l’ora» indica la sua «glorificazione», in cui
croce e risurrezione e la sua presenza universale attraverso la parola e il sacramento vengono guardate
come un tutt’uno.
L’ora di Gesù, l’ora della sua gloria, inizia nel
momento della croce... Se Gesù in quell’istante parla
a Maria della sua ora, lega con ciò il momento in cui
si trovano al mistero della croce come sua glorificazione. Questa ora non è ancora giunta, occorreva
precisarlo per prima cosa. E tuttavia Gesù ha il potere di anticipare misteriosamente questa «ora» a modo di segno. Il miracolo di Cana si caratterizza pertanto come anticipazione dell’ora ed è interiormente
a essa legato” 3.
13. Se ora consideriamo che l’evento si verifica
nel contesto di un banchetto nuziale e l’azione di
Gesù è sovrabbondante rispetto alla quantità di vino
3
Cf BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret, p. 293.
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
che necessiterebbe per non guastare la festa, questo
ci rivela e ci fa capire con evidenza come l’azione di
Dio per l’uomo è sempre gratuita e sovrabbondante
oltre ogni misura.
Lo stesso si verifica nella moltiplicazione dei pani,
in cui i discepoli, dopo che tutti sono sfamati, arrivano a raccogliere e riempire “dodici canestri con i
pezzi dei cinque pani d’orzo avanzati a coloro che
avevano mangiato” (Gv 6,13).
La sovrabbondanza di amore, di presenza è allora tipico dell’azione di Dio nella storia della salvezza
ed è manifestazione della sua “gloria”. “La sovrabbondanza di Cana, commenta ancora Papa Benedetto, è perciò segno che la festa di Dio con l’umanità - il suo dono di sé per gli uomini - è cominciata.
La cornice dell’avvenimento, le nozze, diventa così
un’immagine che indica, al di là di se stessa, l’ora
messianica: l’ora delle nozze di Dio con il suo popolo ha inizio nella venuta di Gesù. La promessa escatologica entra nel presente” 4.
La famiglia, piccola Chiesa domestica, si consacra così come il luogo dove l’incontro tra Dio e l’uomo trova l’avvio nucleare ed il luogo primordiale per
la nascita e lo sviluppo della nuova umanità arricchita ed elevata a dimensione più alta dalla sovrabbondanza della grazia di Dio, raffigurata dal vino nuovo. In questo contesto Cristo stesso è lo sposo ed in
Lui “Dio e l’uomo diventano in modo inaspettato
una cosa sola” 5.
4
5
Cf BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret, p. 294.
Cf BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret, p. 294.
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22
LUIGI RENZO
L’acqua
cambiata
in vino
14. C’è un altro particolare che ci aiuta a cogliere
il valore mistagogico e di simbolo del miracolo di
Cana: Gesù trasforma in vino l’acqua contenuta nelle idrie.
Cito nuovamente il Santo Padre: “L’acqua, che
serve alla purificazione rituale, diventa vino, diventa
cioè segno e dono di gioia nuziale. In ciò emerge
qualcosa dell’adempimento della Legge, che si compie nella persona e nell’attività di Gesù. La Legge
non viene negata, non viene messa da parte, bensì la
sua intrinseca aspettativa viene portata a compimento. La purificazione rituale resta in definitiva rituale, resta un gesto di speranza. Resta «acqua», come resta dinanzi a Dio «acqua» l’agire dell’uomo
con le sole forze umane. La purificazione rituale, in
fin dei conti, non basta mai per rendere l’uomo «puro» per Dio. L’acqua, però, qui diventa vino. Alla
fatica degli uomini, cioè, va ora incontro il dono di
Dio che, donando se stesso, crea la festa della gioia,
una festa che solo la presenza di Dio e del suo dono
può istituire” 6.
Nella famiglia, costituita col sacramento del Matrimonio, comprendiamo come alla semplice azione
dell’uomo si aggiunge l’azione di Dio e questa si aggiunge in misura sovrabbondante e speciale, così come simboleggia il vino nuovo dal sapore eccellente,
riconosciuto dallo stesso capotavola (v. 10). Il dono
del vino nuovo esprime la festa di Dio con l’umanità,
come la famiglia benedetta da Dio col sacramento
6
Cf BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret, p. 295.
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LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
del Matrimonio esprime e rende visibile tra gli uomini l’unità e la comunione trinitaria.
Alla luce del brano di Giovanni, inoltre, il vino
nuovo è l’assaggio, l’anticipo dell’ora di Gesù, cioè
della sua glorificazione in terra oltre che in cielo.
Come segno eucaristico, ancora, il vino richiama il sangue versato da Gesù sulla croce, dono totale di amore supremo e gratuito di sé. Le idrie dell’acqua, trasformate in idrie del vino nuovo, diventano per acquisizione le idrie dell’amore. Da semplici contenitori di acqua lustrale, sotto l’azione
dello Spirito Santo, diventano strumento di amore
e di salvezza, distributori di festa, di fecondità e di
amore santificante.
15. Da qui la scelta del titolo dato a questa mia
Lettera Pastorale. Le idrie dell’amore sono il simbolo dell’umano divinizzato e di riflesso richiamo significativo all’alleanza nuziale che si instaura col
matrimonio tra l’uomo e la donna come manifestazione ed espressione incarnata della “comunione
d’amore tra Dio e gli uomini, contenuto fondamentale della Rivelazione e dell’esperienza di fede” del
popolo di Dio 7.
Il vincolo di amore degli sposi “diventa l’immagine e il simbolo dell’Alleanza che unisce Dio e il suo
popolo” 8 in maniera definitiva, fedele ed indissolubile. Infatti, continua Giovanni Paolo II, “in virtù della
sacramentalità del loro matrimonio, gli sposi sono
7
8
Cf Familiaris consortio, n. 12.
Cf Familiaris consortio, n. 12.
Amore
divinizzato
e
tenerezza
nuziale
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LUIGI RENZO
vincolati l’uno all’altra nella maniera più profondamente indissolubile. La loro reciproca appartenenza
è la rappresentazione reale, per il tramite del segno
sacramentale, del rapporto stesso di Cristo con la
Chiesa. Gli sposi… sono l’uno per l’altra, e per i figli, testimoni della salvezza, di cui il sacramento li
rende partecipi” 9.
L’effetto primo ed immediato del matrimonio
(“res et sacramentum”), occorre ricordarlo, “non è la
grazia soprannaturale stessa, ma il legame coniugale
cristiano, una comunione a due tipicamente cristiana che rappresenta il mistero dell’Incarnazione di
Cristo e il suo mistero di alleanza” 10.
Si tratta quindi di un vincolo nuziale permanente, realizzato una volta per sempre “come accadimento indistruttibile che fonda la relazione di amore
degli sposi, iscrivendola nella continuità dell’amore
del Figlio di Dio fatto uomo e dell’amore crocifisso
del Risorto, divenendo sorgente indistruttibile e sempre nuova della loro tenerezza nuziale” 11.
La famiglia
comunionecomunità di fede
b. La famiglia immagine della Trinità
16. La famiglia cristiana, “comunione di persone,
segno e immagine della comunione del Padre e del
Figlio nello Spirito Santo”, partecipa a pieno titolo
Cf Familiaris consortio, n. 13.
Cf Familiaris consortio, n. 13.
11 Cf C. ROCCHETTA, Il dono creato: la tenerezza come espressione della
grazia del sacramento delle nozze, in AA.VV. La grazia del sacramento delle
nozze, a cura di R. Bonetti, Siena 2011, p. 78.
9
10
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
alla vita e alla missione della Chiesa, anzi “possiede
un’essenziale struttura ecclesiale” che la rende “comunità di amore e di vita” in intimo e vivo legame
con la Chiesa, tanto da essere chiamata “Chiesa domestica” (L. G., n. 11) e quindi “in virtù di questa
sua connotazione essa partecipa alla fecondità della
Madre Chiesa e si presenta come comunità salvata
dall’amore di Cristo che le è donato e come comunità che salva perché chiamata ad annunciare e a comunicare lo stesso amore di Cristo” 12.
La famiglia cristiana, pertanto, chiamata a configurarsi in forza del sacramento del Matrimonio come comunione-comunità di fede, partecipe responsabilmente alla vita e alla missione della Chiesa,
non può non essere oggetto di attenzione e di cura
particolare soprattutto in un tempo storico-culturale
debole e senza riferimenti oggettivi di verità, in cui
le stesse politiche che la riguardano sono spesso scadenti e discutibili nei principi e nelle forme. Da qui
la consegna concreta ed esigente già di Giovanni
Paolo II, ma in pieno riscontro nel magistero di Benedetto XVI, a rivolgere ogni trepida sollecitazione
per salvare e promuovere i valori e le esigenze della
famiglia e della persona umana. “Amare la famiglia
- esorta Giovanni Paolo II - significa saperne stimare i valori e le possibilità promuovendoli sempre.
Amare la famiglia significa adoperarsi per creare un
ambiente che favorisca il suo sviluppo. E, ancora, è
forma eminente di amore ridare alla famiglia cri12 Cf CEI, Direttorio di Pastorale Familiare per la Chiesa in Italia, Roma
1993, nn. 14-15.
25
26
LUIGI RENZO
stiana di oggi, spesso tentata dallo sconforto e angosciata per le accresciute difficoltà, ragioni di fiducia
in se stessa, nelle proprie ricchezze di natura e di
grazia, nella missione che Dio le ha affidato. Bisogna che le famiglie del nostro tempo riprendano
quota! Bisogna che seguano Cristo fin sulla croce, se
necessario” 13.
La famiglia
tra debolezze
e grazia
17. È raccapricciante notare - e come Chiesa locale non possiamo ignorarlo - con quanta facilità e
frequenza si manda in crisi un matrimonio ricorrendo con leggerezza alla separazione ed al divorzio anche tra coppie cristiane, pur in presenza di un vincolo sacramentale indissolubile. Davanti a questo fenomeno sempre più preoccupante, come Chiesa abbiamo il dovere di una riflessione seria e di un impegno
deciso e mirato al fine di aiutare le coppie - giovani e
meno giovani - a superare una concezione troppo
privatistica ed individualistica della famiglia. Sposarsi non è solo un uomo e una donna che decidono di
mettersi insieme, ma è un cammino esistenziale di
continua reciproca trasformazione interiore, un
cammino che partecipa della Grazia dell’amore di
Cristo e della Chiesa secondo quel processo biblico
per cui “l’uomo lascerà suo padre e sua madre, si
unirà a sua moglie e i due saranno un’unica carne”
(Gn 2,24) non a tempo, ma per sempre.
“Negli sposi cristiani, cioè, prende carne un cammino permanente di partecipazione all’amore di
Cristo e della Chiesa che santifica l’uomo e i coniugi
13
Cf Familiaris consortio, n. 86.
27
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
stessi per primi. L’amore umano è ricreato e la partecipazione a questa pienezza di umanità che Cristo
dona agli uomini è partecipata ai coniugi mediante
la santità del loro stato di vita coniugale” 14.
18. La “grazia nuziale”, allora, non è qualcosa di
generico o di astratto, ma convalida e consacra “l’intrinseca reciprocità che sussiste tra la relazione di
amore uomo-donna, la grazia delle nozze e l’itinerario affettivo dei due sposi, in ordine alla piena realizzazione del «grande mistero» in loro (cf Ef 5,32)” 15.
Tra amore e grazia sussiste continuità e novità,
che vanno coltivate dagli sposi in maniera dialettica
con una vita ascetica tipica. Qui il richiamo alle
“idrie dell’amore” degli sposi di Cana di Galilea, a
cui occorrerà riferirsi con umiltà, ma con volontà
ferma senza lasciare che le “umane debolezze”
prendano il sopravvento e distruggano il rapporto
santificante esistente.
Le “idrie” devono essere sempre piene di acqua
(lo sforzo umano della coppia) perché nelle mani di
Gesù possano trasformarsi in idrie del vino nuovo
dell’amore, capace di far riprendere quota nei momenti difficili della vita di coppia. Non si è soli, ma
dentro la comunione trinitaria, per cui lo sforzo
umano riceve solidità nell’amore purificante e santificante di Cristo.
14 Cf F. PILLONI, Il dono compiuto: nella relazione Cristo-Chiesa la pienezza
della relazione nuziale, in AA.VV. La grazia del sacramento delle nozze, p. 163.
15 Cf C. ROCCHETTA, Il dono creato: la tenerezza nuziale…, p. 69.
La “grazia
nuziale”
28
LUIGI RENZO
Conclusioni
Un nuovo
Buon
Samaritano
19. Concludo con una parabola sulla falsariga
della parabola evangelica del buon Samaritano, che
illustra l’urgenza dell’accompagnamento spirituale
della coppia da parte della comunità ecclesiale.
“Da Gerusalemme scendeva verso Gerico una
coppia di sposi. Scendeva per le vie tortuose ed impervie della storia quando, a una svolta della strada,
incontra i Tempi Moderni. Non erano di natura loro
briganti, non peggio di altri tempi, ma si accanirono
subito su di loro. La derubarono prima di tutto della
fede, che bene o male avevano conservato fino a
quel momento come un fuoco acceso sotto la cenere
dei secoli. Poi la spogliarono dell’unità e della fedeltà, del desiderio di avere dei figli e di ogni fecondità
in genere. Le tolsero infine la serenità del dialogo tra
loro, la solidarietà con il vicinato e l’ospitalità verso i
viandanti. La lasciarono così semiviva sull’orlo della
strada e se ne andarono a banchettare, ridendo della
sorte sventurata della coppia. Passò per quella strada
un sociologo, vide la coppia sull’orlo della strada, la
studiò a lungo e disse: «Oramai è morta». Sopraggiunse uno psicologo e sentenziò sospirando: «Beh,
l’istituzione matrimoniale era oppressiva. Meglio che
sia finita così!». Arrivò anche un prete che si mise a
sentenziare e a sgridare i due: «Perché non avete resistito ai ladroni? Bisognava combattere di più. Non
ci sono più le persone che si sanno sacrificare per i
valori come una volta». Passò poco dopo il Signore,
ne ebbe compassione e si chinò su di lei a curarne le
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
ferite, versandovi sopra l’olio della sua tenerezza e il
vino del suo amore. Poi caricatala sulle spalle, la portò alla chiesa e gliela affidò dicendo: «Ho già pagato
per lei tutto quello che c’era da pagare. L’ho comprata con il mio sangue e voglio farne la mia piccola
sposa. Non lasciarla più sola sulla strada, in balìa dei
Tempi Moderni. Ristorala con la mia Parola e il mio
pane. Al mio ritorno chiederò conto di lei»” 16.
20. La parabola ci dice quanto sia oggi urgente
un accompagnamento spirituale delle coppie cristiane nella Chiesa. La Chiesa è l’albergo che le accoglie,
le ospita e si prende cura di loro perché ha ricevuto il
mandato di continuare l’opera salvifica di Gesù. Il
servizio dell’accompagnamento spirituale di coppia è
trasparenza di questa immagine di Cristo buon Samaritano che sa farsi prossimo ai coniugi e alle famiglie, se ne prende cura e dona la sua salvezza.
Dopo l’anno del rilancio della Pastorale Giovanile, appena trascorso, si apre in diocesi l’anno della
Pastorale della Famiglia nella piena convinzione che
la stessa Pastorale Giovanile avrà un seguito con
l’entusiasmo che ha ritrovato se avrà il supporto della Famiglia, che ha bisogno di rimotivarsi non tanto
come oggetto, ma come soggetto protagonista della
Pastorale, da cui dipende non solo il futuro della
Chiesa, ma della stessa umanità.
La Famiglia, icona della SS. Trinità, come è stato
sottolineato, anzi proprio per questo, scriveva qualLa parabola è tratta da O. SVANERA, Accompagnare le giovani coppie
verso una spiritualità coniugale: un compito solo della Chiesa?, in “Credere Oggi”, anno XXXI, n. 181 (gennaio-febbraio 2011), pp. 108-109.
16
29
Accompagnamento
delle coppie
30
LUIGI RENZO
che anno fa il santo vescovo don Tonino Bello, “deve
divenire il luogo dove si sperimentano le relazioni e,
quindi, si ricuperano i significati. Se oggi si vanno
smarrendo i significati, è perché si vanno atrofizzando le relazioni: il senso delle cose, della vita, della
morte, del dolore, della gioia, del dolore, acquista
spessore solo se si vive in un contesto di relazioni” 17.
E perché le relazioni sia “ad intra”, sia “ad extra”
siano autentiche, significative e costruttive, la famiglia, con l’aiuto vigile e materno della Chiesa, “non
perda mai di vista che la Parola di Dio sta all’origine
del matrimonio (cf Gn 2,24) e che Gesù stesso ha
voluto includere il matrimonio tra le istituzioni del
suo Regno (cf Mt 19,4-8), elevando a sacramento
quanto iscritto originariamente nella natura umana.
Nella celebrazione sacramentale l’uomo e la donna
pronunciano una parola profetica di reciproca donazione, l’essere «una carne», segno del mistero dell’unione di Cristo e della Chiesa (cf Ef 5,31-32)” 18,
come è stato più volte già sottolineato.
In conclusione c’è da dire che se la famiglia, e
con essa la Chiesa, vuole trovare risposte valide alla
sfida educativa aperta, deve trovare il coraggio di
rientrare in se stessa, fare unità interiore e ripartire
col coraggio di Elia, il quale, “mangiò e bevve (la focaccia portatagli dall’angelo) e con la forza di quel
cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti
fino al monte di Dio, l’Oreb” (I Re 19,1-8), superando ogni stanchezza e avvilimento.
17 Cf T. BELLO, La Chiesa del Grembiule, a cura di Saverio Gaeta,
Roma 2001, p. 47.
18 Cf BENEDETTO XVI, Verbum Domini, n. 85.
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
Occhielli e postille
1. Il dono del vino nuovo esprime la festa di Dio
con l’umanità, come la famiglia benedetta da
Dio col sacramento del Matrimonio esprime e
rende visibile tra gli uomini l’unità e la comunione trinitaria.
2. Amare la famiglia significa adoperarsi per creare
un ambiente che favorisca il suo sviluppo. Amare
la famiglia significa saperne stimare i valori e le
possibilità promuovendoli sempre.
31
III
LA FAMIGLIA CRISTIANA
DAVANTI ALLA SFIDA EDUCATIVA
21. Per definizione la famiglia “è la società naturale in cui l’uomo e la donna sono chiamati al dono
di sé nell’amore e nel dono della vita. L’autorità, la
stabilità e la vita di relazione in seno alla famiglia costituiscono i fondamenti della libertà, della sicurezza,
della fraternità nell’ambito della società. La famiglia
è la comunità nella quale, fin dall’infanzia, si possono apprendere i valori morali, si può incominciare
ad onorare Dio e a far buon uso della libertà. La vita
di famiglia è l’iniziazione alla vita della società” 1.
Comunione di persone, segno e immagine della
comunione trinitaria, la famiglia cristiana ha quindi
per vocazione il compito di diventare comunità di vita
e di amore. Ha ricevuto da Dio stesso, attraverso il sacramento celebrato, “la missione di custodire, rivelare
e comunicare l’amore” mediante “la formazione di
un’autentica comunità di persone, il servizio alla vita,
la partecipazione allo sviluppo della società, la partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa” 2.
1
2
Cf Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2207.
GIOVANNI PAOLO II, Familiaris consortio, n. 17.
Irrinunciabile
missione
34
LUIGI RENZO
In questo contesto di ecclesialità, perché la famiglia riprenda coscienza della sua identità e della sua
irrinunciabile missione occorre che ricuperi la sua
chiamata di comunità credente ed evangelizzante.
Scriveva a proposito Paolo VI: “La famiglia, come la
Chiesa, deve essere uno spazio in cui il vangelo è
trasmesso e da cui il Vangelo si irradia. Dunque
nell’intimo di una famiglia cosciente di questa missione tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non soltanto comunicano ai figli
il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso
Vangelo profondamente vissuto. Una simile famiglia
diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell’ambiente nel quale è inserita” 3.
Padre
e madre
educatori
insieme
22. Le sagge parole di Paolo VI sottolineano l’imprescindibile responsabilità dei genitori nei confronti
dei loro figli. Essi sono chiamati per vocazione a trasmettere e a raccontare con la loro vita la storia di
amore in cui Dio stesso li ha coinvolti.
Nata come immagine di Dio-Trinità, la famiglia
trova quindi esemplarità, termine di confronto e la
sua stessa ragion d’essere proprio nel divino modello, in cui Dio è Amore generante (Padre), Amore generato (Figlio), Amore comunione (Spirito Santo).
La famiglia, specchiata in Dio, riproduce in sé
l’amore degli sposi-genitori che reciprocamente si
donano, si accolgono, generano il figlio, determinando tra i membri quel “noi” pieno e fecondo che diventa comunione, comunicazione e condivisione.
3
Cf PAOLO VI, Evangelii nuntiandi, 1976, n. 71.
35
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
In questo processo la famiglia cristiana si autentica vivendo a pieno il nesso tra generare ed educare,
per cui la relazione educativa prende forma nell’atto
generativo e nell’esperienza di essere figli. Scrivono i
Vescovi italiani: “L’uomo non si dà la vita, ma la riceve. Allo stesso modo, il bambino impara a vivere
guardando ai genitori e agli adulti. Si inizia da una
relazione accogliente, in cui si è generati alla vita affettiva, relazionale e intellettuale. Il legame che si instaura all’interno della famiglia sin dalla nascita lascia un’impronta indelebile. L’apporto di padre e
madre, nella loro complementarità, ha un influsso
decisivo nella vita dei figli. Spetta ai genitori assicurare loro la cura e l’affetto, l’orizzonte di senso e
l’orientamento nel mondo. Oggi viene enfatizzata la
dimensione materna, mentre appare più debole e
marginale la figura paterna. In realtà, è determinante la responsabilità educativa di entrambi” 4.
23. Ma da dove possiamo partire per consentire
alla famiglia, oggi in parte demotivata, di essere il
luogo di educazione nel senso suo proprio e originale, cioè luogo di generazione dell’umano e del suo
sviluppo ricuperando pienamente il vocabolario cristiano? Proviamo a immaginare un mondo senza famiglia, come ha fatto qualche decennio fa il pensatore David Cooper col suo libro La morte della famiglia:
tutti finalmente liberi dai lacci di relazioni vincolanti
e costrittive, una società di individui, non una società
di persone, una società magari più efficiente, ma
4
Cf CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 27.
La famiglia
scuola
di umanità
36
LUIGI RENZO
fredda, piena di soggetti soli e sperduti, anche se disinvolti e abili a negoziare in funzione di sé e della
propria autorealizzazione, uomini e donne che si sono attrezzati a calcolare la convenienza nelle relazioni, ma incapaci di fidarsi.
“Ma che mondo sarebbe questo?”, si chiede il
Comitato per il Progetto Culturale della CEI. Un
mondo senza legami non esiste, figuriamoci in famiglia. “Il legame familiare non è qualcosa di aggiunto
alla nostra identità, è il cuore della nostra identità.
…Questo è il valore aggiunto della famiglia rispetto
ad altre forme organizzate di vita, il dono e la prospettiva che la famiglia dà all’educazione: quello di
generare umanizzando, di «personalizzare» dando a
coloro che genera il senso della unicità e irrepetibilità entro una appartenenza significativa. La famiglia
non riproduce, ma genera, dà senso creativo (procreare), dà un volto specifico ai suoi nati, non contribuisce solo alla sopravvivenza della specie, come nel
mondo animale. Ogni persona, ogni figlio ha valore
assoluto e assoluta dignità; è insostituibile. …Ciascuno di noi appartiene alla sua famiglia non solo per il
ruolo che ricopre o per l’abilità che possiede, nella
totalità e unicità del suo essere. …Nella famiglia avviene questo processo miracoloso di umanizzazione
e personalizzazione: sono le relazioni familiari, il legame uomo-donna, genitori-figli, tra generazioni
passate e presenti che producono questo bene unico
e prezioso assolutamente innegoziabile” 5.
5 Cf La sfida educativa, a cura del Comitato per il Progetto culturale
della Conferenza Episcopale Italiana, Roma-Bari 2009, pp. 38-40.
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
37
Alla cultura laicista e liquida che oggi vuole
espropriarci di questo valore irrinunciabile, come
Chiesa dobbiamo lanciare la nostra sfida riproponendo la famiglia come “scuola di umanità”, luogo
indiscusso dove il soggetto umano fa esperienza affettiva e morale basilare e dove sperimenta che conta
e vale per se stesso. Se, per assurdo, scomparisse la
famiglia dovremmo ricrearla; se è debole dobbiamo
rinvigorirla; se è poco riconoscibile come cristiana
dobbiamo riportarla alla luce.
a. La famiglia comunità credente
ed evangelizzata
24. Si coglie a pieno come, davanti alla sfida educativa della società, la famiglia svolge un ruolo primario indiscusso. Ciò le comporta una conseguente
presa di coscienza che l’obbliga a ritrovarsi e a ricomporsi, a costo di ogni sforzo, nella direttrice della
sua identità fondata nel sacramento del Matrimonio
e radicata nella partecipazione attiva alla vita e alla
missione della Chiesa. Inserita com’è nel “mistero
grande” di Cristo e della Chiesa, la famiglia trova la
sua giusta dimensione nella Santa Famiglia di Nazaret come modello riuscito della famiglia cristiana.
Mi piace citare a conforto lo straordinario discorso tenuto da Paolo VI proprio nella casa di Nazaret
in Terra Santa: “La casa di Nazaret è la scuola dove
si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la
scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad
ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così
profondo e così misterioso di questa manifestazione
Sull’esempio
della famiglia
di Nazaret
38
LUIGI RENZO
Attingere
l’amore
da Cristo
del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella.
…Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo. Qui, a questa scuola, certo
comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del
Vangelo e diventare discepoli del Cristo. …Vicino a
Maria apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine. Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazaret ci ricordi cos’è la famiglia, cos’è la comunione d’amore, la
sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro
e inviolabile; ci faccia vedere com’è dolce e insostituibile l’educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell’ordine sociale” 6.
25. Per quanto suggestivo ed imperioso, non sfugge la difficoltà ad entrare in questo stile di autenticità e di valore. Lo stile di una famiglia cristiana, infatti, non si misura dal modello di auto, dalla consistenza del conto in banca, dai conforts e metri quadrati
dell’appartamento che si possiede. Il suo segno distintivo è la capacità di attingere le proprie risorse
maggiori a quella fonte inesauribile di amore che è
Cristo. Una famiglia che “nella buona e nella cattiva
sorte, nella salute e nella malattia” non distoglie lo
sguardo da Cristo, è in grado di esprimere in ogni
momento gioia, serenità, disponibilità al servizio, capacità di accoglienza, gusto per le relazioni interne
ed esterne, responsabilità convinta verso la comunità, sguardo pieno di speranza e di futuro.
6 Cf PAOLO VI, Discorso tenuto a Nazaret il 5 gennaio 1964 durante il
suo pellegrinaggio in Terra santa.
39
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
Nella situazione attuale per ricuperare entusiasmo e mordente la famiglia cristiana ha bisogno di
muoversi su due direttive: da una parte depurarsi e
liberarsi da certe nefaste suggestioni della pubblicità
e dai luoghi comuni indotti; dall’altra ispirarsi alla vita buona del Vangelo seguendo con pazienza gli insegnamenti del discorso della montagna (Mt 5,1-48;
Lc 6,20-38), che rappresentano la vera novità lasciataci da Gesù.
Circa il primo impegno, il sociologo Francesco
Belletti, direttore del CISF (Centro Internazionale
Studi Famiglia), suggerisce alcuni consigli per non
cadere nelle trappole di stili di vita non confacenti
alla coppia cristiana 7.
26. Segnalo alcune di queste trappole da evitare.
• La trappola del consumismo sentimentale: “La pubblicità oggi offre l’illusione che tutti i nostri vuoti
possano essere colmati dalle cose. Di conseguenza le nostre case sono diventate delle discariche di oggetti inutili”. Lo stesso dicasi dei nostri cuori. Anche questi dovrebbero essere liberati da tante sovrastrutture rigide ed ingombranti per tornare all’essenzialità dell’amore
vissuto secondo Cristo. “Non legare il cuore a
nessuna dimora, perché soffrirai quando ti
7 Il sociologo Francesco Belletti ha svolto la sua proposta durante la
X Settimana Nazionale di Studi sulla spiritualità coniugale e familiare
organizzata al Centro di Spiritualità “Mondo Migliore” di Rocca di Papa dal 27 aprile-1° maggio 2007. Sulla settimana cf l’ampia riflessione
Famiglia cristiana uno stile di vita, a cura di Paola Tettamanzi sul periodico
“Settimana”, 13 maggio 2007, pp. 1 e 16, a cui faccio riferimento.
Le trappole
dell’amore
che muore
40
LUIGI RENZO
strapperanno via da essa”: così insegnava il mistico persiano Giolad-ed Din Rumi (12071273), che poi riprende l’evangelico “Non accumulate tesori sulla terra. Dov’è il tuo tesoro,
lì è anche il tuo cuore” (Mt 6,19).
• La trappola di un amore tutto giocato sul sentimento.
“Attenzione, avverte il sociologo, l’amore deve
essere ragionevole, altrimenti è solo follia”. È
necessario mettere da parte atteggiamenti adolescenziali per far posto ad un amore maturo,
capace di sacrificio, di impegno reale, di dovere.
L’amore vero non è sdolcinato e fumoso come
spesso insegna certa cultura leggera e superficiale da “grande fratello”.
• La trappola di una sessualità fobica. “Quando si spezza l’unità tra corpo ed anima si apre la strada ad
una concezione di uomo-donna che non accetta
più nessun limite, prevale un delirio di onnipotenza che spinge oltre in un vortice di insaziabilità che è già patologia”. Il tradimento è alla porta. L’eros, cioè l’attrattiva fisica e possessiva fa
crescere la coppia se questo diventa agàpe, cioè
linguaggio speciale per donarsi all’altro senza
possederlo. Di fronte ad una visione che oggi più
che mai mortifica la sessualità riducendola a bene di consumo egoistico e davanti “al diffuso disordine degli affetti ed al sorgere di modi di pensare che banalizzano il corpo umano e la differenza sessuale - scrive Benedetto XVI - solo la
Parola di Dio ci aiuta a riaffermare la bontà originaria dell’uomo creato come maschio e femmina e chiamato all’amore fedele, reciproco e fe-
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
condo”. Occorre uscire dalla trappola che lascia
la sessualità solo a dimensione dell’eros per cercare la dimensione dell’agàpe 8.
• La trappola dell’amore buonista costantemente tollerante ed imperturbabile. Con questo atteggiamento, quando arrivano i primi litigi, immancabili, il quadretto irenico della coppia si spezza, rendendola incapace di gestire il conflitto:
l’equilibrio si spezza ed ognuno segue una sua
strada lungo un pericoloso individualismo, anticamera di un amore che muore. Affrontare, invece, con coraggio e chiarezza le situazioni di
tensioni e parlarsi con lealtà aiuta ad accogliere
ed amare l’altro con la sua diversità, anzi proprio per la sua diversità.
• La trappola dell’autosufficienza dell’amore di coppia.
L’illusione dei “due cuori e una capanna” fa
chiudere talora la coppia all’interno di sé e questo può, a lungo andare sfaldare la coesione e
determinarne la crisi. Nella costruzione di uno
stile di vita cristiano la coppia non solo non può
fare a meno di aprirsi, ma proprio in questo
confronto collaborativo esterno svolge quel ruolo comunitario e sociale che appartiene alla famiglia per dettato costitutivo e per vocazionemissione ricevuta da Dio.
27. Superati sapientemente i disagi psico-sociologici che possono derivare da queste o altre trappole,
conseguenza di una incontrollata inculturazione alla
8 Cf BENEDETTO XVI, Verbum Domini, n. 85; anche Deus Caritas est,
numeri diversi.
41
Le beatitudini
la strada
della coppia
42
LUIGI RENZO
mentalità corrente, col supporto di un cammino di
fede più condiviso ed evangelico, la coppia cristiana è
in grado di mettere in atto, con l’aiuto della grazia di
stato, quelle strategie di azione personale, familiare e
comunitaria necessarie per creare condizioni di vita
degne di una piccola “Chiesa domestica”. Il rimando
alle coordinate del “discorso della montagna” non
rende il progetto irrealizzabile, una specie di utopia
per l’altro mondo, ma inserisce il cammino nella “via
nuova” segnata dallo stesso Gesù per essere discepoli
credenti e credibili nel mondo in generale e nel nostro mondo di oggi in particolare, ponendoci all’interno della massa come “lievito” e “profezia”.
“Senza regole di comportamento, fatte valere
giorno per giorno anche nelle piccole cose - si legge
negli Orientamenti pastorali per il decennio 20102020 - e senza educazione della libertà non si forma
la coscienza, non si allena ad affrontare le prove della vita, non si irrobustisce il carattere” 9.
Alla famiglia, allora, si chiede perentoriamente di
accogliere da Dio stesso la chiamata a coltivarsi come comunità credente ed evangelizzata, per qualificarsi altresì come comunità che evangelizza e santifica le realtà terrene.
La fede nasce dall’ascolto ed una famiglia che si
pone in ascolto di Dio e della sua Parola è una famiglia evangelizzata pronta a crescere come comunità
credente, orante ed educante.
Accogliere la Parola, lasciarsi permeare da essa è
fondamentale per una famiglia che si qualifica cri9
Cf Educare alla vita buona del Vangelo, n. 29.
43
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
stiana. Gli sposi cristiani e l’intera comunità familiare, perciò, “sono chiamati ad accogliere la Parola del
Signore, che ad essi rivela la stupenda novità - la
buona Novella - della loro vita coniugale e familiare,
resa da Cristo santa e santificante. Infatti, soltanto
nella fede essi possono scoprire e ammirare in gioiosa gratitudine a quale dignità Dio abbia voluto elevare il matrimonio e la famiglia costituendoli segno e
luogo dell’alleanza d’amore tra Dio e gli uomini, tra
Gesù Cristo e la Chiesa sua sposa” 10.
b. La famiglia comunità educante
28. Una famiglia che vive di fede, trasmette la fede e perciò stesso si realizza come “comunità educante”. Lo diventa realmente “per una vocazione radicata nel Battesimo e precisata e corroborata col
dono sacramentale del Matrimonio. Lo diventa, innanzitutto, con il suo stesso «esserci» come famiglia
cristiana: come tale, infatti, essa è partecipe del mistero dell’amore di Dio e del suo pieno compimento
nella Pasqua di Cristo” 11.
Per il suo ruolo speciale nell’orizzonte della comunità cristiana, alla famiglia bisogna riconoscere, in
grado eminente, quel ruolo educativo che la inserisce
a pieno titolo e per vocazione nella capacità generativa della comunità cristiana, volto concreto della
Chiesa madre. Per i genitori, infatti, “l’educazione è
10
11
Cf Familiaris consortio, n. 51.
Cf Direttorio di pastorale familiare, n. 141.
Ruolo
educativo
in grado
eminente
44
Condivisione
della meta
educativa
LUIGI RENZO
un dovere essenziale perché connesso alla trasmissione
della vita; originale e primario rispetto al compito
educativo di altri soggetti; insostituibile e inalienabile,
nel senso che non può essere delegato né surrogato” 12.
Il processo educativo che si avvia è efficace e significativo quando due persone si incontrano e si
coinvolgono profondamente, quando il rapporto è
vissuto in clima di gratuità e di libertà, scevro dalla
logica della funzionalità. Nel comune impegno si rifuge “dall’autoritarismo che soffoca la libertà e dal
permissivismo che rende insignificante la relazione.
…Ogni itinerario educativo, inoltre, richiede che sia
sempre condivisa la meta verso cui procedere” 13.
29. Se la meta non è condivisa, l’azione educativa
non solo non raggiunge il suo scopo, ma danneggia
la serenità del clima familiare e si trasforma in un
boomerang disfattivo. C’è da riconoscere che oggi
educare in famiglia è davvero difficile. Padri e madri
“faticano a proporre con passione ragioni profonde
per vivere e, soprattutto, a dire dei “no” con l’autorevolezza necessaria. Il legame con i figli rischia di
oscillare tra scarsa cura e atteggiamenti possessivi
che tendono a soffocarne la creatività e a perpetuarne la dipendenza” 14.
Educare in famiglia è certamente un’arte difficile.
Molti genitori, infatti, soffrono un senso di solitudine, di inadeguatezza e, addirittura, di impotenza.
Cf Educare alla vita buona del Vangelo, n. 36.
Cf Educare alla vita buona del Vangelo, n. 28.
14 Cf Educare alla vita buona del Vangelo, n. 36.
12
13
45
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
Cosa fare per riprendere la passione di educare?
Scrive Benedetto XVI che “a differenza di quanto
avviene in campo tecnico o economico, dove i progressi di oggi possono sommarsi a quelli del passato,
nell’ambito della formazione e della crescita morale
delle persone non esiste una simile possibilità di accumulazione perché la libertà dell’uomo è sempre
nuova e quindi ciascuna generazione deve prendere
di nuovo e in proprio le sue decisioni. Anche i più
grandi valori del passato non possono essere semplicemente ereditati, vanno fatti nostri e rinnovati attraverso una, spesso sofferta, scelta personale” 15.
Ricuperare mordente e passione educativa significa che in tutti “deve crescere la consapevolezza di
una ministerialità che scaturisce dal sacramento del
matrimonio e chiama l’uomo e la donna ad essere
segno dell’amore di Dio che si prende cura di ogni
suo figlio” 16.
30. Il processo educativo viene ad essere delineato come un vero e proprio cantiere, in cui interagiscono come attori protagonisti sia le famiglie, sia la
parrocchia attraverso specifici itinerari formativi e di
spiritualità che aiutano la stessa comunità parrocchiale a trasformarsi in “famiglia di famiglie” 17.
In questa ottica il contributo delle famiglie per la
testimonianza e l’irradiazione del Vangelo nella par-
15 Cf BENEDETTO XVI, Lettera alla diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, 21 gennaio 2008.
16 Cf Educare alla vita buona del Vangelo, n. 38.
17 Cf CEI, Comunione e Comunità nella Chiesa domestica, 1° ottobre
1981, n. 24.
Parrocchia
“famiglia
di famiglie”
46
LUIGI RENZO
rocchia assume una grande importanza e può rivestire diverse forme. In particolare sarebbe auspicabile
che si incrementasse il numero di coppie e famiglie
che mettono a disposizione la loro casa per momenti
di ascolto della Parola di Dio, invitando a partecipare altre coppie e famiglie del quartiere o del vicinato.
È di grande significato e proficuità, a questo riguardo, l’esperienza delle “Comunità Familiari di
Evangelizzazione”, che si stanno diffondendo in diocesi, sul modello proposto da Mons. Renzo Bonetti
anche nel nostro ultimo Convegno diocesano.
Le “Comunità Familiari” possono costituire capillari modelli di riferimento anche per le coppie in
difficoltà ed allargare la collaborazione con la Commissione Diocesana di Pastorale Familiare per un
servizio più ampio e specifico per i fidanzati, per i
genitori che chiedono il Battesimo per i figli, per le
famiglie segnate all’interno da gravi disagi e sofferenze varie.
Dal suo verso la famiglia è di per sé “comunità
educante” secondo una sua originalità e valenza indispensabile per l’edificazione della comunità ecclesiale. E proprio per questa sua identità caratterizzante, ad ogni famiglia cristiana ed in essa ad ogni coppia di sposi tocca di “riscoprire la grandezza e l’originalità di quella chiamata a partecipare all’opera
evangelizzatrice della Chiesa. Confidando nel dono
dello Spirito che la accompagna e la sostiene, si impegni ogni giorno a vivere secondo le dimensioni e
le caratteristiche proprie dell’amore coniugale e familiare. Con gioiosa e umile finezza, in una società
che sempre più va smarrendo queste certezze, testi-
47
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
moni a tutti la possibilità e la bellezza di un amore
che rimane fedele e vero in ogni situazione della vita. L’intera comunità cristiana, da parte sua, sappia
riconoscere e accogliere con gratitudine questa preziosa testimonianza offerta dalle famiglie e si interroghi costantemente sui modi per illuminarle e sostenerle nella loro missione evangelizzatrice” 18.
Conclusioni
31. Davanti alla sfida educativa dirompente di
questo inizio di millennio, è quanto mai necessario
che la famiglia coltivi le sue prerogative identificanti
e recuperi il suo ruolo di ambiente educativo di eccellenza, capace di trasmettere la fede come suo impegno primario. “Spetta, infatti, alle famiglie comunicare i primi elementi della fede ai propri figli, sin
da bambini. Sono esse le prime «scuole di preghiera», gli ambienti in cui insegnare quanto sia importante stare con Gesù ascoltando i Vangeli che ci parlano di lui. I coniugi cristiani sono i primi responsabili del cristianesimo di cui poi chi è beneficiario
porterà in sé il seme per tutta la vita” 19.
La Chiesa, ed in piccolo le parrocchie, da parte
loro non possono ignorare l’importanza delicata e
decisiva del ruolo educativo della famiglia, per cui
non potremo assolutamente prescindere da un suo
inserimento attivo nella pastorale, come nei nostri
18
19
Cf Direttorio di pastorale familiare, n. 142.
Cf CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, 2001, n. 52.
Verso
una nuova
Pastorale
Familiare
48
LUIGI RENZO
programmi non possiamo non assumere “l’accompagnamento delle famiglie come priorità di importanza pari, in questi tempi, a quella della pastorale
giovanile” 20, come abbiamo fatto lo scorso anno.
È proprio sulla Pastorale Familiare e sulle sue
strutture operative che mi vorrò soffermare nel capitolo seguente della Lettera Pastorale per offrire agli
operatori del settore momenti di riflessione e soprattutto stimoli per nuove forme ministeriali tese ad
ascoltare, accompagnare e sostenere questa realtà
umana, sociale e cristiana da cui molto dipende il futuro della Chiesa e della stessa società.
Occhielli e postille
1. La famiglia, come la Chiesa, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui si irradia. Nell’intimo di una famiglia cosciente di questa missione tutti i componenti evangelizzano e
sono evangelizzati.
2. Alla cultura laicista e liquida di oggi dobbiamo
lanciare la nostra sfida riproponendo la famiglia
come “scuola di umanità” dove il soggetto umano fa esperienza affettiva e morale basilare e dove sperimenta che conta e vale per se stesso.
20
Cf Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n. 52.
IV
PASTORALE
PER LA FAMIGLIA
32. Alla luce di quanto detto, la Pastorale per la
Famiglia costituisce una priorità assoluta della nuova
evangelizzazione chiamata a dare risposte convincenti all’odierna sfida educativa ed inoltre non può
essere considerata un settore della Pastorale della
Chiesa. Al contrario rappresenta uno “snodo obbligato” di tutta la pastorale. Così, infatti, si esprime
con determinazione e chiarezza il Direttorio: “Poiché
la famiglia rappresenta uno snodo obbligato per rifare il tessuto delle comunità ecclesiali e della società,
la pastorale familiare appare come parte integrante
di tutta l’azione pastorale della Chiesa” 1.
Ed oggi una pastorale familiare è diventata ancora più urgente ed esigita dalla situazione di crisi in
cui versa l’istituto stesso della famiglia. Anche nella
nostra Calabria, dove la famiglia nel passato ha
mantenuto una certa compattezza, oggi non è più
così. Soffre come nessun altro il travaglio culturale
della società, della politica, del modo stesso di concepire la fede ed il rapporto con Dio e con la Chiesa.
1
Cf Direttorio di Pastorale Familiare, n. 22.
La cura
della famiglia
priorità
assoluta
50
La sfida della
secolarizzazione
globale
LUIGI RENZO
Nel contesto odierno, caratterizzato tra l’altro da
una educazione spesso carente, da un senso di appartenenza superficiale e da un’adesione a Cristo e
alla Chiesa soggettiva e selettiva (es. questo mi piace
e lo accetto, questo non lo condivido, ecc…), i cosiddetti “irregolari”, coloro cioè che non vivono correttamente i valori cristiani del matrimonio, si moltiplicano e addirittura si impongono come se quello stile
fosse ormai una normalità ed una fatalità da accettare senza patemi. Ed il grave fenomeno arriva a coinvolgere come se nulla fosse anche gli operatori pastorali, cioè quelli che dovrebbero essere i “vicini” da
additare a testimoni modello. Così è facile osservare
come la separazione ed il divorzio non risparmino la
vita familiare di catechisti, lettori liturgici, insegnanti
di religione ed altri attivamente impegnati in vari
ministeri ecclesiali.
33. La sfida da affrontare, dunque, è radicale e
culturale e riguarda i valori, gli stili di vita, la mentalità comune non più compatibili con la visione cristiana dell’esistenza. Si tratta di affrontare con coraggio la crisi e l’insignificanza della fede, che riguarda anche le nostre comunità, sempre più vulnerabili di fronte alle dinamiche corrosive della secolarizzazione ormai globalizzata.
Di fronte a questa situazione preoccupante, ma
ancora rimediabile, dobbiamo investire in diocesi in
una pastorale familiare tempestiva e sotto certi
aspetti rivoluzionaria, che non si preoccupa tanto di
cercare di cucire le smagliature esistenti, ma di dire
che senso ha oggi il Vangelo e come la famiglia cristiana possa essere capace di dare risposte sensate
51
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
agli itinerari moderni di ricerca esistenziale di senso.
Occorre cambiare mentalità e strategia passando da
una pastorale di ripetizione, conservazione e mantenimento di posizioni ad una di “nuova evangelizzazione” a tutto campo, senza escludere quelli che collaborano più da vicino. “Evangelizzatrice, la Chiesa
comincia con l’evangelizzare se stessa; …essa ha bisogno di ascoltare di continuo ciò che deve credere,
le ragioni della sua speranza, il comandamento nuovo dell’amore” 2.
La crisi che investe oggi la famiglia non consente
più di circoscrivere e privilegiare momenti della sua
vita rispetto ad altri. Se in passato era sembrato sufficiente focalizzarsi sulla preparazione dei giovani al
matrimonio o sulla conduzione di gruppi familiari,
oggi la pastorale deve guardare più avanti contando
su operatori motivati; con competenze di tipo teologico, psico-pedagogico e relazionale; avendo come
obiettivo la forza di penetrare nel tessuto pastorale
diocesano e parrocchiale senza scoraggiamenti.
34. L’esperienza insegna che spesso molte frustrazioni e rinunce all’impegno dipendono dalle incomprensioni, dalle critiche che si ricevono, dalle rigidità
temperamentali o operative di chi non sa relazionarsi in modo costruttivo o non è in grado di mettersi
umilmente in discussione ripensando con duttilità e
magari riformulando la propria proposta, finendo
poi con l’adeguarsi a ciò che l’ambiente ed il contesto prospettano.
2
Cf PAOLO VI, Evangelii nuntiandi, n. 15.
La risposta
alla crisi
52
LUIGI RENZO
Certamente una pastorale familiare autentica
non può edulcorare la proposta formativa e “non
potrà mai fare a meno di annunciare, celebrare e
servire il Vangelo del Matrimonio e della famiglia in tutti i
suoi contenuti. La Chiesa intera lo annuncerà nella
predicazione, con la catechesi e attraverso la testimonianza; lo celebrerà nella liturgia e con la grazia
dei sacramenti; lo servirà con le diverse iniziative e
strutture di sostegno e di promozione che appariranno più opportune e più urgenti” 3.
Qui si colloca la capacità della lettura dei segni
dei tempi e la qualità della risposta che riusciremo
ad inventare in linea con la tradizione della Chiesa
per aiutare ed accompagnare gli sposi e le famiglie
cristiane a vivere il loro carisma seguendo il vangelo.
È un compito questo “che riguarda tutta la Chiesa e
in essa tutti e singoli i fedeli secondo il loro posto ed
il loro ministero. In tal modo - continua il Direttorio - i
coniugi e le stesse famiglie saranno aiutati a prendere prima coscienza della loro dignità, del loro dono e
della loro responsabilità. Coerentemente saranno
messi in grado di farsi a loro volta soggetto attivo e
responsabile di una missione di salvezza, radicata nel
battesimo e nel matrimonio, che non solo li riguarda
e li coinvolge, ma che chiede pure di compiersi a beneficio proprio e di altri anche mediante la loro parola, azione e vita” 4.
Non può sfuggire a nessuno, soprattutto oggi alla
luce di quanto prima illustrato, la portata rivoluzio3
4
Cf Direttorio di Pastorale Familiare, n. 17.
Cf Direttorio…, n. 20.
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
53
naria dell’esperienza della vita di coppia e dell’amore
coniugale che testimonia al mondo, dobbiamo dirlo,
“la possibilità di realizzare sulla terra un legame che
ha qualcosa di divino, che parla di eternità in un
mondo dominato dalla precarietà, di fiducia e speranza alle nuove generazioni così spesso scoraggiate e
rassegnate; di futuro e di generatività ad una società
schiava dell’immediato e spaventata dal domani.
Educare all’affettività e alla vocazione matrimoniale
è educare alla formazione della persona nella sua interezza; è educare al senso del limite e della propria
finitezza: l’altro ci aiuta a superare l’illusione di onnipotenza narcisistica, di cui oggi il mondo è malato” 5.
Volendo ripartire in diocesi con una Pastorale per la
Famiglia che si pone a servizio della persona, della
coppia e della Chiesa, ripercorro con voi le piste
proposte dal Magistero perché, con l’impegno e lo
sforzo organizzativo di tutti, l’attenzione e la valorizzazione della famiglia come soggetto oltre che come
oggetto di pastorale si affermi e si sviluppi meritoriamente anche nelle comunità parrocchiali.
a. I tempi della Pastorale Familiare
35. La pastorale familiare non si esaurisce nell’accompagnare una coppia di fidanzati al matrimonio, ma prevede tempi di attuazione che precedono e seguono la stessa celebrazione. I mutamenti
Cf Testimoni di Gesù Risorto speranza del mondo, atti del IV Convegno Ecclesiale Nazionale (Verona 16-20 ottobre 2006), Bologna 2008,
p. 215.
5
La
preparazione
“remota”
al matrimonio
54
LUIGI RENZO
eclatanti di oggi “esigono che non solo la famiglia,
ma anche la società e la Chiesa siano impegnate
nello sforzo di preparare adeguatamente i giovani
alle responsabilità del loro domani. I molti fenomeni negativi che oggi si lamentano nella vita familiare derivano dal fatto che nelle nuove situazioni, i
giovani non solo perdono di vista la giusta gerarchia dei valori, ma, non possedendo più criteri sicuri di comportamento, non sanno come affrontare e
risolvere le nuove difficoltà. L’esperienza però insegna, sottolinea Giovanni Paolo II, che i giovani ben
preparati alla vita familiare, in genere riescono meglio degli altri” 6.
Questo sta a significare come sia importante la
preparazione al matrimonio, che non può consistere
nel contentino spesso mal sopportato dei “Corsi” di
preparazione al matrimonio, organizzati anche con
sacrificio dalla Commissione diocesana e dalle Zone
pastorali. I “Corsi” sono importanti, ma insufficienti. La preparazione va vista e vissuta come un processo graduale e continuo, che parte da lontano nel
contesto di una educazione e formazione permanente alla vita e all’impegno cristiano responsabile.
Si deve pensare ad una preparazione remota orientata a far scoprire “la stima per ogni valore umano, sia
nei rapporti interpersonali, sia in quelli sociali, con
quel che ciò significa per la formazione del carattere, per il dominio e retto uso delle proprie inclinazioni, per il modo di considerare ed incontrare le
persone dell’altro sesso, e così via. È richiesta, inol6
Cf Familiaris consortio, n. 66.
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
tre, una solida formazione spirituale e catechistica,
che sappia mostrare nel matrimonio una vera vocazione e missione” 7.
36. Su questa preparazione-formazione di base
cristiana si potrà impostare anche proficuamente la
preparazione prossima che, presentando il matrimonio
come un rapporto interpersonale, non possessivo,
dell’uomo e della donna, “stimoli ad approfondire i
problemi della sessualità coniugale e della paternità
responsabile, con le conoscenze medico-biologiche
essenziali che vi sono connesse, ed avvii alla familiarità con retti metodi di educazione dei figli, favorendo l’acquisizione degli elementi di base per un’ordinata conduzione della famiglia”, senza tralasciare
l’orientamento della coppia “all’apostolato familiare,
alla fraternità e collaborazione con le altre famiglie,
all’inserimento attivo in gruppi, associazioni, movimenti e iniziative che hanno per finalità il bene
umano e cristiano della famiglia” 8.
La preparazione immediata a celebrare il sacramento del Matrimonio sarà il coronamento di un percorso vitale, in cui il fidanzamento si presenta come
“momento privilegiato di crescita nella fede, di preghiera e di partecipazione alla vita liturgica della
Chiesa, di esperienza vissuta della carità cristiana
da parte di ogni coppia di fidanzati e di tutti i fidanzati insieme” 9.
Cf Familiaris consortio, n. 66.
Cf Familiaris consortio, n. 66.
9 Cf Direttorio di Pastorale Familiare, n. 43.
7
8
55
Preparazione
“prossima
e immediata”
56
Pastorale
postmatrimoniale
LUIGI RENZO
37. Alla fase e al tempo prolungato della preparazione deve accompagnarsi una pastorale post-matrimoniale destinata a far scoprire, vivere e gustare la nuova vocazione e missione della vita di coppia, senza
chiudersi all’interno di sé. “Perché la famiglia divenga sempre più una vera comunità d’amore, - insegna
la Familiaris consortio - è necessario che tutti i suoi
membri siano aiutati e formati alle loro responsabilità di fronte ai nuovi problemi che si presentano, al
servizio reciproco, alla compartecipazione attiva alla
vita della famiglia. Ciò vale soprattutto per le giovani famiglie, le quali, trovandosi in un contesto di
nuovi valori e di nuove responsabilità, sono più esposte, specialmente nei primi anni di matrimonio, ad
eventuali difficoltà, come quelle create dall’adattamento alla vita comune di coppia o dalla nascita di
figli” (n. 69).
Qui può svolgere un ruolo fondamentale la Parrocchia, che, con l’aiuto di operatori formati e volenterosi, può creare per tutti le condizioni di famiglia di
famiglie, in cui ogni signola famiglia insieme alle altre
esperimenta di essere “non solo destinataria di attenzione, ma vera e propria risorsa dei cammini e delle
proposte pastorali” 10.
Momenti preziosi da non perdere nella pastorale
familiare parrocchiale sono certamente l’attesa, la
nascita ed il Battesimo dei figli; la richiesta di catechesi e di sacramenti per i figli che crescono; un anniversario; ogni altra occasione propizia per ripren10 Cf CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia,
2004, n. 9.
57
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
dere e continuare i rapporti. Oggi più che mai e ne
siamo tutti convinti - “occorre sostenere la responsabilità educativa primaria dei genitori, dando continuità ai percorsi formativi della parrocchia e delle
altre agenzie educative del territorio”, ivi compreso
anche “il dialogo della parrocchia con tutta la scuola
ed in particolare con la scuola cattolica e con gli insegnanti di religione cattolica” 11.
Certo tutto questo impegno pastorale, gravoso e
qualificato, non può insistere esclusivamente sulle
forze limitate della Parrocchia, ma ha bisogno di
supporti strutturali a più ampio respiro garantiti dalla chiesa diocesana con appositi organismi, di cui
andremo ad interessarci.
b. Strutture della Pastorale Familiare
38. “Non ci si può certo illudere di costruire, nella
Chiesa e nella società, una nuova cultura a favore del
matrimonio e della famiglia - avverte il Direttorio - se
non si ha anche il coraggio di costituire e rendere stabili e davvero operanti adeguati organismi e strutture
di pastorale familiare” 12. E questo a tutti i livelli e in
tutte le strutture diocesane, parrocchiali e associative.
In ordine a questa necessità organizzativa è, comunque, importante premettere soprattutto a livelllo
locale, che non bisogna lasciarsi prendere dalla tentazione della supponenza e dell’autosufficienza, che
11
12
Cf Il vostro missionario delle parrocchie…, n. 9.
Cf Direttorio di Pastorale Familiare, n. 235.
Organismi
operativi
stabili
58
LUIGI RENZO
talora può affiorare tra noi. Ottime iniziative pastorali, condotte anche con sforzo organizzativo notevole,
restano con scarso frutto perché non coordinate insieme alle parrocchie viciniori o alla zona pastorale.
Ma vengo alle strutture pastorali di supporto a
vario livello per garantire unità, ecclesialità e prospettive alla pastorale familiare.
* A livello diocesano
Ufficio
Pastorale
per la
Famiglia
39. Referente della Pastorale Familiare diocesana
è l’Ufficio Pastorale per la Famiglia, che in diocesi da anni opera egregiamente col supporto di una Commissione e della Consulta specifica.
Compiti dell’Ufficio, in uniformità col Piano Pastorale diocesano ed in unità di spirito e collaborazione con gli altri uffici e organismi diocesani, sono
soprattutto:
• l’annuncio del “Vangelo del matrimonio e della
famiglia”;
• la promozione ed il coordinamento delle iniziative per la preparazione dei giovani e dei fidanzati al matrimonio;
• il sostegno e l’accompagnamento delle coppie e
delle famiglie;
• la formazione degli operatori di pastorale familiare;
• lo studio e la soluzione dei problemi morali, religiosi e sociali che la vita coniugale e familiare
incontra di volta in volta;
59
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
• la promozione delle strutture parrocchiali e zonali di pastorale familiare;
• la proposta di specifiche attenzioni pastorali per
le famiglie lontane o in situazione difficile o irregolare;
• il sostegno delle varie iniziative di servizio alla
famiglia a cominciare dai Consultori e dai Centri per i metodi naturali;
• l’attenzione alle problematiche e alle iniziative
connesse con la difesa e la promozione della vita;
• il confronto e il dialogo con le diverse realtà culturali e sociali e con le stesse strutture civili sui
temi riguardanti la famiglia e la vita 13.
Collaterali all’Ufficio operano l’Associazione Genitori (A.Ge.), il Movimento per la Vita ed è in formazione l’Associazione Metodo Billings per la tutela
della vita in collaborazione anche con l’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute.
Tutta questa ricchezza di sensibilità, unita alle
singole attività formative delle numerose Aggregazioni laicali che operano in diocesi, lasciano ben sperare, in vista di una pastorale più integrata ed unitaria.
40. Complementare, ma distinto dall’Ufficio Diocesano, è il Consultorio Familiare Diocesano, che spero
poter inaugurare nel corso dell’anno con la collaborazione della Consulta familiare.
Anche se non propriamente una struttura pastorale, il Consultorio ha con esse in comune “la finalità
13
Cf Direttorio di Pastorale Familiare, n. 237.
Consultorio
familiare
diocesano
60
LUIGI RENZO
del vero bene della persona, della coppia e della famiglia e l’attenzione alla sessualità e alla vita” 14.
La Pastorale familiare ha di mira la promozione
della vita cristiana e l’edificazione della Chiesa privilegiando l’evangelizzazione, la grazia sacramentale, la
formazione spirituale e la testimonianza evangelica.
Il Consultorio, “nell’ottica di un’antropologia personalistica coerente con la visione cristiana dell’uomo
e della donna, guarda piuttosto ai dinamismi personali e relazionali e privilegia l’apporto delle scienze
umane e delle loro metodologie” 15, con riferimento,
per quel che ci riguarda, agli insegnamenti del magistero della Chiesa. Gli operatori del Consultorio diocesano, oltre alla preparazione e ai titoli professionali
richiesti, dovranno avere come requisito necessario
quella formazione cristiana e morale indispensabile
per promuovere sempre la verità nella carità. Ruolo
primario avrà il consulente etico, nominato dal Vescovo,
cui spetta aiutare anche gli altri operatori “a far sempre riferimento corretto ed inequivoco ai valori della
morale cattolica nell’affrontare i vari problemi che si
presentano e nel progettare una loro soluzione” 16.
Esercizio
del ministero
coniugale
* A livello parrocchiale
41. Il buon esito delle proposte diocesane passa attraverso la mediazione obbligata e capillare delle parrocchie, luogo privilegiato dei cammini di fede reali,
Cf Direttorio..., n. 249.
Cf Direttorio…, n. 249.
16 Cf Direttorio…, n. 250.
14
15
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
capaci di incidere nel tessuto sociale e nella mentalità
dei fedeli. Ecco perché secondo le concrete possibilità
locali, “ogni parrocchia procuri che vi sia un’apposita
commissione per la pastorale della famiglia o che almeno qualche coppia di sposi, consapevole del proprio ministero coniugale, sia disposta ad esercitarlo
seguendo la pastorale familiare… in organico collegamento con il consiglio pastorale parrocchiale” 17.
L’apostolato della famiglia può dare la carburazione giusta a tutta l’opera educativa della parrocchia perché coinvolge tutte le età e convoglia le energie nell’unico obiettivo di formare cittadini e cristiani responsabili delle proprie scelte anche in vista del
matrimonio e del bene comune in generale.
Da questa piccola équipe può partire - in collaborazione con la Commissione diocesana - la programmazione e l’organizzazione degli itinerari di preparazione dei fidanzati al matrimonio; le sollecitazioni
per la nascita dei gruppi di spiritualità familiare; la
promozione in parrocchia della celebrazione della
festa della famiglia, degli anniversari di matrimonio,
della giornata per la Vita e tutte quelle iniziative idonee e specifiche per facilitare il pieno inserimento
dei genitori e delle famiglie nella vita della Chiesa
senza disattendere con garbo e delicatezza le situazioni matrimoniali difficili o irregolari.
Un’idea da non scartare, soprattutto nella parrocchie più grosse, la costituzione di Centri di ascolto
per le problematiche familiari ed educative.
Chiaramente tutto questo richiede un numero
sufficiente ed adeguatamente preparato di operatori
17
Cf Direttorio…, n. 240.
61
62
LUIGI RENZO
della pastorale familiare, verso i quali quest’anno come diocesi vorremo avere particolare riguardo. Col
supporto e la collaborazione del nostro Istituto di Studi
Religiosi è in fase di organizzazione un “Corso biennale sulla famiglia piccola Chiesa domestica” al fine
di offrire a chi vuole dedicarsi all’apostolato familiare una conoscenza multidisciplinare di base sul matrimonio e sulla famiglia.
Con una rinnovata sensibilità di fondo, la parrocchia, come cellula di base, è il luogo ideale per il sorgere ed il diffondersi delle Associazioni di famiglie per le
famiglie sia sull’esempio di quelle esistenti, come le
“Comunità familiari di Evangelizzazione”, a cui ho
già fatto cenno, sia di altre nuove come le “Equipes
Notre Dame”, incoraggiate a suo tempo da Paolo VI.
L’anno dedicato alla Pastorale Familiare deve servire a tutti a riscoprire e vivere il matrimonio come
itinerario ascetico-vocazionale, strada aperta verso la
santità a dimensione di famiglia.
Mutamenti
culturali
e crisi
c. La Pastorale familiare nei casi difficili
42. Come comunità cristiana non possiamo non
lasciarci interrogare dalle non poche situazioni matrimoniali difficili o irregolari. Sono situazioni, purtroppo, in crescita esponenziale, alla cui radice vi sono per lo più motivi economici, sociali, ma soprattutto culturali. Esse richiedono alla Chiesa “un impegno pastorale ancora più generoso, intelligente e
prudente, sull’esempio del Buon Pastore” 18.
18
Cf Familiaris consortio, n. 77.
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
Nell’odierno contesto caratterizzato da rapidi e
spesso violenti mutamenti culturali la stessa concezione cattolica del matrimonio e le ragioni non solo affettive della indissolubilità sono in profonda crisi. “Al
mistero dell’amore di Gesù Cristo e al suo comandamento sulla indissolubilità e fedeltà, un’ampia parte
della società attuale oppone una logica diversa: quella di una cultura immanentistica e consumistica che
tende a disistimare e a deridere la fedeltà coniugale, e
di fatto la viola in molti modi, giungendo spesso al divorzio, al «nuovo matrimonio», alla convivenza senza
alcun vincolo né religioso, né civile” 19, fino a contestare lo stesso istituto canonico del Matrimonio.
Si tratta di fenomeni e di una mentalità che sta
prendendo piede anche in ambiente cattolico al
punto da creare una certa assuefazione al problema
in maniera indiscriminata. Appaiono normali e giustificati certi comportamenti anche a discapito del
sacramento e sono considerate eccessivamente rigide
ed inattuali le norme poste dalla Chiesa: “ai loro occhi la prassi della Chiesa appare severa, esigente,
scarsamente comprensiva delle diverse situazioni e
delle inevitabili debolezze dell’uomo” 20.
In questa situazione, la Chiesa, “che non può esimersi dal vivere la sua missione evangelizzatrice, avverte con maggiore urgenza il compito di annunciare
il Vangelo di Gesù e le sue esigenze morali circa il matrimonio. Tale compito si fa più necessario e impegna19 Cf CEI, La pastorale dei divorziati risposati e di quanti vivono situazioni
matrimoniali irregolari e difficili, 1979, n. 5.
20 Cf Direttorio di Pastorale Familiare, n. 190.
63
64
LUIGI RENZO
tivo nei momenti nei quali l’ideale normativo dell’amore unico e indissolubile viene oscurato e indebolito da errori e da inaccettabili impostazioni di vita” 21.
Chiarezza
e disciplina
43. È molto ampio l’orizzonte che si apre all’azione materna, ma decisa della Chiesa. La casistica delle situazioni di disagio e di irregolarità è infinita ormai. A prescindere dal voler esprimere giudizi
sulle persone, che del resto non ci compete, anche
per non indurre “in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sulla indissolubilità del matrimonio validamente contratto, la Chiesa professa la propria fedeltà a Cristo e alla sua verità; nello stesso
tempo si comporta con animo materno verso questi
suoi figli, specialmente verso coloro che, senza colpa,
sono stati abbandonati dal loro coniuge legittimo.
Con ferma fiducia essa crede che, anche quanti si
sono allontanati dal comandamento del Signore ed
in tale stato tuttora vivono, potranno ottenere da
Dio la grazia della conversione e della salvezza, se
avranno perseverato nella preghiera, nella penitenza
e nella carità” 22.
Una cosa, chiaramente, è l’accettazione delle persone con disagio nella comunità, altra cosa è la possibilità che esse vengano ammesse a ricevere i Sacramenti o a svolgere ruoli di responsabilità, come quello
del padrino, nei sacramenti del Battesimo e della Cresima, dove si richiede una visibile coerenza tra la scelta di vita e la fede che si professa. “Pur trattandole
21
22
Cf Direttorio…, n. 191.
Cf Familiaris consortio, n. 84.
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
65
con grande carità e interessandole alla vita delle rispettive comunità - ricorda ancora Giovanni Paolo II
- i pastori della Chiesa non potranno purtroppo ammetterle ai Sacramenti” 23.
Questo non esclude che la comunità intera possa
esprimere vicinanza e “si prenda cura anche dei matrimoni in difficoltà e delle situazioni irregolari, aiutando a trovare percorsi di chiarificazione e sostegno
per il cammino della fede. Nessuno si senta escluso
dalla vita della parrocchia: spazi di attiva partecipazione possono essere individuati tra le varie forme
del servizio della carità anche per coloro che, in ragione della loro condizione familiare, non possono
accedere all’Eucaristia o assumere ruoli connessi con
la vita sacramentale e con il servizio della Parola” 24.
A riguardo, all’interno della parrocchia potrebbero essere promossi, secondo le necessità e opportunità, gruppi di persone separate, divorziate, risposate
che si interrogano da credenti e con in mano la Parola di Dio sulle loro vicende familiari e non cessano
di ricercare percorsi di spiritualità all’interno della
loro nuova e complicata situazione di vita.
Conclusioni
44. Nel concludere, invito, ancora una volta, ad
avere un’attenzione particolare verso i giovani: siano
seguiti ed accompagnati con il coraggio di Giovanni
23
24
Cf Familiaris consortio, n. 82.
Cf Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n. 9.
Attenzione
verso i giovani
66
LUIGI RENZO
Paolo II che, proprio a loro, ha affidato il compito
impegnativo di “sentinelle del mattino” per il terzo
millennio. Se la famiglia oggi è in crisi, soprattutto
nella sua identità e progettualità cristiana, permane
“tra i giovani un «desiderio di famiglia» da alimentare correttamente: non possiamo lasciarli soli; il loro
orientamento va curato fin dall’adolescenza”; magari sarà “l’intero rapporto tra comunità cristiana e i
giovani che va ripensato e, per così dire, capovolto:
da problema a risorsa. …Missionarietà verso i giovani vuol dire entrare nei loro mondi, frequentando i
loro linguaggi, rendendo missionari gli stessi giovani
con la fermezza della verità ed il coraggio dell’integrità della proposta evangelica” 25.
Se l’avvenire dell’umanità e quindi della Chiesa
passa attraverso la famiglia, è dunque “indispensabile ed urgente che ogni uomo di buona volontà si impegni a salvare e a promuovere i valori e le esigenze
della famiglia” 26.
Come Chiesa di Mileto-Nicotera-Tropea non
possiamo non fare la nostra parte di sforzo assumendoci le nostre responsabilità. Avendo piena consapevolezza del meraviglioso progetto di amore di
Dio espresso e delineato nella famiglia, abbiamo
tutte le ragioni per prendercene cura come luogo
privilegiato e “Chiesa domestica” dove fare la prima ed essenziale esperienza dell’amore di Dio e dove accogliere e trasmettere i fondamenti della religione cristiana.
25
26
Cf Il volto missionario delle parrocchie…, n. 9
Cf Familiaris consortio, n. 86.
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
Alla Santa Famiglia di Nazaret ed a Maria in
particolare, “Madre della Chiesa domestica”, affidiamo le nostre famiglie perché, “scuole di vita e di
santità”, possano attingere sempre nelle loro case alle “idrie dell’Amore” fecondo e santificante di Dio.
Occhielli e postille
1. Poiché la famiglia rappresenta uno snodo obbligato per rifare il tessuto delle comunità ecclesiali
e della società, la pastorale familiare appare come parte integrante di tutta l’azione pastorale
della Chiesa.
2. La sfida da affrontare è radicale e culturale e riguarda i valori, gli stili di vita, la mentalità comune, non più compatibili con la visione cristiana
della vita.
3. Non ci si può illudere di costruire nella Chiesa
una nuova cultura a favore del matrimonio e della famiglia se non si ha anche il coraggio di costituire e rendere stabili e operanti adeguate strutture di pastorale familiare sia a livello diocesano,
che parrocchiale.
67
V
CON LA FAMIGLIA
VERSO IL CONGRESSO
EUCARISTICO DIOCESANO
45. Lo scorso 3-11 settembre 2011 ad Ancona è
stato celebrato il XXV Congresso Eucaristico Nazionale sul tema Signore da chi andremo? L’Eucaristia per
la vita quotidiana, che ha sollecitato a riscoprire e custodire “la centralità dell’Eucaristia e la stessa celebrazione eucaristica come il «culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui
promana tutta la sua virtù» (Sacr. Conc., n. 10)”, richiamando tutti sulla “necessità di insistere sull’efficacia dell’Eucaristia per la vita quotidiana” 1.
Come risonanza al grande evento nazionale, anche noi in diocesi nel prossimo mese di giugno vorremo celebrare il nostro Congresso Eucaristico Diocesano: quale occasione e modo migliore per vivere in
chiave e prospettiva eucaristica l’anno dedicato alla
pastorale familiare?
È dall’Eucaristia, “fonte e culmine della vita cristiana”, che dobbiamo partire per delineare una pastorale ed una spiritualità coerente, capace di far
1 Cf CEI, Consiglio Permanente, Messaggio per il XXV Congresso Eucaristico Nazionale, 27 gennaio 2011.
Il Congresso
Eucaristico
Diocesano
70
LUIGI RENZO
uscire da un “livello mediocre di esistenza”, come
scrivono i Vescovi italiani, al fine anche di promuovere come normale il significato ed il valore della
domenica, «giorno del Signore», “da custodire anche come giorno della comunità cristiana e come
giorno dell’uomo, del riposo e della festa, tempo
della famiglia e fattore di civiltà. È forte, infatti, il rischio che una pratica religiosa resti circoscritta, senza incidere davvero sui momenti quotidiani della vita familiare, del lavoro e della professione e più in
generale della convivenza civile. È doveroso preoccuparsi dei molti fedeli che non partecipano alla
Messa domenicale, ma dobbiamo anche chiederci
come escano dall’Eucaristia domenicale quanti vi
hanno preso parte” 2.
Famiglia
in prospettiva
eucaristica
46. L’anno della famiglia in prospettiva eucaristica dovrà darci quel valore aggiunto per riprendere
quota nella linea anche di un Cristianesimo popolare animato da una fede che si fa presente sul territorio, capace di trasformare la vita quotidiana delle
persone, attente alle esigenze della “città”, pronta ad
orientare le forme della coscienza civile.
Nel cammino annuale verso il Congresso Eucaristico, come famiglie e come singoli cristiani, vogliamo impegnarci perché cresca e sia condivisa una
rinnovata spiritualità della vita quotidiana basata
sulla unità interiore che riusciremo a stabilire dentro
di noi tra Parola di Dio ascoltata ed Eucaristia vissu2
Cf Messaggio per il XXV Congresso Eucaristico Nazionale.
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
71
ta. Il conseguente atteggiamento contemplativo-attivo da “monaco di strada”, come insegna il nostro
Venerabile don Francesco Mottola, ci metterà in
grado di dare “forma eucaristica” alla nostra vita
quotidiana. Ci aiuterà, cioè, a maturare il senso di
gratitudine costante per i doni di Dio ricevuti, la coscienza umile della propria fragilità, la capacità di
accoglienza e di relazioni positive con le persone, il
senso di responsabilità nei confronti degli altri nella
vita personale, familiare e sociale, l’abbandono in
Dio come attesa e speranza affidabile.
a. L’Eucaristia fonte del matrimonio cristiano
47. È stato più volte ricordato come anche agli
sposi e genitori cristiani è rivolta l’universale chiamata alla santità, tradotta concretamente nell’esistenza coniugale e familiare quotidiana.
Detto compito di santificazione “ha la sua prima
radice nel Battesimo e la sua massima espressione
nell’Eucaristia, alla quale è intimamente legato il
matrimonio cristiano. Il Concilio Vaticano II, del resto, ha voluto richiamare la speciale relazione che
esiste tra l’Eucaristia e il Matrimonio, chiedendo che
questo «in via ordinaria si celebri nella Messa» (Sacr.
Conc., n. 78): riscoprire e approfondire tale relazione
è del tutto necessario, se si vogliono comprendere e
vivere con maggiore intensità le grazie e le responsabilità del matrimonio e della famiglia cristiana” 3.
3
Cf Familiaris consortio, n. 57.
Eucaristia
e Matrimonio
72
LUIGI RENZO
Sul dovere della santità come via autentica della
famiglia cristiana erano già intervenuti i Vescovi italiani con la Nota Pastorale Matrimonio e Famiglia oggi
in Italia del 15 novembre 1969. Vi si legge: “Modellata e ispirata all’amore di Gesù Cristo, la vita coniugale appare una tipica espressione della vita cristiana, cioè una vita di imitazione di Gesù Cristo. In
quanto tale, la vita coniugale risulta essere una strada di santificazione, sulla quale i doveri di ogni giorno, le gioie, le immancabili difficoltà e sofferenze, gli
atti della vita religiosa, tutto, insomma, confluisce
per formare e far crescere il vero cristiano fino alla
maturità spirituale «che attua la pienezza di Cristo»
(Ef 4,13)” 4.
Interiormente plasmati e vivificati dalla fedele e
attiva partecipazione alla Messa domenicale e dall’Eucaristia, gli sposi cristiani in virtù della grazia del
sacramento del Matrimonio ricevuto sono messi in
grado di trasformare la vita familiare in “sacrificio
spirituale a Dio gradito” (I Pt 2,5).
Ecco perché possiamo ben dire che l’Eucaristia è
“la fonte stessa del matrimonio cristiano. Il sacrificio
eucaristico, infatti, ripresenta l’alleanza d’amore di
Cristo con la Chiesa, in quanto sigillata con il sangue della sua croce” 5. Nella esperienza eucaristica la
famiglia trova il suo fondamento e l’anima stessa della sua comunione e della sua missione di amore e di
servizio alla comunità intera.
4
5
Cf CEI, Matrimonio e Famiglia oggi in Italia, 1969, n. 8.
Cf Familiaris consortio, n. 57.
73
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
b. L’Eucaristia volto della famiglia
48. Nell’Eucaristia la famiglia ha il suo volto vero
di “Chiesa domestica”, nata dall’amore, animata
dall’amore, finalizzata all’amore a servizio della vita
e delle vite coinvolte. La vocazione familiare, quindi,
introduce gli sposi nell’Eucaristia non nel senso di
un altro elemento messo dentro la vita della famiglia, ma al contrario sono essi stessi trasformati eucaristicamente, per cui da essa gli sposi e i figli imparano il segreto della vita familiare, la forza, la profondità e il destino dei loro rapporti.
Alla scuola di Gesù che nell’Eucaristia ci dice
“questo è il mio corpo, che si dona per voi”, gli sposi imparano che l’amore, il dono di sé, è sempre
unito al corpo. La grazia del matrimonio si comunica nei corpi degli sposi. È così che dall’Eucaristia
“gli sposi imparano il mutuo rispetto, il modo in cui
la sessualità è sempre espressione di un amore personale, il mistero di un corpo il cui linguaggio è
quello del dono”, non del possesso (eros e agape che
si compenetrano) 6.
49. Inoltre nell’Eucaristia gli sposi imparano ad
essere grati a Dio per i doni ricevuti e a riconoscerlo
come sorgente del loro amore. Eucaristia, del resto,
significa proprio “rendimento di grazie”. Prima di
donarsi al Padre per noi, Gesù riconosce il dono di
amore del Padre presente anche nell’ora della prova
6 Cf J. GRANADOS, Un sacerdote parla della grazia del sacramento del matrimonio, in AA. VV. La Grazia del sacramento delle Nozze, cit., p. 103.
Volto
eucaristico
della famiglia
Gratitudine
e perdono
74
LUIGI RENZO
ed il suo amore unito all’amore del Padre si fa evento di perdono: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!” (Lc 23,34).
In questa nuova luce, che ha il fondamento sempre nell’Eucaristia, che preannuncia misticamente il
dono della vita e del sangue donati sulla croce, la
grazia del matrimonio è anche grazia di perdono
che rende “capace di ricominciare sempre da capo,
perché vede nell’altra persona l’origine più profonda
nel cuore di Dio” 7.
Ed infine nell’Eucaristia Gesù ci mostra la fedeltà
indiscussa della sua consegna d’amore: “Padre, se è
possibile passi da me questo calice, ma non la mia,
ma la tua volontà sia fatta” (Mt 26,39). È la consegna definitiva del Figlio al Padre e viceversa fino alla
fine, per tutto il tempo del mondo. In questo modo,
ancora una volta, Gesù insegna agli sposi che “la donazione di sé è donazione di tempo, e che la donazione totale è possibile soltanto quando si dona tutto
il tempo” 8.
Fedeltà, totalità, indissolubilità del rapporto è il
volto eucaristico della famiglia. E qui si comprende
come proprio nell’Eucaristia, il sacramento che crea
un rapporto carnale tra Gesù e noi, gli sposi sono
consegnati l’uno all’altro per promuoversi, per farsi
crescere verso l’alto, verso Dio. Il loro amore nell’Eucaristia è capace di farsi sempre più grande,
sempre più pieno dello Spirito di Gesù.
7 Cf J. GRANADOS, Un sacerdote parla della grazia del sacramento del matrimonio, p. 103.
8 Cf J. GRANADOS, Un sacerdote…, p. 104.
75
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
Conclusioni
50. Il Congresso Eucaristico diocesano, in continuità con quello nazionale, sarà allora per tutti noi
quell’evento straordinario di grazia capace di suscitare in ciascuno quell’ebbrezza dello spirito e l’estasi
di amore con cui i primi cristiani attendevano il convito eucaristico, che, a dire di S. Ambrogio, faceva
pregustare “la grazia della risurrezione”: “noi mangiamo il corpo di Cristo per poter essere partecipi
della vita eterna” 9.
La famiglia, in questo percorso di spiritualità, dovrà fare da modello e da stimolo. È vero che non solo la famiglia sarà la protagonista del Congresso Eucaristico, ma da essa dovrà venire per tutti quella carica necessaria per ricuperare alla Chiesa locale la
forza e le energie del lievito. Le “idrie dell’amore”,
come dono grande di Dio, faranno il resto.
In nomine Domini! Amen.
9
Cf AMBROGIO, Sacr. 3,2,15 e 5,3,14; Su Luca 10,49.
La famiglia
modello
e stimolo
76
LUIGI RENZO
Occhielli e postille
1. Nella esperienza eucaristica, cioè nella vita sacramentale e nella partecipazione alla Messa domenicale e festiva, la famiglia trova il suo fondamento e l’anima stessa della sua comunione e della
sua missione di amore e di servizio alla comunità
intera.
2. Fedeltà, totalità, indissolubilità del rapporto sono
il volto eucaristico della famiglia. Qui si comprende come proprio nell’Eucaristia gli sposi sono consegnati l’uno all’altro per promuoversi, per
farsi crescere verso l’alto, verso Dio.
LE IDRIE DELL’AMORE CUORE DELLA FAMIGLIA
Preghiera
IL PADRE NOSTRO DELLA FAMIGLIA
Padre,
da Te provengono la paternità e la maternità umana;
glorìficati nella nostra vita:
che i nostri figli vedano in noi un po’ del tuo Amore
e da noi imparino ad invocare il tuo santo Nome,
nella gioia, nel dolore, sempre.
Che nella nostra famiglia, come nel tuo Regno,
ognuno si senta amato e dia agli altri amore.
Imitando Gesù,
vorremmo sempre adempiere la tua volontà:
essere santi nel matrimonio,
essere uniti come famiglia,
per divenire segno della tua Presenza
in questa nostra terra
e in questa nostra Chiesa locale.
Dà a tutte le famiglie
il pane, il lavoro e la salute ogni giorno,
perché vivano nella serenità e nel ringraziamento.
E come tu ci perdoni sempre,
così ci impegniamo a fare tra noi.
Il sole non tramonti mai, senza che ci siamo riconciliati.
Donaci la forza del tuo Santo Spirito
per vincere le tentazioni
che insidiano l’unità del nostro matrimonio
e la santità della famiglia.
Salvaci, Signore pietoso, da ogni male.
Ascoltaci ed esaudiscici,
perché “tuo è il Regno e la gloria nei secoli”.
Amen.
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INDICE
I. Un anno pastorale con la famiglia
a. Eventi celebrativi dell’Anno
b. La famiglia bene comune
II Le idrie dell’amore cuore della famiglia
a. A Cana la festa di Dio
b. La famiglia immagine della Trinità
Conclusioni
III La famiglia cristiana davanti alla sfida educativa
a. La famiglia comunità credente ed evangelizzata
b. La famiglia comunità educante
Conclusioni
IV. Pastorale per la famiglia
a. I tempi della Pastorale Familiare
b. Strutture della Pastorale Familiare
c. La Pastorale familiare nei casi difficili
Conclusioni
V. Con la famiglia
verso il Congresso Eucaristico Diocesano
a. L’Eucaristia fonte del matrimonio cristiano
b. L’Eucaristia volto della famiglia
Conclusioni
Il Padre Nostro della Famiglia (preghiera)
5
7
10
17
18
24
28
33
37
43
47
49
53
57
62
65
69
71
73
75
77
adhoc • vibo valentia
ottobre 2011