Rassegna stampa di domenica 22 febbraio 2015
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Rassegna stampa di domenica 22 febbraio 2015
Rassegna stampa di domenica 22 febbraio 2015 ID Data Quotidiani Categoria Ambito 2 22-feb-15 La Nazione Urbanistica Firenze Castello, Unipol e Comune al ministero. Il giallo delle opere di urbanizzazione 2 22-feb-15 La Nazione Urbanistica Firenze Rinascita di Firenze, paura del flop 2 22-feb-15 Corriere della Sera Urbanistica Firenze Ex Lupi di Toscana: i fiorentini chiedono cinema, ortie teatro. E arrivano i droni 11 22-feb-15 Corriere della Sera Politica Elezioni regionali 2015. Strappo finale di Sel: corriamo da soli 11 22-feb-15 Corriere della Sera Politica Elezioni regionali 2015. Lega, appello di Toccafondi: “Torni insieme a noi e FI” 11 22-feb-15 Politica Elezioni regionali 2015. No alla legge elettorale per cercare se stessa Vanni Massimo 11 22-feb-15 Corriere della Sera Politica Paesaggio, Rossi scarica Marson Bonciani Mauro 11 22-feb-15 La Repubblica Politica Tra Pd e assessore accuse reciproche sul Piano del paesaggio Vanni Massimo 11 22-feb-15 La Repubblica Politica Piano del paesaggio, tra Marson e il Pd ora è scontro frontale 11 22-feb-15 La Nazione Politica Nuova legge elettorale Toscana. Presentato un ricorso in tribunale 1 22-feb-15 La Nazione Dissesto 7 22-feb-15 La Nazione Istituzioni 11 22-feb-15 Corriere della Sera 11 La Repubblica Sieci Titolo articolo Giornalista Ulivelli Ilaria U. I. Storni Jacopo B. M. V. M. Un bosco alle Sieci Barberino & Tavarnelle verso la fusione. Tutti i servizi erogati in “comune” Settefonti Andrea Politica Boldrini accusa il premier. E' scontro Iossa Mariolina 22-feb-15 Corriere della Sera Politica Fitto lancia la sfida dei Ricostruttori: “Dentro FI trattati peggio di Renzi” 11 22-feb-15 Corriere della Sera Politica Ma Berlusconi (per ora) non rompe 11 22-feb-15 Il Sole 24 ore Politica Forza Italia all'attacco: Orlando indaghi sui pm 11 22-feb-15 Il Sole 24 ore Politica Nell'anno di Renzi 34 fiducie, una ogni 11 giorni 11 22-feb-15 Il Sole 24 ore Politica Avanti fino al traguardo, ora tocca alla riforma della Pa Colombo Davide 11 22-feb-15 Corriere della Sera Politica Boschi e la Rai: sarà una riforma strutturale Cavalli Giovanna 11 22-feb-15 Corriere della Sera Politica Governo Renzi un anno dopo: il consenso torna a crescere Pagnoncelli Nando 21 22-feb-15 Corriere della Sera Cronaca I geologi spariti nel paese dei terremoti Stella Gian Antonio T. Al. Di Caro Paola Turno Roberto Autorità di Bacino Fiume Arno - Pagina 1 24/02/2015 L'AREA DI 168 ETTARI DI CASTELLO IN QUESTI DIECI ANNI HA VISSUTO UN'INCHIESTA, IL LUNGO SEQUESTRO, LA LIBERAZIONE. ORA I RICORSI AL TAR. MA IL FUTURO? ® Castello Un pol stero Il giallo delle opere d urbani zzazìone , i ® ® i * C' e da realizzare subito uno scavo per la raccolta delle acque: a chi spetta? Il 1 ' La convenzione siglata tra Comune e Fondiaria nel 2005, rilascia i permessi a costruire e impone t'obbligo di realizzare opere di urbanizzazione. /Pia, / „ che ìncombe Unipol ha fatto ricorso al Tar contro il mancato accesso agli atti da parte del Comune che ha negato il piano economico e finanziaria presentato dalla Fiorentina per il nuovo stadia nell' area M ercafir. di ILARIA ULIVELLI UNA CONVOCAZIONE al ministero della Difesa. Si dovranno presentare il Comune e Unipol. La questione sul tavolo: opere di urbanizzazione dell'area di Castello. La scuola marescialli ha bisogno di un'opera non più rimandabile: c'è da realizzare una fossa per la raccolta delle acque reflue, cosa che spetterebbe a Unipol. LA SOCIETÀ che ha `ereditato' il terreno di 168 ettari a Castello da Fondiaria Sai, si è assunta - con il passaggio - oltre ai diritti, alla licenza a costruire, anche gli obblighi che ne derivano. La convenzione siglata nel 2005 tra Fondiaria Sai e Palazzo Vecchio, poi approvata dal consiglio comunale, infatti oltre a rilasciare i permessi edilizi a costruire 10Omila metri cubi tra abitazioni, uffici e L'amministratore delegato e direttore generale di Unipol Carlo Cimbri area commerciale, impone l'obbligo di realizzare opere di urbanizzazione su tutta l'area di Castello. Un onere che Unipol, al momento, sembrerebbe non aver recepito, eccependo il fatto di non avere ancora cominciato a costruire. Il ministero della Difesa ha convo- Il colosso bolognese eccepisce di non avere ancora cominciato a costruire cato sia il Comune sia Unipol per chiarire la questione. Se Unipol non costruisce, pur avendo le licenze per farlo, è comunque obbligata a realizzare in tutta l'area le opere di urbanizzazione? Gli uffici legali sono al lavoro. La guerra delle carte bollate tra il Comune e il colosso bancario e assi- Unipol aveva già fatto ricorso contro la viariante al Pit approvata dalla Regione: in virtù dei piani di rischio obbligatori negli aeroporti e dintorni la nuova pista del Vespucci si mangia 15 ettari dell'area di Castello. curativo bolognese è già comunciato con il ricorso al Tar per il mancato accesso agli atti: Palazzo Vecchio ha negato a Unipol il piano economico e finanziario stilato dalla Fiorentina per la realizzazione del nuovo stadio nell'area Mercafir, il no del Comune è stato motivato con la tutela della società viola in quanto si è ritenuto che tale accesso avrebbe potuto avvantaggiare un altro soggetto privato nella procedura di appalto. UNIPOL aveva già fatto ricorso contro la viariante al Pit approvata dalla Regione. Per la questione dell'aeroporto. In virtù dei piani di rischio obbligatori per legge negli aeroporti e dintorni la nuova pista si mangia almeno 15 ettari dell'area di Castello. Ora, un altro giallo. Sulla mancata realizzazione delle opere di urbanizzazione. Su cui il ministero della Difesa chiede lumi. La scuola marescialli ALLO STUDIO L'ABBATTIMENTO DEGLI ONERI ascita dï Firenze, paura del flop REALISTICAMENTE c'è paura del flop. Per questo gli uffici legali stanno studiando un sistema per abbattere gli oneri urbanistici per quei privati che si accollano di far rinascere gli immobili fantasma. Il regolamento urbanistico, approvato dalla giunta, che dovrebbe concludere il suo iter in consiglio comunale in aprile - il primo Ruc dopo 15 anni di stallo - è studiato anche per rimettere in moto l'economia: il fulcro centrale del regolamento ruota sulla rigenerazione dei grandi spazi abbandonati, 800mila metri quadrati da far rivivere. I privati che si accolleranno di far resuscitare spazi superiori a 2.000 metri quadri dovranno dedicare il 20% della superficie a social housing, edilizia sociale: l'uni- co modo che il Comune ha per fronteggiare seriamente l'emergenza abitativa . Ma arriveranno i progetti? In un momento storico come questo c'è il rischio concreto che gli imprenditori disposti a fare il passo non siano molti. Per questo si sta studiando il sistema per abbattere gli oneri urbanistici. «Siamo in una fase storica che impone questo ragionamento spiega l'assessore all'Ubanistica Elisabetta Meucci -. Stiamo studiando un sistema per la rimodulazione degli oneri urbanistici per invogliare i privati a investire. Anche per salvaguardare la realizzazione del 20% di social housing. Bisogna lavorare all'interno della normativa, perché si corre il rischio del danno erariale». I. U. L'assessore all'Urbanistica di Palazzo Vecchio Elisabetta Meucci Maratona d'ascolto Ex Lupi di Toscana: ifiorentini chiedono cinema, orti e teatro E arrivano i droni Droni sul cielo di Firenze. Voleranno e scatteranno foto dall'alto, che poi saranno visibili sul sito del Comune per tenere aggiornati i cittadini sui cambiamenti urbanistici della città. Ad annunciarlo, l'assessore al Patrimonio, Titta Meucci, durante la maratona d'ascolto sulla riqualificazione dell'ex caserma Lupi di Toscana, che si è tenuta ieri all'hotel Hilton. All'incontro hanno partecipato più di 200 persone, che hanno voluto esprimere critiche e proposte sul futuro dei 32mila metri quadri dell'area tra Firenze e Scandicci. Sette tavoli di discussione con cittadini da Soffiano, Legnaia, Ponte a Greve, Le Bagnese, Scandicci. Su ogni tavolo la cartina della zona, un cronometro e un campanello per segnalare, dopo tre minuti, la fine del tempo a disposizione. A ogni tavolo l'assessore competente a tenere le fila del dibattito. Tante le preoccupazioni espresse: dalla durata dei cantieri, al timore che la zona diventi «un'altra Novoli con pochi spazi di aggregazione». Poi le proposte: centri di arte contemporanea, cinema, teatro e centri per bambini e anziani e orti sociali. E anche la navetta tra la Coop di Ponte a Greve e l'ospedale Torregalli. Il sindaco Dario Nardella era tra i vari tavoli per captare umori e rilievi: «Questa iniziativa è un modo per trasformare la critica sterile in proposta». Poi l'annuncio: «Mi ha chiamato il responsabile dell'Agenzia del Demanio, Roberto Reggi; dice che il Demanio ha dato il via libera al trasferimento al Comune dell'ex caserma Lupi di Toscana. La firma è imminente». Presto altre due maratone: la prima sullo sport, la seconda su San Salvi. Jacopo Storni 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Strappo finale di Sel: com*amo da soli L'assemblea vota laro La rottura era nell'aria, complice il sì del Pd alla fusiona delle spa degli aeroporti di Pisa e Firenze, il jobs act e la volontà di fare della Toscana il suo laboratorio, la riscrittura del piano del paesaggio, ma anche le polemiche per il Patto del Nazareno toscano con la nuova legge elettorale regionale, e rottura è stata. Ieri l'assemblea regionale di Sel ha deciso di rompere l'intesa con il Pd e con Rossi e di andare da sola, anzi con l'altra sinistra, alle prossime elezioni. Alla vigilia dell'assemblea alcuni circoli di Sel avevano chiesto di rompere gli indugi e nel dibattito questa posizione è diventata largamente maggioritaria, fino al voto finale alla ra coi dem. <1 )al lavoro al Fit, siamo all'opposizione» unanimità sull'ordine del gior no che chiude al Pd renziano e punta a sinistra, a Tiipras e alle liste civiche come il neonato raggruppamento «Buongiorno Toscana» su tutte, ma anche a Prc. Obiettivo per nuovo percorso è una sinistra alternativa, con la legge elettorale toscana che impone quasi una lista unica, dato che una coalizione per entrare in Regione deve raggiungere il loi dei voti, mentre ad una lista è sufficiente il 5%. «Si apre per tutta la sinistra toscana una nuova stagione afferma il coordinatore di Sel, Giuseppe Brogi Non ci limiteremo a fare proposte contro qualcuno, vogliamo una Toscana bella, operosa, giusta, solidale. Siamo pronti a mettere a disposizione la nostra cultura di sinistra di cambiamento e di governo, il nostro radicamento territoriale. Nei prossimi gior ni, sul web e nei territori ag giunge lanceremo #immaginaToscana, un percorso aperto per idee e proposte. Vogliamo parlare all'elettorato deluso dal Pd, alle esperienze che si richiamano a Tsipras, alle liste civiche di sinistra della nostra regione, ai gruppi e alle associazioni». «Vogliamo parlare prima delle idee, rinunciando ad uno sterile confronto sui nomi», conclude a proposito del candidato presidente da trovare. Il documento che ha varato lo strappo dopo ,5 anni assieme a Rossi spiega: «I connotati "di sinistra" del centrosinistra progressivamente sono venuti meno per l'atteggiamento del Pd e di Rossi, che ha scelto di abbandonare ogni tentativo di rappresentare un modello diverso da quello del governo nazionale. La dichiarata volontà del Pd di far diventare la Toscana la regione laboratorio del Jobs Act ne è una conferma. A questo si è aggiunta l'indisponibilità del gruppo dirigente c__ II segretario regionale dei Pd: «Hanno scelto di tornare nelle braccia di Rifondazione» dem anche solo a verificare le condizioni di una collaborazione con la Sinistra». Da qui la conclusione: «Solo una Sinistra forte e autorevole può proteggere le cose buone realizzate o contrastare quelle cattive, già verificatesi e che si annunciano». «Potevano scegliere di comportarsi da sinistra di governo e invece hanno scelto di tornare nelle braccia di Rifondazione è il commento del segretario regionale Pd, Dario Parrini Di essere una forza di sola protesta, che pensa solo a dire di no a tutto, di bloccare tutto. Sinceramente mi dispiace per loro e senza polemica gli faccio auguri di buon lavoro». © RIPRODUZIONE RISERVATA Ce I Lega, appello ' Toccafon «Torni insieme a noi e Fi» Gabriele Toccafondi, coordinatore di Ncd «Rinnovo un appello alla Lega Nord affinché torni sui suoi passi per un'all eanza del centrodestra per le regionali in Toscana. Il Carroccio si è inspiegabilmente sfilato dal percorso che stiamo facendo da mesi con Fi con delle motivazioni che non c'entrano niente con le questioni regionali». Lo ha detto il coordinatore toscano di Ncd Gabriele Toccafondi, parlando con i giornalisti in merito alle alleanze nel centrodestra per le regionali di primavera. «Le battaglie locali in Toscana ci vedranno sempre dalla stessa parte, le motivazioni della Lega sono anche per questo irragionevoli». @ RIPRODUZIONE RISERVATA No alla legge elettorale per cercare se stessa MASSIMO VANNI // I L TOSCANELLUM sacrifica i principi della democrazia ed ègiustochesipronunci la Corte costituzionale». Si apre la guerra legale alla legge elettorale toscana. I126 gennaio è stato depositato un ricorso al tribunale di Firenze dell'avvocato Carlo Besostri, già protagonista dell'abrogazione parziale del'Porcellum'. SEGUEAPAGINAIII Da Sel all'Anpi a Tsipras tutti contro il Toscanellum per cercare una via comune Presentato ricorso in Tribunale percambiare la legge elettorale "È un testo inaccettabile, violati i principi della democrazia" U N RICORSO contro la Regione Toscana, che nel settembre 2014 ha dato vita alle nuove regole elettorali. A firmarlo, oltre aMonica SgherridiRifondazione e Mauro Romanelli di Sel, figurano Sandra Bonsanti di'Libertà e giustizia' , Luigi Marino Remaschivicepresidente dell'Anpi diFirenze, Beatrice Bardelli del Comitato difesa della Costituzione diPisa, lostoricoPaoloBagnolie Tommaso Fattori direttore di Transform Italia. In pratica, uno spaccato di quella sinistra che alle regionali del prossimo maggio darà vita, assieme alle liste civiche 'Buongiorno Toscana' di Andrea Raspanti e alla lista Tsipras, ad un raggruppamento di tutto il mondo no-dem. Oltretutto, attraverso una lista unica, se le soglie di sbarramento del Toscanellum non verranno abbassate. Proprio ieri la direzione regionale di Selsi è riunita per dichiarare la fine dell'alleanza con il Pd e per rivolgersi «all'elettorato deluso dal Pd e alle esperienze che sirichiamano aTsipras, alle liste civiche di sinistra della nostra regione». 1 Sinistra ecologia e libertà lascia definitivamente la maggioranza "Non c'è un modello diverso da quello del governo nazionale" Obiettivo dichiarato, la creazione di un'alternativa di governo di sinistra. «I connotati di sinistra dell'alleanza sono venutimenoperl'atteggiamento delPd e dello stesso Enrico Rossi, che ha scelto di abbandonare ogni tentativo di rappresentare un modello originale e diverso da quello del governo nazionale », si legge nel documento ufficiale di Sel. «Mi dispiace per loro, Selpoteva scegliere di comportarsi da sinistra di governo e invece ha scelto di tornare nelle braccia di Rifondazione, di essere una forza esclusivamente di protesta, che pensa solo a bloccare tutto e a dire no a tutto», saluta l'ex alleato il segretario del Pd Dario Parrini. Che adesso si troverà però sulla testa la spada di Damocle del ricorso. «Stiamo aspettando il giorno dell'udienza», spiegal'avvocatoPaolo Solimeno, che ha collaborato con l'affossatore del'Porcellum' Besostri. Arriverà forse entro aprile. E se allora il giudice riterrà che la nuova legge possaledere i diritti soggettivi degli elettori, ilricorso verrà trasmesso alla Corte costituzionale. Che non potrà pronunciarsi prima del voto di maggio: «A quel punto però andremo alvoto con un sistema elettorale sub-judice», diconoiricorrenti. Cosa c'è scritto nelle 37 pagine presentate? Secondo l'avvocato Besostri, nel Toscanellum «è stato usato un trucco». Quale? «Quello di far credere che con questa legge i consiglieri saranno eletti con le preferenze: fumo negli occhi perché gli eletti con la preferenza saranno solo il 10-15% del totale dei 40 consiglieri» . Cioè al massimo sei-sette, secondoBesostri. Possibile ? In teoria sì. Perché la nuova legge prevede le preferenze ma prevede anche un listino bloccato di tre nomi. Oltretutto facoltativo. Così che gli elettori di un partito che avrà il listino bloccato voteranno con un sistema diverso rispetto a quelli di un altro partito che non intende avvalersene ( finora solo ilPd ha detto di non voler utilizzare). È legittimo trattare diversamente gli elettori? «In più è bene notare che, se i nomi dei candidatisottoposti apreferenze sono scritti sulla scheda, quelli del listino bloccato no», rileva l'avvocato. Non solo: «Il bello è che non saranno neppure solo tre perché ognuno deitre potrà candidarsi anche in due collegi». Il ricorso punta il dito anche sul premio di maggioranza, previsto dal Toscanellum: «La presenza contestuale diunasoglia di accesso con un premio di maggioranza è irrazionale», si legge nelricorso. Perché il premio di maggioranza è molto alto e assegnato al candidato presidente: «L'effetto finale è che il partito più grande si appropria di fatto delle liste più piccole», si spiega. «Non siamo disposti ad accettare una legge scritta da analfabeti della democrazia», dice Tommaso Fattori a nome della rete Transform Italia. « Con questa legge oggi in vigore una lista che sfiora il 10% dei consensi è fuori dal consiglio regionale, mentre una lista col 25% può al contrario prendere anche la maggioranza assoluta», aggiunge Fattori. Mauro Romanelli di Sel rileva che « i rilievi contenuti nel ricorso sono gli stessi che aveva sollevato al tempo l'ufficio legislativo del consiglio regionale , restati poi inascoltati per un atto d'arroganzadelPd». MonicaSgherri diRifondazione comunista giudica complessivamente il Toscanellum una «controriforma autoritaria». 0 RIPRODUZIONE RISERVATA e., _ ,w tà, _ " •. l1T^ 1 11 1 '` = `` 7¡ I' . 1 :,.•.' .•, - I , , „ :_ "1F« ;w ¡ . >> ,a4r._,.. .. .. ... . .. . . Altatensione dopoil maxiemendamento dem. L'assessore: partito delmattone. Roma: pronti ancor ere alla Consulta Paesaggio, Rossi scarica Marson governatore: racconta Pd grottesco, uno scivolone pericoloso. Panini: offensiva «Anna Marson è un grande tecnico, ma quando esprime giudizi politici compie scivoloni pericolosi». Così il presidente della Regione, Enrico Rossi, prende le distanze dal suo assessore nel dibattito sul maxiemendamento del Pd che riscrive il piano del paesaggio predisposto da Marson (che ha parlato di «partito del mattone»). Rossi chiede di evitare polemiche. Da qui al io marzo, quando il piano andrà un aula, si capirà se i dem (che hanno definito offensive le parole di Marson) vorranno smussare l'emendamento. Anche per evitare una sfiducia pubblica in aula. a pagina 5 El Politica L'assessore e' l a`e e l e to del Pd: torna ' partito del mattone governatore attacca: scivolone pericoloso. Parrini: frasi offensive Paesaggio, siluro di Rossi a Marron Non sono piaciute al gover natore le parole di Anna Mar son sul maxi emendamento del Pd sul piano del paesaggio «mi sembra di vedere un partito del mattone e della pietra che cerca di affermarsi» ed Enrico Rossi ha in pratica scaricato l'assessore all'urbanistica che pure in passato ha sempre difeso (e che sembrava tentato a riconfermare nella prossima legislatura). Assieme al governatore i vertici del Pd, sia dentro che fuori Palazzo Panciatichi, e a questo punto anche la revisione di qualche parte dell'emendamento potrebbe non bastare per convincere Marson a non prenderne le distanze in aula, disconoscendolo a costo di essere poi sfiduciata dalla maggioranza chiamata al voto sul paesaggio ilio marzo. La partita ormai è tutta politica, va al di là delle richieste dei cavatori e di altre categorie, dei timori dei sindaci, e proprio le parole di Marson al Corriere della Sera «mi sembra di vedere un partito del mattone e della pietra che cerca di affermarsi, le elezioni regionali vicine hanno scatenato comportamenti anomali» hanno innescato l'accelerazione e ridotto di molto i margini di mediazione. «Marson è un grande tecnico che ha dato un contributo fondamentale sulla svolta attuata in Toscana nelle politiche per il governo del territorio. Ma quando esprime giudizi politici compie scivolo -nipercolstineaErco Rossi Respingo con fermezza le sue dichiarazioni sul ruolo del Pd dipinto in modo grottesco, come un partito antiambientalista, asservito ad interessi particolari». «Ricordo a Marson prosegue Rossi che è stato grazie al contributo del Pd che la Toscana ha potuto, prima regione in Italia, approvare una legge innovativa che blocca il consumo di suolo. Esasperare i toni e le polemiche è il miglior regalo che può essere fatto a coloro che vogliono far fallire questi obiettivi. Invito quindi a lavorare seriamente in commissione, confrontandosi con posizioni anche diverse ma legittime e ricercando soluzioni avanzate per conciliare ambiente e lavoro». Chiaro il messaggio, anche a Marson (che anche ieri ha incassato la solidarietà di intellettuali e associazioni ambientaliste all'attacco del maxiemendamento Pd), rafforzato dall'ultima considerazione: «Sono convinto che questo è il bene della Toscana al di là delle scaramucce politiche, calcoli elettorali, reazioni inconsulte che possono comprendersi se sono momentanee. E, soprattutto, se si riprende il lavoro costruttivo per trovare le soluzioni più avanzate ai problemi». Duro il segretario regionale Parrini «da Marson sono arrivate parole offensive e inaccettabili» come anche il capogruppo in Regione, Ivan Ferracci che pure dovrà in qualche modo smussare i toni in vista della riunione di maggioranza di giovedì sul Pit del paesaggio, su cui peserà anche lo strappo di Sel (articolo sotto, ndr). «Trovo offensive e irrispettose del ruolo istituzionale che ricopriamo le affermazioni Piano del Paesaggio che, così come la legge sull'estrazione, porteremo in Consiglio regionale il io marzo prossimo sottolinea Ferrucci Su questi provvedimenti stiamo lavorando meticolosamente, cercando un confronto con ogni parte coinvolta, valutando e approfondendo ogni aspetto. Quando a fronte di un percorso istituzionale e di confronto ancora in atto si utilizzano aggettivi come quelli che leggo nelle dichiarazioni dell'assessore, si esprime una cultura che non ci appartiene. Sarebbe più utile e opportuno impiegare il tempo portando contributi al lavoro nelle commissioni». Marson ieri ha evitato qualsiasi commento, mentre i suoi tecnici stanno studiando con attenzione il testo del Pd, domani scade il termine per presentare gli emendamenti in commissione e l'opposizione di centro destra, con Forza Italia in prima fila, si prepara a dare battaglia al Pit secondo il proprio punto di vista, contrario a quello di Marson (che in aula dovrebbe illustrare il provvedimento che segue da tempo) su molti punti e coincidente quasi con quello del Pd su altri. Proprio perché la posta in gioco è politica però il Pd non potrà contare sul sì di Fi e delle opposizioni e da qui al io marzo si proverà forse a ritoccare il testo, anche se sulle cave la par tita è data per persa dagli ambientalisti. Di certo Rossi, anche ieri, non ha parlato ad Anna Marson ed il primo faccia a faccia potrebbe esserci nella giunta di domani. Un confronto importante per capire cosa farà l'assessore nei prossimi giorni e se dopo lo strappo Rossi cercherà una ricucitura per evitare la resa dei conti pubblica in aula. Mauro onciani Rossi È un grande tecnico, ma respingo le sue parole con fermezza: i dem non sono asserviti a interessi particolari Fe cci Mancanza di rispetto nei nostri confronti Siamo per il confronto, quella descritta èuna cultura che non ci appartiene tHá1YO7 r 4 1\ . ; 4k . ¿, ,;. y ''* .. ' . •4 , ça .. 5 ,,,1 h Y . :•:, . 1 ' Tra Pd e assessore accuse reciproche sul Piano paesaggio Ma n evoca il "partito del cemento", subito insorge il segretario Panini: "I nostri sindaci sanno cosa fare" Rossi nel mezzo: "I giudizi di Anna pericolosi scivoloni" PIANO paesaggistico, è scontro totaletrai l Pd e l' as ses sorgi re gionale all'urbanisticaAnna Marsonche due giorni fa al "Corriere " dice di essere pronta a dimettersi se il piano del paesaggio verrà stravolto come hanno in mente i Democratici: «Mi sembra di vedere un partito del mattone e della pietra». Il governatore Enrico Rossi la stoppa: «Marson è ungrande tecnico ma quando esprime giudizi politici compie scivoloni pericolosi ». Il Pd è fermamente intenzionato a modificare le direttive del Piano paesaggistico a firma Marson: «Va benissimo la tutela ma dobbiamo declinarla con il lavoro ». E il segretario regionale Panini: «I nostri sindaci sanno coniugare tutela e sviluppo». SERVIZI A PAGINA II Ambiente o impresa? E il percorso di Rossi diventa a ostacoli MASS9M0 @fAN N 9 ERA già accaduto per l'agricoltura, sei mesi fa. Allora però furono i produttori di vino e le associazioni degli agricoltori a sollevarsi contro una tutela ridotta a «vincolismo», si disse allora, dell'assessore e docente d'urbanistica Marson. Pezzi del Pd, e della stessa giunta regionale come l'assessore Gianni Salvadori, appoggiarono la rivolta. Che fini con il governatore Enrico Rossi in visita a domicilio dai Frescobaldi e la sua intimazione a correggere lo stile «troppo accademico» dell'assessore. Stavolta tutto cambia. Non è più solo la riedizione dello scontro su un terreno diverso e più largo. Stavolta, è lo stesso Pd a guidare la rivolta, il partito di maggioranza che sostiene Rossi e i suoi assessori. Il partito del premier Matteo Renzi che proprio a metà dello scorso agosto ha ricandidato a sorpresa il governatore Enrico Rossi. E che nel mese successivo approva lo 'Sblocca Italia', subito messo nel mirino dalla'sinistra riflessiva' come un inno alle mani libere, alla «deregulation selvaggia», scrisse allora proprio su Repubblica' Salvatore Settis. Portando ad esempio la Toscana: «Per governare il territorio la soluzione di legge non è la deregulation ma il piano paesaggistico coordinato fra Regioni e Ministero, come quello varato in luglio dalla Regione Toscana - scrisse Settis-ma nulla fa credere che il governo intenda dar corso a que- sta co-pianificazione». Aprire il fuoco contro il Piano Marson vuol dire cedere alla deregulation? Sovvertire la gerarchia tra interesse pubblico e privato? I timori per lo 'Sblocca Italia' sembrano oggi trasferiti sul Piano paesaggistico. O meglio sulla versione rivista e corretta del Pd che rischierebbe di diventare una sorta di 'Sblocca Toscana'. E qui che Marson incontra la sinistra del bene e dell'interesse pubblico: non solo quella di Sel toscana, che proprio ieri ha sancito l'addio all'alleanza con il Pd renziano, ma quella di Settis e delle associazioni ambientaliste, dal WwfaltaliaNostraealFai. «IlPiano può essere migliorato ma non stravolto», avvertel'exldvMarco Manneschi, la stessa area di provenienza di Marson. Aggiungendo: «Non credo che l'assessore Marson intendesse definire il Pd come il partito del mattone. Il Piano paesaggistico è stato adottato con il voto del Pd e gli emendamenti, non concordati in maggioranza, saranno esaminati come sempre con spirito costruttivo». Maunacosasonoivincoli, altra sono l'apertura delle maglie e le decisioni lasciate ai Comuni. Come chiede un Pd renziano quanto mai compatto: «Ambiente e lavoro», insiste il segretario Parrini. «Noi siamo per una Toscana dinamica che tuteli il paesaggio ma che non si riduca ad un giardino. Noi siamo per una Toscana dinamica che sappia produrre qualità e che tuteli il suo bene prezioso che è il paesaggio. Lo abbiamo fatto in questi anni quando la Marson non c'era, lo faremo anche in futuro», è il post su Fb del parlamentare europeo Nicola Danti. Letto e sottoscritto dallo stato maggiore renziano. Diversamente da sei mesi fa, quando le polemiche invasero per lo più i vigneti, lo spazio perla mediazione appare stavolta molto più stretto. Che farà il governatore incoronato per il bis dal pre- mier-segretario? Pur richiamandola, Rossi riconosce a Marson il contributo fondamentale offerto «sulla svolta nelle politiche per il governo del territorio». Riconosce che proprio attorno all'idea di tutela la Toscana ha saputo costruire un nuovo modello di governo del territorio. Non è un caso, in fondo, se di fronte agli attacchi ripetuti che sono arrivati in questi anni, Rossi ha sempre difeso la sua assessora. La tutela non può essere ridotta ad 'ancellá dello sviluppo e delle ragioni economiche: le mani libere sulle Apuane sarebbero l'annuncio della catastrofe ambientale. Tanto più che il ministero dei beni culturalinonaccetterebbeun inversione di rotta: il modello toscano indicato da Settis non esisterebbe più. D'altra parte si possono ingessare le Apuane, tanto per restare al nocciolo dello scontro, e cancellare il futuro dell'industria del marmo che fa parte della storia e dell' economia di questa regione? «Ambiente e lavoro» è il refrain del Pd renziano. Che diversamente da Marson non vede e non fissa per via normativa nessuna gerarchia concettuale tra la tutela e l'impresa. Rossi però può sposare la linea del Pd renziano che rimette sullo stesso piano delle ragioni ambientali quelle dell'impresa? Può mettersi sull a linea dello' Sblocc a Toscana'? Il governatore deve al premier il via libera del suo secondo mandato. E più volte in tanti mesi, al di là dei richiami al comunismo di Berlinguer o delle citazioni del giovane Marx (lo ha fatto appena due giorni fa per dire che l'uomo è artefice dei lavoro e della bellezza del paesaggio), è stato sospettato di cedere troppo al renzismo. Di aver rinunciato alla critica da sinistra e di assecondare le scelte del governo. Anche nel caso della sanità, gli è stato rinfacciato dall'ormai ex alleato Sel, per aver accettato senza opporsi i tagli del governo e dando vita di conseguenza ad una organizzazione del sistema toscano con l'unico scopo di ridurre laspesa. Rossi si trova oggi stretto tra la linea del Pd renziano e la sua personale necessità, proprio ora che dovrà presentarsi di nuovo a tutti i toscani, di rivendicare unapropria identità politica. Stretto tra la tutela e i vincoli di Marson e le ragioni economiche energicamente sventolate dal Pd. E per attestareil 'rossismá saràcostretto a salire e a scendere per ogni crinale alpino. Un percorso aostacoli. 0 RIPRODUZIONE RISERVATA //o,% ,,,,,,T, „ "/////° j . G /„ ,, P ano d e i paesagg o tra M aison e i i i i . ora è scontro frontaie L'assessore evocaunpartitodel "mattoneedellapietra" Ii governatore: "I suoi giudizi politici sono scivoioni" PiANo paesaggistico, tra tutela e deregulation il governatore Enrico Rossi sceglie per il momento di prendersela con la propria assessore. «Anna Marson è un grande tecnico che ha dato un contributo fondamentale sulla svolta attuata in Toscana nelle politiche per il governo del territorio - dice Rossi -ma quando esprime giudizi politici compie scivoloni pericolosi». Nel mirino del governatore, le parole sul Pd affidate dalla sua responsabile urbanistica al'Corriere': «Mi sembra di vedere un partito del mattone e della pietra». È il momento dello scontro frontale, del conflitto più acceso tra l'assessore Marson e un Pd fermamente intenzionato a modificare le direttive del Piano paesaggistico. Tra la paladina della tutela e coloro che teorizzano un tutela coniugata con le ragioni dell'impresa. «Vogliamo continuare ad aprire nuove cave, scavare in zone vergini, costruire piscine vicino alle spiagge?», chiede Marson. Infuriata a pronta a dimettersi qualora il Piano paesaggistico che porta la sua firma e anche quella del ministero dei beni culturali (le mappe sono frutto di una copianificazione) dovesse essere stravolto. «Va benissimo la tutela ma dobbiamo coniugarla con il lavoro», ribatte invece il Pd, che in commissione ambiente ha messo sul tavolo un testo piuttosto diverso da quello di Marson. Prima con Ardelio Pellegrinotti della commissione ambiente regionale. Poi con lo stesso segretario toscano Dario Parrini che, dopo aver definito «irricevibili» le parole dell'assessore, rivendica «una classe dirigente di sindaci che sa bene come tutelare il proprio territorio e coniugarlo con il lavoro». Della serie, lezioni da Marson non ne prendiamo. Se davvero il presidente Rossi vuole portare il fondo il Piano paesaggistico, prima di dedicarsi alla campagna elettorale, dovrà mediare a lungo. «Ricordo a Marson che è stato grazie al contributo del Pd che la Toscana ha potuto, prima regione in Italia, approvare una legge innovativa che blocca il consumo di suolo per nuove edificazioni. Ora si tratta di chiudere la legislatura con il lavoro straordinario che è stato fatto sul Piano del paesaggio e con la nuova legge sulle cave». Aggiunge quindi il governatore, parlando lo stesso linguaggio del Pd: «Esasperare i toni e le polemiche è il miglior regalo che può essere fatto a coloro che vogliono far fallire questi obiettivi. Invito quindi a lavorare seriamente in commissione, confrontandosi con posizioni anche diverse ma legittime e ricercando soluzioni avanzate per conciliare ambiente e lavoro». Perché il governatore non intende mollare l'obiettivo: «Mi adopererò con impegno ed energia per chiudere con l'approvazione di questi impegni». (-.v.) CI RIPRODUZIONE RISERVATA Nuova Legge etettorate toscana Presentato un ricorso in tribunale E STATO presentato it ricorso at tribunate contro ta tegge etettorate Toscana. I ricorrenti, tra cui i consigtieri regionali di Rifondazione Comunista, Monica Sgherri, Mauro Romanetti di Set e Paolo Marini di Comunisti Italiani non hanno dubbi e denunciano: «La nuova tegge etettorate sacrifica i principi fondamentali detta democrazia. Atta faccia dette dichiarazioni di ritorno atte preferenze, metà det Consigtio sarà composto di nominati, con ta previsione det tistino che eteggerà i 'privilegiati', che per liste più piccate rischiano di essere gli unici. Insomma una vera e propria beffa per quett'etettore che crede di esercitare it proprio diritto di scelta attraverso ta preferenza, quando invece i primi etetti saranno i candidati a presidente o gli inseriti net tistino». «Le pecche di questa tegge etettorate sono tante spiega t'avvocato Petice Besostri -: tistino facottativo e nascosto agii etettori, con retativi nominati e i primi ad essere etetti, soglie di sbarramento pturime, premio di maggioranza sproporzionato e assegnato at candidato presidente, con it partito più grande che si appropria di fatto dei voti dette tiste più piccote». Maurizio Costanzo ARNO «Un bosco atte Sieci» Mi ricordo di aver letto poco tempo fa un vostro servizio (che poi si è rivelato risolutivo) sulle sterpaglie e i rami presenti nel letto del fiume all'altezza delle Sieci . Volevo segnalarvi che pochi metri prima, all'altezza della ditta di mobilio, la situazione è nettamente più tragica: il letto del fiume è diventato un bosco a tutti gli effetti, sono presenti numeri alberi, senza contare gli alberi gia caduti che avra portato il fiume nel suo corso. Lorenzo Pratesi Barberino ° Tavamelle verso la fusione ï i servizi erogali n "Comune" Nuovo importante documento 1 da i due si va£ zei due consigli di ANDREA SETTEFONTI SEMPRE più fusione tra i comuni di Barberino e Tavarnelle. Con il protocollo di intesa approvato per integrare la quasi totalità dei servizi erogati dai Comuni, di fatto manca soltanto l'ultima parola, attraverso il referendum, dei 12mila cittadini che abitano il territorio. Poi, dopo 150 di divorzio, Barberino e Tavamelle potranno tornare sotto un'unica entità amministrativa. Intanto è fusione amministrativa. Gli uffici comunali, condivisi e messi in rete da una politica di ra- Il passa gg io fondamentale sarà il prossi mo referend um fra i 12 ila cittadini zionalizzazione, economicità ed efficienza portata avanti dal 2005, andranno a gestire in forma unitaria la quasi totalità dei servizi erogati attraverso il passaggio delle funzioni all'Unione comunale. Un passo significativo compiuto dai sindaci Giacomo Trentanovi e David Baroncelli che, a soli nove mesi dall'inizio del loro primo mandato, si fanno promotori di un percorso politico-amministrativo che va oltre gli obblighi di legge. «Con le ultime nove funzioni conferite all'Unione - spiegano i sin- daci Giacomo Trentanovi e David Baroncelli - alcuni servizi fondamentali come l'edilizia scolastica, che rientra nel più ampio settore dei Lavori pubblici, rischiavano di essere gestiti in forma frammentaria, abbiamo deciso di fondere le nostre strutture amministrative perché riteniamo che questa azione favorisca le logiche di razionalizzazione sul piano organizzativo ed economico». Barberino e Tavarnelle sono stati tra i primi in Toscana a intraprendere una sinergia politico-amministrativa così intensa. Il viaggio in tandem iniziò nel 2005. Da allora a oggi sono oltre 3 i milioni di euro assegnati all'Unione per istituire nuovi servizi e realizzare rile- vanti investimenti soprattutto nel settore dell'edilizia scolastica. L'Unione è stata importante anche in termini di risparmio con riduzione delle spese per circa 250mila euro per polizia municipale, trasporto scolastico, cultura e ufficio stampa. Sul fronte sociale i Comuni hanno potuto potenziare il settore a parità di spesa mettendo in campo un terzo assistente sociale. L'Unione nasce ufficialmente nell'estate del 2010 con l'approvazione dell'atto costitutivo dell'Unione Comunale del Chianti Fiorentino Barberino e Tavarnelle e si estende nel 2012 con l'ingresso di San Casciano e pochi giorni fa con quello di Greve in Chianti. Doidrim accusa n prermer E scontro . Jobs act nel mirino. La presidente della Camera: no all'uomo solo al comando, credo nei sindacati Serracchiani replica: spiace che non ci sia terzietà. Ma anche la minoranza è critica: deriva plebiscitaria ROMA Non se l'aspettava proprio, Matteo Renzi, a inizio weekend e dopo la giornata per lui «storica» dell'approvazione del Jobs act, la critica senza ammortizzatori della presidente della Camera Laura Boldrini. E invece è arrivata, tanto inattesa quanto severa. «Io credo nei ruoli intermedi, associazioni, sindacati. L'idea di avere un uomo solo al potere contro tutti e in barba a tutto a me non piace, non rispetta l'idea di democrazia», ha detto la Boldrini a un convegno ad Ancona di Agrinsieme. La presidente della Camera ha anche sottolineato quanto sia stato inopportuno aver ignorato alcuni pareri «non favorevoli» delle commissioni di Camera e Senato, nel percorso del Jobs act. Sarebbe stato meglio, ha detto perché fosse chiaro, tenere quei pareri «nel dovuto conto». Con le critiche arrivate dall'assemblea nazionale di Sinistradem («da Renzi schiaffi alla minoranza Pd, rischio di deriva plebiscitaria»), il premier sapeva già di dover fare i conti. Ma la mazzata della Boldrini non era prevista. E allora replica il governo, lo fa attraverso le parole di Debora Serracchiani, che è vicesegretario del Pd. E sono parole condivise da premier, governo e maggioranza pd. La Boldrini avrebbe «travalicato» il suo ruolo. «Spiace che la presidente della Camera, L'assemblea I deputati della minoranza pd Gianni Cuperlo, 53 anni, e Stefano Fassina, 48 anni, ieri a Roma durante l'assemblea nazionale della associazione Sinistradem (Foto Simona Granati) che ricopre un ruolo terzo, di garanzia, si pronunci in questo modo sulle riforme del gover no, sapendo bene che il parere delle Commissioni non è vincolante ha detto la Serracchiani . Quanto all'uomo solo al comando, ricordo sommessamente che il Pd è una squadra di donne e di uomini, che portano avanti un lavoro di gruppo, uno sforzo comune, un'idea di futuro insieme». La Boldrini non deve averlo visto questo «gruppo». Come non l'hanno visto i dem. Gianni Cuperlo: «Non è stata affatto una giornata storica. Non lo è stata se guardi le cose con gli occhi dei lavoratori che sento no di aver perso qualcosa, della loro storia e dignità». Stefano Fassina: «Siamo tor- partito». Quanto al decreto Poletti, interviene Pippo Civati, il contratto a tempo determinato «libero e a gogò, gode di buona salute e non viene toccato neanche un po'» dalla riforma. In più, «il decreto sulle liberalizzazioni dice Civati è un "minibersani", un tovagliolo al posto di una lenzuolata, quanto al Jobs act è il provvedimento che la destra aspettava da anni. Meno di Bersani, più di Berlu sconi. Infatti la destra oggi festeggia». La terza carica dello Stato: è inopportuno aver ignorato i pareri delle Commissioni nati agli anni Cinquanta. La propaganda di Renzi prende in giro i precari e procura un danCi va giù pesante anche Alno ai lavoratori», anzi per dirla fredo D'Attorre: «Eravamo par meglio, quella del governo è titi con un Jobs act che doveva stata una «straordinaria opera- introdurre un unico contratto zione propagandistica». Per- d'ingresso con il quale dopo alché? «Rimangono sostanzial- cuni anni il lavoratore avrebbe mente invariati i contratti pre- ottenuto tutela piena. Siamo cari, la sbandierata rottamazio- arrivati alla cancellazione della ne del co.co.co. è avvenuta da tutela piena prevista dall'artianni mentre i co.co.pro. di fat- colo 18 e ci siamo tenuti la strato restano. Ammortizzatori so- grande maggioranza di tutte le ciali e indennità di maternità forme di precariato». Così la Cgil, su Twitter: «La non vengono estese, insomma, il vero scopo di questa riforma precarietà aumenta, non dimiera cancellare la possibilità di nuisce. ttsoloAmmuina #nonreintegro per i licenziamenti cambiaverso». senza motivo». La conclusione Mariolina tossa di Fassina è amarissima: «Sono preoccupato per la democrazia del nostro Paese e per il nostro © RIPRODUZIONE RISERVATA Le critiche Già durante la discussione in Senato, dove il ddl delega sul lavoro viene approvato ad ottobre, la sinistra dem critica il Jobs act, soprattutto gli interventi sull'articolo 18ei licenziamenti collettivi. Dopo l'apertura di Renzi ad alcune proposte di modifica, la minoranza pd si divide La parte vicina a Speranza e Orlando è più dialogante: e alla fine vota il testo. Il sì «per responsabilità» arriva anche da Bersani Contro si schierano invece più di 30 deputati dem, che non votano la legge delega (che passa comunque). Tra questi, esponenti della sinistra, come Cuperlo e D'Attorre, altri vicini a Civati (che evoca la scissione) e tiratori «liberi» come Fassina e Bindi Venerdì, dopo che il Consiglio dei ministri ha varato gli ultimi decreti attuativi del Jobs act e il premier Matteo Renzi ha esultato («Ho rottamato articolo 18 e precari»), la minoranza pd ha attaccato con Fassina: «Si torna agli anni 50, è tutta propaganda, sarà contenta la troika». Ieri, l'assemblea di Sinistradem ha denunciato «gli schiaffi» dati da Renzi alla minoranza del Pd e il «rischio di deriva plebiscitaria» Fitto lancia la sfida dei Ricostruttori «Dentro FI trattati peggio di Renzï» L'ex governatore e il paragone con Fini: non sto facendo cadere un governo di centrodestra ROMA «Noi stavamo, stiamo e staremo dentro Forza Italia». Raffaele Fitto non rompe ma, lanciando la sua convention romana, la prima di una serie sul territorio, l'ex governatore pugliese sancisce anche la nascita ufficiale della sua corrente, dichiaratamente anti Nazareno e fortemente critica con Silvio Berlusconi. I «ricostruttori», così si definiscono, chiamano a raccolta un migliaio di persone (molte dalla Puglia di Fitto). Una sorta di prova di forza per far vedere a Berlusconi che una parte del partito è con lui. Fitto è solo sul palco dell'Auditorium Massimo e viene accolto con un grande applauso dalla platea, piena. Si comincia con l'inno d'Italia e un omaggio ai marò. E poi si passa direttamente alla politica. Il chiarimento preliminare, per evitare accuse, è d'obbligo: «Noi non siamo contro nessuno. Siamo qui per guardare avanti, al futuro, a un nuovo centrodestra». Ma dopo la premessa, arrivano le frecciate contro la classe dirigente che ha portato Forza Italia a scelte «imbarazzanti» e a un innalzamento della tensione che lo ha molto «deluso»: «Non sono qui per lanciare invettive contro Berlusconi. Mi è molto dispiaciuto leggere certe cose sui giornali. Non si danno 15 giorni di tempo per decidere se uscire dal partito. E comunque la lettera di licenziamento non è arrivata». E arrivato, invece, il commissariamento del- la Puglia: «Sono molto dispiaciuto. Sono piovute dal partito in un solo giorno più dichiarazioni contro di noi, che in tutto l'anno contro Renzi». Effetto del patto «scellerato» del Nazareno e del dietrofront: «Forza Italia, un partito di opposizione, ha iniziato un suo percorso andando a braccetto con questo governo, non facendo opposizione. Qualche mese fa si è teorizzato addirittura il partito unico, che dovevamo stare con Renzi tutti insieme allegramente. Prima si è scelto di stare con il Nazareno, senza sì e senza ma, e poi quando Renzi ci ha dato il benservito, non si è ammesso l'errore. L'unico atto Non si danno 15 giorni di tempo per decidere se uscire dal partito. Comunque la lettera di licenziamento non è arrivata messo in campo dal partito è stato prendersela con noi». Con il commissariamento e la minaccia di non presentare fittiani alle imminenti elezioni: «Sarebbe mortificante, un autogol clamoroso escludere i fittiani dalle liste regionali». La prospettiva di Fitto è un'altra, come spiega, non senza un riferimento implicito a Fini: «Non stiamo facendo cadere un governo di centrodestra, come è stato nel 2011. Noi chiediamo che Berlusconi non lasci il campo alla Lega e a Matteo Salvini». L'analisi di un anno di Forza Italia è dura: «Non siamo contro le riforme. Ma il partito ha commesso l'errore di votare una riforma costituzionale che trasforma il Senato in un dopolavoro per consiglieri regionali. Non ce _®_ ®_ L'eurodeputato critica il patto dei Nazareno ma dice: «Stavamo, stiamo e staremo nel partito» E ha commesso l'errore di votare una legge elettorale che si propone di eliminare Forza Italia». Appoggiare legge elettorale e riforme istituzionali è stato «un suicidio». In prima fila ci sono alcuni dei 40 parlamentari che sostengono Fitto: Daniele Capezzone, Saverio Romano, Maurizio Bianconi, Cinzia Bonfrisco, Luigi D'Ambrosio, Francesco Paolo Sisto. Fitto alterna video, che fanno fatica a partire, al discorso alla platea. Lancia slogan: «Abbiamo avuto il grande torto di avere ragione». Segnali a uso interno: «Noi conosciamo la differenza tra fedeltà e lealtà». E rivendica la necessità di tornare a parlare di «contenu ti», avendo come priorità il tema della sicurezza. Al. T. DI RICOSTRUTTORI opo i rottamatori, i ricostruttori. In retorica, in effetti, la pars construens viene dopo quella destruens. Ma qui il caso è diverso. Non pensate al rottamatore. Perché quella fu una definizione assegnata e non scelta: Renzi aveva parlato di rottamazione, ma l'epiteto lo coniarono i giornalisti. E poi rottamatore era una parola nuova, che nei dizionari non c'era. Mentre ricostruttore è usata fin dall'Ottocento, sia come nome sia come aggettivo. E associata in politica all'idea di restaurazione. «L'assolutismo, a cui falliva il genio costruttore originale, non possedeva nemmeno tale forza reazionaria ricostruttrice da sopraffare gli ordini liberali» scriveva Benedetto Croce. Non pensate al rottamatore, perché ricostruire non è il contrario di rottamare, verbo che implica un cambio positivo: ti do indietro una cosa vecchia e tu me ne dai una nuova, migliore. Non pensate al rottamatore, si saranno detti, perché noi vogliamo fare come lui, ma al tempo stesso essere gli anti-Pd (siamo uguali, ma siamo diversi). Rifondazione non si poteva usare: roba da comunisti; ma parlare di ricostruzione fa passare comunque l'idea di un partito ridotto in macerie. E allora: ricostruttori sia, ma non pensate al rottamatore. (Chiudete un attimo gli occhi: a chi state pensando?). * Storico della Lingua @ RIPRODUZIONE RISERVATA A Roma Raffaele Fitto, 45 anni, ieri durante la convention dei «Ricostruttori» (foto Luigi Mistru«i) Ma Berlusconï (per ora) non rompe Il leader, preoccupato dal pressing dei pm milanesi, punta a ricompattare il pa 'to Toliperò accusa: l'ex ' 'slro è gal.l.opardo, sa solo perdere. Stoccale anche a S v' ROMA Almeno «per il momento», Silvio Berlusconi non ha in animo di mettere in atto la sua minaccia, quella di sospendere o addirittura espellere Raffaele Fitto e i suoi dal partito. La pazienza è agli sgoccioli, sia chiaro, e la corda può spezzarsi da un momento all'altro. Ma oggi, oltre a ostacoli pratici e difficoltà statutarie, a sconsigliare la soluzione drastica ci sono più fattori. Il primo è che, nonostante l'ira che gli suscitano le uscite e le parole dell'ex governatore, il leader di FI vorrebbe davvero vedere il suo partito unito, non dilaniato da lotte intestine. Se fosse possibile dicono i suoi fedelissimi ancora oggi sarebbe pronto a riaccogliere nel ristretto gruppo di vertice azzurro il ribelle al quale, da mesi, continua a offrire cariche di responsabilità. In ogni caso, un atto di rottu ra rischierebbe di guastare ancor di più l'immagine di un partito che appare diviso e rissoso, quindi meglio lasciare ai suoi l'onere di replicare brutalmente, come fa Giovanni Toti quando avverte che non si accetteranno «lezioni su come vincere da chi in questi anni ha perso tutto quel che si poteva perdere. Regione, capoluogo... E in una terra tendenzialmente di centrodestra» né sul rinnovamento della politica da chi «nella sua regione non ha mai rinnovato nulla e da chi, occupando poltrone da decenni, ha fatto della politica un mestiere», rivelandosi un «gattopar do». E comunque, a far capire a Fitto che sarà guerra, ci pensa il neo coordinatore della Puglia Vitali che dopo aver definito «offensivo» il video proiettato alla convention di Fitto in cui si mostrano le risatine fra Merkel e Sarkozy e poi essersi scusato per averne equivocato il senso avverte come le prossime candidature non si faranno sulla «fedeltà a questa o quella corrente» ma sulla «meritocrazia». Ma a sconsigliare gesti definitivi peraltro dopo una convention in cui i toni di Fitto sono stati comunque meno virulenti dei giorni scorsi , c'è soprattutto la considerazione che, in questo momento, i problemi veri sono altri. Perché quello che angustia Berlusconi è soprattutto il nuovo «assalto» dei giudici di Milano contro di lui. Dopo giorni di silenzio, a difenderlo dagli sviluppi e le indiscrezioni dell'inchiesta Ruby ter che si susseguono senza tregua, è un folto gruppo di dirigenti e big del partito da Fontana ad Abrignani, dalla Santelli alla Polverini, dalla Prestigiacomo a D'Alessandro che «sottoscrive» che in una nota denunciano come non appena Berlusconi abbia «annunciato la ripresa della sua attività politica» la Procura di Milano ha «posto in essere un'intensa attività per impedirglielo e, fatto ancora più grave, per incidere sull'imminente decisione della Corte di cassazione» sul processo Ruby. Alla denuncia, _ __ ~__ L_=~ _ -- atì I big azzurri in campo: il ministero di Giustizia verifichi cosa accade nell'inchiesta Ruby-ter fa seguito la richiesta al ministro della Giustizia e al Parlamento di «farsi carico di un'immediata verifica di quanto sta accadendo». Il passaggio è delicatissimo, come lo è quello sulle alleanze, che riguarda il futuro del centrodestra. Con la Lega le distanze sembrano aumentare, e ieri in una manifestazione a Bergamo Toti, Romani e Gelmini hanno puntato il dito proprio contro Salvini, come dice la coordinatrice lombarda «bravo ad andare in tivù, certo, ma qui si tratta di governare e non può farlo un partito lepenista all'italiana...». La sfida insomma non è né deve essere all'interno del partito, ma va semmai respinta l'opa ostile sull'elettorato azzurro che il leader della Lega ha già lanciato. Pericolosissima, nella debolezza di una Forza Italia divisa e con il leader ancora una volta a rischio sul versante giudiziario. Paola DI Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA Nel partito Lo scontro in Forza Italia, che vede su fronti opposti Fitto e Berlusconi, è incentrato sulla richiesta dell'ex governatore pugliese di rivoluzionare il partito: dalla necessità di trasparenza su nomine e decisioni a una nuova classe dirigente legittimata dagli elettori, dalla richiesta di primarie alla rivendicazione di un vero ruolo di opposizione al governo Un recente fronte di scontro, in attesa che si definiscano i rapporti di Forza Italia con il governo interrotti dopo la rottura del patto del Nazareno e l'Aventino sulle riforme - sono gli accordi e le alleanze per le Regionali Berlusconi ha rimosso da coordinatore della Puglia Francesco Amoruso (vicino a Fitto), che dovrà occuparsi di coordinare le Regioni del Sud, e al suo posto ha nominato l'ex sottosegretario Luigi Vitali. Una scelta che Fitto ha contestato Ieri a Roma Fitto ha lanciato la convention dei «Ricostruttori», la prima di una serie di assemblea sul territorio con cui il deputato Ue lancia la sfida di cambiamento a FI e ufficializza la nascita della sua corrente A Bergamo II deputato Ue e consigliere politico di FI Giovanni Toti, 46 anni, ieri alla convention regionale del partito (foto Sergio Agazzi) I parlamentari: «Vogliono bloccare Berlusconi» Forza Italia all'attacco: Orlando indaghi sui pm «Non appena ilpresidente Berlusconi ha annunciato la ripresa della sua attività politica la Procura di Milano ha posto in essere una intensa attività per impedirglielo». Undici parlamentari di Forza Italia hanno annunciato chiederanno «al ministro della Giustizia e al Parlamento di farsi carico di un'immediata verifica di quanto sta accadendo». La posizione è firmata da Ignazio Abrignani, Massimo Biasotti, Domenico De Siano, Gregorio Fontana, Andrea Mandelli, Massimo Palmizio, Massimo Parisi, Renata Polverini, Stefania Prestigiacomo, Maria Rizzotti, Jole Santelli. «Dopo aver costruito una vicenda inesistente, volta a rovinare l'immagine del Presidente Berlusconi e lavita di decine di ragazze la cui unica colpa è stata quella di aver accettato un invito a cena dall'allora Presidente del Consiglio e di aver detto la verità in tribunale, improvvisamente, ma con perfetto tempismo, si compiono assurde perquisizioni e si tenta, propalando notizie infondate, di convincere ad una collaborazione forzata e menzognera le partecipanti alle serate», continuano i parlamentari di Forza Italia. «Si assiste altresì a una continua pubblicazione del contenuto di atti di indagine, incontrollati e incontrollabili, con palese e colpevole violazione del segreto istruttorio». L'80% di tutte le leggi di iniziativa del Governo varate in questi dodici mesi è frutto della conversione di decreti Nell'anno di Renzi 34 fiducie, una ogni 11 giorni Roberto Turno Le ultime due le ha spese appena tre giorni fa per il milleproroghe e il decreto Ilva. Ma non saranno le ultime, questo è sicuro. Tanto che Renato Brunetta non ha esitato ad accusarlo: «Il record di Renzi? I voti di fiducia, mai così nella Repubblica». Accusa che il premier ha rispedito al mittente: «Il record mondiale è l'ostruzionismo, la democrazia non è bloccarci. E noimettiamolafiducia».I1 duetto, manco a dirlo, è del post Nazareno, con Forza Italia già in simil-Aventino dopo aver votato fin lì tutte le leggi di Renzi e le fiducie sparse a piene mani da Palazzo Chigi in Parlamento in un annodi vita del Governo dell'ex sindaco. Certo è che - sarà perché va di fretta per carattere e per necessità fin da quel 22 febbraio di un anno fa quando si insediò a palazzo Ivotidifiduda In un annoilGoverno Renzi ha chiesto la fiducia ben 34volte: il chesignifica 2,83voti almese,1 ogni 10giorni Leggi fatte Sonogiunte alla finedell'iter20 leggi di conversione e 5 Ddl(tra cui delega lavoroeStabilità) Decreti legge In un annosonostati varati dal Cdm 28 decreti legge e 57tra ratifiche e Ddl Chigi, sarà perché le urgenze intanto si sommavano le une alle altre - ilpremiervelocistaun belrecord storico da medaglia d'oro in Parlamento se lo è guadagnato in pieno: proprio la messe di fiducie che tutta l'opposizione (e non so- Prevedibili altri voti di fiducia anche in futuro, come quello per il milleproroghe, che scade il l° marzo, e per il DI sulle banche popolari ............................................................................ lo) gli contesta da tempo. Voti di fiducia che sono cresciuti come un fiume in piena inarrestabile fino a toccare quota 34 in un anno. Per capirci meglio: 3 al mese, una ogni n giorni, che il Parlamento fosse chiuso o aperto (lo èinpratica al più per 3,5 giorni la settimana) poco importa. Se si contassero soltanto i giorni veri di lavoro dideputatie senatori, il contoraddoppierebbe: 6 fiducie al mese, una ogni 5 giorni. Statistiche, certo, che meritano di essere valutate nei contenuti. E comunque un primato. Con le conversioni in legge dei decreti che hanno fatto la parte del leone: 24volte Gripiù casi sia alla Camera che al Senato) le fiducie hanno riguardato iDl,per l'esattezza14decreti. Poic' è statalatriplicefiducia sulla legge di Stabilità, per dire, quella sull a delega per il Jobs Act, ancorasulla Comunitariapercancellare la responsabilità civile dei magistrati, o la "legge Del Rio". Nel conto figurano anche le2fiducie per l'ok iniziale delle Camere al Governo. Tutto questo per incassare la conversione in legge di 20 decreti, l'8oo,, di tutte le leggi di iniziativa del Governo varate in questi dodici mesi. Con i capitoli caldi del programma renziano: gli 8o curo, lo Sblocca Italia, il decreto sulla Pa,ilJobsActcomedetto,lagiustizia civile. Ma anche il salva-Roma o quello sulle carceri. Gli ultimi sono statigiovedì scorso, lo stesso giorno, il milleproroghe eilnuovo D1llva. Chepoi,poiché ormaivicini alla scadenza (il milleproroghe decade domenica i° marzo), allungheranno ancora inevitabilmente in tempi brevissimi il raccolto divotidifiducia accumulato dal Governo. Come del resto sarà per l'affaire banche popolari, soltanto per stare ai decreti. Il record d'Italia deivoti difiducia, delresto, haper Renzi delle solide ragioni. La necessità di dare prova a Bruxelles del rispetto del cronoprogramma nazionale, del rispetto dei patti e dell'ok in casa alle riforme promesse. Ma anche, dall'altra, dibypassareilpiùpossibile i tempi del bicameralismo perfetto e le lentezze parlamentari: si pensi che la delega Pa è ferma al Senato da 321 giorni. Anche se in questo caso i problemi non dipendono dal bicameralismo paritario e da un rimpallo del Ddl tra le Camere, quello che Renzi vuole azzerare del tutto cancellando l'attuale ruolo del Senato. I problemi sono politici, di trovare spazi in aula ai tempi delle riforme che si sommano di continuo e dei decreti che si accumulano. Insomma, di occasioni per altre richieste di fiducia - al Senato soprattutto, dove i numeri sono ballerini - non mancheranno. Anche perché poi diventano il collante di una maggioranza non esattamente compatta. E tra giustizia, fisco, Pa, corruzione e falso in bilancio, scuola, ogni legge potrebbe voler dire fiducia. Davide Colombo no al traguardo, ora tocca alla riforma Pa Avanti er giocare credibilmente la carta della cosiddetta «clausola relativa alle riforme orientate alla crescita», che spicca nei documenti che il ministero dell'Economia ha inviato a Bruxelles, bisogna andare fino infondo. Toccare il traguardo dell'ultimo decreto attuativo della delega lavoro entro giugno. E portare all'approvazione definitiva, sempre entro il primo semestre, la delega per la riforma della Pa e del pubblico impiego. Lasciamo agli appassionati di econometria la valutazione sull'impatto stimato di questi provvedimenti sul prossimo quinquennio. Quel che conta è che per l'Unione europea, l'Ocse e il Fondo monetario il completamento della riforma del mercato del lavoro e la riorganizzazione della macchina amministrativa sono considerati tra gli obiettivi strategici per l'Italia. Dunque non si può rallentare la corsa. Per vedere attuato al cento per cento il Jobs Act mancano ancora diversi atti: la nuova cassa integrazione, la semplificazione dei contratti, le misure perla conciliazione, l'Agenzia per le ispezioni sul lavoro e quella per le politiche attive (purtroppo da approvare, quest'ultima, prima del nuovo Titolo V della Costituzione). Restano quattro mesi di tempo ed è da scongiurare l'ipotesi di una proroga della delega, com'è avvenuto per quella fiscale. Poi c'èilDdldiMarianna Madia, presentato in Senato, dopo una doppia approvazione in Consiglio dei ministri, lo scorso 24 agosto. Non ha ancora superato la prima lettura. Quel testo contiene undici deleghe al governo per riformare, in un anno al massimo, l'organizzazione territoriale dello Stato, il testo unico del pubblico impiego, per semplificare (via digitalizzazione) l'offerta dei servizi a cittadini e imprese, la riforma della dirigenza e tanto altro. Bisogna approvare tutto e implementare le nuove misure fino in fondo entro la legislatura. Se poi l'impatto sulla crescita economica ci sarà meglio ancora. TO RIPRODUZIONE RISERVATA Boschi e la Rai: sarà a riforma strutturale Marazziti (Vigilanza): sì al decreto, insolito ma indispensabile. Gasparri: no, è incostituzionale ROMA La cosa certa è che il governo Renzi ha fretta. Di ridisegnare la Rai, dal metodo di scelta dei vertici aziendali, la cosiddetta governance, al canone, la tassa più evasa che c'è. Anche perché il cda scade ad aprile e le poltrone, che restino sette o si riducano a cinque, non possono restare vuote. Ecco perché, sebbene Palazzo Chigi precisi che per ora si tratta di «ipotesi e illazioni e non decisioni o scelte strategiche», il ministro Maria Elena Boschi, che di riforme si occupa, pur premettendo che «per un cambiamento strutturale i tempi non saranno brevi», non esclude il ricorso al decreto legge, il sistema più rapido previsto dal nostro ordinamento. «Non sono ancora circolati testi di decreto», diceva ieri. «Vedremo se l'urgenza sarà tale da giustificare un intervento immediato». Magari appunto soltanto per una parte. Di proroga in proroga infatti, l'attuale cda di viale Mazzini potrà resistere fino a luglio (mese in cui entrò il presidente Anna Maria Tarantola), ma poi, se non si sarà riusciti a cambiare le regole, il board della tv di Stato dovrà essere scelto secondo quelle in vigore, ovvero la legge Gasparri. E proprio il senatore di Forza Italia prova a stoppare subito ogni proposito: «Il ministro Boschi deve averci preso gusto a risolvere alcune faccende che interessano lei o Renzi usando come strumento il decreto legge, che nel caso della Rai sarebbe palesemente incostituzionale, un atto di banditismo che causerebbe seri guai al governo. Il presidente della Repubblica non potrebbe firmarlo». Nessun esecuti- La vicenda La legge Gasparri interviene su concentrazione e concorrenza introducendo il concetto di sistema integrato delle comunicazioni (Sic), che comprende tv, radio, stampa, cinema, web, pubblicità. Nessuno può avere ricavi oltre il 20% del Sic Il testo comprende i meccanismi di nomina del cda che il governo vorrebbe cambiare per «sottrarli al controllo dei partiti». È circolata l'ipotesi di un decreto per agire in tempi brevi vo in effetti ci ha mai provato finora. Però non vuol dire. «Un decreto legge è un sistema insolito ma indispensabile» si sbilancia Mario Marazziti di Democrazia solidale, membro della commissione di Vigilanza. «Eleggere un nuovo cda con le vecchie norme rafforze- rebbe il ruolo dei partiti, garantendo un pluralismo soltanto politico che andava bene negli anni Settanta». Secondo Marazziti, disposto ad abolire la sua stessa commissione, poiché «bisogna disegnare il ruolo della tv pubblica dei prossimi dieci anni e la Rai non si può fermare» i tempi stretti favoriscono un provvedimento urgente. Ha memoria di ferro l'onorevole Pino Pisicchio, presidente del gruppo misto a Montecitorio, anche lui in Vigilanza, che ricorda come «nel 1996, durante il governo Prodi, Maccanico intervenne con disposizioni urgenti per il risanamento e il riordino Rai contenute nel decreto dell'8 agosto numero 438». Lui però sconsiglia «l'intervento d'imperio». Invece è favorevole ad una via intermedia: «Troviamo un'intesa dentro la Vigilanza, dove comunque c'è una sensibilità comune». Il rischio è che, dato l'argomento, gli si fa notare, la discussione risulti interminabile. Pisicchio dissente: «Non credo che occorrerebbe tanto tempo. E poi, tracciate le linee guida, ci si siederà a un tavolo comune per parlarne con il governo». Rincara Gasparri: «La Vigilanza non può esercitare poteri di revoca che non ha, andranno a sbatterci il muso». Giovanna Cavalli © RIPRODUZIONE RISERVATA ïL SONDAGGI O Governo Renzï un anno dopo II consenso torna a crescere Risalita 48,1% per il premier dopo il calo su cui ha pesato l'andamento dell'economia di Nando Pagnoncelll Iniziamo con il trend del governo Renzi: all'esordio l'esecutivo è stato accolto positivamente dal 62,6% degli italiani e il premier dal 65,3%. Le tante novità messe in campo, l'avvio di un ampio programma di riforme e il successo di alcuni provvedimenti adottati (in primis gli 8o euro) hanno determinato un gradimento crescente, culminato con il risultato delle elezioni europee: a fine maggio il consenso era pari a 64,4% per il governo e quello per il premier superava il 70%. Era un e democrazie contemporanee scontano il profondo mutamento avvenuto nel rapporto sostegno largo e trasversale: tra cittadini e politica: il venir prevaleva tra quasi tutti i segmeno di un collante ideologimenti sociali ed era molto amco, l'indebolimento delle ap- pio anche tra gli elettori dei partenenze, la «secolarizzaziopartiti dell'opposizione. ne» rispetto alla politica, uniQuesti valori si sono mantetamente agli atteggiamenti di nuti stabili nel mese di giugno aperta ostilità nei confronti e successivamente hanno inidei partiti, sempre più spesso ziato a diminuire , con una considerati una casta distante flessione più consistente da dalla società, impediscono ai settembre in poi , in concomileader e alle istituzioni di po- tanza con il peggioramento ter contare su un sostegno gradegli indicatori economici nanitico e stabile nel tempo, co- zionali e la prospettiva di una me invece avveniva in un paschiusura d'anno caratterizzata sato non molto lontano. Le dalla perdurante recessione opinioni sono più fluide e voche smentiva le previsioni di latili e il consenso va conqui- una blanda ripresa. E, non a stato (e misurato) giorno per caso, la flessione del consenso giorno. Ne deriva un interesse è risultata nettamente più crescente per la popolarità dei marcata tra coloro che più di governi e per la misurazione altri soffrono le conseguenze del loro stato di salute e del lidella crisi, i ceti meno garantivello di sintonia con il Paese. ti (dai disoccupati ai lavoratori A un anno dal suo insediaautonomi , ai p iccoli im prendimento il governo Renzi è so stenuto dal consenso del 4,15,1% degli italiani e il premier dal rl 48,1%. Per valutare adeguata mente la misura dell'indice di Gli ultimi giudizi positivi popolarità è opportuno analiz- legati anche al voto zare l'andamento delle opinio per il Colle e al maggior ni nel corso dei 12 mesi e fare ottimismo delle famiglie un confronto con i governi che l'hanno preceduto. 7 tori, la cui attività è rivolta a un sempre più asfittico mercato locale) e coloro che vivono situazioni di disagio economico. Costoro, dopo aver sperato nel miglioramento della situazione, hanno perso la speranza e sospeso la fiducia. La legge di Stabilità varata dal governo, nonostante non abbia comportato un inasprimento fiscale e impopolari tagli dei servizi ai cittadini e prevedesse misure espansive per la nostra economia, non ha frenato il calo di consenso per l'esecutivo. Inoltre, in un clima di crescente inquietudine per il tema occupazionale, l'acceso dibattito sul Jobs act ha più acuito le preoccupazioni per la perdita di diritti di quanto non abbia alimentato speranze sul fronte dell'occupazione giovanile. Ma la strategia adottata da Renzi per l'elezione del Presidente della Repubblica in gennaio ha fatto segnare un'inversione di tendenza e una ripresa di sostegno che in febbraio si sta consolidando grazie ai primi segnali di crescita economica. E rispetto ai governi precedenti come si colloca l'esecutivo di Renzi dopo un anno di attività? I confronti sono piuttosto difficili perché i diversi governi che si sono succeduti hanno dovuto fare i conti con scenari politici differenti, coalizioni più o meno ampie e coese, opposizioni più o meno pugnaci, contesto economico e clima sociale diversi. Il governo Prodi che aveva esordito nel 2006 con il 53,7% di apprezzamento, dopo un anno era sceso al 36,3%; il governo Berlusconi nel 2008 risultava gradito dal 63% e a un anno di distanza, pur facendo segnare una flessione, poteva contare sul sostegno di oltre un italiano su due (55,7%). Il governo Monti a fine 2011 è stato salutato da un elevato gradimento (60,9%) e 12 mesi dopo, tra alti e bassi, il consenso si attestava a150,3%. Da ultimo il governo Letta, all'inizio sostenuto dal 60% di consensi, ha concluso il proprio mandato a meno di un anno dall'insediamento sostenuto dal 40% degli italiani. Spesso si è soliti attribuire il feeling di un leader con il Paese alle capacità comunicative. In realtà i cittadini sono diventati molto più disincantati, pragmatici e impazienti; negli ultimi anni abbiamo assistito all'aumentata incidenza dei temi economici sui livelli di consenso. A questo proposito appare interessante confrontare l'andamento della fiducia nel governo attuale e nel premier Renzi con quello dell'indice di fiducia dei consumatori rilevato dall'Istat. Quest'ultimo, dopo essere sceso dal giugno al dicembre dello scorso anno (da 107 a 98,3), a gennaio ha fatto segnare un forte rialzo, attestandosi a 104. Si tratta di un andamento del tutto omogeneo tra i due indici. Come a dire che le appartenenze politiche contano sempre meno e la popolarità del governo va di pari passo con gli indicatori economici. L'analisi Giudizio sull'operato del Governo IL GOVERNO RENZI Fiducia nel presidente del Consiglio 70,4 70.1 64,3 I 64,4 64,1 I PRECEDENTI Fidi ia secuUvo idir ia nel I,remler *dato parziale in quanto Il pruno anno degli ulIi iesecuLiivl ae 70 68 65 62,6 ,8 62 6 54,6 50,5 55,; ) -6 54,5 49,5 48.1 44 45,1 ,- 46,4 46 55,1 53.7 50,3 50,7 i, C On otto mesi 63 621 60.9 60 L0 41,4 40,2 363 mar apr mag giu lug 2014 2014 2014 2014 2014 set ott 2014 2014 nov dic 2014 2014 Govei „o P IiiI (2008- gen 18-feb 2015 2015 7008) ni, - ol t i 10 l'roJ, 1 11, sEr, , La squadra i giorni da cui è in carica il governo Renzi. L'ex sindaco di Firenze è diventato invece leader del Partito democratico 435 giorni fa, il 15 dicembre 2013 Al Quirinale I ministri alla cerimonia del giuramento con il capo dello Stato Giorgio Napolitano e il premier Matteo Renzi il 22 febbraio 2014 In posa Da sinistra, nella foto: Federica Guidi (Sviluppo), Roberta Pinotti (Difesa), Andrea Orlando (Giustizia), Angelino Alfano (Interno), nascosta dietro di lui Beatrice Lorenzin (Salute), Dario Franceschini (Beni culturali), Renzi, Stefania Giannini (Istruzione), Federica Mogherini (Esteri), Giuliano Poletti (Lavoro), Napolitano, Maurizio Lupi (Infrastrutture e Trasporti), Maria Carmela Lanzetta (Affari regionali), Gian Luca Galletti (Ambiente), Marianna Madia (Funzione pubblica), Maurizio Martina (Agricoltura), Maria Elena Boschi (Riforme e Rapporti con il Parlamento) 1 1 L'assente In foto manca Pier Carlo Padoan (foto in alto), che giura da ministro dell'Economia il 24 febbraio Gli addii Federica Mogherini, diventata Alto rappresentante Ue per gli affari esteri e la sicurezza, è stata sostituita da Paolo Gentiloni (foto sopra), in carica dal 31 ottobre. Maria Carmela Lanzetta si dimette a fine gennaio per fare l'assessore regionale in Calabria (incarico a cui poi ha rinunciato) e non è stata sostituita j7 A I geologi spariti nel Paese dei terremoti d i Glan Antonio Stella ual è il Paese europeo più colpito dai terremoti? L'Italia. Quello più colpito dalle frane? L 'Italia. Quello più colpito dall'emorragia di geologi? L'Italia. E tutto in questo paradosso, insensato, uno dei grandi problemi che ci affliggono. continua a pagina 19 Nel Paese più a rischio di terremoti ezzate le università di geologi a SEGUE DALLA PRIMA Via via che il territorio si rivelava più a rischio, le opportunità per i giovani di studiare geologia sono diventate sempre meno, meno, meno... Il colmo è stato toccato all'università di Chieti. Dove, a causa prima delle spaccature interne e poi della necessità di trovare una scappatoia alla rigidità della legge voluta nel 2009/2010 da Maria Stella Gelmini, decisa (con buone ragioni, anche) ad arginare l'eccesso di dipartimenti spesso mignon con la soppressione o l'accorpamento di quelli più piccoli, è nato il «Disputer». Dipartimento di Scienze Psicologiche Umanistiche e del Territorio. Che tiene insieme gli psicologi che indagano nel sottosuolo delle menti umane e geologi che studiano il suolo e il sottosuolo della terra. Un capolavoro. Come se, per sopravvivere a una spending review, si fon- I mille tra docenti e ricercatori sono dispersi tra 50 atenei e 94 dipartimenti diversi dessero insieme una carpenteria navale e un quartetto di violini. Eppure quali siano le estreme fragilità geologiche del nostro territorio è sotto gli occhi di tutti. Lo dice il sito ufficiale della Protezione civile: «L'Italia è uno dei Paesi a maggiore raschio sismico del Mediterraneo, per la frequenza dei terremoti che hanno storicamente interessato il suo territorio e per l'intensità che alcuni di essi hanno raggiunto, determinan- do un impatto sociale ed economico rilevante. La sismicità della Penisola italiana è legata alla sua particolare posizione geografica, perché è situata nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica ed è sottoposta a forti spinte compressive... ». Lo ripete l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ricordando che sul territorio Italiano (in Francia c'è solo il Puy de-Dôme che dorme da sei millenni, in Grecia solo Santorini) «esistono almeno dieci vulcani attivi» e cioè i Colli Albani, i Campi Flegrei, il Vesuvio, Ischia, lo Stromboli, Lipari, Vulcano, l'Etna, Pantelleria e l'Isola Fer dinandea. Più, se vogliamo, il Marsili che, adagiato nel mare tra il golfo di Napoli e le Eolie, è il più esteso del continente. La storia conferma: come scrivono nel volume «Il peso economico e sociale dei disastri sismici in Italia negli ultimi 150 anni» Emanuela Guidoboni e Gianluca Valensise, «dal 1861 ad oggi nel nostro paese, tra i più martoriati, ci sono stati 34 terremoti molto forti più 86 minori» per un totale di almeno 200 mila morti e 1.56o comuni, tra cui 1o capoluoghi, bastonati più o meno duramente. Uno su cinque. Non bastasse, la relazione al Parlamento della «Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico» ricorda che oltre ai terremoti c'è il resto: «486.000 delle 700.000 frane in tutta l'Ue sono in 5.708 comuni italiani». Quasi il 69%. Con un progressivo aggravarsi della situazione, denunciata da Paola Salvati e altri nello studio «Societal landslide and flood risk in Italy»: tra il 185o e il 1899 l'Italia è stata colpita da 162 frane più gravi, triplicate nel mezzo secolo successivo (19001949) salendo a 509 per poi au mentare a dismisura tra il 1950 e il 2oo8 fino a 2.204. E in parallelo crescevano morti, dispersi, sfollati... A farla corta: avremmo bisogno di un esercito di geologi schierato sulle trincee della ricerca, dei piani urbanistici, delle mappe delle aree a ri- schio da aggiornare diluvio dopo diluvio. E invece la geologia è sempre più ai margini dell'università italiana. Una tabella del Cun (Consiglio universitario nazionale) dice tutto: dal 2000 al 2014 i professori ordinari di Scienze della Terra hanno avuto un crollo del 44,4%. E i dipartimenti «puri» di geologia, senza gli accorpamenti con altre materie magari a capriccio, sono scesi in una mappa drammatica di confronto che pubblichiamo nel grafico sotto, da 27 (in origine erano 38) a 8. Con la prospettiva di ridursi fra tre anni, visti i numeri, a cinque: Milano, Padova, Firenze, Roma, Bari. Un delitto. Tanto più che, dopo essere precipitati tra il 2003 e il 2oo8 da 1490 a 1064, gli studenti a che hanno deciso di immatricolarsi nelle materie geologiche sono poi impetuosamente aumentati fino a sfondare nel 2012 il tetto di 1541. Con un aumento del 46%. Prova provata che negli ultimi anni cresce una nuova consapevolezza di quanto il nostro Paese abbia bisogno di quei giovani da mandare al fronte contro il dissesto del territorio. Sono anni che il Parlamento è stato chiamato a correggere le storture create dalla rigidità esagerata, in settori come questo, della riforma Gelmini. Ed è dall'estate del 2013 che giace in Parlamento una proposta di legge, prima firmataria la pd Raffaella Mariani, per riscattare «la sostanziale scomparsa dei dipartimenti di scienze della terra». La denuncia di «un grave degrado della qualità della vita e della tutela della pubblica incolumità» e di inaccettabili anomalie («a volte strutture pubbliche, quali scuole, ospedali e stazioni, vengono costruite in aree a rischio») è rimasta però, per ora, lettera morta. «Oggi i 1.020 docenti e ricercatori dell'area delle scien ze della terra risultano dispersi fra 5o atenei in 94 dipartimenti diversi con una media di meno di il unità per dipartimento», denunciava un anno e mezzo fa la Mariani, «Il caso più eclatante è quello dell'Emilia-Romagna, regione con grandissimi problemi geologici e con quattro università. In nessuna di queste è sopravvissuto un dipartimento di scienze della ter ra. A Bologna, nell'università più antica del mondo dove nel 1603 Ulisse Aldrovandi coniò il termine "geologia", oggi non esiste più un dipartimento... ». Sulle proposte tecniche lanciate per restituire nuova vita alla materia così essenziale per la salute del territorio e degli italiani non vi vogliamo annoiare. Si va da una maggiore elasticità sul numero minimo di iscritti alla richiesta di una piccola quota del Fondo per la prevenzione del rischio sismico da destinare «al finanziamento di progetti di ricerca finalizzati alla previsione e prevenzione dei rischi geologici». Possono bastare? Boh... Ma certo occorre una svolta. O i lamenti che si leveranno davanti alle macerie e ai lutti del prossimo terremoto o della prossima frana suoneranno ancora più ipocriti... Gian Antonio Stella © RIPRODUZIONE RISERVATA Le mappe LE AREE SISMICHE IN ITALIA 1111 Zona 1 Si possono verificare forti terremoti Zona 2 Si possono registrare terremoti abbastanza forti 8.047 i comuni italiani Milano ■ Zona 3 Area dove ci possono essere movimenti modesti I comuni rl,chlo idi o; olo ico Zona 4 Le possibilità di eventi sismici sono basse I dipartimenti di geologia nelle università italiane Bari ■ Cagliari , della Sera La riforma La legge Gelmini del 2009/2010 prevede di chiudere o accorpare i dipartimenti più piccoli. Per evitarlo atenei come Chieti hanno creato dipartimenti «misti» L'aumento degli studenti delle discipline geologiche nelle università italiane dal 2008 al 2012. Negli ultimi anni, invece, i professori di quelle materie sono diminuiti