Cronologia

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Consiglio di Diplomazia
Pubblica della Catalogna
Cronologia
Il cammino
della Catalogna
verso l'autodeterminazione
La Catalogna ha sempre avuto cultura e linguaggio
propri ed un forte desiderio di autodeterminazione;
dopo aver perso la sua sovranità nel 1714, una
rinascita politica e culturale iniziata nell'Ottocento la
condusse, nel 1931, alla proclamazione della
Repubblica Catalana. Successivi negoziati con la
Repubblica Spagnola, portarono ad un'autonomia di
ampio respiro. Tuttavia, la vittoria fascista del 1939
del generale Franco sospese tutte le sue prerogative,
vietando l'uso della lingua e mettendo in atto una
feroce repressione che indusse, fra l'altro, anche
200.000 catalani all'esilio. Il dittatore ordinò anche
l'esecuzione dell'allora presidente della Catalogna
Lluís Companys.
Nel 1977, dopo la morte di Franco, fu possibile il
ristabilimento del governo autonomo; il rientro del
Presidente eletto in esilio, Josep Tarradellas, permise
la ripresa dell'autogoverno, di cui si definirono i limiti
con la Costituzione spagnola del 1978 e lo Statuto di
Autonomia di Catalogna del 1979 (una legge
Organica spagnola che fissa la relazione tra la
Catalogna e la Spagna).
Da allora, la Spagna è diventata un Paese moderno
dal punto di vista economico e sociale ma non ha mai
accettato completamente la sua pluralità interna.
Nel 2006 il Parlamento spagnolo approvò un nuovo
Statuto di Autonomia di Catalogna successivamente
ratificato con referendum dalla popolazione
catalana; quattro anni dopo, nel 2010, una
controversa sentenza del Tribunale costituzionale lo
alterava radicalmente. La sentenza del Tribunale
costituzionale - Organo di nomina esclusivamente
politica - ha creato uno scontro tra legittimità
democratica e quadro costituzionale. Da allora, ogni
anno, milioni di persone scendono nelle strade per
chiedere l'indipendenza. Lo scontro tra le aspirazioni
del popolo catalano ed il quadro costituzionale
spagnolo è ormai arrivato a un punto morto.
Per sapere se ciò che desidera la maggioranza dei
catalani è l'indipendenza e per incanalare questo
movimento dal basso verso l'alto attraverso le
istituzioni, è necessario un voto di autodeterminazione. Questa, secondo i sondaggi, è la
richiesta dell'80% dei catalani e della grande
maggioranza dei deputati del Parlamento di
Catalogna.
Questa cronologia spiega in sintesi lo sviluppo
del processo; permette di comprendere
l'evoluzione di questo movimento, in cui il
motore principale che spinge i dirigenti politici
a organizzare un referendum è la società civile
catalana.
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31 ottobre 2003
Dopo 25 anni di mala interpretazione e
mancanza di implementazione
adeguata dello Statuto del 1979, i
partiti catalani propongono fissare una
volta per tutte lo stato della Catalogna
all'interno della Spagna.
Durante la campagna per le elezioni del
parlamento autonomo, i partiti principali
propongono di riformulare lo Statuto di
Autonomia al fine di collocare definitivamente
la Catalogna nel contesto di un stato spagnolo
plurale.
16 ottobre 2003
I partiti che appoggiano il nuovo
Statuto di Autonomia ottengono l'88%
dei seggi e dei voti nelle elezioni
catalane.
Durante la campagna, José Luís Rodríguez
Zapatero, segretario generale del PSOE (Partito
Socialista Operaio Spagnolo) e futuro
presidente del Governo di Spagna, si impegna
a appoggiare la scelta del Parlamento di
Catalogna.
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30 settembre 2005
Il Parlamento di Catalogna approva la
proposta per un nuovo Statuto di
Autonomia.
La camera catalana approva (con il supporto di
120 deputati su 135) e invia a Madrid una
proposta di riforma dello Statuto di Autonomia
del 1979 per riconoscere la Catalogna come
nazione, impedire a Madrid di interferire sulle
competenze delegate e attribuire alla
Catalogna il controllo su un accordo finanziario
razionale e trasparente. Il testo, per poter
entrare in vigore, dev'essere convalidato dal
parlamento spagnolo e convalidato con
referendum dal popolo catalano.
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febbraio 2006
Il Parlamento spagnolo approva una
versione diluita del nuovo Statuto di
Catalogna.
Il Partido Popular di Mariano Rajoy,
all'opposizione, raccoglie quattro milioni di
firme nel resto di Spagna contro lo Statuto;
presenta un ricorso al Tribunale costituzionale
che, sorprendentemente, lo ammette.
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10 maggio 2006
Il Parlamento spagnolo approva una
versione diluita del nuovo Statuto di
Catalogna.
Le due camere delle Corti Generali spagnole
dibattono ed indeboliscono il testo proposto
dal Parlamento di Catalogna. Il Presidente del
governo spagnolo, Zapatero, non può
mantenere la sua promessa di approvare il
testo come è stato presentato dal Parlamento
catalano e questo delude molti catalani.
18 giugno 2006
Lo Statuto risultante è confermato in
Referendum dal popolo catalano.
Anche se il testo è stato diluito, con il 73.9%
dei voti favorevoli, il nuovo Statuto è
approvato. In seguito il re Juan Carlos I lo
ratifica ed entra in vigore come Legge Organica
dello Stato. Per la prima volta, lo Stato
Spagnolo riconosce la Catalogna come
“nazione”.
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28 giugno 2010
Lo Statuto di Autonomia, vigente già da
quattro anni, viene capovolto dalla
sentenza sul ricorso del Tribunale
costituzionale che riscrive 14 articoli e
ne reinterpreta altri 27.
Dopo quattro anni di discussioni, con 6 voti
favorevoli e 4 contrari, il Tribunale Costituzionale
reinterpreta 41 articoli dello Statuto, relativi
soprattutto alla lingua, giustizia e fisco, minando
le fondamenta del principale strumento di
autogoverno della Catalogna. Il riferimento alla
Catalogna come “nazione” è cancellato.
10 luglio 2010
In risposta alla sentenza del Tribunale
costituzionale della Spagna, si
organizza una manifestazione
gigantesca sotto l'insegna “Siamo una
nazione. Decidiamo noi!”.
Un milione di persone scendono nelle vie di
Barcellona con un messaggio chiaro: la relazione
tra la Catalogna e la Spagna non può essere
scelta da dieci giudici a porte chiuse. I principali
partiti politici spagnoli non propongono
alternative allo Statuto accordato dai Parlamenti
catalano e spagnolo e ratificato dal popolo della
Catalogna per referendum.
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20 novembre 2011
Le elezioni generali in Spagna si
traducono in una nuova maggioranza
assoluta del Partito Popolare.
L'agenda del nuovo governo è chiara:
ricentralizzazione dei poteri conferiti ed una
posizione molto aggressiva contro
l'autogoverno, la cultura e la lingua della
Catalogna.
11 settembre 2012
Il giorno della Festa Nazionale
catalana, un milione e mezzo di
persone partecipano a Barcellona alla
dimostrazione con il motto
“Catalogna: prossimo stato d'Europa”.
Visto che da Madrid non arriva nessuna
reazione alle preoccupazioni della società
catalana, il movimento civico sostituisce la
difesa dell'autogoverno della Catalogna con
una posizione apertamente indipendentista.
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20 settembre 2012
Un altro “NIET” da Madrid.
Dato che il presidente spagnolo Rajoy respinge
qualsiasi proposta specifica per la Catalogna in
termini politici e di bilancio, il presidente
catalano Artur Mas e diversi partiti politici si
accordano per convocare elezioni regionali per
verificare se, come la manifestazione a
Barcellona sembrava mostrare, esista un
cambiamento nella percezione dei cittadini
sull'indipendenza.
25 novembre 2012
Si svolgono elezioni in Catalogna, con
il risultato che l'80% del nuovo
parlamento è favorevole al diritto di
autodeterminazione.
107 su 135 dei nuovi deputati del parlamento
sono a favore di un referendum di
autodeterminazione, il modo migliore di
sapere quello che la maggioranza dei catalani
pensa dell'indipendenza e per incanalare il
massiccio movimento indipendentista verso le
istituzioni.
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13 marzo 2013
La grande maggioranza - il 77% - dei
componenti del Parlamento catalano
chiede al Presidente catalano di
trattare con il Governo spagnolo la
possibilità di indire un referendum di
autodeterminazione.
La richiesta è appoggiata da 104 su 135
deputati e comprende, oltre ai componenti
della coalizione di governo, anche quattro
partiti dell'opposizione. Votano contro due soli
partiti (PP e C's).
11 settembre 2013
Circa 2 milioni di catalani si tengono
per mano per formare una catena
umana lunga 400 chilometri, da nord a
sud del Paese, per chiedere
l'indipendenza.
L'Assemblea Nacional Catalana organizza la
protesta ispirandosi a quella svoltasi nei paesi
baltici nel 1989. Altre catene umane, più
piccole, si organizzano in oltre 100 città del
mondo.
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16 gennaio 2014
Il Parlamento di Catalogna trasmette
una domanda formale al Governo
spagnolo per il trasferimento delle
competenze necessarie per celebrare
il referendum (analogamente a
quanto accaduto al Parlamento del
Regno Unito in riferimento alla Scozia).
Come nel Regno Unito, il Parlamento di
Catalogna chiede al governo spagnolo il
trasferimento dei poteri legali per organizzare
una consultazione referendaria. Alla fine, le
istituzioni catalane arrivano a chiedere questo
voto 18 volte.
8
aprile 2014
Il Parlamento spagnolo vota contro il
trasferimento delle competenze per il
referendum alla Catalogna.
I due grandi partiti spagnoli (PP e PSOE)
trovano l'accordo: l'86% dei deputati vota
contro, e soltanto il 13,5% a favore.
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11 settembre 2014
Un milione e ottocentomila persone
scendono nelle vie di Barcellona per
la Festa nazionale catalana,
chiedendo di votare il 9 novembre
successivo.
I manifestanti formano un mosaico (che
rappresenta la bandiera a strisce catalana)
lungo 11 km a forma di V, come Votare.
19 settembre 2014
Il Parlamento catalano approva la
legge per le “consultazioni popolari
non vincolanti” con il 79% dei voti
favorevoli.
I referendum possono però essere indetti
soltanto dal governo centrale che, in questo
caso, rifiuta di farlo, il Parlamento di Catalogna
vara una legge regionale che conferisce al
governo regionale la facoltà di convocare una
votazione meno formale, una cosiddetta
“consultazione popolare”.
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27 settembre 2014
Il Presidente della Catalogna, Artur
Mas, firma il Decreto di convocatoria
della consultazione popolare
sull'indipendenza del 9 novembre.
I cittadini della Catalogna potranno votare per
lo status quo, per un nuovo accomodamento
all'interno della Spagna (che dovrebbe essere
proposto dal governo a Madrid) o per
l'indipendenza; hanno anche il diritto di voto
anche i cittadini stranieri censiti ed i giovani tra
16 e 18 anni.
29 settembre 2014
Il Governo spagnolo chiede al
Tribunale costituzionale di
sospendere la votazione in Catalogna.
La stessa corte convoca una riunione
d'urgenza, non programmata, accogliendo la
richiesta del Governo spagnolo e sospendendo
temporaneamente la legge di consultazioni
non vincolanti ed il decreto per il voto del 9
novembre.
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4
ottobre 2014
Il 97% dei comuni catalani (920 su 947)
approva mozioni favorevoli alla
votazione sull'indipendenza del 9
novembre.
I sindaci di tutti questi municipi si riuniscono
nel palazzo del Governo catalano a Barcellona
per dimostrare il loro appoggio alla consulta
del 9 novembre.
14 ottobre 2014
In seguito alla sospensione imposta
alla consultazione programmata, il
Presidente Mas annuncia una
modalità alternativa, sotto forma di
“processo partecipativo pubblico”.
Una volta che la consultazione popolare sia
vietata, il piano alternativo consiste
nell'organizzare un processo partecipativo
pubblico, strumento contemplato nello Statuto
di Autonomia per permettere ai cittadini di
avere voce negli affari pubblici con una
votazione.
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4
novembre 2014
Il Tribunale costituzionale spagnolo
sospende il processo partecipativo
pubblico cinque giorni prima dell'
evento.
Dato che la Corte ha bloccato tutte le possibilità
di domandare ufficialmente ai cittadini il loro
punto di vista, il governo catalano decide di
proporre a varie organizzazioni non governative
di assumersi la responsabilità di organizzare
l'esercizio democratico del voto.
9
novembre 2014
Nonostante le difficoltà imposte dal
Governo e dal potere giudiziario
spagnolo, oltre 2.300.000 catalani
votano nel processo partecipativo
sull'indipendenza: l'80.76% di voti va a
favore dell'indipendenza, il 4.54% a
favore dello status quo e il 10,07 per
una “terza via”.
La votazione è possibile grazie alla partecipazione
di 30.000 volontari. Gli osservatori internazionali
presenti considerano che la consultazione, in
circostanze così difficili, sia un successo, e il
Presidente Mas dichiara che si tratta dell'ultimo
passo verso la votazione definitiva.
14
12 novembre 2014
Dopo tre giorni dalla votazione del 9
novembre, il Primo ministro spagnolo
Rajoy fa una valutazione ufficiale,
dichiarando che “non è stato un voto
democratico ma una manifestazione
di propaganda politica e una farsa
inutile”.
Considera inoltre che il voto del 9 novembre
sia un “fallimento del progetto indipendentista
catalano” in quanto 2/3 degli aventi diritto al
voto non vi hanno partecipato.
21 novembre 2014
Il Pubblico Ministero dello Stato inizia
un'istruzione penale nei confronti del
presidente Artur Mas, della
Vicepresidente e della Ministra
dell'Istruzione del governo catalano
per non aver bloccato la votazione del
9 novembre.
I tre esponenti sono accusati di disobbedienza,
ostacolo alla giustizia, uso indebito di fondi
pubblici e abuso di potere. Possono essere
giudicati, sospesi e imprigionati perché non
hanno fermato l'esercizio di un diritto
democratico.
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25 novembre 2014
Il presidente Artur Mas difende il
diritto del popolo catalano a celebrare
una consultazione sull'indipendenza.
Mas è pronto a convocare elezioni anticipate,
che di fatto si trasformerebbero in un
plebiscito sull'indipendenza, nel caso in cui il
governo spagnolo insistesse a non accettare
nessuna delle proposte.
29 novembre 2014
Il Primo Ministro spagnolo Mariano
Rajoy visita Barcellona per la prima
volta dopo la consultazione non
ufficiale del 9 novembre e critica
duramente il progetto di
autodeterminazione della Catalogna
in un evento del Partito Popolare.
Rajoy ignora l'offerta di un incontro fatta dal
presidente catalano, e ribadisce che è aperto a
parlare di tutto, salvo che “dell'unità di
Spagna”.
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14 gennaio 2015
Con le elezioni anticipate del 27
settembre, la Catalogna celebrerà un
referendum de facto sull'indipendenza.
Questo sarà possibile in seguito all'accordo fra i
due principali partiti favorevoli all'indipendenza
(CiU e ERC) e i rappresentanti più importanti
della società civile catalana che danno
supporto all'autodeterminazione. Il Governo
spagnolo continua a impedire qualsiasi
possibilità di celebrare un referendum.
3
agosto 2015
Il Presidente del governo catalano
convoca ufficialmente le elezioni per il
Parlamento di Catalogna per il 27
settembre.
Anche se il presidente Mas riconosce che le
elezioni parlamentari non sono la migliore
opzione per avere il parere della gente
sull'indipendenza, ma afferma che questa è la
sola possibilità che esiste affinché i cittadini
possano esprimere il loro punto di vista in una
votazione legale (le istituzioni spagnole
potrebbero bloccarla soltanto se
sospendessero l'autogoverno della Catalogna).
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11 settembre 2015
Quasi 2 milioni di persone scendono in
strada per manifestare a favore
dell'indipendenza.
Nelle settimane precedenti le elezioni ha luogo
a Barcellona una nuova massiccia
manifestazione.
27 settembre 2015
Con un'affluenza eccezionale del
77,44%, le elezioni al Parlamento
catalano sono vinte dai partiti per
l'indipendenza con 72 seggi su 135.
Questo risultato legittima il Parlamento ad
avanzare verso uno stato catalano
indipendente. Il 47,8% dei catalani ha votato
gruppi indipendentisti, ai partiti unionisti è
andato il 39,17% dei voti; il 13% è andato ai
gruppi politici che difendono
l'autodeterminazione ma non hanno un
orientamento chiaro sull'appoggio
all'indipendenza.
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10 gennaio 2016
Carles Puigdemont è designato 130°
presidente della Catalogna, con il voto
di 70 deputati su 135.
Il presidente in carica Artur Mas cede il passo
per facilitare la costituzione di un nuovo
governo indipendentista. Il nuovo esecutivo si
impegna a condurre la Catalogna verso
l'indipendenza nell'arco di un anno e mezzo.
13 novembre 2016
80.000 persone scendono in piazza
per difendere le istituzioni catalane
dall'abuso della Giustizia per frenare il
processo verso l'autodeterminazione.
Oltre 400 rappresentanti eletti dai cittadini
sono attualmente imputati per motivi politici,
compresi la presidente del Parlamento
catalano Carme Forcadell e l'ex presidente
della Catalogna Artur Mas.
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