funerale laico di umberto eco

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funerale laico di umberto eco
FUNERALE
LAICO
DI
UMBERTO
ECO
Quand'ero ragazzo nel mio paese successe un fatto scandaloso. Un funerale
civile. Con bandiere rosse e banda. Era il 1948, Pio XII aveva scomunicato i
comunisti. Il prete disse dall'altare parole di condanna: è come portare un cane
al cimitero. Quel funerale in un paese cattolicissimo e democristiano, era
una provocazione e nello stesso tempo un'affermazione di laicità: “Noi non
dipendiamo dai preti”. La Cellula e la Casa del Popolo erano allora l'unica isola
autogestita, sottratta all'influenza, si fa per dire, del clero. Con sofferenze,
polemiche e contrapposizioni. L'eterna lotta tra Peppone e don Cmillo.
Mi veniva in mente tutto questo in occasione del luminoso funerale di Umberto
Eco. Egli ha voluto una cerimonia “laica” non in contrapposizione alla chiesa,
ma per creare uno spazio nel quale familiari, amici e colleghi potessero
esprimere liberamente senza soggezioni liturgiche, il loro affetto “ricordando”.
Il funerale è l'ultimo incontro con chi ci ha lasciato: molti amici avrebbero
voglia di ricordare episodi e parole della sua vita. Non solo per personaggi
importanti. Anzi più la vita del defunto è stata normale più merita di essere
ricordata, perchè vicina a noi. Ma nelle funzioni religiose e anche in molti
funerali civili, si è come ingessati e nessuno dice niente. Io ho provato a dare
la parola ai presenti in occasioni particolari (veglia funebre, sala del Commiato,
Terra e Cielo...) ed è stata un'esperienza stupenda e gratificante per tutti.
Il credente degli anni 50 allontanava l'imbarazzo di un funerale civile attraverso
le parole di condanna del prete. Oggi di fronte alla grandezza riconosciuta di un
genio come Umberto Eco che sceglie di non fare il funerale religioso, il cristiano
deve riflettere e mettere a prova le ragione delle sue credenze,
La scelta di non sposarsi o di fare solo il rito civile; ma anche di non iscriversi
all'ora di religione cattolica, di non battezzare un figlio, è un segno di laicità
responsabile e di maturità consapevole.
Anche i vescovi si stanno accorgendo che i cattolici in Italia non sono più il
90% (una ricerca di Eurispes del 2006 l'87,8% degli italiani si dichiarano
cristiani cattolici, praticamente i battezzati) ma solo una minoranza.
Sono aumentate le presenze di altre fedi e religioni. Sta nascendo con fatica
anche nei credenti, una consapevolezza nuova, che non può che portare grandi
frutti per tutti laici, atei e credenti. Cristiani, cattolici, ebrei, islamici, e
Buddisti...stanno maturando una comprensione vicendevole inedita, di fronte
alle grandi tragedie che incombono sull'umanità. Anche in un'Italia appesantita
dalla presenza del vaticano e del concordato.
Moni Ovadia da ebreo sedicente ateo, diceva al funerale del suo grande amico
Eco: “Che Dio ti benedica soprattutto perché non credi, Dio sopporta i credenti
ma predilige gli altri”.
Beppe Manni
(Gazzetta di Modena 28 febbraio 2016)