«Mamma crudele» «Mamma crudele»

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«Mamma crudele» «Mamma crudele»
€1,20*
ANNO 136- N˚ 337
ITALIA
Edizione Nazionale
Sped. Abb. Post. legge 662/85 art.2/19 Roma
Mercoledì 10 Dicembre 2014 • B. V. Maria di Loreto
Salute
Il cibo della felicità
Ora depressione
e stress si possono
vincere a tavola
Doppio dramma
Il fratello di Mango
muore d’infarto
alla veglia funebre
a casa del cantante
Champions
Garcia: «Pronti
all’impresa
Roma d’assalto
contro il City»
Ameri a pag. 23
Fantoni a pag. 17
Servizi nello Sport
L’euro a rischio
Se Atene
sprofonda
è colpa
della Troika
Marco Fortis
È
la Grecia che riporta il panico in Europa - con la
Borsa di Atene che ieri è
crollata di quasi il 13%, il
peggior tonfo da oltre un
quarto di secolo - o la colpa è della Troika? Vale la pena
di chiederselo seriamente perché senza Mario Draghi, che
nella squadra della Troika somiglia sempre più al fuoriclasse isolato che deve rimediare
ai continui autogol dei compagni (oltre a difendersi dai calci
negli stinchi del presidente della Bundesbank), forse l’euro sarebbe già naufragato da tempo. Non è accaduto, ma non è
stata una vittoria di squadra
bensì solo merito quasi esclusivo del presidente della Bce che
nell’estate del 2012 ci ha messo
una pezza col suo «whatever it
takes».
Ciò nonostante, a dimostrazione del fatto che l’allenatore
dell’Eurozona (ammesso che
ce ne sia uno) non possiede ancora una tattica di gioco chiara
e che non esiste nemmeno un
vero gioco di squadra, ieri ad
Atene i mercati hanno ricominciato a tremare paurosamente
come ai tempi peggiori della
crisi finanziaria greca del
2010-11. Né Bruxelles né il Fmi
né la fronda anti-Draghi all’interno della Bce né tantomeno la
Germania e la Bundesbank
sembrano aver imparato nulla
dalla dura lezione delle elezioni
europee dello scorso maggio.
In quella occasione suonarono
parecchi forti campanelli d’allarme nell’Euroarea e nell’Ue:
la coalizione di sinistra contraria all’euro e all’austerità Syriza
guidata da Alexis Tsipras divenne il primo partito in Grecia.
Continua a pag. 26
La Cia sotto accusa
per le torture:
brutalità e inganni
Anna Guaita
L
a tortura avvicina Barack Obama e John McCain: i due leader
che si scontrarono alle presidenziali del 2008 hanno detto
parole quasi identiche ieri, quando
il Senato ha reso noto il rapporto
sull’uso della tortura contro i terroristi dopo gli attentati del 2001.
«Sono metodi contrari ai valori del
nostro Paese» ha spiegato il presidente. E il suo ex rivale, torturato
quando fu preso prigioniero nella
guerra in Vietnam, ha aggiunto: «I
valori della nostra Nazione sono
stati calpestati».
A pag. 15
Commenta le notizie su ILMESSAGGERO.IT
IL GIORNALE DEL MATTINO
Corruzione, la stretta di Renzi
Mafia Capitale, il premier annuncia pene più dure, prescrizione più lunga e confische
Inchiesta degli ispettori di Alfano in Campidoglio. Carminati: il Papa dura solo due anni
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Ragusa. La rabbia della gente all’uscita dalla questura: vergogna
«Mamma
crudele»
Loris, la madre in carcere. I pm: ucciso con cinismo
La donna nega. La famiglia: è stata lei, è una violenta
dal nostro inviato
Nino Cirillo
SANTA CROCE CAMERINA
detenuti del carcere di Catania, dove è arrivata ieri sera,
l’hanno già condannata. «Assassina, devi morire». Ma c’è
da scommettere che Veronica
Panarello, la mamma di Loris, si
difenderà fino all’ultima goccia
di energia per scrollarsi di dosso
l’accusa che le viene mossa.
A pag. 2
Servizi alle pag. 2, 3 e 4
I
Fra incredulità e orrore
Un delitto oltre i confini della follia
Paolo Graldi
T
utto in una parola, secca e
cruda: perché? S’annaspa
oltre i confini della follia,
anzi la si attraversa sgomenti, increduli, attoniti alla ri-
cerca del conforto di una ragione, sia pure inspiegabile e senza
giustificazioni. Non si fa l’abitudine a certe tragedie. Si guardano i pezzi che via via compongono l’intera trama del fattaccio.
Continua a pag. 26
ROMA Stretta di Renzi contro la
corruzione. Il Consiglio dei ministri adotterà quattro «modifiche del codice penale» destinate a far capire che «in Italia il
vento è cambiato». Le misure
vanno dall’innalzamento da 4
a 6 anni della pena minima per
la corruzione alla confisca dei
beni e all’estensione della prescrizione. Inchiesta degli ispettori di Alfano in Campidoglio.
Frase choc di Carminati: questo Papa dura due anni.
Ajello, Barocci, Bertoloni
Meli, Cacace, Mangani,
Giansoldati, Guasco
e Stanganelli da pag. 6 a pag. 11
L’indagine
Nomi e pagamenti
spunta un altro
registro della Cupola
Valentina Errante
e Sara Menafra
E
rano parecchi i soldi che
andavano e venivano dalle cooperative di Salvatore Buzzi.
A pag. 9
La crisi in Grecia
spaventa l’Europa
e affossa le Borse
Verso il voto anticipato, favorita Tsipras
A rischio gli impegni presi con Bruxelles
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ROMA Il premier greco Samaras
ha deciso di anticipare a dicembre l’elezione del presidente della Repubblica. La Borsa di Atene è crollata del 12,8%. E l’effetto
contagio nel resto d’Europa è
stato immediato. Il motivo è che
se non si riuscisse ad eleggere il
presidente entro tre votazioni si
andrebbe ad elezioni anticipate:
Siryza, il partito che chiede la
cancellazione degli accordi con
la Troika, potrebbe risultare il
primo partito della Grecia.
Amoruso alle pag. 12 e 13
La manovra
Tagli alle Regioni
farmaci nel mirino
Michele Di Branco
È
partito il rush finale della
Legge di Stabilità in Senato. Ieri scadevano i termini per gli emendamenti.
A pag. 19
LEONE, VICINI
AL SUCCESSO
Buongiorno, Leone! Tutto è
cominciato in quel giorno di fine
primavera-inizio estate, quando
siete stati fulminati da un’idea
professionale mai avuta prima,
naturalmente grandiosa.
L’entrata nel club dei grandi
non è stata salutata con
entusiasmo da tutti (il vostro
splendore dà fastidio), però
speriamo abbiate superato
l’esame di Saturno. Ecco, oggi,
Luna di dicembre nel segno,
apre un’altra luminosa strada al
rinnovamento e a un sicuro
successo. Festival dell’amore.
Auguri.
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L’oroscopo a pag. 35
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Primo Piano
Mercoledì 10 Dicembre 2014
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Corruzione
la linea dura
di Renzi: subito
misure severe
Il pacchetto di interventi domani in Cdm: «Pagheranno
tutto fino all’ultimo giorno, fino all’ultimo centesimo»
`
IL CASO
ROMA L’indignazione, non solo
quella «delle prime 48 ore», per i
fatti di Mafia Capitale turba Matteo Renzi e lo spinge ad adottare la
linea dura fin dal Consiglio dei ministri di domattina. Quando - annuncia il premier in un video diffuso su Youtube - assieme al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, adotterà quattro «piccole grandi modifiche del codice penale»
destinate a far capire che «in Italia
il vento è cambiato e chi ruba, chi
corrompe, sarà perseguito fino all’ultimo giorno, fino all’ultimo
centesimo».
«Innalzeremo da quattro a sei
anni la pena minima per la corruzione, perché - dice Renzi - non è
pensabile che attraverso il patteggiamento uno se ne stia sempre
fuori dalla galera. Che vuol dire?
Che se hai rubato puoi patteggiare, ma un po’ di carcere lo fai comunque». Secondo provvedimento: «Chi è condannato per corruzione con sentenza passata in giudicato, potrà vedere la confisca dei
propri beni resa molto più semplice, esattamente come accade oggi
per i reati più gravi. Tre, si assicurerà che il maltolto lo devi restituire tutto: non è che ne dai solo una
parte e chi si è visto si è visto. Se è
CANTONE: MOLTI
PUNTI IN CONTATTO
CON TANGENTOPOLI
ALLORA FINÌ LA PRIMA
REPUBBLICA, ADESSO
POTREBBE FINIRE LA 2˚
provata la corruzione tu restituisci fino all’ultimo centesimo».
Quarto provvedimento in via di
adozione, l’allungamento del periodo necessario per la prescrizione
dei reati legati alla corruzione.
IMPEGNO CON I CITTADINI
Nel video in cui annuncia il giro
di vite contro i corrotti, il premier
afferma che «il governo assume
un impegno con i cittadini: fare di
tutto perché finalmente in Italia
chi ruba paghi fino all’ultimo centesimo. Non c’è solo - osserva - un
problema di norme: c’è bisogno di
una scommessa culturale, educativa. E molte cose le abbiamo già fatte. Siamo quelli - sottolinea infatti
Renzi - che hanno commissariato
L’arresto di Massimo Carminati
il Mose, che hanno sbloccato l’Autorità anticorruzione con la nomina di Cantone, che hanno introdotto il reato di autoriciclaggio. E
adesso siamo quelli che annunciano le pene, perché chi ha sbagliato
paghi davvero».
Detto che «di fronte alla schifezza della corruzione a Roma, non
possiamo che aspettare i processi.
E le sentenze, che speriamo veloci», Renzi aggiunge che il governo
«non può e non vuole mettere il
naso in quello che fa la magistratura: saranno i giudici a capire se
quello se quello che emerge dall’inchiesta di Roma è un reato mafioso o più banalmente - si fa per
dire - un atto di corruzione». Poi la
considerazione che sembra la naturale chiosa del suo discorso: «In
Italia, su una popolazione carceraria di circa 50 mila persone, per
corruzione con sentenza passata
in giudicato sono 257. Troppo pochi. E’ inaccettabile che quando
uno ruba può patteggiare e trovare la carta ”uscire gratis di prigione“ come al Monopoli».
Plauso agli annunci del premier viene dal presidente dell’Autorità anticorruzione. A ”Otto e
mezzo“, Raffaele Cantone approva l’allungamento della prescrizione, di cui - ricorda - «la riforma del
2005 ne aveva dimezzato i tempi,
incidendo soprattutto sui reati
contro la Pubblica amministrazione». Quanto alla vicenda romana,
Cantone stabilisce un parallelo
con il clima di Tangentopoli «che
consentì a certe cose di emergere.
Allora - conclude il magistrato - finì la Prima Repubblica, ora potrebbe esser finita la Seconda. Ci
sono molti punti di contatto».
Mario Stanganelli
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Matteo Renzi nel video diffuso da palazzo Chigi
Il Colle pronto a intervenire
con un discorso sui valori
IL QUIRINALE
ROMA Ci sta lavorando da parecchi
giorni, limandone e modulando
passaggi e contenuti, anche sotto
l’impulso di fattori contingenti.
Giorgio Napolitano si prepara a
pronunciare un discorso di alto
spessore etico e politico nell’appuntamento odierno all’Accademia dei Lincei, a Palazzo Corsini.
Già il titolo della conferenza, «Crisi dei valori da superare e speranze da coltivare per l’Italia e l’Europa», è indicativo e sintetizza uno
dei temi che stanno più a cuore al
capo dello Stato. Certo, non potrà
mancare un fermo e articolato richiamo all’ultima devastante inchiesta Mafia Capitale. E chi - ad
esempio qualche grillino - si chiedeva perché Napolitano tacesse di
fronte a questo intreccio tra criminalità e politica, sentirà verosimilmente dalla viva voce del Presidente qual è il suo sdegno per questa deriva morale e qual è il suo
Il Pd post palude riparte dal Laurentino 38
ma sull’azzeramento delle tessere è guerra
IL PARTITO
ROMA Alcuni dei signori delle preferenze ci saranno. Altri no, perchè sono quelli azzoppati dalle inchieste o quelli non finiti - o non
ancora - nel mirino del giudice Pignatone ma è meglio non farsi vedere troppo in giro. Anche perchè
il commissario del Pd romano voluto da Renzi - ossia Matteo Orfini, organizzatore di questa assemblea della ripartenza dell’altro Pd,
il Pd pulito, «che è maggioritario»
- insiste sul fatto che si ricomincia
dagli iscritti, dai circoli, dalla rabbia e dall’orgoglio del popolo di sinistra e non dai capi-bastone.
FORMAT POP, NIENTE BIG
Il luogo prescelto infatti è super-pop: Laurentino 38, centro
culturale Elsa Morante, l’opposto
del grigiore paludoso del «mondo
di mezzo». E se l’assemblea che
era stata organizzata e sconvocata causa bufera giudiziaria la settimana scorsa nella sala dei Frentani da Lionello Cosentino - segretario cittadino dimessosi nella bu-
riana - doveva essere una sorta di
processo al sindaco Marino,
l’evento di oggi pomeriggio sarà
l’apoteosi di Ignazio.
Il quale - lui ci sarà, mentre il
governatore Zingaretti no - arriverà in scena per lanciare il suo contropiede così: «Noi siamo i guardiani della legalità». Renzi non gli
farà ombra con la propria presenza, perchè il premier non vuole
mettere la faccia in prima persona su vicende di vecchie gestioni,
e poi appunto il format pop è quello che deve risultare di più. «Il popolo è sempre la parte migliore
del Pd - spiega la renziana Lorenza Bonaccorsi - e i signori delle
tessere si sono auto-esclusi con i
loro comportamenti». Un pezzo
IL PREMIER SFRUTTA
MAFIA CAPITALE
NELLA SUA BATTAGLIA
SULL’ITALICUM:
POCHE PREFERENZE
E ANTI-BROGLI
forte della sinistra di sempre, Goffredo Bettini, non ci sarà: causa
impegni da europarlamentare. I
politici nazionali, ma romani, per
lo più saranno altrove. Ma il deputato Umberto Marroni farà un salto. Così come il senatore Raffaele
Ranucci, il quale osserva: «Ci vado con la speranza che il partito si
possa ritrovare, che possa mostrare che non ci sono tra noi troppi
ipocriti e che riesca a far vedere la
parte sana della politica romana,
che c’è».
Coratti? Fuori! Patanè? Anche.
Ozzimo? Idem. I coinvolti nell’inchiesta non metteranno il naso in
sala. Alcuni dei dem vicini alla cooperativa di Buzzi, e carichi di
preferenze, neppure o forse sì, al
grido (così riassunto a suo tempo
dall’ex direttore dell’Unità, Peppino Caldarola): «Gli apparati? Sono sempre quelli degli altri!». E
niente Cosentino, l’ex segretario
romano, mentre uno dei suoi
competitor al congresso in cui il
tesseramento falso ebbe un’escalation, il giovane renziano Tobia
Zevi, sarà una delle facce del Pd
che vuole cambiare faccia. Ma co-
me ci si rifà un’identità? Più o meno sotto-traccia, c’è un contrasto
politico su quale delle due vie per
la ripartenza andrà imboccata. Il
deputato Roberto Morassut, che
personalmente non ci sarà perchè
è a Washington, lancia una sorta
di sfida a Orfini: «Il commissario
del partito vuole fare un repulisti
a macchia di leopardo. Io invece
sono per il repulisti totale. Azzerare il tesseramento e tutto il vertice
romano. Il vertice, non solo a Roma, viene scelto ”a corpo”. Ossia i
capi si chiudono in una stanza e
decidono: quanti posti ai Giovani
Turchi? Quanti alle altre correnti
e tribù? Non si può tenere in piedi
il vertice attuale che risponde agli
equilibri tra i potentati di prima».
Ci saranno quelli che faranno gli
scandalizzati con buona ragione
e, come li chiama Ranucci, «gli
ipocriti». Quelli che vogliono riposizionarsi. Quelli che devono rivendicare la propria verginità.
Quelli che meglio esserci perchè
se non ci sono mi auto-denuncio
come corrotto. Quelli che potrebbero alzarsi e dire a Orfini: «E tu
dov’eri quando succedevano le co-
pensiero sulla necessità di stringere i tempi per debellare la corruzione con norme più efficaci.
Ma l’intervento di Napolitano
non si limiterà a questo aspetto
cruciale, peraltro ripetutamente
condannato nel corso degli anni.
La crisi dei valori che investe l’Italia e l’Europa purtroppo ha una dimensione più ampia e tocca i partiti politici che devono autorigenerarsi se non vogliono essere
schiacciati dall’antipolitica. E più
in generale anche i popoli europei
devono recuperare e attualizzare i
valori fondanti dell’Unione se vo-
gliono che la stessa Unione abbia
una prospettiva e resista ai colpi
dell’euroscetticismo. Insomma,
l’intervento ai Lincei si preannuncia come il primo appuntamento-chiave di un trittico di congedo
che si completerà con il discorso
alle alte cariche istituzionali (16 dicembre prossimo) e con l’ultimo
messaggio agli italiani di Capodanno. Poi - scaduto il semestre di
presidenza italiana nell’Ue - ogni
giorno sarà buono perché Napolitano possa annunciare le sue decisioni e lasciare il Quirinale. Quando? Sulla data restano aperti alcuni interrogativi. In linea di massima si può prevedere che l’addio si
concreterà entro il mese di gennaio. C’è un appuntamento già in
programma per l’apertura dell’anno giudiziario, alla Corte di Cassazione per la terza decade di gennaio che Napolitano non ha declinato. Ma ovviamente farebbe sempre in tempo a rinunciare.
Paolo Cacace
Giorgio Napolitano
HANNO
DETTO
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se brutte nel Pd?». Lui ai cannibalismi tra tribù mai ha partecipato
e adesso ha buon gioco nel passare all’attacco: «I gruppi che pensavano più alle guerriglie di potere
piuttosto che a occuparsi della città hanno sfibrato e reso permeabile il nostro partito».
LA RETE
Il commissariamento
non sarà breve
dobbiamo ripartire
dal nostro popolo
Hanno sfibrato
il nostro partito
MATTEO ORFINI
Con le regole
ci fai la minestra
ciò che conta
sono i controlli
la mobilitazione
popolare e le idee
FABRIZIO BARCA
Quanto al segretario-premier,
Renzi intende tramite il caso Roma passare all’incasso sul fronte
più generale: il malaffare Capitale
rafforza l’ipotesi renziana contraria a ritorni proporzionalisti nonché al ripristino delle preferenze
stile Prima Repubblica. E mentre
tutto è in movimento nel Pd, si
muove nei territori una figura
molto rappresentativa dell’identità di sinistra, qual è l’ex ministro
Fabrizio Barca. Ieri sera era in un
circolo di periferia, il Versante
Prenestino. E davanti ai militanti,
alcuni dei quali oggi saranno all’assemblea al Centro Elsa Morante, ha parlato così in piena linea
Pd pop: «Con le regole ci fai la minestra. Ciò che conta sono i controlli e la mobilitazione popolare». Fatta anche di proposte da rimettere in rete al posto della caccia alla tessere. Vaste programme, direbbe De Gaulle. Ma l’alternativa, per il Pd, è sprofondare
sempre di più.
Mario Ajello
Nino Bertoloni Meli
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Pena a 6 anni, confisca dei beni
e la prescrizione è raddoppiata
Sui patrimoni dei corrotti condannati `L’allungamento dei termini dei processi
lo stesso trattamento riservato ai mafiosi per tutti i reati commessi contro la PA
`
IL CASO
La riforma elettorale
Soglia al 3% e spunta la clausola Mattarellum
Premio alla lista che prende il
40% dei voti, sbarramento al
3% per i partiti non coalizzati,
100 collegi plurinominali con i
capolista bloccati:
l'Italicum 2.0 prende forma con
la deposizione di due
emendamenti del relatore
Anna Finocchiaro depositati in
commissione Affari
costituzionali al Senato. Ma la
nuova legge potrebbe essere
accompagnata da una clausola
di salvaguardia che
riporterebbe al Mattarellum in
caso di elezioni anticipate,
come hanno fatto sapere
proprio Finocchiaro e il
ministro Maria
Elena Boschi.
Forza Italia ha votato sempre
assieme alla maggioranza. Una
conferma della solidità del
patto del Nazzareno.
ROMA Ci voleva lo scandalo di Mafia Capitale, uno squasso bipartisan alla politica italiana, per far
tornate la prescrizione in cima alle priorità del governo. Renzi lo
aveva già promesso ai familiari
delle vittime della Eternit, dopo
la sentenza della Cassazione che
aveva annullato le condanne. Ma
nel Consiglio dei ministri della
scorsa settimana tutto si era risolto in un nulla di fatto: il nuovo
meccanismo studiato dal Guardasigilli Orlando (prescrizione
bloccata in primo grado in caso
di condanna ma poi due anni per
l’appello e uno per la Cassazione)
si era incagliato sulla perplessità
del Nuovo Centrodestra ad applicare le nuove norme ai processi
in corso. Ma di fronte al terremoto giudiziario romano che rischia di essere devastante come
quello milanese di Tangentopoli,
l’indignazione e il commissariamento del Pd non bastano più.
Renzi ne parla a lungo, a Palazzo
Chigi, con Orlando. La decisione
è di convocare con urgenza, giovedì prossimo, un consiglio dei
ministri per assicurare, spiega
Renzi in un videomessaggio, che:
1) la pena minima per la corruzione sarà innalzata da quattro a sei
anni, così da limitare il ricorso al
patteggiamento («se hai rubato
puoi patteggiare, ma un pò di carcere lo fai»); 2) «i corrotti pagheranno tutto, fino all’ultimo giorno, fino all’ultimo centesimo»; 3)
sarà più semplice procedere al sequestro e alla confisca dei beni
dei corrotti, come è già ora possibile nei casi di mafia 4) per i reati
contro la Pubblica Amministrazione la prescrizione si allungherà.
I TESTI
Fin qui le parole. Che però vanno
tradotte in testi. L’intervento spiega Orlando - sarà su un doppio binario: far passare nuovamente in Cdm il disegno di legge
sul processo penale (che include
la riforma della prescrizione e,
per delega, quella sulle intercettazioni) già varato lo scorso 29
agosto ma mai presentato alle Camere; e integrare il ddl sulla criminalità economica ora al Senato. E’ su questo secondo punto
che i tecnici del ministero della
Giustizia sono già al lavoro. «La
deterrenza per un corrotto - spiega Orlando - non sta solo negli
anni di carcere ma nella capacità
che lo Stato ha di aggredire il suo
patrimonio». Con un intervento
sull’articolo 322 ter del codice penale, anche i condannati per corruzione riceveranno lo stesso
trattamento riservato ai mafiosi:
in caso di sproporzione tra i beni
posseduti e il reddito dichiarato
sarà possibile procedere a sequestri e confische. Anche per equivalente. Con l’innalzamento da
quattro a sei anni della pena minima della corruzione, inoltre, si
restringono i casi di patteggiamento (con i conseguenti sconti
di pena). Ma - ed è questa l’altra
novità - ciò avverrà soltanto se
chi chiede di patteggiare abbia
già restituito il maltolto «fino all’ultimo centesimo». Infine, la novità di maggior rilievo, che però
rischia di creare frizioni con gli
alfaniani: il raddoppio dei tempi
di prescrizione per i reati contro
la Pubblica Amministrazione.
L’EX CIRIELLI
Ancora non è chiaro se su questa
parte dei reati economici il governo intenda procedere con un decreto o con un ddl. Sta di fatto, però, che le modifiche alla legge ex
Cirielli, che con il governo Berlusconi nel 2005 aveva tagliato i
tempi di prescrizione, sarebbero
limitate alla sola corruzione,
mentre per la riforma complessiva si procederà col ddl di riforma
del processo penale. Il raddoppio
dei tempi di prescrizione - ora
previsto all’art.157 del codice penale solo per alcuni reati come
l’incendio doloso, la violenza carnale, l’estorsione - verrebbe esteso ai reati contro la pubblica amministrazione (concussione, corruzione, peculato etc). Se passerà
la linea Renzi, la ”tagliola” per la
corruzione scatterà dopo 15 anni,
contro i dieci attuali (calcolati sul
massimo della pena edittale di otto anni aumentata di un quarto).
Silvia Barocci
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Le quattro mosse anti-corruzione
La pena minima passerà
da quattro a sei anni.
Quindi anche
1
chi patteggia
farà il carcere
2
Viene
allungato
il periodo
di prescrizione
del reato
4
Il condannato dovrà
restituire le somme
incassate per
corruzione
Sarà molto più
semplice
3
procedere alla
confisca dei beni
di chi è condannato
con sentenza passata
in giudicato
Alfano incarica il prefetto: indagine sugli atti del Campidoglio
IL VIMINALE
ROMA Il via libera lo dà Angelino
Alfano, che in mattinata riceve
al Viminale il prefetto della Capitale, Giuseppe Pecoraro, e gli detta la linea immaginata negli ultimi giorni: tre ispettori metteranno sotto esame tutti gli atti, le delibere e i bandi di gara che riguardano gli appalti dell’amministrazione capitolina, compresi
i 15 Municipi in cui è diviso il territorio della Città eterna. Una soluzione, quella vidimata da Alfano, che contempera le due esigenze più immediate: da un lato
restituire trasparenza e legalità
al Comune di Roma, dall’altro
evitare al Paese i danni di immagine che deriverebbero dallo
scioglimento per infiltrazioni
ad aprire le porte della casa dei
romani al pool dell’anticorruzione di Raffaele Cantone. «Auspico
fortemente che l’azione del prefetto sia la più incisiva possibile sottolinea Marino - in modo che,
se ci sono altre persone che devono andare in prigione, ci vengano portate al più presto». E il prefetto, dal canto suo, si dice pronto a iniziare il suo lavoro «già nei
prossimi giorni», verosimilmente a inizio della prossima settimana. Le ispezioni, peraltro,
coinvolgeranno anche quattro
Comuni dell’hinterland romano,
dove si concentrano gli interessi
della presunta cupola: Sant’Oreste, Sacrofano, Morlupo e Castelnuovo.
mafiose del governo cittadino
della Capitale. Pecoraro comunica la decisione direttamente a
Ignazio Marino, in un incontro
convocato nel pomeriggio in Prefettura.
L’INTESA
Il risultato è un patto, siglato sull’asse
Viminale-Campidoglio,
per liberare Roma da quel “Mondo di mezzo” di cui parla l’inchiesta Mafia Capitale. Da una parte
l’accesso agli atti dei tre ispettori, che dovranno appurare se i
tentacoli della Cupola nera abbiano messo radici profonde sul
colle capitolino. Dall’altra il sindaco, ormai blindato dal Pd, al lavoro per creare una “giunta della
legalità”, con tanto di specifico
assessorato da affidare magari a
un ex magistrato, e pronto anche
GLI ACCESSI
Marino e Alfano
La task-force di commissari po-
trebbe essere così formata: un
prefetto e un viceprefetto esperti
in appalti, e un funzionario del
ministero dell’Economia, che saranno coadiuvati da un nucleo di
personale specializzato delle forze dell’ordine. Gli ispettori prenderanno visione di tutto il materiale in qualche modo collegato
agli appalti dell’amministrazione capitolina: delibere e bandi,
con particolare attenzione ai metodi di costruzione dei capitolati
d’appalto. Entro tre mesi dalla
data di accesso, rinnovabili una
volta per un ulteriore periodo
massimo di tre mesi, la commissione terminerà gli accertamenti
e consegnerà al prefetto le proprie conclusioni. Nel giro di 45
giorni dal deposito delle osservazioni della commissione d’indagine, poi il prefetto invierà al mi-
nistro una relazione nella quale
si dà conto dell’eventuale sussistenza dei condizionamenti mafiosi sull’ente. Nella relazione
verranno indicati gli appalti, i
contratti e i servizi interessati
dai fenomeni di compromissione o interferenza con la criminalità organizzata o comunque
connotati da condizionamenti.
L’eventuale scioglimento dell’amministrazione capitolina, a
questo punto, sarebbe disposto
con decreto del presidente della
Repubblica, su proposta del ministro dell’Interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri entro tre mesi dalla trasmissione della relazione. Un’ipotesi
che tutti, al momento, vogliono
scongiurare.
Fabio Rossi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Mercoledì 10 Dicembre 2014
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Spunta il secondo libro nero della Cupola
`Gli investigatori trovano un altro registro con la contabilità `In una telefonata di Odevaine si parla pure della senatrice
parallela delle tangenti: cifre e nomi al vaglio della procura Finocchiaro: «Dice che l’appalto di Mineo è già assegnato»
L’INCHIESTA
ROMA Erano parecchi i soldi che
andavano e venivano dalle cooperative di Salvatore Buzzi. Nelle
perquisizioni di questi giorni, gli
investigatori hanno trovato, in
casa di un altro collaboratore di
Buzzi, un secondo ”libro nero”,
traccia di una contabilità parallela. Con cifre di pagamenti che entrano ed escono dalle cooperative, accanto a nomi cifrati, che dovranno essere collegati a politici
e funzionari pubblici nella rete
di Mafia capitale.
«HO SENTITO LA FINOCCHIARO»
Nel frattempo, continuano ad
emergere particolari sulla rete
che i 70 tra indagati e arrestati
erano riusciti a tessere. Su alcuni
dei contatti di cui parlano, gli accertamenti del procuratore aggiunto Michele Prestipino e dei
pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo
e Luca Tescaroli sono ancora in
corso. Non è chiaro, ad esempio,
se si parli dell’ex capogruppo al
Senato del Pd, quando Luca Odevaine spiega a Carmelo Parabita,
socio della cooperativa, che con
Buzzi vorrebbe gestire il Cara di
Mineo, di essere stato contattato
dal sindaco di un comune in provincia di Catania. Odevaine: «Ho
trovato la telefonata del sindaco
di Ramacca... è per la gara (forse
di Mineo ndr)». Parabita: «Secondo me ha bisogno di qualche contatto qua con Roma, con i ministeri»; Parabita: «Non ci saranno
altre offerte cioè... si so’ tenuti
tutti alla larga da Mineo perché è
troppo complessa». Odevaine:
«A me m’ha detto Salvatore Buzzi che è andato a parlare dalla Finocchiaro, e la Finocchiaro gli
ha detto ”lascia perde, quella gara è già assegnata”».
Per coprire il giro di pagamenti, molto spesso in contanti, sono
fondamentali le fondazioni, alcune delle quali fanno direttamente riferimento ai principali indagati. Tanto più che l’ex ad di Ama
Franco Panzironi è tra i fondato-
Per i grand commis
curriculum all’esame
dell’Anticorruzione
IL RETROSCENA
ROMA Il nodo è il seguente: di
fronte al coinvolgimento di alti
burocrati nella rete di corruzione che ha avvolto la Capitale che
fare per selezionare meglio i dirigenti pubblici?
L’ipotesi che sta circolando
con insistenza in queste ore è
quella di coinvolgere l’Anac,
l’Autorità Nazionale Anti-Corruzione, nella selezione delle rose
di nominandi almeno per i 450
dirigenti pubblici di prima fascia, per quelli scelti dall’esterno
e, a determinate condizioni (nell’Anac dovrebbe essere nominato un membro concordato con
Regioni e Città Metropolitane),
anche per gli alti burocrati che
governeranno la gestione degli
appalti delle Regioni e delle 10
Città Metropolitane.
«Il vantaggio di questa soluzione non sarebbe solo quello di elevare l’asticella anticorruzione spiega uno degli addetti al dossier - Ma anche quella di screma-
DOPO MAFIA CAPITALE
ALLO STUDIO DEL GOVERNO
L’IPOTESI DI SOTTOPORRE
TUTTE LE NOMINE
DEGLI ALTI DIRIGENTI
PUBBLICI A CANTONE
Raffaele Cantone, presidente
dell’autorità anticorruzione
re la pessima abitudine della raccomandazione: chi avrebbe il coraggio di telefonare ad un commissario anticorruzione per segnalare questo o quello?».
La proposta si innesta sull’attuale disegno di legge di riforma
della dirigenza pubblica (oggi in
commissione) che sarà discusso
nelle aule parlamentari intorno
a febbraio-marzo. Questa riforma già prevede l’aumento della
mobilità dei dirigenti attraverso
il cosiddetto “ruolo unico” il che
significa che ogni dirigente verrà
abilitato a fare il dirigente per
qualunque
amministrazione
pubblica e dunque potrà ruotare
con maggiore facilità rispetto alle regole attuali.
I CRITERI
Già, ma come selezionarne attitudini e talenti? L’attuale legge
prevede l’istituzione di una generica “Commissione per la dirigenza statale” presso il Dipartimento della Funzione pubblica
della Presidenza del Consiglio
dei ministri, i cui membri, incompatibili con cariche politiche o sindacali, dovrebbero operare a titolo gratuito. Questa
Commissione dovrebbe di volta
in volta selezionare 3 o 5 nomi
fra i quali il ministro o il responsabile dovrebbe scegliere il nome più adatto per i posti che si libereranno.
L’idea alla quale si sta lavorando è quella di sostituire questa
Commissione con l’Anac o con
un commissario Anac specializzato nella “selezione” del personale che dovrebbe verificare i
curricula presentati e i requisiti
di ogni candidato. Ovviamente
sarebbe previsto un punteggio
da assegnare sulla base di criteri
precisi. Sarebbe l’Anac dunque a
formare le rose dei candidati fra
i quali scegliere.
E la presenza nel meccanismo
di selezione di un’Autorità così
particolare e così temuta non solo farebbe da deterrente per l’italico malcostume delle raccomandazioni e degli ”scambi di favori
fra amici” ma costituirebbe anche un vantaggio per i selezionati che, almeno fino allo stadio
della rosa dei candidati, potrebbero contare soprattutto sulla
propria capacità. Più che sulle relazioni.
Diodato Pirone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ri della ”alemanniana” Nuova
Italia, ma è anche tra i soci della
”Alcide De Gasperi”, fondata da
Giulio Andreotti e che attualmente ha al vertice l’ex ministro
Franco Frattini. Secondo l’informativa del Ros, la sede di questa
fondazione era il luogo in cui Salvatore Buzzi incontrava Franco
Panzironi, ex ad dell’Ama considerato organico all’organizzazione. Durante gli appuntamenti, l’«
imprenditore consegnava le tangenti all’ex amministratore pubblico». La sede è tra l’altro particolarmente vicina a quella della
Nuova Italia, gestita da Luca
Odevaine e collettore di tangenti
UN SISTEMA
DI FONDAZIONI
PER SPARTIRSI I SOLDI:
INCONTRI ANCHE NELLA
SEDE DELLA DE GASPERI
CREATA DA ANDREOTTI
anche per l’ex sindaco Gianni
Alemanno, accusato di aver ricevuto più di 100mila euro.
La Cupola romana
IL GENERALE SPAZIANTE
Riccardo Brugia
braccio destro
di Carminati
Fabrizio Franco Testa
ex presidente
Tecnosky
Salvatore Buzzi
uomo delle
cooperative
Carlo Pucci
dirigente Eur Spa
Massimo Carminati
ex Nar con legami
con la banda della Magliana
Sovrintende e coordina tutte
le attività
Impartisce direttive
Individua e recluta
imprenditori
Mantiene i rapporti con altre
organizzazioni criminali
Mantiene rapporti col mondo
politico, istituzionale,
finanziario, con le forze
dell’ordine e i servizi segreti
Franco Panzironi
ex presidente Ama
Luca Odevaine
ex vicecapo gabinetto
giunta Veltroni
Riccardo Mancini
ex ad Ente Eur
Roberto Lacopo
benzinaio
ANSA
Anche la rete di protezione
dalle intrusioni nemiche era solida. Quando la cooperativa 29
giugno subisce un accertamento
fiscale, il 12 novembre di un anno
fa, il gruppo si rivolge al generale
in pensione e già indagato, Emilio Spaziante. Buzzi: «So andati a
parlà co Spaziante, col generale... che l’ha mandato sto ragazzo
a incontra’ con un maresciallo e
gli ha fatto un sacco de resistenza e lui gli ha detto solo du’ segnalazioni... due firmate.... però
non gli ha voluto da’ e cose firmate». Carminati: «Però è giusto sapere, è giusto sapere quand’è che
tu c’hai una persona convinta di
esserti cara e invece sta qua dentro e magari domani ti può fare
un danno grosso...».
Valentina Errante
Sara Menafra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Mercoledì 10 Dicembre 2014
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cere poi ai domiciliari, da cui non
esiterà a evadere - un mese prima
del termine naturale della pena –
per recarsi a Roma per andare a
trovare “la gente carcerata”. È in
quell'occasione, siamo al novembre del 2012, che Campennì incontra Buzzi.
Quando il Pirata temeva
i clan dei calabresi
«Cerchiamo un’intesa»
LE COSCHE
`Nei colloqui con Buzzi il piano per allearsi con la ’ndrangheta
A un suo uomo Carminati dice: «Guarda che quelli ce sparano»
I RAPPORTI
ROMA La storia si ripete. E se la Banda della Magliana tesseva rapporti
con la camorra e cosa nostra, trentotto anni dopo Massimo Carminati e soci non possono che tentare
accordi con la ’ndrangheta, visto
che a Roma è la mafia che ha soppiantato tutte le altre. Il clan del
Cecato mira a dividersi la torta di
affari e droga, tanto che il 23 gennaio del 2014 il Ros dei carabinieri
ascolta un dialogo attraverso delle
cimici piazzate in una delle cooperative sotto accusa. Salvatore Buzzi, ras della 29 giugno, parla con
Carminati. E quello di cui discutono la dice lunga sul sottile gioco
dei rapporti di forza tra bande criminali. «Guarda, quello è tremendo - elogia un suo uomo e i suoi
metodi spicci - gli ho visto fare una
volta una trattativa con la ’ndrangheta...ndranghetisti a trattà sui 5
lire... gl'ho detto scusa. Gli facevo
“chiudi chiudi”, e questo rompeva
il cazzo. A sto’ giro ce sparano...in
piena Calabria!».
Il potere dei calabresi è talmente
ramificato nella Capitale che i romani tentano la strada della mediazione, giocando anche un po’
con i ruoli e le dinamiche. Il 29
aprile del 2013, il giorno dopo l’attentato di Luigi Preiti davanti a Palazzo Chigi, sempre Buzzi e Carminati parlano tra di loro delle cosche del sud. «A bello mio, che di-
ci», esordisce il Cecato. E Salvatore: «Bhà (sorride) che i calabresi
volevano fà il colpo di Stato, non
gli è riuscito (ridono)». Carminati
si stupisce: «Non ci posso credere...la Calabria Saudita voleva fare
il colpo di Stato, sì, ma c’avevano
poche truppe».
GLI AFFARI
Gli affari sull'asse Roma-Calabria
probabilmente sono più vasti di
quanto non sia ancora agli atti dell’indagine. E il tramite sembra essere sempre Salvatore Buzzi, al
quale l’ex terrorista ha delegato i
rapporti “diplomatici”. È lui che,
almeno dal 2012, ha un canale diretto con Giovanni Campennì, ufficialmente imprenditore calabrese
L’ATTENTATO Il calabrese Luigi Preiti fermato davanti a Palazzo Chigi
IL POTERE DELLE COSCHE
A ROMA. LA BATTUTA
DEL CECATO IL GIORNO
IN CUI PREITI ASSALTA
PALAZZO CHIGI: STAVANO
A FA’ IL COLPO DI STATO
con interessi nella gestione dei
campi rom. I magistrati lo descrivono come vicino al clan Mancuso
di Limbadi, con trascorsi non indifferenti. Nel 2006, Campennì viene
arrestato per tentata estorsione
nei confronti della ditta che si occupa della raccolta dei rifiuti urbani a Nicotera. Un’accusa che gli costerà una condanna prima al car-
L'indagine della procura di Roma
punta anche ad altre cosche che
agiscono dell'area vibonese, oltre
alla famiglia Mancuso, anche quella Pesce di Rosarno, promotrice di
un vasto traffico di cocaina diretto
al Nord Italia. Carminati manifesta più volte quanto sia importante
il sodalizio tra il clan di cui è leader, e la ’ndrangheta. E proprio
quando si tratta di gestire la vicenda dei pasti eccessivi da fornire,
Carminati dice: «Siccome stanno
aumentando... stanno aumentando i pasti, qualcuno mi ha detto
“facci entrare anche la ’ndrangheta». E a proposito di fatture e questioni fiscali aggiunge: «Caso mai
ti butto dentro una fatturina...sto
mese per il mese prossimo. E poi
con il fatto della sovraffatturazione, quando aumentano i pasti...5
sacchi in più». E Buzzi: «Tu ancora
non hai capito: semo pieni di soldi,
cioè potrei fare assegni 10 milioni,
perché non dovemo paga’ i tuoi?
che a maggior ragione te riportano
indietro i soldi...non dovemo pagà
i fii de na mignotta ma questo è un
fornitore nostro».
Cristiana Mangani
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Angelucci minacciato
dalla sua ex moglie
«Attento, sto con il Nero»
`Si spacciava per amante sorte che non voleva pagarle gli
del boss per ottenere
gli alimenti dal marito
LA STORIA
ROMA Il solo nome di Massimo Carminati fa tremare i polsi. Da ragazzino andava a scuola con la pistola
in tasca, quando è cresciuto si è
messo in affari con i boss, il suo
braccio destro era uno che diceva
ai nemici: «Guarda che la carta
d’identità te la facciamo spedire al
cimitero». Pestare i piedi a Carminati poteva essere fatale, averlo al
fianco - al contrario - garantiva la
possibilità di risolvere rapidamente le questioni più spinose. Bastava evocarlo che si aprivano le porte o, nel caso di mogli a caccia di
alimenti, i portafogli.
«TI FACCIO AMMAZZA’»
È il caso di Martina Sonni, l’ex moglie di Alessandro Angelucci, che
si spacciava per l’amante del Cecato minacciando il riottoso ex con-
«DAMMI I SOLDI
O TI FACCIO
AMMAZZARE»
LA NOTIZIA ARRIVA
ANCHE ALLA VERA
DONNA DI CARMINATI
Martina Sonni, sposata con
l’imprenditore Angelucci
alimenti. La storia, che spunta dalle migliaia di pagine di atti dell’inchiesta Mafia Capitale, è paradigmatica del potere intimidatorio di
Carminati. La sua fama violenta
incute terrore e all’improvviso anche le cause di divorzio più complicate trovano una soluzione.
Martina Sonni era spostata con
Alessandro Angelucci, figlio del
senatore del Pdl e proprietario dell’impero della sanità Antonio Angelucci. I due si separano ma il
percorso giudiziario è tormentato
e la Sonni non riesce a ottenere
dall’ex il denaro che vuole. Perciò,
come scoprono i carabinieri, si fa
aiutare dal suo amante: è Michele
Senese, boss della camorra romana, che si presta a intimidire Angelucci e la sua famiglia. Ma la vicenda ha un intoppo, perché «Michele ’o pazzo» viene arrestato e la
Sonni si ritrova con le spalle scoperte, così si inventa di «avere intrapreso una relazione con Massimo Carminati - si legge nell’informativa dei Ros - elemento che aveva notevolmente spaventato il coniuge». Della vicenda ne «discutevano anche i sodali» e c’è chi provvede a informare la vera compagna dell’ex Nar. Lo fa Gennaro
Trinchillo, uomo in contatto con
l’organizzazione dei Senese: il 2 ottobre 2013 racconta ad Alessia Marini di aver appreso «da un imprenditore di altissimo livello»
delle minacce di una donna all’ex
marito utilizzando il nome di Carminati. Spiega Trinchillo che lei è
l’amante di «un altro boss... comunque uno che fa la malavita e
che sta bevuto» e che già in passato aveva approfittato della situazione. Ora ci riprova utilizzando
la presunta relazione con Carminati: «Fa ammazza’ il marito per
problemi di mantenimenti e questo già se stava a cacà sotto perché
comunque sapeva che stava con
un camorrista... mo spende il nome di tuo marito... insomma mi ha
detto: ”Mi sono salvato con quello
di prima che l’hanno arrestato...
adesso mi ammazza Carminati».
La Sonni è alquanto esplicita: «O
mi dai i soldi, o ti faccio rompere il
c..o dal mio fidanzato». E la Marini
si guarda bene dal pretendere
chiarimenti dal marito: «Non gli
chiedo neanche ste cose, perché
poi so che a lui gli da fastidio».
C.Gu.
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Primo Piano
Mercoledì 10 Dicembre 2014
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Carminati: sullo Ior il Papa
tra due anni non fa più nulla
I tentativi del clan di accreditarsi in Vaticano `Gaudenzi, arrestato, racconta di come superò
Il boss Diotallevi: «Diventiamo miliardari...»
i varchi per la santificazione di papa Wiojtyla
`
ROMA I rapporti di Luca Odevaine
con il mondo cattolico si manifestavano nell’equa spartizione dei
richiedenti asilo tra le coop di Salvatore Buzzi e quelle di Tiziano
Zuccolo, presidente della Casa
della Solidarietà e rappresentante
dell'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone. Viene sfiorato dall’inchiesta il
Vaticano, anche nelle conversazioni degli indagati: tra i ragionamenti di Massimo Carminati sullo Ior: «Papa Francesco li mette
tutti nel sacco, ma tra due anni
non fa più un nulla», il sogno del
boss Ernesto Diotallevi di oltrepassare le mura Leonine e Massimo Gaudenzi, riciclatore della
holding criminale, che racconta
al ”Nero” come abbia superato i
varchi del Colonnato per la santificazione di Giovanni Paolo II.
si chiama Domus Caritatis, che in
realtà prima era l’arciconfraternita del santissimo Trifone, una roba del genere. Diciamo così, il
braccio operativo del Vicariato».
La spartizione tra Buzzi e Zuccolo
emerge dalle telefonate intercettate dal Ros dei carabinieri che scrive: «Lo scambio di battute tra Zuccolo e Buzzi consentiva ulteriormente di acclarare l'esistenza di
un accordo in ossequio al quale i
richiedenti asilo e i rifugiati dall'
Anci al comune di Roma andavano divisi al 50%, costituendo di
fatto un vero e proprio cartello».
Ieri il Vicariato ha precisato di essere «del tutto estraneo» alle attività della Cooperativa «Domus caritatis» e del Consorzio «Casa del-
la solidarietà», che non sono «riconducibili all'Arciconfraternita
del Santissimo Sacramento e di
San Trifone, di cui è in corso la
procedura di estinzione».
DIOTALLEVI IN VATICANO
«Mamma mia cacciano pure er
Papa. Tu t'immagini entri a far
parte da sicurezza ar Vaticano?».
Ernesto Diotallevi, considerato il
referente di Cosa Nostra a Roma
insieme a Giovanni De Carlo, parla con il figlio Mario delle prospettive di un nuovo incontro. E’ il 21
febbraio 2013. Mario aggancia Paolo Oliverio, faccendiere vicino ad
ambienti religiosi, finito in carcere per la truffa all'Ordine dei Camilliani. Diotallevi junioro lo chia-
È Mionetto.
ma ”Paolo" e lo presenta al padre
come «colonnello della Finanza
corrotto». Il broker promette affari che ingolosiscono il vecchio
boss, in passato vicino alla Banda
della Magliana. «Diventamo miliardari - dice Ernesto Diotallevi se quello c'ha una mossa per questi prelati». ”Paolo” viene identificato dal Ros che indaga in Oliverio, poi accusato di sequestro di
persona e corruzione di pubblici
ufficiali: avrebbe truffato 10 milioni ai Camilliani, dai quali aveva
una procura. Nel febbraio 2013,
quando vengono intercettati i Diotallevi, non è ancora emerso nulla.
Valentina Errante
mionetto.com
LE RELAZIONI
Questo non è
solo un Prosecco.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LE COOP
E’ Odevaine che lo scorso 21 marzo parla con Salvatore Buzzi a proposito dell’affidamento del Cara
di Mineo: «Ti spiego com’è la questione, c’è stata una fusione tra
questi due gruppi: uno è la Cascina e l’altro, più piccolo che adesso
I MAGISTRATI
PARLANO DI EQUA
SPARTIZIONE CON
ZUCCOLO, PRESIDENTE
DELLA CASA DELLA
SOLIDARIETÀ
Salvatore Buzzi nel video dei Ros
I dubbi di Vallini su San Trifone
così fu deciso di farlo chiudere
IL RETROSCENA
CITTÀ DEL VATICANO Gli schizzi di
fango della pagina più sporca
dell'Operazione Mondo di mezzo, e cioè il capitolo della gestione dei campi profughi e di prima
accoglienza, vengono rispediti al
mittente. Il cardinale Agostino
Vallini è sconcertato, avvilito, intristito per la gravità, per il danno di immagine, per un accostamento improprio, ingiusto.
«Non risponde al vero che le attività svolte dalla cooperativa Domus Caritatis e dal Consorzio Casa della Solidarietà siano riconducibili all'Arciconfraternita del
santissimo Sacramento e di San
Trifone di cui è in corso la procedura di estinzione». Il Vicariato
si dice estraneo ai fatti. Schizzi
incidentali di fango, dunque, perché l'arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone, spiegano in Vicariato, da tempo non fa più parte dell'arcipelago delle arciconfraternite, antiche associazioni ecclesiastiche
aventi come scopo la preghiera.
La mela marcia era stata individuata e messa da parte con determinazione: nel Palazzo del Vicariato si erano accorti che qualcosa non stava funzionando in modo corretto, tanto che senza indugiare partirono due verifiche
canoniche a tambur battente.
Vallini aveva incaricato un
esperto di diritto canonico dandogli un mandato pieno e l'ordine di riferire direttamente a lui
sull'esito delle indagini interne.
Il primo accertamento porta la
data del marzo del 2010 e ha riguardato la ricognizione sulla vita associativa, la disamina di
ogni singolo associato, le iniziative fino a quel momento promosse, i conti interni, le carte in archivio, la corrispondenza «al fine di accertare che vi fosse simmetria tra le finalità statutarie»
proprie di una arciconfraternita
e le attività in essere. I risultati
non devono avere avuto un esito
molto confortante, dato che il
cardinale ha ordinato alla arciconfraternita di «astenersi dal
concorrere ai bandi pubblici per
l'ottenimento di finanziamenti
diretti alla realizzazione di nuovi progetti, oltre che di quelli già
in essere». Don Pietro Sigurani
all'epoca cappellano di san Trifone spiega che «l'arciconfraternita è chiusa, non esiste più così come sono state chiuse altre realtà,
proprio per evitare che potessero avere scopi diversi».
TRASPARENZA
Una misura preventiva, di trasparenza, voluta per controllare
meglio l'attività e la gestione delle strutture caritative del Vicariato. La seconda ispezione è partita tre anni dopo, nel 2013. Anche
in questo caso fu passato a setaccio tutto. «A conclusione della visita si accertò che la natura canonica dell'arciconfraternita e le
Il palazzo Lateranense, sede del vicariato di Roma
sue finalità statutarie non giustificavano l'attività svolta dall'ente
ecclesiastico» si legge nel comunicato del Vicariato, che tradotto
significa che tutte le attività sociali fino a quel momento portate avanti dovevano terminare,
perché l'ente non possedeva le
caratteristiche di una impresa
sociale, ma solo quelle di una realtà di tipo spirituale. Insomma,
preghiere ma non affari. Dai documenti analizzati risultò chiaro
che l'arciconfraternita per «l'
espletamento dele convenzioni
sottoscritte aveva utilizzato lo
strumento del sub appalto a favore di cooperative sociali con
personale delle stesse, contravvenendo alle norme di legge». Il
cardinale Vallini si dimostrò inflessibile. «Adesso basta». E così
il Vicariato ribadì le interdizioni
di tre anni prima, aggiungendo
anche «il divieto di firmare nuove convenzioni e accreditamenti» con la pubblica amministrazione. Nel Palazzo del Vicariato
c'è chi ha la memoria lunga e
rammenta di quando il cardinale, a proposito della gestione degli immigrati e dei rom, manifestò apertamente ai sindaci, prima ad Alemanno e, successivamente a Marino, i suoi timori
sull'efficacia delle politiche relative all'accoglienza. Monsignor
Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma, commenta con
amarezza e parla di politiche
sbagliate, di meccanismi che sono saltati. «Il fatto è che ci vuole
una progettualità che in materia
non esiste». E poi a Roma tante
cose accadono «perché ci troviamo di fronte a istituzioni che
non collaborano e non dialogano».
Franca Giansoldati
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Mercoledì 10
Dicembre 2014
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La prima
Note in via Sistina
per vip e bambini
«Tutti insieme
appassionatamente»
Tendenze
Krav maga
l’autodifesa
che conquista
le donne
Premio personalità
Cinema, sport
medicina:
che spettacolo
per l’Europa
Rinaudo a pag. 50
Scenna a pag. 51
Di Forti a pag. 50
Inchiesta sugli atti
del Campidoglio
Il prefetto: rigore
Trasporti. Frecciargento dal 14 dicembre
Paura nella scuola materna
“Montezemolo”, al Serafico, vicino all’Eur, dopo la morte per
meningite di un alunno di cinque anni. Circa sessanta bambini, quelli che hanno avuto
più contatti con il compagno,
sono stati sottoposti a terapia
antibiotica preventiva. Ieri ci
sono stati i funerali del piccolo
e le famiglie oscillavano tra paura, dolore e rabbia. «Dalla Asl
di zona - è la denuncia - nessuna notizia». I dirigenti scolastici: «L’asilo è stato disinfestato,
non c’è alcun pericolo». Oggi la
riapertura. Un secondo caso in
un istituto superiore del Collatino. Lo studente è già guarito.
Arnaldi a pag. 46
Pecoraro: sciogliere il Comune per mafia sarebbe un’onta
Marino: se ci sono altri colpevoli vadano subito in carcere
`
Saranno tre ispettori a verificare la regolarità degli appalti in
Campidoglio. La decisione del
Viminale è stata comunicata ieri dal prefetto Pecoraro al sindaco Marino: ora ci saranno
tre mesi di tempo, prorogabili
per altri tre, per le ispezioni negli uffici comunali. Per il prefetto, «questa è già un’onta per il
Paese, lo scioglimento per mafia sarebbe una vergogna, spero proprio che non ce ne sia bisogno».
Rossi a pag. 38
Il caso
Commissariata la cooperativa di Buzzi
la Procura ha nominato un nuovo Cda
Imprenditore vicino a Carminati voleva il Duke’s e il Prime
`
Gli uomini del “Cecato” con le
mani in pasta ovunque. Volevano
prendersi Roma, dagli appalti immobiliari, al traffico di droga, fino al business dei ristoranti di
lusso. L’imprenditore Stefano
Massimi, legato a Carminati, voleva la gestione di due locali di grido ai Parioli, il Duke’s e il Prime,
utilizzando denaro «illecito».
Allegri a pag. 43
Piazza Vittorio
gli immigrati
assalgono
i carabinieri
L’impero della Cooperativa 29
Giugno non è più controllato da
Buzzi, ora in carcere. La 29 Giugno, ma anche il Consorzio Eriches 29, da ieri hanno un nuovo
Cda. Sono commissariate.
Evangelisti a pag. 39
La dolce vita in mano ai clan
nel mirino i locali dei Parioli
L’annuncio
Il provvedimento
«Basta campi rom»
il sindaco riscrive
il piano sui nomadi
La Regione blocca
l’appalto sospetto
da sessanta milioni
Marani a pag. 41
a pag. 40
Meningite,
un altro caso:
antibiotici
per 60 bimbi
In treno all’aeroporto
arriva l’Alta velocità
Dal 14 dicembre l’aeroporto di
Fiumicino, già raggiungibile
con il Leonardo Express dalla
stazione Termini, accoglierà anche i treni veloci della Frecciargento. Nello specifico, quattro
corse, due in arrivo e due in partenza, collegheranno il principale scalo della Capitale con Venezia, Padova, Bologna e Firenze.
Mozzetti a pag. 44
Atac
Nuovi biglietti
da 72 ore
per fare cassa
a pag. 45
Doveva essere un controllo
di routine nella zona più
multietnica della città, piazza Vittorio: si è tramutato in
un assalto a calci e pugni
contro i carabinieri. Quattro
gli stranieri fermati. Otto il
bilancio dei carabinieri rimasti lievemente feriti e ricorsi
alle cure dei medici del San
Giovanni.
Gambardella a pag. 47
Raffaella Troili
POLIAMBULATORIO
DIAGNOSTICA STRUMENTALE
VISITE SPECIALISTICHE
Orario di apertura
Il Centro Medico Michelangelo
è aperto dal Lunedì al Venerdì
dalle ore 08:00 alle ore 20:00
con orario continuato.
Il Sabato è aperto solo la mattina,
dalle ore 08:00 alle ore 13:00.
Centro Medico Michelangelo 16,
Via Mario Musco
Scala D - 00147 Roma
Tel. 06.54.06.300
fax 06.54.07.892
www.centromedicomichelangelo.it
Buongiorno! Oggi al bar c’è il «caffè sospeso»
Vieni ti faccio un caffè...
è come dire a un amico
ti voglio bene
Antonella Cancellieri
A
Roma? «Paga il secondo, quello che sta dietro semmai». Il
barista disincantato ti risponde così, altro che caffè, pane e
pizze sospese. E se invece ricominciassimo da una data, da una tazzina calda di caffè? E se poi continuassimo anche domani e dopo,
gli altri giorni, quando capita, a offrirne uno non all’amico, al conoscente, a chi ci ha fatto in favore,
ma allo sconosciuto mister x che
arriverà dopo e che sta peggio di
noi, tanto da centellinare le entrate al bar. Oggi è la Giornata del caffè sospeso, istituita nel 2011 in concomitanza con la giornata internazionale dei diritti umani. L’intento
era rilanciare l’antica tradizione
partenopea nei bar d’Italia. La moda si è diffusa anche in Europa, ma
a Roma, diciamolo, non hanno fatto a cazzotti: i locali che hanno
aderito si contano sulle dita di una
mano, le crisi individuali hanno
definitivamente seppellito la solidarietà verso i più deboli, ci ha
messo del suo anche quel sentimento egoistico, quel magna magna per cui se ti offro un caffè è
perché mi stai simpatico, mi hai
fatto un favore o me lo farai. Lasciare un caffè sospeso, già comprato, genericamente alla cassa,
per chi non può permetterselo, rischia di essere una generosità che
fa vergognare… eppure no, nelle
piazze popolari, in silenzio sta
prendendo piede, dicono anche a
Roma, qualcuno lascia pagato caffè o altro, magari solo perché non
sa come sdebitarsi. «C’è un pagato?», «c’è un sospeso?». Che poi
quanti l’han capito davvero, che
nel tendere la mano agli altri si va
in cerca di affetto, comprensione,
si fa del bene anche a noi?.
[email protected]
IN UMBRIA A NATALE CON LE
FOTO DI STEVE M c CURRY
E MOLTO ALTRO ANCORA...
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Cronaca di Roma
Inchiesta sugli atti
del Campidoglio
Marino: «Pulizia»
Intesa nel vertice sindaco-prefetto: «Ispezioni sugli appalti»
Task force con 3 commissari (anche dal Mef) e forze dell’ordine
`
L’INCONTRO
Tre funzionari delegati dal prefetto, tra cui probabilmente un
rappresentante del ministero
dell’Economia, coadiuvati da un
nucleo di esperti appartenenti alle forze dell’ordine. Prefetto e
sindaco seppelliscono l’ascia di
guerra, dopo le ultime polemiche, e stringono un patto antimafia, con la benedizione del Viminale, per riportare legalità e trasparenza negli uffici dell’amministrazione capitolina. Entrambi
evitano ogni possibile spunto di
polemica: «La mia scorta? Non
ne abbiamo parlato», dice Ignazio Marino. «Avevamo argomenti più importanti di cui parlare»,
si accoda Giuseppe Pecoraro. Gli
ispettori a breve faranno visita a
Palazzo Senatorio - probabilmente già dall’inizio della prossima settimana - per verificare la
sussistenza di condizionamenti
criminali sul Comune. E ci vorranno mesi per il verdetto finale.
LE VERIFICHE
La strada delle ispezioni prefettizie sarà percorsa anche nell’hinterland, nei Comuni dove la presunta cupola aveva legami più
stretti: Sant’Oreste, Morlupo, Sacrofano e Castelnuovo di Porto.
3
I mesi previsti
per le ispezioni
in Campidoglio,
rinnovabili per altri tre
«Auspico fortemente che l’azione del prefetto sia la più incisiva
possibile, in modo che se ci sono
altre persone che devono andare
in prigione ci vengano portate al
più presto - sottolinea l’inquilino
del Campidoglio - In questi ultimi giorni ci sono state diverse
conversazioni telefoniche tra me
e i ministro Alfano e tra quest’ultimo e il prefetto. Abbiamo pensato che a garanzia della città
serva un’azione simile, ma più
approfondita, a quella che io
chiesi al ministero dell’Economia appena mi ero insediato,
chiedendo che i suoi ispettori venissero in Campidoglio a controllare tutti gli aspetti contabili dei
cinque anni precedenti». La
task-force di commissari potrebbe essere quindi formata da un
prefetto e un vice prefetto, esperti in appalti, e un funzionario del
Mef.
I TEMPI
L’iter degli accertamenti potreb-
La proposta
«I consiglieri capitolini
si dimettano in massa»
«In consiglio comunale non c’è
più il clima giusto per fare
politica, non riesci più a fidarti di
nessuno: sto riflettendo, anche
con altri colleghi di maggioranza
e opposizione, se dare un segnale
dimettendoci in blocco, come
atto di maturità». Gigi De Palo,
consigliere comunale ed ex
assessore capitolino alla
famiglia, avanzerà questa
proposta questa mattina, nella
riunione dei capigruppo che
dovrà convocare l’assemblea
capitolina per domani: sarà il
primo consiglio dopo la bufera
dell’inchiesta Mafia Capitale e la
rissa durante le votazioni per il
nuovo ufficio di presidenza, alle
quali l’opposizione non ha
partecipato.
Fa.Ro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
AZIENDA OSPEDALIERA
COMPLESSO OSPEDALIERO
SAN GIOVANNI – ADDOLORATA
ESTRATTO DEL BANDO DI GARA N.11 2014
Procedura ristretta In esecuzione alla deliberazione
n. 776/DG del 07/11/2014 l’Azienda INDICE
PROCEDURA RISTRETTA ai sensi del D.LVo 163/206 e
s.m.i. - COLLE, CERE E MEDICAZIONI EMOSTATICHE
- fornitura di durata biennale LOTTI N.9 INDIVISIBILI –
importo annuale a base d’asta Euro 202.024,00 IVA esclusa –
importo biennale a base d’asta Euro 404.048,00 IVA esclusa
INDIZIONE. Le domande di partecipazione, che comunque
non vincolano l’Azienda, redatte, pena l’esclusione dalla gara
stessa, in conformità a quanto previsto nel bando di gara
integrale, dovranno pervenire entro e non oltre le ore 12.00
del giorno 09/01/2015 al seguente indirizzo “COMPLESSO
OSPEDALIERO SAN GIOVANNI, ADDOLORATA UFFICIO PROTOCOLLO - Via dell’Amba Aradam,9 00184 ROMA - ITALIA - in busta chiusa, sulla quale dovrà
essere apposta la dizione “domanda di partecipazione
alla gara di cui al bando n. 11 2014”. Il testo integrale
del bando di gara, e la documentazione complementare
di gara e il fac-simile della domanda di partecipazione
saranno disponibili dal giorno della pubblicazione
del bando all’indirizzo informatico sul sito aziendale
www.hsangiovanni.roma.it nell’apposita sezione INFO
Bandi e gare.
Per informazioni: UOC APPROVVIGIONAMENTI –
tel. 06-77053269; fax 06-77053301
IL DIRETTORE GENERALE (Dott.ssa I. COIRO)
ATAC S.P.A. Azienda per la mobilità
di Roma Capitale
www.atac.roma.it
Sede Legale: Via Prenestina, 45 - 00176 – Roma
Partita IVA: 06341981006
AVVISO DI ESITO PER ESTRATTO N. 68/2014
Si informa che sulla Gazzetta Ufficiale dellʼUnione
Europea, sul Foglio Inserzioni della Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Italiana n. 141 del
10/12/2014, parte V, è pubblicato lʼavviso di gara
esperita relativo alla Procedura ristretta plurima ai
sensi del D.Lgs. n. 163/06, per lʼattività di manutenzione preventiva, correttiva ed evolutiva dei sottosistemi TCZ della linea metropolitana “Metro C”, per la
durata di 2 anni con opzione di proroga per ulteriori
4 mesi, esperita con il sistema dell'e-Procurement.
CIG 5882782148. Il suddetto avviso sarà pubblicato
sul sito informatico del Ministero delle Infrastrutture,
sul sito dellʼOsservatorio dal 10/12/2014 e sul sito internet www.atac.roma.it nella sezione “Gare e Albo
Fornitori” e sullʼAlbo Pretorio del Comune di Roma.
ATAC S.P.A. - STRUTTURA ACQUISTI
IL RESPONSABILE: Sabrina BIANCO
COMANDO GENERALE DELLA GUARDIA
DI FINANZA
l Reparto
AVVISO RELATIVO AGLI APPALTI AGGIUDICATI
Si rende noto che, in data 07/11/2014 è stata aggiudicata, in favore del costituendo R.T.I. "Adecco Formazione S.r.l. mandataria)/Eulab Consulting S.r.l.
(mandante)/British lnstitute Salario (mandante)", la
fornitura di servizi di formazione linguistica in favore
dei militari della Guardia di Finanza impiegati in attività
operativa di controllo dei confini e dei flussi migratori,
sostenuto con le risorse finanziarie messe a diposizione dal Fondo Europeo per le Frontiere Esterne
"2007-2013" del Programma Annuale 2013 - Azione
6.5.1., a seguito di gara aperta col criterio dell'offerta
economicamente più vantaggiosa. Per notizie più dettagliate e complete, si rinvia all'apposito avviso relativo agli appalti aggiudicati pubblicato nella G.U.R.I.V Serie Speciale "Contratti Pubblici” - n. 135 del
24/11/2014, nella G.U.U.E. n. S221 in data
15/11/2014 e sui siti informatici www.qdf.gov.it e
www.serviziocontrattipubblici.it.
IL REFERENTE DI AZIONE (Gen. B. Francesco MATTANA)
be proseguire per alcuni mesi,
secondo i tempi previsti dall’articolo 143 del testo unico sugli Enti
locali. È infatti previsto che il
prefetto nomini ora una commissione d’indagine, composta da
tre funzionari della pubblica amministrazione, attraverso la quale eserciterà i poteri di accesso e
di accertamento di cui è titolare
per delega del ministro dell’Interno. Entro tre mesi dalla data
di accesso, rinnovabili una volta
per un ulteriore periodo massimo di tre mesi, la commissione
terminerà gli accertamenti e
consegnerà al prefetto le proprie
conclusioni. Nel giro di 45 giorni
dal deposito delle osservazioni
della commissione d’indagine, il
prefetto invierà al ministro una
relazione nella quale si dà conto
dell’eventuale sussistenza dei
condizionamenti mafiosi sull’ente. Nella relazione verranno indicati gli appalti, i contratti e i servizi interessati dai fenomeni di
compromissione o interferenza
con la criminalità organizzata o
comunque connotati da condizionamenti o da una condotta
antigiuridica.
LE CONCLUSIONI
L’eventuale scioglimento del Comune è quindi disposto con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del ministro
dell’interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri entro tre mesi dalla trasmissione
della relazione. Nel caso in cui
non sussistano i presupposti per
lo scioglimento o l’adozione di altri provvedimenti, il ministro,
entro tre mesi dalla trasmissione
della relazione, emana comunque un decreto di conclusione
del procedimento in cui dà conto
degli esiti dell’attività di accertamento.
Fabio Rossi
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FEDERAZIONE ITALIANA GOLF
Viale Tiziano, 74 Roma
ESITO DI GARA - CIG 5858540C23
Questa Federazione ha aggiudicato la procedura aperta per i
servizi assicurativi riguardanti la copertura infortuni e R.C.G. a
favore della Federazione Italiana Golf, dei suoi Organi centrali
e periferici, delle Società sportive e Associazioni affiliate ed aggregate, dei suoi tesserati. Data di aggiudicazione: 03/11/2014;
n. offerte ricevute: 6; Aggiudicatario: Società Reale Mutua di
Assicurazioni; importo di aggiudicazione: € 362.212,00 annui
(per tre anni). Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito federale www.federgolf.it
IL DIRIGENTE RESPONSABILE - Dott. Stefano Manca
Radiotelevisione Italiana Spa
Viale Mazzini,14 - 00195 Roma
ERRATA CORRIGE
ESTRATTO DI BANDO DI GARA
Oggetto: Fornitura di Apparati di
Visione ed Accessori Video per le
scenografie degli Studi TG
Regionali.
Tipo di procedura: aperta
Criterio di aggiudicazione: prezzo
piu basso
Importo totale dell’appalto:
995.660, I.V.A. esclusa.
Condizioni di partecipazione:
Specificate nel Bando.
Le offerte devono essere presentate entro il 14/01/2015 ore 12:00.
Il Bando e stato trasmesso alla
G.U.U.E. il 25/11/2014.
La documentazione di gara e disponibile sul profilo committente
www.fornitori.rai.it o puo essere
richiesta e
ritirata, p r e vio appuntamento inviando un fax
ai punti di contatto indicati in bando,
nei giorni feriali dalle ore 10:00 alle
ore 13:00, presso la Direzione
Acquisti in Via Pasubio 7 Roma.
La Direzione Acquisti
L’ingresso di Palazzo Senatorio, sede del Comune: pochi giorni fa le perquisizioni dei carabinieri
Intervista Giuseppe Pecoraro
«È l’ora del rigore, ma sciogliere
il Comune un’onta per il Paese»
Il lavoro degli ispettori in Campidoglio sarà «accurato e rigoroso», come chiesto dallo stesso
Ignazio Marino. Ma il prefetto
Giuseppe Pecoraro si augura che
non si debba arrivare alla soluzione estrema, lo scioglimento
dell’amministrazione capitolina
per infiltrazioni mafiose, anche
perché, «sarebbe un’onta per
l’immagine dell’intero Paese».
Pecoraro, dopo l’incontro di ieri
pomeriggio con il sindaco, è ben
conscio della vastità e della delicatezza del compito che aspetta i
tre funzionari che saranno nominati per l’accesso agli atti a Palazzo Senatorio.
Prefetto, quale compito assegnerà ai tre ispettori?
«Dobbiamo
riscontrare
la
pervasività del fenomeno, sul
quale sta indagando la procura,
e vedere se vi siano ancora lati
oscuri».
Che tipo di atti saranno messi
sotto osservazione?
«Soprattutto gli appalti: in particolar modo dobbiamo verificare
come funzionano gli uffici preposti e come vengono costruiti i capitolati per i bandi di gara».
C’è qualche settore su cui vi
soffermerete con maggiore attenzione?
«Sarà un ispezione a 360 gradi,
molto complessa perché interesserà i dipartimenti ma anche i
municipi: ci attende una mole di
lavoro molto vasta, viste le dimensioni della città e della sua
IL PREFETTO:
«LA COMMISSIONE
SCOPRIRÀ SE CI SONO
ANCORA LATI OSCURI
CHE CONDIZIONANO
L’AMMINISTRAZIONE»
amministrazione».
Chi saranno gli ispettori?
«Saranno nominati un prefetto,
un vice prefetto e un esperto di
contabilità pubblica, che potrebbe anche essere del ministero
dell’Economia. Il loro compito
non sarà svolgere indagini penali, che competono alla magistratura, ma di capire quanto i comportamenti illeciti emersi nell’inchiesta condizionino l’attività
amministrativa».
Ma cosa succederebbe se dovessero imbattersi in possibili
reati ancora non emersi?
«Ne riferirebbero immediatamente all’autorità giudiziaria».
Cosa le ha chiesto il sindaco
Marino, nell’incontro in Prefettura?
«Il sindaco mi ha assicurato assoluta collaborazione e mi ha
chiesto di agire con il massimo
vigore: ne va anche della sua credibilità».
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Cronaca di Roma
I pm azzerano l’impero di Buzzi
nuovo cda per la coop 29 giugno
Il tribunale commissaria la rete di società `I vertici del gruppo nominati dai giudici
che fa capo al braccio destro di Carminati continuerano a gestire i contratti esistenti
`
IL PROVVEDIMENTO
in essere».
L’impero della Cooperativa 29
Giugno non è più controllato da
Salvatore Buzzi. L’uomo, accusato di associazione a delinquere di
stampo mafioso, per due decenni
protagonista della cooperazione
rossa ma secondo l’accusa socio
in affari del boss Massimo Carminati, da ieri non ha alcun potere
decisionale nella rete di società
che aveva costruito. Un impero
che nel 2013 ha fatturato quasi 60
milioni di euro.
Questo provvedimento che va a
nominare degli amministratori
giudiziari rende a questo punto
non necessaria un’altra misura,
quello dell’interdittiva per mafia,
simile a quella che il prefetto Giuseppe Pecoraro firmò (ma fu poi
L’INTERDITTIVA
annullata dal Tar) per il gruppo
Colari dopo l’arresto di Manlio
Cerroni. Il gruppo che gira attorno alla 29 Giugno gestisce appalti
milionari a Roma (ma non solo):
per Ama, ad esempio, si occupa
di una quota del 10% della raccolta del multimateriale nella differenziata, e della pulizia delle foglie; per il Campidoglio, ad esem-
IL CAMBIO
Il prefetto di Roma
Giuseppe Pecoraro
Quanto durerà il lavoro degli
ispettori?
«Almeno tre mesi, eventualmente prorogabili per altri tre. Ripeto, si tratta di un impegno molto
complesso, tra amministrazione
centrale e municipi, che dobbiamo affrontare con la massima serenità».
Quando si insedieranno gli
ispettori in Campidoglio?
«Il tempo di ratificare le nomine
e poi, penso all’inizio della prossima settimana, potranno iniziare le verifiche».
Un’occasione per rasserenare
i rapporti con Marino, dopo le
polemiche a distanza degli ultimi mesi?
«Nessuna polemica, l’unico caso
di divergenza tra me e il sindaco
è stata la trascrizione dei matrimoni gay celebrati all’estero. Per
il resto c’è sempre stata massima
collaborazione: non c’è bisogno
di sentirsi tutti i giorni per lavorare insieme».
È immaginabile uno scioglimento del Comune di Roma
per infiltrazioni mafiose?
«No, per ora non ne parliamo ma
mi auguro proprio di no: sarebbe una vergogna per l’immagine
dell’intero Paese sciogliere per
mafia il governo cittadino della
Capitale. Già è un’onta fare questi accertamenti a Roma, ma c’è
l’ordinamento che lo prevede e
ce lo chiede».
Ci saranno interdittive antimafia per le cooperative coinvolte
nell’inchiesta?
«Quasi tutte le cooperative coinvolte saranno poste in amministrazione giudiziaria, con sospensione della liberatoria».
Quindi?
«Potranno continuare a lavorare, anche per garantire l’occupazione e i servizi erogati, ma sottoposti al controllo degli amministratori giudiziari».
Fa.Ro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La 29 Giugno, così come il Consorzio Eriches 29, da ieri hanno
un nuovo consiglio di amministrazione, nominato dal Tribunale. L’obiettivo di quello che, semplificando, può essere definito un
commissariamento, è consentire
alle due cooperative di continuare l’attività, salvaguardando da
una parte i posti di lavoro di circa
1.200 dipendenti, dall’altra alcuni
servizi pubblici essenziali, come
la raccolta differenziata dei rifiuti
e la gestione dei centri di accoglienza. Però l’intervento del tribunale mette un punto fermo alla
possibilità che Mafia Capitale - se
sarà dimostrata la tesi dell’accusa - possa continuare a macinare
profitti milionari illeciti, frutto
dell’intimidazione e della corruzione di funzionari pubblici e politici.
Il nuovo consiglio di amministrazione della 29 Giugno e dell’Eriches 29 (che di fatto controllano
in totale 12 società, a cui si aggiungono sei partecipazioni) è così
composto: il presidente con deleghe è Flaviano Bruno; gli altri tre
consiglieri sono Claudia Capuano, Davide Franco e Paolo Lupi.
Ieri, come primo provvedimento,
hanno diffuso un comunicato
con cui spiegano: «La nomina del
nuovo organo amministrativo è
stata effettuata con provvedimento del giudice Guglielmo Muntoni con il quale si è autorizzata la
sostituzione degli organi amministrativi e la prosecuzione dell’attività ordinaria con il mantenimento di tutti i rapporti contrattuali
pio, ha la gestione di 4 campi nomadi, di centri per richiedenti asili, della manutenzione del verde
pubblico per il servizio giardini.
Il consorzio Eriches dal Comune di Roma ha l’appalto del servizio di emergenza alloggiativa, di
9 centri di accoglienza in tutta la
provincia, 5 addirittura in rapporto diretto con la Prefettura. A luglio cooperative satelliti erano in
lizza per incamerare tramite il
Consorzio nazionale servizi l’appalto da 48 milioni per la pulizia
delle scuole, fino ad allora gestito
dalla Multiservizi. Operazione
saltata dopo le proteste dei lavoratori di quest’ultima.
INTERCAPEDINE
Il sindaco Ignazio Marino, mentre l’Autorità anti corruzione sta
passando al setaccio tutti gli appalti, spiega: «Bisogna mettere
una intercapedine tra noi e queste cooperative». Il meccanismo
prevede che i soldi incassati siano
usati solo per pagare i dipendenti
e i fornitori. L’impero, per ora,
non colpisce più.
Mauro Evangelisti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il nuovo Cda
«Lavoreremo per evitare disservizi alla città»
Si chiama Davide Franco,
commercialista, 52 anni, da 24
consulente tecnico e perito in
materia contabile, societaria e
fiscale e amministratore
giudiziario. Da ieri, su
indicazione del tribunale, è nel
consiglio di amministrazione
della Cooperativa 29 Giugno e
della Eriches 29. «La finalità del
nostro operato - spiega - è
evitare disservizi, anche per i
servizi pubblici che queste
cooperative garantiscono. Ma
anche tutelare i dipendenti e il
loro futuro». Proprio i
lavoratori della 29 giugno nei
giorni scorsi hanno diffuso un
comunicato con il quale
spiegavano: «Noi non siamo
mafiosi. Lavoriamo nei vari
appalti dei settori di
manutenzione, portinerie,
verde pubblico, pulizie,
assistenza e centri di
accoglienza, per conto di tanti
organi pubblici e istituzionali
come Comune di Roma,
Ministero dell’Interno,
Università, Regione». «Ecco aggiunge Franco - noi
opereremo, su indicazione del
tribunale, perché l’attività di
queste cooperative prosegua
normalmente, perché i
contratti in essere vengano
rispettati. Teniamo conto che
tra i dipendenti sono
rappresentate anche categorie
svantaggiate e protette che
dunque vanno tutelate». Non
c’è il rischio che in questo
modo non si spezzi il legame
con l’associazione di stampo
mafioso che emerge
dall’ipotesi investigativa della
procura della Repubblica? «Ciò
che la 29 Giugno incasserà sarà
utilizzato esclusivamente per
pagare il personale e rispettare
gli impegni con i creditori. I
profitti non saranno
distribuiti. Sarà garantita
l’ordinaria amministrazione e
dunque l’attività proseguirà,
evitando che vi siano
disservizi». La nomina degli
amministratori giudiziari ha
reso così superfluo il ricorso
alla misura dell’interdittiva
per mafia, uno strumento che
si utilizza per le società
indagate per questo tipo di
reato che non possono avere
rapporti con gli enti pubblici.
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Cronaca di Roma
«Roba da 60 milioni»
la Regione blocca
l’appalto nel mirino
`Carminati e soci stavano cercando il modo di mettere le mani
sul servizio regionale di prenotazione delle visite ospedaliere
L’ALLARME
«Parlamo de 60 milioni di roba,
non è che stamo a parlà de...». Il
boss Carminati si era ingolosito.
Nelle intercettazioni, dialogando con Buzzi e Guarany (i vertici
della Cooperativa 29 giugno), stava tracciando la strategia per
mettere le mani su un appalto assai ricco della Regione. A cosa si
riferiva? Nei giorni scorsi Zingaretti ha sospeso l’aggiudicazione
di tutte le gare, ha disposto una
indagine interna e ieri ha spiegato di avere individuato la famosa
gara da 60 milioni. E’ quella per
la gestione del Cup (il call center
per le prenotazioni di esami e visite mediche), per quindici anni
affidato, anche in proroga, alla
Capodarco.
LA STORIA
Zingaretti, dopo il suo insediamento, decide di indire una gara;
il bando viene pubblicato il 5
marzo con scadenza per presentare le proposte il 23 maggio. È
divisa in quattro lotti e per uno di
questi, da sette milioni, è emerso
il problema: è stata avanzata una
proposta proprio dalla Cooperativa 29 Giugno, all’interno di una
ati (associazione temporanea di
impresa). Non solo: nella commissione aggiudicatrice c’era an-
che Angelo Scozzafava, direttore
del dipartimento Promozione
dei Servizi Sociali e della salute
del Comune di Roma con Alemanno, quando presiedeva al
controllo dei lavori per il campo
nomadi di Castel Romano. Proveniva dall’ospedale Sant’Andrea e, finita la sua esperienza in
Comune, il 24 settembre del 2013
lì è tornato dove è stato nominato responsabile della prevenzione della corruzione. E’ indagato
nell’inchiesta su Mafia Capitale
per associazione di tipo mafioso
ZINGARETTI: «NESSUNA
DELLE DICIOTTO GARE
DA OLTRE 3 MILIARDI
È ANDATA ALLE SOCIETÀ
CHE SONO FINITE
SOTTO INCHIESTA»
Gli uffici della Regione
e corruzione aggravata. Insomma, troppi campanelli d’allarme, per questo ieri Zingaretti ha
annullato la gara. «Riguardo all'
appalto di 60 milioni di euro per
l'acquisto del Servizio Cup per le
Aziende Sanitarie della Regione
Lazio, citato nelle intercettazioni messe agli atti delle indagini
come oggetto di attenzione da
parte di società inquisite - spiega
il governatore - questa gara non
è stata ancora aggiudicata, in
quanto non sono ancora state
completate le operazioni di valutazione da parte della commissione. In considerazione del fatto che fattori esterni all'Amministrazione avrebbero potuto ingenerare dubbi sulla trasparenza
o, peggio, prefigurare tentativi di
infiltrazione mafiosa, la direttrice della Centrale Acquisti ha disposto la revoca immediata della
gara». Aggiunge Zingaretti: «Dai
primi risultati delle verifiche effettuate sulle gare della Regione
emerge che, per quanto riguarda
la Centrale Unica degli Acquisti,
dal maggio 2013 sono state bandite 18 gare per un importo complessivo di circa 3 miliardi di euro e che nessuna di esse è stata
aggiudicata a una delle società
attualmente sottoposte a indagini».
Mauro Evangelisti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sorvegliato speciale l’appalto per la prenotazione delle visite mediche ospedaliere
«Una casa per i favori di Scozzafava»
IL CASO
Per la cricca di Carminati, Angelo
Scozzafava, rigido direttore del
quinto dipartimento Promozione
dei Servizi Sociali e della salute del
Comune di Roma, nel 2012 incaricato di seguire i lavori per il campo
nomadi di Castel Romano, era
semplicemente “Scozzi”. Un funzionario che loro ritenevano di fiducia e quindi da tenere a busta
paga. Salvatore Buzzi, il re delle cooperative, che regalando benefici
e bustarelle, ha creato un regno,
per Scozzi allora aveva pensato a
un appartamento. I carabinieri del
Ros più tecnicamente, in una informativa finita nella maxi-inchiesta «Mondo di mezzo» parlano
«dell'ipotesi di una remunerazio-
ne dell'attività funzionale di Scozzafava da parte di gruppo criminale con la promessa dell'assegnazione di un appartamento in una cooperativa». Buzzi ne parla col suo
commercialista di fiducia, Paolo
Di Ninno (finito pure lui in carcere
dietro al patron): «Devi trovare
una cosa piccola che per 130.000
euro lui...». Scozzafava, finito sotto
inchiesta per associazione di tipo
IL PM: «DOPO LE PRIME
RESISTENZE IL DIRETTORE
DEI SERVIZI SOCIALI
DIVENTA COLLABORATIVO
CON BUZZI CHE RICAMBIA
CON REGALIE»
mafioso e corruzione aggravata,
andava ricompensato. E allora
Buzzi ne parla pure con Carminati:
«Io sono andato pure da Scozzi...Gli ho detto: Scozzi, perché mi
cachi il cazzo?...Amico tuo...Pe paga' a Scozzi capito? Gli davamo
l'appartamento». I rapporti all'inizio infatti erano conflittuali, ma
via via si trasformano in una sorta
di collaborazione. Il gip Flavia Costantini a proposito scrive: «Eloquente dimostrazione di tale approccio sono quelle conversazioni
tra Scozzafava e Buzzi nelle quali il
primo si fa promotore di attività a
favore del gruppo; suggerisce strategie di recupero di disponibilità finanziarie; promette interventi nella sua qualità funzionale».
Adelaide Pierucci
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Cronaca di Roma
«Campi rom, stop alle speculazioni»
`Il sindaco intende superare definitivamente il sistema
`La risposta del Campidoglio alle dichiarazioni di Buzzi sui
delle baraccopoli con politiche abitative e autocostruzioni guadagni con i nomadi: «Nessuno potrà lucrare sui disagi»
Avevano ragione gli uomini del
boss Carminati intercettati dai Ros
a dire che con «immigrati e rom si
guadagna meglio che con la cocaina». Parole di Salvatore Buzzi, a capo della cooperativa 29 giugno. Dopo che la Procura ha scoperchiato
la cupola di malaffare nell’inchiesta “Mondo di mezzo”, se ne è accorto pure il Comune di Roma. E il
sindaco Ignazio Marino (che a dire
il vero aveva già parlato di un’inversione di rotta dopo la sollevazione di Tor Sapienza) assicura:
«Chiuderemo i campi rom, è finita
la stagione dell’emergenza. Non
permetteremo più a nessuno di lucrare sul disagio, sulla paura e la
povertà. Anche l’Europa che ha
prefigurato una violazione sistematica dei diritti, ce lo chiede». Il
Campidoglio sta studiando un piano ad hoc.
BEST HOUSE ROM
Il primo cittadino lo ha messo nero
su bianco inviando una lettera agli
organizzatori del concerto “Roma
suona rom” che si è tenuto l’altra
sera all’Auditorium. «L’inchiesta
della Procura - scrive il chirurgo
dem - sta portando alla luce una realtà sconvolgente. Tuttavia le indagini confermano che questa amministrazione ha rappresentato un
ostacolo (...). Conferma che oggi ci
spinge ad andare avanti con forza
e convinzione sulla strada del cambiamento. E il cambiamento deve
riguardare anche le politiche dell’accoglienza e la gestione dei campi rom dove il malaffare si è annidato traendo i maggiori guadagni». Marino ha, quindi, esortato il
presidente dell’Associazione 21 luglio (no profit che si occupa di comunità rom e sinte) Carlo Stasolla
e il consigliere comunale della Lista Civica Marino, Riccardo Magi,
a interrompere lo sciopero della fame iniziato il 30 novembre per
chiedere un cambio radicale nelle
politiche del welfare. Marino ha
promesso che andrà presto in visita al Best House Rom di via Visso,
centro di raccolta temporanea dei
rom sgomberati dai campi abusivi,
diventato l’emblema della lotta di
Stasollo e Magi. «Si tratta - spiega
Magi - di un ex magazzino privo di
abitabilità, con stanze senza finestre, messo in piedi in fretta e furia
nel 2012 per ospitare i rom in via
temporanea. Ma siccome non esistono politiche per favorirne l’uscita, lì le comunità sono rimaste. E di
recente, si sono aggiunte altre provenienti dagli sgomberi della Cesarina e di Quintiliani. In tutto 350
ospiti, per metà bambini». E il business, anche qui, è garantito. «Se a
Roma per la gestione dei campi
rom sono stati spesi nel 2013 trenta
milioni di euro, la più larga fetta
per le strutture di Castel Romano e
La Barbuta - continua Magi - per il
Best House Rom, gestito dalla cooperativa InOpera, il Comune continua a sborsare più di 600 euro a
persona al mese. E di centri come
NEL 2013 SONO STATI
SPESI TRENTA MILIONI
PER L’ASSISTENZA
SENZA PERÒ INCIDERE
SULLA POSSIBILITÀ
DI INTEGRAZIONE
questo ve ne sono altri due». Sui
costi e i paradossi del BHR Magi
aveva presentato un’interrogazione consiliare nei mesi scorsi «a cui
non ho mai ricevuto risposta».
LE STRATEGIE
Marino ha ribadito di voler «lavorare con Magi per superare definitivamente il sistema dei campi
rom». La traccia è segnata da alcune proposte avanzate al sindaco
dalla 21 luglio. Innanzitutto, servirà una rapida ma approfondita indagine conoscitiva sui nuclei ospitati nei campi per capirne le necessità. «Poi - aggiunge Magi - l’utilizzo dei fondi per generare politiche
di inserimento sociale non esclusive, ma fruibili da tutti i romani disagiati. Ci sono famiglie che sarebbero già pronte a uscire e che, per
esempio, potrebbero essere indirizzate a politiche abitative o di autocostruzione, magari anche con
un sostegno all’affitto». Il consigliere ricorda che «dalla Ue ci sono
almeno sei, sette linee di credito disponibili su questo fronte a cui il
Comune, tramite la Regione Lazio,
non ha mai manifestato intenzione di accedere». E verso le quali
«ora comincio a capire anche perché tanta indifferenza».
Alessia Marani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Un campo rom: nel 2013 sono stati speso trenta milioni
INDAGINI CONOSCITIVE
SULLE REALI NECESSITÀ
DEI NUCLEI OSPITATI
NEL PIANO SARANNO
COINVOLTE ALCUNE
COOPERATIVE
Il sospetto
«Fatture per lavori mai
fatti nel XIV municipio»
Sospetti sull’affidamento
diretto di alcuni lavori alla
Cooperativa 29 giugno di
Salvatore Buzzi, braccio
istituzionale del sodalizio
targato Massimo Carminati,
nel XIV Municipio. Sott’accusa
è finito il rifacimento
dell’impianto fognario
eseguito nel marzo 2013
all’interno del Campo nomadi
di via Cesare Lombroso, oltre
ad altri quattro atti tutti datati
29 dicembre 2011 del valore di
100mila euro sempre destinati
a cooperative coinvolte
nell’inchiesta Mondo di Mezzo.
A sollevare i dubbi,
presentando un dossier
consegnato al sindaco, il
presidente del parlamentino
locale, Valerio Barletta. «Ho
fatto una verifica degli atti
soprattutto alla luce
dell’arresto di Claudio
Caldarelli, ex assessore
municipale alle Politiche
Sociali tra il 2008 e il 2013, e
rappresentante legale di una
delle cooperative. L’interesse
di Carminati & Co. nella
gestione dei campi nomadi a
Roma è enorme ed emerge in
più intercettazioni dei
carabinieri del Ros. Il boss lo
spiega a un imprenditore
colluso a proposito della 29
giugno, prospettando
guadagni milionari: «Loro ne
gestiscono quattro».
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