2011.07.01 LIBERO DI LEGGERE

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2011.07.01 LIBERO DI LEGGERE
venerdì 1 luglio 2011
Libero di leggere
laRegioneTicino
25
a cura di Orazio Dotta e Velia Chiesa
L’incipit ‘Quattro ruote sferiche stridono contro il pavimento di linoleum. Fanno un rumore gommoso e metallico al tempo stesso, stentato. Ci vogliono due braccia robuste a tirare e altre due a spingere, due occhi che guardano avanti, sporgendosi di lato, per tenere la rotta.
Navigazione a vista, lungo le corsie’
Per i più grandi
Per i più piccoli
Raccontami una storia speciale di Chitra Banerjee Divakaruni, Einaudi – Nove persone si
trovano casualmente in una sala d’attesa di un
consolato americano. Sono lì per ottenere un visto
per l’India; i motivi che li muovono sono diversi
tra loro, come diverse sono le loro storie. Diversità
che all’improvviso si fondono in un unico destino.
Un terremoto li imprigiona all’interno dello stabile. Paura e sgomento attanagliano il gruppetto.
Tra loro la giovane Uma, studentessa universitaria di origine bengalese, che per stemperare la tensione propone ai
malcapitati di raccontare a turno una storia, una storia speciale accaduta nella loro vita. Tutti hanno un segreto che può essere utile
esternare, anche perché le storie possono essere ‘salvifiche’. «L’acqua stava salendo, se ne resero conto tutti. E sebbene crescesse di livello con grande lentezza, qualcosa nel rumore, come di un risucchio, del
tessuto sotto i piedi innescava spirali di panico nel ventre».
Lo sport per la vita di Luigi Guglielmoni e Fausto Negri,- Ed. San Paolo, dai 10 anni – Lo sport
significa salute e movimento, opportunità di crescita personale e invito ad un rapporto di fiducia
con gli altri; implica impegno costante e obiettivi
lungimiranti, offre gioie e delusioni, nasconde insidie ma introduce consapevolmente alla realtà. Il
modo di comportarsi nel vivo dell’agonismo rivela
il mistero della persona umana nella grandezza
come nei suoi limiti, così il modo con cui la società
vive il fenomeno sportivo lascia trasparire il suo stato di vitalità o di
decadenza. Uno sport praticato come indice di un’esistenza impegnata indipendentemente dai risultati eclatanti è determinante per un
ragazzo, perché per tutti la partita più importante da affrontare e da
vincere è quella della vita! Belle pagine dove trovare il vero ‘credo
sportivo’: testimonianze, insegnamenti ed esempi perché lo sport sa
parlare alle persone con un linguaggio semplice, per dire cose importanti. La vera vittoria ciascuno la ottiene dando il meglio di se stesso.
Buio d’estate di Mons Kallentoft, Editrice Nord, 411 p. – Mentre si sta recando
al cinema in bicicletta, la quindicenne Josefin viene aggredita e violentata nel parco cittadino di Linköping, una città della
Svezia meridionale. La giovane non ricorda nulla dell’aggressione. Pochi giorni
dopo il fatto un ulteriore crimine concorre
ad ingarbugliare il caso. Theresa, un’altra
adolescente da poco scomparsa, viene ritrovata cadavere in riva al lago. Le indagini, coordinate dall’ispettrice Malin Fors, s’indirizzano dapprima su di un gruppo di
extracomunitari per poi concentrarsi, dopo aver stabilito tramite Dna che il presunto colpevole non può essere un uomo, sulla
comunità lesbica del posto. La ricerca della verità è ulteriormente messa alla prova dalle accuse di razzismo che la popolazione rivolge alla polizia. Per venire a capo della faccenda, Malin dovrà
scavare nell’oscuro passato delle vittime e degli indiziati.
Dolceamaro a Bombay di Namita Devidayal,
Neri Pozza, 255 p. – Bimba Kulbhushan, conosciuta con il nome di Mummyji, è una donna
d’affari avida e tenace. Ha consacrato la vita alle
sue attività commerciali, un fabbrica di dolci,
negozi e servizi catering, accantonando una discreta fortuna e sacrificando i rapporti con la famiglia. La sua esistenza è ormai al termine. Al
suo capezzale nell’ospedale in cui si trova ricoverata giungono i quattro figli: Rajan Papa, con problemi finanziari,
una moglie viziata e un figlio adolescente omosessuale; Suman, sposata a un uomo ricco, infelice e schiava degli psicofarmaci; Sunny,
esperto di marketing che ha litigato con il fratello maggiore e tradito la moglie con la segretaria, e la fragile Saroj, che rimpiange la felicità perduta dopo esser stata convinta dalla madre a lasciare il marito caduto in miseria. Con loro ci sono le mogli e i mariti. Nei corridoi dell’ospedale il gruppo di parenti, oltre a dover affrontare una
lunga e per nulla disinteressata attesa, avrà il tempo per riflettere.
L’ultimo testamento della Sacra Bibbia di James Frey, Guanda,
319 p. – Frey è scrittore controverso che ha fatto discutere e arrabbiare non poco i lettori con il suo precedente libro, 5 milioni di copie vendute, dal titolo In un milione di piccoli pezzi (Tea). Il suo nuovo romanzo dal sapore rivoluzionario è probabilmente destinato a suscitare altrettante discussioni. Frey ha dato vita, a suo dire, al terzo tomo della
Sacra Bibbia. In esso ipotizza che il Messia sia tra di noi. Nella fattispecie a New York. Il suo Cristo si fa chiamare Ben. È un personaggio
decisamente smaliziato. Fa l’amore con uomini e donne, pratica l’eutanasia ai morenti e guarisce i malati. Ai vari personaggi con i quali
interagisce è dedicato un capitolo. Tra loro, commesse, senza tetto,
prostitute, poliziotti, gay, preti, e così via. «Cristo non appariva, o non
rendeva nota la sua apparizione, da più di duemila anni. Era un miracolo. Il miracolo più grande. Era ritornato per salvarci e redimerci».
Le figlie perdute della Cina di Xinran,
Longanesi, 242 p. – Testimonianza sconcertante sulla condizione della donna in
Cina e sulla politica di pianificazione delle
nascite che obbliga le famiglie a generare al
massimo un figlio. A farne le spese sono le figlie femmine che vengono uccise o abbandonate in strada, alla stazione, fuori da una
chiesa o da un orfanotrofio con la speranza
di un’adozione in un Paese occidentale. Xinran racconta il passato e il presente di questa situazione, dando voce a molte donne che hanno dovuto assoggettarsi ad essa. La giornalista a Vanity Fair.it ha dichiarato:
«Quando cerco di raccontare ciò che ho visto, molti non riescono a credermi, eppure sono stati i miei occhi a vedere le vasche a due livelli utilizzate per lavare il neonato se maschio, e affogarlo se femmina».
Un calcio in bocca fa miracoli di Marco Presta, Einaudi, 190 p. – «Mi lavo poco, mi rado
una volta alla settimana e giro per il quartiere indossando un cappotto che, dopo la mia prostata, è
la cosa più malridotta che mi porto appresso.
Mangio porcherie di tutti i generi, fumo molto,
scoreggio in ascensore. Scaracchio per strada, ma
solo quando qualcuno mi guarda». Così si presenta l’intrattabile ‘vecchiaccio’ senza nome,
protagonista dell’ironico e divertente romanzo
di Marco Presta. Forte della sua avanzata età, il vegliardo si permette
comportamenti inusuali, osservazioni caustiche e di dare i voti a tutti salvando solo Armando, il suo contraltare. Quest’ultimo è deciso a
far incontrare due giovani del quartiere per farli innamorare. Una
sorta di ultimo atto positivo prima di morire. Il cinico amico è piuttosto irritato dalla faccenda e non lo nasconde. Sviluppi inattesi…
Il confine
invisibile
Parlare di malattia, come fa Elena Loewenthal nel suo ultimo libro La vita è una prova d’orchestra (Einaudi), non è popolare. Il dolore, in genere, fa paura. Il timore di cadere vittima di un incidente
o di una patologia che vada a minare la qualità di vita o addirittura
che porti alla morte è latente nel nostro subconscio. Si cerca di non
pensare a questi eventi con la speranza di non doverli mai affrontare. Forse per questo la società relega inconsapevolmente i malati in
un mondo parallelo a quello dei sani. Un complesso universo fatto
di patimenti, di speranze, di vita e di morte che scorre, lungo un
confine invisibile, contiguo alla vita di tutti i giorni. Un universo di
ammalati che non vive a sé stante, che s’intreccia, volenti o nolenti,
con la normalità di chi malato non è. Sono due facce di un’unica
medaglia che compongono la nostra esistenza.
La scrittrice torinese – premio Grinzane Cavour con il romanzo verità Lo strappo dell’anima – per più di un anno ha frequentato gli ospedali nei panni della volontaria. Si è immedesimata con
le persone incontrate in questa particolare esperienza, le ha
ascoltate e osservate rispecchiandosi in esse: «È stata un’esperienza forte e dolce al tempo stesso, in cui puntualmente, parlando
con i pazienti, ascoltandoli o anche soltanto lanciando un’occhiata
nelle stanze dell’ospedale, a un certo punto scattava un processo
d’immedesimazione potente e inevitabile: ho davanti un malato,
ma anche me stessa».
Leggere il volume della Loewenthal non è certo una passeggiata. Il lettore si deve predisporre ad entrare in contatto con una
realtà dura da digerire, con un’umanità alle prese con le leggi della sopravvivenza; leggi che affiorano inesorabili e con forza
quando ci si deve confrontare con i giochi perversi del destino
che culminano nella malattia o nell’infermità. Il libro permette
un’immersione delicata, intensa e decisamente reale nell’humus
vitale degli ospedali, nelle gravi condizioni di vita che coinvolgono i nostri simili. Offre la possibilità di valutare a fondo cosa passa nella mente dei malati e di coloro che li seguono: parenti, amici, operatori sanitari. Nel contempo consente di rivalutare il valore dell’esser sani. Un valore che a volte, immersi nelle fatiche e
nelle gioie della vita, dimentichiamo, perché considerato normalità. Una normalità che cessa subito di esser tale non appena lo
spettro dell’instabilità fisica si affaccia alla nostra porta.
Il libro è composto da una serie di racconti in cui interagiscono, di volta in volta, personaggi diversi. L’operatore del 118 che
attiva l’intervento delle ambulanze; i pazienti che tre volte la settimana si ritrovano, con i loro distinti caratteri e le loro distinte
attività, per la dialisi; Alessandra, paralizzata per un “banale” incidente di motorino, e la sua famiglia, che con grandi sacrifici
l’accudisce; Antonio, il boscaiolo che lotta contro la leucemia scoprendo da un momento all’altro l’esistenza di un confine oltre il
quale ci sono la paura, le conferme da ottenere frugando dentro
la spugna del midollo osseo, i globuli bianchi deformi. Sono molti i protagonisti di un destino amaro che la Loewenthal propone
al lettore di buona volontà. Ognuno di loro è frutto della fantasia
narrativa dell’autrice, ma anche figlio della sua particolare esperienza. Tra questi Ruggero e Nicolò, accomunati da una finestra,
diversa nella sostanza ma tragicamente simile nella realtà. Il primo è paralizzato da nove anni. La sua vita scorre in un’immobilità fisica che urta con la mobilità del pensiero, alimentato da
quello spicchio di mondo che riesce a scorgere dalla finestra della sua camera. Fuori, nel silenzio, la percezione della vita che
scorre nella piena normalità dei gesti quotidiani. Gesti che a lui
non appartengono più. «Lui ha la finestra. Tutte quelle cose si concentrano in quel rettangolo di vetro dove non si vede né il cielo né la
città, ma solo il colore che si trova nell’incrocio etereo fra l’uno e
l’altra, il silenzio e la vita».
La finestra di Nicolò, in verità un finestrino, è invece quella di
un vagone ferroviario che lo sta conducendo in ospedale: «Gli
hanno detto che il posto dove va è bellissimo, che non c’è solo l’ospedale ma anche una casa fatta apposta per i bambini piena di giochi che è come se fossero i suoi anche se sono di tutti quelli che sono
lì». Nicolò non ha un capello in testa, ha solo cinque anni e i conti con la vita sono già aperti. La sua lotta è il cancro.
La finestra che accomuna Ruggero e Nicolò è anche una finestra dalla quale il lettore si affaccia su di un greve panorama; forse anche troppo pesante perché, ne siamo certi, nella sofferenza
esistono anche elementi di positività alimentati dalla speranza e
dalla forza di volontà che spinge molti a lottare e, infine, a uscire
dal buio antro in cui si trovano. Tra i malati c’è anche ironia e
sorrisi. Componenti forse poco considerate nel libro.
La sostanza narrativa della Loewenthal, comunque, entra in
punta di piedi, con il massimo rispetto e senza ombra di compatimento o commiserazione, nei pensieri e nelle situazioni dei meno
fortunati. Un’operazione letteraria che tende a unire due mondi
apparentemente distanti tra loro ma inesorabilmente congiunti.
La dicotomia sani/malati viene qui smussata. È un libro che si
addentra in alcuni aspetti della vita; vita la cui essenza affiora
con grande forza quando la si accosta alla malattia. Una componente, quest’ultima, della vita stessa.
La voglia di uscire dalle corsie dell’ospedale e dalle pagine del
libro, di aprire le finestre per una boccata d’aria fresca, è forte.
Ciò non di meno l’accostarsi a queste realtà può essere utile a ricordare a tutti il valore della nostra esistenza, che a volte non rispettiamo come conviene.
ORAZIO DOTTA
Veleni e pettegolezzi tra le piante di Elena Accati, Ed. Lineadaria - Consigliato a giovani lettori e a lettori dal ‘cuore giovane’ – Un libro delizioso. Un libro in cui i protagonisti sono gli alberi, gli arbusti, i fiori, le bacche, che non solo ci
riempiono gli occhi con la loro bellezza maestosa
o fragile, ma che sanno addirittura parlare a chi,
bambino o adulto, sia in grado di accogliere i prodigi e la magia del
quotidiano. Insieme agli alberi, compaiono lupi, ricci, grilli, bruchi,
capre, galline, farfalle; ma anche bambini allegri e curiosi, adulti saggi con nel cuore il grande rispetto per ogni forma di vita. Un libro utilissimo perché il rispetto e l’amore si possono provare soltanto per ciò
che si conosce, ecco quindi che i racconti di Elena Accati, dissipando
l’ignoranza, rendono un grande servizio alla ‘civiltà del verde’.
Tre in soffitta di Garry Kilworth, Ed. Salani, dai 12 anni –
Jason, Chloe e Alex, tre fratelli, salgono in soffitta in cerca di un
vecchio orologio da taschino insieme a Nelson, il loro gatto a tre
zampe. Ma quella che comincia come una banale ricerca si trasforma presto in un’incredibile avventura: la soffitta infatti è un
mondo popolato da manichini impazziti, pipistrelli parlanti, folletti d’inchiostro che macchiano tutto quello che incontrano, ratti danzanti e altri strani personaggi, tra cui i tre ragazzini si
muovono in un susseguirsi di sorprese e brividi. Come se non bastasse, su questo mondo incombe, invisibile e sinistra, la presenza di un demone potentissimo di cui si annuncia da ogni parte
l’indesiderabile incontro. Un romanzo di
esplorazione, di spazi fantastici e mentali.
Le soffitte e le teste sono in cima ai rispettivi corpi, entrambe piene di cianfrusaglie
ed entrambe infinite, o quasi.
Perché l’elefante ha la proboscide?, testo basato sulla sceneggiatura di Edward Gakuya e Claudia Lioyd, Ed. Fabbri, dai 4 anni
– Una volta l’elefante non aveva il naso, era grande, goffo e soprattutto molto, molto puzzolente. Ovunque andasse le mosche lo seguivano
dandogli molto fastidio; nessuno aveva il coraggio di dirgli che puzzava in un modo terribile, d’altra parte, non avendo il naso, il povero
elefante non poteva immaginare quale fosse il suo grande problema... Fu probabilmente la tartaruga, la sua più cara amica, a suggerirgli un bel bagno: un’idea geniale alla quale l’elefante non aveva
mai pensato, ma non aveva mai pensato nemmeno al pericolo di un coccodrillo molto molto irrrrritabile! Ma siccome a volte le cose belle nascono da quelle brutte, quello del coccodrillo fu un morso provvidenziale. Un coloratissimo libro per il progetto Tinga Tinga Tales
che ha come scopo quello di insegnare a leggere e a scrivere ai bambini africani.
Nicostratos di Eric Boisset, Ed. De Agostini, dai 12 anni – Yannis vive con suo padre su un’isola del Mar Ionio. Passa le sue giornate sul pontile a riparare le reti da pesca e ad aspettare i rientri
della piccola imbarcazione del padre; essere pronto ad aiutare per
l’ormeggio e scaricare le provviste che Demostene, uomo dal carattere difficile e di poche parole, acquista al porto è un dovere assoluto. A cambiare la vita del piccolo Yannis
sarà il capitano della Steni Pappades che, in
cambio della preziosa croce d’oro, unico ricordo della madre scomparsa, a Yannis consegna un piccolo pellicano, un tenero e piccolo uccellino che Yannis nasconde scrupolosamente nella sua camera. Si chiama Nicostratos, e nel giro di pochi mesi raggiunge
misure inaspettate. Una grande e contrastata amicizia tra un ragazzo e un pellicano.
Una storia commovente e finale inatteso.
Attenti al gatto di John Yeoman, illustrazioni di Quentin
Blake, Ed. Il Castoro, dai 4 anni – Centinaia di topi si divertivano come matti a far girare le pale di un vecchio mulino. Sulla grossa mola, come fosse una giostra, si lasciavano scivolare e si rincorrevano, rosicchiavano e squittivano senza sosta. Il vecchio mugnaio, che proprio non li sopportava, comprò un grosso gatto perché lo aiutasse a risolvere il problema dei topi; era molto avaro, e
non gli dava mai da mangiare e per giunta lo prendeva a calci. Di
conseguenza, il gatto ciondolava depresso sapendo di non essere
abbastanza in forma per acchiappare quei topolini. E furono proprio i piccoli roditori a darsi da fare per rendere la vita del gatto più
emozionante, ma all’ennesima sfuriata del mugnaio il povero gatto
finisce in un sacco e... se non fosse stato per l’arguzia di tanti topini, di certo, sarebbe stato gettato nel fiume. Oggi questo gattone abita felice insieme ai topi e tutto il giorno gioca con loro al ‘gatto e al
topo’. Ma chi ha detto che i gatti e i topi non possono convivere?