Carissimi amici, come va? Un saluto da Gambella, spero che stiate

Transcript

Carissimi amici, come va? Un saluto da Gambella, spero che stiate
Carissimi amici, come va?
Un saluto da Gambella, spero che stiate bene tutti, qui certo una cosa
non ci manca: un bel caldo, che è arrivato da una settimana portando
la temperatura durante il giorno sui 50°, e neppure di notte si
scherza.
Penso che in questi giorni seguiamo tutti con apprensione ciò che sta
capitando in Libia, ma anche in Tunisia, Egitto, Algeria… questa
ondata di rivoluzioni per abbattere alcuni regimi che da tanti anni
opprimono queste popolazioni.
Capisco quello che succedendo perché anche qui in Etiopia è
capitato una cosa simile: la crisi economica di ormai tre anni fa, è
arrivata in ritardo anche qui in Africa e ha fatto lievitare tutti i prezzi
in maniera esagerata. Anche qui la gente, già povera, non poteva più
comprare i generi di prima necessità. Il governo dell’Etiopia proprio
questo gennaio ha deciso un aumento dei salari del 40%. Quasi
della metà, tanto erano bassi in confronto all’aumento dei prezzi. In
questi due mesi tutti stanno adeguando i salari e in qualche modo si
vede una speranza di vita migliore per chi ha un lavoro.
I nostri vicini, il Sudan, ormai hanno deciso di dividersi, il
referendum dal 9 al 15 gennaio 2011 ha detto definitivamente si alla
creazione di un nuovo stato nella mappa mondiale: il Sud Sudan. In
questi mesi si avvicendano incontri e trattative per stabilire i confini
tra i due stati, in particolare dove si trova il petrolio e i terreni agricoli
vicino al Nilo. Hanno già fissato una data per celebrare l’indipendenza
e sarà il 9 luglio 2011, stabilendo la capitale nella città di Juba, nel
profondo sud dello stato.
Tornando nei villaggi, ho trovato le comunità pronte a riprendere il
cammino sia quello di catechesi, di preghiera e di sacramenti, sia
quello che promozione umana, con i vari progetti in corso.
A metà febbraio abbiamo inaugurato la prima Chiesa ad Ibago,
come vedete nella foto, fatta di legno, 16 metri per 8 m., il tetto con
un telo di plastica e erba e le panchine di bamboo. Abbiamo fatto un
pomeriggio di festa, una lunga preghiera di benedizione, sia della
chiesa, del quadro di Gesù e della gente, eravamo circa in 300, poi
danze secondo la loro cultura, ci ho messo una foto di una di
queste, poi caffè e biscotti per tutti, era anche la loro cena e infine il
primo film nel villaggio: Gesù di Nazareth, che i protestanti hanno
doppiato nella loro lingua, cioè in Anyuak.
Verso le 10 di sera a film concluso, tutti felici e contenti, siamo
ripartiti per tornare a Gambella. In questi giorni poi stiamo
comprando il mulino che vorremo installare in questo villaggio: un
motore con una cinghia e due pietre speciali che macinano il grano
per fare la farina. E’ stata la loro prima richiesta, visto che dovevano
andare molto lontano per trovarne uno o dovevano pestarlo a mano.
Credo che in questi due mesi riusciremo a costruire la casa per il
mulino e a farlo funzionare.
Nell’altro villaggio anyuak di Ilea abbiamo iniziato subito la
costruzione di una bella chiesetta. Ormai erano due anni che
pregavamo e ci incontravamo in quella di legno. Ora abbiamo visto
che era il tempo per costruirla bene, lasciando quella di legno per i
bambini dell’asilo, che già ogni giorno si trovavano lì per la loro
scuola.
Vi ho messo una foto dell’inizio degli scavi, sarà lunga 15 metri
per 8 m, più due metri si sacrestia e tre metri di veranda di fronte.
Invece va un po’ a rilento la
fine della chiesa e della casa del
sacerdote a Nyinenyang, iniziata
ormai un anno e mezzo fa, non
siamo riusciti ancora a finirla
perché il costruttore sembrava
fallito, poi ci ha promesso che
riusciva a finirla e infine in questi
giorni si è bloccato di nuovo
arrivando al tetto della chiesa.
Speriamo e preghiamo che tra
qualche mese possiamo entrare
per celebrare la s. Messa, la gente sta aspettando con gioia.
Ci stiamo dando da fare anche per trovare qualcuno che possa
scavare qualche pozzo d’acqua, ma essendo la zona di Gambella
molto lontana da Addis Abeba stiamo ancora cercando. Si potrebbe
scavare a mano, ma abbiamo sperimentato che questo tipo di pozzi
durano tanto, poco profondi perciò l’acqua poi diviene torbida e
puzza. Speriamo per tutti questi villaggi e in particolare per il più
lontano, quello di Matar, di trovare e poter dare l’acqua potabile a
quella gente. Qualcuno pensa, ma fino adesso come hanno fatto?
Hanno bevuto quella del fiume, che è sempre marrone e ha dentro di
tutto. Ma loro non stanno male, sono abituati? Qualche anticorpo in
più ce l’hanno, ma stanno anche loro male, mal di stomaco,
dissenteria, ameba giardia e vari parassiti.
Insieme al progetto acqua, continuiamo anche quest’anno i
progetti agricoli in ogni villaggio: 3 o 4 ettari di granoturco coltivati
dalla gente per dar lavoro e insegnare come coltivare. Stiamo
aspettando le piogge di maggio, adesso prepariamo il terreno.
Infine qualche fatto: è arrivato il caldo e ognuno si difende come
può: si dorme fuori sotto un albero la notte, docce di continuo, ogni
tanto la testa dentro il frigo e povero Carlos, un volontario spagnolo
che ha visto il suo computer fondersi e non riprendersi più proprio in
questi giorni.
Mercoledì il giorno degli incontri: circa 2000 gazzelle, da suonare il
clacson per poter passare nella strada; al pomeriggio un serpente,
che poi è scappato nella savana, vari babbuini, scimmie piccole e
grandi e un bel cinghiale e infine un pesce grande quanto un uomo,
sui 100 kg, pescato nel fiume Baro.
Un barbiere improvvisato
nel villaggio di Ilea che taglia
i capelli dei ragazzi con una
conchiglia ben affilata.
Non ci credete… venite a
vedere!!!
Un saluto e un ricordo a
tutti voi, vi lascio con questa
bella frase che in questo
periodo, dopo tutto quello
che vi ho raccontato, sento
vera:
“facile scagliare le pietre dall’alto in basso,
difficile portarle dal basso in alto per costruire"
sia materialmente, costruire chiese, sia spiritualmente, costruire
comunità credenti. Perché il Signore ci aiuti e ci benedica.
Con affetto a presto Abba Filippo