Sistemi di codifica di emergenza e urgenza, di S
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Sistemi di codifica di emergenza e urgenza, di S
UNIVERSITÀ DI PISA FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA “Stato dell’arte dei sistemi di codifica di emergenza urgenza” RELATORE CHIAR.MO PROF. Michele Bienaimè _________________ CANDIDATO SIG. Simona Alampi ________________ ANNO ACCADEMICO 2011/2012 Dalla leggenda sulla creazione dell’infermiere… Quando, il sesto giorno, Dio creò l'infermiere, fu costretto a fare degli straordinari. Un angelo gli disse: " Signore, state lavorando da molto a questo modello!" Il Buon Dio gli rispose:" Hai visto la lunga lista di attributi speciali iscritti sull'ordinazione?... …Deve avere nervi di acciaio e una schiena molto resistente…….. Deve poter fare cinque cose alle volte, tenendo sempre una mano libera". L'angelo scosse il capo e disse:" Sei mani, ma ciò non è possibile!" "Oh le mani non mi preoccupano", disse il Buon Dio. "sono le tre paia di occhi di cui deve disporre il modello standard che mi causano seri problemi.. …L'angelo gli tirò dolcemente la manica e gli disse: "Andate a dormire Signore, continuerete domani mattina". "Non posso" rispose il Buon Dio:" Sono già riuscito a far si che non si ammali mai e che, se dovesse capitare si sappia curare da solo…… …L'angelo fece un giro attorno al modello dell'infermiere "Il materiale è troppo morbido" sospirò. "Ma è resistente" replicò il Buon Dio."non puoi immaginarti quanto riesca a sopportare"… " L'angelo si avvicinò al modello e si chinò sulla sua guancia sfiorandola con un dito. "Qui c'è una fessura" disse " "Questa fessura è prevista per una lacrima! " "Perchè?" "Scende nei momenti di gioia, di tristezza, di delusione, di dolore e rilassamento",spiegò il Buon Dio. "Questa lacrima è la sua unica valvola di sicurezza !" Grazie signore per aver mescolato tre anni fa le carte del mio destino.. Che non mi avrebbero mai permesso di diventare oggi, una persona così speciale per gli altri. INDICE INDICE............................................................................................ 3 RIASSUNTO..................................................................................... 5 ABSTRACT....................................................................................... 6 PREFAZIONE................................................................................... 1 INTRODUZIONE............................................................................... 3 IL TRIAGE........................................................................................ 4 DEFINIZIONE E NASCITA........................................................................................... 4 RIFERIMENTI LEGISLATIVI........................................................................................... 6 IL TRIAGE DI PRONTO SOCCORSO................................................... 14 NASCITA ED INTRODUZIONE NELLO SCENARIO ITALIANO....................................................... 14 OBBIETTIVI MODELLI IL E COMPITI............................................................................................ 16 DI TRIAGE.............................................................................................. 18 PROCESSO DI VALUTAZIONE................................................................................... 23 STRUMENTI DI TRIAGE........................................................................................... 38 IL TRIAGE DI CENTRALE OPERATIVA................................................ 41 DEFINIZIONE LA CENTRALE OPERATIVA DI D.M. 15 IL E NASCITA......................................................................................... 41 MAGGIO 1992 MASSA............................................................................ 42 VERSUS “PROGETTO MATTONI”................................................ 45 MODELLO DISPATCH NELLE CENTRALI OPERATIVE............................................................ 53 STRUMENTI DI TRIAGE........................................................................................... 60 SISTEMI DI CODIFICA..................................................................... 62 DEFINIZIONE CODICI LE E MODALITÀ DI CODIFICA......................................................................... 62 DI PRIORITÀ VERSUS CODICI DI GRAVITÀ.............................................................. 63 CODIFICHE UTILIZZATE NEI SISTEMI DI TRIAGE.............................................................. 66 L’EFFICACIA DEI SISTEMI DI TRIAGE............................................................................. 68 IL PERSONALE ADDETTO AL TRIAGE................................................ 73 L’INFERMIERE DEL L’INFERMIERE DELLA LA P.S.: PECULIARITÀ E RESPONSABILITÀ.................................................... 73 CENTRALE OPERATIVA: PECULIARITÀ E CAMPI DI RESPONSABILITÀ.................... 81 FORMAZIONE DEL PERSONALE ADDETTO AL TRIAGE........................................................ 88 MATERIALI E METODI..................................................................... 91 RISULTATI E DISCUSSIONI.............................................................. 95 SITUAZIONE ATTUALE DEI SISTEMI DI CODIFICA................................................................ 95 UNIFORMITÀ NELL’ATTRIBUZIONE DEL CODICE................................................................. 98 INDICATORI DI APPROPRIATEZZA DEL CODICE................................................................. 102 INTEGRAZIONE TRA 118 E PRONTO SOCCORSO............................................................ 112 CONCLUSIONI.............................................................................. 119 RISULTATI OTTENUTI........................................................................................... 119 RIFLESSIONI STUDI E SUGGERIMENTI................................................................................. 119 FUTURI.................................................................................................. 122 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA............................................................ I BIBLIOGRAFIA........................................................................................................ I SITOGRAFIA.......................................................................................................... I RINGRAZIAMENTI........................................................................... III RIASSUNTO Con il presente elaborato mi sono proposta di analizzare il sistema di codifica del pronto soccorso e l’attività di dispatch del 118, tramite l’elaborazione dei dati fornitemi dall’Unità Controllo Gestione della direzione aziendale dell’asl 1 di Massa Carrara, utilizzando uno specifico programma: Microsoft Access. Dopo una doverosa introduzione nella quale vengono spiegati in modo esaustivo i due sistemi di triage con i relativi protagonisti, l’analisi si concentra su tre punti fondamentali: la valutazione dell’omogeneità tra i vari professionisti (infermieri di centrale e di pronto soccorso) nell’attribuzione del codice colore, la ricerca di indicatori di appropriatezza delle codifiche assegnate ed infine l’esistenza di una relazione tra i due modelli di triage presi in considerazione. I risultati ottenuti hanno dimostrato una disomogeneità tra gli infermieri del 118. Essi necessitano in primis di una formazione specifica, ma anche dell’adozione di strumenti di triage al pari di quelli utilizzati nei pronti soccorsi dell’azienda, costituiti dagli algoritmi decisionali elaborati dal gruppo formazione triage toscano per i 19 problemi principali individuati (dolore toracico, dolore addominale, cefalea, dispnea, etc.). L’alta uniformità presente tra gli infermieri del pronto soccorso dimostra invece l’osservanza dei protocolli nell’attribuzione del codice di priorità, che possono essere ulteriormente perfezionati revisionando gli algoritmi presenti o introducendone di nuovi per i sintomi che ancora non sono previsti. Dopo aver applicato diverse tipologie di analisi, si può concludere che non esistono veri e propri indicatori di appropriatezza del codice; è stato tuttavia possibile valutare i casi di sovrastima dei codici rossi, effettuando un confronto tra tale tipo di codifica ed il codice di dimissione dopo il pronto soccorso. Infine, a causa della conformazione attuale dei due sistemi di codifica, è impensabile trovare una relazione tra i due modelli di triage; a tal fine, sarebbe necessario prevedere l’introduzione di una nuova codifica all’interno del sistema 118, molto simile alla valutazione del triage di P.S., che potrebbe anche portare ad una collaborazione tra i due sistemi. ABSTRACT This analysis deals with the emergency and urgency codes systems of the “Pronto Soccorso” (Italian emergency medical service inside the hospitals) and of the “118” (Italian emergency telephone service, that acts as a dispatcher for emergency medical service, using ambulances). In particular I analyzed the data furnished by the “Unità Controllo Gestione” of the A.S.L. 1 of Massa Carrara using a specific program: Microsoft Access. The introduction exhaustively describes the two systems of triage, then analysis points out three fundamental aspects: the evaluation of the homogeneity in the attribution of the emergency code among the various professionals (nurses of “118” and of “Pronto soccorso”), the search for indicators of suitability of the assigned codes, and finally the existence of a relationship among the two models of triage. The results have shown no homogeneity among the nurses of “118”. This points out the fact that they need not only a specific training, but also the use of triage’s tools, like those ones adopted by “Pronto Soccorso”, i.e. the decisional algorithms elaborated by the Tuscan Triage Training Group for the 19 main symptoms (thoracic pain, abdominal pain, headache, dyspnea, etc.). The high uniformity among the nurses of “Pronto Soccorso” reveals the observance of the protocols’ rules in the attribution of the urgency (priority) code; protocols can even be improved, updating the current algorithms and introducing new ones for the symptoms that are not handled yet. After trying different types of analysis, I concluded that real indicators of suitability of the assigned codes do not exist; nevertheless I succeeded in estimating the overrating cases of the red codes, comparing them with the code of discharge after the “Pronto Soccorso”. Finally it was not possible to find a relationship between the two models of triage because of the actual conformation of the two coding systems. In order to correlate them, a new way of coding (very similar to the triage inside the “Pronto Soccorso”) should be introduced inside the “118”. It could lead to a collaboration among the two systems too. Introduzione PREFAZIONE Prima di intraprendere questo percorso formativo , all’ingresso in facoltà ,avevo una visione dell’infermiere che si riscontra nell’opinione pubblica: “ è quello che aiuta il medico, mette le flebo , fa i prelievi” . Ma dopo aver studiato tutta la normativa e la storia riguardante la nostra professione, dopo aver espletato l’attività di tirocinio , ho capito che l’infermiere non è solo questo. Infatti ,come i professori hanno sempre cercato in questi tre anni di inciderlo in modo permanente nella nostra mente , con la legge del 26 Febbraio del 1999 , viene abolito il mansionario e con lui la denominazione Ausiliario sostituito dal termine Professione sanitaria. Due parole che implicano autonomia e responsabilità , concetti ribaditi poi anche nel nostro profilo professionale ( decreto n°739/94) e nel codice deontologico del 1999 e poi in quello revisionato del 2009. Ma per la mia esperienza di tirocinio presso il presidio ospedaliero di Carrara , questa autonomia l’ho vista in pochi casi ma soprattutto in pochi reparti perché l’infermiere ha troppe cose da gestire , oltre alle sue funzioni quotidiane , ad es. perdere tutta la mattinata a chiamare e inviare fax per sottoporre i pazienti agli esami strumentali , tempo prezioso che potrebbe essere utilizzato per attuare quel Primary Nursing di cui tanto si parla. Ebbene si , sotto certi aspetti , l’infermiere è ritornato quello di un tempo , una sorta di dipendente del medico , nel senso che deve smaltire delle faccende burocratiche che se si analizzano tutte le norme sulla professione infermieristica , non vengono nemmeno menzionate. Infatti il profilo professionale , stabilisce che le competenze dell’infermiere, sono, riassumendo : individuare i bisogni assistenziali del paziente , pianificare e gestire l’intervento assistenziale , somministrare i farmaci , e inoltre provvedere alla propria e altrui formazione. In nessun articolo e comma del profilo è presente questa “competenza”, attribuibile al ruolo di segreteria , ma tuttavia è quello che gli infermieri fanno per la maggior parte del tempo. E forse è proprio per la mancanza o poca consapevolezza del loro ruolo indipendente che non sono in grado di “rifiutare” le “mansioni” affidategli dal medico , che sottraggono tempo necessario che 1 Introduzione potrebbe essere utilizzato per dividersi i pazienti ed elaborare per loro un piano assistenziale individuale e personalizzato a seconda delle esigenze della persona. Dal momento che l’ autonomia dell’infermiere si riscontra in pochi casi , nasce da qui l’idea della mia tesi , cioè di prendere in considerazione gli ambiti dove si vede quell’indipendenza tanto decantata , dove veramente l’infermiere decide da solo , dove non esegue e non si impegna a fare cose che potrebbero essere svolte dai colleghi dottori, sto parlando dell’infermiere triagista del pronto soccorso e dell’infermiere di centrale operativa. Tale indipendenza l’ho vista con i miei occhi in entrambi i casi , dove davvero l’infermiere prende in carico il paziente ed effettua tutte le valutazioni necessarie al fine di decidere lui stesso il codice di priorità /criticità. Responsabilità enorme ma che dietro presuppone una grande autonomia e indipendenza che forse solo in quest’ambito l’infermiere ha. Infatti nel reparto che sia di medicina che di rianimazione , l’infermiere in qualche modo deve sempre rispondere al medico, o al massimo vi è una collaborazione tra le due figure per decidere il meglio del paziente , mentre è proprio qui nel locale adibito al triage o alla centrale operativa che l’infermiere lavora da solo (inteso anche senza dottori presenti) , ed è la prima volta che decide lui e soltanto lui del destino di un paziente. Mentre in un reparto la massima decisione presa dagli infermieri riguarda l’utilizzo di un MAD , o l’inserimento di un CVP , o di catetere vescicale , anche se per questo è soprattutto il medico che lo stabilisce e l’infermiere esegue. Mi dispiace dire queste cose , perché credo fermamente nell’importanza del nostro ruolo , e della autonomia acquisita , però questo è quello che accade nei reparti ,almeno nell’ospedale dove ho espletato il mio tirocinio,ed è per questo che quando sono giunta al pronto soccorso e in centrale ho ritrovato veramente quella figura che ho studiato per tre anni e da qui la scelta di farne la protagonista della mia tesi. 2 Introduzione INTRODUZIONE Il triage , che rappresenta il fulcro attorno al quale ruota questa tesi , presenta radici lontane , infatti la sua esecuzione risale fino alle guerre napoleoniche , introdotto poi in Italia agli inizi degli anni Novanta per far fronte a quell’overcrowding che si stava verificando nei pronti soccorsi. Tale concetto rappresenta una vera e propria rivoluzione , in quanto ridistribuisce i tempi di attesa a favore di chi ne ha più bisogno , superando la vecchia logica di visitare chi arriva per primo. Nel corso degli anni si assiste ad una evoluzione in questo senso , attribuendo all’infermiere l’onere di effettuare questa attività nel modo migliore , dopo aver ricevuto una formazione adeguata e specifica nel campo. Con l’introduzione del numero 118 , poi ,si assiste alla nascita di un nuovo ambito dove questa attività poteva essere eseguita , ovvero nelle centrali operative, avendo sempre come esecutore l’infermiere. Il concetto di triage quindi, si estende dal pronto soccorso alle centrali operative , da qui sul territorio nel soccorso extraospedaliero fino alle maxiemergenze . Nei seguenti capitoli si è cercato di dare una definizione di triage dagli albori sino alla situazione attuale italiana, definendo le figure assistenziali che ne sono protagoniste , gli ambiti dove oggi viene espletato fino al sistema di codifica che attualmente viene utilizzato in Italia , passando attraverso normative , critiche , riflessioni sul sistema di triage intra ed extra ospedaliero. 3 Capitolo 7 Risultati e discussioni IL TRIAGE Definizione e nascita Il termine Triage deriva dal francese «trier» che significa scegliere, smistare , operare una selezione. Utilizzato inizialmente nelle colonie per definire la separazione delle bacche di caffè mature da quelle immature , fu introdotto in ambito sanitario dal capo chirurgo , il barone Jean Dominique Larrey , durante le guerre napoleoniche ,che dovendo organizzare il soccorso dei soldati feriti , scelse di soccorrere per primi quelli che avevano più possibilità di guarire , e avendo lesioni meno gravi , più rapidamente recuperabili per la battaglia. Fu in un certo senso l’anticipatore del triage che oggi si effettua nelle maxi emergenze, dove accade frequentemente che le risorse disponibili sono in quantità minori rispetto al numero dei feriti e perciò i criteri di selezione cambiano , si presta cura e assistenza alle persone con maggiori possibilità di sopravvivenza. In epoca più recente ritroviamo il Triage nella Guerra di Corea e Vietnam con caratteristiche più evolute e perfezionate sia riguardo al metodo di applicazione sia alla sua organizzazione. I medici militari statunitensi ebbero modo di affinare le tecniche e l’organizzazione del soccorso ai soldati feriti, comprendendo l’importanza del “fattore tempo” ai fini del successo della cura. Parlarono per la prima volta della “golden hour”, la preziosissima prima ora dall’evento entro la quale il paziente bisognoso deve giungere all’osservazione dei curanti. Forti di questa esperienza i chirurghi militari reduci iniziarono a criticare l’organizzazione dei soccorsi nella società civile in tempo di pace, giungendo a proporre un sistema di filtro extra ed intra-ospedaliero dei pazienti, al fine di ottimizzare gli interventi rendendoli veloci ed efficaci. Nacque così,intorno ai primi anni Sessanta negli Stati Uniti d’America, il primo sistema di Triage ospedaliero non militare, 4 Capitolo 7 Risultati e discussioni proposto e caldeggiato dai medici militari in base all’inevitabile assimilazione del pronto soccorso ad un campo di battaglia; infatti un’importante quota della popolazione non avendo una copertura assicurativa sanitaria si rivolgeva al PS poiché era l’unica struttura tenuta per legge federale a prestare gratuitamente la prima assistenza . Di conseguenza si verificò un aumento del numero dei pazienti che affluivano in pronto soccorso , con un’incidenza sempre più elevata dei casi non urgenti , tendenza che è andata aggravandosi nel tempo , tanto che in anni successivi sono stati rilevati , in alcuni dipartimenti di emergenza urbani degli Stati Uniti , tempi di attesa in media superiori a 6 ore, con picchi di 16-18 ore , e percentuali del 515% di pazienti che si allontanavano prima di essere visitati. Ma che cos’è oggi il triage? Secondo l’American College of Surgeon Committee on Trauma, il triage può essere definito come: “l’arte di decidere le priorità di trattamento e di evacuazione di più feriti dopo una rapida valutazione iniziale”. Per il G.F.T. (Gruppo formazione Triage) sono possibili altre due definizioni: “Percorso decisionale dinamico, basato sull’attuazione di un processo metodologico scientifico, capace di stabilire il grado di presunta gravità clinica presente in un soggetto, identificabile mediante l’utilizzo di un sistema di codifica indicante la priorità assistenziale”. Oppure “Il triage è quell’insieme di azioni svolte durante l’accoglienza dei pazienti che accedono al pronto soccorso, che tendono a identificare la gravità clinica presunta e conseguentemente a stabilire la priorità d’intervento”. Il triage attualmente si può trovare sia in ambiente intraospedaliero che in ambito extraospedaliero. In ambiente extraospedaliero si parla di triage telefonico (dispatch) cioè quello effettuato in centrale operativa , triage sul luogo dell’evento attuato dall’ambulanza con medico e/o infermiere e nelle maxiemergenze e catastrofi; per triage intraospedaliero si intende quello che viene compiuto in pronto soccorso. 5 Capitolo 7 Nei capitoli seguenti verranno analizzati Risultati e discussioni individualmente ,descrivendone la metodologia e l’organizzazione, in particolare dei due sistemi presi in considerazione in questa tesi , ovvero il triage di pronto soccorso e quello telefonico di centrale. Riferimenti legislativi L’attività di triage è stata regolamentata attraverso l’emanazione , con la forma del provvedimento normativo della Conferenza Stato- Regioni di due linee guida : una di carattere generale sul sistema dell’emergenza e una più specificamente riguardante il triage. Le linee guida generali sull’emergenza n° 1 /1996 recanti “ l’atto di intesa tra Stato e Regioni di approvazione delle linee guida sul sistema di emergenza in applicazione del decreto del presidente della Repubblica 27 marzo 1992” specifica alla voce “Funzioni Triage” : “All’interno dei DEA deve essere prevista la funzione di triage , come primo momento di accoglienza e valutazione dei pazienti in base a criteri definiti che consentano di stabilire le priorità di intervento. Tale funzione è svolta da personale infermieristico adeguatamente formato, che opera secondo protocolli prestabiliti dal dirigente del servizio.” L’attività di triage di Pronto Soccorso è quindi considerata obbligatoria (“deve essere prevista” ) che consiste in un primo momento di “accoglienza e valutazione dei pazienti” che deve avere luogo all’interno di “protocolli prestabiliti dal dirigente di servizio”. La competenza a effettuare l’attività di triage spetta al personale infermieristico che deve essere “adeguatamente informato”. Da un certo punto di vista , la normativa che regola il triage è anticipatrice di ciò che verrà poi espresso qualche anno dopo nella legge del 26 Febbraio 1999 n°42, nella parte in cui stabilisce la formazione dell’infermiere come criterio per l’attribuzione di competenze professionali. Infatti l’articolo 1 della suddetta legge recita : “……il campo proprio di attività e di responsabilità ……… è determinato dai contenuti dei decreti ministeriali istitutivi dei relativi profili professionali e degli ordinamenti didattici dei rispettivi 6 Capitolo 7 Risultati e discussioni corsi di diploma universitario e di formazione post-base nonché dei specifici Codici deontologici …” Ma già nell’abrogato mansionario , vi era una sorta di triage intra ospedaliero attribuito all’infermiere , di fatto all’art. 1 del D.P.R. 225/1974 al punto c) si poteva già leggere che gli competeva la “richiesta ordinaria e urgente di interventi medici e di altro personale a seconda delle esigenze sanitarie , sociali e spirituali degli assistiti”. Infatti , secondo l’articolo , si affidava all’infermiere la decisione , in relazione alle condizioni del paziente , di chiamare o meno il medico ; spettava a lui decidere sulla “richiesta ordinaria” , che prospetta una chiara situazione di non emergenza oppure sulla richiesta urgente ; da sottolineare che nel mansionario i termini urgenza ed emergenza erano utilizzati come sinonimi. Quindi la selezione tra urgenza e non è da sempre compito specifico dell’infermiere , il limite di tale articolo però risiede nel fatto che non specificava se ciò avvenisse in regime di ricovero ospedaliero o meno, quindi ad es. all’interno di un pronto soccorso. Riflettendo ancora sulla normativa propria dell’infermiere , nel profilo professionale (D.M. n° 739 del 14 settembre del 1994), all’art 1 comma 3 leggiamo : “partecipa all’identificazione dei bisogni di salute del singolo e della collettività”; quindi può esservi traccia anche qui della sua competenza riguardante il triage. Di fatto il verbo partecipa indica un’azione che egli compie assieme agli altri , questo può significare con il contributo degli altri e nello stesso momento ma anche in fasi cronologiche diverse. Infatti all’arrivo in P.S. il malato viene visto dall’infermiere , che lo seleziona in base al codice di priorità e poi dal medico che provvede alla visita e alla diagnosi, è un’azione che viene più comunemente individuata dai manuali di infermieristica in un’azione collaborativa. Questo contenuto del comma 3 è quello che più si adatta all’attività del triage ch risulta essere propria dell’infermiere. 7 Capitolo 7 Risultati e discussioni Tuttavia le linee guida specifiche sull’attività di triage sono state emanate nel 2001e rafforzano ( a parte un’affermazione di dubbia veridicità), le competenze infermieristiche in tema di triage. Si tratta dell’Accordo tra Ministero della Salute – Regioni –e Provincie autonome sul documento di linee guida sul sistema di emergenza sanitaria concernente : “ Triage intraospedaliero e chirurgia della mano e microchirurgia nel sistema dell’emergenza e urgenza sanitaria.” Esse sono suddivise in : considerazioni generali , personale , formazione del personale infermieristico , organizzazione del lavoro , strutture e informazioni all’utenza. Nelle considerazioni generali viene , per prima cosa , ribadita la definizione , il ruolo e gli ambiti del triage: “ il termine triage deriva dal verbo francese trier e significa scegliere , classificare e quindi indica il metodo di valutazione e selezione immediata usato per assegnare il grado di priorità , per il trattamento quando si è in presenza di molti pazienti” inoltre “ il triage come sistema operativo può essere svolto con diverse modalità a seconda dei campi a cui viene applicato : in centrale operativa , in pronto soccorso , sul territorio o nelle maxiemergenze e catastrofi.” Inoltre le linee guida affermano che il triage è un processo e quindi un insieme di fasi legate tra loro da una sequenza logica , tramite il quale i pazienti vengono selezionati in base alla gravità delle condizioni e differisce dalla visita medica , in quanto con esso si stabilisce la priorità con i quali i pazienti accedono alla sala visita. Inoltre per la prima volta si chiarisce il fatto che questa attività deve essere presente in tutti i DEA purchè correlata al numero di accessi : per un numero >25.000 per anno , la funzione di triage deve essere assicurata continuamente , mentre negli ospedali dove gli accessi sono inferiori ai 25.000 per anno , tale attività deve essere mantenuta proporzionalmente alle necessità ( turismo , fiere, manifestazioni etc.). E si specifica , ancora , che è compito delle aziende sanitarie garantire le risorse per assicurare la funzione di triage. Nell’ambito del personale le linee guida affermano che il triage è attività propria dell’infermiere che deve essere esperto e specificatamente formato. Notare come 8 Capitolo 7 Risultati e discussioni dalle linee guida del 1996 al 2001 cambia la terminologia , si passa da adeguatamente formato a specificatamente formato , ovvero l’infermiere oltre alla laurea o diploma equipollente ed eventuali corsi sull’emergenza , deve possedere una cultura specifica propria sul triage , tramite corsi di formazione appositi per tale attività. Inoltre affermano che l’infermiere deve essere sempre presente nella zona di accoglimento del triage , quindi mostrando di voler adottare per quanto riguarda gli ospedali italiani un modello di triage globale; la sua funzione è quella primaria di riconoscere tempestivamente le condizioni pericolose e potenzialmente pericolose per la vita e determinare un codice di gravità al fine di stabilire le priorità di accesso alle sale visita. Ciò che cambia dal ‘96 al 2001 e non per miglioramento è questa affermazione : “l’infermiere opera sotto la supervisione del medico in servizio , responsabile dell’attività , e secondo protocolli predefiniti riconosciuti e approvati dal responsabile di servizio di pronto soccorso –accettazione o dipartimento di emergenza –urgenza ed accettazione (DEA). Questa asserzione stupisce, in quanto , se pur è vero che è corretto definire l’attività di triage come un’attività di carattere medico-infermieristico , anzi meglio dire infermieristico-medico , la responsabilità del medico in servizio non può di certo estendersi al comportamento dell’infermiere di triage. “Supervisione” secondo lo studioso Minztberg , esperto in management a livello mondiale significa: “coordinamento attraverso una persona che assume la responsabilità del lavoro altrui , dando loro ordini e controllando le loro azioni”. Se questo è il concetto di supervisione , allora non può assolutamente corrispondere al vero il fatto che l’infermiere di triage operi sotto la supervisione medica ,visto l’insieme di decreti e leggi che attribuiscono all’infermiere in maniera univoca l’autonomia e la responsabilità delle loro attività nell’ambito delle proprie competenze, ma poi come può il medico supervisionare se è proprio assente nella sala di triage? Nel paragrafo della formazione del personale infermieristico affermano che i requisiti di ogni infermiere devono essere: diploma universitario o titolo equipollente , con esperienza di almeno sei mesi in pronto soccorso (novità 9 Capitolo 7 Risultati e discussioni rispetto alle linee guida del ’96) e viene specificata l’importanza di insegnare ai futuri triagisti non solo le funzioni di triage , ma anche elementi di psicologia comportamentale per prevenire il Burn out e gestire situazioni di stress , di organizzazione del lavoro per saper affrontare momenti di grande afflusso alternati a momenti di quiete e di tecniche relazionali, poiché il triagista deve saper relazionare con il pubblico e risolvere situazioni spiacevoli dovute al surriscaldamento degli animi dei pazienti che in momenti di elevati accessi , in presenza di codici priorità bassi , sono sottoposti a lunghe attese. Sull’organizzazione del lavoro le linee guida affermano che l’attività di triage si articola in due fasi : accoglienza e assegnazione del codice di gravità in base ai sistemi di codifica descritti nel decreto del ministero della sanità del 15 maggio 1992. Inoltre stabiliscono che la funzione di triage deve essere effettuata in appositi locali per garantire la privacy e questa nuova modalità di lavoro deve essere divulgata alla popolazione tramite campagne informative a carico delle aziende. Queste sono normative soprattutto riguardanti l’istituzione del triage a livello intraospedaliero , mentre per il cosiddetto Triage telefonico o di centrale la legislazione risale al DPR 27 marzo 1992 “Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza”, che istituisce su tutto il territorio nazionale l’unico numero telefonico 118 che permetterà l’accesso dell’utenza al sistema di emergenza sanitaria e la nascita delle centrali operative ,che costituiscono il primo anello della catena dell’allarme sanitario , gestendo tutte le richieste di intervento per l’ emergenza sanitaria . Afferma inoltre che in centrale è presente 24 h su 24 personale infermieristico “adeguatamente addestrato” nonché “competenze mediche di appoggio”. Inoltre la responsabilità operativa è affidata al personale infermieristico della C.O nell’ambito dei protocolli decisi dal medico responsabile del 118. Due sono gli aspetti importanti , la nascita del 118 che ha permesso quindi la nascita di un triage telefonico che gestisce le chiamate in arrivo e chi è adibito a tale funzione ovvero infermieri , che devono essere formati in modo idoneo alle 10 Capitolo 7 Risultati e discussioni esigenze e che mantengono la responsabilità sull’operato , avvalendosi però del consulto del medico che deve essere presente in centrale. Ancora le linee guida sul “sistema di emergenza ed urgenza”, del ’96 , precisano le funzioni della centrale , tra le quali “deve poter definire , con la massima precisione possibile il grado di criticità e complessità dell’evento accaduto e attivando l’intervento più idoneo utilizzando le risorse a disposizione”. Questa può essere considerata una definizione di triage extraospedaliero applicato alla centrale operativa , inoltre se si va avanti nella lettura delle linee guida affermano che “i protocolli di valutazione di criticità dell’evento devono utilizzare codifiche e terminologie standard..”, che sono state descritte nel decreto del 15/05/1992 “Criteri e requisiti per la codificazione degli interventi di emergenza” , che stabiliscono che il codice , che definisce la criticità dell’evento , è costituito da un carattere che può assumere uno solo dei seguenti valori : 1. B: bianco, non critico. Si definisce non critico un servizio che con ragionevole certezza non ha necessità di essere espletato in tempi brevi; 2. V: verde, poco critico. Si definisce poco critico un intervento differibile; 3. G: giallo, mediamente critico. Si definisce mediamente critico un intervento indifferibile; 4. R: rosso, molto critico. Si definisce molto critico un intervento di emergenza; Inoltre per quanto riguarda il personale infermieristico asseriscono che deve possedere esperienza nell’area critica o che abbia seguito dei corsi di formazione sull’emergenza ; inoltre la responsabilità operativa è loro nell’ambito dei protocolli del medico responsabile del 118 . Ancora “ gli infermieri svolgono attività di ricezione delle chiamate , registrazione e selezione delle chiamate, determinazione dell’apparente criticità dell’evento , codificazione delle chiamate e delle risposte secondo il sistema delle codifiche definite dal decreto del Ministero della Sanità del 15/05/1992, e contestualmente 11 Capitolo 7 Risultati e discussioni nelle situazioni critiche consultano il medico della centrale, mantenendo collegamenti con i mezzi di soccorso”. Quindi , in sintesi è inevitabile che alla nascita del 118 corrisponda parallelamente la nascita del triage che in questo caso , viene definito triage telefonico , perché viene effettuato selezionando la gravità dell’intervento mediante informazioni che vengono ricavate attraverso una chiamata , per cui è indispensabile sottolineare che gli infermieri , adibiti a questa funzione , determinano un codice in base alla criticità apparente dell’evento segnalato perché non può , come invece accade nel triage del pronto, valutare e selezionare la gravità della persona obbiettivamente in base a ciò che vede e non a ciò che sente ; questa è la differenza sostanziale tra triage telefonico e triage in pronto soccorso. Anche nelle linee guida nel 2001, al paragrafo delle considerazioni generali c’è un riferimento al triage di centrale , poiché dopo aver dato una definizione di triage affermano che esso può “essere svolto con diverse modalità a seconda dei campi in cui viene applicato: in centrale operativa , in pronto soccorso, sul territorio e nelle maxiemergenze e catastrofi”. Come ho detto sopra possiamo trovare anche nel profilo professionale (D.M. 739/94) degli accenni sul triage , proprio all’articolo 1 del comma 3 che recita così: “ l’infermiere partecipa all’identificazione dei bisogni di salute del singolo e della collettività”, di fatto l’infermiere di centrale risponde alla chiamata , formula un codice di gravità presunto , invia la risorsa più adatta , e al seguito il paziente sarà valutato dall’ambulanza inviata e trasportato all’ospedale più idoneo , dove qui verrà selezionato dal filtro del pronto soccorso e condotto alla sala visita . Quindi il triage telefonico rappresenta un’attività propria dell’infermiere che svolge autonomamente e che rappresenta il primo step del sistema di emergenza ed urgenza che svolge assieme a altre figure professionali. In un certo senso , come già ribadito , le normative riguardanti l’infermiere di centrale e la relativa funzione di triage , sono anticipatorie di ciò che verrà emanato a qualche anno di distanza nel 1999 , dove l’ autonomia e la responsabilità individuate nelle varie linee guida a proposito del triage vengono rese reali , vere e istituzionalizzate , facendo dell’infermiere il professionista dell’assistenza sanitaria , che oltre a lavorare nel privato , nel pubblico , negli 12 Capitolo 7 Risultati e discussioni ospedali , nei reparti , e nel pronto soccorso è adibito a funzioni di triage all’interno dei DEA e delle centrali operative del 118. 13 Capitolo 7 Risultati e discussioni IL TRIAGE DI PRONTO SOCCORSO Nascita ed introduzione nello scenario italiano Innanzitutto cosa si intende per sistema ? Nel dizionario di lingua italiana troviamo questa definizione : “ insieme di elementi coordinati tra loro in un’unità funzionale”. Per quanto riguarda il triage ciò significa che esso non rappresenta solo l’attribuzione di un codice di priorità ma si tratta di un insieme di fasi che devono essere toccate tutte affinchè possa essere assegnata una codifica corretta che rispecchi il diritto di precedenza alla sala visita. Tali fasi verranno descritte più avanti parlando del processo decisionale di selezione. Il concetto di triage intraospedaliero nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni ‘50 e primi anni ’60. La necessità di introdurre tale sistema fu motivata dall’analisi di due situazioni che si stavano verificando nei dipartimenti di emergenza: l’ aumento progressivo del numero di pazienti trattati in Pronto Soccorso e contemporaneamente l’incidenza sempre più elevata di casi non urgenti. Si inizia a parlare in questo contesto di sovraffollamento dei Pronto Soccorsi e nasce l’esigenza di realizzare l’attività di triage per razionalizzare i tempi di attesa in funzione delle necessità dei pazienti, superando il precedente criterio di ordine di arrivo ed evitando che persone in gravi condizioni si allontanino senza essere visitate . Le prime esperienze di triage infermieristico in Italia sono iniziate nei primi anni ’90 in pronti soccorsi a elevato volume di utenza ; in carenza di indicazioni consolidate dall’esperienza o di precise disposizioni legislative , hanno fatto inizialmente riferimento alle esperienze di altri paesi dove lì il triage era consolidato , ovvero USA e Gran Bretagna. La necessità di attivare in Pronto Soccorso la funzione di triage, selezionando gli utenti 14 Capitolo 7 Risultati e discussioni che vi affluiscono per attribuire priorità di accesso a quelli in condizioni cliniche a maggior rischio evolutivo , origina essenzialmente dalla constatazione di una situazione di sempre maggiore affollamento dei Pronto Soccorsi italiani. Alcune cause di questo sovraffollamento possono essere: 1. l’assistenza sanitaria vissuta dal cittadino come legata alla diagnostica strumentale e , quindi , all’ospedale come luogo dove questa tecnologia è presente; 2. la crisi della figura del medico di base e il ricorso sempre crescente allo specialista , non solo per le patologie di particolare complessità , ma semplicemente per quelle inerenti all’organo o al settore di competenza dello specialista; 3. le liste di attesa legate al sovraffollamento dei servizi specialistici e l’introduzione di ticket di accesso a questi servizi; 4. l’aumento di quella parte di popolazione (es. extracomunitari) non inserita nel SSN o priva di un tessuto sociale di sostegno ; 5. la rimodulazione della rete ospedaliera , con la soppressione/trasformazione degli ospedali di piccole dimensioni ( e la conseguente riduzione del numero di ps) e la trasformazione della struttura ospedaliera in luogo di cura limitato alla patologia in fase di acuzie , con riduzione del numero totale di posti letto ma con aumento percentuale dei letti ad assistenza di tipo intensivo , governata dal sistema di rimborso per DRG; 6. la contemporanea e conseguente trasformazione del P.S. , da zona di transito e smistamento verso gli specialisti e i reparti di ricovero , a luogo di inquadramento diagnostico , cura e filtro. Mentre le conseguenze che possono derivare dal sovraffollamento sono: 1. aumento dei tempi di attesa per l’accesso alle visite; 2. difficile selezione dei pazienti urgenti; 3. rischio di ritardato intervento sui casi urgenti. 15 Capitolo 7 Risultati e discussioni Come detto sopra , al paragrafo “riferimenti legislativi del triage” ,una rivoluzione legislativa molto importante si ebbe nel maggio 1996 con la pubblicazione delle Linee Guida sul sistema di emergenza-urgenza sanitaria in applicazione del Decreto del Ministero della Sanità (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 17/05/1996), in cui è prevista, per la prima volta in Italia, la funzione di triage in pronto soccorso che deve essere svolta da un infermiere adeguatamente formato. Il 7/12/2001 sulla gazzetta ufficiale vengono pubblicate le linee guida sul “Triage intraospedaliero,” emanate dal Ministero della Salute d’ intesa con i presidenti delle Regioni, questa legge delinea in maniera alquanto articolata alcuni principi generali che dovranno essere realizzati sull’intero territorio nazionale. Vengono nuovamente ribaditi gli obiettivi e la natura del triage in pronto soccorso; si stabilisce anche che la funzione di triage deve essere garantita, in maniera continuativa, presso tutte le strutture con un numero di accessi annui superiore a 25.000. Per quanto riguarda il sistema di codifica, viene indicato un unico sistema a quattro codici colore (rosso, giallo, verde, bianco) per i quali vengono fornite le rispettive definizioni. Questo ed altri provvedimenti di legge hanno favorito il processo di diffusione ed “evoluzione” del triage infermieristico in Pronto Soccorso che da allora ad oggi sempre più entra a far parte delle normali attività dei Pronto Soccorso italiani. Obbiettivi e compiti Per il triage ospedaliero il primo obiettivo è rappresentato dal riconoscimento dei segni e sintomi o dall’identificazione del problema principale per cui il paziente si presenta al PS, in modo da valutare la sua priorità. Altri obiettivi del triage sono: 1. Assicurare un’immediata assistenza al malato in emergenza; 2. garantire l’attività di accoglienza da parte di un professionista; 3. indirizzare alla visita medica i pazienti secondo un codice di priorità; 16 Capitolo 7 Risultati e discussioni 4. identificare le priorità e l’area più appropriata per il trattamento; 5. smistare i pazienti non urgenti; 6. ridurre i tempi di attesa; 7. ridurre lo stato d’ansia; 8. migliorare le prestazioni sanitarie del PS; 9. valutare periodicamente le condizioni del paziente in attesa; 10. fornire informazioni sanitarie al paziente e alla famiglia; 11. mantenere l’efficacia complessiva della struttura di PS; 12. evitare lunghe attese ad utenti in potenziale rischio per la vita ; 13. evitare eventi critici; 14. mantenere ordinata la sala d’attesa e rendere così un possibile un funzionamento regolare della struttura; 15. valutazione della qualità dell’assistenza mediante una corretta compilazione della scheda di triage. Tuttavia devono essere fatte alcune precisazioni per non creare fraintendimenti : l’attivazione di un sistema di triage di per sé non comporta una riduzione dei tempi di attesa e inoltre permette l’accesso al trattamento non per ordine di arrivo ma per gravità. Ciò significa che i tempi d’attesa aumenteranno per coloro che presentano delle urgenze minori e non urgenze cioè per coloro i quali l’attesa non produrrà danno , tuttavia a questo proposito un rimedio possibile all’overcrowding dei P.S italiani potrebbe essere l’aumento delle risorse disponibili , ovvero personale , locali , attrezzature oppure si potrebbe procedere all’attuazione di un modello come quello proposto dalla regione Toscana del “see and treat” , dove si prospetta la figura infermieristica all’interno dell’ambulatorio dei codici bianchi , che tratterà appunto patologie lievi e con l’adeguata formazione in grado di dimetterli . Inoltre altri compiti di chi effettua triage sono quello di decidere se il paziente può aspettare seduto o invece deve restare sdraiato, va individuata la sala d’aspetto migliore, se ne esiste più di una, di chiamare lo specialista se non è già presente in PS, e di prestare le prime cure generali se previste dai protocolli. 17 Capitolo 7 Risultati e discussioni Un aspetto importante della figura del triagista è anche quello di far capire al paziente che è stato preso in carico dalla struttura in modo da diminuirne l’ansia. Modelli di triage Sono stati riconosciuti tre tipi di sistemi di triage : • Triage di portiere • Triage infermieristico con personale non dedicato • Triage globale Il primo , triage di portiere , è un modello di selezione non professionale , cioè effettuato da impiegati , soccorritori o ausiliari. Viene anche chiamato di direttore del traffico o sistema non infermieristico dove la valutazione è minima , si basa sul dolore percepito dal paziente che permette alla persona che effettua il triage di suddividerlo in due categorie : emergenza e non urgenza. Ovviamente il personale non è in grado di stabilire un codice di gravità ma potrà eventualmente accelerare l’ingresso alle sale visite in base ad una percezione della gravità del paziente ; per quanto riguarda la compilazione della documentazione clinica, egli dovrà limitarsi a registrare i dati anagrafici. Inoltre non sarà possibile da parte della persona adibita al ruolo effettuare una rivalutazione del paziente. Il triage infermieristico con personale non dedicato è effettuato nei Pronti Soccorsi con un numero di prestazioni contenuto o con carenza di personale e che non possono garantire un infermiere in postazione di Triage. Questa situazione deve adottare la modalità informale, la quale consente ad un infermiere di recarsi in zona Triage non appena viene segnalato l’arrivo di un paziente. In questo caso la valutazione di gravità viene effettuata tramite la raccolta rapida di alcuni dati soggettivi legati al sintomo principale ed al rilievo di alcuni parametri oggettivi, che mirano ad assicurare l’assistenza al paziente più grave. Questa procedura non prevede l’utilizzo di protocolli standard, l’ausilio di documentazione scritta come la scheda di Triage e neanche l’assegnazione del 18 Capitolo 7 Risultati e discussioni codice di gravità, ma si fonda sul «colpo d’occhio» maturato con l’esperienza di lavoro. La sorveglianza del paziente in sala di attesa non è possibile e la rivalutazione nel tempo avviene solo su richiesta del paziente. In molti P.S. poi , le condizioni architettoniche e organizzative non consentono di avere degli spazi o privacy per la valutazione soggettiva , per la rilevazione dei parametri vitali , in parte sostituita dai rilievi ispettivi . E’ il caso del Triage di Bancone , ovvero di un sistema di selezione ibrido che utilizza personale dedicato , livelli di categorizzazione e strumenti di registrazione , ma ha come unici strumenti di valutazione l’intervista e il reperto visivo dei segni , manca dell’importante valutazione oggettiva. Questo tipo di triage è nato in Italia e le cause che hanno portato al suo sviluppo sono : la carenza di spazi , di operatori , di risorse e di organizzazione. Tuttavia il modello che il Gruppo Formazione Triage raccomanda è il modello di Triage completo (globale) che prevede che un infermiere specificamente formato , con esperienza presso il P.S. e che opera secondo protocolli proprio di quel distretto, sia dedicato a operare nella zona di arrivo dei pazienti e sia in grado , in base al sintomo/problema principale che il paziente presenta , di valutarlo e di stabilire le priorità di accesso. Per effettuare il Triage l’infermiere utilizza: • la raccolta dati soggettiva, l’anamnesi infermieristica, le informazioni fornite da familiari e soccorritori ed eventualmente quando presente, la documentazione medica relativa all’invio del paziente • la rilevazione dei parametri vitali e l’esame generale del paziente; • come ultima fase, la compilazione della scheda di Triage. La fase di Triage si svolge nell’ arco di pochi minuti; la raccolta dell’anamnesi infermieristica, è strutturata come un’intervista, che parte da un sintomo o da un problema e percorre rapidamente un iter mediante domande appropriate al fine di prendere in esame le patologie più urgenti, e rimandare ad un secondo approfondimento quelle meno urgenti. Se le condizioni del paziente e la situazione logistica lo rendono possibile, essa deve essere completata con la rilevazione dei parametri vitali e l’esame generale 19 Capitolo 7 Risultati e discussioni del paziente; importante è stabilire, durante il processo di Triage, se il paziente può attendere seduto o se deve essere barellato, monitorato. Al termine di questo iter avviene l’attribuzione del codice di gravità, quindi l’assegnazione della priorità al paziente. Per assegnare il codice di gravità in rapporto ad esigenze di semplicità o complessità, vengono utilizzati codici numerici, sigle abbreviate, tempo di attesa in minuti e codici colore. Attualmente l’orientamento per l’assegnazione dell’indice di gravità ( sec. Il decreto del Ministero della Sanità del 15/05/1992) tende verso l’utilizzo dei codici colore che suddividono il sistema in quattro categorie: emergenza, urgenza e due di non urgenza. Questa modalità di categorizzazione necessita di un sistema di registrazione a cura dell’infermiere di Triage sistematica e continua , su supporto informatico di una serie di dati: dati anagrafici, ora e data di arrivo, rilevazione di problemi e sintomi, rilevazione dei parametri vitali , acquisizione dell’anamnesi del paziente attraverso l’acronimo AMPLE e infine all’assegnazione del codice di priorità. Questa procedura permette una rivalutazione del paziente nel tempo, dal momento in cui si presenta al DEA, si ha la possibilità di aggiornamento della situazione clinica e il possibile cambiamento del codice attribuito a seconda delle condizioni del paziente. Il sistema di Triage globale o «avanzato», effettuato da un infermiere specificatamente formato, apporta al servizio diversi vantaggi, quali: 1. l’accoglienza del paziente effettuata da un professionista capace di dare delle informazioni precise e consigli utili, in modo che l’utente nel momento in cui si rivolge al Pronto Soccorso percepisca la presa in carico dei problemi; 2. l’individuazione dei pazienti che necessitano di cure immediate, con la conseguente presa in carico di quelli più gravi; 3. l’inizio immediato delle prime cure e delle semplici indagini diagnostiche; 4. la rivalutazione continua nel tempo per i pazienti in attesa; 5. la sicurezza del paziente di poter contare su una figura sanitaria; 20 Capitolo 7 Risultati e discussioni 6. la possibilità di comunicazione ai parenti ed amici nella sala di attesa. Il triage globale è il modello che più si è inserito all’interno dei pronti soccorsi italiani , ove è stato adottato più che per scelta per esperienza e necessità , visto che gli stessi infermieri , essendo i responsabili dell’attività di triage , tendono a compiere una valutazione globale , per dare un codice che sia il più veritiero possibile. Vi sono poi altri sistemi di triage , infatti in un P.S. con un elevato numero di prestazioni , considerati le molteplici competenze del triagista , può verificarsi la frequente interruzione del processo di triage di un determinato paziente , per cui per la fretta , per l’arrivo di molte persone agitate , il processo può limitarsi alla valutazione soggettiva , alla registrazione anagrafica e del problema principale e dei sintomi associati , non procedendo con una valutazione oggettiva propria del triage globale. Una soluzione è rappresentata dal modello “Bifasico o a doppio step” , che consiste in una separazione del processo di triage in due fasi. Inizialmente il paziente è valutato dall’infermiere che lo accoglie, indaga sul problema dell’accesso e decide se il paziente può aspettare per la valutazione definitiva o se deve avere immediatamente accesso alle cure. Nel caso in cui il paziente possa attendere , il primo infermiere registra dati anagrafici , data e ora di arrivo e tipo di problema e affida il paziente a un secondo infermiere che completerà il processo di triage con la raccolta dei dati oggettivi e soggettivi e l’assegnazione di un codice di priorità. Questo tipo di modello è vantaggioso per i grandi DEA ma secondo me potrebbe rappresentare il triage evoluto di tutti i pronti soccorsi italiani anche quelli con accessi inferiori ai 25.000 all’anno , dove il processo di triage non si limiterà a qualche minuto ma potrà durare fino a che l’infermiere non ha raccolto tutte le informazioni necessarie del paziente ,dopo aver letto l’eventuale documentazione clinica per fornire una valutazione ancora più globale , personalizzata , individuale e sempre di più appropriata , a vantaggio per primo dei pazienti , degli infermieri poi e di tutta l’azienda sanitaria. Infatti se l’infermiere ha tutto il tempo per ricevere notizie dal paziente e da chi lo accompagna (poiché gli infermieri addetti al triage sono due che si distribuiscono il lavoro), tempo per fare un esame 21 Capitolo 7 Risultati e discussioni fisico accurato , ispezionando , palpando, auscultando la zona interessata e il tempo per orientarsi sulla storia clinica passata del paziente tramite anche lettura della documentazione medica , è in grado di formulare un giudizio clinico il più appropriato possibile e quindi di attribuire un codice quasi sicuramente corretto. Tutto ciò è a vantaggio del paziente che viene preso in carica e valutato globalmente , individualmente a 360°, in virtù del cardine del nursing che è la centralità della persona , ma anche dell’infermiere che essendo responsabile dell’attività di triage non incorrerà o talmente poco nei casi di under e over triage con le conseguenze drastiche che possono comportare. Ma porta beneficio anche ai medici del pronto soccorso , che avendo un quadro completo del problema del paziente , dei suoi parametri , della storia clinica passata , della terapia in corso , del tipo di problema , sono in grado di diminuire i tempi della visita , poiché hanno a disposizione tutte le informazioni possibili su quel paziente , diminuire gli esami diagnostici (perché a volte i medici per fretta , a causa del sovraffollamento non hanno tempo di guardare la documentazione e magari fanno fare al paziente degli esami del sangue o una tac che ha fatto tre giorni prima, ma anche proprio per le notevoli notizie rilevate dall’infermiere sono in grado di indirizzare la diagnosi dimezzando gli esami da fare) a favore anche dell’azienda sanitaria e diminuire i tempi d’attesa migliorando l’efficienza di tutto il sistema. Esistono poi dei sistemi informatizzati , derivati dai sistemi di dispatch utilizzati nelle centrali operative per stabilire il grado di urgenza e tipologia del mezzo di soccorso ; questi programmi utilizzano uno schema di acquisizione dati guidato dal computer, a partire dall’individuazione del sintomo principale. Seguendo questo schema il programma attribuisce automaticamente un codice di priorità. Adottare tale sistema significa rinnegare tutte le leggi che hanno attribuito all’infermiere autonomia e responsabilità in relazione alle proprie competenze , e l’autonomia affidatagli nell’ambito del triage; si ridurrebbe il triagista a un tecnico che utilizza dei programmi per arrivare all’attribuzione di un codice , si toglierebbe all’uomo la capacità di decidere secondo un ragionamento logico , si farebbe dell’informatica la vera protagonista del triage. 22 Capitolo 7 Risultati e discussioni Il processo di valutazione Le linee guida sul Triage intraospedaliero del 2001 , alla voce organizzazione del lavoro , affermano che l’attività di triage si articola in due fasi: 1. accoglienza che consiste nella raccolta dati , di eventuale documentazione medica , di informazioni da parte di familiari e /o soccorritori , rilevamento parametri vitali e registrazione. 2. assegnazione del codice di gravità che deve avvenire mediante l’utilizzo di codici colore per praticità , efficacia visiva e immediata comprensione da parte dei pazienti. Quindi già nel 2001 si parlava di triage come un’attività costituita da due punti( accoglienza e assegnazione codifica) e perciò non ridotta solo all’attribuzione del codice. Innanzitutto il termine “processo” sta ad indicare una sequenza di fasi che si susseguono l’una all’altra seguendo un rigore logico che alla fine portano a un risultato. Tale vocabolo non può che essere applicato al triage , poiché infatti esso è costituito da 4 fasi principali che portano , come esito , alla decisione di triage che consiste nell’attribuzione di un codice di priorità. L’infermiere che è l’attuatore di questo processo , non deve assolutamente fare delle diagnosi mediche (over-rule), ma deve valutare le condizioni cliniche di ogni singolo paziente e considerare i sintomi associati , i parametri vitali che potrebbero far peggiorare il quadro clinico. La selezione si basa sui sintomi descritti dal paziente e sui segni rilevati dall’infermiere , sulla storia dell’evento , sull’anamnesi patologica passata ed è attuata mediante un processo che consta di quattro fasi : 1. valutazione sulla porta 2. raccolta dati (valutazione soggettiva e oggettiva) 3. decisione di triage 4. rivalutazione 23 Capitolo 7 Risultati e discussioni Il paziente può raggiungere il pronto soccorso più vicino a lui o mediante mezzi propri o con l’intervento del 118 che a seconda della gravità percepita viene mandata un ambulanza BLS o un mezzo con medico a bordo ; appena giunge al DEA l’infermiere triagista osserva in modo critico il paziente per cogliere subito situazioni di emergenza che devono essere trattate immediatamente. Questo è il sunto della prima fase del triage ovvero la valutazione sulla porta definita anche colpo d’occhio , poiché si basa solo sull’osservazione critica rapida del malato alla ricerca di quei segni di compromissione delle funzioni vitali e che quindi costituiscono un’emergenza. In questo momento l’infermiere guarda attentamente prima l’aspetto generale del malato per poi attuare velocemente lo schema mentale dell’ABCD, ponendosi tra sé delle domande che lo aiutano nella valutazione . Nell’osservazione dell’aspetto generale l’infermiere si chiederà come appare la persona , se è molto sofferente , com’è l’espressione del viso se spaventata oppure se sono presenti smorfie di dolore , se il paziente è venuto camminando oppure barellato. Dopo di che inizierà a porsi dei quesiti, sempre rapidamente , circa le principali funzioni vitali seguendo l’ABCD : 1. La lettera A corrisponde all’inglese Airways , tradotto in italiano in pervietà delle vie aeree , consiste nel valutare segni di ostruzione delle vie respiratorie , ad es. per questa fase l’infermiere potrebbe farsi queste domande : alla vista appaiono dei segni evidenti di ostruzione (per es. la persona porta le mani al collo , oppure ha un colorito cianotico in viso)? Vi sono alterazioni eclatanti dei rumori respiratori( rantoli , sibili)? È presente tosse? 2. La lettera B corrisponde a Breathing , ovvero respiro , qui si valuta la respirazione se è difficoltosa , se il paziente proprio non respira , le domande mentali possono essere : si osservano movimenti della gabbia toracica? Sono lenti , rapidi , superficiali o profondi?C’è l’utilizzo dei muscoli accessori? Il colorito del paziente è cianotico? La persona riesce a parlare? Assume la posizione seduta per favorire l’ingresso d’aria? 24 Capitolo 7 Risultati e discussioni 3. La lettera C corrisponde a Circulation , consiste nel verificare se è presente il circolo mediante ad es. la palpazione del polso radiale che dà anche un valore indicativo della pressione arteriosa , e mediante la temperatura e il colore della pelle ed è importante in questa momento ricercare, soprattutto se il paziente ha subito un trauma , emorragie che potrebbero mandare il malato in shock emorragico. Le domande d’ aiuto potrebbero essere : Com’è il colorito della cute? Sono evidenti sanguinamenti ? La cute è fredda? 4. La lettera D invece corrisponde a Disability, ovvero disturbi neurologici o alterazioni dello stato di coscienza , rilevabile quest’ultima chiamando il paziente verbalmente e mediante stimolazione dolorosa , mentre segni neurologici focali (sguardo fisso e rivolto verso la zona colpita , rima labiale deviata) possono suggerire alterazioni neurologiche. Le domande che possono essere utili sono ad esempio : il paziente è vigile, assopito? Riesce a mantenere gli occhi aperti? La coscienza è tale da garantire la respirazione? Presenta segni neurologici focali? È assente?Ha lo sguardo deviato? Questi sono i quattro punti della valutazione sulla porta che devono essere rispettati tutti , affinchè l’infermiere sia in grado di rilevare condizioni cliniche gravi che necessitano di un trattamento immediato e di farsi un’idea generale delle condizioni del paziente che poi guiderà tutte le altre fasi del processo. Non è detto che da questa fase , si passi a quella successiva , poiché nel caso in cui il triagista rilevi segni di compromissione delle funzioni vitali, il processo termina qui con l’assegnazione di un codice di priorità che ovviamente ,per questa circostanza ,stabilirà un diritto di precedenza sugli altri utenti. Comunque alla valutazione sulla porta segue la raccolta dei dati soggettivi e oggettivi. Per dati soggettivi si intendono il sintomo o i sintomi che il paziente lamenta , che quindi solo lui può descrivere o altrimenti se non in grado ,sono i motivi ,sulla base della condizioni del malato ,per cui i parenti o accompagnatori hanno deciso di portarlo in pronto soccorso. 25 Capitolo 7 Risultati e discussioni Queste informazioni vengono ricavate tramite l’intervista che può essere fatta al paziente e/o agli accompagnatori oppure al personale del soccorso extraospedaliero (volontari , medici , infermieri 118), al fine di rilevare : Sintomo principale Sintomi associati Evento presente Dolore Storia clinica passata L’infermiere , dopo aver fatto un’osservazione critica dell’aspetto generale del paziente e dopo aver effettuato mentalmente l’ABCD, all’interno dello spazio dedicato al triage , garantendo la massima privacy , inizia l’intervista con domande aperte , che danno la libertà alla persona di poter spiegare cosa gli è accaduto e che cosa sente in quel momento. L’infermiere potrebbe iniziarla chiedendogli in generale ad es. come mai è venuto in pronto soccorso oppure cosa si sente ; è necessario l’utilizzo di quesiti aperti , perché facendo delle domande mirate dei particolari potrebbero essere omessi, che invece potrebbero risultare determinanti nella comprensione delle condizioni cliniche della persona. Ma poi anche perché in questo modo il paziente si sente considerato , preso in carico dalla struttura e la sua ansia e paura per l’esito che ne potrebbe derivare , diminuisce. È importante quindi che il triagista non si dimostri frettoloso di concludere il colloquio , anche in presenza di numerosi arrivi al P.S. , ma soprattutto che utilizzi un tono cordiale , gentile e non si faccia prendere dai nervosismi del troppo carico di lavoro, perché i pazienti , che già stanno male di per sé ,non hanno bisogno di sentirsi trattati male dalla struttura che dovrebbe curarli. È ovvio che l’infermiere deve avere anche la capacità di fermare il paziente qualora esuli dai motivi che lo hanno condotto al DEA, riportandolo sulla descrizione del sintomo. 26 Capitolo 7 Risultati e discussioni Il primo obiettivo dell’intervista è quello di definire il problema principale , ovvero di rilevare il sintomo maggiormente sentito che ha spinto la persona a chiedere aiuto. Non è scontato che il malato sia in grado di spiegare ciò che sente , perché infatti a volte i sintomi sono direttamente osservabili dall’infermiere ,come nel caso di una ferita , oppure sono facilmente descrivibili come per esempio per una cefalea oppure sono difficilmente rilevabili dall’operatore e ostici da spiegare per il paziente come nel caso di un malessere generale, di un dolore addominale diffuso; è importante quindi saper non solo lasciare la libertà di esporre il proprio problema, ma guidare l’intervista aiutando la persona nella descrizione la quale , sentendosi incapace di spiegare i suoi sintomi, potrebbe omettere particolari invece importanti. Infatti nel caso del paziente con malessere generale , l’infermiere deve lasciare il tempo di esprimere ciò che sente , ma deve guidarlo , ponendogli delle domande per escludere anche eventi importanti , quali un infarto; infatti esso si manifesta diversamente per ogni singola persona , c’è chi ha i dolori tipici della cardiopatia ischemica, chi invece riferisce un malessere , un senso di fastidio all’epigastrio : da qui l’importanza di fare le Giuste domande al Giusto paziente. Quindi , riassumendo la definizione del problema principale consente all’operatore di comprendere il motivo che ha spinto la persona a venire in pronto soccorso , che sarà confermato oppure rilevato in maniera diversa da come è stata descritta dal paziente tramite la valutazione oggettiva. Oltre al sintomo principale , l’infermiere deve capire se sono presenti altri sintomi associati ad es. sempre nel caso dell’infarto , il dolore toracico è accompagnato da sudore freddo , irradiazione ad altri distretti che consentono di confermare sempre di più l’ipotesi di un dolore tipico. A volte il malato spontaneamente afferma di avere altri sintomi rispetto a quello principale , ma a volte no , perché spesso prende in considerazione ciò che sente di più e che è presente con maggior intensità trascurando aspetti importanti legati alla patologia in atto . 27 Capitolo 7 Risultati e discussioni Quindi è compito del triagista indagare su eventuali prodromi associati che il paziente considera minori ma che possono essere fondamentali nella decisione di triage. È il caso della persona che arriva per intenso dolore lombare , se l’infermiere prendesse in considerazione solo il sintomo principale , questo sarebbe classificabile ,ad esempio, come una sospetta lombo sciatalgia , anche perché il paziente concentrato sul dolore principale non ammette di sentire anche un formicolio alle gambe e di sentirle fredde; ma indagando su questi altri sintomi associati, il problema rimane lo stesso poiché nella scheda di triage l’operatore scriverà : “paziente riferisce dolore lombare associato a formicolio agli arti inferiori e cute fredda in quel distretto” ma cambia il modo di affrontarlo perché potrebbe trattarsi di una rottura di un aneurisma addominale. Se l’infermiere , nell’ambito delle sue conoscenze , non avesse segnalato i sintomi associati , probabilmente il suo iter diagnostico sarebbe stato differente e l’esito infausto. Da questi facili esempi si capisce l’importanza dei sintomi associati , per prima cosa per i malati che rischiano la morte se non valutati correttamente e poi per gli stessi infermieri che senza questa rilevazione si ritroverebbero in “galera.” L’evento anch’esso è fondamentale perché permette al triagista di collocare il sintomo o i sintomi all’interno di una dinamica. Capire quando sono insorti , in quale circostanza , permette di valutare se il dolore toracico è cominciato a seguito di uno sforzo fisico o a riposo (diagnosi differenziale tra infarto e angina) , oppure comprendere il meccanismo di un incidente può servire per differenziare un trauma causato da una sincope o una sincope sopraggiunta dopo il trauma o ancora verificare se i sintomi si sono evoluti oppure no anche dopo un trattamento effettuato prima dell’arrivo in pronto , può essere utile per inquadrare velocemente il tipo di problema. Prendendo l’esempio di un paziente con frequenti crisi anginose , che si presenta al pronto soccorso per il medesimo problema , ma dopo l’assunzione di trinitina sub-linguale la sintomatologia non è migliorata, l’infermiere capisce che si può trattare di un quadro più grave . 28 Capitolo 7 Risultati e discussioni Frequenti sono poi i problemi principali che corrispondono alla parola dolore : dolore toracico , addominale , lombare , per questo motivo esso deve essere indagato correttamente dall’infermiere , poiché come un sintomo associato al dolore lombare ci segnala che il quadro clinico è più grave di una lombo sciatalgia, allo stesso modo quantificare e localizzare il dolore ,consente all’operatore di ottenere maggiori informazioni sul problema principale. L’importanza del dolore è stata ribadita dalle linee guida sull’ “ Ospedale senza dolore” del 29 giugno 2001 dove la sua rilevazione e il successivo trattamento sono fondamentali viste le innumerevoli complicanze che il dolore provoca, non solo a livello psichico , ma soprattutto a livello di sistemi e apparati e viene inoltre definito che la rilevazione del dolore è di competenza dell’infermiere. Il fatto poi che esso sia divenuto il quinto parametro fondamentale , assieme a frequenza cardiaca, pressione arteriosa , saturazione , frequenza respiratoria , comporta la sua rilevazione costante assieme agli altri parametri e quindi non deve essere più considerato un dato trascurabile. Nel sistema triage il codice di priorità si basa anche sull’intensità del dolore , una VAS 8-10 prevede l’attribuzione di un codice giallo, poiché il trattamento del dolore non deve ritardare ( come affermano le linee guida il dolore deve essere subito curato non aspettare che aumenti di quantità). La valutazione del dolore in triage non è semplice , poiché i pazienti potrebbero comunicare un livello di dolore più alto rispetto al reale primo perché somministrare una scala del dolore in poco tempo , non permette all’utente di aver chiaro ciò che gli è stato detto e secondo perché il paziente che giunge al P.S. , per paura di una diagnosi grave , vuoi per un meccanismo mentale , sente più dolore. Per cui l’infermiere prende in considerazione l’intensità espressa dal paziente tuttavia però deve valutare oggettivamente il caso , per verificare che realmente è così anche perché una volta che si sarà diffusa tra la gente l’idea che “chi ha più dolore entra prima in sala visita ” allora sarà difficile stabilire chi finge da chi lo prova veramente. I mezzi oggettivi con i quali l’infermiere può capire se l’intensità è quella comunicata ad esempio è quello di osservare la facies , l’espressione del viso 29 Capitolo 7 Risultati e discussioni sofferente tipica di coloro che provano dolore , di guardare il decubito del paziente in relazione al distretto colpito , ad esempio se il paziente ha un forte dolore addominale non riuscirà a stare in piedi , ma seduto con la schiena inarcata oppure sdraiato in posizione fetale , ancora la cute delle persone che hanno un intenso dolore spesso è sudata e poi occorre un po’ di quel sesto senso che non tutti abbiamo. Tuttavia il triagista non deve dimenticare che il dolore è un’esperienza soggettiva, perciò quello che percepisco io in quel modo , gli altri lo sentono in maniera differente , per cui deve tenere conto anche degli aspetti emotivi , psicologici, comportamentali che sono propri di ciascuno di noi. Affinchè l’operatore , durante la rilevazione del dolore , non dimentichi qualche caratteristica associata oltre all’intensità , è di facile memorizzazione la scala mnemonica PQRST ; essa è un modo veloce e completo per far si di ottenere tutte le informazioni necessarie sul dolore, natura, insorgenza, intensità. La lettera P sta per “provocato”, quindi l’infermiere chiederà alla persona cosa ha scatenato il dolore , cosa stava facendo in quel momento , per valutare se il dolore è insorto a riposo oppure dopo un’attività fisica . La lettera Q corrisponde alla “qualità” del dolore , la domanda opportuna da fare sarà : Che tipo di dolore è? Con specifico riferimento , al dolore viscerale e parietale , quindi sapere se è un dolore diffuso oppure localizzato , oppure se è un dolore costringente, oppressivo oppure urente. La R sta per “regione interessata” , quindi l’infermiere chiederà : Dove le fa male? ; ma indica anche l’irradiazione , perciò l’operatore domanderà all’utente se il dolore interessa altre zone oppure se è solo circoscritto a quel distretto. La lettera S si riferisce alle scale utilizzate per la rilevazione dell’intensità del dolore e dipendono dai vari pronti soccorsi. Infine la lettera T corrisponde al “tempo” , cioè da quanto è cominciato il dolore , se è un dolore continuo , oppure va e viene. Come detto sopra quantificare il dolore è necessario , poiché da quest’ultimo dipende l’assegnazione del codice di gravità , tuttavia quali sono le scale migliori per il loro utilizzo in pronto soccorso? Sicuramente sono le scale di 30 Capitolo 7 Risultati e discussioni autovalutazione , ovvero il paziente dichiara la quantità del suo dolore in base alla scala che l’infermiere gli somministra. Le scale di autovalutazione conosciute sono 4: • NRS ( Numeric Pain Intensity Scale), che consiste nel domandare al paziente il punteggio del suo dolore da una scala da zero a dieci , dove zero corrisponde a nessun dolore e dieci al maggior dolore mai provato. Il vantaggio di questa scala è che non richiede l’utilizzo della vista o delle mani , per cui d’obbligo per gli utenti non vedenti e per le persone che presentano dita , o mani o arti amputati. • VAS (Visual Anologic Scale) , che prevede l’utilizzo di una sorta di righello dove da una parte è presente un disegno che è riempito con dei colori più forti all’aumentare dell’intensità del dolore. Su questo righello è presente un cursore che il paziente dovrà spostare nel punto in cui rappresenta il suo dolore, dall’altra parte del righello (quello che legge l’operatore) al cursore corrisponde un numero, che rappresenta l’intensità del dolore. Questa scala risulta difficile per la comprensione da parte dell’utente e inoltre richiede la coordinazione visiva e motoria . • VDS( Verbal Descriptor Scale) , si tratta di una linea dove vengono riportate delle descrizioni del dolore : Nessun dolore , dolore lieve , moderato , severo , angosciante , il paziente deve indicare il punto che meglio lo rappresenta. Il limite di tale scala è quello di non riuscire a quantificare il dolore ,in quanto presenta un numero ristretto di termini. • PRS ( Happy Face Pain Rating Scale) è la scala visiva con le facce , utilizzata nel valutare il dolore del bambino sopra i tre anni. Si tratta di una scala efficace per i bambini , che può avere diverse varianti con le facce dei cartoni animati degli orsetti , dove si chiede al bambino di indicare quale faccina rappresenta il suo dolore. Il limite di questa scala è che può essere fatta confusione tra dolore e stato d’animo del bambino. 31 Capitolo 7 Risultati e discussioni Nonostante nell’asl 1 , si sia divulgata la pratica di rilevare il dolore tramite la scala VAS , tuttavia nei pronti soccorsi essa non può essere utilizzata , poiché richiede un tempo per somministrarla che l’infermiere non ha , perchè frequenti sono le incomprensioni da parte dell’utenza , perciò qui viene quantificato il dolore mediante la NRS in quanto rappresenta il modo più semplice e veloce per rilevarlo. Nella raccolta dei dati poi è fondamentale ricercare informazioni circa l’anamnesi patologica passata , primo per conoscere meglio il paziente stesso ma per capire poi se le patologie di base o eventuali allergie possano influire sul quadro clinico attuale. È il caso del paziente che arriva in pronto per una dispnea , raccogliendo informazioni sulle patologie passate, si scopre appunto che il paziente cardiopatico , per cui questa dispnea potrebbe essere la conseguenza di un problema cardiaco (scompenso). Oppure ancora un utente si reca al DEA per lombo sciatalgia , non riesce a deambulare , dall’anamnesi l’operatore riscontra un’allergia al cortisone (farmaco che si inietta frequentemente per questi casi) , se il triagista non avesse compiuto scrupolosamente questa analisi il paziente sarebbe andato incontro a un grave shock anafilattico che ne avrebbe compromesso l’esistenza. Da qui si capisce l’importanza di chiedere tutto ciò che è possibile per la vita del paziente e anche per la responsabilità che ha l’infermiere in questo ambito. In letteratura viene utilizzato un acronimo TESTA per far si che l’infermiere non trascuri nemmeno un aspetto; perché nel caos che caratterizza i pronti soccorsi il triagista potrebbe dimenticare qualche punto che potrebbe essere di vitale importanza. L’acronimo TESTA corrisponde a Tetano , Eventi , Storia passata , Terapie , Allergie , ma quello che viene utilizzato nella realtà toscana è la sigla AMPLE che sta per Allergie , Medicamenti intesi come terapia , Patologie passate , Ultimo pasto ,Eventi che hanno portato alla malattia o al trauma. Importante ricercare eventuali allergie , specificatamente ai farmaci , visto che il paziente entrerà poi in un sala visita dove a seconda delle esigenze verrà praticata della terapia ; bisogna chiedere alla persona quali reazioni gli provoca quel 32 Capitolo 7 Risultati e discussioni farmaco , se gravi , coinvolgendo l’apparato respiratorio oppure solo un eritema cutaneo. È bene informarsi su questo , perché a volte le persone hanno la convinzione di essere allergici a un determinato farmaco solo perché dopo la sua assunzione hanno percepito un senso di nausea , quindi è bene che l’operatore chiarisca che cosa loro intendono per essere intolleranti . Sapere poi quando è stato l’ultimo pasto potrebbe essere utile per quei pazienti che lamentano dolori epigastrici o addominali , per capire se si può trattare di una patologia gastro-intestinale scatenata dall’assunzione del cibo, oppure se sono dolori riflessi che in realtà coprono una patologia ben più grande , come nel caso del dolore epigastrico nell’infarto. Mentre ricercare l’evento in cui è insorta la sintomatologia, come ho detto sopra , aiuta a stabilire se è stato l’evento , come un’attività fisica a causare il quadro clinico oppure viceversa come nel caso del trauma causato da una sincope. Alla raccolta dei dati soggettivi , che comprende tutti i punti descritti sopra, segue poi la raccolta dei dati oggettivi , cioè di quelli direttamente osservabili dall’infermiere , che consta di due fasi : nella prima , l’infermiere utilizza l’osservazione critica per rilevare i segni del paziente e confermare il sintomo principale , qua l’operatore guarda quei segni che normalmente la persona non riferisce durante l’intervista come il colorito della cute , delle sclere , la diaforesi , eventuali ecchimosi o ematomi. In pratica questa fase coincide con il colpo d’occhio che l’operatore attua all’inizio del processo , solo che qui ha disposizione un tempo maggiore , ricordando però che l’attribuzione del codice deve avvenire in un tempo limitato. La seconda fase corrisponde all’esame fisico del malato, dove l’operatore , garantendo la privacy , ispezione , palpa , ausculta il distretto interessato . Durante l’esame fisico si possono ottenere ulteriori spiegazioni del sintomo principale , di fatto se un politrauma arriva in pronto soccorso e il sintomo principale è la dispnea , con l’ispezione l’operatore potrà evidenziare ad esempio un volet toracico , un’asimmetria nell’espansione del torace e all’auscultazione sentirà i rumori tipici di un pneumotorace e alla percussione l’iper timpanismo che deriva dall’accumulo d’aria. 33 Capitolo 7 Risultati e discussioni O ancora per un paziente che si presenta per dolore addominale , la palpazione è fondamentale per capire se l’addome è morbido oppure si tratta di un addome acuto , segno di infiammazione dell’organo esteso al peritoneo. Quindi con l’esame fisico l’infermiere a volte è in grado di dare delle risposte alla sintomatologia , cioè può trovare le cause del problema principale , come nel caso del volet costale del politrauma che ha portato a un pneumotorace che gli causa la dispnea. L’esame fisico , come suggerisce il Gruppo Formazione Triage , può essere guidato dallo schema mentale proposto nella fase 1 del processo , per la valutazione sulla porta , ovvero l’ABCD con tre lettere in più EFG , che corrispondono rispettivamente a esposizione , febbre , e parametri vitali. Qua a differenza della valutazione sulla porta , l’infermiere utilizza tre strumenti fondamentali che sono oltre all’ispezione (presente nella prima fase) , l’auscultazione e la palpazione. Le prime quattro lettere corrispondono a ciò che è stato precedentemente detto per la valutazione sulla porta che permettono di rilevare situazioni che potenzialmente possono mettere in pericolo la vita del paziente ; riassumendo l’infermiere deve verificare prima se le vie aeree sono pervie , se sono presenti rumori respiratori , tosse , poi valuta la qualità del respiro , attraverso il decubito assunto dal paziente , il colorito della cute , l’espressione del viso , la presenza di rumori respiratori anomali, la retrazione degli spazi intercostali ; successivamente verifica il circolo attraverso la palpazione del polso che ci indica se è ritmico oppure no , se è regolare oppure frequente , mediante il colore e la temperatura della pelle , tramite valutazione del riempimento capillare(<2sec) e la presenza di un sanguinamento evidente . Infine valuta lo stato di coscienza della persona con l’utilizzo anche di scale come la GSC (Glasgow Coma Scale) ,oppure osservando l’interazione del paziente con l’ambiente , il riconoscimento dei familiari e il suo orientamento spazio-temporale , per poter classificare il malato in vigile , orientato oppure confuso , soporoso etc. La lettera E corrisponde all’esposizione della persona , garantendo la privacy , per guardare direttamente il distretto colpito e per poter utilizzare gli altri due 34 Capitolo 7 Risultati e discussioni strumenti a disposizione che sono l’auscultazione mediante fonendoscopio e la palpazione manuale. La lettera F sta per febbre, cioè il triagista deve , qualora sia necessario scoprire il paziente, prendere tutte le precauzione per mantenere la temperatura adeguata ed evitare colpi di freddo. La G indica il rilevamento dei parametri vitali che contribuiscono a dare informazioni in più per l’assegnazione del codice . Secondo il GFT (Gruppo Formazione Triage) , i parametri sono necessari di fronti a disturbi aspecifici dove non è possibile una chiara definizione del problema principale , ma anche per tutti i quei casi come una cefalea in paziente iperteso , un dolore toracico in paziente cardiopatico ,dove la loro rilevazione è altresì importante. I parametri che vengono presi al triage sono oltre al dolore , la pressione arteriosa , la frequenza cardiaca , la frequenza respiratoria , la saturazione e la temperatura ovviamente adattandoli alle esigenze e ai quadri clinici dei pazienti. Una volta presi ,essi devono essere confrontati con i valori che la letteratura ritiene normali adattandoli però al paziente che abbiamo di fronte e obbligatoriamente registrati nella scheda triage. Il triagista , poi , deve sempre rilevare i parametri , laddove si verifichino dei cambiamenti della sintomatologia , confrontarli con quelli presi inizialmente per vedere l’evoluzione che c’è stata in peggio o in meglio e deve rilevare altri parametri, non presi prima , ma che ora acquistano rilevanza alla luce della nuova sintomatologia. I parametri tradiscono raramente e comunque molto meno delle cosiddette “intuizioni cliniche”, rispettabili sicuramente , ma con un ruolo limitato nella pratica quotidiana. Inoltre da un punto di vista legale , all’infermiere non è richiesto di formulare una diagnosi ma gli può venire imputato di non aver preso i parametri. In sostanza i parametri vitali sono davvero vitali ,obiettivano il peggioramento /miglioramento del paziente e rassicurano nel caso in cui ci si trova di fronte a sintomi aspecifici o indefiniti. Tuttavia non devono essere presi tutti i parametri a tutti i pazienti , bisogna discriminare quello che ne hanno bisogno da quelli come codici non urgenti che 35 Capitolo 7 Risultati e discussioni non ne necessitano ; inoltre devono essere presi quelli specifici per la sintomatologia , cioè ad es. per un paziente con dispnea , sarà importante la saturazione d’ossigeno e la frequenza respiratoria , mentre per una sincope saranno utili frequenza cardiaca e pressione. Quindi non bisogna perdere tempo prezioso per prendere tutti i parametri a tutti , ma solo quelli specifici al caso. Può essere , comunque , difficile per il triagista valutare quando le modificazione dei parametri indicano davvero un cambiamento delle condizioni del paziente. Potrebbe essere utile una scala mnemonica , cioè la regola del “30 + 30 + 30 = 90” , cioè è presente un evoluzione del quadro clinico del paziente che comporta un aumento del codice di priorità quando si verifica una delle seguenti condizioni : • la pressione arteriosa scende di 30 mm Hg; • la frequenza cardiaca sale di 30 batt/min; • la frequenza respiratoria sale di 30 atti al minuto; • la saturazione di ossigeno scende sotto al 90%. Tuttavia l’infermiere non deve seguire alcuna regola e se trova alterazioni minori dei parametri oppure in assenza di alterazione dei valori , rileva un cambiamento della sintomatologia significativa ,deve aumentare il codice del paziente. La raccolta oggettiva è seguita dalla decisione di triage ovvero l’attribuzione del codice di priorità. Fondamentale è sapere che tale codice non rimane necessariamente uguale ma può essere cambiato (diminuito o aumentato) in base all’evoluzione delle condizioni cliniche del paziente rilevate tramite la sua rivalutazione. Questa fase rappresenta l’esito dei punti precedenti , tuttavia è indispensabile per assegnare un codice più appropriato possibile dell’intuizione e dell’esperienza dell’operatore ; l’intuizione è quel sesto senso che ci dice che le condizioni del paziente potrebbero cambiare , l’esperienza è quel background che ognuno di noi acquisisce con il passare degli anni e che permette di stabilire se i sintomi che il paziente lamenta sono veritieri oppure sono dettati dalla paura , dall’ansia che possono amplificare ciò che sente. Tuttavia il codice di priorità ,nel nostro paese , viene classificato seguendo il sistema di codifica colore su quattro livelli che sono emergenza , urgenza , urgenza differibile e non urgenza , mentre nella regione Toscana con il DGRT 36 Capitolo 7 Risultati e discussioni 736/2001 , in cinque livelli di priorità ovvero rosso, giallo , verde , azzurro e bianco. Il codice assegnato al paziente deve essere registrato sulla scheda di triage e deve essere comunicato alla persona informandolo sulla sua precedenza e chi ha precedenza prima di lui , fornendogli anche del materiale su questa metodica poco conosciuta. L’attribuzione del codice rappresenta una decisione di grande importanza e responsabilità , poiché con essa l’infermiere decide l’iter del paziente se può attendere quanto può attendere o se ha immediato bisogno di cure. In questo caso la procedura del triage si ferma al primo step , alla valutazione sulla porta per l’immediato accesso del paziente alle sale visita. Il processo del triage per i pazienti che possono attendere l’ingresso alla visita , non si arresta con l’assegnazione del codice , ma essi vengono rivalutati dall’infermiere a seconda delle esigenze , a seconda del codice colore attribuito e su richiesta del malato. La rivalutazione è un punto importante anch’essa perché innanzitutto attuandola, l’infermiere è in grado di rilevare un cambiamento in meglio o peggio del paziente , che può portare a un cambio del codice e garantisce poi una continuità assistenziale all’ammalato il quale non si sente “buttato” in una sala d’attesa , ma si sente totalmente preso in carico , fino all’entrata nelle sale. Secondo il Gruppo Formazione Triage per i codici gialli la rivalutazione deve avvenire ogni 10’ per i verdi dopo 60’ e per i bianchi dopo 120’; per il Gruppo Formazione Triage Toscano essendoci cinque livelli di priorità cambiano anche i tempi della rivalutazione , per i gialli ogni 10’, per i verdi dopo 60’ , per gli azzurri dopo 180’ e per i bianchi su richiesta del paziente. È ovvio che l’infermiere non deve attenersi a questi numeri , deve agire in base alla propria coscienza e intuizione , se nota che un codice giallo può peggiorare in qualsiasi momento , le rivalutazioni saranno ravvicinate così per gli altri , tuttavia però non deve essere omessa questa parte nemmeno nella scheda triage , poiché se il triagista rileva un cambiamento delle condizioni che determinano un aumento del codice e non lo scrive nella scheda , i medici che sono nel loro locale e hanno sotto controllo i codici colore che sono fuori , non posso davvero presumere che 37 Capitolo 7 Risultati e discussioni quel codice verde si è trasformato in giallo. Quindi è importante riportare ogni valutazione , perché l’omissione rappresenta una grave mancanza da parte dell’infermiere che non esegue bene l’attività di triagista , ma poi ne va a di scapito del paziente stesso e di tutti gli altri . Infatti se l’infermiere decide di dare un giallo a un paziente che lamenta un forte dolore , probabilmente anche accentuato dall’ansia , dalla paura , dalla vista dell’ambiente , deve tornare a valutarlo , perché se con le rassicurazioni e la riduzione dell’ansia il dolore è diminuito , e l’infermiere non l’ha rilevato, mantiene un codice di priorità elevato rispetto a coloro che ne hanno davvero bisogno. Inoltre non c’è un numero di rivalutazioni che devono essere effettuate prima dell’ingresso nel DEA , spetta all’infermiere in base alle condizioni del paziente rivalutarlo quanto ne necessita. Strumenti di triage Nel paragrafo precedente è stato descritto il processo che ha portato all’attribuzione del codice di priorità. Ma cosa aiuta l’infermiere nella sua assegnazione ? Cosa la rende oggettiva? Lo strumento di triage , che rappresenta il metodo attraverso il quale l’infermiere non selezioni il paziente in base alla sua percezione di gravità ma attraverso delle regole , linee guida precise , rappresentati ,per il triage di pronto soccorso, dagli algoritmi decisionali. Quest’ultimi non sono altro che flow-chart , ossia diagrammi di flusso per mostrare passo dopo passo le procedure per arrivare all’attribuzione del codice per ciascun problema analizzato. Il gruppo formazione triage toscano ha individuato 19 problemi principali (dolore toracico ,dolore addominale , cefalea , palpitazioni , ferite etc.) per i quali sono stati elaborati degli algoritmi che ripropongono tutti i casi possibili che possono presentarsi in pronto soccorso con i relativi parametri che asseriscono che quel determinato problema, con quei parametri deve obbligatoriamente avere quella determinata codifica .. 38 Capitolo 7 Risultati e discussioni Di seguito ne viene riportato uno per una miglior comprensione: 39 Capitolo 7 Risultati e discussioni Si tratta del protocollo per la dispnea utilizzato all’interno dei pronti soccorsi dell’asl 1 di Massa Carrara che come si nota dalla figura in base a indicatori clinici di priorità d’urgenza e parametri stabilisce il grado di priorità. Utile come guida ma soprattutto indispensabile per fornire criteri di valutazione comuni agli operatori. 40 Capitolo 7 Risultati e discussioni IL TRIAGE DI CENTRALE OPERATIVA Definizione e nascita Il triage di centrale fa parte del cosiddetto triage extraospedaliero , al quale appartengono oltre a quello telefonico , quello sul luogo dell’evento, e la selezione effettuata nelle maxiemergenze e catastrofi. Il primo , consiste nella raccolta di informazioni sui sintomi del paziente tramite un’intervista , dalla quale l’infermiere valuta la presunta gravità del paziente e stabilisce il mezzo idoneo per quella chiamata. Il secondo ,viene eseguito sul luogo dell’evento da medici e/o infermieri, a seconda che si tratti di ambulanza medicalizzata , infermieristica oppure un’automedica, che in base alle condizioni del paziente rilevate tramite l’esame fisico seguendo lo schema dell’ABCDE e , con l’ausilio dei parametri vitali, stabiliscono un codice di rientro che influenza la velocità di trasporto e la destinazione, ovvero il pronto soccorso dell’ospedale più idoneo al caso. Il terzo viene effettuato da medici, infermieri , soccorritori e si basa sul tipo di selezione che veniva fatta durante le guerre napoleoniche: laddove si verifichi una sproporzione tra risorse e feriti , devono essere trattati per primi chi ha più possibilità di sopravvivenza , mentre dove c’è un equilibrio tra queste due componenti , i pazienti più gravi sono i primi a ricevere trattamenti. Questi sono i due cardini importanti attorno ai quali ruota il concetto di selezione nelle maxiemergenze. Comunque , il triage di centrale nasce con il DPR del 27/03/1992 “Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza”, che , come già detto, prevede l’organizzazione del sistema di emergenza sanitaria su due livelli: il sistema di allarme sanitario e il sistema di accettazione e di emergenza sanitaria. Il primo viene affidato alla centrale operativa , a cui fa riferimento il numero unico telefonico nazionale 118. Infatti prima di questo decreto , l’emergenza territoriale era nelle mani delle associazioni di volontariato, che ricevevano le chiamate e partivano con 41 Capitolo 7 Risultati e discussioni l’ambulanza senza nessun criterio , lasciando magari la sede scoperta per eventuali vere emergenze. In questo modo l’emergenza territoriale subisce un cambiamento , ovvero si introduce un elemento professionale in grado di ricevere le chiamate e di inviare i soccorsi idonei e in grado di coordinare le risorse a disposizione. Per questi motivi, con la nascita della centrale operativa , del numero unico 118 , si inizia ad attuare il triage telefonico che consente di garantire un’assistenza sanitaria adeguata in tutto il territorio, poiché in tal modo selezionando le chiamate da parte di un operatore specificamente formato , si inviano delle risorse adeguate e non sproporzionate al caso . Anche per questo tipo di triage si parla di “sistema”, poiché anch’esso è costituito da delle fasi concatenate tra loro , in netta inferiorità rispetto al triage di pronto soccorso , ma tuttavia sempre fondamentali . Infatti qui si assiste in primis alla ricezione della chiamata , dove l’operatore chiederà l’indirizzo del luogo dell’evento, cercherà di calmare l’utente e lo rassicurerà che l’ambulanza è stata mandata, poi procederà all’intervista, ovvero alla raccolta di dati sia soggettivi che oggettivi , che lo porteranno a stabilire un grado di gravità presunta e di inviare il mezzo più idoneo. E’ proprio con l’avvento di questo sistema , che si assiste nel nostro paese a un decremento dei decessi pre-ospedalieri e delle complicanze post infarti, ictus , incidenti che vengono trattati fin dalla fase extraospedaliera. La centrale operativa di Massa La centrale operativa di Massa è ubicata attualmente presso il presidio ospedaliero di Massa (ex portineria lato mare), ed è responsabile di tutta la rete territoriale di emergenza/urgenza della provincia di Massa Carrara che comprende 17 comuni. Alla C.O fanno capo tutte le richieste telefoniche di urgenza ed emergenza convogliate attraverso il numero unico 118. Il suo compito è anche di garantire il coordinamento di tutti gli interventi nell’ambito territoriale di competenza e di attivare la risposta ospedaliera, 24 ore su 24. Tuttavia le funzioni fondamentali della centrale sono due: 42 Capitolo 7 • Risultati e discussioni ricezione delle chiamate , valutazione della gravità e della complessità dell’intervento; • attivazione e coordinamento dell’intervento stesso. La C.O 118 a livello organizzativo è composta da: 1 medico responsabile 1 medico 118 collaboratore 8 infermieri professionali 6 operatori tecnici All’interno della centrale di Massa il personale infermieristico svolge il proprio lavoro in totale autonomia , non essendoci personale medico che “supervisiona il loro operato verificandone la giusta risposta” e ,oltre ad avere infermieri qualificati , essa presenta operatori tecnici che li aiutano nel gestire il carico di lavoro. Infatti il loro compito è quello di ricevere la chiamata , di ottenere subito informazioni riguardo il luogo dove è accaduto l’evento , chiedere ai parenti di uscire sulla strada per facilitare il riconoscimento del posto da parte dei mezzi di soccorsi , se ciò non è possibile , annota dati utili per identificare il posto (la casa si trova accanto al bar per esempio) e dopo trasferisce la chiamata all’infermiere libero e successivamente sulla base di ciò che gli dice , allerta i mezzi di soccorso oppure altri enti come polizia, carabinieri, vigili del fuoco etc. Il ruolo degli operatori tecnici è di fondamentale importanza, poiché permettono agli infermieri di valutare il più possibile la gravità dell’evento per poter inviare il soccorso idoneo e poi , in questo modo ,il sanitario può intrattenere il paziente al telefono (perché l’ambulanza è stata attivata dal tecnico), nei casi in cui lo guida durante la rianimazione cardiopolmonare oppure nei pazienti psichiatrici con intento di suicidio,fino all’arrivo dei soccorsi. Per cui gli operatori tecnici , nonostante non siano previsti né dal DPR del’92 né dalle linee guida del’96, smaltiscono il lavoro dell’infermiere , che può concentrarsi maggiormente sulle condizioni del paziente e valutarlo il più preciso possibile per evitare un uso improprio delle ambulanze che potrebbe danneggiare altre persone che ne hanno veramente bisogno. Quindi le funzioni del personale infermieristico sono : 43 Capitolo 7 Risultati e discussioni 1. analizzare da un punto di vista sanitario la chiamata; 2. attivare o far attivare i mezzi con medico a bordo o senza; 3. attivare l’elisoccorso ; 4. dare eventuali consigli telefonici nell’ambito dei protocolli elaborati dal responsabile di centrale; 5. allertare o far allertare altre forze utili all’emergenza (vigili del fuoco, forze dell’ordine, soccorso alpino etc.). La centrale di Massa oltre ad avere un ampio locale dove sono presenti le varie postazioni di tecnici e infermieri, allestite con i sistemi informatici e di telefonia adeguati, presenta altri uffici dedicati al personale tecnico-amministrativo : il loro compito è quello di gestire i trasporti senza medico , e ad essi vengono affidate le funzioni di archiviazione ed amministrativa. Secondo il protocollo della centrale 118 riguardo la gestione della chiamata affida agli operatori tecnici i compiti suddetti , aggiungendo che nel caso tutti gli operatori sanitari siano impegnati a gestire un emergenza / urgenza e in C.O giungesse un ulteriore richiesta di soccorso , l’operatore tecnico è autorizzato a gestire la seconda e contemporanea emergenza urgenza fino a che il sanitario non ha concluso la prima. In tale protocollo c’è una chiara definizione poi di triage telefonico : infatti afferma che l’infermiere trasforma la richiesta di soccorso in codice di gravità (per Massa si utilizza il sistema colore come detto dal decreto del 15/05/1992), che lo trasmette al P.E.T già pre - allertato dal tecnico. Altri compiti degli operatori sono quelli di ricordare al medico del 118 di comunicare, per ogni servizio , l’orario del target , l’orario di fine servizio e soprattutto sempre il codice di rientro. Infatti due sono i codici relativi all’intervento del 118, uno è il codice di invio stabilito dall’infermiere in base alle condizioni rilevate con l’intervista e il codice di rientro stabilito dal medico e consiste nel codice con il quale il paziente viene trasportato in ospedale e ne influenza la velocità e l’ospedale di destinazione,tutto ciò in base alla gravità del paziente. 44 Capitolo 7 Risultati e discussioni Tuttavia , il codice di rientro lo può determinare anche l’infermiere di centrale, sulla base dei parametri e condizioni fornitegli dai soccorritori, nel caso in cui sia stata allertata un ambulanza senza medico. Il fatto di riportare sulla scheda del 118 gli orari d’arrivo e il codice di rientro consente una verifica dei tempi che intercorrono tra la chiamata e l’arrivo delle ambulanze e per controllare anche l’appropriatezza del codice d’invio. Il sistema di codifica utilizzato dalla centrale di Massa, come già accennato , è conforme a quello stabilito dal decreto del 15/05/1992, ovvero l’infermiere riassume la gravità del paziente in base a 4 codici colore che sono il rosso (emergenza), giallo( urgenza),verde (urgenza differibile), bianco (non urgente). Inoltre esiste una terminologia precisa e univoca, sempre secondo tale decreto , che deve essere utilizzata nelle centrali e nella comunicazioni dell’infermiere di C.O e i mezzi di soccorso, soprattutto se si utilizzano radiocollegamenti. Tutte le codifiche , stabilite dal decreto del 15 maggio 1992, devono essere conosciute a tutti gli operatori della centrale e a tutti gli operatori 118 che operano nel territorio e ai soccorritori. Questi codici permetto un linguaggio univoco da utilizzare via radio , anche per non occupare a lungo la linea , che potrebbe servire a altri mezzi per comunicare con la centrale , ma poi per evitare incomprensioni legate alle interferenze che vi possono essere e che possono storpiare le parole. Nel 118 di Massa i radiocollegamenti con le autoambulanze non vengono effettuati , ma comunicano mediante telefono , ma tuttavia utilizzano questo linguaggio di sintesi per comunicare informazioni , che evitano incomprensioni o cambiamenti di parole rispetto a quanto effettivamente detto. D.M. 15 maggio 1992 versus “Progetto Mattoni” Il DM 15/05/1992 definisce i criteri e i requisiti per la classificazione degli interventi d’emergenza , nell’art. 1 identifica gli elementi dell’intervento di emergenza da sottoporre ad una codifica uniforme su tutto il territorio : chiamata dell’utente alla centrale operativa , risposta dell’operatore alla richiesta pervenuta , con particolare riguardo al mezzo attivato , intervento degli operatori del mezzo di soccorso , esito dell’intervento di soccorso. 45 Capitolo 7 Risultati e discussioni In questa sezione si intende fare un paragone tra questo decreto legge e il progetto definito “ Mattoni” che non è altro una rivisitazione dei contenuti della legge. Ma che cos’è tale progetto ? Si tratta di un vero e proprio programma nato dalla riconosciuta esigenza di individuare un’uniformità in termini di dati rilevati e metodi di lettura. Questo progetto , approvato nella Conferenza Stato – Regioni nel 2003 , ha l’obiettivo di creare un linguaggio comune , a livello nazionale , per garantire la confrontabilità delle informazioni condivise nel nuovo sistema informativo sanitario (NSIS). Infatti nel 2002 , il Ministero della Salute , avvia la progettazione del nuovo sistema informativo sanitario , con il fine di creare dei strumenti di misura del bilancio qualità- costi nel sistema sanitario. Per raggiungere tale obiettivo , si è resa la necessità di avere dei dati certi , tempestivi e che siano diversi per tutto il territorio , ma uguali e uniformi nelle codifiche. Quindi la nascita del NSIS ha richiesto un linguaggio comune che consentisse l’interscambio tra sistema informativo nazionale e sistemi sanitari regionali . Inoltre la definizione di questo linguaggio uniforme ha implicato la creazione del progetto Mattoni , in cui numerosi professionisti impegnati in 15 linee progettuali diverse , elaborino metodiche con l’intento di rispondere alle esigenze informative del nuovo sistema informativo sanitario. Nel programma come detto in precedenza è costituito da 15 mattoni , cioè 15 ambiti oggetto dell’uniformità di codifica , tra questi quello che interessa a questa tesi è il mattone 11 , dedicato al Pronto soccorso e sistema del 118 , in particolare nel paragrafo dedicato al 118 , ovvero la nuova definizione del tracciato record del 118. Quest’ultimo tenta di proporre un sistema di codifica degli interventi di emergenza , qua si parla di missione, integrato e per certi aspetti differente da quello stabilito dal decreto legge . Di seguito viene riportata la proposta del tracciato record del 118 del mattone 11 sulla classificazione delle missioni nei punti significativi e di innovazione rispetto al decreto con le relative considerazioni e differenze rispetto alla legge (riportate in corsivo). Innanzitutto ai dati che devono essere sottoposti a codifica oltre alla chiamata dell’utente , la risposta dell’operatore , l’intervento degli operatori del mezzo di 46 Capitolo 7 Risultati e discussioni soccorso , l’esito dell’intervento di soccorso , aggiunge le informazioni relative al paziente e le prestazioni erogate. Informazioni relative alla chiamata dell’utente alla centrale operativa : Tipo di chiamata. Il tipo di chiamata ricevuta deve essere codificata con i seguenti codici a due caratteri: 01= richiesta di soccorso , 02= informazione all’utenza , 03= ricerca posti letto , 04= continuità assistenziale , 05=trasporto secondario urgente , 06=intervento in corso , 09=altro. Questa rappresenta un innovazione rispetto alla legge , ma tuttavia risulta un informazione di governo , in quanto non determinante nel processo assistenziale , ma invece può servire per ottenere informazioni veloci sul tipo di chiamate arrivate , senza dover controllare per le richieste effettive di soccorso , l’invio del mezzo o il codice di rientro. Informazioni relative alla risposta dell’operatore: Classe patologia presunta. Indica il gruppo di appartenenza della patologia prevalente dedotta a seguito della chiamata. Indicare secondo i seguenti codici a 3 caratteri : C01=traumatico , C02=cardio-circolatorio, C03=respiratorio, C04= neurologico , C05=psichiatrica, C06=neoplastica,C07=intossicazione, C08=metabolica, C09= gastroenterologica, C10=urologica, dermatologica,C014= C011=oculistica,C012=otorinolaringoiatrica, ostetrico-ginecologica,C015=infettiva, C013= C019=altra patologia, C020=patologia non identificata In questo progetto , per quanto riguarda la patologia prevalente, il fatto che parla di classi si presuppone , come poi accade dopo che vi sia una suddivisione in sottoclassi ; si tratta di un’integrazione di patologie più specialistiche rispetto al decreto di legge, che costituiscono sempre un informazione di esercizio , fondamentale per chi opera nel territorio, in quanto è in grado di prepararsi adeguatamente prima dell’arrivo sul posto ; tuttavia la classificazione precedente era lo stesso adeguata , in quanto coincisa e semplice , però poco utile nel valutare l’appropriatezza della patologia rispetto al problema principale 47 Capitolo 7 Risultati e discussioni individuato in triage. Criticità presunta. Rappresenta la criticità dell’evento e non la risposta effettivamente data (si riferisce solo alla chiamata). È necessario indicare il livello di urgenza utilizzando i codici di seguito riportati: Rosso =molto critico (intervento di emergenza), Giallo= mediamente critico (intervento indifferibile) , Verde= poco critico( intervento differibile) , Bianco= non critico (non ha necessità di essere espletato in tempi brevi). Tale codifica rimane uguale in entrambi i casi , ma permane la poca chiarezza circa le differenze tra i due gruppi oltre al fatto di essere interventi differibili e non. Tipologia di intervento. L’esito dell’intervento deve essere indicato con un codice a 2 caratteri : 01= consiglio telefonico, 02= attivazione guardia medica territoriale, 03=attivazione missione attraverso invio di mezzi di soccorso, 04= deviato ad altro ente di soccorso, 05=consiglio clinico. Viene integrato rispetto al precedente ,e quindi completo dei consigli clinici che l’infermiere può dare telefonicamente non codificato prima. Informazioni relative all’intervento degli operatori del mezzo di soccorso: Dinamica riscontrata. Indicare la dinamica dell’evento riscontrata dalla missione secondo i seguenti codici a 2 caratteri: 00=non definita, 01=precipitato <3mt,02=precipitato>3mt , 03=aggressione,04=arma bianca,05=arma da fuoco,06=violenza sessuale,07=morso di animale,08=esplosione,09=incendio, 10=incidente auto,11= incidente moto,12=incidente mezzo pesante , 13=incidente bicicletta,14=incidente pedone , 15=proiettato,16=incastrato,17=tuffo/immersione,18=altra dinamica,19=soccorso a persona. 48 Capitolo 7 Risultati e discussioni Elemento nuovo rispetto alla legge, rappresenta un’informazione di esercizio che ,soprattutto se si tratta di un precipitato, non serve nemmeno stabilire un codice di rientro e nemmeno i parametri perché vengono attivati tutti gli interventi necessari al caso. Ma risulta invece una ripetizione nel caso di un incidente auto , che può variare da un caso grave a uno non grave e che necessita quindi della formulazione di un codice di rientro. Non dimostra molta utilità ,quanto un codice di rientro. Informazioni relative all’esito della missione: Non si rilevano delle sostanziali differenze rispetto al decreto legge. Informazioni relative al paziente e prestazioni erogate: Classe patologia riscontrata . Indica il gruppo di appartenenza della patologia prevalente riscontrata durante la missione. Indicare secondo i caratteri già detti precedentemente per la classe di patologia individuata dall’operatore di centrale. Rappresenta un’innovazione rispetto al decreto precedente , questo perché , l'altro si riferiva solo all’ipotesi di patologia, non proponendo un sistema di classi e sottocategorie, ma inoltre limitato alla fase dell’operatore di centrale e non alla fase di soccorso. Questo elemento è importante soprattutto se associato al codice di rientro per allertare il pronto soccorso in modo completo circa il codice e la patologia. Patologia riscontrata. Indicare la patologia riscontrata dal personale del mezzo secondo le sottocategorie della classe di appartenenza della patologia. Non vengono riportate tutte , in quanto sono molte per ogni classe. Rappresenta un elemento nuovo , come quello precedente , e inoltre può risultare efficace nell’identificare più precisamente la classe di patologia. Ma per fare ciò non era opportuno fare una tale codifica , poiché sono informazioni implicite che il 49 Capitolo 7 Risultati e discussioni medico o infermiere comunica alla centrale assieme al codice di rientro , soprattutto per i casi gravi. Valutazione sanitaria del paziente. Valutazione sanitaria effettuata dal personale di soccorso giunto sul luogo dell’evento. Il codice può assumere uno dei seguenti valori : I0= soggetto che non necessita di intervento, I1= soggetto affetto da forma morbosa lieve , I2= soggetto affetto da forma morbosa grave, I3= soggetto con compromissione delle funzioni vitali, I4=deceduto La valutazione sanitaria del paziente, ovvero il cosiddetto codice di rientro,rimane invariato per entrambi , anche nell’ambiguità presenta nella frase giunto sul luogo . Anche qui , nel Progetto Mattoni, non viene specificato meglio il significato di giunto sul luogo , ovvero deve essere una valutazione fatta all’arrivo sul posto oppure dopo il trattamento indicante quindi la guida con sirene e lampeggianti piuttosto che la gravità del paziente? Da un comune dizionario di italiano giunto sul luogo , significa arrivato sul posto e indica quindi la gravità del paziente all’arrivo dei soccorsi e non dopo il trattamento ricevuto ,solo che in quasi tutte le realtà non viene interpretato così ma come il codice che definisce il rientro dell’ambulanza sul pronto soccorso. Quindi, anche il progetto mattone , non ha saputo chiarire questa ambiguità presente. Prime 5 prestazioni principali erogate. Indicare i codici delle prime 5 prestazioni erogate giudicate più importanti per gravità clinica ed impegno di risorse. Elemento innovativo rispetto al D.M , tuttavia può essere utile solo per l’infermiere del pronto soccorso che sa cosa è stato fatto per quel paziente e lo riporta nella scheda di triage; può rappresentare un eventuale elemento di integrazione tra 118 e pronto soccorso che ne esalta la continuità assistenziale. Esito del trattamento effettuato sul paziente. 50 Capitolo 7 Risultati e discussioni Compilare se esito della missione= 03 o =02 ed indicare uno dei seguenti codici : 01=trasporto in pronto soccorso , 02=trasporto in ospedale per ricovero diretto, 03=trattamento sul posto senza trasporto, 04=rifiuto trasporto,05=decesso sul posto,06=decesso durante il trasporto. Rappresenta una rivisitazione dell’esito di missione , che corrisponde poi all’effettuazione dell’intervento della legge del ’92. non corrisponde alla destinazione del paziente stabilita dal decreto , in quanto qui si tratta dell’esito del trattamento effettuato sul paziente , che può presupporre un ricovero come no. Tuttavia risulta essere più utile una codifica come quella decisa dal decreto piuttosto che quest’ultima che è un informazione ridondante che poteva essere benissimo inclusa all’interno dell’esito della missione. Codice di consegna del paziente in pronto soccorso. Indica il codice di gravità del paziente all’arrivo in ps , che assume il significato di duplicato del codice di triage. Questo codice assume uno dei seguenti valori : Rosso = molto critico(intervento di emergenza),Giallo = mediamente critico (intervento indifferibile), Verde = poco critico (intervento differibile), Bianco = non critico , Nero = deceduto. Dato nuovo e molto utile perché potrebbe quindi sostituire la valutazione effettuata dall’infermiere triagista, e potrebbe essere visto come vera collaborazione tra i due sistemi di soccorso , in un’ottica libera dalla competitività e dalla paura di vedersi rubare il proprio ruolo. Specialità del reparto di ricovero. Il reparto di ricovero di destinazione deve essere indicato quando esito del trattamento = 02 , cioè quando il paziente è trasportato direttamente in reparto; il codice deve corrispondere al codice di reparto di ricovero indicato nella scheda SDO secondo il D.M. 23/12/1996 , il campo ha una lunghezza di due caratteri. Codifica innovativa e importante per tracciare un continuum tra territorio e ospedale, ma tuttavia limitata solo per i pazienti che devono essere trasportati direttamente in reparto , senza passare dal pronto soccorso. Si potrebbe pensare 51 Capitolo 7 Risultati e discussioni per rafforzare questa integrazione , di registrare poi l’esito del paziente arrivato mediante 118 , ma tuttavia rappresenta un po’ un utopia per il carico di lavoro a cui è sottoposto l’infermiere della centrale. Rapporto di Pronto soccorso. Compilare se “esito del trattamento effettuato sul paziente” = 01 (se paziente trasportato in ps); indicare il numero di RPS , che è il numero progressivo dell’accesso in pronto. Non presente nel decreto legge , rappresenta un elemento di unione tra territorio e pronto soccorso , a dimostrare il fatto che l’intervento effettuato non si ferma alla consegna del paziente in pronto , tuttavia come detto sopra si potrebbe pensare di registrare l’esito del paziente alla visita medica . Di sopra sono state riportate le differenze/ miglioramenti che il Progetto Mattoni ha portato rispetto al decreto legge; tuttavia manca di alcune cose presenti nel D.M 15/05/92 ; infatti quest’ultimo alla voce risposta dell’operatore , ha un paragrafo dedicato alla codifica del giudizio di sintesi dell’evento che viene poi comunicato al mezzo di soccorso , costituito da tipologia dell’evento , ipotesi di patologia prevalente , e codice di criticità. Si tratta di un modo di riassumere tutto ciò che viene raccolto , in modo tale da trasmettere le informazioni il più preciso possibile , senza motivi di incomprensione. Questo rappresenta un elemento importante per la codifica che tuttavia non viene preso in considerazione dal progetto , ma che costituisce il modo più diretto e veloce di comunicare le informazione all’ambulanza sia via cavo che tramite radiocollegamenti. Nel progetto Mattoni , si assiste a notevoli proposte di integrazione con il pronto soccorso , attraverso un codice di consegna, oppure la registrazione del reparto dove viene trasportato il paziente; ma comunque rimane dubbio il significato riguardo il codice di rientro , lasciando ancora trasparire una variabilità di interpretazione. Di fatto, come accade oggi in quasi tutte le realtà, il codice di 52 Capitolo 7 Risultati e discussioni rientro non è vissuto come un ritorno infermieristico sulla valutazione di centrale (informazione di governo), ma per dire come rientra l’ambulanza , se a sirene , lampeggianti oppure guida normale( informazione d’esercizio). Ma invece di chiarire a distanza di tempo questo concetto , il progetto propone un codice di consegna , che potrebbe rappresentare un duplicato del codice di triage , una volta addottati per ambo le parti gli stessi protocolli e potrebbe rappresentare un ulteriore momento di unione tra i due sistemi , aiutando il triagista nel suo valore almeno per quanto riguarda gli accessi mediante 118. Da sottolineare infine , è il fatto che il decreto del 15 maggio rappresenta una legge e come tale deve essere rispettata in tutte le sue forme , mentre il progetto, anche se approvato , non può pretendere l’adesione di tutte le strutture sanitarie nazionali , in quanto non costituisce una legge, ma solo un programma dove vengono rivoluzionati e integrati i contenuti del decreto. Il modello dispatch nelle centrali operative Il sistema del dispatch (o di invio) è un sistema elaborato negli Stati Uniti d’America che comprende tutte le operazioni inerenti il sistema di soccorso dalla ricezione della chiamata all’arrivo dei soccorritori sul luogo dell’evento. Si parla anche qui di sistema, poiché è un processo costituito da 5 fasi principali che sono : 1. intervista telefonica; 2. attribuzione codice di gravità; 3. scelta del mezzo di soccorso; 4. istruzione all’utente sulle manovre da effettuare pre-arrivo dei mezzi di soccorso; 5. supporto informativo ai soccorritori fino all’arrivo sul target. Anche se questo modello presenta pochi punti rispetto al processo di triage effettuato in pronto soccorso, non è assolutamente da meno , perché questa attività consiste ,non solamente in un intervista e nello stabilire un codice di gravità , ma dall’operatore dipende il mezzo di soccorso utilizzato ( ALS e BLS) e la rapidità con cui questa risorsa deve raggiungere il luogo dell’evento ( guida con sirene o lampeggianti). E non è una cosa semplice , poiché si potrebbe inviare un 53 Capitolo 7 Risultati e discussioni ambulanza medicalizzata per un intervento apparentemente grave , mentre invece non lo è e precludere ,a chi veramente sta male , un’assistenza medica sul territorio; quindi è necessario che l’infermiere anche se in poco tempo riesca a distinguere l’agitazione dei parenti che potrebbero ingrandire la situazione e la reale condizione del paziente, cosa che necessita di protocolli adeguati , di esperienza e capacità da parte dell’infermiere di centrale. Tuttavia l’intervista telefonica è fondamentale per poter effettuare il triage e creare il dispatch , essa cambia a seconda dei protocolli stabiliti da ogni centrale operativa ma sostanzialmente le domande che devono essere fatte sono : Da dove chiama? Qual è il numero di telefono? ( nel caso in cui i sistemi informatici non siano in grado di rilevarlo), Cos’è successo? Nel caso in cui sia accaduto un incidente le informazioni che il dispatcher deve ottenere sono : dinamica dell’evento e mezzi coinvolti (auto-auto, pedoneauto,camion-auto , frontale , salto di corsia , caduto come da quanti metri); se il caller vede il ferito/i (quanti , dov’è ,si muove , è imprigionato), se è cosciente ( soporoso , agitato) , se respira (come) ,se presenta emorragie evidenti ( ferite , fratture esposte ) e per ultimo, ma non per minor importanza, l’infermiere deve verificare se ci può essere un rischio secondario evolutivo ( incendio , esplosione , intossicazione), in modo tale da avvertire i vigili del fuoco e quant’altro. Se non si tratta di un incidente ,il dispatcher deve domandare se il paziente è cosciente , respira , se ha dolore , di che tipo, la sede coinvolta e se ha patologie concomitanti oppure passate. Queste sono principalmente le informazioni che l’infermiere deve cercar di ottenere durante l’intervista, tuttavia egli non deve per forza attenersi a questo tipo di domande , soprattutto l’infermiere esperto saprà condurre l’interrogatorio senza attenersi ai protocolli scritti, mentre quest’ultimi risultano fondamentali per l’operatore inesperto che ha bisogno di una guida. Comunque i presupposti per poter effettuare un interrogatorio telefonico adeguato sono fondamentalmente quattro : 1. la collaborazione di chi richiede il soccorso (il cosiddetto caller); 2. l’addestramento dell’operatore a ottenere le informazioni necessarie a seconda di particolari tecniche di interrogazione; 54 Capitolo 7 Risultati e discussioni 3. l’uso di un protocollo che consenta di inquadrare, con buona approssimazione , lo stesso tipo di problema sempre nella stessa maniera; 4. la comunicazione utilizzata dal dispatcher. La collaborazione del cittadino dipende da : il suo stato emotivo , l’effettiva ignoranza della situazione e l’educazione sanitaria fatta alla popolazione sull’uso di determinati servizi. Contrariamente a quanto si pensa , lo stato di agitazione da parte del caller rappresenta la causa meno importante della scarsa collaborazione , infatti un operatore addestrato a determinate tecniche di intervista , saprà calmare l’utente e ottenere le informazioni necessarie. Infatti ripetendo le stesse parole con lo stesso tono, l’infermiere riesce a diminuire l’ansia del caller e riportare la conversazione sotto la sua direzione e porre tutte le domande del caso. L’ignoranza della situazione rappresenta un fattore determinante nell’intervista , nel senso che se la chiamata viene fatta da una terza persona che non sa cosa sia successo , ma lo hanno incaricato di chiamare il 118 , questo è un vero problema , perché in questo modo l’infermiere riesce si a ottenere informazioni circa il luogo dell’accaduto , ma non è in grado di effettuare un corretto triage e di conseguenza un adeguato dispatch. L’ignoranza della situazione può essere combattuta mediante un’educazione sanitaria alla popolazione circa l’utilizzo del 118 , spiegando all’utenza che è indispensabile che chi chiama deve essere presente sul luogo del’evento per fornirgli le condizioni del paziente ; inoltre deve essere chiarita alla popolazione l’idea che chi lavora in centrale non ha il compito di rispondere e inviare l’ambulanza a caso ma lo fa secondo dei criteri per poter salvare e ridurre le complicanze al maggior numero di persone. Per ignoranza non si intende solo quella relativa alla situazione , ma anche quella che deriva da scarse conoscenze sanitarie che possono allarmare più del necessario parenti o persone che si trovano nel luogo dell’accaduto e chiamano la centrale. È il caso ad esempio, di un ragazzo svenuto a scuola e il caller , ignorando che poteva trattarsi di un banale calo di zuccheri o una crisi vagale 55 Capitolo 7 Risultati e discussioni dovuta all’ansia di un’interrogazione , si agita più del dovuto , pensando chissà cosa potesse succedergli. Forse anche in questo senso l’educazione sanitaria potrebbe avere un ruolo decisivo , cioè divulgando tra la popolazione le nozioni base di soccorso tra cui l’importante BLS , si determinerebbe oltre a una diminuzione dell’ignoranza anche una riduzione delle morti e delle complicanze post arresto cardio –circolatorio. Detto questo, una chiamata che arriva in centrale operativa si definisce : • first party caller (prima persona) , quando chi ha bisogno effettua egli stesso la chiamata; • second party caller (seconda persona) , quando chi chiama è fisicamente vicino al paziente; • third party caller (terza persona) ,quando chi effettua la telefonata è fisicamente lontano dal malato . Statisticamente parlando , solo il 50% delle chiamate è fatta da first e second caller , mentre il restante 50% arriva da una terza persona che non sa niente delle condizioni del paziente. Sapere da chi è stata effettuata la richiesta di soccorso potrebbe essere utile per verificare l’appropriatezza del codice d’invio , che se avanzata da un third caller non può essere che giustificata per la mancanza di informazioni. Fare l’infermiere di centrale richiede non solo formazione circa la semeiotica delle patologia, i trattamenti di primo soccorso e sulla selezione delle chiamate , ma pretende anche il suo addestramento sulle tecniche interrogatorie , ovvero su come fare l’intervista soprattutto se dall’altra parte c’è un utente agitato. La principale tecnica utilizzata in questi casi è la cosiddetta “repetitive persistance” ,che consiste nel ripetere la domanda più volte ed il motivo della domanda fino a che non si ottiene la risposta dal parente . Inoltre può essere utile sapere il nome di chi chiama per stabilire un clima di fiducia , nel quale la persona si sente considerata e perciò può calmarsi e in questo modo oltre a fornire informazioni all’operatore , è in grado anche di intervenire seguendo ciò che gli dice l’infermiere. L’uso di un protocollo d’intervista rappresenta la base comune di partenza per l’identificazione della gravità del paziente. 56 Capitolo 7 Risultati e discussioni Seguire un protocollo non significa esserne dipendenti e non essere capaci di decidere autonomamente , ma anzi esso serve innanzitutto per unificare la metodologia dell’intervista e quindi tutti gli operatori di una stessa centrale sanno che devono attenersi a quel metodo e poi guida l’operato dell’infermiere per lasciare poi uno spazio alla professionalità del dispatcher ormai esperto. Mentre invece il protocollo è essenziale per l’infermiere inesperto , poiché lo aiuta a fare le giuste domande per identificare correttamente la gravità della situazione. Anche la comunicazione utilizzata dall’operatore è fondamentale nell’intervista , perché se egli usa un tono scocciato oppure grida , oppure mantiene un tono distaccato , allora si che non otterrà mai la collaborazione dell’utente. Infatti deve trattare tutte le persone (anche le più inopportune) con cortesia e rispetto , deve essere calmo e rassicurante , deve saper mantenere il controllo della conversazione senza mai diventare maleducato . Inoltre l’infermiere durante l’interrogatorio e nel mentre di alcune spiegazioni deve utilizzare un linguaggio chiaro , semplice , in modo che chi chiama capisca ogni singola parola e rassicurare che i soccorsi sono stati inviati e arriveranno presto. L’operatore deve chiedere anche se il telefono da cui chiama è fisso , oppure un cordless, in modo tale da stare vicino al paziente o domandargli se è presente un’altra persona con loro , magari meno coinvolta , che possa effettuare interventi di primo soccorso seguendo ciò che gli viene detto dall’infermiere tramite il caller. Inoltre deve saper tenere sotto controllo la conversazione , facendo in modo che l’utente non esuli da ciò che gli è stato chiesto e se quest’ultimo non risponde alle domande , il dispatcher deve sapere che non è gridando , lasciandosi a inutili nervosismi che calmerà la persona , ma deve utilizzare la tecnica giusta. Immaginare la scena così come descritta , potrebbe essergli d’aiuto per fornirgli i consigli più idonei alla situazione. Tutti questi elementi fanno parte dell’intervista , che rappresenta l’unico modo per raccogliere tutti i dati necessari per la decisione di un codice di gravità secondo il sistema di codifica stabilito con il decreto del 15/05/1992 . I sistemi informatizzati delle centrali operative presentano dei programmi in grado di attribuire loro stessi il codice seguendo ciò che viene selezionato nei campi relativi all’intervista; questo metodo sminuisce il ruolo dell’infermiere al triage , 57 Capitolo 7 Risultati e discussioni costringendo a pensare che non sia necessaria una valutazione infermieristica per dare un codice , ma sarebbe in grado chiunque. Questo metodo non è d’obbligo , nel senso che per forza devono essere registrati i dati dell’interrogatorio , ma al momento dell’attribuzione del codice , l’infermiere decide se calcolarlo automaticamente o deciderlo lui. Se si utilizzasse sempre il metodo detto sopra, sarebbero alte le percentuali di over e under triage poiché non si può, sulla base di pochi dati, stabilire la complessità dell’evento , perché subentrano altri elementi come la rilevazione di segni , l’interpretazione dei sintomi in base all’esperienza e le conoscenze sui segni e sintomi che lo differenziano da una decisione di triage basata su una valutazione infermieristica. Il codice di gravità è molto importante , perché da esso dipende il coinvolgimento del mezzo da inviare che deve essere ,quando possibile , adeguato alla situazione; a questo fine più corretta sarà la valutazione più idonea sarà la risorsa mandata senza gravare su il paziente stesso e su altri bisognosi. Per mandare il mezzo giusto , per prima cosa l’infermiere deve conoscere la dislocazione dei mezzi sul territorio, perché deve essere preciso nell’inviare l’ambulanza in base alla gravità ma anche in base alle competenze territoriale , perciò deve sapere che ad es. CH01 copre la zona di Massa , mentre CH03 copre Carrara. Inoltre deve conoscere la tipologia delle risorse , cioè se sono ambulanze medicalizzate , infermieristiche oppure auto mediche e quante sono solo con soccorritori a bordo ; deve avere in tempo reale la distribuzione dei mezzi sul territorio per sapere quali sono le ambulanze impegnate e non. Come già detto in precedenza , inviare un mezzo di soccorso non è semplice , perché deve rispettare queste regole ma poi proprio per le ripercussioni che possono esserci sul paziente , su altri interventi e sulla propria professione. Quindi è indispensabile che l’infermiere , effettui un interrogatorio preciso , che scavi a fondo nelle sue conoscenze e che dall’alto della sua esperienza decida un codice che sia il più reale possibile. Tutto questo processo deve avvenire in un minuto , per fare in modo che le ambulanze vengano allertate senza che possa perdere del tempo prezioso che 58 Capitolo 7 Risultati e discussioni invece gli servirà per raggiungere il target ; tuttavia ciò non significa che allo scadere del minuto l’infermiere butta giù la chiamata , ma se aiutato da un operatore tecnico gli comunica la risorsa e il codice d’invio con il quale l’ambulanza deve andare o in alternativa a un altro collega disponibile, mentre lui rimane al telefono per fornire consigli o per intrattenere la persona fino all’arrivo dei soccorsi ( nel caso di un paziente psichiatrico con intenti suicidi). I consigli utili che l’infermiere può dare sono tanti e tutti di estrema importanza perché con questi l’infermiere può salvare una vita pur rimanendo al di qua del telefono; infatti può istruire il parente o chi è presente alle manovre di BLS , oppure a fermare un’emorragia , a trattare un’ustione , a disostruire le vie aeree, tutti interventi di primo soccorso che costituiscono un salva-vita che possono essere anzi dovrebbero essere fatti anche dalla gente comune. Tuttavia una volta inviata l’ambulanza , la centrale rimane in collegamento con il mezzo del soccorso per fornirgli ,in questa prima fase ,dati utili per trovare il target che non sempre si raggiunge facilmente. A questo proposito all’inizio della chiamata , l’infermiere deve raccogliere tutti le informazioni necessarie all’identificazione del luogo dell’evento ( indirizzo , punti di riferimento) , e chiedere ai parenti , se possibile ,di recarsi sulla via principale per aiutare il mezzo al raggiungimento del posto ,poi deve sempre farsi dare un numero di telefono se non registrato dai sistemi informatici per chiamare laddove ci fossero problemi per l’arrivo sul target. Nella centrale di Massa , non tutte le attività relative al dispatch vengono effettuate dal personale infermieristico ; infatti dal momento che sono presenti operatori tecnici che aiutano l’infermiere , spetta a quest’ultimo la valutazione della gravità e la decisione della risorsa da inviare. Mentre è di competenza degli operatori tecnici l’individuazione del target e l’invio dell’ambulanza scelta dall’infermiere. Questa divisione di compiti comporta alcuni vantaggi : infatti l’individuazione del target è fatta da personale che conosce bene il territorio , è esperto nel formulare domande adeguate ed è abile nell’utilizzo di sistemi informatici o cartine utilizzati per tale scopo. 59 Capitolo 7 Risultati e discussioni Poi il fatto che l’utente si sente domandare non cosa è accaduto , ma l’indirizzo , lo rassicura sul fatto che stanno provvedendo a mandare l’ambulanza e ciò lo rassicura e quindi è più disponibile per il colloquio con l’infermiere; poi l’ansia dell’utente verrà ridotta ulteriormente quando l’operatore comunica alla persona che l’ambulanza è stata mandata. Questo in parte è vero , perché l’operatore può allertare la risorsa da mandare ma deve comunque attendere l’ordine dall’infermiere. Una volta che l’operatore ha ottenuto i dati utili , passa la chiamata all’infermiere che lo rassicura a sua volta che il mezzo di soccorso è stato inviato e nei casi in cui individua a colpo d’ “orecchio” elementi di estrema gravità comunica al tecnico di inviare una determinata ambulanza mentre continua la valutazione telefonica. In questo modo il sanitario si sente libero da impegni e in grado di dare consigli utili senza far attendere l’utente in linea per poter allertare il soccorso e in più può raccogliere ulteriori informazioni da comunicare ai soccorritori o al medico e/o infermiere sull’ambulanza affinchè portino in casa tutto il materiale necessario ed essere pronti a intervenire su ciò che li aspetta. Ancora , il fatto che il target sia individuato da un’altra figura che aiuta il sanitario , permette di ottenere non solo l’indirizzo ma anche altri dettagli come colore della casa , il piano ,ingresso non immediatamente visibile , dettagli anche relativi alla sicurezza e punti di riferimento come un bar o quant’altro. Strumenti di triage Per la centrale operativa di Massa, lo strumento di triage , ovvero il metodo che fornisce dei criteri comuni di valutazione agli operatori , è rappresentato da un’ “abbozzo” di algortimo costituito dall’intervista. Essa è molto più generale e di conseguenza meno efficace rispetto agli algoritmi adottati nei pronti soccorsi dell’azienda. Infatti le domande da porre al paziente/familiare cambiano solo per due situazioni paziente traumatizzato e non ma non ne prevede uno specifico una volta individuato il sintomo. 60 Capitolo 7 Risultati e discussioni Quando l’infermiere può fare l’intervista , in assenza di agitazione da parte del caller , le domande poste nel caso di paziente traumatizzato sono : Quali sono i mezzi coinvolti? Riesce a vedere i feriti? Quanti sono? La persona è cosciente? Respira? Sono presenti emoraggie o fratture? C’è il pericolo d’incendio? Mentre per l’altra situazione i quesiti sono : Il paziente è cosciente? Respira? Ha dolore? Che tipo di dolore? Presenta delle patologie concomitanti? Si tratta quindi di uno strumento limitato e che comunque non sempre può essere applicato per i motivi suddetti riguardanti la difficoltà trovata dall’infermiere nel formulare delle domande a delle persone molto agitate per nulla collaboranti e si ritorna quindi all’importanza dell’addestramento degli operatori a determinate tecniche interrogatorie e allo loro virtù di mantenere la calma per ogni tipo di situazione. 61 Capitolo 7 Risultati e discussioni SISTEMI DI CODIFICA Definizione e modalità di codifica La codifica rappresenta lo strumento con il quale il triagista o l’infermiere di centrale comunica agli altri (utenti , accompagnatori , equipe medicoinfermieristica , mezzo di soccorso) , la decisione da lui assunta , cioè un mezzo che riassume in maniera chiara , precisa ed inequivocabile quanto è presumibilmente grave , ovvero prioritario , rispetto ad altri , la persona da egli valutata. Per fare ciò è necessario adottare un sistema di codifica : i codici che devono possedere alcuni requisiti per poter essere vantaggiosi all’opera di selezione . Infatti devono essere,per prima cosa, utili alla struttura che svolge l’attività di triage : che siano codici colore , sigle , numeri , che siano a tre , quattro , cinque categorie , l’importante è che risultino funzionali all’unità operativa che li utilizza. Si potrebbe dire che “ è efficace qualsiasi sistema di codifica capace di suddividere , catalogare e rappresentare l’utenza per priorità”. Ma non è sufficiente poiché un codice per essere efficace deve essere di rapida interpretazione ; infatti è utile che già ad una prima occhiata si abbia la percezione immediata del significato della codifica , non ci deve essere bisogno di leggere o fare dei calcoli, ma solo al primo sguardo la persona deve essere in grado di decodificare il legame “simbolo- livello di priorità”. Forse è per questo motivo che i codici colore per la loro immediatezza sono quelli che vengono maggiormente utilizzati e che risultano essere molto efficaci nell’interpretazione , di fatto il codice rosso , ad esempio , è attribuito convenzionalmente e psicologicamente ad una situazione di pericolo. Esistono vari tipi di sistemi di codifiche dai codici colore a quelli numerici a quelle rappresentati da lettere ma tuttavia in Italia il decreto del 15 maggio 1992 sui “ criteri e requisiti per la codificazione degli interventi di emergenza” , per l’attribuzione del codice di gravità / priorità predilige il sistema colore , suddividendoli quindi in rosso, giallo, verde, bianco con prevalenza di un sistema a 4 categorie . 62 Capitolo 7 Risultati e discussioni Mentre in Toscana con il DGRT 736/2001 abbiamo cinque livelli di priorità per quello che concerne il sistema di triage in pronto soccorso , mentre per il 118 l’organizzazione dei codici rimane su quattro livelli. Il decreto del 15 maggio soprattutto identifica le codifiche riguardanti il sistema di allarme sanitario , ovvero il 118 , di fatto stabilisce che l’infermiere di centrale deve comunicare al mezzo di soccorso un codice d’invio , basato sul sistema colore , mentre per quanto riguarda il codice di rientro (che corrisponde alla valutazione del paziente sul posto) , invece viene codificato con un sistema numerico , 0 1 2 3 4 , dal paziente che non necessita d’intervento a quello deceduto . Codici di priorità versus Codici di gravità Il codice assegnato dopo la valutazione che sia stata fatta ,al pronto soccorso o in centrale ,deve essere di priorità o di gravità? Molto spesso si fa confusione tra i due termini , talvolta ritenendoli sinonimi , ma in realtà sono due vocaboli che hanno un significato differente. Infatti , priorità deriva dal latino prior e significa che sta davanti , primo tra due, diritto di precedenza. Precedenza connessa al riconoscimento di particolari diritti. Mentre gravità deriva dal latino gravis e sta per molto malato , pericoloso, di notevole importanza specialmente per le conseguenze , in quanto difficilmente superabile o rimediabile. Prendendo in considerazione per primo il triage in pronto soccorso , il codice che l’infermiere attribuisce dopo le varie valutazioni è di priorità , poiché definisce il diritto di precedenza alla sala visita di una persona rispetto a un’altra sulla base dell’urgenza clinica che presenta . Inoltre l’attribuzione di un codice di priorità al paziente ,è anche sostanzialmente un evoluzione potenziale a breve termine di un determinato quadro clinico. È importante notare che non è una valutazione poi della gravità della patologia in atto. Esempio : uomo di 60 anni anamnesi per epatocarcinoma si presenta in ps per dolore addominale Pa 105/60 , gli viene assegnato un codice verde ; uomo di 60 63 Capitolo 7 Risultati e discussioni anni , con anamnesi muta, si presenta per dolore addominale , Pa 80/55, gli viene assegnato un codice giallo. Il primo caso , ha una prognosi a medio termine , probabilmente più grave; ma al secondo paziente viene data la priorità sulla base di un parametro vitale in questo caso la pressione sistolica bassa che costituisce una più grave minaccia di evolutività a breve termine ; è più pericoloso nel breve termine far aspettare il secondo paziente. Comunque ritornando alla definizione di codice di priorità detta sopra , ciò significa che un utente che si presenta in P.S. per una distorsione alla caviglia e ipoteticamente ha un dolore uguale a 8 , l’infermiere stabilisce per lui un codice giallo che rappresenta la precedenza che ha al trattamento. Se invece di un codice di priorità , l’infermiere triagista dovesse dare un codice di gravità , la situazione si ribalterebbe : perché la sua attenzione è rivolta alla gravità del paziente, per cui una banale distorsione anche se associata a un dolore intenso , non è ritenuta in grado di mettere a rischio la vita del paziente , per cui il codice cambierebbe e diventerebbe un codice verde , o addirittura azzurro ( se si utilizzano cinque livelli di priorità). Questo invece , è un po’ il principio che viene adottato in centrale , nel senso che l’infermiere non valuta la priorità di trattamento di un paziente rispetto ad un altro , ma valuta la gravità del singolo e ne decide un codice che consenta un intervento tempestivo alla persona. Per cui il paziente che si presenta in P.S. con dolore lombare violento irradiato al fianco e all’inguine , con difficoltà nella minzione (segni e sintomi che riconducono a una colica renale) , avrà un’alta priorità ma una bassa gravità perché non mette a repentaglio la vita della persona ; lo stesso caso che si presenta alle orecchie dell’infermiere di centrale risulta essere un intervento a bassa gravità che non richiede un intervento tempestivo e quindi classificabile con un codice verde. Sono due cose sostanzialmente diverse , perché è ovvio che per una colica renale il 118 non invia un’ambulanza in codice giallo con medico a bordo , ma la invia con codice verde , perché loro non valutano la sua priorità di trattamento ma la gravità clinica dalla quale dipende la risorsa utilizzata, la guida con cui il mezzo 64 Capitolo 7 Risultati e discussioni deve raggiungere il target (sirene , lampeggianti o meno) e ne dipende la vita di altre persone. Purtroppo il codice che da l’infermiere di centrale non cambia con la rilevazione dell’intensità del dolore a meno che quest’ultimo non sia associato a determinati altri sintomi che possono far pensare ad esempio a un’ infiammazione come una peritonite che può a mettere a rischio la vita della persona, se non trattata , ma non di certo ciò non succede per una distorsione o per una colica o per una lombo sciatalgia. Questo perché l’invio di un’ambulanza con codice giallo/rosso presuppone l’utilizzo di risorse mediche e infermieristiche a discapito di chi ne ha realmente bisogno. Poi sono due tipi di triage che vengono fatti in strutture completamente diverse , da una parte abbiamo un pronto soccorso dove le persone vi sono giunte o per conto proprio o con l’ambulanza , ma che comunque sono lì presenti e l’unica cosa da fare è selezionarle in base all’urgenza che presentano ,definendone i tempi che possono aspettare; dall’altra parte si ha una centrale che riceve informazioni tramite una chiamata , non vede il paziente , non ha i parametri a meno che non vi sia la guardia medica o il dottore di famiglia ed è ovvio che la sua priorità non è stabilire se l’ambulanza deve raggiungere presto il target per diminuirgli il dolore , ma la reale anzi presunta gravità del quadro clinico. Sono due situazioni diverse che implicano una codifica uguale dal punto di vista del colore ma basata su criteri differenti. Tuttavia non è corretto nemmeno parlare di gravità , perché il termine presuppone la formulazione di una diagnosi clinica ,che è di competenza medica. Infatti , come le linee guida del ’96 , affermano, la funzione dell’infermiere di centrale è quella di “determinare l’apparente criticità dell’evento segnalato”, apparente perché il codice d’invio che l’infermiere decide è sempre presunto , poiché non ha a disposizione o meglio ha poche possibilità di rilevare segni e di stabilire un codice reale, criticità perché questo termine non si riferisce alla gravità della patologia ma alla compromissione delle tre funzioni vitali: coscienza , respiro e circolo. Non è un caso che lo stesso decreto del maggio del 1992 utilizzi , per descrivere i codici colore , l’aggettivo critico , piuttosto che grave. 65 Capitolo 7 Risultati e discussioni Di fatto il codice di gravità è quello che viene stabilito dal medico alla dimissione del paziente dal pronto soccorso dopo tutto l’iter diagnostico perché si basa su una diagnosi che determina quanto sia grave un paziente. Le codifiche utilizzate nei sistemi di triage Questo paragrafo nasce dalla necessità di rendere chiaro, anche a chi non lavora nell’ambito sanitario , l’analisi condotta e riportata nelle sezioni successive ,schematizzando ciò che segue all’attribuzione della codifica. A livello di pronto soccorso , dopo il processo che porta alla decisione di triage ,descritto sopra, il paziente a seconda del codice assegnatogli attende in sala d’attesa oppure entro pochi minuti accede al locale adibito alla visita medica (codice giallo). Una volta effettuati gli esami di laboratorio , quelli strumentali , la terapia indicata per ciascun caso e sentiti i pareri dei medici specialisti a seconda del sintomo riportato , la persona viene dimessa dal reparto con un codice di uscita che può o anche no, essere uguale a quello stabilito dall’infermiere all’ingresso. Il fatto che la codifica non corrisponda a quella di dimissione , non significa necessariamente che l’operatore ha sovra o sottostimato la situazione , ma semplicemente che le condizioni del paziente possono essere migliorate in virtù del trattamento somministrato oppure peggiorate a causa di complicanze sorte dopo l’accesso alla sala visita. Se da una parte si è detto che il codice di priorità è una codifica chiara , determinata da una serie di fasi dettagliate che portano conseguentemente alla conclusione di triage , dall’altra si ha un codice di uscita assegnato dal medico dove non si hanno né leggi , né linee guida che ne chiariscano il senso. Tuttavia il paziente dimesso dal reparto , a seconda delle esigenze , verrà dimesso , oppure ricoverato , o ancora trasferito in osservazione breve intensità , ovvero verrà trattenuto in una stanza preposta al stazionamento della persona per un certo periodo di tempo che varia da una notte a due giorni e che serve per filtrare maggiormente gli accessi e ricoverare chi ne ha veramente di bisogno. Quindi , rappresenta una soluzione a vantaggio delle persone che stanno davvero male e di tutta l’azienda poiché ne consegue un minor costo e una diminuzione 66 Capitolo 7 Risultati e discussioni dell’incidenza dei pazienti che contraggono le infezioni ospedaliere che ne aumentano i tempi di degenza. Per quanto riguarda la centrale operativa , nella realtà di Massa Carrara , si ha la sola presenza di infermieri coadiuvati da operatori tecnici adibiti alla ricezione della chiamata , localizzando il luogo dell’evento , e al trasferimento di essa all’infermiere che ne farà la valutazione sanitaria. Dopo una breve intervista telefonica con tutti i problemi legata ad essa esposti precedentemente , l’operatore sanitario assegnerà all’evento un codice denominato d’invio poiché rappresenta la gravità dell’evento che influenza la guida del mezzo di soccorso se a sirene o lampeggianti come accade per i codici rossi e gialli ,oppure guida a velocità moderata per i codici verdi e bianchi. Ovviamente in base ai criteri del dispatch , l’infermiere identificherà l’ambulanza adeguata al caso , se di soli volontari oppure medicalizzata ; all’arrivo dei soccorsi sul target , il medico assegnerà un codice di gravità del paziente sul posto , e non dopo il trattamento , così come la legge del ’92 vuole ,che per il 118 di Massa equivale al codice di rientro che si basa su tutto all’infuori della criticità della persona. In altre realtà accade che il sistema di codifica 118 , sia costituito non solo dal codice di gravità sul posto relativo all’utente ma di un codice di rientro che indica la guida dell’ambulanza verso il pronto soccorso. Mentre qui si assiste a un codice di gravità denominato di rientro che indica quasi sempre se il mezzo di soccorso deve attivare i dispositivi di allarme oppure no. La necessità di introdurre una codifica relativa alla macchina , nasce dal fatto che non sempre la gravità del paziente va di pari passo con la guida , soprattutto quando vi è il medico a bordo che una volta stabilizzata un’insufficienza respiratoria acuta può comandare una guida a velocità moderata. Contrariamente può accadere che per un paziente poco critico , si attivino i dispositivi di allarme per raggiungere prima il pronto soccorso , per l’esigenza di ripartire per un nuovo soccorso. Il codice di rientro viene stabilito dal medico o infermiere presenti sul target , oppure in presenza di ambulanza BLS ( di soli soccorritori) , in base alla raccolta 67 Capitolo 7 Risultati e discussioni dei dati soggettivi e oggettivi effettuata dai volontari , l’infermiere di centrale stabilisce il codice di rientro dell’ambulanza. Queste sono le codifiche rappresentanti il sistema di triage intra ed extraospedaliero che come si vedrà successivamente , verranno tutte prese in considerazione per effettuare vari confronti necessari al raggiungimento degli scopi prefissati da questo elaborato. Vi era quindi l’esigenza di spiegare in maniera semplicistica quello che accade quotidianamente in questi due ambiti d’emergenza. L’efficacia dei sistemi di triage Il triage , a prescindere da dove viene effettuato , è un’attività molto importante che necessita quindi di una valutazione periodica che ne definisca la validità , in quanto analogamente alle altre attività sanitarie non è esente dal rischio di errore. Per valutare l’efficacia di tale attività ,prendendo per primo il triage di pronto soccorso , gli elementi utili a tal scopo , sono ad esempio la valutazione dei casi in cui l’infermiere abbia sottovalutato o sovrastimato la condizione clinica del paziente. Il tutto si traduce nel verificare l’appropriatezza dell’attribuzione del codice di priorità e quindi gli eventuali casi di under e over triage. Per under triage si intende una sottostima dei sintomi della persona rispetto al reale mentre per over triage si fa riferimento all’assegnazione da parte del triagista di un codice superiore rispetto alla situazione clinica del paziente. Tuttavia i problemi legati alla sovra e sotto stima possono essere superati con l’esperienza con una cultura specifica e dalla revisione e discussione periodica dei casi e dei protocolli operativi. Comunque la sbagliata valutazione compiuta dall’infermiere può dipendere da fattori dipendenti dall’operatore e altri indipendenti dal triagista. I primi sono soprattutto la formazione del personale infermieristico ; è necessario ed indispensabile per un buon funzionamento dell’attività di triage che gli operatori siano ben addestrati e che seguano i protocolli stabiliti da ogni unità operativa e che gli venga assicurato un continuo retraning. Dipendenti dall’operatore sono anche le cause ambientali e lo stress psicologico a cui è sottoposto potrebbe portarlo a compiere valutazioni errate , così come l’essere 68 Capitolo 7 Risultati e discussioni troppo sicuri di sé. Una soluzione per prevenire il burn out è quello di non effettuare il triage per più di 5-6 ore continuative. I fattori non dipendenti sono quelli legati alla struttura e all’utenza. Se l’infermiere non ha disposizione un luogo apposito per poter fare un esame fisico accurato( come nel caso del modello del triage da bancone) o non ha a disposizione i mezzi per poter rilevare i parametri , cadrà facilmente nell’errore , così come un’utenza sgarbata , che si lamenta in continuo , rissosa , può far agitare l’infermiere che non ha più la lucidità e la concentrazione necessaria per poter valutare il singolo, in quanto deve occuparsi di risolvere i disguidi con le persone in sala d’attesa. Tuttavia verificare e calcolare la percentuale degli accessi sotto o sovra triagiati , riconducendoli anche all’operatore , non significa dimostrare che l’infermiere è incompetente oppure che quel pronto soccorso non lavora bene , tutt’altro ,poiché in questo modo si vanno a vedere le carenze che ogni struttura inevitabilmente presenta per poterla colmare , ma anche e soprattutto perché da uno scorretto triage ne derivano delle complicanze serie per tutti. Il primo a rispondere di un inadeguato triage è il responsabile di questa attività che è l’infermiere che ne risponde a seconda dei danni che ha prodotto involontariamente all’utente e poi sono gli stessi pazienti a risentirne ; infatti un under triage provoca dei danni diretti con elevati rischi per il paziente , mentre un over triage causa dei danni indiretti ed è l’espressione di un triage inefficace. In letteratura viene considerato un metodo efficace per valutare l’appropriatezza del codice , il confronto tra il codice di priorità con l’algoritmo di riferimento, ma tuttavia l’unico fino ad ora. Infatti si parla molto di misurare l’efficacia del pronto soccorso , attraverso il calcolo dei tempi medi di attesa per la visita medica per classi di priorità (risente anche della qualità dell’intervento medico), la valutazione del livello di soddisfazione dell’utenza attraverso interviste o questionari anonimi , il monitoraggio dei reclami pervenuti e ancora mediante il conteggio del numero dei pazienti codificati con codice verde che si allontana prima della visita medica / numero dei pazienti con codice verde, che rappresenta una grave mancanza da 69 Capitolo 7 Risultati e discussioni parte del pronto soccorso , ma molto poco di valutare l’appropriatezza del codice di triage. Per quanto riguarda invece il triage effettuato in centrale , il cosiddetto dispatch , si possono individuare gli indicatori per la valutazione della performance che sono : • tempo medio d’invio; • percentuale di under triage; • rapporto codice invio/codice di rientro. Il tempo medio d’invio rappresenta il tempo che si sottrae all’assistenza della vittima per effettuare le valutazioni necessarie ,per operare la funzione di filtro a livello della centrale. Il tempo necessario all’invio dei mezzi di soccorso , può variare a seconda del modello organizzativo adottato nelle centrali , ad esempio in alcune la valutazione telefonica non dovrebbe superare un minuto , ma ciò non significa che la chiamata termina dopo il primo minuto , ma che l’infermiere deve essere stato in grado di rilevare tutte le informazioni idonee per attribuire un codice d’invio da poter mandare l’ambulanza. Altro elemento utile per valutare l’efficacia degli interventi del 118 , è anche qui stimare la percentuale dei casi in cui il dispatcher ha sovra o sottostimato il caso. I dati che servono a tale scopo sono rappresentati dal codice di invio e dal codice di rientro. Si ha un under triage (sottostima) , quando il codice di rientro è maggiore del codice d’invio. Si ha un over triage (sovrastima), quando il codice di rientro è minore di quello d’invio. L’affidabilità di questi dati è bassa , in quanto esiste un alta variabilità da operatore a operatore e da centrale a centrale, in quanto la valutazione effettuata dal’infermiere della centrale e dell’operatore sanitario giunto sul luogo dell’evento , è di tipo soggettivo , quindi non basata su dati effettivamente oggettivi. Tuttavia l’over triage (rosso vs 0-1) , direttamente non provoca danni né all’azienda (poiché spende sia che il mezzo lavori o che stai fermo) , né al cittadino perché ottiene un servizio sovradimensionato rispetto alla sua 70 Capitolo 7 Risultati e discussioni condizione. Ma indirettamente può causare danno a un altro utente che necessita di una risorsa ad alta capacità di intervento (ALS) senza che la centrale la posso inviare perché è occupata in un altro servizio inappropriato ; per cui si vede costretta a inviare magari un ambulanza con soli soccorritori , che pur qualificati , non possono trattarlo come un medico. L’under triage ,invece, provoca direttamente dei danni all’utente , in quanto si inviano delle risorse che non hanno i mezzi e gli strumenti per risolvere la situazione quanto può averli un ambulanza medicalizzata o infermieristica. Tuttavia è anche corretto dire che i casi di over e under triage sono determinati dal fatto che l’infermiere di centrale ha poco tempo e poche risorse a disposizione per valutare il paziente e talmente pochi segni per valutare l’appropriatezza della sintomatologia . Inoltre l’efficacia del triage telefonico si basa sulla completa compilazione dell’intervista , anche se a volte , a seconda del caso , non tutte le domande presenti vengono fatte o comunque non quei quesiti, ma piuttosto vengono poste altre domande relative al caso e poi la corretta registrazione degli orari della chiamata e dell’invio dell’ambulanza che oltre ad essere utilizzati come difesa in possibili scontri giudiziari , anche per valutare il tempo utilizzato per la decisione di triage e l’invio del mezzo di soccorso che comunque sia deve essere rispettato . In conclusione si può affermare che essendo gli infermieri , essere umani , sbagliano anche loro , e anche nell’attuazione del triage , a maggior ragione , essendo un’attività intensa e complessa che richiede attenzione , concentrazione , occhio/orecchio clinico e una valutazione completa. Tuttavia deve essere cambiato l’approccio all’errore ovvero si deve passare da una cultura punitiva ad una cultura di sicurezza infatti : i meccanismi punitivi non fanno altro che incentivare l’occultamento degli errori; l’adozione di meccanismi di prevenzione , la revisione critica dei processi ,la messa a punto di protocolli per la riduzione del rischio ,l’addestramento degli operatori ad adottare comportamenti corretti e validati riduce il rischio di errore ,consentono di agire in anticipo , prima che il danno si verifichi. Oggi si parla quasi esclusivamente di medicina difensiva , intesa come la paura negli infermieri di essere denunciati dai pazienti e dai parenti che porta ad 71 Capitolo 7 Risultati e discussioni infrangere le regole deontologiche della professione e a generare un aumento dei costi sanitari e contrariamente a quanto si pensa , un aumento dei rischi per il paziente. Ma quali sono le strategie per passare da una cultura della colpevolezza a una della sicurezza? Mediante , ad esempio , audit , riunioni tra gli infermieri triagisti nelle quali si avanzano i propri dubbi , le difficoltà che incontrano sul campo , cosa secondo loro potrebbe essere cambiato per migliorare il sistema ; attraverso anche la revisione periodica delle schede triage , verificandone i casi di sovra e sottostima , con il fine di migliorare la valutazione del paziente. Valutare l’efficacia del triage di pronto soccorso e 118 , serve non solo per mettere in risalto la qualità del sistema ma anche per rilevare eventuali mancanze/sbagli e concentrarsi su queste per poter migliorare tutto il funzionamento della struttura. “ Un sistema per essere funzionante , deve avere almeno un difetto , poiché il perfetto non dà risultati”. (mia citazione) 72 Capitolo 7 Risultati e discussioni IL PERSONALE ADDETTO AL TRIAGE L’infermiere del P.S.: peculiarità e responsabilità “L’infermiere è il professionista sanitario che in possesso del diploma abilitante all’esercizio della professione , è responsabile dell’assistenza infermieristica” È così che il profilo professionale e il codice deontologico dell’infermiere si aprono all’art.1 , delineando la nuova figura dell’operatore sanitario , che non è più personale paramedico ma è un professionista che ha la responsabilità sul suo operato. L’ulteriore legge del 26 febbraio del 1999, che abroga il mansionario , sottolinea la parola professionista che implica quindi oltre a responsabilità anche autonomia. Ed è proprio con tutte queste normative ,che sanciscono la libertà d’azione dell’infermiere secondo le proprie competenze , che si è potuto poi pensare ad attribuirgli una funzione così importante come quella di triage , da svolgere in totale autonomia, in possesso delle sue conoscenze acquisite con il percorso di studi e con i vari corsi progettati a posta per lui. Il ruolo dell’infermiere al triage lo troviamo per la prima volta nelle linee guida del 1996 che affermano che “…tale funzione è svolta da personale infermieristico adeguatamente formato , che opera secondo i protocolli stabiliti dal dirigente del servizio”, dove non specificava cosa si intendesse per adeguatamente formato , lasciando a ogni singola realtà la decisione dei criteri per la preparazione dell’infermiere di triage. Successivamente le linee guida del 2001 sul triage intraospedaliero , stabiliscono dei requisiti essenziali senza i quali l’infermiere non poteva diventare anche triagista : diploma di infermiere , che oggi corrisponde alla laurea di primo livello in infermieristica o in titoli a essa equipollenti e l’abilitazione all’esercizio della professione ; 73 Capitolo 7 Risultati e discussioni almeno 6 mesi di esperienza lavorativa in Ps , per potersi adattare alla struttura , conoscere il personale , l’attività di emergenza , i protocolli utilizzati e per prendere dimestichezza con la scheda di triage ; corsi di addestramento di BLS e PBLS ; conoscenza delle procedure del sistema organizzativo del servizi ; corsi di psicologia comportamentale , di organizzazione del lavoro e conoscenze di tecniche relazionali. In queste linee guida si afferma che l’operatore sanitario che effettuerà questa attività non è adeguatamente formato ma specificatamente formato , alludendo ai determinati corsi , avanzati da gruppi addetti alla formazione in questo ambito (G.F.T). I compiti dell’infermiere di triage , come già descritti in precedenza , sono molti e complessi , ma quali sono le sue caratteristiche? Esse possono essere sostanzialmente suddivise in due gruppi : aspecifiche e specifiche. Le prime sono quelle che delineano un’infermiere di area critica , poiché non deve essere dimenticato che il triagista prima di tutto è un infermiere che lavora in una struttura dove può arrivare e succedere di tutto , dal bimbo con la puntura di medusa , all’arresto cardiocircolatorio, dal braccio rotto , alla donna incinta , dove cioè l’infermiere deve essere in grado di saper trattare e lavorare con qualsiasi patologia che gli si propone , dai casi non urgenti all’emergenza vera e propria. E così lavora anche l’infermiere triagista del pronto soccorso , in quanto è lui che sta all’accoglienza, cioè all’arrivo dell’ambulanza o del paziente a piedi ed è il primo che tratta il malato; quindi l’operatore sanitario che effettua il triage, è in primis un infermiere di Area Critica e come tale ne possiede tutti i caratteri. Quindi oltre ad avere il diploma di Infermiere Professionale o Laurea di primo livello in infermieristica , gli è richiesto: esperienza minima in Pronto Soccorso di almeno 6 mesi; formazione teorica continua, affiancata ad una rotazione periodica in tutte le aree del Dipartimento Emergenza-Urgenza ed Accettazione finalizzata ad acquisire maggiori capacità e competenze; capacità decisionale; training in BLS (Basic Life Support); 74 Capitolo 7 Risultati e discussioni training in SVT (Supporto Vitale al Traumatizzato); conoscenza e capacità di utilizzare il processo di assistenza nel Triage. L’infermiere di area critica , si differenzia da un qualsiasi altro operatore che lavora in medicina o chirurgia per il fatto che esso è costantemente a contatto con pazienti instabili , critici e intensivi cioè che richiedono un intervento assistenziale molto complesso. Hanno l’abilità , la calma per affrontare qualsiasi tipo di emergenza , primo perché hanno una formazione più completa rispetto a quella di base e poi perché hanno l’esperienza che li aiuta a lavorare in questi contesti. Ovviamente chi si trova a lavorare in reparti dove le emergenze accadono una volta all’anno , non hanno la risposta pronta a queste tipologie di situazione e il fattore agitazione non gli permette di lavorare come sanno fare. L’infermiere di triage , lavora in pronto soccorso , e deve avere tutte le peculiarità di chi lavora in area critica poiché anche se poi non è direttamente lui che si occupa dell’emergenza (perché spetta agli infermieri delle sale) , è lui che accoglie tutto ciò che arriva e deve essere pronto a tutto . Tutte queste caratteristiche comunque non sono sufficienti a delineare un infermiere di triage , perché sono necessari altri requisiti , molti dei quali non si acquisiscono mediante pratica o teoria ma sono delle vere e proprie disposizioni dell’individuo stesso come intuizione , sesto senso , capacità di osservazione critica . Tuttavia le caratteristiche specifiche del triagista , sono quelle proprie dell’infermiere addetto a questa attività e vanno oltre la formazione necessaria per lavorare in area critica, essendo queste innate che sono presenti in ognuno di noi dalla nascita. La prima fra tutte è il colpo d’occhio , ovvero quella capacità di cogliere tramite uno sguardo attento quelle situazioni che mettono o potrebbero mettere a rischio la vita del paziente , fondamentale nella prima fase del triage , nella valutazione sulla porta , dove si decide se il paziente deve entrare immediatamente nelle sale oppure può attendere ; seguita poi dall’elasticità mentale intesa come la capacità di vedere oltre ciò che può sembrare , ne è un esempio la persona che giunge in ps per forte odontalgia ,è sudato , alla vista è molto sofferente , l’infermiere deve 75 Capitolo 7 Risultati e discussioni saper guardare oltre il sintomo riportato e pensare che magari la sintomatologia riferita nasconde qualcosa di più grande , come un infarto , e ciò è possibile con un’ottima preparazione di base. Ma per elasticità mentale si intende anche la capacità che ha l’infermiere di occuparsi di vari pazienti con diverse sintomatologie uno dietro all’altro , e quindi deve essere in grado di saltare da una parte all’altra del suo bagaglio di conoscenze. Inoltre egli deve possedere un ottima memoria , nel senso che deve poter ricordarsi di chi c’è fuori in sala d’attesa , con quali sintomi , parametri , perché a volte indaffarati nel triagiare altri pazienti può dimenticare che fuori ci sono dei malati le cui condizioni possono evolvere, e deve saper memorizzare per il singolo, almeno per i casi urgenti , il problema principale e i parametri vitali , coadiuvato poi dalla scheda di triage. Un’altra caratteristica importante è rappresentata dal controllo dell’emotività propria ed altrui ; l’infermiere non deve mai perdere la calma anche se si presentano una serie di situazione in contemporanea che possono compromettere il suo equilibrio psichico . Ciò significherebbe effettuare una valutazione scorretta a discapito del bisognoso . Nel triage non bisogna essere troppo convinti e sicuri e tanto meno avere la presunzione di aver capito quella sintomatologia a cosa si riferisce , perché è la volta che l’infermiere cade nell’errore. Tuttavia quella sicurezza , fermezza deve essere utilizzata nel momento di decidere il codice da assegnare dopo aver valutato la situazione in ogni sua singola componente ; al triagista quindi gli viene richiesta la capacità di decidere in tempi ristretti perciò l’infermiere una volta fatta la sua valutazione ,deve essere deciso , guidato dalla sua intuizione e dalle sue conoscenze. Il triagista poi , deve saper comunicare in maniera chiara e semplice , deve possedere una dialettica in grado di risolvere gli scontri relazionali con l’utenza , deve saper spiegare al paziente l’iter che lo aspetta e deve saper anche comunicare con gesti e non solo a parole. La capacità di comunicazione non è da tutti , non basta saper “zittire” le lamentale o informare il paziente del suo codice , bisogna saper comunicare nel modo giusto , affiancando alle parole il tono adeguato. Una caratteristica che non tutti gli 76 Capitolo 7 Risultati e discussioni infermieri di triage hanno è la curiosità , ovvero quella voglia di sapere e informarsi al di fuori dei retraining e corsi base , di verificare se il suo operato e quello degli altri colleghi è efficace oppure ci sono delle mancanze , la voglia di migliorare per sé , per tutta l’equipe e per tutta la popolazione. Questa peculiarità permette all’operatore di mantenere alta la sua motivazione nel fare triage e gli consente di raggiungere un’alta professionalità. Per ultima ma non da meno , è l’ottima preparazione professionale richiesta sia a livello teorico e pratico e inoltre a livello di conoscenze teoriche, l’infermiere deve avere una buona preparazione generale ( sull’infermieristica , patologia generale ,semeiotica , anatomia) e un sapere specifico riguardo al triage acquisito mediante corsi di formazione. Tutto questo è l’infermiere di triage l’unico che dimostra concretamente la sua autonomia; è facile infatti fare prelievi , EGA , somministrare la terapia prescritta dal dottore , adoperarsi nelle emergenza , dove a lavorare c’è un equipe che collabora e si aiuta a vicenda , ma quando a lavorare si è da soli e dal proprio lavoro dipende la vita non solo di una persona ma di tutte quelle presenti in sala d’attesa, allora tutto cambia ed il triagista viene considerato il vero protagonista del pronto soccorso. L’introduzione del triage in Italia , vede nell’infermiere l’operatore in grado di effettuarlo , con l’opportuna formazione e agendo nel rispetto dei protocolli stabiliti dall’unità operativa. Egli è responsabile dell’attività di triage , e di tutte le funzioni connesse , ma ciò che stupisce dalle normative , specialmente le linee guida del 2001 , è come l’infermiere possa agire sotto la supervisione del medico in servizio , quando poi a pagare di ciò che sbaglia è lui e non il medico che lo “guarda dall’alto”. È veramente inconcepibile , che finchè ai dottori va bene assumere il ruolo di chi “ comanda” l’infermiere, allora ne sono i responsabili , quando però può succedere che l’infermiere sbagli o che comunque un paziente che non sembrava grave invece muore , allora se ne lavano le mani e la colpa ricade sull’infermiere. Siccome che della casistiche giudiziarie , si rileva appunto che l’infermiere paga per ,ad esempio, una sottostima del codice , allora rispondere significa essere responsabili dell’attività , perciò la supervisione 77 Capitolo 7 Risultati e discussioni affermata nelle linee guida non ha senso , anche proprio in virtù delle normative che hanno istituzionalizzato l’autonomia , la professionalità e la responsabilità dell’infermiere per quanto riguarda le sue competenze. Ne consegue che , l’attività di triage è di competenza e di responsabilità dell’infermiere che lo deve effettuare secondo i protocolli vigenti nella propria struttura , per cui risponde , penalmente ,civilmente , a livello disciplinare , dei suoi sbagli. La responsabilità dell’infermiere di triage riguarda la corretta applicazione dei protocolli , “ ove si dimostri che ciò è avvenuto per difetto di interpretazione dell’elemento sintomatologico obiettivo e soggettivo , procrastinando l’intervento medico in tempi e modi casualmente rilevanti nel determinismo del danno ..” Per cui egli risponde laddove applichi i protocolli, definiti da altri, su cui si fonda il lavoro del triagista , in maniera scorretta con conseguente sottostima delle condizioni cliniche . Per far fronte a ciò l’infermiere , quindi , deve richiedere dei protocolli chiari e revisionabili ,pretendere la propria formazione specifica nel settore , e aggiornarsi continuamente. Altra responsabilità che deriva dall’attività di triage è la corretta registrazione dei dati nella scheda di triage ; di fatto tutti i dati raccolti durante il processo di triage ( dati anagrafici , parametri , anamnesi) vanno registrati su un apposito documento , diverso per ogni pronto soccorso . La scheda infermieristica di triage è da considerarsi senza dubbio “atto pubblico a fede privilegiata” e come tale , soggetto alle norme penalistiche sulla falsità documentale (art. 476 c.p.) . E’ necessario inoltre , che il documento risponda ai requisiti di veridicità , completezza e chiarezza; tuttavia , essendo un documento di nuova istituzione , possono sorgere dei problemi riguardo la sua conservazione: la scheda infermieristica di triage deve essere allegata alla cartella clinica (in caso di ricovero ospedaliero) ? La risposta non è facile , perché comunque rappresenta un documento dove possono essere registrati degli interventi di natura diagnostica , come uno stick glicemico o delle urine . C’è chi dice che è bene conservarla per il tempo massimo previsto per una causa civile di risarcimento danni (10 anni) . 78 Capitolo 7 Risultati e discussioni Per cui l’infermiere deve provvedere scrupolosamente alla sua compilazione , non tralasciando nessun campo per non incorrere nel reato d’omissione d’ufficio. È ovvio che il triagista deve farlo per i casi urgenti e deve registrare i dati in relazione al caso : per un paziente che si presenta per iperemia congiuntivale , non è necessario chiedergli l’anamnesi patologica remota , e tanto meno risulta inutile rilevare i parametri. Tuttavia il processo di triage descritto nei capitoli precedenti , non si ferma all’attribuzione del codice , ma infatti l’infermiere deve sorvegliare attivamente sui pazienti in sala d’attesa. Grande attenzione dovrà essere fornita ai pazienti già valutati ed eventualmente in attesa di essere “chiamati a visita”. Si tratta di pazienti , a cui è stato assegnato un codice di priorità dal triagista , ma che potrebbero incorrere in un repentino peggioramento clinico per cui debbono essere posti in condizioni di massima sorveglianza “attiva”. Attiva nel senso che l’infermiere non deve solo fare la bella figura nel chiedere come si sente , ma deve compiere un’osservazione critica e in relazione a ciò che vede e a ciò che gli viene riferito prenderà le idonee misurazioni. L’infermiere per cui deve monitorare e controllare tutti i pazienti in sala d’attesa , a maggior ragione coloro che sono instabili da un punto di vista clinico. Disattenzione e superficialità in questa fase , potrebbero facilmente configurare aspetti di culpa in vigilando o di abbandono. Altra responsabilità è rappresentata dall’informazione e dal consenso della persona ; sarà cura infatti del triagista ( ad eccezione delle situazioni ove ricorra lo stato di necessità) , di informare il paziente circa le attività che sta compiendo , assumendo il consenso al trattamento che mette in opera. In Italia non esiste una normativa chiara circa il soggetto che deve informare il malato sulla sua situazione clinica e sulla diagnosi , si pensa sempre che sia il medico il detentore di questo diritto , tuttavia sono chiari i riferimenti sull’informazione come competenza infermieristica nel codice deontologico dell’infermiere, ma tuttavia non viene specificato il tipo di spiegazioni che deve dare. Detto questo , essendo l’informazione parte essenziale delle competenze professionali , lo è tuttavia anche dell’attività di triage. Perciò l’acquisizione del 79 Capitolo 7 Risultati e discussioni consenso, per gli atti posti al triage ,spetta all’infermiere così come il consenso al trattamento dei dati. Del rispetto del segreto professionale e della privacy ne sono responsabili tutti gli operatori sanitari e quindi lo stesso triagista . Il decreto legislativo del 30 giugno 2003 n° 196 “ Codice in materia di protezione dei dati personali , ha dettato alcune norme sulla tutela della riservatezza in ambito sanitario , in particolare l’art. 83 contiene alcune specifiche disposizione che riguardano l’attività di triage come ad esempio : il locale adibito al triage deve essere costruito in maniera tale da prevenire , durante il colloquio , la conoscenza dello stato di salute del malato da parte di altri o ancora la chiamata degli interessati alla sale visita deve prescindere dal loro nome. Per quanto riguarda il segreto professionale , la sua rivelazione costituisce un reato come lo dimostra art.622 del codice penale che prevede che : “chiunque , avendo notizia , per ragioni del proprio stato o ufficio , o della propria professione o arte , di un segreto , lo rivela senza giusta causa , ovvero lo impiega a proprio o altrui profitto , è punito , se dal fatto può derivare nocumento , con la reclusione fino a un anno o con una multa da lire 12.000 a lire 200.000. il delitto è punibile a querela della persona offesa.” Le informazioni relative alla diagnosi e cura del paziente sono motivo di segreto professionale , mentre non lo costituiscono “qualsiasi fatto notorio , conosciuto o conoscibile , come ad esempio l’ammissione in regime di ricovero “. Di fatto l’infermiere , in piena sintonia con le disposizioni legislative e deontologiche , si osserverà la massima riservatezza con tutti i pazienti e particolari accorgimenti per quelle situazioni per le quali il legislatore si è particolarmente soffermato nella difesa del segreto : interruzione volontaria di gravidanza , tossicodipendenze , aids , violenza sessuale , mancato riconoscimento dei figli. Comunque manca allo stato attuale una casistica giurisprudenziale su colpa professionale infermieristica in sede di triage. Tuttavia le conseguenze della sottovalutazione dei sintomi riportati dal paziente (under triage) , potrebbero causare fattispecie penalmente rilevanti come lesioni personali colpose , omicidio colposo etc. 80 Capitolo 7 Risultati e discussioni Non è ammissibile da parte del triagista il cosiddetto triage out , che consiste nella dimissione del paziente senza la visita medica. Il paziente che si presenta al pronto soccorso , con qualsiasi tipo di sintomatologia , anche la più banale ha diritto alla valutazione medica , non essendo consentita all’infermiere la dimissione. Alcuni autori ritengono che in situazione del tutto particolari , come nel caso delle maxiemergenze , l’infermiere possa rinviare quei pazienti selezionati come non urgenti, al proprio medico curante , senza essere visitati da un medico ospedaliero. Concludendo , l’infermiere deve sapere di cosa e di chi è responsabile , quali sono le competenze in quell’ambito e deve informarsi sui procedimenti penali che ne derivano da ogni sbaglio ; e forse è proprio la responsabilità che ha reso l’infermiere un professionista attento , preciso e sempre più qualificato in ogni sua attività. L’infermiere della Centrale Operativa: peculiarità e campi di responsabilità Questa figura nasce con l’istituzione delle centrali operative in relazione al numero unico nazionale di accesso all’emergenza 118 , quindi con il DPR del 27/03/1992 . Il suddetto decreto riorganizza il sistema di emergenza suddividendoli in due fasi principali : l’allarme sanitario e il sistema di emergenza ed urgenza , individuando nel primo la figura professionale responsabile dei compiti affidati alla centrale : l’infermiere. L’infermiere di centrale è colui che riceve la chiamata , individua il target e dopo una breve valutazione (2’) guidata da un’intervista , attribuisce un codice di criticità che ne influenza l’attivazione della risorsa più adeguata ad intervenire. Ma non solo , poiché fornisce istruzioni pre-arrivo al paziente /parenti e mantiene contatti con i mezzi di soccorso qualora non riuscissero a trovare il luogo. L’infermiere della centrale del 118 rappresenta il primo anello della catena del soccorso e nella maggior parte dei casi è l’unico contatto professionale che l’utente ha nei casi di emergenza. 81 Capitolo 7 Risultati e discussioni È anch’egli prima di tutto un’infermiere di area critica , anche se non lavora direttamente sul territorio , può gestire telefonicamente la situazione , se presenti sul luogo persone collaboranti che potrebbero diventare gli occhi e le mani dell’operatore ; ed è proprio questo un altro specifico suo compito , cioè quello di placare l’agitazione del caller e renderlo il “soccorritore della situazione”. Per cui essendo in primis un operatore di area critica ne possiede le caratteristiche fondamentali : • Preparazione specifica; • Esperienza; • Professionalità; • Elasticità Mentale Il background teorico – pratico fornitogli da corsi di formazione specifici , gli consentono di acquisire tecniche e metodiche comportamentali utili a gestire l’emergenza e urgenza . L’infermiere quindi deve aver seguito delle lezioni BLS ( sostegno delle funzioni vitali di persone adulte mediante la rianimazione cardio.polmonare), PBLS (per i bambini da 0-8 anni) , ACLS (tecniche di assistenza avanzata al paziente in arresto cardiaco ), PHTLS (gestione del traumatizzato),conoscenze approfondite sul triage intra ed extraospedaliero. La preparazione non comprende solo quella teorico pratica sulla gestione del trauma o dell’arresto , ma comprende anche corsi di metodiche comportamentali che insegnano agli operatori a gestire l’emotività e ad acquisire tecniche relazionali ; infatti nell’area critica l’aspetto della comunicazione ed educazione sono fondamentali. L’esperienza è l’acquisizione diretta sul campo delle nozioni teoriche e pratiche che vengono spiegate ai corsi ; è importante per chi intende lavorare in un’area critica aver alle spalle almeno qualche anno di lavoro in altre realtà e poi il loro affiancamento ad operatori più anziani. Inoltre l’infermiere di area critica deve essere professionale , cioè deve saper gestire qualsiasi situazioni che gli si presenta davanti controllando l’emotività e trovando le soluzioni ad ogni tipo di caso . Essere professionali significa inoltre non fermarsi a ciò che la normativa e la struttura ci impone di fare , ma 82 Capitolo 7 Risultati e discussioni aggiornarsi di continuo da soli e avere l’umiltà di farsi insegnare da chi ha più esperienza. L’elasticità mentale è la caratteristica che non si acquisisce tramite corsi , ma è una delle qualità innate che una persona ha oppure no , difficilmente essa si ottiene in un secondo momento , anche se l’esperienza può aiutare. Questa peculiarità consiste nel saper vedere oltre la situazione che si presenta , di saper organizzare l’intervento utilizzando le risorse più appropriate e permette di non standardizzare le situazioni ma di renderle l’una diversa dall’altra. L’infermiere di centrale operativa presenta queste caratteristiche , lavorando a contatto con l’emergenza , ma come detto per il triagista del pronto soccorso , ha delle altre peculiarità che lo distinguono dall’essere solo un operatore di area critica , ma anche e soprattutto il triagista . Per esserlo infatti non basta avere le caratteristiche elencate sopra ma altre e diverse per poter effettuare questa attività : • Capacità di autocontrollo; • Abilità comunicative; • Saper gestire l’emotività altrui; • Personalizzare la chiamata; • Capacità decisionale ; • Competenze organizzative: • Ambizione. È inevitabile che situazioni critiche , d’emergenza , generino nell’infermiere agitazione , paura , che se non gestite possono compromettere il loro operato ; da qui la necessità che l’operatore di centrale sia capace dinnanzi a parenti che chiamano nel panico , di mantenere la calma ma soprattutto di tranquillizzare il caller , in modo tale da non prendere decisioni affrettate dalle quali possa scaturire uno scorretto triage. L’operatore inoltre , deve saper personalizzare la chiamata , cioè adattare l’intervista alla singola situazione , e non fermarsi alle domande previste dal computer , ma saperle fare in relazione all’accaduto ,a seconda che si tratti di un trauma o di un dolore toracico , deve avere la capacità di spaziare all’interno delle proprie conoscenze ed effettuare delle domande mirate. 83 Capitolo 7 Risultati e discussioni L’infermiere della centrale ha ancora meno tempo per poter decidere il codice da assegnare e in più si basa su dei sintomi che gli riferiscono , proprio per questo un operatore deve utilizzare il tempo necessario non solo chiedendo la sintomatologia ma anche rilevando per quanto possibile , dei segni oggettivi , come il sudore , il colorito la temperatura della pelle , che gli consentono di fare una valutazione anche oggettiva , e di attribuire un codice di criticità che sia il più idoneo possibile. La capacità di organizzare un intervento , identificando il mezzo soccorso giusto , è una delle caratteristiche fondamentali , perché a volte le ambulanze a disposizione sono esaurite e quindi c’è la necessità di mettersi in contatto con le altri centrali del territorio per poter garantire il soccorso ; senza questa dote difficilmente l’infermiere se la può cavare in centrale e tanto meno se non possiede una dialettica che lo aiuta nel gestire le relazioni con gli utenti. L’ abilità di comunicazione non è di tutti , alcuni ce l’hanno più sviluppata altri meno , ma deve essere presente nell’infermiere di centrale , il cui solo mezzo per poter interagire con la persona ed aiutarla è la comunicazione che deve essere efficace , ovvero l’operatore deve parlare lentamente , con un linguaggio semplice e il tono deve essere il più cordiale possibile per non alimentare l’ansia della persona. L’ambizione e la curiosità sono caratteristiche che qualsiasi infermiere dovrebbe possedere e ancor di più un triagista , informarsi e formarsi da soli al di là dei corsi di base e quelli obbligatori completano un ‘operatore ma in più lo spingono continuamente verso il miglioramento. L’ambizione porta negli infermieri non solo la voglia di sapere ma anche quella di verificare il proprio operato , l’appropriatezza del codice , l’adeguatezza delle risorse inviate , attraverso un esame critico individuale e collettivo che porta sempre di più al perfezionamento della loro attività di triage telefonico. Infine per lavorare in centrale , l’operatore deve possedere oltre alla preparazione di base , corsi aggiuntivi , anche una preparazione specifica sulla metodologia del triage , sulla semeiotica e patologia generale , per essere in grado di risalire alla malattia che presenta quei sintomi per valutarne l’effettiva gravità. 84 Capitolo 7 Risultati e discussioni Nella visione collettiva l’infermiere del 118 , è colui che risponde alla chiamata , ma non è vero , deve saper valutare , informare , consigliare, organizzare il soccorso che non tutti sono in grado di fare , inoltre non deve avere solo il corso base o qualche nozione teorica in più , ma tutte quelle peculiarità elencate fin’ora che in parte possono essere acquisite , ma in parte sono disposizioni dell’individuo stesso , a testimoniare il fatto che non tutti sono in grado di poter fare questo tipo di lavoro. Per quanto concerne i campi propri di responsabilità , l'articolo 4 del D.P.R. 27 marzo 1992 prevede che la “ responsabilità operativa è affidata al personale infermieristico, nell'ambito dei protocolli decisi dal medico responsabile della centrale operativa". Queste disposizioni hanno suscitato le critiche di una certa dottrina giuridica e medico-legale che ha avuto modo di notare che questo meccanismo di accettazione della chiamata è stato demandato , seppur sulla base di codici prestabiliti , in pratica all’infermiere che assume un potere discrezionale molto ampio che dovrebbe essere proprio di altra figura sanitaria quale quella del medico, posto che l'emergenza un momento centrale e critico della malattia. Queste critiche non meritano di essere condivise in quanto troppo generiche e prefiguranti una centrale operativa composta di soli medici, situazione probabilmente unica al mondo. Sul punto ha avuto modo di intervenire il Consiglio di Stato che ha ribadito la legittimità di tali compiti al personale infermieristico rilevando che esso è "tenuto comunque a seguire protocolli di comportamento ed a ricondursi all'esperienza del medico di appoggio, che è l'effettivo responsabile della centrale". Sono critiche che nascono dalla convinzione ,ormai antica, dei dottori sul loro ruolo nei confronti dell’infermiere ; pensano ancora di esserne i responsabili in virtù di tutta l’inequivocabile autonomia attribuita agli infermieri nel corso degli anni che dovrebbe essere conosciuta anche a loro. 85 Capitolo 7 Risultati e discussioni Detto questo , i compiti dell’infermiere della centrale , come detto sopra , sono molteplici e vanno al di là di una semplice ricezione della chiamata , ma come accade per il triage in pronto soccorso , è costituito da delle fasi che culminano nell’assegnazione del codice e della scelta del mezzo di soccorso. L’aspetto della responsabilità e della competenza professionale infermieristica , si evidenzia lungo tutto il percorso della pro cessazione della chiamata ( ricezione e intervista) , ma sopratutto, si concentra nella formulazione del giudizio di sintesi, ovvero nell’attribuzione del codice di criticità. Il giudizio di sintesi non può essere falso , anche perché la scheda del 118 dove vengono documentati i dati e i sintomi , è un atto pubblico di fede privilegiata , emesso da un pubblico ufficiale e in quanto tale deve rispondere ai requisiti di veridicità. Ma in che senso il codice di gravità deve essere vero ? Deve essere veritiero proceduralmente ,in quanto ci si deve arrivare dopo aver seguito una metodologia e delle procedure d’indagine , ed aver utilizzato tutti i mezzi e tutte le possibilità per arrivare ad avere quelle risposte necessarie per avvicinarsi con la massima probabilità alla realtà dei fatti. Nel caso in cui il codice sia sottostimato (per ragioni riconducibili a imperizia o negligenza) , si ha per prima cosa una condizione di pericolo per la persona soccorsa e poi l’attivazione di un mezzo che non è in grado di dare delle risposte idonee alla situazione, allo stesso modo per un over triage la persona soccorsa ha a disposizione fin troppe risorse che invece vengono tolte a altri che ne potrebbero avere di bisogno. Un altro ambito in cui l’infermiere è responsabile è la localizzazione del luogo. Se da una parte è responsabile dell’errato codice , che può derivare senz’altro ad una scorretta intervista o a una mancanza di informazioni non per colpa dell’infermiere , dall’altra parte se non individua il posto 86 Capitolo 7 Risultati e discussioni dell’evento potrebbe provocare un ritardo dei mezzi d soccorsi con conseguenze disastrose soprattutto per un codice rosso. La localizzazione è di competenza e responsabilità dell’infermiere , tuttavia non è colpa sua se per incomprensioni non rileva il giusto indirizzo , quindi è necessario per prima cosa che l’operatore richieda dei riferimenti che possono far trovare il luogo e che ogni centrale addotti un sistema informatico che evidenzi tutto il territorio di competenza sul quale localizzare il luogo preciso e dare informazioni geografiche all’ambulanza, oppure semplicemente un sistema che immesso l’indirizzo mostra tutte le possibili alternative nei vari comuni. Anche per l’infermiere di centrale come detto per il triagista del pronto soccorso , esistono degli obblighi di registrazione dei dati anagrafici , dei sintomi rilevati , del luogo , l’ora di partenza del mezzo dalla sede , l’arrivo sul target e così via , perché come già detto , anche la scheda del 118 è un atto pubblico e deve rispondere ai requisiti di completezza , veridicità e chiarezza e devono essere riconducibili all’operatore che ha processato la chiamata. Ma non solo ,egli è tenuto a rispettare il segreto professionale , in virtù della normativa sopra citata, non rivelando ad alcuno i dati anagrafici né tanto meno il suo stato di salute. Sostanzialmente le responsabilità dell’operatore di centrale sono quelle del triagista del pronto soccorso , poiché effettuano entrambi l’attività di triage anche se in ambiti diversi . Essi hanno due compiti ugualmente importanti ai quali corrispondono responsabilità significative in virtù di quella autonomia acquisita nel corso degli anni che comporta anche l’assunzione di responsabilità e rispondere a livello giudiziario laddove l’infermiere sbagli . L’infermiere è un essere umano e in quanto tale può cadere nell’errore per svariati motivi , dai quali ne può trarre 87 Capitolo 7 Risultati e discussioni insegnamenti e miglioramenti , tuttavia l’infermiere triagista viene selezionato a posta sulla base di requisiti aspecifici e specifici dell’ambito , proprio perché qui , maggiormente , l’errore costa la vita umana e perciò l’infermiere in generale , ma soprattutto il triagista non deve permettersi di sbagliare ; ed è proprio in virtù di questo che viene preparato teoricamente , praticamente , con un’esperienza minima di sei mesi nell’area critica, per salvare la vita delle persone, non direttamente , ma selezionandoli tra tanti altri che stanno male. La formazione del personale addetto al triage La formazione è essenziale per rendere efficiente il sistema organizzativo , essa infatti consente al professionista di ampliare le conoscenze , di adeguarsi alle nuove esigenze ed a ravvivare la motivazione talvolta soffocata dalla routine lavorativa. Questa necessità deve scontrarsi con dei fattori che fanno da ostacolo quali : • La scarsa disponibilità dei colleghi al cambiamento; • L’attaccamento alle abitudini; • La mancanza di risorse economiche. Tuttavia l’importanza della formazione si ritrova in tutte le normative concernenti il triage , dal DPR del ’92 che afferma che all’interno delle centrali del 118 , la responsabilità operativa è demandata al personale infermieristico che deve essere adeguatamente formato , stesso concetto ribadito dalle linee guida del ’96 ripreso poi da quelle del 2001 dove si assiste ad una evoluzione , nel senso che l’infermiere addetto al triage all’interno dei DEA , deve essere non adeguatamente formato ma specificatamente formato. C’è una sottile differenza tra i due termini ; adeguato , significa che deve avere delle conoscenze più che sufficienti e nell’ambito dell’area critica , specifico sta per preciso , ovvero il 88 Capitolo 7 Risultati e discussioni professionista deve partecipare a dei corsi specifici sul triage , oltre a possedere delle conoscenze adeguate. Come già ribadito , l’infermiere deve possedere delle conoscenze di base acquisite mediante i corsi scolastici (laurea triennale) , deve avere conoscenze sull’area critica , ottenute tramite corsi teorici effettuati dall’azienda o altro , attraverso master e/o formazione post-base , e attraverso l’esperienza pratica. Inoltre , deve partecipare a corsi mirati sull’attività di triage che ne consentano l’acquisizione del metodo , ma che rinfreschi anche la memoria sulla semeiotica e patologia generale. In toscana ,in particolare nell’asl 1 di Massa Carrara , i corsi effettuati dal gruppo formazione triage toscano (G.F.T.T) , istituito su mandato regionale nel 2007, prevedevano varie sessioni, alternate da esercitazioni pratiche , che trattavano vari aspetti del triage : dalla definizione , nascita del triage alla gestione e prevenzione del burn out per gli operatore che effettuano questo tipo di attività. L’infermiere triagista infatti deve saper cosa vuol dire triage , a cosa serve , in che cosa consiste e sapere poi tutti i dettagli riguardanti le loro responsabilità e gli errori di valutazione ; stessa cosa dovrebbe essere stata fatta per gli operatori del 118 , ma di questi non ho trovato informazioni a riguardo . Tuttavia la formazione e in particolare quella specifica è necessaria , ma lo sono ancora di più i corsi di aggiornamento su tale materia ; infatti il triagista non si limiterà ai soli corsi effettuati , ma egli stesso e la sua azienda provvederanno a istituire corsi di aggiornamento per non rimanere ancorati alle solite conoscenze. A tale proposito è utile citare le linee guida n° 196 del 25/08/2003 “Sulla formazione , aggiornamento , addestramento permanente del personale operante nel sistema di emergenza-urgenza”, nelle quali viene affermata l’importanza dell’aggiornamento continuo dei professionisti , già operanti sul 89 Capitolo 7 Risultati e discussioni campo e della formazione di base per coloro che intendono lavorare nell’area critica. Le linee guida del 2001 inerenti al triage , affermano che l’iter formativo del triagista deve riguardare oltre all’insegnamento di base delle funzioni di triage , anche lezioni di psicologia comportamentale , in modo tale da preparare gli operatori al carico di lavoro e alle situazioni stressanti che dovranno affrontare , per prevenire il Burn-out , lezioni di organizzazione del lavoro , per mostrargli come gestire le differenti situazioni senza farsi prendere dal panico ,di tecniche relazionali , per gestire i conflitti che possono nascere in sala d’attesa e soprattutto per l’operatore telefonico tecniche interrogatorie adeguate per calmare l’utente e far si che possa effettuare in modo completo ed efficace l’intervista. Quindi l’infermiere triagista deve possedere una formazione specifica e continua sull’emergenza e contemporaneamente conoscenze , saperi , informazioni precise sull’attività di triage. Tuttavia l’infermiere prima di occuparsi autonomamente del triage , deve ,oltre ai corsi teorici , disporre di un’esperienza maturata accanto ad un infermiere più anziano per l’apprendimento di competenze specifiche al fine di ridurre al minimo il margine dell’errore . Concludendo se in Italia sono nati appositi gruppi per la formazione del personale sanitario sul triage , ciò significa che modifiche sostanziali ne derivano, sul lavoro ,da parte degli infermieri ; tuttavia non è da dimenticare che l’operatore per essere un buon professionista e un capace triagista deve andare oltre la formazione che la struttura gli impone , ma provvedere autonomamente al proprio aggiornamento e ad arricchire il proprio bagaglio di conoscenze “servendosi” degli altri colleghi più esperti come fonti di informazioni e di risoluzione di dubbi che normalmente investono una persona saggia e non insicura. 90 Capitolo 7 Risultati e discussioni MATERIALI E METODI Scopo dello studio è stato quello di ricercare indicatori oggettivi per valutare gli strumenti e i criteri utilizzati per l’attribuzione dei codici da parte della centrale 118 e del Triage effettuato in Pronto Soccorso. Il materiale su cui ho lavorato sono i dati fornitemi dall’Unità Controllo Gestione dell’asl 1 di Massa Carrara, sottoforma di due tabelle denominate “ Export_Ps” e “Export_118” contenenti le registrazioni effettuate durante l’attività del 118 e del Triage. Le suddette tabelle contenevano i seguenti campi: per quanto riguarda la C.O di Massa , la data /ora di arrivo della chiamata in centrale , codice di gravità , patologia data , codice dell’operatore ( medico e infermiere), risorsa inviata , codice di rientro , esito dell’intervento. per il pronto, data/ora di arrivo dei pazienti , la modalità di arrivo , il codice di priorità assegnatogli ,la rivalutazione, il sintomo guida , il codice dell’operatore (medico ed infermiere), il codice di uscita , e l’esito. La manipolazione dei 747.802 record è stata fatta attraverso un l’utilizzo di “Microsoft Access”, che con l’uso di apposite query, ha permesso l’aggregazione dei dati secondo le necessità. Affinchè si riuscisse a confrontare entrambe le tipologie di dati , è stato necessario ottenere anche il codice fiscale dei pazienti ( come filo conduttore che collegasse l’intervento d’emergenza con il loro arrivo in pronto soccorso) , non originale ma criptato, rispettando quindi ogni sorta di normativa sulla privacy. Le domande a cui ho cercato di dare una risposta sono state le seguenti: Quanto il codice dipende da interpretazione personale, qual’ è quindi la precisione degli strumenti utilizzati per la sua attribuzione? Quali indicatori possono essere utilizzati per valutare l’appropriatezza delle codifiche, qual è quindi l’accuratezza degli strumenti utilizzati? Può esistere una relazione tra 118 e Pronto Soccorso? La prima scrematura degli elementi , ai fini di una corretta indagine, ha riguardato l’eliminazione dei campi vuoti , derivanti dalla non avvenuta registrazione di 91 Capitolo 7 Risultati e discussioni alcuni dati da parte degli operatori sanitari oppure dovuti a errori tecnici di scansione dei record ; successivamente , per il pronto soccorso , sono stati presi in considerazione solo i dati relativi alle sedi di Massa e Carrara escludendo Pontremoli e Fivizzano. Il motivo di tale scelta risiede nel fatto che tali Pronti Soccorsi non presentano un numero di accessi annuali tali da garantire un triage continuativo quindi , così come le linee guida del 2001 descrivono, si limitano ad effettuarlo laddove si verifichino degli alti flussi di ingressi, cioè occasionalmente, in relazione a manifestazioni e turismo . Perciò eliminando i campi vuoti, i dati a disposizioni per queste strutture erano esigui ; da qui la scelta di condurre l’analisi solo sui pronti soccorsi della zona di Costa. Il parametro che ho scelto come indicatore per valutare l’uniformità di valutazione da parte dei vari operatori e quindi la precisione degli strumenti utilizzati per l’attribuzione dei codici, è stata la deviazione standard. In tale analisi ho ritenuto di prendere in considerazione solo gli operatori sanitari che avessero effettuato un numero di schede adeguato, che io empiricamente ho ritenuto fossero almeno 500 schede annue. Il motivo di tale scelta nasce da alcune riflessioni: Un numero esiguo di schede può essere influenzato da casualità. La formazione di base e continua di tali operatori potrebbe non essere “ancora” adeguata. L’attività potrebbe riferirsi in senso temporale a periodi dell’attività lavorativa influenzata da accessi non omogenei rispetto agli altri operatori. Nell’analisi ho proceduto attraverso l’utilizzo di query a campi incrociati al calcolo delle percentuali di codici rossi/ gialli etc. assegnati da ciascun professionista. Su i dati così ottenuti ho applicato la funzione statistica considerata , ottenendo la deviazione standard. Tale dato ritengo possa essere indicatore attendibile dell’omogeneità raggiunta dagli operatori o in altre parole l’adozione da parte di essi di criteri di valutazione oggettivi a discapito dell’interpretazione soggettiva. Altra verifica è stata fatta per quanto riguarda il Pronto Soccorso su quanto fosse omogenea l’interpretazione rispetto ai singoli algoritmi decisionali, algoritmi che 92 Capitolo 7 Risultati e discussioni fanno riferimento al sintomo guida , cioè al problema principale individuato (dolore toracico , palpitazioni). Tale analisi, per problemi di disponibilità di dati attendibili nelle registrazioni non ha fornito risultati che mi sento di ritenere attendibili ma comunque credo sia uno spunto per ulteriori indagini mirate appunto a misurare la precisione dei singoli algoritmi per un eventuale revisione critica in un ottica di miglioramento continuo della qualità. Nella ricerca di indicatori relativi all’appropriatezza ho ricercato relazioni quantitative tra i vari codici e nello specifico: Codice di priorità e di dimissione attribuito dal medico della struttura. Il campione è costituito dai 29.660 record raffiguranti gli accessi per codice al pronto soccorso di Carrara nell’anno 2010 e che inoltre presentano , obbligatoriamente , il codice di uscita. Codice d’invio e rientro, per un totale di elementi costituito da :7800 rossi, 14741 gialli, 1739 verdi e 71 bianchi. Quest’ultimi derivano da un processo di selezione attraverso l’impostazione di particolari criteri nella query, al fine di rimuovere le voci non caratteristiche del codice di rientro ( dati codici intervento e valutazione sul posto del personale) in quanto inutili poiché non quantificabili e la codifica I9 rappresentante la non comunicazione del codice di rientro da parte del medico del 118. Dai risultati ottenuti , che potevano essere previsti , non vi può essere una relazione almeno lineare tra le codifiche. Perciò per quanto riguarda l’appropriatezza ho ricercato quindi altri indicatori. L’unico che a mio parere poteva essere considerato e di cui valeva la pena fare una verifica, è stato il rapporto tra codici rossi e l’esito dopo la valutazione del medico del pronto soccorso. Si tratta di 258 codici rossi di priorità giunti al Pronto Soccorso di Carrara e di 4.785 codici d’invio rossi che presentano un esito non nullo alla dimissione dal reparto. Questa idea nasce dalla convinzione che a un codice estremamente critico , ad eccezione di rari casi, debba seguire necessariamente un ricovero e che quindi le percentuali dei casi dimessi non rappresenta altro che un’over triage. 93 Capitolo 7 Risultati e discussioni Inoltre, visti i dati a disposizione , ho pensato poi di verificare se il processo di Triage venisse svolto completamente, cioè che nessuna fase fosse trascurata , prendendo in considerazione l’ultimo gradino , ma non meno importante che è la rivalutazione , verificando se a tutti i codici di priorità dati (ad esclusione dei rossi) , corrispondesse una o più rivalutazioni e controllando anche i tempi in cui essa veniva fatta, cioè se rispettavano quelli stabiliti dalle linee guida del gruppo triage toscano. In questo caso l’oggetto dell’analisi è costituito dai 356 accessi al pronto soccorso di Massa nell’ultimo anno che presentano due rivalutazioni (avendo nel database solo la prima che corrisponde all’attribuzione del codice colore e l’ultima): questo perché avendo solo l’ultima rivalutazione nel caso in cui l’infermiere abbia controllato più volte il paziente e registrato più codici di priorità, questa mia idea non poteva essere più soddisfatta. Per quanto riguarda invece la ricerca di una possibile relazione tra 118 e Pronto soccorso, ho messo a confronto il Codice d’invio (118) con quello di priorità (Triage) e poi la codifica di rientro con la sua trasformazione al pronto soccorso. Il campione , per il primo riscontro , è rappresentato dai 5.720 interventi del 118 che presentano un codice d’invio e che vengono poi destinati al pronto soccorso di Carrara, selezionando solo quelli dell’anno 2010. Per la seconda comparazione , sono state reclutate le 6.289 missioni ,del solito periodo, che hanno il codice di rientro diverso da I4 (deceduto) e I9 (non comunica il c.r.) e che giungono al P.S di Massa dove gli viene attribuito un codice di priorità. Per effettuare questi confronti , è stato necessario compiere delle relazioni tra le due tabelle , in base al codice fiscale del paziente e alla data di arrivo della chiamata e quella d’ingresso al pronto soccorso. 94 Capitolo 7 Risultati e discussioni RISULTATI E DISCUSSIONI Situazione attuale dei sistemi di codifica Prima di raggiungere il fulcro dell’analisi, è doveroso presentare graficamente la situazione dell’ultimo anno concernente gli accessi ai Pronti soccorsi di Massa e Carrara e le chiamate ricevute dal sistema 118 dell’azienda, allo scopo di dare un’immagine che a colpo d’occhio possa far cogliere le differenze esistenti tra queste due tipologie di codifica. 40.000 35.000 35.830 33.654 30.209 29.660 30.000 25.000 P.S. Massa 20.000 P.S. Carrara 15.000 10.000 5.000 0 Accessi totali Accessi triagiati Grafico 1 Accessi totali e triagiati anno 2010 Dal grafico si riscontra un’ incongruenza, ovvero gli ingressi alle due strutture non presentano nella totalità un codice di triage, cioè questo numero, seppure esiguo, non è stato valutato dall’infermiere, in contrasto con le linee guida che vogliono un triage continuativo in quei presidi che effettuano un numero di accessi annuali > 25.000. Tuttavia nulla vieta di pensare che questo campione sia attribuibile ad errori tecnici di registrazione, ma comunque l’ipotesi iniziale, che io stessa ho avanzato, è che potesse derivare dal mancato svolgimento dell’attività di triage durante il turno di notte, per la poca affluenza rispetto al resto della giornata. 95 Capitolo 7 Risultati e discussioni Ipotesi decaduta nel momento in cui, verificando ciò tramite la creazione di una query, la maggioranza degli accessi non selezionati corrispondeva al turno giornaliero; è invece lecito credere che questa incoerenza sia imputabile oltre agli errori tecnici accennati sopra, anche alla carenza sia di personale che di strumentazione o alla mancanza temporanea del locale adibito a codesta funzione per motivi di ristrutturazione. Ciononostante gli accessi per codice di priorità ai due pronti soccorsi possono essere raffigurati nella seguente torta, dimostrando la causa che ha spinto all’introduzione del triage in Italia, ovvero l’aumento dell’incidenza dei casi non urgenti : 3% 1% 14% 34% 48% Grafico 2 : Accessi per codice di priorità, Pronto Soccorso di Massa e di Carrara anno 2010 Mentre invece lo stato attuale del sistema di ricezione delle chiamate 118 è rappresentato da un totale di telefonate pari a 25.365 di cui 25.267 sono seguite dall’assegnazione di un codice d’invio. Il piccolo numero che discosta i due valori può essere ascritto alle telefonate risolvibili con consigli da parte dell’operatore o a errori tecnici per i quali non ne è stato possibile registrare la codifica d’invio. Tuttavia per le contraddittorietà trovate durante l’elaborazione dei dati, non è stato fattibile presentare dei dati affidabili e reali sul numero di chiamate alle quali segue l’invio di un mezzo di soccorso oppure il numero di pazienti soccorsi e di chi effettivamente aveva bisogno. 96 Capitolo 7 Risultati e discussioni Malgrado ciò si è rilevata invece realizzabile la rappresentazione grafica delle telefonate per codice d’invio, notando le differenze sostanziali che rendono questi due sistemi di codifica diversi, lontani ma non per questo due unità a sé. 6,97% 0,30% 32,87% 59,86% Grafico 3: Chiamate al 118 di Massa Carrara per codice di invio , anno 2010 Dalla figura si nota una situazione opposta rispetto alla torta precedente, cioè una notevole percentuale di codici rossi e gialli a dispetto dei casi poco o per nulla critici, a testimoniare quanto le differenze presenti tra i due sistemi si riscontrino nell’attribuzione del codice colore. Ciò non significa ovviamente che le chiamate al 118 sono quasi tutte emergenze e che invece gli accessi ai pronti soccorsi sono spesso inappropriati, ma che essendo due codifiche eseguite in due ambiti di lavoro differenti, la disponibilità di informazioni, i criteri di valutazione mutano, delineando così una condizione antitetica. Di fatto il codice rosso assegnato dall’infermiere di centrale frequentemente non si basa sulla reale criticità del paziente, ma tutt’altro viene attribuito ad esempio per la mancanza di notizie, per la sola raccolta di dati soggettivi, per problemi logistici di raggiungimento del target; a differenza dell’infermiere del pronto soccorso che assegna una tale codifica solo in presenza di una reale compromissione/assenza delle funzioni vitali, ma questo grazie anche alla sua possibilità di vedere, toccare con mano il paziente e non di sentirlo via cavo. 97 Capitolo 7 Risultati e discussioni Uniformità nell’attribuzione del codice Una risposta più adeguata non poteva che essere data dal calcolo della deviazione standard che appare un metodo efficace non solo per valutare l’omogeneità tra gli operatori, ma anche per misurare la precisione dello strumento utilizzato nella valutazione, che in questo caso è rappresentato dall’algoritmo decisionale per il pronto soccorso e l’intervista effettuata dagli operatori della centrale del 118. Tuttavia il mezzo utilizzato a tal fine non risulta essere idoneo per verificare l’accuratezza della flow-chart, intesa come la capacità di individuare il dato reale accurato, in quanto è veramente ostico riuscire a trovarlo. Chi può dire che un codice rosso è sbagliato oppure no? Nemmeno l’algoritmo è determinante, visto che possono esservi sempre dei motivi come intuito, esperienza, individualità della situazione che vanno al di là di ciò che un protocollo stabilisce e che rendono un caso apparentemente uguale diverso da un altro che presenta il medesimo sintomo principale e pressoché gli stessi parametri. Inizialmente ho calcolato la deviazione standard nell’assegnazione del codice di triage per gli infermieri del Pronto Soccorso di Massa e di Carrara nei vari anni, ottenendo il grafico seguente : 8,00% 7,00% 6,00% 5,00% 4,00% 4,44% 3,33% 3,00% 3,08% 3,47% 2,78% 2,00% 1,00% 0,00% 2006 2007 2008 P.S. Massa 2009 2010 P.S. Carrara Grafico 4: Deviazione standard media nell’assegnazione del codice di priorità per gli infermieri del Pronto Soccorso E’ necessario premettere che il 2006 rappresenta l’anno della prima formazione degli operatori, che verrà poi continuata a tappeto dal Gruppo Formazione Triage Toscano nel 2008; a tale piano formativo, insieme all’adozione di protocolli, va il 98 Capitolo 7 Risultati e discussioni merito della diminuzione dei valori percentuali che si può osservare nel grafico e quindi di una maggior uniformità tra i professionisti. Questo processo è ben osservabile per il P.S. di Massa che, dopo esser partito da numeri abbastanza elevati, ha intrapreso un decremento graduale che ancora oggi si sta evolvendo. Descrivendo più precisamente il grafico, si nota che nel 2006 i numeri sono molto differenti per le due strutture (si ha una percentuale media del 4,44% per Massa e del 2,61% per Carrara), ma si nota soprattutto che nel periodo post formazione fino all’anno successivo si assiste per Carrara ad un’ascesa dei valori, opposta invece all’altro Pronto Soccorso. Il fatto che all’esordio si ha un’antitesi tra le varianze può trovare spiegazione nel fatto che nel 2006 gli infermieri di Carrara adibiti al triage erano pochi e già formati a differenza dell’altro pronto soccorso dove gli operatori che facevano triage erano più numerosi e poco o per nulla formati. Quindi è inevitabile che si assiste ad un incremento delle deviazioni standard poiché a quel gruppo di professionisti già formati si aggiungono altri infermieri che all’inizio dimostrano la difficoltà nell’adottare i protocolli della struttura. Ciononostante è evidente l’allineamento delle due percentuali negli anni successivi ottenendo delle deviazioni standard medie pari al 3%, cosa che invece non può essere asserita per gli infermieri della centrale operativa, dove si rileva questa situazione: 10,00% 9,00% 8,00% 7,00% 7,68% 7,28% 6,82% 6,00% 7,19% 6,07% 5,97% 5,17% 5,00% 4,00% 3,00% 2,00% 1,00% 0,00% 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Grafico 5 : Deviazione standard media nell’assegnazione del codice di invio per gli infermieri del 118 99 Capitolo 7 Risultati e discussioni Innanzitutto si tratta di percentuali molto più elevate rispetto alle precedenti; si rileva infatti un minimo pari al 5,17% ed un massimo del 7,68%. Questi valori possono essere ritenuti comunque bassi considerata la mancanza sia di formazione fatta sul personale sia di linee guida efficaci che stabiliscano dei criteri con i quali attribuire il codice d’invio. Inoltre l’andamento altalenante della linea del grafico è caratterizzato da punti di massimo coincidenti con gli anni d’introduzione di nuovo personale, che, oltre ad non avere un’adeguata formazione, non possiede nemmeno l’esperienza in area critica, necessaria per lavorare in tale ambito. Quindi anche questo grafico evidenzia ed avvalora ulteriormente quanto già esposto precedentemente, riguardo al ruolo decisivo e l’importanza della formazione e degli algoritmi, che si rivelano strumenti indispensabili per evitare disomogeneità tra i professionisti e, di conseguenza, per rendere fattibile la valutazione dell’appropriatezza del codice di gravità. Un contesto analogo si riscontra inoltre nell’analisi della deviazione standard nell’assegnazione del codice di triage distinta per singolo codice colore: 8,00% 7,00% 6,00% 5,62% 5,00% 4,00% 4,04% 3,79% 3,00% 2,09% 2,00% 1,00% 0,31% 0,00% Azzurro Bianco Verde P.S. Massa Giallo Rosso P.S. Carrara Grafico 6: Deviazione standard nell’assegnazione del codice di priorità distinto in base a colore per gli infermieri del Pronto Soccorso 100 Capitolo 7 Risultati e discussioni 10,00% 9,00% 8,00% 7,28% 7,00% 6,00% 5,37% 5,00% 5,37% 4,00% 3,00% 2,00% 1,00% 0,00% 0,46% Bianco Verde Giallo Rosso Grafico 7: Deviazione standard nell’assegnazione del codice di invio distinto in base a colore per gli infermieri del 118 Infatti, come si osserva dai grafici soprastanti, la deviazione standard nei Pronti Soccorsi è alta per l’assegnazione di codici poco critici (verdi e azzurri) e per i casi non urgenti (bianchi), mentre è molto bassa per le emergenze ed urgenze; situazione contraria si verifica per gli infermieri di centrale che presentano un’elevata disomogeneità per i codici rossi, gialli e verdi, a conferma dell’inefficacia dei protocolli guida ed anche della diversità del contesto in cui operano. Una percentuale quasi nulla per il codice bianco è attribuibile invece al fatto che i casi che presentano tale codifica sono veramente scarsi. Interessante è notare il decorso delle curve nel grafico relativo agli infermieri del Pronto Soccorso, dove dopo un’iniziale distacco, quasi opposto per i casi non critici, si avvicinano fino a comprendersi l’una nell’altra per i casi urgenti e d’emergenza. Inoltre per Carrara si rileva una più bassa deviazione standard rispetto all’altra per i codici azzurri, verdi mentre opposta per i codici bianchi. La disomogeneità per quanto riguarda tali codici può essere imputata alle poche caratteristiche presenti negli algoritmi per questi casi, mentre la deviazione standard per i codici verdi, che risulta significativa per il P.S di Massa, può derivare dal fatto che non tutti rispettano l’assegnazione del codice in relazione all’intensità del dolore. Andando avanti con l’analisi, mi sono proposta poi ,solo per il pronto soccorso, di scomporre l’algoritmo nelle sue sottoclassi, costituite dalle flow-chart per i 19 101 Capitolo 7 Risultati e discussioni sintomi guida individuati dal gruppo formazione triage toscano e di calcolare la deviazione standard nell’attribuzione del codice tra gli operatori rispetto allo strumento utilizzato. Come già accennato, per gli esigui dati a disposizione, l’analisi non è stata possibile effettuarla per tutti i 19 sintomi guida e i dati ottenuti , a mio parere , non sono così attendibili ma tuttavia il grafico seguente può essere utile nella comprensione di questo metodo di valutazione che appare molto efficace per valutare la precisione di ogni singolo algoritmo. 10,00% 9,00% 8,00% 7,93% 7,00% 6,36% 6,00% 5,36% 5,00% 4,00% 3,00% 5,55% 3,54% 2,00% 1,00% 0,84% 0,00% dolore toracico palpitazioni trauma cranico manifestazioni cutanee cefalea perdita di coscienza Grafico 8 Deviazione standard nell'assegnazione del codice di priorità rispetto al singolo sintomo guida Ho pensato poi di calcolare la deviazione standard rispetto ai sintomi che presentano l’algoritmo e quelli invece che ne mancano . Gli scarti quadratici medi ottenuti sono alti in entrambi i casi: per il primo si ha una deviazione standard media del 5,50%, per il secondo del 9,51%; questi dati rilevano comunque la necessità, da una parte, di revisionare gli algoritmi esistenti e, dall’altra, di introdurne di nuovi per quei sintomi principali che ne hanno più bisogno e che io purtroppo non sono riuscita a individuare. Indicatori di appropriatezza del codice Riflettendo sui dati a disposizione ho pensato che lo strumento, almeno per quanto riguarda il Pronto Soccorso, potesse essere rappresentato dal calcolo della sovra e 102 Capitolo 7 Risultati e discussioni sottostima del codice di priorità rispetto al codice di uscita dato dal medico, alla dimissione del paziente dal reparto. Dall’analisi dei dati ho rilevato una discrepanza tra le due codifiche, come si osserva nella tabella successiva : codice di priorità codice di priorità trasformato in codice di uscita Codice colore rosso giallo verde azzurro bianco Rosso 258 36,43% 41,86% 20,54% 1,16% 0,00% Giallo 4566 0,85% 23,78% 71,53% 3,72% 0,09% Verde 12776 0,05% 1,84% 85,95% 11,97% 0,20% Azzurro 10901 0,00% 0,26% 15,62% 81,35% 2,77% Bianco 1159 0,00% 0,09% 5,87% 13,55% 80,50% Tabella 1: Confronto tra codice di priorità e la sua trasformazione in codice di uscita, P.S. Carrara anno 2010 Ovvero dei 258 codici rossi assegnati dall’infermiere di triage, solo il 36,43% rimane uguale all’uscita, mentre il 41,86% è stato trasformato in giallo, trattandosi probabilmente di pazienti con un’insufficienza respiratoria acuta o un edema polmonare, stabilizzati dopo la somministrazione di ossigeno tramite opportune ventilazioni. Anche la trasformazione del codice rosso in verde non è sporadica poiché corrisponde a un valore del 20,54%, attribuibile ad es. alle crisi isteriche dove dopo l’adeguata terapia, la gravità clinica diminuisce; i casi estremi (rosso azzurro) rappresentano una percentuale assai scarsa, imputabile a situazioni rare come l’ostruzione delle vie aeree da corpo estraneo oppure derivanti da errori tecnici di digitazione a causa di una mancanza di riconferma da parte del programma. L’alta percentuale di codici gialli tramutati in verdi (71,53%) indica un’attribuzione del codice di uscita sulla base del miglioramento del paziente post-trattamento. Non va dimenticato infatti che la regione Toscana ha aderito al progetto “Ospedale senza dolore”, per cui l’assegnazione della codifica viene data anche in relazione all’intensità del dolore, che, con un VAS = 8, è classificabile come 103 Capitolo 7 Risultati e discussioni codice giallo, anche in assenza di una compromissione delle funzioni vitali; per cui è facile che si assista anche al cambiamento di codici gialli in azzurri, a causa della terapia, che ne diminuisce la gravità. Un dato importante viene rilevato dal confronto del codice di priorità verde con il codice di gravità dato successivamente: di 12776 verdi, l’85,95% rimane tale, quasi a indicare che i codici verdi riconosciuti dall’infermiere sono quasi sicuramente appropriati se non subentrano le rare complicanze che portano a un aumento del codice (1,89%) o se non si verifica un caso in cui, ad esempio, una banale sincope è dovuta ad una crisi vagale e niente di più (11,97%). Un dato evidente è costituito dal numero di codici azzurri / bianchi trasformati in rossi all’uscita, che è pari a 0, mentre un’informazione interessante, è rappresentata dalla trasformazione dei casi non urgenti in codici verdi. Ciò accade per gli azzurri nel 15,62% e per i bianchi nel 5,87% dei casi: si può forse parlare di Effetto Ticket? Dal momento che i casi urgenti ( dal codice verde in su) sono esenti dal pagamento del ticket, può accadere, soprattutto per i codici bianchi, che i dottori non rispettino tanto l’obiettività della situazione e aumentino il codice di uno due gradini per far scattare la fascia di emergenza. Si può fare questa affermazione poiché non vi sono delle possibili spiegazioni di questo mutamento. Infatti se fossero sorte delle complicanze rare di cui si parlava prima, sicuramente non sarebbe stato attribuito un codice di uscita verde, ma ben più alto. Inoltre, considerato che il codice di uscita non si basa sulla gravità di diagnosi, non può nemmeno essere avanzata l’ipotesi, per es., di una distorsione di caviglia che, dopo vari accertamenti, risulta qualcosa di più serio, che magari necessita anche di un intervento. Occorre precisare che le spiegazioni che io ho cercato di dare alle trasformazioni del codice di priorità rispetto a quello di dimissione sono solo delle supposizioni che è lecito fare per la mancanza di una codifica di uscita chiara, dove i criteri di valutazione nell’assegnarla non sono comuni ai colleghi dottori, come dimostrato dal calcolo della deviazione standard eseguito per i medici del pronto soccorso di Carrara e riportata nel grafico seguente: 104 Capitolo 7 Risultati e discussioni 8,00% 7,00% 6,40% 6,00% 5,49% 5,00% 4,50% 4,00% 5,38% 4,96% 4,25% 3,00% 2,00% 1,98% 1,00% 0,00% 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Grafico 9 : Deviazione standard media nell’assegnazione del codice di uscita per i medici del P.S. di Carrara Si rileva una curva con un decorso altalenante simile a quella dei medici del 118, tuttavia con delle percentuali di deviazione standard più basse, ma non paragonabili con gli esiti ottenuti per gli infermieri del Pronto Soccorso. Confrontando l’immagine con il grafico n° 4, si ha un’immediata visione delle differenze esistenti tra le due tipologie di codici: ovvero da una parte si ha un’omogeneità tra gli infermieri quasi ottimale, determinata dall’adozione di linee guida che non permettono un’interpretazione soggettiva del caso; dall’altra si ha una difformità non così marcata come per i colleghi del 118, ma che tuttavia dimostra l’ambiguità che ruota attorno al significato del codice di dimissione. Inoltre il codice di priorità è frutto di un processo individuale, obiettivo, completo, che esprime un concetto ben chiaro: il diritto di precedenza di un paziente rispetto ad un altro, in base all’urgenza clinica presentata. Invece il codice di uscita, mancando riferimenti legislativi e protocolli, presenta una totale ambiguità, visto che può essere interpretato come miglioramento del paziente dopo il trattamento oppure come sua reale gravità. Comunque nonostante le differenze che li separano, i codici di priorità che rimangano uguali al codice di uscita rappresentano la maggioranza dei casi come si osserva dalla seguente figura: 105 Capitolo 7 Risultati e discussioni 80,00% 70,75% 70,00% 60,00% 50,00% 40,00% 29,25% 30,00% 20,00% 10,00% 0,00% codice triage = codice dimissione codice triage <> codice dimissione Grafico 10: Corrispondenza tra codice di priorità e codice di dimissione del P.S. Carrara, anno 2010 Tuttavia per tutte le ragioni descritte sopra, la percentuale dei codici che cambia alla dimissione non costituisce l’inadeguatezza della codifica di triage; tanto meno su tale campione possono essere stimati i casi di under e overtriage. È perciò impensabile ritenere il codice di uscita un indicatore efficace con il quale confrontare e misurare l’appropriatezza del codice di triage assegnato dall’infermiere. Valutare l’efficacia di un sistema di triage, come quello del Pronto Soccorso, non significa solamente verificare l’appropriatezza del codice triage, ma anche controllare se ogni fase del processo sia stata effettuata e in che modo, in quanto rappresenta la base per poter eseguire un triage corretto e globale. Quindi ho voluto controllare l’ultimo, ma non per questo meno significativo, step del processo, ovvero la rivalutazione. Per il pronto soccorso di Massa, nell’ultimo anno dei 33.654 accessi selezionati, 366 (1.09%) presentano una rivalutazione, mentre per i restanti (98,91%) non è stata fatta o per lo meno non è stata registrata, come illustrato nel seguente grafico: 106 Capitolo 7 Risultati e discussioni 98,91% 100,00% 90,00% 80,00% 70,00% 60,00% 50,00% 40,00% 30,00% 20,00% 1,09% 10,00% 0,00% pazienti rivalutati pazienti non rivalutati Grafico11: Rivalutazione pazienti per P.S. Massa anno 2010 Non si può sapere con certezza se i pazienti sono stati rivalutati visto che, quando non vengono rilevati cambiamenti, l’infermiere può non aver registrato l’avvenuto controllo nella scheda triage. Il prossimo grafico riporta le percentuali di codici che sono rimasti uguali o sono cambiati dopo la rivalutazione. 72,95% 80,00% 70,00% 60,00% 50,00% 40,00% 27,05% 30,00% 20,00% 10,00% 0,00% codici triage = dopo rivalutazione codici triage <> dopo rivalutazione Grafico 12: Corrispondenza tra codici triage dopo la rivalutazione Dai grafici si evince che la maggioranza degli operatori rivalutano il paziente laddove si rilevino dei cambiamenti clinici, mentre solo una minoranza di essi prevede di ricontrollare la persona sia in presenza sia in assenza di evoluzioni. 107 Capitolo 7 Risultati e discussioni È sicuramente più giusta la metodica utilizzata dai secondi, anche perché, qualora succedesse una qualsiasi situazione spiacevole, una corretta compilazione della scheda di triage permette di proteggere l’infermiere da una qualsiasi controversia giudiziaria. Sempre su questo argomento è possibile controllare se le rivalutazioni sono state effettuate entro i tempi stabiliti dai protocolli elaborati dal Gruppo Formazione Triage Toscano: per il codice rosso, la rivalutazione è assente poiché, per l’estrema gravità, ha accesso immediato alle sale; il codice giallo deve essere ricontrollato entro 10’- 15’ dall’attribuzione del codice colore; per il codice verde la rivalutazione deve essere eseguita entro 1 h, per l’azzurro entro 3 h e per il codice bianco su richiesta del paziente. Dopo un’analisi laboriosa dei dati, ho potuto constatare che la rivalutazione, quando è stata fatta, rispetta i tempi stabiliti dai protocolli nella maggioranza dei casi (soprattutto per i codici gialli, quindi, a seguire, i casi poco e non critici). 73,31% 80,00% 70,00% 60,00% 50,00% 26,69% 40,00% 30,00% 20,00% 10,00% 0,00% pazienti rivalutati entro i tempi giusti pazienti rivalutati dopo i tempi giusti Grafico 13: Rivalutazione dei pazienti rispetto ai tempi stabiliti dai protocolli Ritornando al quesito iniziale riguardo l’appropriatezza per quanto riguarda la centrale operativa di Massa, ho tentato di rispondervi mediante confronto tra codice d’invio e codice di rientro, come si nota nella seguente tabella : 108 Capitolo 7 Risultati e discussioni Codice di invio Codice di invio trasformato in codice di rientro I-0 Rosso Giallo Verde Bianco I-1 I-2 I-3 7800 3,85% 66,38% 21,00% 2,74% 14741 2,84% 90,58% 5,95% 0,33% 1739 3,11% 96,38% 0,52% 0,00% 71 1,41% 92,96% 5,63% 0,00% Tabella 2: Codici di invio trasformati in codici di rientro, 118 anno 2010 I-4 6,03% 0,29% 0,00% 0,00% I risultati del confronto riportati nella tabella, dimostrano l’indubbia interpretazione del codice di rientro, cioè come quella codifica spesso non in linea con quanto stabilito dalla legge sul sistema di codifica, perché valuta il rientro dell’ambulanza sul Pronto Soccorso, come si nota dalla percentuale di codici gialli tramutati in codici I1 che è pari al 90,58%. Analizzando i dati, si osserva che la percentuale dei casi in cui l’infermiere di centrale ha sovrastimato le chiamate è del 91,23%, presentando però un overtriage alto (codici d’invio rossi trasformati in codici di rientro I0) del 3,8%. Un numero così elevato di sovrastima è causato principalmente dalla mancanza di parametri oggettivi o quasi nella valutazione del paziente. Infatti l’infermiere di centrale si trova a dover assegnare un codice di criticità basandosi solo sulla raccolta dei dati soggettivi comunicati dal parente o dal paziente stesso, quindi difficilmente riesce a inquadrare il vero problema e la gravità della situazione, anche a causa dell’agitazione di chi chiama. A volte, in presenza di persone collaboranti, l’operatore può anche ottenere delle informazioni oggettive, chiedendo, per esempio, il colorito, la temperatura della cute ed il valore indicativo della pressione, mediante la palpazione del polso radiale. Tuttavia il processo di valutazione effettuato in centrale è soggettivo e manca di segni e parametri per poter definire meglio il caso; tuttavia, proprio per tali motivi, non è richiesto all’infermiere di individuare la gravità reale, ma quella presunta, valutando comunque sempre in maniera adeguata e completa (per quanto possibile), poiché un over triage comporta un impiego di risorse sproporzionate alla situazione, con conseguenze indirette anche gravi su altri pazienti. 109 Capitolo 7 Risultati e discussioni Altra possibile causa dell’elevata sovrastima è costituita dalla mancanza di informazioni sulla persona, sull’accaduto, in quanto chi effettua la chiamata spesso è un third caller, cioè una terza persona, non presente nel luogo dell’evento, che ignora quindi la situazione e non è in grado di fornire informazioni sufficienti a stabilire un codice veritiero. Riguardo a ciò, non sono riuscita ad ottenere i dati relativi al campo del chiamante e quindi non è stato possibile calcolare la percentuale di chiamate fatte da una terza persona. Anche i problemi logistici influiscono sull’attribuzione del codice: ad esempio, la distanza del luogo dalla sede del mezzo di soccorso e la difficoltà di raggiungere il target a causa del traffico sono elementi che inducono l’infermiere ad aumentare il codice d’invio. Inoltre la sovrastima rilevata di codici rossi può essere motivata anche dal fatto che, fino a giugno del 2011, solo per tale codifica era lecito utilizzare i dispositivi acustici, che permettono di raggiungere il luogo dell’evento in tempi più brevi. Se la percentuale di over triage è così alta, la sottostima dei casi risulta invece molto bassa e insignificante (0,5%). Occorre tuttavia specificare nuovamente che questi dati non sono del tutto affidabili, poiché nella realtà del P.S. di Massa il codice di rientro è vissuto anche come una codifica che stabilisce il rientro dell’ambulanza sul pronto soccorso , discostandosi dal significato di codice di feedback all’arrivo sul posto, cioè di ritorno infermieristico alla valutazione d’invio, così come determinato dalla legge. Pertanto questo confronto non è in grado di misurare e verificare l’appropriatezza del codice d’invio, a meno che non venga chiarito il senso di questa codifica che deve rispecchiare la definizione indicata dal decreto nella totalità della prassi applicativa. A tale scopo devono essere elaborati dei protocolli precisi e devono essere eliminate quelle codifiche che non si attengono alla presunta gravità del paziente, ma che invece vengono assegnate per problemi logistici e mancanza di informazioni. All’inizio della sezione ho asserito che la formula statistica della deviazione standard rappresenta un metodo valido per misurare la precisione dell’algoritmo decisionale ma non l’accuratezza, intesa come capacità di individuare il dato reale, accurato, che possa definire o meno l’appropriatezza del codice triage. 110 Capitolo 7 Risultati e discussioni Dalla ricerca effettuata in letteratura, ho potuto rilevare che spesso si ritiene il confronto tra il codice di triage e la flow-chart di riferimento un metodo efficace per stimare i casi di over e under triage. Tuttavia occorre considerare attentamente la varietà di situazioni che, apparentemente simili, nascondono sempre delle differenze; infatti l’intuito e l’esperienza dell’infermiere, che gli suggeriscono la codifica più appropriata (per es. un caso con parametri a prima vista stabili può meritare una codifica di grado maggiore), non possono essere inglobati nell’algoritmo, che si basa invece sui parametri e l’anamnesi passata. Quindi anche questo metodo non è accurato e non può essere considerato come indicatore di efficacia del codice assegnato. Tuttavia ho tentato di verificare l’accuratezza con i dati a disposizione, facendo un confronto tra codice rosso d’invio/ rientro/ triage ed i relativi esiti dopo il pronto soccorso. Questa idea nasce dalla constatazione che i codici rossi, salvo alcuni casi molto rari, devono essere sempre seguiti dal ricovero (dopo essere stati valutati dal medico), per cui le percentuali di pazienti dimessi con quella codifica iniziale rappresentano con certezza casi di over triage. Nel grafico seguente ho riportato le percentuali dei tre codici di cui deve essere valutata la correttezza: 100,00% 80,00% 95,95% 92,54% 60,96% 60,00% 39,04% 40,00% 20,00% 0,00% 7,46% codici rossi appropriati codice di priorità 4,05% codici rossi non appropriati codice di invio codice di rientro Grafico 14: Appropriatezza codici rossi d'invio/rientro/priorità in relazione all’esito dopo il P.S. , anno 2010 Come si osserva dalla figura, i codici non sono stati raggruppati per ricovero o dimissione, in quanto gli esiti dopo la valutazione del medico del Pronto Soccorso 111 Capitolo 7 Risultati e discussioni sono molteplici (comprendono varie voci, come, per es., “inviato al medico curante” o “trasferito in OBI”). Tuttavia ho raggruppato sotto il termine “codici appropriati” tutti i casi di codice rosso a cui segue non solo il ricovero, ma anche il trasferimento in un altro presidio ospedaliero ed i casi di pazienti giunti cadaveri o deceduti in Pronto Soccorso. Ho incluso quindi tutte quelle casistiche che sono a sostegno del ricovero e che quindi sicuramente rappresentano l’appropriatezza del codice rosso. Al contrario ho considerato a sostegno delle dimissioni i casi in cui il paziente sia stato inviato al medico curante o a un dottore specialista e quelle esigue percentuali di persone che decidono di lasciar il P.S. contro il parere dei sanitari o che lo abbandonano volontariamente senza notifica ai sanitari; queste casistiche certamente rappresentano i valori di over triage. Discorso a parte va fatto per i codici d’invio che, come già esposto, non sempre si riferiscono a vere e proprie emergenze; spesso vengono erroneamente assegnati a causa di scarse informazioni o agitazione dei parenti che ingigantiscono la situazione. Di conseguenza si riscontra frequentemente una gravità bassa, per cui il ricovero o il trattenimento non è giustificato. Tali casistiche non possono essere considerate casi di over triage; purtroppo è difficile discriminare le situazioni in cui l’errore è stato determinato da fattori che deviano il giudizio del triagista di centrale. In definitiva quindi la comparazione della codifica d’invio con il ricovero non risulta efficace e deve essere studiata un’altra soluzione. Per gli altri codici, invece, costituisce il vero ed unico, fin ad ora, strumento utilizzato per verificare l’appropriatezza del codice, limitato però ai soli codici rossi ed inefficace per stimare i casi di under triage. Integrazione tra 118 e Pronto Soccorso Vi ho risposto mediante una prima comparazione tra il codice di invio della centrale ed il codice di priorità assegnato dall’infermiere del pronto soccorso, osservabile nella tabella seguente : codice di invio codice di invio trasformato in codice di priorità al P.S. 112 Capitolo 7 Risultati e discussioni Rosso Giallo Verde Azzurro Bianco Rosso 1561 8,84% 54,71% 34,34% 1,54% 0,58% Giallo 3672 1,66% 34,20% 57,27% 6,48% 0,38% Verde 472 0,00% 13,14% 65,04% 20,55% 1,27% Bianco 15 6,67% 20,00% 66,67% 6,67% 0,00% Tabella 3: Confronto tra codice di invio e la sua trasformazione in codice di priorità al P.S.Carrara anno 2010 Come si nota dai risultati, le percentuali dei codici d’invio che rimangono uguali dopo la valutazione effettuata al Pronto Soccorso, ad eccezione dei codici verdi, sono pochi o per lo meno non rappresentano la maggioranza. La percentuale dei codici rossi d’invio che rimangono uguali è piccola a causa della variabilità di motivi, non legati alla reale criticità del paziente (come, per es., la mancanza di informazioni o problemi logistici), che portano l’infermiere ad assegnare questa codifica. I casi limite (rossi trasformati in azzurro o bianco), visti i valori bassi (2,12%), potrebbero invece rappresentare contesti rari dove l’arrivo dei soccorsi risolve la gravità dell’evento, come ad es. un’ostruzione delle vie aeree. La maggioranza dei codici gialli mutati in verde è attribuibile al miglioramento del paziente post-trattamento; viceversa un aumento di grado del codice (1,66%) deriva dal significato che tale codifica riveste, ovvero una potenziale compromissione delle funzioni vitali, rappresentando quindi una situazione che può evolversi in entrambi le direzioni. Il cambiamento del codice verde in giallo è imputabile al fatto che il codice di priorità muta anche in base all’intensità del dolore, per cui può accadere che una colica renale, o una frattura di femore, vengano reputate di bassa gravità dagli operatori di centrale, ma di elevata urgenza clinica in relazione al dolore provato dagli infermieri del Pronto Soccorso. A colpo d’occhio un dato sconcertante è raffigurato dal numero di codici bianchi di invio che differiscono dal codice di priorità assegnato, che invece presenta un under triage alto per pochi casi (1 rosso, 3 gialli), che fanno pensare a errori di digitazione; infine la percentuale alta trasformata in verde potrebbe rispecchiare una condizione di sottostima della gravità. 113 Capitolo 7 Risultati e discussioni Riguardo alla mancanza, tra le due strutture, di un sistema di codifica uguale ed alla sottile differenza tra bianco e azzurro, i numeri rilevati dalla tabella, nonostante questa opera di traduzione, non sono da considerarsi inappropriati. Si delinea quindi una situazione che io mi sarei aspettata, e, a dir la verità, anche con percentuali ben più elevate, a causa della notevole differenza tra i due sistemi. Infatti in primis sono il frutto di due attività di triage diverse, l’una fondata sulla raccolta di dati quasi esclusivamente soggettivi tramite una breve intervista (quando lo stato di agitazione del chiamante lo consentono), l’altra basata su un processo di valutazione ben più ampio e completo, che prevede, oltre all’utilizzo dei dati soggettivi, i segni osservabili, i parametri misurabili e l’intuito sviluppabile solo alla vista del paziente. Effettivamente ciò che li rende così discordanti è il fatto che l’infermiere della centrale non vede la persona, ma la sente (per molti casi nemmeno quello, poiché la maggior parte delle chiamate vengono effettuate da un second o third party caller), a differenza del triagista che, oltre a vedere il paziente e compiere quindi un’osservazione critica, può eseguire su di esso un esame fisico accurato mediante la palpazione e l’auscultazione del diretto interessato. Inoltre questa contrapposizione è conferita ai due concetti che esprimono: da una parte il codice d’invio indica la presunta criticità dell’evento e non della persona, in quanto è la complessità dell’intervento che, alla fine, determina l’assegnazione del codice (non è un caso infatti che venga attribuita una codifica maggiore per problemi logistici). Dall’altra parte si ha un codice di priorità che rappresenta il diritto di precedenza di una persona rispetto ad un’altra, sulla base della rilevazione della reale urgenza clinica del paziente. Nonostante le tante divergenze, esiste comunque un aspetto comune tra i due sistemi di codifica: entrambi influenzano il percorso che ne deriva, dal quale dipende il destino e la sopravvivenza del paziente stesso e di altre persone. Infatti il codice d’invio influisce sulla risorsa da mandare e sui tempi di raggiungimento del target, mentre quello di priorità condiziona i tempi d’attesa all’ingresso alle sale visita; in entrambi i casi c’è quindi un’importante e comune conseguenza, che può essere disastrosa se il codice non viene assegnato correttamente. 114 Capitolo 7 Risultati e discussioni Ciò che ancora li separa è quel lasso di tempo in cui le condizioni cliniche della persona possono migliorare o peggiorare e nel quale interviene un mezzo di soccorso ALS o BLS che, in entrambi i casi, può giovare al paziente, determinando all’arrivo in P.S. una codifica diversa da quella iniziale, ma non per questo più appropriata. Per le motivazioni addotte, ci si aspetta quindi una totale disuguaglianza tra i due codici assegnati, che tuttavia, come si nota dalla grafico seguente, poteva essere ancora più marcata: 29,74% 70,26% codici d'invio= codice triage codice d'invio<> codice triage Grafico 15 : Corrispondenza tra codice d'invio e codice di priorità Occorre puntualizzare che il risultato rappresentato non permette assolutamente di concludere che nel 70% dei casi l’operatore ha assegnato un codice inappropriato, proprio a causa delle varie interpretazioni che possono essere date alle modalità di traduzione tra i due sistemi; per lo stesso motivo non possono essere stimati i casi di under e over triage rispetto al codice di priorità, poiché rappresenterebbero dei numeri inaffidabili e indubbiamente scorretti, in quanto è veramente ostico trovare una corrispondenza tra i due, a causa della loro diversità e lontananza. Per tutte motivazioni esposte, non può quindi sussistere una relazione tra i codici di invio e di priorità assegnati. Per completare l’analisi ho pensato di reimpostare il precedente confronto, utilizzando, al posto del codice di invio, il codice di rientro, che potrebbe 115 Capitolo 7 Risultati e discussioni rappresentare una valutazione più vicina a quella effettuata presso il P.S., visto che il codice viene assegnato dopo aver visionato il paziente . Prima però di procedere all’elaborazione dei dati, mi sono interrogata sul significato preciso di codice di rientro; andando a rivedere la legge apposita sul sistema di codifica del 15 maggio 1992, ho potuto constatare che quel codice si riferiva alla voce del decreto qui di seguito riportata: “valutazione sanitaria del paziente effettuata dal personale di soccorso giunto sul luogo dell’evento..omissis”. Basandosi su tale legge , l’affermazione precedente crolla , poiché qui viene espresso un senso del codice molto simile , al contrario , al codice di invio dell’ambulanza , che doveva essere il codice di feedback con il quale verificare l’appropriatezza della codifica d’invio. Approfondendo riguardo alla reale fedeltà a tale definizione nell’utilizzo sul campo, ho potuto constatare che al codice di rientro assegnato dal 118 di Massa non solo viene attribuita una denominazione diversa, ma anche un significato che esula da quanto stabilito dalla legge, in quanto sposta l’attenzione dal paziente all’ambulanza, definendone i criteri di guida verso il pronto soccorso. Tale errata interpretazione non è nemmeno in linea con il tracciato record 118 elaborato dal “Progetto Mattoni”, dove il codice viene definito con la stessa forma e lo stesso contenuto previsti dalla legge citata. Vista e considerata la singolare interpretazione del 118 di Massa, mi sarei aspettata dei risultati che confermassero una forte disuguaglianza, come nel confronto precedente , trattandosi di due codifiche molto differenti; analizzando i dati, invece ho rilevato una situazione differente, rappresentata dalla tabella e dal grafico seguenti: Codice di rientro Codice di rientro trasformato in codice di priorità Rosso Giallo Verde Azzurro Bianco 116 Capitolo 7 I0 I1 I2 I3 Risultati e discussioni 23 0,00% 17,39% 69,57% 13,04% 0,00% 5582 1,36% 29,27% 63,69% 5,43% 0,25% 642 23,21% 53,58% 22,12% 0,93% 0,16% 42 92,86% 4,76% 2,38% 0,00% 0,00% Tabella 4: Confronto tra codice di rientro e codice di priorità del P.S. Massa anno 2010 37,38% 62,62% codice di rientro = codice triage codice di rientro <> codice triage Grafico 16: Corrispondenza tra codice di rientro e codice di priorità La maggioranza dei casi (62,62%) conferma l’uguaglianza tra i due codici, facendo pensare quindi che sul campo venga applicata un’altra interpretazione del codice , ovvero come gravità del paziente post-trattamento. Tuttavia la quota per cui i due codici non corrispondono (37,38%) risulta comunque troppo elevata, a dimostrazione del fatto che c’è notevole confusione sul criterio da utilizzare per l’assegnazione del codice di rientro. A supporto di questa tesi, ho provveduto a calcolare la deviazione standard media per i medici del 118, responsabili quasi sempre dell’attribuzione del codice di rientro. 117 Capitolo 7 Risultati e discussioni 12,00% 10,00% 9,91% 10,68% 9,26% 8,00% 7,15% 6,83% 6,00% 5,97% 6,59% 4,00% 2,00% 0,00% 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Grafico 9: Deviazione standard media nell’assegnazione del codice di rientro per i medici del 118 Questo grafico, molto simile a quello degli infermieri del 118, evidenzia un decorso altalenante, con percentuali molto elevate nei primi tre anni per poi scendere improvvisamente tra il 2006 e 2007, mantenendosi poi su valori pressoché costanti ma sempre superiori al 6%. Questi dati dimostrano quindi la grande dispersione nell’attribuzione del codice da parte dei medici che operano sul territorio: alcuni lo interpretano come una codifica legata al ritorno dell’ambulanza verso il pronto soccorso, altri, la maggioranza (come il grafico 10 dimostra), come codice che esprime la gravità del paziente post-trattamento che indubbiamente è una valutazione molto simile a quella del triage di pronto soccorso. Ciò che manca, così come per gli infermieri, sono linee guida, protocolli, e codifiche chiare (basta pensare alla denominazione rientro che gli è stata data) con un significato univoco e non una molteplicità di interpretazioni. La confusione legata a questa codifica non le permette di poter essere l’elemento d’integrazione tra i due sistemi di triage; tuttavia la chiarificazione del suo significato in linea con il decreto e l’introduzione di una nuova codifica, come il codice di consegna proposto dal “Progetto Mattoni”, potrebbero rappresentare la soluzione a questo quesito. 118 Capitolo 7 Risultati e discussioni CONCLUSIONI Risultati ottenuti Per quanto riguarda la prima domanda affrontata , i risultati hanno mostrato un’alta omogeneità tra gli infermieri del pronto soccorso direi quasi opposta rispetto a quella constatata per gli operatori del 118. Inoltre gli esiti derivanti dal calcolo della deviazione standard , per il solo pronto soccorso , rispetto ai sintomi guida che presentano l’ algoritmo , portano alla conclusione che le flow chart elaborate non sono così chiare e che invece vi è una disomogeneità tra gli infermieri nell’attribuzione del codice per quelle sintomatologie prive di linee guida. Poi la ricerca di indicatori di appropriatezza delle codifiche mediante i confronti effettuati , ha portato alla conclusione che né il codice di priorità né quello di rientro possono rappresentare i termini di paragone per una stima dei casi di over e under triage. Infine la relazione ricercata tra i due modelli , non è presente attualmente a causa del sistema di codifica utilizzato nel 118 e quindi l’unico elemento di “unione” tra i due rimane quella comunicazione dell’infermiere di centrale con il triagista per informarlo del aziente critico che sta giungendo al pronto soccorso , come io ho potuto constatare dalla mia esperienza di tirocinio. Riflessioni e suggerimenti La disomogeneità rilevata per gli infermieri del 118 , può essere ridotta mediante una più specifica formazione e la rivisitazione di quel sommario algoritmo rappresentato dall’intervista che a mio avviso troppo generale e quindi inefficace. Inoltre visti i numerosi casi in cui l’operatore non è riuscito a porre le domande necessarie , a causa dell’agitazione del familiare , ritengo che gli infermieri di centrale debbano seguire dei corsi di addestramento alle tecniche interrogatorie per prendere in mano la situazione in qualsiasi occasione. Mentre per gli infermieri del pronto soccorso , l’omogeneità raggiunta può essere ulteriormente perfezionata mediante la revisione degli algoritmi e l’elaborazione 119 Capitolo 7 Risultati e discussioni di nuovi per quei sintomi principali che ne sono privi ma che generano un’alta deviazione standard. Inoltre elementi come riunioni di reparto , corsi di aggiornamento , reports di feedback , possono aumentare l’uniformità tra i professionisti. Per quanto riguarda gli indicatori di appropriatezza necessitano ancora di molti studi. Il tentativo che io ho proposto a riguardo , infatti , risulta limitato e inoltre il confronto proposto in letteratura come parametro di adeguatezza rappresentato dal confronto tra il codice assegnato e l’algoritmo , a mio avviso , non è così efficace per il fatto che un essere umano ha delle doti in più come sesto senso e un’esperienza sulle spalle che una flow chart non può avere. Comunque nel frattempo che si riesca a trovare un parametro idoneo , suggerisco di monitorare il processo di triage che porta all’assegnazione del codice , poiché credo che più completa e corretta sarà la valutazione , più appropriata sarà la codifica. Un tentativo in questo senso l’ho fatto attraverso la verifica della fase di rivalutazione che ha portato a dei risultati abbastanza disastrosi. Infatti pochissime schede presentano il codice attribuito dopo il controllo del paziente in sala d’attesa, che io credo fermamente sia imputato alla mancanza di tempo per registrare il codice , probabilmente per il troppo carico di lavoro. Per cui propongo e suggerisco una ricerca delle cause per cui questo step sia così “dimenticato”, attraverso audit clinici , dove gi infermieri possano esprimere i loro pareri a riguardo e individuare delle possibili situazioni che secondo me può essere rappresentata dal potenziamento degli infermieri triagisti da uno a due , proponendo quindi una sorta di triage bifasico , laddove l’operatore non riesca per il sovraccarico di lavoro a completare il processo di triage fino all’ingresso del paziente in sala visita. Inoltre suggerisco poi di valutare l’appropriatezza della metodologia di triage , mediante ad esempio la verifica della corretta individuazione del problema principale , confrontandolo con la diagnosi finale , oppure controllando che le schede siano compilate in ogni campo , soprattutto per i casi critici , e che i parametri giusti siano stati presi per il giusto paziente. 120 Capitolo 7 Risultati e discussioni Per il 118 invece il parametro di appropriatezza potrebbe essere rappresentato da quel codice di rientro , ma solo attraverso un giusto significato della codifica in linea con la legge , elaborando dei protocolli simili per entrambi gli ambiti ed eliminando tutte quelle situazioni in cui il codice è stato assegnato per mancanza di informazioni o per l’impossibilità ad ottenerne. Processo ostico che quindi necessita di un’altra soluzione. Per quanto riguarda invece la possibile integrazione tra 118 e pronto soccorso può concretizzarsi attraverso una rivisitazione del sistema di codifica extraospedaliero. Ad esempio mediante l’inserimento di una nuova codifica rappresentata dal codice di consegna proposta dal “Progetto Mattoni” , ovvero della codifica riguardante la gravità del paziente all’arrivo al pronto soccorso , che tramite l’adozione degli stessi protocolli del pronto soccorso da parte di medici e infermieri che operano sul territorio ed con l’eliminazione dei pazienti giunti tramite un’ambulanza con soli soccorritori , possa costituire non solo l’elemento di integrazione ma anche un motivo di vera e propria collaborazione. Soluzione giunta nel momento giusto , poiché supera la necessità di introdurre un altro infermiere al traige del pronto soccorso per distribuire il carico di lavoro e che quindi porta beneficio prima di tutto all’utenza che è valutata a 360° , dell’infermiere che vedendo ridotto il carico di lavoro è stimolato a lavorare adeguatamente e tolto il motivo che causava nervosismi e ansia, diminuisce la sua probabilità di andare incontro a una sindrome di burn-out ; per non parlare poi del vantaggio che ne trae l’azienda che ha più risorse economiche da investire in altri ambiti . L’introduzione del codice di consegna però necessità la rivisitazione del codice di rientro che deve conformarsi ai contenuti stabiliti dal decreto legge e per ovviare a una sua distorsione in merito al rientro dell’ambulanza , occorre introdurre , come già presente in altri 118 , del vero codice di rientro che è solo ed esclusivamente una codifica aggiuntiva a quella di gravità sul posto , dedicata esclusivamente alla guida dell’ambulanza , se con o senza dispositivi di allarme. Ma ancora si potrebbe eliminare il problema dei codici attraverso l’elaborazione di protocolli che sono già stati creati nell’azienda di Massa e Carrara , ad esempio 121 Capitolo 7 Risultati e discussioni per la SCA (sindrome coronarica acuta) o per l’ACC (arresto cardio- circolatorio) che però non sono mai stati introdotti nella realtà quotidiana. Questi percorsi assistenziali rappresentano la massima integrazione possibile tra 118 e pronto soccorso , ma non solo, tra tutti i presidi ospedalieri facenti parte dell’azienda e l’elisoccorso. Infatti si tratta di protocolli all’interno dei quali vengono descritti i percorsi e i target che devono essere effettuati e raggiunti per quel paziente con quella determinata patologia e dove sono descritti i ruoli di ogni figura assistenziale e inoltre le risorse che devono essere attivate. Possono essere elaborati ancora altri protocolli dalla patologia più grave al percorso standard che comprende quei sintomi meno rilevanti ,dal dolore lombare alla febbre e malessere ; l’introduzione di questi modelli implica un maggior filtro da parte dell’infermiere , che a maggior ragione deve essere specificatamente formato e con un’esperienza alle spalle , devono essere potenziate le ambulanze medicalizzate sul territorio con un pensiero poi all’inserimento dell’ambulanza infermieristica. Inoltre tali protocolli devono essere conosciuti e adottati da tutte le strutture del territorio ,dal pronto soccorso di Carrara all’emodinamica dell’ospedale OPA. Quest’ultimi oltre a effigiare il massimo livello di integrazione possibile , rappresentano il superamento del vecchio concetto di trasporto del paziente verso l’ospedale più vicino a vantaggio di una sua centralizzazione a seconda della stabilità delle condizioni cliniche ed è per questo che occorre un rinforzo di ambulanze con figure professionali a bordo in grado di garantirne il trasporto verso la struttura più idonea. Studi futuri Per quanto riguarda l’omogeneità tra gli operatori credo che il calcolo della deviazione standard sia più che sufficiente e idoneo a misurare la precisione dello strumento utilizzato. Tuttavia potrebbe essere calcolata una deviazione standard di riferimento , con ulteriori calcoli statistici che io sinceramente non immagino , che rappresenterebbe il massimo livello di uniformità raggiungibile. 122 Capitolo 7 Risultati e discussioni In tal modo si potrebbero confrontare gli scarti medi quadratici ottenuti con tale valore assoluto allo scopo di spronare gli stessi infermieri a ritrovare delle nuove soluzioni per arrivare a quello standard di riferimento. Mentre per i parametri di appropriatezza io dopo gli studi fatti , non sono in grado di poter dare ulteriori spunti per il futuro , in quanto sono ferma nella mia convinzione che è molto difficile trovare uno strumento in grado di considerare anche l’aspetto umano della persona che influisce molto sull’assegnazione del codice. Infine spero che i suggerimenti riportati , che non si basano su teorie , ma su riflessioni apportate a ricerche effettuate sia in letteratura che su internet , siano presi in considerazione e realmente applicati alla realtà soprattutto per il 118 di Massa che necessita davvero di una “rivoluzione”. Lo scopo dell’analisi non era quello di far vedere quanto un sistema sia più brillante dell’altro e i “buchi neri” presenti ma semplicemente per spronare ad evolvere questo servizio che rappresenta l’ancora di salvezza per i suoi cittadini , in quanto primo anello della catena della sopravvivenza. 123 Ringraziamenti BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA Bibliografia Comitato scientifico del Gruppo Formazione Triage “ Traige infermieristico in Pronto Soccorso” , Ed. Nettuno Verona ; 1995 Cunial E.M. , Cipolotti G. , Benci L. “ 118 un servizio integrato per l’emergenza territoriale” , McGraw Hill ; 2003 GFT Gruppo Formazione Triage “ Triage Infermieristico” , McGraw Hill ; 2010 GFT Gruppo Formazione Triage “ Materiale didattico – dispensa corsi brevi” , Repubblica di San Marino ; 2001 GFTT Gruppo Formazione Triage Toscano “Manuale pratico per gli infermieri” ; 2008-2009 Laura Belletrutti – Cecilia Deiana “ Triage Decision Making”, C.G. Edizioni medico scientifiche ; 2009 Ruffinato F. “Soccorso preospedaliero manuale pratico per operatori sanitari e volontari del soccorso” , Centro S.C Editore; 2002 Sitografia http://it.wikipedia.org/wiki/118_-_Emergenza_sanitaria http://www.asmn.re.it/asmn/allegati/Notizie/infermiere118.pdf http://digilander.libero.it/domenicospano/triage_extra_ed_intra.htm http://www.triage.it/index.php?option=com_contact&Itemid=3 http://www.nursesarea.it/triage/rifnorm.htm http://www.usl1.toscana.it/ I Ringraziamenti http://digilander.libero.it/savonaemergenza//Med118Triage.htm http://www.triage.it/index.php? option=com_content&task=view&id=23&Itemid=57 http://www.118italia.net/lex/fr_lex.asp http://www.ipasvi.it/ecm/rivista-linfermiere/rivista-linfermiere-page-1articolo-4.htm http://www.nsis.salute.gov.it/mattoni/paginaInternaMenuMattoni.jsp? id=14&menu=mattoni http://apet118.it/triage.html II Ringraziamenti RINGRAZIAMENTI Vorrei ringraziare tutti coloro che mi sono stati vicini in questi tre anni e che hanno condiviso con me questo splendido percorso , in particolare un grazie speciale va ai miei genitori che mi hanno permesso di inseguire sempre i miei sogni, ma soprattutto a mia mamma , grande donna , che nonostante la sofferenza provata quando mi vedeva stare male , ha sempre mostrato un sorriso di conforto , mi ha capita , incoraggiata e ha sempre creduto in me. Un grazie ai miei nonni , che da lassù , mi hanno scrutata e senza dubbio lo spiraglio di luce che intravedevo nei momenti bui era merito loro , sono sicura che oggi saresti fieri di ciò che sono diventata. Grazie Davide , per avermi capita e cercato di starmi vicino anche quando io con i miei nervosismi non te lo permettevo ; a Tania e Tiziana compagne di viaggio , per le risate , i pianti , le gioie provate insieme vi porterò sempre nel mio cuore nella speranza che le nostre strade non si separeranno mai. Al mio relatore , alle sue idee che sono state utili per la tesi , ma soprattutto a mio cugino Alberto che con la sua intelligenza e le sue abilità informatiche mi ha aiutata nella stesura dell’elaborato ; grazie anche a te , Giulia , che hai sempre cercato di trovare le parole giuste nei miei momenti di sconforto e mi hai dato una mano sul lato “organizzativo” della tesi. Ma il vero grazie immenso va a tutti coloro che con la loro ignoranza , mi hanno sempre detto : “ Perché ci vuole una laurea per fare l’infermiera?” Veramente , grazie , perché mi avete fatto tirare fuori quella grinta e la determinazione giusta che sennò sarebbero rimaste celate dentro di me e non mi avrebbero permesso di compiere brillantemente questo percorso. A voi tutti dedico la mia tesi. III