Catalogo Disegni, Museo di Castelvecchio
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Catalogo Disegni, Museo di Castelvecchio
Premi sullimmagine per continuare Le collezioni grafiche dei Civici Musei darte di Verona presso il Museo di Castelvecchio conservano oggi oltre 3500 disegni, databili tra il Cinque e il Novecento, provenienti per la maggior parte dalla locale Accademia di Pittura e passati al Museo allinizio di questo secolo. A essi si aggiungono alcuni acquisti degli ultimi decenni e il ricco fondo dei disegni realizzati dallarchitetto Carlo Scarpa nel corso del restauro di Castelvecchio. A coronamento della campagna di catalogazione di tutto il fondo, finanziata dalla Regione del Veneto, e dopo la recente inaugurazione del Civico Gabinetto di Disegni e Stampe, sistemato con il contributo degli Amici di Castelvecchio e dei Civici Musei dArte veronesi nella torre di nord-est del castello scaligero, la mostra intende far conoscere al pubblico più vasto la ricchezza e la varietà di un patrimonio artistico tra i meno noti delle collezioni civiche, che per ovvie ragioni conservative non è possibile esporre permanentemente. Nella valorizzazione e riscoperta di questo museo nascosto,, ovvero di quella porzione del patrimonio artistico abitualmente non visibile, la rassegna si collega direttamente alla mostra Cento opere per un grande Castelvecchio, allestita lo scorso anno. La rassegna, se da un lato vuole comprovare lidentità e la continuità di una scuola di disegno a Verona, intende dallaltro dar conto della varietà ed eterogeneità delle opere oggi conservate nelle collezioni civiche, dopo la dispersione delle molte e ricche raccolte più antiche che facevano di Verona una città di solida tradizione nel collezionismo della grafica. Si tratta in assoluto della prima occasione in cui si presentano i disegni più significativi di una raccolta pressoché inedita, con una selezione di oltre 150 fogli lungo un percorso che dal Cinque al Novecento interessa tutta lampia gamma di possibili funzioni affidate al disegno, dagli schizzi in presa diretta, agli studi decorativi o ai progetti architettonici, agli appunti di documentazione, alle copie, ai modelli, ai disegni di figura e in particolare daccademia, esercizio imprescindibile nel tirocinio formativo degli artisti. Gli autori sono, per la natura della raccolta, in prevalenza veronesi, come Del Moro, Farinati, Turchi, Balestra, Cignaroli e Rotari, ma non mancano significative presenze esterne in fogli di Tiepolo, Guardi, Segantini, Severini e Sironi. indice Benvenuti al catalogo multimediale della mostra Disegni del Museo di Castelvecchio. Potete muovervi allinterno di questo catalogo tramite i tasti qui sotto. Per tornare a questa schermata potete premere in ogni momento il tasto indice. Potete scegliere tra i seguenti argomenti: 1. Introduzione di Giorgio Marini La collezione dei disegni del Museo di Castelvecchio 2. Schede Una scelta delle opere più significative in mostra Realizzazione grafica e implementazione del catalogo multimediale e pagine web: Fabio Corubolo ([email protected]) 3. Elenco dei disegni in collezione La completa consistenza della collezione del museo 4. Crediti La collezione dei disegni del Museo di Castelvecchio Giorgio Marini Lattuale raccolta grafica del Museo di Castelvecchio è, sostanzialmente, il risultato del confluire sporadico alle collezioni cittadine di alcuni fondi, in particolari momenti della storia dei musei darte veronesi. Paradossalmente, ciò che vi è giunto non sembra avere tuttavia rapporti con il locale collezionismo storico di disegni, ma rappresenta piuttosto quanto rimaneva in città dei materiali didattici e delle prove di studio della locale accademia. E quei materiali si erano conservati per essere passati presso lunico collezionista di disegni a noi noto sulla piazza, il facoltoso grossista di tessuti e dilettante Andrea Monga (1794-1861), che della stessa accademia fu presidente nel momento di maggior crisi dellistituzione, quando da orgogliosa depositaria della tradizione figurativa locale andava inesorabilmente decadendo verso la metà dellOttocento a scuola di formazione per decoratori e restauratori. La stessa storia recente della raccolta è frammentaria e di difficile ricostruzione, speculare a un interesse per il disegno veronese che sul versante di studio è un fenomeno limitato agli ultimi trentanni. Eppure, gli elementi per valutare limportanza di Verona come centro di collezionismo grafico cominciano ora a profilarsi con certezza, almeno per quanto riguarda alcuni capitoli della sua storia. È noto ad esempio che Felice Feliciano possedeva già intorno al 1470 una raccolta prestigiosa di disegni di amici artisti, ma soprattutto era in possesso di numerosi disegni di Stefano. Per quanto riguarda il Cinquecento, si ha notizia di fugaci passaggi a Verona sia di disegni di Giulio Romano come quelli rubati da Dionisio Brevio sia di opere di Parmigianino, anche se il nobile Mario Bevilacqua, consultato come esperto di grafica dal duca Vincenzo Gonzaga, ricorda di aver visto pochi fogli dellartista parmense in città. La collezio- ne di Federico Morando, inventariata nel 1608, comprendeva in prevalenza disegni cremonesi e lombardi, pur con sorprendenti presenze fiamminghe e centroitaliane. Le più cospicue collezioni di disegni si formarono, come altrove, nel corso del Seicento. Della raccolta Moscardo - da porre accanto a quella del patrizio veneziano Zaccaria Sagredo tra le più importanti collezioni contemporanee resta un inventario assai sommario della sua originaria consistenza, impoverita poi nel tempo fino a lasciare solo un residuo nellattuale collezione Erizzo Miniscalchi, in cui comunque sembrano essere confluiti autonomamente fondi appartenuti ai Miniscalchi. Riguardo alla collezione Muselli resta invece più precisa documentazione almeno per quel che riguarda i celebri fogli finiti di Paolo Veronese. Certamente si ampliò con linizio del Settecento anche un consistente mercato di disegni, di cui abbiamo traccia soprattutto nella corrispondenza tra Antonio Balestra e lerudito e connaisseur fiorentino Gabburri e fra questi e Mariette, da cui risulta che i maggiori artisti, come Balestra appunto, erano intermediari delle vendite ai comunque pochi raffinati collezionisti internazionali. Di questo panorama, indubbiamente assai ricco ma ancora in gran parte da disseppellire nelle miniere inventariali, si hanno tracce residue a Verona nel momento difficile delle demaniazioni napoleoniche, quando dalla collezione Serpini di cui non si conoscevano notizie riguardo alla presenza di disegni - emerge un foglio con un Cristo davanti a Pilato, allora attribuito a Dürer. Analogamente, dalla già molto ricca collezione Muselli - ma che si riteneva a quelle date ormai dispersa per quanto riguarda i disegni partirono per la Francia un foglio con Due teste virili, assegnato indice dubitativamente a Tiziano, benché sia invece da riferire probabilmente a Donato Creti, e un altro celebre disegno dato allora a Raffaello, ma di autografia sempre dibattuta tra questi, la sua scuola e Giulio Romano, ed entrambi dal Louvre non fecero mai ritorno. Il discorso del grande collezionismo di grafica in città sembra tutto già consumato tra Sei e Settecento, con la definitiva emigrazione dei disegni dei maggiori artisti verso le grandi raccolte straniere. Per quanto riguarda lOttocento, invece, ben poco è emerso sinora circa il collezionismo di disegni, anche perché il profluvio di dipinti antichi rimessi in commercio a basso prezzo dovette soffocare del tutto anche quanto restava del mercato della grafica antica, né daltro canto sembra sia sorto allora un gusto per il disegno contemporaneo al di fuori delle mura ristrette della locale accademia di pittura, e anche questo prevalentemente per i fini didattici della sua scuola. Rispetto al collezionismo privato, già appunto dissolto con la fine del Settecento, laspetto del disegno accademico costituisce lunico altro versante di produzione, prima, e di raccolta poi. Con le sue precise caratteristiche e la sua gamma ristretta di temi, esso dovette definirsi come tale abbastanza tardi a Verona, dove abbiamo notizie della prima scuola tenuta nella propria casa da Felice Brusasorci verso la fine del XVI secolo. Si trattava di un artista formatosi a Firenze a diretto contatto con lambiente di Giorgio Vasari e della sua prima Accademia del disegno. Non mancano inoltre contatti, probabilmente di poco successivi, tra lAccademia bolognese e alcuni intellettuali di Verona, come Giambattista Pona, ritratto in incisione da Agostino Carracci, o suo figlio Francesco, che descrive nel suo Sileno il palazzo e la raccolta dei conti Giusti ad un ideale interlocutore bolognese. Alessandro Turchi, allievo di Felice Brusasorci e a sua volta assiduo frequentatore dei nobili accademici veronesi, riflette nella sua stessa pittura il nuovo procedere professionale introdot- to dalla accademia carraccesca. Non sorprende quindi che, appena giunto a Roma, egli riesca presto a diventare membro dellAccademia di San Luca, per esserne poi nominato Principe nel 1637. Ma se le grandi Accademie di riferimento restano esterne a Verona - a Bologna, a Firenze e Roma -, sembra che una parvenza di pratica accademica locale abbia in realtà continuato in città, pur sotto forme ancora essenzialmente corporative e privatistiche, lungo tutto il corso del Seicento, sopravvivendo anche alla peste apocalittica del 1630. Ne è documento il noto elenco di Carlo Sferini del 1674, in cui, alla fine della serie dei pittori definiti appunto accademici, e aperto, non a caso, da Antonio Giarola, divenuto strettissimo imitatore di Reni, si trova in calce alla lista il nome del giovane Santo Prunato. Questultimo, allinizio del secolo successivo, risulterà poi ospitare in casa propria unautentica scuola di nudo per lesercizio dei giovani artisti. Certamente tale scuola, che venne ospitata a turno anche nelle case dei nobili dilettanti darte e, significativamente, anche in quella del marchese Scipione Maffei nel 1720-21, aveva come intento soprattutto quello di elevare artisticamente la produzione degli artisti locali, benché dovesse risultare in definitiva insufficiente alle sue premesse. Chi aveva aspirazioni più alte, come Antonio Balestra, si era infatti recato alla fine del Seicento a Roma divenendo uno dei migliori allievi di Carlo Maratta, vincitore anche di concorsi presso lAccademia di San Luca. Così il nobile dilettante Pietro Rotari, ancora verso la fine degli anni venti del Settecento, fu alla scuola di Roma e di Napoli, percorso che pur con un più breve soggiorno compì negli stessi anni anche Matteo Brida, riportandone a Verona alcune interessanti esercitazione di copie da indice Raffaello e Domenichino, oggi nella collezione del museo assieme ad almeno cinque fogli di studi di nudo che gli si possono riferire. Lapporto veneziano è, sotto questo aspetto, meno evidente dalle fonti, anche se probabilmente è stato sinora sottovalutato. Dalle biografie di Bassetti e Turchi emerge infatti che il loro soggiorno veneziano presso Palma il giovane ebbe appunto il significato analogo ad un vero periodo di formazione scolastica, e pure di Brentana si ricorda poi che, prima di passare a Verona, frequentò assiduamente le accademie veneziane. Sarà proprio un allievo di Santo Prunato, Giambettino Cignaroli, a battersi a lungo per giungere al riconoscimento pubblico di una accademia anche a Verona, nel 1764, nel momento del fenomeno istituzionale in tutta Italia. La nuova accademia illuminista, nella sua organizzazione didattica, diventa un centro di produzione, da parte di maestri e allievi, di disegni dalle tipologie ben definite. E tra queste si possono individuare copie da statue classiche o da calchi, altre da stampe o dal vivo presi da modelli in posa, che diventeranno la parte relativamente più originale, oltre che, per le diverse classi, altri esercizi repertoriali di architettura e di ornato. Tra il materiale didattico, proprio da quanto conosciamo attraverso non rari documenti e lettere di Giambettino Cignaroli, esisteva nellaccademia, oltre che una biblioteca anche una raccolta di stampe, sempre legate tuttavia al disegno di figura, e si raccoglievano pure esempi di disegni di particolare qualità, che potessero servire per limitazione da parte degli allievi. Fu così probabilmente che nel fondo della Accademia veronese restarono i grandi fogli di Gregorio Lazzarini, Louis Dorigny e Giambattista Tiepolo. Tutto questo materiale non ebbe naturalmente subito alcun valore commerciale, ma mantenne nella sua funzione didattica, e probabilmente tutti i direttori che seguirono, e i professori, specialmente i maestri di settimana delle classi di nudo, dovettero lasciare degli esemplari della loro capacità, anche a ricordo dellattività svolta. A Giambettino Cignaroli seguirono, nella direzione dellaccademia, Francesco Lorenzi, Pietro Antonio Perotti, Angelo Da Campo, e Saverio Dalla Rosa, e altri furono presenti a lungo come professori, come Paolino Caliari, attivo con una pittura sacra dispirazione neocinquecentesca. Il sistema dellaccademia illuministica sopravvisse anche alla tempesta napoleonica, e attraverso limpegno del suo intraprendente direttore Saverio Dalla Rosa, sembra essere lunica istituzione veronese a restare a galla nel travolgimento generale. In ogni caso, per quel primo periodo laccademia, come larte veronese contemporanea, non rappresentò un fenomeno strettamente locale. Se da una parte infatti Cignaroli aveva stretti rapporti con Parma e Dalla Rosa con Venezia, dallaltra listituzione veronese era frequentata da numerosi allievi provenienti pure da città non vicinissime, come Bergamo o Bolzano. Verso gli anni venti dellOttocento, quando anchessa fu riformata secondo i nuovi criteri al tempo della direzione di Benedetto Del Bene, laccademia doveva già raccogliere un materiale grafico molto consistente delle prove di maestri, allievi, soci onorari e corrispondenti. Sembra che la situazione sia successivamente precipitata con la crisi intrinseca dellarte classicistica e laffermazione di nuove tendenze romantiche, mentre daltra parte il mercato dellarte contemporanea non riusciva a imporsi in una città ridotta essenzialmente a fortezza militare, da dove gli artisti emigrarono sistematicamente verso altre più prestigiose accademie, soprattutto quella milanese di Brera, che conosceva allora una particolare fioritura. Si capisce come proprio in questo momento dovette verosimilmente iniziare anche la dispersione del materiale grafico acca- indice demico, o che quella scuola avrebbe dovuto naturalmente assorbire. Non sembra essere una pura casualità cronologica il fatto che Francesco Taverna faccia confluire nel 1834 alla biblioteca Ambrosiana di Milano il corpus ufficiale dei disegni di Cignaroli, che nel 1838 lAccademia Palatina di Parma acquisti i disegni residui dellatelier di Balestra, e che nel 1836 Andrea Monga diventi presidente dellaccademia di Verona, in un momento in cui questa versava in urgenti difficoltà economiche. Probabilmente i nuovi artisti non avevano più interesse per i disegni settecenteschi, proprio nel momento in cui anche a Brera si riusano i modelli del Seicento emiliano. Paradossalmente, sembra che gran parte di questo materiale accademico, di cui si sarebbe difficilmente immaginata in precedenza una diversa destinazione, finisca allora nelle mani di un collezionista privato, forse per disinteresse dei nuovi maestri e allievi, o forse a titolo di parziale compenso delle probabili numerose spese sostenute. Non conosciamo il giudizio preciso di Monga rispetto a questo materiale, ma il suo comportamento corrisponde a quello di tanti oscuri collezionisti ottocenteschi che nellottica del salvataggio raccolsero con onnivora indifferenza ogni genere di documentazione, dai reperti archeologici ai manoscritti miniati. Monga fu lui stesso un disegnatore dilettante, molto modesto e forse col complesso dellartista mancato, interessato ad arricchire la propria raccolta possibilmente con tutti i generi di disegno mancanti al suo spettro tipologico. Egli ricerca quindi opere di tutti i maestri più antichi, non solo locali, rimediando una delle più interessanti e complete serie di falsi, appositamente confezionata per lui da Pietro Nanin e da altri artisti. Sul fronte dei disegni, il cui studio era ancora ai primordi, una simile operazione era del resto a queste date ancora possibile, mentre non lo sarebbe più stata nel campo dei dipinti, dove pure le figure dei restauratori e falsari spesso coincidevano. Risulta tuttavia che Monga fosse lunico a riunire sistematica- mente opere di grafica, che mancano ad esempio nelle contemporanee raccolte di Cesare Bernasconi e Alessandro Pompei, tra i nuclei fondanti delle collezioni civiche di pittura. Nella sua raccolta confluiscono dunque i materiali didattici, dismessi quando non più considerati modelli validi alla produzione corrente e che nellaccademia ottocentesca è legata prevalentemente alla decorazione e al restauro - mentre tutti i disegni della raccolta che esulano dal discorso accademico sono quelli che il collezionista dovette ottenere da vie private. Il nucleo dei disegni di Monga - acquisito dagli eredi nel 1911 sotto la direzione del giovane Antonio Avena, e che di fatto dotò per la prima volta il museo di un gruppo di disegni - entrò forse più a seguito della collezione dei dipinti che per una precisa coscienza e volontà. Sorprendentemente, manca una precisa documentazione della sua consistenza, e per molti fogli la provenienza si può solo ipotizzare sugli elementi esterni di eventuali iscrizioni o caratteri formali. Se questo primo nucleo fu seguito dallacquisto di alcuni fondi datelier - come quello dei trentotto fogli di Dorigny (1934), singolare Liber veritatis dellartista evidentemente rimasto a Verona attraverso gli eredi e degli oltre cinquecento opere su carta dellaccademico Angelo Recchia (1939), questo avvenne soprattutto nellottica di una documentazione di storia locale da parte del direttorearchivista. Spontaneamente poi vi si aggiunsero, sempre al seguito di più consistenti lasciti di pittura, alcuni disegni moderni col legato di Angelo DallOca Bianca (1941) e quindi di Renato Simoni (1953), con bei fogli di Segantini e Ettore Tito. Una nuova coscienza della collezione grafica fu avvertita con larrivo alla direzione del museo di Licisco Magagnato, nel 1956, che cercò subito di iniziare più che colmare la raccolta di dise- indice gno contemporaneo, acquistando via via, secondo le pur scarse possibilità finanziarie a disposizione, disegni di Arturo Martini (1958) ma lanno prima aveva comprato anche stampe di Carrà da Carlo Alberto Petrucci -, e ancora un gruppo di Sironi nel 1963, un Depero nel 1970 e un Severini nel 1971, mancando proprio per un impedimento di bilancio un consistente acquisto di Boccioni nel 1959. Egli non tralasciò neppure loccasione dellacquisto di un fondo storico, quello dei cinquanta disegni di Fabrizio Cartolari (1964), ma soprattutto simpegnò a trattenere a Castelvecchio il consistente fondo dei disegni di Carlo Scarpa (662), che erano stati elaborati nel corso del restauro delledificio museale, anche come loro logica destinazione finale. Magagnato inoltre si preoccupò per primo mentre Avena aveva inserito alcuni fogli nellesposizione permanente del museo di custodire il fondo grafico secondo più idonee norme conservative e al contempo cercò una prima valorizzazione della collezione invitando una serie di visitatori illustri da Fiocco a Ragghianti, da Ivanoff a Janos Scholz e Philip Pouncey a prendere visione della raccolta, aprendola di fatto allo studio. Essa è rimasta sinora poco indagata per la sua stessa estrema difficoltà intrinseca, conservando in prevalenza, nella sua cronologia sostanzialmente sette e ottocentesca, opere di pittori locali sconosciuti ai connaisseurs internazionali, piuttosto che di quegli artisti veronesi famosi e presenti ovunque, come India o Farinati. Anche lunica precedente occasione espositiva di rilievo a Verona relativa al disegno, la mostra sui Disegni veronesi del Cinquecento curata da T. Mullaly nel 1971, fu sostanzialmente lesito del gran fervore di mostre promosse a Venezia dalla Fondazione Giorgio Cini, con cui venne organizzata anche la rassegna veronese, e di fatto non inaugurò un nuovo interesse per la collezione. Le mostre sulla pittura veronese organizzate negli anni settanta, posero il problema scientifico dello studio di questi fogli, resi poi noti in alcuni casi da Sergio Marinelli, stimolando il progetto di una mostra che facesse conoscere e valorizzasse la raccolta veronese. Integrata dal cospicuo dono Cuppini (1993) di oltre 150 fogli decorativi della bottega di Farinati e dal recente acquisto di 17 disegni di paesaggio di Ronzoni (1995), questa ha oggi una consistenza che supera le tremilacinquecento opere, ma ha dovuto attendere fino alla metà degli anni novanta per trovare sede appropriata e definitiva nella torre di Nord-Est del castello scaligero, restaurata grazie allintervento degli Amici di Castelvecchio e dei Civici Musei darte cittadini, e per veder completata grazie alla Regione del Veneto la campagna fotografica e di catalogazione, e iniziato al contempo un regolare programma di restauro dei disegni, fattori tutti che hanno reso accessibili le raccolte e possibile la mostra odierna, che di quel progetto è il lontano ma non tardivo coronamento. indice 1. Battista del Moro - Cristo e il centurione 2. Jacopo Zanguidi, detto il Bertoja - La disputa di Santa Caterina (?) 3. Paolo Farinati - Interno di basilica e Caino 5. Carlo Caliari - Lot abbandona Sodoma 8. Carlo Urbino - Guarigione del cieco nato 19. Giambattista Trotti, detto il Malosso - SantAntonio Abate scaccia il demonio 20. Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo - Madonna col Bambino, San Michele, un altro santo e donatore 21. Claudio Ridolfi - Studi per un San Michele e devoti 25. Marcantonio Bassetti - Giuditta decapita Oloferne 26. Alessandro Turchi, detto lOrbetto - Piramo e Tisbe 30. Ercole Bazzicaluva - Paesaggio con cascinale e veduta di Firenze sullo sfondo 31. Giovanni Benedetto Castiglione, detto il Grechetto - Scena macabra (Tobia seppellisce i morti?) 36. Louis Dorigny - Virtutis Sapientia comes 37. Gregorio Lazzarini - Studio per uno storpio 38. Federico Bencovich - Studio per una figura virile 41. Giambattista Tiepolo - Accademia di nudo virile 42. Antonio Balestra - Sacrificio dIsacco indice 45. Odoardo Perini - Giove e Semele 49. Alessandro Marchesini - Diana e Atteone 55. Felice Cappelletti - San Pietro salvato 59. Giuseppe Angeli -Testa femminile 60. Pietro Rotari - Fanciulla che legge 63. Giambettino Cignaroli - Accademia di nudo maschile 67. Bernardo Zilotti - Paesaggio fluviale con casolari 68. Francesco Guardi - Capriccio con arco trionfale 80. Francesco Lorenzi - Il banchetto di Giuditta e Oloferne 91. Benigno Bossi - Allegoria 95. Marco Marcola - Corteo del Bacanal del gnoco 102. Giuseppe Bernardino Bison - Gruppo di figure 110. Pietro Maria Ronzoni - Quercia ad Affi 126. Domenico Quaglio - Veduta del Ponte di Castelvecchio a Verona 143. Giovanni Segantini - Signora con ventaglio 149. Mario Sironi - Nudo femminile 153. Gino Severini - La famiglia del pittore indice 1. Battista del Moro Verona 1514 circa - 1575 circa Cristo e il centurione Penna, inchiostro bruno, acquerello bruno-violetto su traccia di carboncino su carta, controfondato, mm 300 X 387 Restauro: 1996 Inventario: 13127 2B 595 indice Limmagine riprende lIncontro di Paolo con Anania, fortunatissima composizione giovanile di Battista, affrescata in SantEufemia a Verona, ricordata anche dal Veronese in una piccola tela con Assuero che ordina il trionfo di Mardocheo nel Museo di Castelvecchio. Dietro il personaggio inginocchiato sta un corteo di militari, mentre dietro al Cristo sta un gruppo di figure nobilmente panneggiate e barbute, che dovrebbero logicamente raffigurare gli apostoli nelle vesti di antichi filosofi. Allinterno del tempio compare un simulacro, che pare quello di Artemide/Diana. Il disegno ricorda la pienezza formale delle opere di Battista poco oltre la metà del secolo, come la Maddalena di Mantova del 1552. Le figure maschili sembrano preludere a quelle dei suoi affreschi in Santo Stefano a Verona. La proposta di autografia del disegno si basa innanzitutto sui legami tipologici delle figure con quelle della pittura. Non mancano tuttavia i confronti positivi con la sua grafica, che è sempre estremamente varia e ricchissima di spunti culturali esterni, assorbiti subito avidamente con evidente ed entusiastica curiosità. Malgrado le situazioni disastrose in cui è pervenuto il foglio, solo parzialmente attenuate dal restauro, il disegno mostra un grandioso respiro dovuto soprattutto al felice accordo del gruppo di figure con la monumentale architettura di fondo, che pare ispirata dalle costruzioni circolari dellultimo Sanmicheli, riviste tuttavia già nella luce di Palladio e Veronese, con entrambi i quali Battista si trovava a collaborare in quegli anni. Per tanti elementi, dagli spazi sferici ai capitelli corinzi, larchitettura di questa composizione richiama quella del più famoso disegno di Battista, la Flagellazione di Cristo al Louvre, già appartenuta a Giorgio Vasari. Essa sembra precedere anche i due importanti fogli veronesi del Louvre sul tema della Guarigione del paralitico, quello di Domenico Brusasorci e quello giovanile di Paolo Farinati. Il disegno sembrerebbe lidea preparatoria di un grande affresco, di cui manca tuttavia documentazione. Battista del Moro, genero di Francesco Torbido, padre di Marco e Giulio, pure artisti, pittore, disegnatore, incisore, fu considerato, già a partire da Vasari, il rinnovatore del Cinquecento veronese. [Sergio Marinelli] 2. Jacopo Zanguidi, detto il Bertoja Parma 1544 - Parma o Caprarola (Viterbo) 1573/1574 La disputa di Santa Caterina (?) 1566 circa Penna, inchiostro bruno, acquerello bruno e lumeggiature di biacca su traccia di matita nera su cartapreparata, quadrettato a matita nera, mm 384 X 543 Filigrana: sole raggiato Restauro: 1996 Inventario: 12374 2B 54 indice Il foglio è stato riconosciuto da Diane DeGrazia come lunico disegno preparatorio noto in relazione a un ciclo di affreschi con scene bibliche che sopravvive frammentario in un salone di Palazzo Lalatta a Parma, attualmente sede del Convitto Maria Luigia (DeGrazia 1991, pp. 9192, n. P15). In assenza di una documentazione diretta per la decorazione del palazzo appartenuto al canonico Antonio Lalatta, morto nel 1576 la datazione proposta per gli affreschi riposa unicamente su elementi stilistici che, per innegabili debiti compositivi con le opere bolognesi di Pellegrino Tibaldi, verrebbero a collocarsi intorno al 1568, subito prima degli impegni di Bertoja a Roma per i Farnese. Un disegno, segnalatomi da Mario Di Giampaolo e Sergio Marinelli presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, sotto il nome di G.C. Procaccini (inv. 13280 F), si accosta per soggetto e modi stilistici alla grafica di Bertoja per le sue decorazioni parmensi. Deve trattarsi più precisamente del disegno preparatorio per unaltra scena affrescata in Palazzo Lalatta (DeGrazia 1991, fig. 29b), da aggiungersi quindi ai disegni riconosciuti da Diane DeGrazia in rapporto con il ciclo, anchesso quadrettato per il suo diretto utilizzo nellaffresco. Riguardo al corpus grafico dellartista, certo uno dei più importanti attivi a Parma e quindi a Roma e Caprarola nel secondo Cinquecento, è in corso negli ultimi ventanni un approfondimento critico teso a recuperarne le molte opere già in gran parte assorbite nel catalogo di Parmigianino, di cui è stato a lungo inteso come pedissequo seguace, quando non mero imitatore. Il suo stile grafico muove infatti da sinuosità formali tutte parmigianinesche per assumere però gradualmente una solidità dimpianto che gli deriva dalle esperienze bolognesi e romane. Dopo la decorazione della cappella Pepoli in San Domenico a Bologna, realizzata probabilmente tra il 1566 e il 1568, Bertoja risulta sicuramente a Roma a questultima data, attivo per Ales- sandro Farnese nelloratorio del Gonfalone, per poi subentrare a Federico Zuccari nellimportante commissione degli affreschi di Palazzo Farnese a Caprarola, esperienza che fece maturare le componenti manieristiche emiliane della sua formazione verso esiti più apertamente internazionali. Per il foglio in esame si è notato ancora un rifiuto di plasticità che induce a collocarlo tra le prime cose note dellartista, e subito a ridosso del contatto con lopera di Tibaldi che viene così a rappresentare per Bertoja una sorta di spartiacque stilistico tra due fasi della sua produzione, per muovere poi verso una conquistata solidità figurativa, già esplicita infatti nella redazione finale dellaffresco parmense. Lespressiva deformazione anatomica della figura della santa rispetto alle sinuose sigle stilistiche presenti nel disegno vi si spiegherebbe nellipotesi di una certa distanza cronologica tra la concezione grafica dellintero ciclo e la sua realizzazione pittorica. Resterebbe in questo caso da motivare leffettivo utilizzo del foglio, che la quadrettatura per il riporto compositivo fa invece ritenere come il disegno preparatorio finale. Caratteristiche di Bertoja vi risultano la maniera di rendere le pieghe del panneggio con tratti spigolosi, i manieristici profili affilati e la predilezione per luso di carta preparata nei toni del beige. [Giorgio Marini] indice 3. Paolo Farinati Verona 1524-1606 Interno di basilica e Caino che uccide Abele Al verso: Interno di basilica Penna, inchiostro bruno e acquerello bruno con traccia di carboncino su carta, mm 288 X 407 Iscrizioni: al verso a penna, autografi, B, B, R, p 16, p 16, piedi 12 Filigrana: cerchio diviso in quadranti con stella sottostante Restauro: 1999 Inventario: 25437 2B 1952 indice Probabilmente Farinati iniziò a usare il foglio per appuntarsi la composizione del Caino che uccide Abele di Jacopo Tintoretto, allora nella Scuola della Santissima Trinità a Venezia e ora nelle Gallerie dellAccademia della stessa città. Di sicuro il veronese copiò per schizzi lintero ciclo, perché resta un altro disegno con la Creazione di Eva e il Peccato dei progenitori già nella collezione Janos Scholz a New York (Muraro 1957, n. 31), di provenienza Moscardo a Verona, che non è esclusa anche per questo disegno. È logico che questi schizzi siano assai giovanili, di poco posteriori allesecuzione degli originali, risalente intorno al 1552. Farinati venne del resto a copiare i primi soffitti dellamico Paolo Caliari in Palazzo Ducale, del 1553, ma si può pensare che egli si recasse frequentemente a Venezia, entrando anche nello studio dei pittori. Nel caso di Farinati non si può parlare di vere copie: le figure vengono riportate per la loro originalità compositiva, ma già trasformate nella tipologia inconfondibile dellartista. Questo schizzo, dopo un certo tempo, dovette perdere il suo interesse, o fu rielaborato in un disegno più finito, per cui Paolo utilizzò il foglio per un disegno architettonico, girandolo a rovescio. Il verso, che certamente rappresentava il nuovo e vero recto per Farinati, mostra un interessante metodo di rappresentazione tra lassonometria e la prospettiva inversa, con gli angoli delle direttrici di fuga che si allargano invece di restringersi. Il sistema consente di rappresentare simultaneamente linterno di una basilica con la navata centrale, una navata laterale e parzialmente labside. Per un bisogno di precisazione lartista tornò quindi al verso, che era stato il primo recto, e a fianco della copia rovesciata da Tintoretto disegnò una variante del particolare della controfacciata della chiesa. Emerge limmagine di unarchitettura di base vagamente sanmicheliana, tutta dominata dai ritmi curvilinei delle profilature di archi e nicchie, che richiama certamente il ricordo della cappella Pellegrini in San Bernardino a Verona. Una serie di altri disegni nella medesima raccolta di provenienza riguarda evidentemente lo stesso edificio, come un Interno di chiesa con alzato di navata e coro, un Interno di chiesa con planimetria della navata e alzato di un lato delle cappelle, una Planimetria di chiesa, un Alzato di una parete di una chiesa, tutti pubblicati, tranne lultimo, da Puppi in riferimento a un progetto per la chiesa di Padenghe, nel Bresciano, documentato nel 1586 sul Giornale del pittore. Infatti, dopo aver consegnato nel 1582 una pala per quella chiesa, Paolo consegnò i disegni di una pianta e li alciati de le faciate di la sua iesia il mese di setembre 1586, quindi nellottobre successivo i disegni de il cor, capela grande, le faciate da le bande, la faciata di la chiesa, piante a dui modi, son circha pezi cinque e tutti in misura. La concordanza con lattuale chiesa di Padenghe, forse conclusa nel 1682, resta poi assai vaga, come conferma ora anche Anelli, così che non è certo quando e in qual modo i disegni siano stati utilizzati. Non risulta che siano stati pagati, come sottolinea Puppi, avanzando quasi per essi lipotesi di una spontanea offerta del pittore. I fogli, certo diversamente da quelli più finiti, e forse variati, del progetto consegnato, mostrano ancora un libero e veloce tratto pittorico, atipico per un architetto professionista. Tuttavia Paolo, come ben documenta Carlo Ridolfi, che vide i suoi disegni architettonici presso il figlio, nel 1628, e poi i suoi modellini di fortezze nelle camere dellArmamento a Venezia, aspirò a passare allattività architettonica, come tanti altri artisti suoi contemporanei, con diverso successo, da Raffaello a Giulio Romano, da Vasari al Greco, da Tibaldi a Viani. Questo suo tentativo dovette impegnarlo soprattutto nel nono decennio del secolo, come documentano i disegni per Padenghe e un importante foglio per il soffitto della Loggia Murari a Verona, decorato nel 1588, che fa parte dello stesso gruppo. [Sergio Marinelli] indice 5. Carlo Caliari Venezia 1570-1596 Lot abbandona Sodoma Penna, inchiostro bruno, traccia di gesso nero su carta preparata azzurra, mm 269 X 205 Iscrizioni: al verso a matita, Sodoma incendiata e tracce di contabilità precedente; al margine inferiore del vecchio cartoncino di supporto, a matita, Matioli; sulla cartella lindicazione, a firma di Terence Mullaly, Montemezzano Restauro: 1996 Inventario: 12365 2B 45 indice Il campo del foglio è riempito nello sfondo della parte superiore da un grande paesaggio di città ideale, che rientra strettamente nelle varianti della bottega veronesiana, da cui sembra direttamente provenire. Doveva preparare uno dei tanti fondali architettonici tradotti a tarsia luminosa, che accompagnano lopera di Paolo dallinizio e restano poi eredità dei suoi continuatori familiari. Sopra la città, un greve svolgimento di nuvoloni enfaticamente chiaroscurati dovrebbe indicare il fumo dellincendio, come la traduzione pittorica avrebbe certamente chiarito. Distaccata, in primo piano, una scena di piccole figure con un angelo che guida per mano un uomo anziano, fantasiosamente vestito come un antico romano, e tre donne, evidentemente la moglie e le figlie di Lot, di cui quella al margine sembra voltarsi a guardare la città. Dietro luomo è appena abbozzata unaltra figura femminile con il braccio alzato, pure indicante vagamente la città, certamente una variante per la figura della moglie, pensata in un momento precedente. Tutte queste figure presentano una tipologia strettamente veronesiana. Un resto architettonico, con due colonne corinzie, emergente al margine sinistro in funzione di elemento di proscenio, traduce automaticamente in scena lepisodio della fuga di Lot, con la sua famiglia, da Sodoma. Il particolareggiato disegno sembra preparare, più che un dipinto autonomo, lo sfondo di una composizione con, probabilmente in primo piano, la scena di Lot ubriaco con le figlie. Al di là della specificità del linguaggio veronesiano, la corsività del tratto e lesaurimento stesso del disegno nella sua narrazione, senza attingere i sublimi valori di Paolo, dovrebbe portare logicamente allipotesi dellautografia del figlio Carletto, anche per il diretto confronto con altri suoi disegni come la Presentazione di Cristo al popolo del British Museum (inv. 1870-4-15-172) o il Cristo caduto sotto la croce del Museo Cerralbo di Madrid (Larcher Crosato 1986), relativamente ad altri più autonomi ed eseguiti probabilmente dopo la morte del padre. [Sergio Marinelli] 8. Carlo Urbino Crema (Cremona) notizie 1553-1585 Guarigione del cieco nato Al verso: Guarigione del cieco nato Sanguigna, penna, inchiostro e acquerello rosso su carta, mm 192 X 150 Iscrizioni: al verso 6 Restauro: 1997 Inventario: 1457-1458 2B 7 indice Il disegno fu reso noto da Mullaly su segnalazione di Pouncey, come opera di Felice Brusasorci e come tale fu accolto anche da Ballarin nel 1971; fu quindi attribuito a Urbino da Bora nel 1977. Il recto e il verso presentano due varianti della stessa scena, una delle quali decisamente più affollata. E evidente uno stretto rapporto con la cultura schiavonesca veneta, tanto da collocare il disegno nel presunto soggiorno giovanile di Urbino a Venezia, che si dovrebbe collocare subito dopo la metà del secolo. Anche le accensioni cromatiche della bellissima sanguigna sembrano influenzate dallambiente veneto. Una terza versione autografa della composizione è passata a unasta Christies (8 dicembre 1981, n. 9), con lattribuzione di Mario Di Giampaolo a Carlo Urbino. Questa, descritta come di tecnica simile alle precedenti, reca liscrizione C.V nel recto e 3 nel verso. Si tratta probabilmente dello stesso disegno segnalato nel 1971 da Mullaly e da Bora nel 1977 in collezione privata milanese. La Baldissin Molli (1996) crede ancora che il disegno veronese sia di Felice Brusasorci. Lo schema compositivo passa, restando ben riconoscibile nel suo complesso, in altre opere pittoriche di Urbino, come lIncredulità di San Tommaso in San Lorenzo a Milano, datata da Bora entro il 1555, e il Congedo di Cristo dalla madre, in Santa Maria presso San Celso a Milano, documentata intorno al 1556. Inutile notare come la duttilità, anche psicologica, del disegno si perda poi nella staticità e nellisotipia inespressiva dei dipinti. Nellinventario dei disegni di Federico Morando, amico di Felice Brusasorci, steso a Verona nel 1608, sono ricordati unUltima Cena e un San Sebastiano di messer Carlo da Crema. Non è escluso che anche i disegni di Castelvecchio siano arrivati insieme con questi a Verona, e già alla stessa epoca. [Sergio Marinelli] 19. Giambattista Trotti, detto il Malosso Cremona 1556 - Parma 1619 SantAntonio Abate scaccia il demonio Penna, inchiostro bruno, acquerello bruno su tracce di sanguigna e matita nera su carta, mm 310 X 275 Restauro: 1996 Inventario: 12849 2B 320 indice Il disegno ha brillantemente riacquistato la sua qualità dopo il restauro, che lha liberato da un infelice strato di colla tristemente ingiallita, presumibilmente stesa in epoca neoclassica. La tipologia delle figure coincide con quella di Malosso, cui vari studiosi, a partire probabilmente da Diane DeGrazia, hanno attribuito il foglio nelle loro segnalazioni. La composizione è accattivante, forse più che per laltezza della qualità intrinseca, che rientra comunque nella media di Malosso, per la simpatia popolare, legata certo anche al soggetto, che riesce ad acquistare, senza perdere la raffinatezza manieristica, base della cultura dellartista. La posa del santo preannuncia quella del SantUbaldo di Turchi nella pala più tarda di Camerino. Anche questo foglio potrebbe essere quindi superstite degli originari arrivi cremonesi, tra fine Cinque e inizio Seicento quando, accanto a quelli di Urbino e Malosso già ricordati, erano presenti nella collezione di Federico Morando, prima del 1608, anche disegni di altri artisti affini, come Belisario Cambi e Lattanzio Gambara. Un altro disegno della raccolta di Castelvecchio si ricollega tuttavia a Malosso, una Figura inginocchiata orante, foglio probabilmente frammentario di una più vasta composizione da immaginare con una figura centrale, celeste, e almeno due santi inginocchiati a terra. Si veda il confronto con Due figure per un Compianto dellAlbertina di Vienna (Bora 1997b, p. 22), dove limmagine del vecchio presenta uguali il modello fisiognomico e il gesticolare della mano. Una certa meccanicità di esecuzione fa pensare tuttavia in questo caso piuttosto a un imitatore. I disegni di Malosso sembrano esser stati ben conosciuti da subito a Verona; da uno di essi, già nella collezione Rudolph a Londra, dipende infatti la giovanile Pietà con Agostino Giusti di Pasquale Ottino per lEremo di Tagliaferro del 1610 circa. Daltra parte una tela di Malosso in San Francesco a Lodi, lIncontro di SantAntonio da Padova ed Ezzelino da Romano, esibisce uno sfondo architettonico e archeologico sicuramente veronese. Insieme a quelli di Carlo Urbino, Antonio Maria Viani e degli altri cremonesi, questi disegni sembrano aver profondamente influenzato la pittura veronese di fine Cinquecento e oltre, specialmente lambito della scuola di Felice Brusasorci. Linventario testamentario di Federico Morando (1608), amico di Felice Brusasorci, ricorda un disegno con una Natività dil Malosso da Cremona (Calcagni Conforti 1988). [Sergio Marinelli] indice 20. Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo Montabone dAqui (Alessandria) 1568 - Moncalvo (Asti) 1625 Madonna col Bambino, San Michele, un altro santo e donatore Penna, inchiostro bruno su carta preparata bruno chiaro, mm 401 X 275 Iscrizioni: al verso la scritta a matita, in grafia ottocentesca, Guido Reni disegnò Restauro: 1997 Inventario: 12375 2B 55 indice Pervenuto anonimo, pur con lindicazione ottocentesca volutamente vistosa a Guido Reni, il foglio, tra i più monumentali di Moncalvo, va collocato, come propone Giovanni Romano, a una datazione ancora relativamente giovanile, antecedente il 1610. Non si è potuto accertare la precisa corrispondenza a un testo pittorico, che tuttavia risulta parzialmente per la pala del Castello di Masino, in Monferrato. Il disegno rientra comunque in una serie progettuale serrata di pale di cui fanno parte altri fogli, due allEcole des Beaux-Arts di Parigi e al Musée des Beaux-Arts di Rouen già noti a Romano e Di Giampaolo, uno alla Národni Galeri di Praga (inv. K-9262), tutti con le stesse figure, nello stesso rapporto di posizione, che risalgono, sempre seguendo Romano, al decennio successivo e corrispondono già ai modi più corsivi e tipici di Moncalvo. Per la sola figura isolata del San Michele va aggiunto ancora un disegno agli Uffizi (inv. 7311 S). Tutta questa minimale e continua variazione sul tema documenta lindiscussa fortuna della composizione, certo reiteratamente richiesta anche in redazioni pittoriche, presso la nobiltà monferrina, di cui allora la figura del San Michele che atterra il demonio doveva costituire quasi un blasone sacro. Ne è conferma daltra parte la presenza costante della figura del committente inginocchiato, sempre in evidente costume nobiliare. Il disegno risulta particolarmente energico e incisivo nel percorso del pittore, soprattutto per i segni a penna graffiati con insolita energia e decisione, come su una lastra dincisione. Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, fu lartista in cui sidentificò il mondo aristocratico del Monferrato tra Cinque e Seicento, ma la sua fortuna sestese anche alla Lombardia e lambì il ducato di Mantova (Romano 1970; Romano 1997). [Sergio Marinelli] 21. Claudio Ridolfi Verona 1570 - Corinaldo (Ancona) 1644 Studi per un San Michele e devoti Penna, inchiostro bruno, acquerello bruno su carta, con tracce incise di stilo, mm 174 X 240 Iscrizioni: in basso in centro, la penna, in grafia seicentesca, Ridolfi Restauro: 1998 Inventario: 12657 2B 133 indice Claudio Ridolfi, come disegnatore, si sta rivelando più valido, vario ma anche problematico di quanto si potesse pensare. Questo foglio, steso di getto, con penna velocissima, oltre a una sicura qualità esibisce non una scritta antica, ma una probabile firma, da cancelleria barocca, come ci si poteva attendere del resto dallaristocratico pittore. Nel foglio sono due studi per un San Michele e altri per personaggi di una confraternita, cui il relativo quadro, forse uno stendardo, era evidentemente destinato. Si può pensare anche in questo caso a un particolare legame tra il culto di San Michele e la devozione della classe nobiliare. La successione nel foglio: una figura dellarcangelo a braccia spalancate, una sua variante con il drago e le braccia alternate nel movimento, quindi la parte destra dei devoti oranti, infine la parte sinistra degli stessi corrisponde forse ai tempi stessi del procedimento creativo o della sua revisione. Nel segno si colgono leredità, da una parte, della leggerezza di Bernardino India, dallaltra del dinamismo di Jacopo Palma il Giovane, senza ancora precisi indizi barocceschi, per cui il disegno si presume relativamente giovanile. Le figure degli angeli presentano un avvitamento dinamico a trottola, efficacissimo nel suggerire il movimento di slancio. Curiosa la schematizzazione delle teste dei confratelli, con effetti, probabilmente inconsci, di teschi. Doveva trattarsi comunque di una confraternita nobile e importante, come suggeriscono le gorgiere dei personaggi, riportate, certo come essenziale elemento di identificazione, anche nella schematizzazione minimale del foglio. Il restauro ha rivelato sul retro, già controfondato, unulteriore variante della medesima composizione, dove la figura dellangelo appare più statica, e quindi forse più arcaica e precedente. Claudio, illegittimo della famiglia aristocratica veronese dei Ridolfi, dopo soggiorni a Venezia e a Roma, si trasferì nelle Marche, prima a Urbino e quindi a Corinaldo, continuando tuttavia a essere uno dei più importanti artisti di riferimento per la sua città natale. Continuò a inviare infatti, fino alla morte, i suoi dipinti a Verona, specialmente tele di soggetto sacro per le chiese. [Sergio Marinelli] 25. Marcantonio Bassetti Verona 1586-1630 Giuditta decapita Oloferne Penna, inchiostro bruno, acquerello bruno su traccia di carboncino su carta, mm 95 X 126 Inventario: 25433 2B 1948 indice I piccoli rapidissimi schizzi rappresentano un condensato di caravaggismo, di prima mano, che particolarmente conviene a Bassetti nel suo periodo romano. I due fogli provengono da una collezione veronese, Cuppini, ma di questi anni, e tuttavia anche il nome dellassai probabile autore può far pensare che siano sempre rimasti a Verona. Il tratto tremulo, ondeggiante, interrotto, eppur veloce, di penna, è quello delle copie, ormai identificate numerosissime, di Bassetti, dai suoi modelli classici e contemporanei. Ma qui la composizione è interamente avvolta dallombra, è studiata solo in funzione dellemergenza e della rispondenza delle figure alla luce. Questa difformità, pur restando pienamente nello spirito di Bassetti, pone dei quesiti circa i possibili dipinti in relazione. Non si conoscono infatti originali corrispondenti puntualmente, né di Bassetti né di altri maestri. Il modello di riferimento più alto sembra essere qui, per la Giuditta, quella di Caravaggio, ora nella Galleria Nazionale di Roma. Lalone dombra, cui si piega anche landamento delle composizioni, lasciando langolo superiore di riserva bianco, potrebbe indicare una collocazione spaziale particolare, come sotto la volta di una cappella. Il pendant con Marta e Maria, di analoghe dimensioni, sembra invece accompagnare solo casualmente il significato dellaltro disegno, a meno che invece lautore non volesse legarlo alla presenza delle eroine e delle coppie femminili. Anche questa composizione è violentemente chiaroscurata e trasfigurata dalla luce che irrompe da destra in un buio interno, scoprendo il dialogo di due figure femminili, che sembrano identificabili soltanto in Marta e Maria. Pure qui manca la corrispondenza precisa sia con dipinti di Bassetti che di altri. Il rimando generico si ferma a opere dello stesso tema, di Caravaggio e Carlo Saraceni, il maestro ideale e quello storico più importanti per Bassetti. [Sergio Marinelli] 26. Alessandro Turchi, detto lOrbetto Verona 1578 - Roma 1649 Piramo e Tisbe Penna, inchiostro bruno, acquerello bruno su traccia di matita nera e macchie più tarde di colore su carta bianca scurita, mm 258 X 313 Filigrana: colomba sui monti iscritta in un cerchio Restauro: 1997 Inventario: 13011 2B 481 indice Si tratta di un disegno per composizione e tecnica così raffinato e finito da non sembrare direttamente funzionale ad alcuna opera in particolare e del resto non risultano dipinti noti dellartista in rapporto a questo foglio non avendo, dei disegni preparatori più tardi, la minima meccanicità. Tralasciato per lesposizione del 1974 sulla pittura veronese tra Cinque e Seicento certo in relazione alle sue scoraggianti condizioni conservative, il foglio è stato riferito a Turchi da Sergio Marinelli e ha riacquistato dopo il recente restauro la piena leggibilità di quella tecnica disegnativa con forti contrasti di luce e lacquerellatura delicata stesa veloce su leggeri contorni a matita nera che caratterizza il gruppo di disegni noti degli inizi del soggiorno romano dellartista (Schleier 1971, pp. 143-145; Sueur 1994, p. 204), cui peraltro si può riferire con tutta sicurezza, confortati pure dalla presenza di una filigrana romana sul foglio. Formatosi nella bottega di Felice Brusasorci grande promotore dellesercizio grafico nella sua Accademia privata , con un ricco bagaglio di esperienze figurative, Turchi è a Roma almeno dal 1615, da dove tuttavia non cesserà una continuità di rapporti coi committenti veronesi e invierà in patria, col tramite privilegiato del marchese Gasparo Gherardini, molti dipinti, benché non resti documentazione relativa al collezionismo di opere grafiche. Il suo classicismo senza tempo, che assieme allincontro col nuovo realismo caravaggesco ne farà con Ottino e Bassetti il rinnovatore della pittura veronese di primo Seicento, emerge nei toni elegiaci e pure intrisi di patetismo di questo soggetto, che riprende il mito dello sfortunato amore di Piramo e Tisbe, trasformati in fiume e in fonte. Tisbe presenta la tipologia robusta delle donne di Turchi che si ritrova in altri disegni dei suoi primi anni a Roma, e anche il brano naturalistico ha la serena classicità del paesaggismo ro- mano, che lo rivela anche in questoccasione pittore di mitologie e paesaggi patetici, autentico contemporaneo di Mola e Poussin. Se è difficile verificare del disegno il percorso di provenienza al museo, le tracce di incisione lungo i contorni principali delle figure e le estese macchie di colore ne suggeriscono un prolungato uso funzionale e didattico che si spiegherebbe con un suo utilizzo in accademia, e quindi forse giunto con gli altri materiali di Monga. [Giorgio Marini] indice 30. Ercole Bazzicaluva Pisa 1610 circa - Firenze post 1661 (?) Paesaggio con cascinale e veduta di Firenze sullo sfondo Penna, inchiostro bruno, acquerello bruno su carta bianca, mm 160 X 236 Iscrizioni: monogrammato nellangolo inferiore sinistro HB Restauro: 1997 Inventario: 12845 2B 316a indice Tutta la suggestione del paesaggio fiorentino, dominato dalla luminosa quiete di un casolare in disuso immerso nel verde, ma orgogliosamente siglato dallinconfondibile silhouette del duomo che compare nello sfondo, è restituita da questo foglio assegnabile a Ercole Bazzicaluva, anche in base al monogramma che compare nel margine inferiore del foglio. Lartista condivide le esperienze del Cantagallina, conducendo lapprendistato presso Giulio Parigi. Se gli estremi biografici di Bazzicaluva sono tuttora misteriosi, la sua personalità artistica ha assunto profili sempre più nitidi grazie agli interventi di Marco Chiarini (1972, p. XXX; 1973, pp. 37-38; 1986: II, pp. 206-207, III, p. 34). Lo studioso ha delineato e distinto le singole personalità degli artisti che sono emersi dallAccademia di Giulio Parigi. La sigla personale di Bazzicaluva sembra riconoscibile specialmente nellattività incisoria che lartista ha coltivato in modo piuttosto costante, anche quando gli incarichi militari che ricopriva presso i Medici lo distoglievano dalloperato artistico. Il segno sottile e preciso di chi condivide il tratto della penna con il solco del bulino si rivela anche nel foglio veronese, che restituisce la dimensione paesaggistica toscana con sensibile puntualità: i dettagli del muro corroso e del casolare come quelli del capoluogo sullo sfondo sono realizzati con piccoli punti, ma con una gradazione di inchiostro più chiaro e talvolta lievemente sfumati dalle acquerellature. Le tentazioni calligrafiche così siglanti nelloperato grafico dellartista si individuano nellalbero secco a sinistra e nel contempo denunciano anche i suoi debiti con il collega e astro dellattività incisoria: Jacques Callot. Affinità piuttosto stringenti con il nostro foglio si ravvisano nella Veduta della valle dellArno con la villa dellAmbrogiana e nello Studio di albero conservati a Firenze (cfr. Chiarini 1986, II, pp. 206-207); come osserva Chiarini il tratto distintivo si rivela nellaccostamento di robustezza e senso atmosferico. [Mari Pietrogiovanna] 31. Giovanni Benedetto Castiglione, detto il Grechetto Genova 1609 - Mantova 1664 Scena macabra (Tobia seppellisce i morti?) Penna, inchiostro bruno fortemente acido e acquerello bruno su carta scurita, mm 260 X 378 Filigrana: stemma con leone Restauro: 1997 Inventario: 13014 2B 484 indice Il foglio, ragionevolmente identificabile con quellAcquarello a seppia su telaio - sacrifici umani descritto nellinventario della collezione Monga, è giunto alle raccolte del museo compromesso da una pesante incollatura su tela, che ha favorito lossidazione e il viraggio cromatico del supporto cartaceo. Il suggerimento attributivo avanzato come annotazione sul supporto da Nicholas Turner in direzione di Giovanni Benedetto Castiglione, condiviso senza riserve da Gianvittorio Dillon, è stato di recente confermato pure da Mary Newcome (lettera del 19 marzo 1999), nonostante qualche assonanza coi modi di Pietro Testa, artista con cui peraltro il catalogo grafico del Grechetto conosce altre tangenze. Per la grafia rapidissima e nervosa, per la tecnica esecutiva a penna e acquerello, ma soprattutto per il soggetto macabro il foglio è accostabile a un gruppo di disegni del Grechetto riconosciuti a più riprese come già appartenenti a un unico album, e oggi dispersi in varie collezioni (Percy 1968, pp. 144-148; Ruggeri 1975, pp. 33-37). Con una scrittura stenografica e compendiaria lartista, imprevedibile sperimentatore, vi studia scene notturne e di sepoltura, spesso in rapporto con uno dei suoi temi favoriti, tratto dalle scritture apocrife, quello di Tobia che seppellisce i morti, ovvero gli Ebrei massacrati dagli Assiri durante lesilio babilonese. Queste tematiche sepolcrali sembrano affascinare con particolare evidenza la singolare vena inventiva di Castiglione dopo la metà degli anni quaranta, quando si eserciterà anche in acqueforti che segnano il momento della sua maggiore adesione ai modelli di Rembrandt, e cronologicamente sono da riferire secondo la convincente ipotesi di Ann Percy verso il 1647-1651, allepoca del suo secondo soggiorno romano, quando fu certamente in contatto con Testa e Poussin. Benché loriginaria destinazione di questi fogli non sia chiara, essi rivelano privatissime esercitazioni della prodigiosa immaginazio- ne dellartista, che carica linfluenza di Rembrandt di unaccentuazione grottesca. Per questa vena fortemente espressiva, per il foglio in esame sono possibili riscontri molto diretti con alcuni disegni oggi alla Biblioteca Ambrosiana (Ruggeri 1975, pp. 33-37), dei quali condivide le tematiche macabre, forse legate a scene di peste, e la cronologia agli anni romani, come confermerebbe anche la filigrana, comprimendo in uno spazio senza profondità anatomie scheletriche e cadaveriche. Castiglione resta uno dei più alti rappresentanti della pittura barocca, e senzaltro uno dei maggiori disegnatori del Seicento italiano, con una formazione dalle aperture internazionali, dalla Genova degli anni di Van Dyck alla conoscenza dellopera di Rembrandt, ai soggiorni a Roma, Napoli, Venezia e Mantova. Fu un grande sperimentatore tecnico e linventore del monotipo, una forma espressiva a cui si accostano anche due piccoli oli su rame delle raccolte di Castelvecchio. La sua immediata e vastissima fortuna collezionistica ebbe riscontri anche a Verona, nella raccolta di Orazio di Canossa, il governatore di Casale con cui dovette probabilmente essere in contatto alla corte dei Gonzaga. I suoi disegni furono da subito apprezzati e ricercatissimi dai grandi collezionisti di tutta Europa. La raccolta più completa e importante era quella già appartenuta al patrizio veneziano Zaccaria Sagredo, pervenuta a Venezia forse attraverso il duca Ferdinando Carlo Gonzaga; acquistata poi dal console inglese Joseph Smith, fu da questi venduta a Giorgio III dInghilterra nel 1762. [Giorgio Marini] indice 36. Louis Dorigny Parigi 1654 - Verona 1742 Virtutis Sapientia comes Penna, inchiostro bruno, acquerello bruno e biacca su traccia di matita, ontrofondato, mm 333 X 420 Iscrizioni: al verso del controfondo Lodovico Dorigni fece Inventario: 13061 2B 529 indice Con le ultime acquisizioni al catalogo grafico di Dorigny avanzate da Marinelli e Corubolo (1997b, rispettivamente pp. 70-71 e 43-49) possiamo disporre di uninteressante gamma di fogli che illustrano il procedimento di realizzazione e ripresa di uno stesso modello. I dati emersi dalla ricognizione di Corubolo sulle incisioni del maestro parigino consentono di identificare il soggetto di questo foglio con uno dei sei emblemi oraziani incisi da Dorigny nella prima fase della sua carriera. In particolare il motto che vede la Sapienza trionfare con il Valore su tutti i vizi è preparato da un notevole disegno del Département des Arts Graphiques del Louvre (Corubolo 1997b, p. 49, n. 6, fig. 43), che conferma un talento capace di esprimersi in termini di rapidità e immediatezza senza rinunciare alla sofisticata eleganza. Anche il disegno del Prado con lAllegoria della Sapienza e del Valore ricondotto a Dorigny da Marinelli (1997b, pp. 70-71, fig. 95) deve situarsi in un momento piuttosto precoce della carriera dellartista e riprende in termini ancora più liberi e pittorici le due figure allegoriche, questa volta come protagoniste della composizione. Nella sequenza, ma a una notevole distanza di anni, deve inserirsi il disegno in esame, che in confronto si caratterizza come lavoro di routine, ottenuto con una tecnica rapida e compendiaria, evidente nella maggior parte dei disegni di sua mano conservati a Castelvecchio, quindi probabilmente funzionale alla registrazione di un ricordo. Nel nostro caso dunque, Dorigny, in un tentativo di copywriting massiccio delle sue invenzioni, eseguirebbe pure il ricordo di unincisione, come testimonia anche un altro disegno della collezione che riprende la stampa col motto oraziano Virtus Inconcussa (inv. 13062 2B 530). [Mari Pietrogiovanna] 37. Gregorio Lazzarini Venezia 1655 - Villabona (Rovigo) 1730 Studio per uno storpio Gesso nero, rosso e lievi tocchi di bianco su carta preparata a tempera grigia, controfondato, mm 292 X 182 Inventario: 12876 2B 347 indice A dispetto della notevolissima attività in campo pittorico, testimoniata ancora oggi dalla consistente quantità di dipinti pervenuti, i documenti grafici assegnati a Gregorio Lazzarini sono piuttosto scarsi. Spetta a Bert Meijer il merito di aver riconosciuto la mano del fecondo e rigoroso artista veneziano nel rifinito Studio per uno storpio di Castelvecchio. Meijer, in occasione di un convegno incentrato sulle problematiche inerenti le figure tenuto presso lIstituto Universitario Olandese di Firenze nel 1996, ha proposto lidentificazione del disegno con la figura dello storpio in posizione semieretta che compare sul lato destro dellimponente telero con Lelemosina di San Lorenzo Giustiniani di San Pietro di Castello a Venezia. La corrispondenza delle due figure è indubbia e la data certa della grande tela, 1691, tramandataci da Vincenzo da Canal, amico e compilatore di una biografia encomiastica del Lazzarini, fissa una cronologia sicura anche per il disegno in esame. Nel foglio, diligentemente preparato a tempera grigia, vengono fissati i tratti del busto dello storpio con nitida precisione; lartista si avvale del gesso nero e rosso e di sapienti rialzi in bianco per rendere lanatomia delluomo che poi, evidentemente con una sorta di gioco a incastro, inserisce nella grande composizione ora nel presbiterio di San Pietro di Castello. Alcuni collegamenti stilistici si possono istituire con la Testa di vecchio, disegno conservato nel Museo Puskin di Mosca (inv. 6630) e attribuito dubitativamente a Lazzarini. Il foglio, condotto a matita rossa, denuncia un tratto assai simile a quello veronese e la stessa concezione del chiaroscuro. Il Vecchio del museo russo denota una fisionomia che, in una postura diversa, sembra riconoscersi nel San Bernardo della pala di Cenate dArgon (Bergamo). Fogli così concepiti confermano la dimensione di Lazzarini pittore: visto sia come regolarizzatore degli eccessi dei tenebrosi che delle esuberanze del barocchetto veneziano. La sostanziale preferenza accordata allimpianto disegnativo molto accurato e alle forme solide, presente in tutti i dipinti del veneziano, aveva consentito al da Canal di assimilarlo piuttosto ai bolognesi che ai veneti, i primi molto più devoti alla finitezza del disegno. Così il lavorar corretto di Lazzarini, lodato da Vincenzo da Canal, finisce per essere apprezzato da chi, come il Lanzi (1809, III, pp. 165-166), supporta la consuetudine accademica in opposizione allo stile ombroso, che a suo dire viene superato a Venezia proprio grazie allazione dellinfaticabile Lazzarini. Unosservazione di Pallucchini, posta alla fine della biografia dellartista (1981, p. 380), ci consente di riflettere sulla modesta fortuna critica riservatagli dalla letteratura successiva. In una sorta di ineluttabile contrappasso generato dai percorsi dello stile e degli ingegni, proprio Lazzarini, che aveva alacremente prodotto qualcosa di semplicemente corretto, doveva essere sprofondato nel cono dombra dal luminosissimo allievo che preferisce i contrasti di Piazzetta e si chiama Giambattista Tiepolo. [Mari Pietrogiovanna] indice 38. Federico Bencovich Dalmazia 1677 - Gorizia 1753 Studio per una figura virile Matita rossa su carta, mm 260 X 177 Iscrizioni: al verso, a matita, in grafia forse già novecentesca, Tiepolo? Filigrana: leone alato iscritto in un cerchio Restauro: 1997 Inventario: 12834 2B 305 indice La splendida, luminosissima sanguigna suggerisce la destinazione di una pittura di luce e di forza, qual è appunto quella di Federico Bencovich. Il confronto formale, superata levidente parvenza satiresca e ferina, non supportata tuttavia da attributi specifici, va alla figura del SantAndrea nella pala della Madonna del Piombo di Bologna, recentemente ritrovata nella chiesa di Senonches, presso Chartres, dopo peregrinazioni non documentate, in seguito alle demaniazioni napoleoniche. Se le due figure sono molto simili, va detto tuttavia che non coincidono per studiate opposizioni: quella della tela inclina in indietro, quella del disegno in avanti; il braccio è simile, ma la mano nella tela è nascosta dietro la schiena; nel disegno locchio è obliquamente attratto a un punto lontano, mentre nella tela è chiuso in un colloquio interiore. Tuttavia lintensità espressiva, che ha portato una mano non identificata a scrivere il nome di Tiepolo sulla cartella del disegno, lo sguardo allucinato, le squadrature del segno, che costruiscono un torace gigantesco, orientano sul nome di Bencovich, la cui figura, terribilmente e pericolosamente suggestiva, attende ancora una ricostruzione credibile. La tecnica a sanguigna rossa, certo non esclusiva, è la stessa delle accademie cignanesche giovanili conservate nelle raccolte fiorentine, mentre la carta reca una filigrana che sembra veneta. Antiche benché vaghe notizie fanno riferimento a un passaggio veronese di Bencovich che dovrebbe corrispondere al momento delle accademie private, nelle case dei pittori e dei nobili. Nella città risiedeva un suo parente dalmata, militare di carriera nella fortezza di Castelvecchio. Tra le proposte che ancora si possono avanzare per la grafica di Bencovich è la bellissima Testa virile della Národni Galeri di Praga (inv. K 41490), attribuita già a Piazzetta e Marinetti, capolavoro assoluto di sfumato tecnico e psicologico. [Sergio Marinelli] 41. Giambattista Tiepolo Venezia 1696 - Madrid 1770 Accademia di nudo virile 1724 circa Matita nera e gessetto bianco su carta grigio-azzurra, mm 458 X 325 Filigrana: lettere FP (?) Restauro: 1996 Inventario: 13113 2B 581 indice Il vigoroso studio di nudo, da sempre anonimo nella raccolta del museo, è stato riferito solo assai di recente alla produzione giovanile di Giambattista Tiepolo da Sergio Marinelli (1998c, p. 45), con unimportante integrazione alla conoscenza della prima attività grafica dellartista, che resta un problema critico di ancora aperta definizione. La stessa presenza del foglio a Verona, rimasto verosimilmente in un fondo di studi daccademia e con esso arrivato al museo, è stata vista come una traccia ulteriore della presenza di Giambattista in città, chiamatovi, come è noto, nel 1724 da Scipione Maffei per disegnare alcune sculture romane raccolte nelle collezioni veronesi, che dovevano essere riprodotte allacquaforte nella sua fondamentale opera sulla storia cittadina, la Verona Illustrata. Lespressione faunesca pur addolcita da valenze piazzettesche e la condotta grafica del tratteggio consentono di accostarlo a un piccolo gruppo di fogli con studi di nudo, di cui il più precoce è lintenso disegno della Staatsgalerie di Stoccarda (inv. 1439), confrontabile con gli studi della collezione Fantoni a Rovetta (inv. MF 549) e della Pierpont Morgan Library di New York (inv. 1983.42; cfr. Aikema 1996, pp. 30-31). Si tratta sempre di una simile tipologia di accademie da scuola di nudo, come quella frequentata e ripresa in un celebre disegno da Giambattista intorno al 1720 (Morassi 1971, p. 43), che ha esiti vicinissimi per stile e cronologia nel Nudo maschile come Ercole del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (inv. 7804 S) e in due versioni di un Nudo maschile con corona, di cui una passata di recente sul mercato antiquario e laltra alla Biblioteca Ambrosiana di Milano (Aikema 1996, p. 15; Ruggeri 1979, p. 56, n. 88). Un aspetto suggestivo, in rapporto alla provenienza del foglio, è la consuetudine documentata a Verona per la scuola del nudo, prima del riconoscimento ufficiale da parte dello stato veneto, di tenere le classi di disegno a rotazione presso le dimore dei suoi membri o nei palazzi dei nobili patroni (Marchini 1975-1976, pp. 246-247). Nel 17201721 la sede risulta esser stata la casa di Scipione Maffei, mentre dal 1722 al 1725 le sedute si tennero presso Michelangelo Prunato, figlio di Santo e maestro di Giambettino Cignaroli. Rimangono quindi aperte le due ipotesi che, se il nostro foglio è stato eseguito in casa Maffei, può costituire un precedente per la chiamata a collaborare alla Verona Illustrata, mentre se fu disegnato presso Prunato può essere rimasto a questultimo e da lui passato allallievo Cignaroli, per rimanere poi sempre nellambito della scuola da lui istituita e che arrivò per discendenza fino allAccademia ottocentesca. [Giorgio Marini] indice 42. Antonio Balestra Verona 1666-1740 Sacrificio dIsacco Al verso: Testa e particolare di una figura Penna, inchiostro grigio, acquerello grigio e sanguigna su carta preparata bruna, con traccia di un riquadro a sanguigna e acquerello bruno rifilato, al verso sanguigna, mm 235 X 430 Iscrizioni: in basso a destra, a matita, C 14 (?) Restauro: 1998 Inventario: 12974 2B 445 indice La composizione delle figure è costruita secondo diagonali parallele. Dopo la pulitura il foglio è riemerso nellacquerellatura bicroma con un intensissimo effetto pittorico. Tale aspetto rimanda al primo periodo del pittore e ai confronti con le opere veronesi di Brentana e Dorigny. Un dipinto raffigurante il sacrificio di Abramo, dipinto autografo di Balestra è ricordato nel catalogo di una vendita in Olanda del 1770 (Ghio, Baccheschi 1989, p. 229). Tuttavia il formato orizzontale lungo e stretto rimanda piuttosto ai fregi tardobarocchi degli oratori e delle cappelle che ai dipinti autonomi da cavalletto o da galleria. Nel retro è emersa una vigorosa testa, probabilmente di carnefice, con un altro particolare, a matita rossa. Ancora un ulteriore autografo del pittore si conserva nelle raccolte di Castelvecchio, raffigurante la Madonna che appare a San Francesco di Sales. Benché sfibrato e tardo, il foglio si avvicina ad altri di Balestra probabilmente destinati, almeno nellintenzione, allincisione di stampe sacre. Questo può giustificare lessenziale nitidezza della sua composizione. Anche se è identificato come il caposcuola ufficiale della rinata pittura veronese settecentesca, Antonio Balestra, uscito da una famiglia di ricchi mercanti dorigine bergamasca, trascorse a Verona solo la prima giovinezza e, dopo soggiorni a Venezia, Roma, Napoli e ancora per ventanni a Venezia, risiedette a Verona stabilmente solo negli ultimi ventanni della sua vita, insegnando a disegnare a quasi tutti i giovani artisti della generazione tra il 1720 e il 1740. [Sergio Marinelli] 45. Odoardo Perini Verona 1671-1757 Giove e Semele Penna, inchiostro bruno, traccia a sanguigna e biacca su carta, al verso carboncino, mm 351 X 268 Restauro: 1997 Inventario: 13008 2B 478 indice Lattribuzione a Perini del vigorosissimo foglio, avanzata nel 1978 dopo precedenti riferimenti a Balestra, sembra poter trovare ulteriori conferme in dipinti resi recentemente noti, come il Tancredi davanti al corpo morto di Clorinda, dipinto per Ercole Giusti (Knox 1997), e soprattutto il soffitto di Palazzo Giusti del Giardino col Rapimento di Proserpina (Marinelli 1997b). A queste composizioni, come al Giove e Semele del Museo di Castelvecchio, corrisponde anche la violenta partitura di luci e ombre. Certamente questo è il disegno maggiormente vicino al momento più vertiginoso del tardobarocco veronese, quello del cicli pittorici di San Nicolò e di Santa Maria in Chiavica, ora a Breonio. La scuola di Brentana, che sembra aver sempre evitato i duttili scorci correggeschi, è però qui evocata solo nella rapinosa velocità desecuzione e nei fendenti di luce. Il foglio deve appartenere necessariamente alla fase giovanile del pittore e si lega alla tecnica e ai modi di Loth e Pagani, diversamente dallunico altro foglio noto di Perini, conservato a Opava (Marinelli 1990), più finito, forse per la statua di un santo o qualcosa di simile, che dovrebbe essere molto più tardo. La grafica di Pagani è certamente presente, ma tradotta in un segno meno continuo e sinuoso, più grossolano e forse più potente. Perini si trovò ad accostare i suoi quadri a quelli di Loth e Pagani in Palazzo Giusti ai Santi Apostoli, così come più tardi si trovò vicino a Balestra e al giovane Tiepolo in San Sebastiano a Verona. Proprio quadri di Ercole Giusti, quelli più violenti e tenebrosi, come Nerone che fa abortire con un calcio Poppea di Antonio Molinari, oppure altri dipinti contemporanei, come il Ratto di Dejanira di Dorigny, sono rievocati in questa composizione. Per quanto ora conosciamo, solo le immagini di Odoardo Perini possiedono lassoluta perentorietà gestuale che si ritrova su questo foglio, in un contesto di cultura figurativa tenacemente collegato ai fatti veronesi dei primissimi anni del Settecento. Lestroso pittore dovette placare tuttavia il suo stile col tempo, cercando invano di incontrare il nuovo gusto grazioso del Settecento, diventando anche accademico clementino a Bologna. [Sergio Marinelli] 49. Alessandro Marchesini Verona 1664-1738 Diana e Atteone Sanguigna, penna, inchiostro bruno e tracce di carboncino su carta, mm 202 X 262 Iscrizioni: al verso del vecchio supporto, a penna, Marchesini Filigrana: tre mezze lune Restauro: 1996 Inventario: 12376 2B 56 indice Disegno cromaticamente molto vivace, di segno insistito e ripassato, con esiti molto finiti. La figura di Atteone, specialmente nella costruzione del volto, risente delle interpretazioni settecentesche di Correggio. Tutta la tipologia delle altre figure, come lambientazione arcadica e la scelta stessa del tema, è perfettamente consona alla pittura di Marchesini, che trattò per tutta la vita i temi mitologici e arcadici in dipinti di piccolo formato, facendone mercato con gran fortuna, specialmente in Germania. Particolarmente cari allartista e al suo secolo furono gli episodi riguardanti la dea Diana. Questo disegno, per il suo impaccio ancora ingenuo, dovrebbe essere piuttosto giovanile, mancando ancora del collaudato classicismo che permea la maturità del veronese. Anche il paesaggio fiabesco e teatrale a fondale intero risente della cultura e del gusto del tardo Seicento. Una scritta, probabilmente ottocentesca, avanzava lattribuzione sul retro del supporto, ora staccato, a Marchesini, come attendibile memoria tradizionale, essendo allora già dissolta ogni conoscenza dellartista. [Sergio Marinelli] 55. Felice Cappelletti Verona 1698-1738 (?) San Pietro salvato dalle acque Penna, inchiostro bruno e acquerello bruno quadrettato a matita nera su carta, tracce più tarde di colore, mm 296 X 450 Iscrizioni: al verso tracce di conti; in basso a sinistra, a matita, in grafia ottocentesca (Andrea Monga), C. 11 Restauro: 1998 Inventario: 13088 2B 556 indice Preparatorio per il San Pietro salvato dalle acque della parrocchiale di Torri, datato 1723, il foglio anticipa la grandiosità della volta affrescata e, oggi purtroppo, apparentemente ridipinta. La composizione raccoglie infatti nel suo campo ellittico un movimento dinamicissimo e continuo di linee, con violenti chiaroscuri in controluce di tempesta, espressi da estese e sinuose acquerellature. La quadrettatura conferma che fu questo il disegno impiegato per la costruzione dellaffresco, le cui condizioni danno ancora conto della fedeltà alla composizione ma non forse alla materia pittorica originale. Mentre la pittura di Cappelletti ricorda le paste di Prunato, di cui fu allievo, i disegni, per quanto ci è noto, sembrano accostabili soprattutto a quelli di Alessandro Marchesini. Qui ancora, nellastrazione geometrica dellellissi e nel gioco delle curve che savvicinano e si allontanano al suo interno, evidente ora solo nel disegno, deve aver inciso non poco il fascino delle composizioni di Brentana. Nel caso di Capelletti comunque la qualità dei disegni noti pare superiore a quella dellopera pittorica superstite. [Sergio Marinelli] 59. Giuseppe Angeli Venezia 1712-1798 Testa femminile Carboncino e gessetto bianco su carta marrone, mm 368 X 263 Restauro: 1997 Filigrana: lettere FP (?) Inventario: 12623 2B 83 indice Se la definizione del corpus grafico di Giuseppe Angeli, capofila tra gli allievi del Piazzetta, è un problema critico ancora in corso di soluzione per il nodo complesso di relazioni e reciproci rimandi con le opere del maestro e dei compagni di bottega, il riferimento di questo foglio alla sua mano risulta abbastanza agevole in rapporto alle sue opere grafiche certe. Lattribuzione è stata confermata tempo fa da Ugo Ruggeri (1977, pp. 5-7) che vi ha riconosciuto una copia del viso dellAssunta nella pala del Piazzetta ora al Musée du Louvre, eseguita per Carlo Augusto duca di Baviera ed Elettore di Colonia intorno al 1735, per la chiesa dellOrdine Teutonico a Sachsenhausen presso Francoforte. In relazione a ciò è condivisibile il suggerimento dello studioso che possa trattarsi di una esercitazione abbastanza giovanile da unopera che dovette avere certamente una sorta di valore esemplare per la bottega di Piazzetta, spedita in Germania nel 1736 dopo essere stata esposta in piazza San Marco a Venezia dove riscosse, secondo le cronache del tempo, lammirazione universale. Questo nonostante i modi stilistici del foglio così leggero e schiarito, inducessero Ruggeri a stabilire dei rapporti anche con i soffitti di Palazzo Barbaro Curtis e di Palazzo Pisani Moretta a Venezia, verosimilmente pagati nel 1744. È del resto questa intonazione di patetismo devozionale, così prossima agli studi despressione, e declinata pure nelle variate e fortunatissime tipologie delle teste di carattere, a farne un modello ideale per la didattica daccademia. Esso è infatti ripreso e riconoscibile in numerosi volti estatici di dipinti in cui Angeli illanguidisce di unatmosfera sdolcinata la forza chiaroscurale di Piazzetta, come le tele del soffitto nella Cancelleria della Scuola di San Rocco a Venezia o la Santa martire riferita allartista, nella chiesa istriana di San Barnaba di Visinada (Alisi 1996, p. 191, fig. 218). Il definirsi di questa fisionomia muliebre dal dolce sguardo di sottinsù nella bottega di Piazzetta è documentato anche da una figura assai simile in un foglio dato a Giulia Lama nella collezione Fernández Durán al Museo del Prado (Mena Marqués 1990, p. 94), e il suo farsi modello esemplare di pateticità sentimentale giustifica in qualche misura la presenza di questo foglio nella collezione di Castelvecchio in rapporto alla gran quantità di disegni che vi provengono dalla locale Accademia. [Giorgio Marini] 60. Pietro Rotari Verona 1707 - San Pietroburgo 1762 Fanciulla che legge Sanguigna e matita nera, penna e inchiostro bruno su carta bianca leggermente ingiallita, controfondato, incorniciato a penna e inchiostro bruno, mm 130 X 157 Inventario: 13159 2B 627 indice È tra i pochi fogli in collezione ad aver avuto, per la facile godibilità del soggetto, una pur minima fortuna critica ed espositiva a partire dagli anni sessanta. Lattribuzione a Rotari figura già negli inventari di museo, a cui provenne dalla collezione di Andrea Monga, senza tuttavia che se ne possa trovare traccia sicura nellinventario steso da Vignola allinizio del Novecento, ed è stata confermata da Ivanoff sulla cartella che contiene il disegno. Dellartista, che pure dovette essere fervido disegnatore, anche nellAccademia privata che aprì a Verona nel 1735, sono noti in realtà ben pochi fogli sicuri, di cui alcuni firmati allErmitage di San Pietroburgo (Salmina 1964, pp. 56-57). Resta invece meglio documentata la sua giovanile attività dincisore in cui, allievo del marattesco van Auden Aerd, si esercitò in traduzioni da soggetti del suo maestro Balestra, e della quale esistono parecchi esemplari nelle raccolte grafiche di Castelvecchio. Educato in patria al classicismo di Balestra, cui si sovrappongono verso il 1730 esperienze romane e napoletane, Rotari fu a Vienna nei primi anni cinquanta, dove poté conoscere le opere di Liotard che vi aveva soggiornato nel 1743-1745 e forse incontrare il pittore stesso, quindi alle corti di Dresda e Pietroburgo, con percorsi speculari a quelli di Bellotto ma orientati sul versante ritrattistico piuttosto che di veduta. Al levigato ritrattismo psicologico di Liotard è facile accostare poi molta della sua pittura di genere più tarda, con cui arriverà a Verona una versione sentimentale e addolcita della contemporanea pittura francese, e di cui questo foglio è un esempio eloquente. Si tratta di un esercizio grafico rifinito e autonomo, di cui peraltro esistono versioni pittoriche senza tuttavia un preciso prototipo (cfr. ad esempio Barbarani 1941, tavv. XIV, XV). La stessa modella ricorre in altre tele di collezione privata a Verona (Barbarani 1941, tav. XVI; Fiocco Drei 1980, p. 26). Piuttosto che allo studio accademico delle espressioni e dei sentimenti, questa tipologia si collega alle sue teste di genere, di successo internazionale, mentre lo sguardo languido e ammiccante ha i sottintesi di certi quadri di Pietro Longhi. [Giorgio Marini] 63. Giambettino Cignaroli Verona 1706-1770 Accademia di nudo maschile Carboncino e gesso bianco su carta, tracce di colore più tarde, mm 431 X 347 Iscrizioni: in basso a sinistra, a matita, Originale di Gio Bettino / Cignaroli Restauro: 1997 Inventario: 12643 2B 105 indice Il foglio è stato lasciato probabilmente tra gli esempi presso lAccademia di Pittura fondata dallo stesso Cignaroli. Si tratta di uno dei relativamente rari nudi del castissimo pittore, già con obliquità correggesche, in una posa esemplare da figura in caduta, divenuta ormai un tema classico nelle accademie, come prova anche il celebre precedente della Caduta dei giganti di Antonio Balestra allAccademia di San Luca a Roma. Tale caratteristica del foglio fa sì che non si possa riscontrare un equivalente pittorico preciso. Il gesto gridato della mano con le dita aperte è caratteristico delle pose magniloquenti delle accademie veronesi, come si vede anche in Balestra, diversamente da quelle più spesso silenziose o assorte di Tiepolo e dei veneziani. La scritta alla base del foglio, che pare ancora settecentesca, presenta una grafia che si riscontra su altri, specialmente accademie di nudo, provenienti dallo stesso istituto e dovrebbe costituire una testimonianza, se non indiscutibile, autorevole. Per la sua energia il disegno si colloca tra i più incisivi esempi grafici di Giambettino. I suoi disegni col modello in posa sono tuttavia sempre molto estrosi e teatrali, come quello dellAmbrosiana, con una figura distesa di dorso (F. 257 inf. - 270), ma è da ritenere che gran parte di essi, come questo veronese, siano stati esclusi dalla raccolta ufficiale, oggi conservata appunto allAmbrosiana, per restare a disposizione della scuola. Cignaroli, allievo di Santo Prunato, che già ospitava periodicamente unaccademia di nudo nella sua casa agli inizi del Settecento, ottenne, nel 1764, il riconoscimento pubblico dellAccademia veronese da parte dello Stato Veneto e ne divenne il primo direttore (1764-1770). [Sergio Marinelli] 67. Bernardo Zilotti Borso del Grappa (Treviso) 1716 - Bassano del Grappa (Vicenza) 1783 Paesaggio fluviale con casolari Penna, inchiostro bruno su traccia di matita nera su carta bianca, mm 291 X 398 Iscrizioni: in alto al centro incisione illeggibile Filigrana: lettere AS e contromarca non precisabile Inventario: 13015 2B 485 indice Il luminoso paesaggio presenta evidenti consonanze tematiche e stilistiche con la grafica di Marco Ricci, sebbene non si siano mai avanzate ipotesi attributive in questo senso e il foglio sia rimasto sempre anonimo negli inventari del museo. Per il tratto di spessore variato, che costruisce i volumi con literazione di linee parallele caratteristico del segno da incisore , per lutilizzo di un tipico inchiostro brunoseppia fortemente acido, che si rapprende in densi segni dombra dove la penna lo deposita più abbondante, e in generale per una stretta corrispondenza con la sua produzione acquafortistica di medesimo soggetto il foglio sembra da riferirsi allattività disegnativa di quella dotata controfigura stilistica di Marco che fu Bernardo Zilotti, in un momento di adesione più fedele, quando non mimetica, a certo paesaggismo riccesco a sua volta ispirato ai disegni di Campagnola. Limprevedibile e ancor sottovalutata personalità di Bernardo originario di Borso, alle falde del Grappa, e che abbraccerà il sacerdozio senza peraltro affatto rinunciare alla sua genuina vocazione per larte è stata oggetto solo assai di recente di una maggiore attenzione critica, che ha in parte permesso un migliore inquadramento della sua attività artistica e storiografica. Se di una sua produzione pittorica non restano oggi prove autografe certe, di sicuro egli fu invece incisore di talento con tematiche soprattutto di paesaggio e attento traduttore allacquaforte di capricci architettonici di Marieschi e di battaglie di Simonini, con un corpus grafico passibile di significative integrazioni al catalogo di ventiquattro incisioni ultimamente proposto (Bortoluzzi 1994). Una parallela attività collezionistica lo vide riunire dopo la metà del secolo una stupenda raccolta nelle parole dellamico Verci, storiografo dellarte bassanese (1775, p. 276) delle carte de più rinomati intagliatori, di modo che pochi son quelli che possono darsi il vanto daverla migliore, e che poi cederà agli imprenditori bassanesi Remondini, divenendo il nucleo fondante della loro collezione di stampe antiche. Presso la bottega calcografica dei Remondini egli aveva del resto già svolto un suo tirocinio incisorio, per poi perfezionarsi presso la più qualificata calcografia di Giuseppe Wagner a Venezia, dove fu in contatto con Bartolozzi e Volpato. Di questultimo, celebre incisore bassanese, Zilotti stenderà verso il 1773 una prima biografia, rimasta inedita, a inaugurare una serie di opere a carattere teorico e storiografico tra cui le più ambiziose Osservazioni sopra la Pittura, e sopra i più celebri Pittori dItalia, che contengono peraltro eloquenti divagazioni come il Modo facile per copiar qualche eccellente pittura senza esporsi al pubblico (Bassano del Grappa, MuseoBiblioteca, ms. 261C9, c. 34r). La ridefinizione critica del suo corpus di disegni, per lo più inevitabilmente ascritti al catalogo di Marco Ricci, esula certamente da questa occasione, sebbene resti aspetto affascinante e di gran lunga il meno esplorato della sua attività artistica. Se il nostro foglio presenta tutto il vocabolario espressivo più consono allattività di Zilotti, conviene pure saldarne lattribuzione ai disegni assegnabili con maggior certezza alla sua mano. Tra questi vanno posti innanzitutto i cinque fogli del Museo di Bassano già in collezione Riva (inv. Riva 2, 151, 152, 509, 510) riferiti da Magagnato a Zilotti riscontrandovi tutti gli elementi chiari di un tipico artista settecentesco di formazione critica, da porsi accanto allo Zanetti e al Novelli, se pure su un piano di minor rilievo (1956, p. 74), e di cui riporta la provenienza in collezione Riva esplicitamente donati da un signore di Bassano sotto il nome di Ziliotti. Benché tale attribuzione sia stata in seguito discussa da Pallucchini (1956, pp. 256-257) e da Pilo (1961 p. 172 e 1963, p. 138) in favore di un deciso riferimento a Marco Ricci, essa è stata ultimamente di nuovo rovesciata con validi argomenti (Bortoluzzi 1994, pp. 64-68), cui si potrebbero aggiungere, a sostegno, leloquente tratteggio che costruisce leggero il volume e segna il profilo dei monti, limpianto sempre costruito con un primo piano prativo e degradante cui fanno quinta alberi dai tronchi ritorti, resi questi con segni che ne sottolineano la volumetricità, ben diversi dai tratti uncinati che definiscono il fogliame e i cespugli: tutti elementi questi direttamente riscontrabili nella sua produzione incisoria. Anche i temi paesistici presentano frequenti ricordi desunti da stampe antiche e da paesaggi tedeschi o fiamminghi che ben potevano figurare nella collezione personale di Zilotti, come del resto le sue prime acqueforti imitano più o meno consapevolmente stile e soggetti delle stampe di Berchem. Pure lo scarto qualitativo tra ambientazione paesistica e figure, dove lartista è assai più debole di Ricci, è traccia eloquente per altre sicure attribuzioni, come nei fogli in collezione Milliken di Cleveland (Milliken 1964, pp. 51-53) e altri fogli presso la National Gallery of Scotland sotto il nome di Marco (inv. RSA 119, D 879; Andrews 1971, p. 166), di cui uno peraltro firmato a penna Ziliotti, così come allartista è riferito da una scritta di primo Ottocento sul verso anche un bel foglio dello Szépmüvészeti Múzeum di Budapest (inv. 65.1 K, Fenyö 1965, n. 59) e ancora due firmati al Prado (Mena Marqués 1990, pp. 160-161). Liscrizione sul foglio di Edimburgo (National Gallery of Scotland, inv. D 1838; Andrews 1971, p. 129), di non certa lettura, è destinata peraltro a tenere aperto il problema attributivo per la mancata rispondenza stilistica con i fogli più certi dellartista. Altre integrazioni potrebbero derivare numerose da un esame attento delle tante opere che, sotto il suo nome o riferite allambito riccesco, sono passate ultimamente sul mercato antiquario, a partire dallimportante album con studi di paesaggio e di animali, con un foglio riusato da una lettera spedita al negozio Remondini, e venduti allasta da Christies nel 1975 (Londra, 19 marzo 1975, lotto 58). [Giorgio Marini] indice 68. Francesco Guardi Venezia 1712-1793 Capriccio con arco trionfale Penna, inchiostro bruno, acquerello bruno e grigio incorniciato a penna e inchiostro bruno su carta bianca, controfondato, mm 129 X 78 Iscrizioni: in basso sul controfondoFranc.° Guardi Fecit Inventario: 12637 2B 97 indice I capricci di Francesco Guardi sono tra i fogli più conosciuti della collezione di Castelvecchio. La mano del maestro, qualificata anche dalliscrizione sottostante probabilmente vergata da un anonimo poco dopo lesecuzione dei disegni, non è mai stata oggetto di discussione. Lesordio espositivo inizia nel 1963 (Bettagno 1963, pp. 37-38, nn. 4041) in quelloccasione Alessandro Bettagno metteva in rilievo lottima qualità del disegno e proponeva una cronologia molto avanzata, post 1785. Qualche anno dopo lo stesso studioso esponeva a Parigi (Bettagno 1971, p. 76, n. 157) il Capriccio architettonico con fontana confermando il giudizio precedentemente espresso e la parentela con alcuni fogli dellestrema maturità del pittore quali i Capricci delle collezioni Scholz (Muraro 1957, n. 93) e Horne (Byam Shaw 1962, n. 76). Linclusione dei due fogli veronesi nel catalogo dei disegni di Francesco Guardi realizzato da Morassi (1975, pp. 167, 187, nn. 505, 635, fig. 502) attesta la loro collocazione in una fase molto avanzata della carriera dellartista. Morassi propone laggancio del Capriccio architettonico con fontana con la zona destra di un dipinto già in collezione privata milanese, incluso nel precedente catalogo dei dipinti (Morassi 1973, I, n. 739, fig. 685) e la strettissima affinità con lo straordinario Capriccio con piramide della collezione Seilern di Londra (Morassi 1975, p. 167, n. 500, fig. 501). Il Capriccio con arco trionfale viene accostato al disegno della National Gallery di Ottawa (Popham, Fenwick 1965, pp. 7677). I dati avvalorati dalla critica confortano lapproccio visivo a questi due minuscoli disegni che restituiscono la carica emozionale di Guardi nel riprodurre vedute fantasiose, dove la linea vibrante e le acquerellature modulate in molteplici gradazioni sono asservite alleffetto totalmente evanescente dellinsieme che accomuna le macchiette, gli elementi architettonici e le strutture vegetali, ormai parte integrante di questi: tutto è immerso in unatmosfera palpabile o si rispecchia in una laguna indefinita. [Mari Pietrogiovanna] 80. Francesco Lorenzi Mazzurega (Verona) 1723 - Verona 1787 Il banchetto di Giuditta e Oloferne Penna, inchiostro bruno, acquerello bruno su traccia di matita nera su carta bianca, mm 304 X 409 Filigrana: balestra Inventario: 12626 2B 86 indice Il soggetto raffigura una scena di banchetto: un personaggio maschile, intento a brindare, si rivolge a una donna allaltro capo della tavola, mentre tuttintorno i paggi si prodigano a servire i due commensali. La collocazione della scena sotto la tenda di un accampamento, la bellezza della figura femminile (che si coglie anche attraverso i rapidi schizzi) e lambientazione notturna suggeriscono si tratti della rappresentazione del banchetto di Giuditta e Oloferne, secondo quanto narrato dalla Bibbia (Giuditta, 12, 10-20). Elementi come la pedana sopraelevata, il levriero, le forme allungate dei personaggi, le fogge di certi abiti con colletti molto alti autorizzano linserimento del foglio nel corpus grafico di Francesco Lorenzi. I caratteri tecnico-stilistici e lalto livello qualitativo inducono a datare il disegno allottavo decennio, forse dopo le prove grafiche prese in esame nelle schede precedenti. Se consideriamo soprattutto i dipinti a olio eseguiti nello stesso giro di anni dalla pala per Santa Caterina a Venezia alla Comunione di San Luigi per Gardone Val Trompia, alla Madonna e santi della parrocchiale di Pastrengo, solo per citare qualche esempio colpisce soprattutto la differenza tra la conduzione veloce e compendiaria dei disegni e la stesura smaltata e rifinita delle opere pittoriche.Lesemplare in esame, in cui lartista ha sfruttato al massimo il bianco della carta, ottenendo forti contrasti luministici, consente tra laltro di recuperare al catalogo di Lorenzi un altro foglio del Museo di Castelvecchio, raffigurante lImmacolata Concezione (inv. 12631 2B 91) e caratterizzato dai medesimi esiti stilistici. La vicenda di Giuditta e Oloferne era stata affrontata da Lorenzi anche in unaltra occasione, in un dipinto di circa un decennio prima, con lArrivo di Giuditta al campo di Oloferne (Casa daste Geri, Milano, 30 aprile - 10 maggio 1934, n. 244 B). In entrambi i casi lartista, con tipica sensibilità settecentesca, evita di mettere in scena il momento culminante della decapitazione che tanto successo aveva ottenuto presso i tenebrosi seicenteschi, e sottolinea invece leleganza e il fascino della protagonista femminile: decantato ogni particolare truce e sgradevole, trionfano la grazia e la raffinatezza. [Andrea Tomezzoli] 91. Benigno Bossi Arcisate (Varese) 1727 - Parma 1792 Allegoria 1783 Penna e inchiostro nero, acquerello bruno e ocra con lumeggiature a biacca su carta bianca preparata avorio, controfondato, mm 202 X 264 Iscrizioni: in alto a destra, a penna, P[er] Milano. / 47.52.38.16.88. / .dccc.lxxxiii. Filigrana: aquila e lettere SG Inventario: 12664 2B 140 indice Per questo curioso soggetto già uniscrizione sullantico supporto, ora non più riscontrabile seppur malamente trascritta nellinventario di museo come Ben. Rossi inv. e dis. - Prof. a Parma, suggeriva unindicazione attributiva allattività di Benigno Bossi, professore di ornato allAccademia di Parma dal 1766. Lautografia è ora senza dubbio confermabile per confronto con un singolare gruppo di fogli della collezione Ortalli alla Biblioteca Palatina di Parma (Cirillo, Godi 1991, pp. 176-188, nn. 272-293), un repertorio rivelatore delle composite esperienze figurative di Bossi, che riesce a mescolarvi con sorprendente coerenza eleganze parmigianinesche a tematiche desunte dagli incisori olandesi, a innegabili echi francesi nel gusto dellarchitetto di corte Petitot, ma soprattutto dei veneziani, da Piazzetta ai Tiepolo. E non a caso, secondo questultima opzione, a Verona evidentemente più riconoscibile, il foglio era stato a lungo accostato in collezione al gruppo dei disegni del più tiepolesco degli artisti locali, Francesco Lorenzi, mentre non esula da semplici assonanze tecniche e cromatiche lindicazione a Louis Dorigny suggerita dubitativamente da Gian Lorenzo Mellini sulla cartella che contiene il disegno. Ma è in particolare col foglio con Le tentazioni di SantAntonio della Biblioteca di Parma (Cirillo, Godi 1991, pp. 187-188, n. 291) tema a lungo rivisitato dallartista, come nel disegno firmato e datato al 1785 del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (inv. 19826 F) che le analogie si spingono allapertissima identità di modi tecnici e di cromie, di tipologie fisiognomiche, delluso di applicazioni sul foglio per pentimenti e variazioni, e soprattutto per una generale componente ironica con cui tratta tematiche notturne e mostruose o scene di stregoneria, oggetto di alcune acqueforti dei primi anni ottanta. Lesito è qui prossimo psicologicamente ai Capricci di Giambattista Tiepolo, ripubblicati con tutto il catalogo inciso tiepolesco nel 1778, piuttosto che a visioni oniriche e preromantiche alla Füssli che pure poteva avere incontrato a Parma in suo soggiorno del 1779 e il sonno non porta alle fanciulle incubi quanto dei numeri da giocare al lotto. Seguendo le caratteristiche del foglio veronese, al catalogo di Bossi disegnatore, certo laspetto meno indagato della sua produzione, si è qui in grado di aggiungere, per innegabili analogie tematiche e stilistiche, pure due opere passate ultimamente sul mercato: una variante delle Tentazioni di SantAntonio di Parma (Sothebys, Londra, 22 giugno 1982, come seguace di Cades) e unAllegoria dellAbbondanza (Christies, Londra, 6 dicembre 1988), assegnata a J.-J.-F. Le Barbier. [Giorgio Marini] indice 95. Marco Marcola Verona 1740-1793 Corteo del Bacanal del gnoco Penna, inchiostro nero, acquerello bruno e nero e biacca su carta preparata seppia, controfondato, mm 238 X 2500 Restauro: 1998 Inventario: 13175 2B 643 indice Tra le prime commissioni importanti per il giovane Marcola, nel 1771, è documentato lincarico da parte del conte Carlo Allegri di affrescare con Giorgio Anselmi il suo palazzo di San Nazaro a Verona, nella cui loggia verso il giardino, da tempo chiusa, egli dipinse un Bacanal del gnoco, ora staccato e disperso, che doveva essere il più riuscito dei suoi lavori e come tale è ricordato dalle fonti (De Landerset Marchiori 1974, p. 291). In rapporto a questo tema, che il pittore svolgerà in molte altre sue opere, o più probabilmente per la rappresentazione del Baccanale affrescato nella Villa Canossa a Grezzano di Mozzecane, Marcola realizzò questo disegno, a lui attribuito già negli inventari della collezione di Andrea Monga, che lo conferma come la figura più popolare e pittoresca del Settecento veronese. Linvenzione, freschissima, è un piccolo capolavoro di tecnica narrativa, con unabile messa in sequenza dei vari momenti del corteo ritmati da singoli episodi di collegamento, in quella che è forse la più vivace e riuscita cronaca visiva del carnevale veronese. Lo spazio è compresso dalla visione dal basso contro una profondità suggerita al margine superiore solo dalle bandiere, che scandiscono la composizione contro il colore neutro del fondo. La sfilata, chiusa da un lato dalla carrozza del podestà, scortata dalle milizie a cavallo, è aperta dallaltro dalla marcia di portabandiere e tamburini, evocando immagini di grande modernità e certo più di rivolta popolare che di festa. Pittore tecnicamente trascurato e artigianale, insofferente dei vincoli accademici, Marcola sembra dare il meglio di sé in queste composizioni realizzate di getto, con un effetto grafico e materico a metà strada tra la sinopia e il monocromo. La stessa iconografia è rubata ai fregi con trionfi classici e calata nel più popolare e plebeo carnevale senza un particolare scarto stilistico, con esiti vicinissimi a un simile foglio con Fregio con sacrificio, anonimo presso il Fogg Art Museum di Cambridge, Mass. (inv. 1951.98), ma da riferire senza riserve a Marcola. [Giorgio Marini] 102. Giuseppe Bernardino Bison Palmanova (Udine) 1762 - Milano 1844 Gruppo di figure Penna e inchiostro bruno su traccia di matita su carta bruna, mm 270 X 184 Iscrizioni: in basso a destra, a penna, Bison Inventario: 12353 2B 33 indice La vastissima produzione grafica di Bison, forse il disegnatore più interessante dellestremo Settecento veneziano, rimane ancora aperta a una sistemazione critica, nonostante la sua facile riconoscibilità e gli ormai numerosi interventi storiografici, anche recentissimi (Magani, Pavanello 1996; Magani 1997), per la persistente difficoltà di precisarne una cronologia interna. Anche i due fogli di Castelvecchio non sembrano assolvere la funzione di elaborati preparatori per una redazione pittorica, per rivelarsi piuttosto esercizi di quella straordinaria capacità inventiva che caratterizza la prolifica attività di disegnatore dellartista friulano mai peraltro ripetitiva , e che ha dei paralleli innegabili con limpegno grafico dei Tiepolo o di Francesco Guardi. Questo piccolo gruppo di figure, dove limmediatezza del tratto di penna è tuttavia rapidissima ripresa di un sottostante segno a matita, ha dei possibili paragoni compositivi in analoghi soggetti come i Quattro contadini in conversazione delle Civiche Raccolte del Castello Sforzesco di Milano (Rizzi 1962, n. 89) o nelle Due contadine e un musico del Museo Correr a Venezia (inv. 1814; Pignatti 1980, n. 39), entrambi peraltro di più aperta ascendenza tiepolesca. Se tuttavia lo spirito è ancora del Capriccio settecentesco, è probabile che il foglio, col suo compagno alla scheda seguente, vada riferito cronologicamente ben dentro il nuovo secolo. [Giorgio Marini] 110. Pietro Maria Ronzoni Sedrina (Bergamo) 1781 - Bergamo 1862 Quercia ad Affi Matita nera su carta avorio, mm 398 X 278 Iscrizioni: in basso a destra, a matita nera, in corsivo, Affi Filigrana: illeggibile Inventario: 30887 2C 2142 indice Il gruppo di dieci fogli con quelli descritti nelle due schede seguenti acquistato di recente dai discendenti di Daniele Farina, nipote dellartista rappresenta uninedita testimonianza figurativa del lungo soggiorno veronese di Pietro Ronzoni, ricco di fortunati riscontri presso la committenza locale e insieme momento di affermazione internazionale in occasione del congresso del 1822. Invitatovi dal podestà, conte Giambattista da Persico, durante un suo passaggio per Bergamo nel 1814, Ronzoni si era trasferito infatti a Verona nel marzo seguente per trattenersi, in quella che definì la sua seconda patria, fino al 1824 con una produzione decisamente improntata alla pittura di paesaggio. Le sue vedute veronesi, intensamente studiate su taccuini che inaugurarono per la città una tradizione ottocentesca di appunti di viaggio con esiti destinati a estendersi sino ai reportages grafici di Ruskin e Mackintosh fondevano in pari misura la tradizione vedutistica settecentesca con il disegno architettonico neoclassico, con unesplicita incidenza sul definirsi di un filone paesaggistico a Verona nel corso dellOttocento. Il ruolo del suo periodo veronese nellaffermazione professionale del giovane artista alternando già il rapporto privilegiato col suo mecenate da Persico alle commissioni che, auspici il conterraneo Quarenghi o ufficiali austriaci, gli arrivano ormai da Russia, Baviera, Austria e Inghilterra è esplicitato nel 1817 dalla rara corrispondenza con lamico Giuseppe Diotti, insegnante allAccademia Carrara, cui rivela limportanza del rapporto coi suoi committenti locali, i da Persico e i Mosconi, e riporta il successo di una mostra delle sue opere tenuta il giorno del Corpus Domini forse presso la locale Accademia, con numerose vedute di Verona con Castelvecchio, il Ponte delle Navi, i castelli diroccati. Il facile successo di questo elegante vedutismo di impianto classicista riposa nella contemporanea qualità topografica della sua ripresa otti- ca, dove aveva potuto aggiornare in un tirocinio romano lo studio del paesismo seicentesco sulla pittura dei fiamminghi Hendrik Voogd e Martin Verstappen, o nei contatti col francese François Granet. Era stato infatti il giovanile soggiorno a Roma, dove il padre lo aveva accompagnato nel 1800 e dove sei anni dopo Canova ne elogiava le capacità pittoriche, a offrirgli la rivelazione del paesaggio eroico nella tradizione di Lorrain e Poussin, che risulterà condizionante per lartista bergamasco. Alla luce dorata della campagna romana, appassionatamente indagata nei suoi aspetti atmosferici contingenti dai pittori della metà del Seicento, sostituirà però una materia cromatica che declina una gamma di tinte più fredde, di impronta neoclassica. Il segno grafico, che discende da quello di Quarenghi ma conosce possibili raffronti tecnici pure con certo paesaggismo degli anni maturi di Giani, viene esercitato da Ronzoni in numerosi taccuini di cui questi fogli sono una testimonianza per certi versi inattesa. Accomunati dalle simili caratteristiche formali delle tecniche grafiche e dei supporti, essi costituiscono infatti una sorprendente campionatura presa dal vero di tipologie della vegetazione dellimmediato entroterra veronese del Garda, registrando puntualmente nella loro immediatezza le località delle riprese Affi, Incaffi, Costermano, prossime tutte alla residenza estiva del suo mecenate da Persico salvo poi smentirne il carattere contingente calandole spesso in contesti pittorici trasfigurati da unatmosfera dArcadia, dove ogni riferimento topografico si stempera nella classicità senza tempo dellimpianto paesistico. [Giorgio Marini] indice 126. Domenico Quaglio Monaco 1787 - Hohenschwangau (Baviera) 1837 Veduta del Ponte di Castelvecchio a Verona 1829 circa Matita nera su carta, mm 470 X 797 Iscrizioni: in basso a destra, a matita nera, in corsivo, Verona; in basso a sinistra DQ; al verso D Quaglio Filigrana: C & P Honig Restauro: 1999 Inventario: 30631 2C 2127 indice Domenico Quaglio appartenne a una numerosa famiglia di artisti di origine ticinese stabilitisi a Monaco verso la fine del Settecento, specializzati in pittura prospettica e in scenografia. Educato dal padre Giuseppe, scenografo alla corte bavarese, iniziò giovanissimo una fortunata attività artistica che lo portò nel 1808 alla nomina ufficiale a pittore di corte per le scene architettoniche. Fu incisore e litografo, con una produzione a tema topografico e architettonico di rapido successo. Con le tematiche medievali e le architetture gotiche che popolano molte delle sue raccolte incisorie è in qualche modo in rapporto anche questo disegno, dove Quaglio riprende il profilo del ponte e del castello scaligero, e poi veneziano, trasformato in caserma difensiva e arsenale fortificato sotto il dominio austro-ungarico. Un termine cronologico di riferimento per lesecuzione del foglio è lavvenuto restauro del ponte, terminato nel 1824 secondo il progetto del capitano del Genio austriaco Ignaz Torök con la ricostruzione dei merli demoliti durante loccupazione francese, mentre le torri del castello vi compaiono ancora abbassate dallintervento di smilitarizzazione attuato dalle truppe francesi, dato che saranno completate solo col ripristino architettonico degli anni venti di questo secolo, in occasione della destinazione museale del complesso scaligero. Un disegno di identico soggetto risulta elencato nel diario che Quaglio raccolse nel suo viaggio in Italia del 1829 (Trost 1973, n. VZ 70), ma in rapporto con esso non risultano opere note. La veduta è presa da un accesso al fiume in prossimità di Palazzo Canossa e lascia, come nei quadri in cui pure Bellotto riprese Castelvecchio, protagonisti il cielo, il fiume, e le luci mutevoli che vi si riflettono. La basilica di San Zeno, che certo doveva rientrare negli interessi architettonici dellartista, vi è posta al sommo di unimprobabile altura, per renderla visibile oltre i merli del ponte. La quadrettatura di riporto sembra indicare per il foglio un utilizzo preparatorio per una litografia, o più probabilmente per una piccola tela, di cui peraltro non restano riscontri precisi. [Giorgio Marini] 143. Giovanni Segantini Arco (Trento) 1858 - Schafberg (Svizzera) 1899 Signora con ventaglio Matita e carboncino su carta bianca, mm 331 X 234 Iscrizioni: in basso a destra, a matita rossa, a G. Rovetta ricordo / di G. Segantini Inventario: 19962 2C 1281 indice Come il disegno precedente, anche Signora con ventaglio è stato donato da Segantini allo scrittore bresciano, ma di origini veronesi, Gerolamo Rovetta, romanziere e commediografo di successo alla fine del secolo. I due fogli segantiniani sono quindi passati nella collezione del commediografo, critico e regista teatrale Renato Simoni (Verona 1875 - Milano 1952), che con Rovetta fu anche in rapporto epistolare tra il 1891 e il 1907. I legami tra i due uomini di teatro, milanesi dadozione, sono confermati dal discorso commemorativo dellamico pronunciato dal veronese e dalla sua prefazione a Dramatis personae di Rovetta (Milano 1920). Simoni, che aveva condiviso la giovinezza con il pittore Angelo DallOca Bianca e con il poeta dialettale Berto Barbarani, mantenne per tutta la vita uno stretto legame con la città natale. Alla sua morte la biblioteca, larchivio e gran parte della sua collezione passarono al Museo Teatrale alla Scala; ma il lascito interessò anche i Musei Civici veronesi che nel 1953 si arricchirono di una serie di piccoli dipinti, di gusto ancora tardo ottocentesco, che bene esprime le preferenze di un tranquillo collezionista (Marinelli 1994a, p. 168), di tre disegni di DallOca Bianca e di questi due preziosi fogli segantiniani. Signora con ventaglio è unopera decisamente insolita nella produzione di Segantini, in cui sono molto rari tanto i ritratti quanto i soggetti mondani (bisogna risalire al 1880 e al Ritratto della signora Torelli per ritrovare nellartista unattenzione così spiccata per la vita moderna). La languida figura muliebre, colta mentre sorride maliziosa oltre il grande ventaglio, può ricordare analoghi soggetti di eleganze salottiere, che hanno reso famosi gli artisti italiani trasferitisi a Parigi, De Nittis, Zandomeneghi e Boldini, anche se latmosfera di questo foglio è più intima e rarefatta per leffetto sfumato e vaporoso del disegno, intriso di luce. Non è escluso che Segantini, che svolse anche unattività di illustratore, si fosse qui ispirato a pagine della letteratura contemporanea, come i romanzi dello stesso Rovetta o a quelli della scrittrice Neera con cui fu in stretto rapporto. [Diego Arich de Finetti] 149. Mario Sironi Sassari 1885 - Milano 1961 Utilizzato su entrambi i lati, il foglio presenta al recto un interessante studio di donna che si sveste, motivo frequente nellopera di Sironi ed evocato nel corso del tempo nelle più varie accezioni. Stilisticamente, in ambito grafico, per la maniera ricorrente di trattare la figura femminile in linee più morbide e rotondeggianti, Baldacci e Cavallo hanno di recente proposto un riferimento cronologico agli anni quaranta del secolo, datazione che sembra adeguata anche per il disegno in esame (Baldacci, Cavallo 1993, p. 70). La postura del nudo femminile con le braccia tese in alto sembra tuttavia aver interessato lartista già in precedenza, come nel celebre dipinto a olio con La Vergine delle rocce del 1927 (ora in collezione privata a Milano), o nel Nudo a matita e tempera (pure in collezione privata milanese), dalle forme più squadrate (Traversi 1968, n. 90). Il foglio presenta sul verso due figure riprese luna frontalmente, laltra di spalle, definite da un segno compendiario e morbido, anchesse collocabili nel corso degli anni quaranta. [Flavia Pesci] Nudo femminile 1940-1949 circa Matita nera e carboncino su carta avorio, al verso penna e inchiostro bruno, mm 312 X 216 Iscrizioni: al recto in basso a destra SIRONI Restauro: 1999 Inventario: 22526 2C 1484 indice 153. Gino Severini Cortona (Arezzo) 1883 - Parigi 1966 La famiglia del pittore 1936 circa Penna e inchiostro di china nero su carta avorio, mm 320 X 236 Iscrizioni: in basso a destra G. Severini Restauro: 1999 Inventario: 23642 2C 1933 indice Lontani ormai gli anni della joyeuse anarchie futuriste, in pieno clima novecentista, Severini fonda ora la propria ricerca sui valori di simmetria, stilizzazione arcaizzante, geometrismo. Il ritorno in Italia, tra il 1935 e il 1946, vede infatti il suo massimo impegno sul versante del grande ritratto, testimoniato nella bella serie di ritratti di famiglia e soprattutto nelle tre tele con La madre e la figlia del 1935 (Parigi, Musée National dArt Moderne - Centre Georges Pompidou), lAutoritratto del 1936 (Firenze, Palazzo Pitti) e la tela coeva con La famiglia del pittore. A questultimo dipinto, conservato al Musée des Beaux-Arts di Lione, si collega il disegno in esame, che vi corrisponde fin nei dettagli. Laccentuato schema piramidale, come in un perfetto organismo trinitario ricorrente nei ritratti a tre figure, coincide con gli ideali armonici e simmetrici promossi dallartista anche nei suoi scritti teorici. A questa salda impostazione spaziale si affianca la resa del particolare che caratterizza le figure, non solo nel gusto per lornamento e nei gioielli delle due donne, ma anche negli attributi che ne connotano la personalità, come il libro che la figlia Gina tiene in grembo, segno della sua fortunata attività di rilegatrice darte, per cui lanno seguente, nel 1937, sarebbe stata premiata allEsposizione Universale di Parigi. Il disegno venne acquistato dal Museo di Castelvecchio nel 1971 dal gallerista bresciano Giorgio Dati, a sua volta proveniente dagli eredi di Giovanni Scheiwiller di Milano. Il foglio era stato due anni prima autenticato dalla moglie Jeanne, che lo definì in quelloccasione preparatorio al quadro di Lione (lettera del 10 giugno 1969). In realtà il disegno, nel piccolo formato e così diverso nella resa grafica incerta rispetto alla precisione geometrica e alla nettezza lineare di quegli anni, sembra piuttosto derivato dal dipinto. Prototipi più calzanti, elaborati in fase di studio preliminare, risultano invece il foglio con il Doppio ri- tratto di Gino e Jeanne Severini, realizzato in matita su carta da spolvero intorno a quello stesso 1936, e in particolare una fotografia dellartista che tiene fra le mani il piccione Don Glouglou, utilizzata sia nellAutoritratto di Palazzo Pitti che nel dipinto di Lione (Pacini 1986, n. 24). Unulteriore fotografia, seppure con varianti, conferma il processo creativo di Severini che presuppone per lautoritratto una sorta di ripresa dal vivo, forse abbinato allutilizzo dello specchio, per la posizione ribaltata di alcuni particolari. [Flavia Pesci] indice Laver sostenuto la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio artistico dei Musei Civici di Verona è, per la Regione del Veneto, motivo di grande orgoglio. Non solo per limpegno amministrativo, che in ottemperanza ai compiti previsti dalla legge sostiene le attività dei musei del territorio, ma anche perché vediamo oggi compiersi, con liniziativa del Museo di Castelvecchio, un lungo lavoro di ricognizione e di ricerca relativo alle collezioni grafiche. Loccasione di una mostra darte rappresenta sempre unimportante tappa nella verifica delle metodologie dindagine, delle nozioni storiche che ne presuppongono lidea iniziale e della successiva divulgazione dei contenuti, ma senza dubbio acquista particolare risalto quando a essere coinvolte sono le stesse raccolte museali Il museo oggi non è più la struttura che a molti in passato poteva apparire convenzionale, il luogo ingessato della conservazione del patrimonio artistico e culturale, da tenere a distanza di sicurezza per non avvicinarsi troppo a quellappartato e per niente produttivo ambiente. Oggi i fatti dimostrano come listituzione museale, oltre a essere sempre più recepita nel valore di una &retta testimonianza della cultura di un luogo - a maggior ragione per le realtà civiche - abbia raggiunto negli ultimi tempi un ruolo preminente nella cultura della nostra regione. Abbiamo ormai a disposizione dei dati importanti in proposito, che per la natura del nostro intervento ci consentono di avvicinare meglio le realtà museali del territorio veneto. Essi tendono a dimostrare come siano ancora presenti e vivaci i contenuti della tradizione e come, daltro canto, sia tutta moderna la coscienza di volerli conoscere e tramandare, siano essi legati alla cultura antropologica, materiale o storico-artistica. È una ricerca conoscitiva del fenomeno che, per quanto ci riguarda, trova in questo momento tutto lo spazio possibile e, crediamo, indice anche la sua piena legittimità nello sperimentare le forme di indagine e di comunicazione più aggiornate. Queste ultime sono motivate dal punto fermo della valorizzazione del bene culturale - e, dunque, muovono dalle indicazioni provenienti dagli operatori impegnati nel campo di una più efficace gestione -, della formazione di specifiche professionalità e, più in generale, dal principio di promozione museale. Varrà la pena di ricordare come in questa fase estremamente dinamica del contesto istituzionale del paese sia da sorvegliare con particolare riguardo il ruolo strategico che i musei verranno a svolgere, così come appare dai contenuti del decreto legislativo n. 112 del 31 marzo 1998 riguardante il Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali, e quindi dal conseguente compito di coordinamento e di indirizzo che la Regione sarà chiamata a svolgere in rapporto ai beni culturali e ai musei. Se laggiornamento della normativa regionale in materia museale dovrà essere necessariamente affrontato, la collaborazione esistente con gli enti competenti del territorio non potrà che dare dei buoni risultati, come appare oggi concretamente con liniziativa di Castelvecchio. La pubblicazione dei dati e delle ricerche nel presente catalogo rappresenta latto conclusivo di anni di lavoro che, anche grazie al contributo della Regione dei Veneto, ha consentito di inventariare e studiare oltre tremila disegni delle civiche raccolte veronesi, dando un decisivo significato allattività di catalogazione quale imprescindibile momento di conoscenza del patrimonio culturale. Le varie operazioni, senza dubbio lente per la messa a punto delle metodologie e per gli spazi di elaborazione di schede aggiornate, possono richiamare alla mente dei criteri antichi di esplorazione, in cui la direzione del museo e il personale tecnico-scientifico impegnati a portare in fondo liniziativa, si sono assunti in parti diverse i carichi amministrativi, la messa a punto dei necessari riscontri nellindividuare e studiare ogni singola opera negli aspetti materiali e stilistici, in modo da of- frire al pubblico di studiosi e appassionati lesatta consistenza di tale patrimonio conservato nei locali del nuovo Civico Gabinetto di Disegni e Stampe nel castello scaligero. Promuovere lorganizzazione di simili iniziative, per la Regione significa riconoscerne la rilevante importanza culturale e in più favorirne la valorizzazione e la fruizione pubblica. Crediamo che tutte queste condizioni si siano verificate a Verona, non solo nella conferma della piena collaborazione con gli organi di tutela, qual è la competente Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici del Veneto, ma soprattutto perché da tempo lindirizzo del Museo Civico di Castelvecchio è segnato dalla conoscenza aggiornata delle proprie collezioni e della loro valorizzazione. Basterà ricordare le occasioni pubbliche di maggiore impatto, come la rassegna dello scorso anno dedicata a Cento opere per un grande Castelvecchio, in cui è stato possibile portare lattenzione su dipinti di primordine normalmente conservati nei depositi, o, per rimanere allambito della grafica, limportante collaborazione con il massimo museo francese, il Louvre, approdata nel 1993 alla mostra congiunta dei Disegni Veronesi. Già da questi dati recenti, che tralasciano passate ricerche confluite in esposizioni rilevanti per gli studi e per il pubblico, appare del tutto evidente come la promozione di un museo affondi le sue radici nella progettualità, attraverso la quale è indispensabile decifrare la storia e la natura delle collezioni cui riservare lo spazio necessario per essere studiate a fondo e valorizzate entro quei limiti insormontabili costituiti dalla loro tutela conservativa. In tal senso la catalogazione si dimostra, almeno per quanto attiene alla fase preliminare della ricerca, ancora lo strumento scientifico più caratterizzato nellindividuazione e nellindagine conoscitiva dellopera. La mostra ha il compito di mettere in piena luce una selezione di disegni tra i più rappresentativi della fiorente stagione artistica veronese, ma non tralascia di documentare in catalogo quello che ha rappresentato lo sforzo -forse più oscuro ma non per questo di minore risalto - più diretto ed efficace sul piano della registrazione dei dati tecnici e scientifici. Appare infatti rilevante la scelta di documentare lintera consistenza del patrimonio dei disegni nellelenco finale del catalogo che, diviso per generi (soggetti sacri e profani, cartografia, vedute, ornati e scenografie ... ),fornirà un primo supporto agli studiosi per individuare i fogli nella loro attuale inventariazione e nel loro ambito culturale di appartenenza. Per favorire lapproccio a tale ricchezza di informazioni, la collaborazione con il Museo di Castelvecchio porterà allinserimento delle schede di catalogazione nella banca dati regionale e allelaborazione di un sistema di ricerca informatica che consentirà il diretto approfondimento delle informazioni tecnico-scientifiche. Senza dubbio in tale contesto si potranno sviluppare le più aggiornate metodologie di informazione, tali da favorire un migliore accesso alla conoscenza del patrimonio culturale dei musei del Veneto. Nel caso di Castelvecchio, la messa a punto di nuove fonti di divulgazione di opere edite e inedite comprese nella cospicua raccolta di disegni appare già matura per apprezzarne limpegno culturale. Angelo Tabaro Direttore Regionale della Direzione Cultura pagina precedente indice pagina successiva Elenco dei disegni in collezione DISEGNI FIGURATIVI Avvertenza SOGGETTO PROFANO Il seguente elenco dei disegni conservati nel Gabinetto Disegni e Stampe del Museo di Castelvecchio si basa sulla schedatura di inventariazione conclusa nel dicembre 1998 e finanziata dalla Regione Veneto. Allo scopo di facilitare un primo approccio al materiale grafico delle collezioni civiche, questa appendice al catalogo presenta una soggettazione di massima dellintero fondo suddivisa nelle due grandi categorie Disegni figurativi e Disegni non figurativi; allinterno della prima sono stati individuati gruppi e sottogruppi in una struttura ramificata che dalla voce più ampia scende via via a distinguere temi più specifici. Non sempre è stato possibile mantenere questa rigida scansione, come nel caso degli album miscellanei. Il termine Accademia / anatomia raggruppa non solo i disegni di nudo ma anche studi di panneggio, copie da calchi in gesso e dallantico, insomma tutti i fogli con evidenti caratteri di esercitazione. Per alcuni disegni si è rivelata ambigua e limitativa la netta distinzione tra diversi campi; talvolta, quando possibile, si è preferito mantenere uniti i disegni di uno stesso artista che formano un nucleo omogeneo. Viceversa, la prevalenza dellelemento urbano o lo specifico carattere topografico hanno suggerito di collocare alcuni paesaggi fra le Vedute di Verona. Tutte 12339 2B 19v-12342 2B 22r/v Carlo Urbino (circa 1510/1520 - post 1585) 12344 2B 24 Carlo Urbino (circa 1510/1520 - post 1585) 12353 2B 33, 12354 2B 34 Giuseppe Bernardino Bison (1762-1844) 12370 2B 50 veneto XVIII secolo 12392 2B 72r Marco Marcola (1740-1798) 12403 2B 18 Carlo Urbino (circa 1510/1520 - post 1585) 12620 2B 80 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12651 2C 127 Carlo Canella (1800-1879) (album 34 fogli) 12652 2C 128 Carlo Canella (1800-1879) (album 32 fogli) SOGGETTO PROFANO SOGGETTO SACRO CAMPO APERTO 12653 2C 129 Carlo Canella (1800-1879) (album 42 fogli) 12654 2C 130 Carlo Canella (1800-1879) (album 31 fogli) 12655 2C 131 Giuseppe Canella (1788-1847) (?) (album 36 fogli) 12656 2C 132/3r Agostino Comerio (1784-1834) 12670 2B 146 Carlo Vimercati (circa 1660 - circa 1715) 12683 2B 159 Michelangelo Buonarroti (1475-1564), copia da, XVI secolo 12707 2C 183r/v Francesco Personi (1754-1843), attr. 12820 2B 296 italiano XVIII secolo 12824 2B 300v italiano XVII secolo 12827 2B 303r veronese XVIII secolo queste situazioni sono state risolte di volta in volta valutando le esigenze di una più agevole consultazione del fondo. indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO PROFANO 12828 2B 304 veronese XVIII secolo 12834 2B 305 Federico Bencovich (1677-1753) 12895 2B 366 veneto XVII secolo 12835 2B 306 Antonio De Pieri, lo Zoppo (1671-1751), attr. 12837 2B 308r veneto XVIII secolo 12844 2B 315 B, 12845 2B 316 B Remigio Cantagallina (1582/1583-1656) 12848 2B 319 Pierino da Vinci (circa 1529-1553), copia da, XVI secolo 12861 2B 332 veronese XVIII secolo 12864 2B 335-12866 2B 337 Pietro Nanin (1808-1889) 12868 2B 340 veneto XVIII secolo 12874 2B 345 Francesco Lorenzi (1723-1787), attr. 12876 2B 347 Gregorio Lazzarini (1655-1730) 12897 2B 368 Jacopo Negretti, Palma il Giovane (1544-1628), attr. 12899 2B 370v italiano XX secolo? 12904 2B 375 italiano XVII secolo 12905 2B 376 veronese XVIII secolo 12935 2B 406 veneto XVIII secolo 12945 2B 416-12946 2B 417r Pietro Nanin (1808-1889) 12947 2B 418r/v, 12948 2B 419 Pietro Nanin (1808-1889) 12950 2B 421 Pietro Nanin (1808-1889) 12964 2B 435 Pietro Nanin (1808-1889) 12971 2B 442 italiano XVIII secolo 12975 2B 446 Antonio Campi (circa 1525-1587) (?) 13004 2B 475 italiano XIX secolo 13009 2B 479 italiano XVII secolo 13014 2B 484 Giovanni Benedetto Castiglione, il Grechetto (1609-1665), attr. 13023 2B 492, 13024 2B 493 Domenico Dalla Rosa (1778-1834) 13035 2C 504 veronese XVIII secolo 13117 2C 585r veronese XVIII secolo 13137 2B 605 Matteo Brida (1699-1774) 13159 2B 627 Pietro Rotari (1707-1762) 13164 2B 632v veronese XVIII secolo 13206 2C 669v Andrea Monga (1794-1861), attr. 13208 2C 671v veronese XIX secolo indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO PROFANO 13864 2C 701 Giuseppe Berti (XIX secolo) 17409 2C 818 veronese XIX secolo 19891 2B 1231 veronese XVIII secolo 13869 2B 703 Nicolò DellAbate (circa 1509, o 1512-1571), maniera di 16276 2B 710r/v veronese XIX secolo 17411 2C 820v, 17412 2C 821 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 19893 2B 1233 veronese XVIII secolo 22335 2C 1339-22346 2C 1350 Angelo Recchia (1816-1882) 17316 2C 725, 17317 2C 726r/v Angelo Recchia (1816-1882) 17319 2C 728 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17323 2C 732 Angelo Recchia (1816-1882) 17325 2C 734r/v Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17328 2C 737 Angelo Recchia (1816-1882) 17348 2C 757 veronese XIX secolo 17373 2C 782, 17374 2C 783 veronese XIX secolo 17379 2C 788v Angelo Recchia (1816-1882) 17399 2C 808 Angelo Recchia (1816-1882) 17413 2C 822 veronese XIX secolo 17424 2C 833 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 22365 2B 1323 Fabrizio Cartolari (1720/1729-1816), attr. 17492 2C 841r/v Angelo Recchia (1816-1882) 22394 2B 1352, 22395 2B 1353 Fabrizio Cartolari (1720/1729-1816) 17528 2C 845 Angelo Recchia (1816-1882) (album 48 fogli) 22523 2C 1481 Mario Sironi (1885-1961) 17557 2C 874v Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17701 2C 985v Angelo Recchia (1816-1882), attr. 19329 2C 1163 Gambaretto (XX secolo) 19687 2C 1218 Cirinnà (?) (notizie dal 1942) 19709 2C 1219 Tullio Aschieri (1908 - post 1948) 19890 2B 1230 veneto XVIII secolo 22525 2C 1483-22528 2C 1846r/v Mario Sironi (1885-1961) 22617 2C 1575v italiano XIX secolo 22890 2C 1848 Roberto Carraroli (1912-1959) 22900 2C 1858, 22901 2C 1859 Goretti (XX secolo) 22904 2C 1862 Amedeo Dino Lonardi (1919) indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO PROFANO 22906 2C 1864 Bergeto (XX secolo) 32187 2C 2813 Angelo Recchia (1816-1882) 12720 2C 196v Francesco Personi (1754-1843), attr. 22908 2C 1868 Vincenzo Puglielli (1912-1966) Accademia / anatomia 12748 2B 224 Francesco Personi (1754-1843), attr. 22909 2C 1867 Ceruti (notizie dal 1847) 22910 2C 1868, 22911 2C 1869 Vittorino Bagattini (1908-1983) 23514 2C 1877 Fortunato Depero (1892-1960) 23532 2C 1882-23564 2C 1914 Angelo Recchia (1816-1882) 23565 2C 1915 Angelo Recchia (1816-1882) (album 24 fogli) 23635 2C 1933v veronese fine XIX - inizio XX secolo 25185 2C 1940, 25186 2C 1941 Carlo Scarpa (1906-1978) 25508 2B 2024v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30607 2B 2105v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30895 2C 2150r/v Angelo Recchia (1816-1882) 3737 3B1960 Giacomo Franco (1550-1620), copia da, XVII secolo 4180 2B 101v Annibale Carracci (1560-1609), copia da, XVII-XVIII secolo 12347 2B 27r/v Carlo Urbino (circa 1510/1520 - post 1585) 12641 2B 121 Antonio Balestra (1666-1740) 12643 2B 105 Giambettino Cignaroli (1706-1770) 12656 2C 132/1-2 Agostino Comerio (1784-1834) 12703 2B 179 Francesco Personi (1754-1843) 12715 2C 191, 12716 2C 192 veronese XVIII secolo 12718 2C 194 veronese XVIII secolo 12827 2B 303v veronese XVIII secolo 12850 2B 321 italiano XVI secolo 12854 2B 325 toscano XVI secolo 12869 2B 340-12873 2B 344 veneto XVIII secolo 12875 2B 346 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12886 2B 357 toscano XVI secolo 12888 2B 359 italiano XIX secolo 13031 2C 500 Giovanni Fracasso (notizie dal 1808 al 1847), attr. 13032 2B 501 Francesco Lorenzi (1723-1787) indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO PROFANO 13033 2C 502 veronese XIX secolo 13117 2C 585v veronese XVIII secolo 13143 2B 611 veronese XVIII secolo 13034 2C 503 veronese XIX secolo 13118 2C 586 Paolino Caliari (1763-1835) 13207 2C 670, 13208 2C 671r Andrea Monga (1794-1861) 13043 2B 512, 13044 2B 513 veronese XVIII secolo 13119 2C 587 veronese XIX secolo 16281 2C 715 veronese XIX secolo 13046 2B 514-13056 2B 524 veronese XVIII secolo 13059 2B 527 veronese XVIII secolo 13120 2C 588 veronese XVIII-XIX secolo 17315 2C 724 Angelo Recchia (1816-1882) 13060 2B 528 Antonio Bonacina (XVIII secolo) 13089 2B 557, 13090 2B 558 Louis Dorigny (1654-1742) 13093 2C 561 veronese XVIII-XIX secolo 13111 2C 579 italiano XVIII secolo 13121 2B 589 veronese XIX secolo 13122 2B 590 veronese XVIII-XIX secolo 13123 2C 591 veronese XIX secolo 13124 2C 592 Giovanni Fracasso (notizie dal 1808 al 1847) 13112 2B 580 Saverio Dalla Rosa (1745-1821) 13126 2B 594 Felice Cappelletti (circa 1698 - post 1738) 13113 2B 581 Giambattista Tiepolo (1696-1770) 13138 2B 606 bolognese XVIII secolo 13114 2C 582-13116 2C 584 Paolino Caliari (1763-1835) 13140 2B 608-13142 2B 610 Matteo Brida (1699-1774) 17318 2C 727 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17326 2C 735v Angelo Recchia (1816-1882) 17329 2C 738, 17330 2C 739r/v Angelo Recchia (1816-1882) 17336 2C 745-17338 2C 747 Angelo Recchia (1816-1882) 17352 2C 761-17355 2C 764 Angelo Recchia (1816-1882) 17357 2C 766 Angelo Recchia (1816-1882) 17368 2C 777r veronese XIX secolo indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO PROFANO 17370 2C 779 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17571 2C 888 veronese XIX secolo 17661 2C 1045 Angelo Recchia (1816-1882) 17572 2C 889-17577 2C 894 Angelo Recchia (1816-1882) 17667 2C 951-17671 2C 955 Angelo Recchia (1816-1882) 17578 2C 895 veronese XIX secolo 17673 2C 957-17701 2C 985r Angelo Recchia (1816-1882) 17579 2C 896-17582 2C 899r Angelo Recchia (1816-1882) 17702 2C 986-17704 2C 988 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17583 2C 900-17587 2C 904 Angelo Recchia (1816-1882) 17706 2C 990 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17588 2C 905-17596 2C 913 veronese XIX secolo 17708 2C 992-17711 2C 995 Angelo Recchia (1816-1882) 17597 2C 914-17599 2C 916 Angelo Recchia (1816-1882) 17712 2C 996r/v, 17713 2C 997 veronese XIX secolo 17602 2C 919-17619 2C 936 Angelo Recchia (1816-1882) 17715 2C 999r/v-17723 2C 1007 veronese XIX secolo 17621 2C 938-17625 2C 942 Angelo Recchia (1816-1882) 17725 2C 1009-17760 2C 1044 Angelo Recchia (1816-1882) 17626 2C 943v veronese XIX secolo 17762 2C 1046-17820 2C 1104 Angelo Recchia (1816-1882) 17627 2C 944 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17939 2C 1119-17953 2C 1133 Elisa Belloni (notizie dal 1894) 17376 2C 785v Angelo Recchia (1816-1882) 17386 2C 795, 17387 2C 796 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17389 2C 798 Angelo Recchia (1816-1882) 17391 2C 800 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17400 2C 809-17405 2C 814r Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17406 2C 815 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17529 2C 846-17548 2C 865r/v Angelo Recchia (1816-1882) 17550 2C 867r/v-17552 2C 869 Angelo Recchia (1816-1882) 17555 2C 872-17557 2C 874r Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17558 2C 875-17568 2C 885r Angelo Recchia (1816-1882) 17569 2C 886, 17570 2C 887 Giovanni Bocati (metà XIX secolo) 17633 2C 950 Angelo Recchia (1816-1882), attr. indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO PROFANO 17956 2C 1134-17962 2C 1140 Elisa Belloni (notizie dal 1894) 23612 2C 1926 veronese XIX secolo 12618 2B 78 Francesco Lorenzi (1723-1787) 19210 2B 1162 Gaetano Cignaroli (1747-1826) 23613 2C 1927 Giovanni Tascheri (1841 - post 1904) 12632 2B 92 Francesco Lorenzi (1723-1787) 22347 2B 1305-22364 2B 1322 Fabrizio Cartolari (1720/1729-1816) 22366 2B 1324-22387 2B 1357 Fabrizio Cartolari (1720/1729-1816) 22389 2B 1359-22393 2B 1351 Fabrizio Cartolari (1720/1729-1816) 22396 2B 1354r/v Fabrizio Cartolari (1720/1729-1816) 22612 2C 1570 francese XIX secolo 22613 2C 1571-22615 2C 1573 italiano XIX secolo 22617 2C 1575r italiano XIX secolo 22618 2C 1576-22626 2C 1584r/v italiano XIX secolo 23610 2C 1924v Carlo Cetti (notizie dal 1882 al 1890) (?) 23611 2C 1925 Giuseppe Romeo Cristani (1855-1920) 23614 2C 1928 G. Minchetti (XIX secolo) 23635 2C 1933r veronese fine XIX - inizio XX secolo 23636 2C 1934 Gaetano Pasetti (XIX secolo) 23637 2C 1935r veronese XIX secolo 30877 2C 2132 veronese XIX secolo Allegoria / emblemi 1530 2B 11 Marco Marcola (1740-1798) 1532 2B 13 Marco Marcola (1740-1798) 12355 2B 35 olandese XVII secolo 12383 2B 63 italiano XVII secolo 12636 2B 96 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12664 2B 140 Benigno Bossi (1727-1792) 12698 2B 174 Francesco Personi (1754-1843), attr. 12704 2B 180 Francesco Personi (1754-1843), attr. 12752 2B 228-12762 2B 238r italiano XIX secolo 12763 2B 239, 12764 2B 240r italiano XIX secolo 12765 2B 241-12768 2B 244r italiano XIX secolo 12769 2B 245, 12770 2B 246r italiano XIX secolo 12771 2B 247-12774 2B 550r italiano XIX secolo indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO PROFANO 12775 2B 251r italiano XIX secolo 13006 2B 477 veronese XIX secolo 17376 2C 785r Angelo Recchia (1816-1882) 12776 2B 252-12810 2B 286 italiano XIX secolo 13057 2B 525 italiano XIX secolo 17384 2C 793 Angelo Recchia (1816-1882) 12825 2B 301 Giulio Carpioni (circa 1613-1689), maniera di 13062 2B 530 Louis Dorigny (1654-1742) 17426 2C 835 Angelo Recchia (1816-1882) 12842 2B 313 veneto XVII secolo 13065 2B 533 Louis Dorigny (1654-1742) 17630 2C 947-17632 2C 949 veronese XIX secolo 12846 2B 317 veronese XVIII secolo 13125 2B 593 veronese XVIII secolo 12847 2B 318 veronese XVII secolo 13135 2B 603 Matteo Brida (1699-1774) 13145 2B 613 veneto XVII-XVIII secolo 22616 2C 1574 Raffaello Sanzio (1483-1520), copia da, XIX secolo 12851 2B 322 Francesco Personi (1754-1843), attr. 12858 2B 329 italiano XVIII secolo 12863 2B 334 italiano XVIII secolo 12910 2B 381 veronese XIX secolo 12941 2B 412 Pietro Nanin (1808-1889) 12965 2C 436 A. DAndrea (XX secolo) 25397 2A 1942-25401 2A 1946 Giandomenico Cignaroli (1724-1793) Animali 13148 2B 616, 13149 2B 617 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12388 2B 68 Pietro Rotari (1707-1762) 13191 2C 659 veronese XX secolo 12396 2B 76 Pietro Rotari (1707-1762), attr. 17340 2C 749 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 12836 2B 307 fiammingo XVII secolo 17363 2C 772 veronese XIX secolo 12841 2B 312 italiano XVII secolo 17364 2C 773 Angelo Recchia (1816-1882) 12843 2B 314 veneto XVII secolo indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO PROFANO 12857 2B 328r italiano XIX secolo 23610 2C 1924r Carlo Cetti (notizie dal 1882 al 1890) (?) 12376 2B 56 Alessandro Marchesini (1663-1738) 17333 2C 742-17335 2C 744 Angelo Recchia (1816-1882) Mitologia 12382 2B 62 Marco Marcola (1740-1798) 19628 2C 1194 veronese XX secolo 1297 2B 1 Piero di Giovanni Bonaccorsi, Perin Del Vaga (1501-1547), bottega di 22541 2C 1499r Mario Sironi (1885-1961) 1312 2B 3 veneto XIX secolo 12625 2B 85 Francesco Lorenzi (1723-1787) Botanica 1531 2B 12 Marco Marcola (1740-1798) 12656 2C 132/3v-8 Agostino Comerio (1784-1834) 1533 2B 14 Giambattista Marcola (1704-1776) 12665 2B 141-12668 2B 144 Paolo Farinati (1524-1606), copia da, XVIII secolo 12671 2B 147 Felice Cappelletti (circa 1698 - post 1738) 12881 2B 352 veronese XVII secolo 17925 2C 1105-17929 2C 1109 Elisa Belloni (notizie dal 1894) Letteratura 4039 2B 15 veronese XVII secolo 12378 2B 58 veronese XVIII secolo 4180 2B 101r italiano XVII-XVIII secolo 12914 2B 385-12924 2B 395 Pietro Nanin (1808-1889) 4232 2B 106 veronese XVIII secolo 12986 2B 457 Marco Marcola (1740-1798) 12357 2B 37-12359 2B 39 Alessandro Marchesini (1663-1738) 13144 2B 612 Nicolas Mignard (1606-1668), copia da, XVII secolo 12362 2B 42 italiano XVII secolo 19861 1C3248-19867 1C3254 Albino Siviero, Verossì (1904-1945) 12363 2B 43 veronese XVII secolo 12391 2B 71 veronese XVIII secolo 12674 2B 150, 12675 2B 151 Agostino Carracci (1557-1602), copia da, XVII secolo 12678 2B 154 Carlo Maratta (1625-1713), copia da, XVIII secolo 12706 2C 182 Francesco Personi (1754-1843), attr. indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO PROFANO 12708 2C 184-12710 2C 186 Francesco Personi (1754-1843) 12977 2B 448-12985 2B 456 Marco Marcola (1740-1798) 13082 2B 550, 13083 2B 551 Louis Dorigny (1654-1742) 12719 2C 195 Francesco Personi (1754-1843), attr. 12987 2B 458-12994 2B 465 Marco Marcola (1740-1798) 13087 2B 555 Louis Dorigny (1654-1742) 12997 2B 468, 12998 2B 469 Marco Marcola (1740-1798) 13094 2B 562 Marcantonio Bassetti (1586-1630) 12724 2B 200-12734 2B 210 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12736 2B 212 Francesco Lorenzi (1723-1787) 13002 2C 473 Domenico Dalla Rosa (1778-1834) 12738 2B 214, 12739 2B 215 Francesco Lorenzi (1723-1787) 13008 2B 478 Odoardo Perini (1671-1757) 12838 2B 309 Giulio Carpioni (circa 1613-1678), maniera di 13011 2B 481 Alessandro Turchi (1578-1649) 12839 2B 310, 12840 2B 311 italiano XVIII secolo 13058 2B 526 italiano XVII secolo 12853 2B 324 Pietro Nanin (1808-1889) 13061 2B 529 Louis Dorigny (1654-1742) 12882 2B 353 italiano XVI secolo 13064 2B 532 Louis Dorigny (1654-1742) 12912 2B 383 bolognese XVII secolo 13067 2B 535-13071 2B 539 Louis Dorigny (1654-1742) 12976 2B 447 Paolo Farinati (1524-1606), copia da, XVI-XVII secolo 13073 2B 541-13080 2B 548 Louis Dorigny (1654-1742) 13097 2B 565 Paolo Farinati (1524-1606), copia da, XIX secolo 13098 2B 566 italiano XIX secolo 13100 2B 568-13103 2B 571 Paolo Farinati (1524-1606), copia da, XIX secolo 13150 2B 618 Francesco Lorenzi (1723-1787) 13156 2B 624 Francesco Personi (1754-1843), attr. 13165 2B 633 veronese XVIII secolo 13168 2B 636 veronese XVIII secolo indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO PROFANO 13172 2B 640-13174 2B 642 Marco Marcola (1740-1793) 22896 2B 1854 Enea Vico (1523-1567), copia da, XVI secolo 13177 2B 645 Annibale Carracci (1560-1609), copia da, XIX secolo 30896 2B 2151 veronese XVII secolo 12742 2C 218-12747 2B 223 Francesco Personi (1754-1843), attr. 12749 2B 225, 12750 2B 226 Francesco Personi (1754-1843), attr. Ritratto 12900 2C 371 italiano XX secolo 12616 2C 103 Giovanni Tascheri (1841 - post 1904) 12931 2B 402 Pietro Nanin (1808-1889) 12644 2C 119 R. Pasini (metà XIX secolo) 12934 2B 405 Pietro Nanin (1808-1889) 12673 2B 149 Pietro Nanin (1808-1889) 13027 2B 496 Giambattista Da Persico (1777-1845) 12681 2C 157 Giambattista Da Persico (1777-1845) 13180 2C 648-13182 2C 650 Francesco Personi (1754-1843) 12694 2B 170- 12696 2C 172 Francesco Personi (1754-1843), attr. 13310 2B 659 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12700 2B 176- 12702 2B 178 Francesco Personi (1754-1843), attr. 16032 2C 707 italiano XIX secolo 22320 2C 1303 Luigi Marai (notizie dal 1851 al 1897) 12712 2C 188 Francesco Personi (1754-1843), attr. 16067 2C 707 veronese XIX secolo 22321 2C 1304 Luciano Mozzetto (notizie dal 1854) 12721 2C 197-12723 2C 199 Francesco Personi (1754-1843) 17320 2C 729-17322 2C 731 Angelo Recchia (1816-1882) 22434 2C 1392 Gaetano Avesani (?-1845) 12740 2C 216 Francesco Personi (1754-1843) 13183 2B 651 Francesco Personi (1754-1843) 13185 2B 653-13187 2B 655 Francesco Personi (1754-1843), attr. 13210 2B 673-13222 2B 685 veronese XIX secolo 16278 2B 712 veronese XIX secolo 17365 2C 774 Angelo Recchia (1816-1882) 17421 2C 830v Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17425 2C 834 Angelo Recchia (1816-1882), attr. indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO PROFANO 17324 2C 733 Angelo Recchia (1816-1882) 22568 2C 1526 italiano XIX secolo 12901 2B 372r veneto XIX secolo 17326 2C 735r Angelo Recchia (1816-1882) 23566 2C 1916 S. Ermina (fine XIX - inizio XX secolo) 12903 2B 374 veneto XIX secolo 17327 2C 736 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17331 2C 740, 17332 2C 741 Angelo Recchia (1816-1882) 17546 2C 863 Angelo Recchia (1816-1882) 17963 2C 1141-17965 2C 1143 Elisa Belloni (notizie dal 1894) 17973 2C 1145 Paolino Caliari (1763-1835) 19019 2C 1160r/v Angelo Zamboni (1895-1939) 19598 2C 1164 Angelo DallOca Bianca (1858-1942) 19616 2C 1182 Angelo DallOca Bianca (1858-1942) 19962 2C 1281 Giovanni Segantini (1858-1899) 22397 2C 1395r Giuseppe Romeo Cristani (1855-1920) 23629 2C 1931, 23630 2C 1932 Napoleone Nani (1841-1899) 23642 2C 1933 Gino Severini (1883-1966) 25158 2C 1935-25160 2C 1937 Bice Ferrari (XIX secolo) 30630 2C 114 Alberto Stringa (1880-1931) 30897 2B 2152 Giuseppe Longhi (1766-1831) 32188 2C 64 Benvenuto Ronca (1881-1944) Scena di genere 12617 2B 77 veneziano XVIII secolo 12889 2B 360 veneto XVIII secolo 12906 2B 377, 12907 2B 378 Pietro Nanin (1808-1889) 12913 2B 384 vicentino XVI secolo 13175 2B 643 Marco Marcola (1740-1793) 17379 2C 788r Angelo Recchia (1816-1882) 18634 2C 1157 Marianna Alberti (XIX secolo) 19609 2C 1175 Angelo DallOca Bianca (1858-1942) 19856 2C 1224, 19857 2C 1225 veronese XIX secolo Storia 7000 1B2645 Alfonso Basilio Lasinio (1766-1839) indice DISEGNI FIGURATIVI 12345 2B 25 Giovanni Guerra (1544-1618) (?) 12351 2B 31 veneto XVII secolo 12361 2B 41 veneto XVII secolo 12930 2B 401r Pietro Nanin (1808-1889) 12932 2B 403 Pietro Nanin (1808-1889) 12937 2B 408-12940 2B 411 Pietro Nanin (1808-1889) 13005 2B 476 veronese XIX secolo 13091 2B 559 Louis Dorigny (1654-1742) 13129 2B 597 lombardo XVII secolo 13147 2B 615 Francesco Lorenzi (1723-1787) 13169 2B 607 Matteo Brida (1699-1774) 13313 2B 695 Michelangelo Cornale (?-1733) SOGGETTO SACRO 17314 2C 723 Karl Pawlowitsch Brüllov (1799-1852), copia da, XIX secolo 12898 2B 369, 12899 2B 370r Raffaello Sanzio (1483-1520), copia da, XVIII secolo 17343 2C 752 veronese XIX secolo 12951 2B 422 Pietro Nanin (1808-1889) 17359 2C 768 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 12995 2B 466, 12996 2B 467 Marco Marcola (1740-1798) 23582 2C 1921 Paolino Caliari (1764-1835) 12999 2B 470 Domenico Dalla Rosa (1778-1834) SOGGETTO SACRO 13000 2B 471 italiano XIX secolo 12392 2B 72v veronese XVIII secolo 13072 2B 540 Louis Dorigny (1654-1742) 12689 2C 165 Pietro Nanin (1808-1889) 13084 2B 552 Louis Dorigny (1654-1742) 12693 2C 169 Pietro Nanin (1808-1889) 13151 2B 619 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12820 2B 296 italiano XVIII secolo 13162 2B 630 Antonio Balestra (1666-1740), copia da, XVIII secolo 12837 2B 308v veneto XVIII secolo 12892 2B 363 italiano XVI secolo 17349 2C 758 Angelo Recchia (1816-1882) 12894 2B 365 veneto XIX secolo indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO SACRO 17378 2C 787 veronese XIX secolo 25434 2B 1949 Marcantonio Bassetti (1586-1630) 17382 2C 791 Angelo Recchia (1816-1882), attr. Allegoria 17385 2C 794 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17395 2C 804 Angelo Recchia (1816-1882) 17396 2C 805, 17397 2C 806 veronese XIX secolo 17398 2C 807 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17407 2C 816 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17408 2C 817 veronese XIX secolo 17421 2C 830r Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17427 2C 836 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17568 2C 885v Angelo Recchia (1816-1882) 19892 2B 1232 veronese XVIII secolo 4078 2B 17 Giovanni Francesco Barbieri, Guercino (1591-1666), copia da, XVIII secolo 12352 2B 32 Giambattista Canal (1745-1825) (?) 12375 2B 55 Guglielmo Caccia, Moncalvo (1568-1625) 12896 2B 367 veneziano XVIII secolo 12393 2B 73 veronese XVII secolo 13063 2B 531 Louis Dorigny (1654-1742) 12619 2B 79 Francesco Lorenzi (1723-1787) 13139 2B 607 Matteo Brida (1699-1774) 12622 2B 82 Antonio Balestra (1666-1740) 17369 2C 778 veronese XIX secolo 12623 2B 83 Giuseppe Angeli (1712-1798) 17388 2C 797 Angelo Recchia (1816-1882) 12624 2B 84 Giambettino Cignaroli (1706-1770) 17390 2C 799 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 12630 2B 90 Francesco Lorenzi (1723-1787) 17410 2C 819 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 12631 2B 91 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12634 2B 94 Francesco Lorenzi (1723-1787) Madonna / Madonna col Bambino / Madonna e santi / Madonna col Bambino e santi 4064 2B 16 Giovanni Francesco Barbieri, Guercino (1591-1666), copia da, XVIII secolo 12635 2B 95 veronese XVIII secolo indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO SACRO 12661 2B 137 veronese XIX secolo 12930 2B 401v Pietro Nanin (1808-1889) 13086 2B 554 Marcantonio Bassetti (1586-1630) 12669 2B 145 Giovanni Fracasso (notizie dal 1808 al 1847) 12942 2B 413, 12943 2B 414 Pietro Nanin (1808-1889) 13092 2B 560 veronese XVIII secolo 12953 2B 424 Pietro Nanin (1808-1889), attr. 13096 2C 564 Giuseppe Buffetti (1751-1812), attr. 12956 2B 427 Pietro Nanin (1808-1889) 13108 2B 576 Domenico Dalla Rosa (1778-1834), attr. 12960 2B 431 Pietro Nanin (1808-1889) 13133 2B 601 veronese XVIII secolo 12962 2B 433 Pietro Nanin (1808-1889) 13136 2B 604 veronese XVIII secolo 12968 2B 439 veneto XIX secolo 13160 2B 628 veronese XVIII secolo 12969 2B 440 Paolino Caliari (1763-1835) 13164 2B 632r veronese XVIII secolo 13001 2B 472 Domenico Dalla Rosa (1778-1834) 13179 2B 647 veronese XVIII secolo 13020 2C 489 Battista Buonajuti (XIX secolo) 13197 2B 660 Saverio Dalla Rosa (1745-1821) 13226 2B 688 veronese XX secolo 12684 2B 160, 12685 2B 161 Pietro Nanin (1808-1889) 12691 2C 167, 12692 2C 168 Pietro Nanin (1808-1889) 12699 2B 175 Francesco Personi (1754-1843), attr. 12823 2B 299 veneto XVII secolo 12852 2B 323v veronese XVIII secolo 12856 2B 327 italiano XVIII secolo 12879 2B 350 veronese XVIII secolo 12883 2B 354 italiano XVIII secolo 13026 2B 495 Domenico Dalla Rosa (1778-1834) 12911 2B 382 italiano XVII secolo 13038 2C 507 Giovanni Fracasso (notizie dal 1808 al 1847) 16033 2C 708 italiano XIX secolo indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO SACRO 16279 2B 713 veronese XIX secolo 17415 2C 824 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 12384 2B 64 Matteo Brida (1699-1774) 17339 2C 748 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17417 2C 826, 17418 2C 827r Angelo Recchia (1816-1882) 12389 2B 69 Antonio Balestra (1666-1740) 17342 2C 751 veronese XIX secolo 17423 2C 832 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 12390 2B 70 italiano XVII secolo 17344 2C 753 veronese XIX secolo 17582 2C 899v Angelo Recchia (1816-1882) 12395 2B 75 veronese XVIII secolo 17345 2C 754 Angelo Recchia (1816-1882) 22392 2B 1350 Pietro Nanin (1808-1889), attr. 17356 2C 765 Angelo Recchia (1816-1882) Santi 12629 2B 89 Francesco Lorenzi (1723-1787) (?) 17358 2C 767 veronese XIX secolo 17361 2C 771 Angelo Recchia (1816-1882) 17371 2C 780 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17375 2C 784 Angelo Recchia (1816-1882) 17380 2C 789 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17383 2C 792 Angelo Recchia (1816-1882) 1358 2B 5 Pietro Nanin (1808-1889) 1411 2B 6 Giovanni Mauro della Rovere (1575-1640) 12343 2B 23 Alessandro Gherardini (1655-1726) 12348 2B 28, 12349 2B 29 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12356 2B 36 veneto XVII secolo 12374 2B 54 Jacopo Zanguidi, Bertoja (1544-1573/1574) 12640 2B 100 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12657 2B 133 Claudio Ridolfi (1570-1644) 12672 2B 148 Pietro Nanin (1808-1889) 12687 2C 163 Pietro Nanin (1808-1889) 12705 2C 181 Francesco Personi (1754-1843) 12711 2C 187 Francesco Personi (1754-1843), attr. indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO SACRO 12717 2C 193 veronese XVIII secolo 12887 2B 358 lombardo XVII secolo 13184 2B 652 Francesco Personi (1754-1843) 12735 2B 211 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12893 2B 364 italiano XVII secolo 13223 2B 686-13225 2B 687 veronese XX secolo 12737 2B 213 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12902 2B 373 italiano XIX secolo 16280 2B 714 Carlo Bustaffa (notizie dal 1829) 12824 2B 300r Guido Reni (1575-1642), copia da, XVII secolo 12957 2B 428 Pietro Nanin (1808-1889) 17340 2C 749 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 12961 2B 432 Pietro Nanin (1808-1889) 17350 2C 759, 17351 2C 760 Angelo Recchia (1816-1882) 13010 2B 480 veronese XVIII secolo 17362 2C 771 Angelo Recchia (1816-1882) 13021 2C 490, 13022 2C 491 Domenico Dalla Rosa (1778-1834) 17366 2C 775, 17367 2C 776 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 12826 2B 302 veronese XVII secolo 12849 2B 320 Giovanni Battista Trotti, Malosso (1556-1619) 12852 2B 323r veronese XVIII secolo 12859 2B 330 Pietro Nanin (1808-1889) 12860 2B 331 Alessandro Marchesini (1663-1738) 12862 2B 333 veronese XVIII secolo 12880 2B 351 veronese XVI secolo 13099 2B 567 italiano XIX secolo 13106 2B 574 Gaetano Zancon (1770-1817) 13166 2B 634, 13167 2B 635 Pietro Rotari (1707-1762) 13171 2B 639 Antonio da Trento (attivo circa 1527), copia da, XVIII secolo 17372 2C 781 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17377 2C 786 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17392 2C 801r/v Angelo Recchia (1816-1882) 17411 2C 820r Angelo Recchia (1816-1882), attr. indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO SACRO 17416 2C 825 Angelo Recchia (1816-1882) 13134 2B 602 Matteo Brida (1699-1774) 12385 2B 65 Louis Dorigny (1654-1742) 17418 2C 827v-17420 2C 829 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17381 2C 790r Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17422 2C 831 Angelo Recchia (1816-1882), attr. Antico Testamento 12387 2B 67 Felice Cappelletti (circa 1698 - post 1738) 23616 2C 1930 Giambattista Tiepolo (1696-1770), copia da, XX secolo 25440 2B 1955v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) Storia 1345 2B 4 veronese fine XVII secolo 1529 2B 10 Orazio Farinati (1558/1561 - ante 1627) 4200 2B 102 veronese XVIII secolo 12394 2B 74 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12621 2B 81 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12626 2B 86 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12628 2B 88 Francesco Lorenzi (1723-1787) 12855 2B 326 Raffaello Sanzio (1483-1520), copia da, XVIII secolo 8443 3B3028 Pietro Santi Bartoli (seconda metà XVII secolo), copia da, XVII secolo 13016 2B 486 Pietro Antonio Perotti (1712-1793) 12339 2B 19r Carlo Urbino (circa 1510/1520 - post 1585) 12878 2B 349 Antonio Tempesta (1555?-1630), copia da, XVII secolo 13037 2C 506 Raffaello Sanzio (1483-1520), copia da, XVIII secolo 12350 2B 30 veneto XVIII secolo 12885 2B 356 olandese XVII secolo 12365 2B 45 Carlo Caliari (1570-1596) 12936 2B 407 Pietro Nanin (1808-1889) 13104 2B 572 italiano XIX secolo 13105 2B 573 Matteo Brida (1699-1774) 12663 2B 139 Michel Dorigny (1616-1665), copia da, XVI secolo 12379 2C 59 romano XVII secolo indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO SACRO 12944 2B 415 Pietro Nanin (1808-1889) 17626 2C 943r veronese XIX secolo 12371 2B 51 Felice Cappelletti (circa 1698 - post 1738) 12949 2B 420 Pietro Nanin (1808-1889) 17629 2C 946 Angelo Recchia (1816-1882) 12372 2B 52 veronese XVIII secolo 12974 2B 445 Antonio Balestra (1666-1740) 23615 2C 1929 Stegagno (XIX secolo) 12373 2B 53 Paolino Caliari (1764-1835), attr. 13003 2B 474 Cirillo Jacob Gasperij (notizie dal 1772) 23637 2C 1935v Stegagno (XIX secolo), attr. 12377 2B 57 veronese XVIII secolo 25433 2B 1948 Marcantonio Bassetti (1586-1630) 12380 2B 60 veneto XVII secolo Nuovo Testamento 12386 2B 66 Giambattista Lanceni (1659-1737) (?) 1303 2B 2 Nanin Pietro (1808-1889) 12633 2B 93 Giovanni Murari (1669 - post 1718) (?) 1457 2B 7, 1458 2B 8 Carlo Urbino (circa 1510/1520 - post 1585) 12659 2B 135 Fapani (?) Bergamasco (XVIII secolo?) 8440 3B3025-8442 2B 3027 Pietro Santi Bartoli (seconda metà XVII secolo), copia da, XVII secolo 12660 2B 136 Agostino Ugolini (1755-1824) 13012 2B 482 Marco Marcola (1740-1798) 13036 2C 505 italiano XVIII secolo 13095 2B 563 veronese XVIII secolo 13131 2B 599, 13132 2B 600 veronese XVIII secolo 13152 2B 620 Simone Brentana (1656-1742) 13154 2B 622 Simone Brentana (1656-1742), copia da, XVIII secolo 13170 2B 638 veronese XVIII secolo 13176 2B 644 veronese XVIII secolo 12360 2B 40 Alessandro Marchesini (1663-1738) 12364 2B 44 Pietro Malombra (1556-1618) (?) 12687 2C 163, 12688 2C 164 Pietro Nanin (1808-1889) 12690 2C 166 Pietro Nanin (1808-1889) indice DISEGNI FIGURATIVI SOGGETTO SACRO 12867 2B 338 italiano XVIII secolo 12877 2B 348 italiano XVIII secolo 13013 2B 483 Paolino Caliari (1763-1835) 13153 2B 621 veronese XVIII secolo 13019 2C 488 Giuseppe Buffetti (1751-1812) 13155 2B 623 veneto XVIII secolo 13025 2B 494 Pietro Nanin (1808-1889) 13161 2B 629 Antonio Balestra (1666-1740), copia da, XVIII secolo 12884 2B 355 Louis Dorigny (1654-1742) 12890 2B 361, 12891 2B 362 Michelangelo Buonarroti (1475-1564), copia da, XIX secolo 13030 2C 499 Elisabetta Ferrari (1841-1921) 12908 2B 379 veneto XVIII secolo 13042 2C 511 Luigi Polfranceschi (XVIII-XIX secolo) 12909 2B 380 veronese XVIII secolo 13066 2B 534 Louis Dorigny (1654-1742) 12925 2B 396-12929 2B 400 Pietro Nanin (1808-1889) 13081 2B 549 Louis Dorigny (1654-1742) 12933 2B 404 Pietro Nanin (1808-1889) 13088 2B 556 Felice Cappelletti (circa 1698 - post 1738) 12952 2B 423 Pietro Nanin (1808-1889) 12954 2B 425, 12955 2B 426 Pietro Nanin (1808-1889) 12958 2B 429, 12959 2B 430 Pietro Nanin (1808-1889) 12963 2B 434 Pietro Nanin (1808-1889) 13163 2B 631 veronese XVIII secolo 13178 2B 646 italiano XVII secolo 13308 2C 158 italiano XIX secolo 17341 2C 750 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 17393 2C 802 veronese XIX secolo 13110 2B 578 Pietro Nanin (1808-1889) 17394 2C 803 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 13127 2B 595 Battista del Moro (circa 1514 - circa 1575) 17414 2C 823r Angelo Recchia (1816-1882), attr. 13130 2B 598 Scarafia (seconda metà XVIII secolo?) (?) 17414 2C 823v veronese XIX secolo 13146 2B 614 veronese XVIII secolo indice DISEGNI FIGURATIVI CAPRICCIO - CARTOGRAFIA TOPOGRAFIA - PAESAGGIO - VEDUTA 17628 2C 945 Angelo Recchia (1816-1882), attr. CAPRICCIO PAESAGGIO 12637 2B 97, 12638 2B 98 Francesco Guardi (1712-1793) 12639 2B 99r/v Remigio Cantagallina (1582/1583?-1656) CAMPO APERTO 17368 2C 777v veronese XIX secolo 17966 2C 1144r/v italiano XX secolo 22541 2C 1499v Mario Sironi (1885-1961) 25548 2B 2064v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30875 2C 2130 Ettore Colla (1896-1968) 30626 2C 2124 italiano XX secolo CARTOGRAFIA / TOPOGRAFIA 13228 2C 690-13230 2C 692 Abramo Massalongo (1824-1860) 18213 2C 1154 francese XIX secolo 22578 2C 1536r francese XIX secolo 22705 2C 1663 veronese XIX secolo 22767 2C 1725 francese XIX secolo 25435 2B 1950 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25555 2B 2071 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25588 2B 2086 italiano XIX secolo 12658 2C 134 Andrea Monga (1794-1861) 12713 2C 189, 12714 2C 190 Francesco Personi (1754-1843) 12811 2B 287 italiano XVII secolo 12821 2B 297 italiano XVII secolo 12822 2B 298 veneto XVIII secolo 12844 2B 315 A, 12845 2B 316A Remigio Cantagallina (1582/1583-1656) 13015 2B 485 Bernardo Zilotti (1716-1783) 13040 2C 509, 13041 2C 510 Eleonora Marchi (XIX secolo) 17494 2C 843 veronese XIX secolo indice DISEGNI FIGURATIVI CAPRICCIO - CARTOGRAFIA TOPOGRAFIA - PAESAGGIO - VEDUTA 17935 2C 1115, 17936 2C 1116 Elisa Belloni (notizie dal 1894) 22893 2C 1851 italiano XIX secolo 22899 2C 1857 veronese XIX secolo 17937 2C 1117 veronese XIX secolo 22905 2C 1863 A.B. (XX secolo) 22902 2C 1860r/v Albino Siviero, Verossì (1904-1945) 17938 2C 1118 Elisa Belloni (notizie dal 1894) 22907 2C 1865 Aldo Ettore Kessler (1884-1974) 22903 2C 1861 Renzo Biasion (1915-1983) 19961 2C 1280 Giovanni Segantini (1858-1899) Veduta di Verona 23567 2C 1917 italiano XIX secolo 22891 2C 1849 Alberto Stringa (1880-1931) 12972 2C 443 (Volargne) Giambattista Banterle (XIX secolo) 22892 2C 1850 italiano XX secolo 16650 2C 721 Mario Paolo Payetta (1890-1977) 30636 2C 2128 S. Vedovelli (notizie dal 1863) 30629 2C 115 Alberto Stringa (1880-1931) 17446 1C2932 (Rocca del Garda) Angelo Recchia (1816-1882) 30889 2C 2144 (Costermano) Pietro Ronzoni (1781-1862) 18784 2C 1158 (Ponte di Veja) italiano XIX secolo 30890 2C 2145r (Affi) Pietro Ronzoni (1781-1862) 19204 2C 1161 G. Bighignoli (XX secolo) 30890 2C 2145v Pietro Ronzoni (1781-1862) 22431 2C 1389, 22432 2C 1390 Ercole Calvi (1824-1900) 30891 2C 2146 (Affi) Pietro Ronzoni (1781-1862) 30878 2C 2133-30888 2C 2143 Pietro Ronzoni (1781-1862) 30892 2C 2147 Pietro Ronzoni (1781-1862) VEDUTA 13311 2B 693 Antonio Tempesta (1555?-1630), copia da, XIX secolo 19715 2C 1223 G. Bighignoli (XX secolo) 22433 2C 1391 veronese XIX secolo 30631 2C 2127 Domenico Quaglio (1786-1837) indice DISEGNI FIGURATIVI ARCHITETTURA - DECORAZIONE ORNATO - SCENOGRAFIA - STEMMI 30893 2C 2148 Pietro Ronzoni (1781-1862) 19858 2C 1226-19860 2C 1228 veronese XIX secolo 22532 2C 1490-22536 2C 1494 italiano XIX secolo 30894 2C 2149 (Affi) Pietro Ronzoni (1781-1862) 22423 2C 1381 italiano XIX secolo 22546 2C 1503-22551 2C 1508 Andrea Monga (1794-1861) 22430 2C 1388 italiano XIX secolo 22552 2C 1509 Andrea Monga (1794-1861) Studi, progetti, copie 22435 2C 1393-22437 2C 1395 italiano XVIII-XIX secolo 22552 2C 1510 Andrea Monga (1794-1861) 12901 2B 372v italiano XIX secolo 22501 2C 1459 italiano XIX secolo 22553 2C 1511-22556 2C 1514r/v Andrea Monga (1794-1861) 12973 2B 444 veneto XVIII secolo 22501 2C 1549 Gaetano Avesani (?-1845) 22557 2C 1515r/v italiano XIX secolo 13107 2C 575 Sebastiano Finco (XIX secolo) 22511 2C 1469 italiano XIX secolo 22558 2C 1516, 22559 2C 1517 Andrea Monga (1794-1861) 13189 2C 657 R. Gerola (XX secolo) 22512 2C 1470, 22513 2C 1471 veronese XIX secolo 22560 2C 1518 italiano XIX secolo 13199 2B 662-13201 2B 664 Giuseppe Barbieri (1777-1838) 22516 2C 1474 italiano XIX secolo 22561 2C 1519 Andrea Monga (1794-1861) 13202 2B 665, 13203 2B 666 veronese XIX secolo 22518 2C 1476-22520 2C 1478r/v veronese XIX secolo 22564 2C 1522r/v, 22565 2C 1523r Andrea Monga (1794-1861) 13205 2C 668v Andrea Monga (1794-1861) 22531 2C 1489 Carlo Amati (notizie dal 1846) 22566 2C 1524 Andrea Monga (1794-1861) 16030 2C 705 veronese XIX secolo 22531 2C 1489 italiano XIX secolo ARCHITETTURA indice DISEGNI FIGURATIVI ARCHITETTURA 22569 2C 1527-22575 2C 1533 Gaetano Avesani (?-1845) 22698 2C 1656 italiano XIX secolo 22712 2C 1670, 22713 2C 1671 veronese XIX secolo 22578 2C 1536v italiano XIX secolo 22699 2C 1657 veronese XIX secolo 22714 2C 1672-22716 2C 1674 Gaetano Avesani (?-1845) 22582 2C 1540-22584 2C 1542 Gaetano Avesani (?-1845) 22700 2C 1658, 22701 2C 1659 Gaetano Avesani (?-1845) 22717 2C 1675 veronese XIX secolo 22590 2C 1548 italiano XIX secolo 22702 2C 1660 italiano XIX secolo 22718 2C 1676, 22719 2C 1677 Gaetano Avesani (?-1845) 22592 2C 1550-22594 2C 1552 Gaetano Avesani (?-1845) 22702 2C 1720 italiano XIX secolo 22720 2C 1678-22723 2C 1681 veronese XIX secolo 22595 2C 1553-22599 2C 1557r/v Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901) 22703 2C 1661 Gaetano Avesani (?-1845) 22742 2C 1700-22744 2C 1702 veronese XX secolo 22704 2C 1662 veronese XIX secolo 22745 2C 1703 italiano XIX secolo 22704 2C 1662 veronese XIX secolo 22746 2C 1704-22748 2C 1706 Gaetano Avesani (?-1845) 22706 2C 1664 veronese XIX secolo 22749 2C 1707, 22750 2C 1708 italiano XIX secolo 22707 2C 1665, 22708 2C 1666 Gaetano Avesani (?-1845) 22751 2C 1709 Giuseppe Mazza (1779-1847) 22600 2C 1558 Giambattista Pozzi (XIX secolo) 22601 2C 1559r/v-22603 2C 1561 Gaetano Avesani (?-1845) 22606 2C 1564-22611 2C 1569 Gaetano Avesani (?-1845) 22627 2C 1585-22633 2C 1591 veronese XIX secolo 22691 2C 1649r veronese XIX secolo 22695 2C 1653-22697 2C 1655 Gaetano Avesani (?-1845) 22709 2C 1667 italiano XIX secolo 22710 2C 1668, 22711 2C 1669 Gaetano Avesani (?-1845) 22752 2C 1710/1-6 veronese XIX secolo indice DISEGNI FIGURATIVI ARCHITETTURA 22753 2C 1711 Francesco Bazerla (1826-1891) 22784 2C 1742-22790 2C 1748 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901) 22835 2C 1793, 22836 2C 1794 veronese XIX secolo 22796 2C 1754-22800 2C 1758 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901) 22837 2C 1795-22839 2C 1797 italiano XIX secolo 22802 2C 1760, 22803 2C 1761 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901) 22840 2C 1798 lombardo XIX secolo 22805 2C 1763, 22806 2C 1764 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901) 22841 2C 1799 Gaetano Avesani (?-1845) 22813 2C 1771r italiano XIX secolo 22842 2C 1800r/v italiano XIX secolo 22818 2C 1776r/v lombardo XIX secolo 22843 2C 1801 veronese XIX secolo 22824 2C 1782 italiano XIX secolo 22844 2C 1802 italiano XIX secolo 22826 2C 1784 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901) 22845 2C 1803 Francesco Bazerla (1826-1891) (?) 22754 2C 1712 veronese XIX secolo 22755 2C 1713 Giuseppe Mazza (1779-1847) 22756 2C 1714 veronese XX secolo 22757 2C 1715 Giuseppe Barbieri (1777-1838) 22761 2C 1719 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901) 22767 2C 1725 Gaetano Avesani (?-1845) 22776 2C 1734-22780 2C 1738 italiano XIX secolo 22781 2C 1739 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901) 22782 2C 1740 italiano XIX secolo 22783 2C 1741 veronese XIX secolo 22827 2C 1785, 22828 2C 1786 italiano XIX secolo 22829 2C 1787-22832 2C 1790 veronese XIX secolo 22833 2C 1791 italiano XIX secolo 22834 2C 1792 Carlo Amati (XIX secolo) 22846 2C 1804, 22847 2C 1805 italiano XIX secolo 22848 2C 1806 Francesco Bazerla (1826-1891) 22849 2C 1807, 22850 2C 1808 italiano XIX secolo indice DISEGNI FIGURATIVI ARCHITETTURA 22894 2C 1852, 22895 2C 1853 Gaetano Avesani (?-1854) 25438 2B 1953v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 22898 2C 1856 veronese XIX secolo 22912 2C 1870 italiano XIX secolo 23189 2C 1874, 23190 2C 1875 Carlo Ederle (1760-1835) 23191 2C 1876r/v veronese XIX secolo 23528 2C 1878 italiano XIX secolo 23530 2C 1880 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901) 23568 2C 1918 Angelo Gottardi (1826-1911) 23569 2C 1919, 23570 2C 1920 veronese XIX secolo 25183 2C 1939, 25184 2C 1940 Mario Rogolotti (1915-1961) 25432 2B 1947 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25436 2B 1951r/v, 25437 2B 1952r/v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25441 2B 1956r/v-25444 2B 1959 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25448 2B 1963, 25449 2B 1964 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25451 2B 1966 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25453 2B 1968 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25455 2B 1970r/v-25461 2B 1976 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25513 2B 2029r/v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25521 2B 2037r/v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25522 2B 2038v-22525 2B 2041 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25527 2B 2043 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25528 2B 2044v, 25529 2B 2045 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25535 2B 2051 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25537 2B 2053 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25464 2B 1979 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25539 2B 2055 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25469 2B 1984 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25556 2B 2072 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25501 2B 2016r/v, 25502 2B 2017 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25563 2B 2079 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25507 2B 2022 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25566 2B 2082, 25567 2B 2083 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25510 2B 2026v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) indice DISEGNI FIGURATIVI ARCHITETTURA 25587 2B 2085 A. Zorzi (XIX secolo) Elementi architettonici 30601 2B 2099 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30607 2B 2105r bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30615 2B 2113, 30616 2B 2114 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30618 2B 2116 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30621 2B 2119 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30623 2B 2121r/v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30627 2C 2125 Gaetano Avesani (?-1845) 30874 2C 2129 veronese XIX secolo 30876 2C 2131 Ferdinando Albertolli (1781-1844) 31507 2C 2153- 32186 2C 2812 Carlo Scarpa (1906-1978) 12697 2B 173 Francesco Personi (1754-1843) 13204 2C 667 Andrea Monga (1794-1861) 19894 2C 1234-19905 2C 1245 veronese XX secolo 22854 2C 1812 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901) 25438 2B 1953r bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25445 2B 1960r/v-25447 2B 1962 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25450 2B 1965v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25494 2B 2009 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25503 2B 2018 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25506 2B 2021 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25508 2B 2023r bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25512 2B 2028 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25528 2B 2044r bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25530 2B 2046 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25543 2B 2059v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25545 2B 2061 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25547 2B 2063 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25548 2B 2064r bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25557 2B 2973 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30602 2B 2100 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30606 2B 2104 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30622 2B 2120v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) indice DISEGNI FIGURATIVI ARCHITETTURA 22562 2C 1520 italiano XIX secolo 22683 2C 1641 veronese XIX secolo 22872 2C 1830 Giuseppe Bazerla (XIX secolo) 22576 2C 1534 Gaetano Avesani (?-1845), attr. 22724 2C 1682-22741 2C 1699 italiano XIX secolo 22873 2C 1831-22879 2C 1837 italiano XIX secolo Ordini architettonici 22763 2C 1721-22766 2C 1724 Marco Antonio Pagan de Paganis (1817 - post 1870) 22880 2C 1838 Francesco Bazerla (1826-1891) 12656 2C 132/9v, 12656 2C 132/10 veneto XIX secolo 12656 2C 132/11v veneto XIX secolo 12656 2C 132/12v, 12656 2C 132/13r/v veneto XIX secolo 12656 2C 132/14v veneto XIX secolo 12656 2C 132/15v veneto XIX secolo 12656 2C 132/16v veneto secolo XIX 12656 2C 132/17v veneto XIX secolo 22454 2C 1412v piemontese XIX secolo 22604 2C 1562, 22605 2C 1563 italiano XIX secolo 22813 2C 1771v-22815 2C 1773r/v italiano XIX secolo 22816 2C 1774r/v Giovanni Franchini (XIX secolo) 22817 2C 1775 italiano XIX secolo 22881 2C 1839-22889 2C 1847r/v italiano XIX secolo DECORAZIONE / ORNATO 12627 2B 87 Andrea Urbani (1711-1797) (?) 22819 2C 1777-22822 2C 1779 italiano XIX secolo 12642 2B 104 Bartolomeo Ridolfi (circa 1520 - circa 1570) (?) 22823 2C 1781 Francesco Bazerla (1826-1891) 12720 2B 196r Francesco Personi (1754-1843), attr. 22851 2C 1809-22853 2C 1811 italiano XIX secolo 12751 2B 227 Francesco Personi (1754-1843), attr. 22855 2C 1813, 22856 2C 1814 italiano XIX secolo 12762 2B 238v italiano XIX secolo 22857 2C 1815 Gaetano Tamini (XIX secolo) 12764 2B 240v italiano XIX secolo 22858 2C 1816-22871 2C 1829 italiano XIX secolo indice DISEGNI FIGURATIVI DECORAZIONE/ORNATO 12768 2B 244v italiano XIX secolo 17405 2C 814v Angelo Recchia (1816-1882), attr. 22424 2C 1382-22429 2C 1387 italiano XIX secolo 12770 2B 246v italiano XIX secolo 17553 2C 870 Angelo Recchia (1816-1882) 22438 2C 1396-22454 2C 1412r italiano XIX secolo 12774 2B 250v italiano XIX secolo 17930 2C 1110-17934 2C 1114 Elisa Belloni (notizie dal 1894) 22455 2C 1413-22500 2C 1458 italiano XIX secolo 12775 2B 251v italiano XIX secolo 17974 2C 1146-17976 2C 1148 Felice Scala (XIX secolo) 22502 2C 1460-22510 2C 1468 italiano XIX secolo 12857 2B 328v italiano XIX secolo 19889 2B 1229 veneto XVIII secolo 22521 2C 1479, 22522 2C 1481 italiano XIX secolo 13128 2B 596 italiano XVIII secolo 22385 2C 1543 Giuseppe Romeo Cristani (1855-1920) 22524 2C 1482 Mario Sironi (1885-1961) (?) 13157 2B 625 italiano XIX secolo 22397 2C 1395v-22402 2C 1360r/v Giuseppe Romeo Cristani (1855-1920) 22529 2C 1487, 22530 2C 1488 italiano XIX secolo 13188 2B 656 Angelo Finali (1709 - circa 1773), copia da, XIX secolo 22403 2C 1361Ar Giuseppe Romeo Cristani (1855-1920) 22542 2C 1500-22545 2C 1503 Giuseppe Romeo Cristani (1855-1920) 22403 2C 1361Bv Giuseppe Romeo Cristani (1855-1920) 22563 2C 1521 Andrea Monga (1794-1861), attr. 22403 2C 1361Cv Giuseppe Romeo Cristani (1855-1920) 22586 2C 1544-22589 2C 1547 Giuseppe Romeo Cristani (1855-1920) 17347 2C 756 Angelo Recchia (1816-1882) 22404 2C 1362-22415 2C 1373r/v Giuseppe Romeo Cristani (1855-1920) 22634 2C 1592, 22635 2C 1593 veronese XIX secolo 17381 2C 790 Angelo Recchia (1816-1882), attr. 22416 2C 1374-22422 2C 1380 italiano XIX secolo 13206 2C 669r Andrea Monga (1794-1861), attr. 17346 2C 755 veronese XIX secolo indice DISEGNI FIGURATIVI DECORAZIONE/ORNATO 22636 2C 1594 Giuseppe Bazerla (XIX secolo) 25462 2B 1977r/v, 25463 2B 1978 A-B bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25518 2B 2034 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 22637 2C 1595-22650 2C 1608 veronese XIX secolo 25467 2B 1982 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25522 2B 2038r bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 22664 2C 1622, 22665 2C 1623 Giuseppe Bazerla (XIX secolo) 25470 2B 1985 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25526 2B 2042 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 22666 2C 1624-22682 2C 1640 veronese XIX secolo 25472 2B 1987-25490 2B 2005 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25531 2B 2047-25534 2B 2050 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 22684 2C 1642-22690 2C 1648 veronese XIX secolo 25492 2B 2007, 25493 2B 2008 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 22691 2C 1649v-22694 2C 1652 veronese XIX secolo 25495 2B 2010, 25496 2B 2011 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25536 2B 2052r/v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 22758 2C 1716-22760 2C 1718 Francesco Bazerla (1826-1891) 25498 2B 2013r/v-25501 2B 2016r/v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 22825 2C 1783 italiano XIX secolo 25504 2B 2019, 25505 2B 2020 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25439 2B 1954, 25440 2B 1955r bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25509 2B 2025r/v, 25510 2B 2026r bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25450 2B 1965r bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25511 2B 2027r/v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25452 2B 1967 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25514 2B 2030r/v-25516 2B 2032 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25454 2B 1969r/v bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25517 2B 2033 italiano XVIII secolo 25538 2B 2054 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25540 2B 2056-25543 2B 2059r bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25544 2B 2060 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25546 2B 2062 italiano XVIII secolo 25551 2B 2067, 25552 2B 2068 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25558 2B 2074-25562 2B 2078 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) indice DISEGNI FIGURATIVI SCENOGRAFIA - STEMMI 25564 2B 2080, 25565 2B 2081 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) SCENOGRAFIA 13309 2C 159 italiano XX secolo 25568 2B 2084 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 12646 2B 122 Giovanni Garbini (seconda metà XVIII secolo) (?) 30603 2B 2101 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 12676 2B 152, 12677 2B 153 Giuseppe Segusini (1801-1876) 25465 2B 1980r/v, 25466 2B 1981 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30605 2B 2103 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 12812 2B 288-12819 2B 295 italiano XVIII secolo 25468 2B 1983 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30608 2B 2106 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 16277 2B 711 Tranquillo Orsi (1771-1845) 25471 2B 1986 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30617 2B 2115 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 17313 2C 722 veneto XVIII secolo 25491 2B 2006 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30619 2B 2117 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 22897 2C 1855 italiano XVIII secolo 25549 2B 2065, 25550 2B 2066 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30622 2B 2121r bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25519 2B 2035, 25520 2B 2036 italiano XVIII secolo 25553 2B 2069 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 30624 2B 2122r/v, 30625 2B 2123 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25554 2B 2070r italiano XVIII secolo 30604 2B 2102 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) STEMMI 30609 2B 2107r/v-30614 2B 2112 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 12970 2C 441 veneto XIX secolo 30620 2B 2118 bottega di Paolo Farinati (1524-1606) 25554 2B 2070v italiano XVIII secolo 17360 2C 769 Angelo Recchia (1816-1882) 13205 2C 668r Andrea Monga (1794-1861) indice DISEGNI FIGURATIVI DISEGNO SCIENTIFICODOCUMENTARIO DISEGNI NON FIGURATIVI 25589 2A 2087 veronese XVI secolo 22807 2C 1765-22812 2C 1770 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901) DISEGNI NON FIGURATIVI DISEGNO SCIENTIFICO-DOCUMENTARIO 23529 2C 1879 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901), attr. 12967 2B 438 Francesco Personi (1754-1843) 13018 2C 487 Luigi Trezza (1752-1823) 13158 2B 626 italiano XIX secolo 23531 2C 1881 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901), attr. 22540 2C 1498 Mario Sironi (1885-1961) 23168 1C3637 Sakuno (XX secolo) 25801 2C 2088/1-12 Giovanni Meloni (1940) 30628 2C 2126 Giovanni Ciotta (1824-1903) 17554 2C 871 italiano XIX secolo 22514 2C 1472 italiano XX secolo 22538 2C 1496, 22539 2C 1497 italiano XIX secolo 22578 2C 1536-22581 2C 1539 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901) 22768 2C 1726-22775 2C 1733 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901) 22791 2C 1749-22795 2C 1753 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901) 22804 2C 1762 Pietro Orseolo Massalongo (1854-1901) indice Comune di Verona Assessorato alla Cultura Museo di Castelvecchio Direzione della mostra Paola Marini Giorgio Marini Ufficio stampa Studio Lavia, Padova Electa, Milano Coordinamento organizzativo Anna Pasti Promozione Studio Lavia, Padova Amministrazione Rosanna Anderluzzi Gloria Maroso Elisabetta Marcati Allestimento Alba Di Lieto Sistemazione di Sala Boggian a cura del Settore Lavori Pubblici del Comune di Verona Grafica e logo Carlo Buffa Dirigente Luciano Ortolani Calligrafia Brody Neuenschwander Direzione del cantiere Sergio Menon Realizzazione passepartout Lucio Tuzza Progetto impianti Alessandro Bortolan Segreteria Daniela Bonetti Liliana Fenzi Fabia Pinali Maria Tosi Sezione didattica Caterina Giardini Enrico Padovani Linda Perini Andrea Tomezzoli Realizzazione gigantografie e didascalie Graphic Report Fotografie Umberto Tomba Fotoriproduzioni Orbit indice Impianti tecnologici Mariano Torneri, Adriano Perlini, Claudio Menegatti, Roberto Rio, Lucio Guerra, Mariano Mazzi Particolare gratitudine va a Giorgio Vigo e Daniela Preti della Direzione regionale cultura e flussi migratori della Regione del Veneto, insieme a Fabrizio Magani Impianti elettrici e illuminazione Oscar Scattolo Catalogo a cura di Sergio Marinelli, Giorgio Marini Servizi tecnici Sandro Bassi, Gianfranco Caselli, Fulvio Don, Fabio Guardini Saggi di Sergio Marinelli, Giorgio Marini Postazione video Vecomp Grafica video Fabio Corubolo Hanno collaborato alla realizzazione della mostra Alca Impianti Elettrici, Paola Anti, Centrocolor, Cortella, Edisal Floor, Elettrotecnica Grassi, Eximag Impianti di Sicurezza, Karma srl, Oggetti e Soggetti, Quaglia srl, Lisa Rubenstein Calevi, Vetroservice, VIP color, Falegnameria Zanetti Servizi di custodia Associazione per lAutogestione dei Servizi e la Solidarietà (AUSER) Schede di Diego Arich de Finetti [DA] Alba Di Lieto [ADL] Sergio Marinelli [SM] Giorgio Marini [GM] Flavia Pesci [FP] Mari Pietrogiovanna [MP] Andrea Tomezzoli [AT] Anna Chiara Tommasi [ACT] Si ringraziano tutti coloro che, a diverso titolo, ci hanno offerto collaborazione nel corso del lavoro di ricerca e nella preparazione del catalogo e dellesposizione Filippa Aliberti Gaudioso, Irina Artemeva, Sylvie Béguin, Margherita Bolla, Suzanne Boorsch, Giulio Bora, Nicoletta Boschiero, Alessia Castellani, Chiara Ceschi, Hugo Chapman, Robert R. Coleman, Anna Maria Conforti Calcagni, Agostino Contò, Steven Coppel, Dominique Cordellier, Alessandro Corubolo, Giorgia Dalla Pietà, Silvano De Tuoni, Monica De Vincenti, Mario Di Giampaolo, Stefania Di Gioia, Attilia Dorigato, Hans-Joachim Eberhardt, Alberta Faccini, Marzia Faietti, Andrea Ferrarini, Peter Feuz, Chris Fischer, Lucia Fornarí Schianchi, Fiorella Frisoni, Peter Fuhring, Caterina Giardini, Marco Girardi, Catherine Goguel, Mario Guderzo, Simone Guerriero, Enrico Maria Guzzo, Kathrin Heckel, Marianne Joannides Fuchs, Laura Lorenzoni, Adriano Mariuz, Gloria Maroso, Angelo Mazza, Joan Monnier, Claudia Munari, Mary Newcome Schleier, Enrico Padovani, Rossella Patrizio, Giuseppe Pavanello, Gianni Peretti, Paola Pettenella, Fabrizio Pietropoli, Stefano Pisani, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, Chiara Rigoni, Giovanni Romano, Sandra Romito, Martin Royalton-Kisch, Elisabetta Saccomani, Loretta Salvador, Monica Saracino, José Maria Garcia Solana, Franco Spaliviero, Dario Tagliabue, Marco Tanzi, Deborah Tosato, Barbara Tosetti, Pierluigi Verlini, Aidan Weston-Lewis, Renato Zironda indice