Obrigado! - Altervista
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Obrigado! - Altervista
Con te partirò (racconti “liberi di viaggiare”) Obrigado! Il turista è per vocazione un consumatore molto speciale: è invitato, coccolato, quasi pressato nel vedere, conoscere e gustare soltanto le cose belle di un luogo; in tal modo è portato a vedere gli aspetti più appariscenti , a non porsi tante domande e spesso l’inerzia di una gita collettiva amplifica la disattenzione sin quasi a trascurare la realtà. Per fortuna il recente Tour in Portogallo dei Liberi di viaggiare ha avuto i connotati di una esperienza vera, sul campo e la parola d’ordine per ricordarla è certamente:”Obrigado!”. Si, l’abbiamo ascoltata molte volte, da tante persone diverse, con motivazioni disparate, ma comunque sempre, in ogni occasione, l’abbiamo udita e soprattutto “sentita”. E’ nel Dna del modo di agire, nella disponibilità, nella cortesia della gente portoghese: i primi a ricordarcelo sono Paula e Joao, che abbiamo avuto la fortuna di apprezzare ben oltre il ruolo professionale svolto con impeccabile capacità fino all’ultimo istante della gita. E senza fatica l’abbiamo fatto nostro:Obrigado! è diventato il modo diretto e semplice per superare la difficoltà linguistica, quasi il jolly per risolvere positivamente ogni problema. Una conferma l’abbiamo ricevuta dai laureandi di Coimbra, che con allegria hanno coinvolto la comitiva rendendo la visita alla città, alla Università (soprattutto alla Biblioteca) un momento di particolare vivacità emotiva per analoghi ricordi di studio. A tale proposito ne approfitto per suggerire l’idea di esporre le foto significative delle gite durante le assemblee dei soci su una apposita bacheca a ricordare le esperienze e i momenti vissuti con particolare gioia: certamente quella con i laureandi di Coimbra merita un posto di rilievo! La crisi l’abbiamo vista nei quartieri vecchi di Lisbona e Porto, nella trascuratezza del patrimonio immobiliare dei centri storici (Paula ha spiegato come la stagnazione del mercato immobiliare rende impossibile la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici), nella vastità di case “sgaruppate” presenti anche a breve distanza da Chiese e monumenti, dai tetti in lamiera, dalle coperture esterne e perimetrali che definire di fortuna è un eufemismo. L’abbiamo toccata nella visita alla Cattedrale monumentale di Batalha, dove la parte da ultimare è rimasta senza cupola con il rischio di danni irrimediabili per mancanza di risorse finanziarie. L’abbiamo avvicinata nella popolazione di questuanti localizzati con sofferente sapienza vicino alle mete dei turisti( chiese , ristoranti, negozi), specie in Lisbona e Porto. L’abbiamo sentita nelle parole di ringraziamento di Paula e Joao per la liberalità dimostrata dalla comitiva al momento del congedo. L’abbiamo percepita dal racconto delle vicende storiche, nelle quali l’antica ricchezza procurata dalle colonie sparse in ogni continente compare come un tremendo contraltare alle difficoltà del presente: un secolare, infinito trapasso verso un ruolo ridimensionato europeo. Risulta forte il contrasto, quasi un salto drammatico, tra passato e presente delle istituzioni che hanno guidato il Portogallo per lunghi secoli: la monarchia e la Chiesa. Rimane atavica e per certi versi incomprensibile anche la non celata ostilità di tutto ciò che parla della Spagna, la grande nemica storica difficile da far apparire come la sorella maggiore nelle odierne vicende europee. Differenze evidenti appaiono tra le città del Nord (Braga, GuImares, Coimbra) che si presentano con centri storici ordinati, puliti, con traffico ben regolamentato, dove fanno bella mostra autoveicoli di marca rispetto a Porto e Lisbona, dove la presenza dei fiumi, del commercio ,dei grandi ponti rendono il traffico una scommessa quotidiana da vincere. Altri contrasti sono quelli tra una concentrazione urbana bipolare (Lisbona e Porto) che vede la metà della popolazione ubicata in tali località ed un ambiente naturale caratterizzato da estesi boschi (quasi il 40% della superficie territoriale), dove la agricoltura ha ancora evidenti segni di arretratezza per motivi economici ed organizzativi. I frequenti spostamenti tra diverse località lungo le autostrade hanno consentito di apprezzare la tenera invasione delle cicogne sui tralicci della alta tensione, dei loro grandi nidi incastrati tra le strutture angolari, a segnalare al visitatore la bontà ambientale e l’ intenzione di volare al momento opportuno verso altri lidi. Bellissimo e chiccoso (per vips) il tratto di costa oceanica tra Capo da Roca e Cascais, dove il vento domina incontrastato ed i gabbiani compiono spettacolari evoluzioni tali da trattenere lo sguardo anche del più frettoloso spettatore. Terra piena di grandezza antica, di arte, di contrasti mitigati da una identità particolare, dove la tolleranza, la diversità,la tradizione, il coraggio marinaresco, la speranza sono elementi naturali della vita portoghese. Tutto ciò costituisce un qualcosa di più: un’anima, che parla attraverso la saudade (quel misto di nostalgia, gioia, malinconia) ospitata dalle struggenti canzoni di fado. Un’anima complessa, da avvicinare con delicatezza per comprenderne i segreti, che i portoghesi mostrano con discrezione ,dignità, specialmente ora, nel tempo della crisi. Una straordinaria pagina è costituita da Fatima:non ho difficoltà a dire che il silenzio di quell’ultimo mattino, a messa terminata, mi è rimasto dentro come il ricordo dei penitenti che in preghiera compivano il lungo tratto verso il Santuario camminando sulle ginocchia. Indimenticabile rimane lo sguardo del Crocefisso del nuovo santuario: è a disposizione di chi desidera un confronto serio, come la presenza ovunque dei tre pastorelli e quella recente di Giovanni Paolo II. Spero che l’imponente flusso turistico (oltre cinque milioni) nel 2013) in tale località non diventi una “moda spirituale”, ma sia segno di riflessione e devozione sincera. Un appello ai fortunati acquirenti di Porto: dopo le vacanze estive ( tempo di dieta personale) che ne dite di un assaggio collettivo (down o stravecchio non importa)? Viva Portugal! Obrigado!. Effegi46-Maggio 2014; vedi sito: www:liberidiviagg.altervista.org Autopsicografia Autopsicografia O poeta è un fingitor. Finge tao completamente Que chega a fingir que è dor A dor que deveras sente. Il poeta è un finitore. Finge così completamente che arriva a fingere che è dolore Il dolore che davvero sente E os que leem o que escreve, Na dor lida sentem bem, Nao as duas que èle teve, Mas so a que eles tem. E quanti leggono ciò che scrive nel dolore letto sentono proprio non i due che egli ha provato Ma solo quello che essi non hanno E assim nas calhas de roda Gira, a entreter a razao, Esse conboio de corda Que se chama curacao. E così sui binari in tondo gira, illudendo la ragione, questo trenino a molla Che si chiama cuore Questa poesia di Fernando Pessoa è “ortonima”.Molte altre sono state scritte “eteronime”, cioè con nomi diversi inventati (esempio:A’lvaro de Campos). Addirittura su alcune riviste comparivano litigi tra i suoi eteronomi, senza che il lettore sapesse che in realtà vi fosse sempre Pessoa (un genio o forse un pazzo). Obrigado!.doc Pag. 2/2