3. Moti centrali
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3. Moti centrali
87 3. Moti centrali Il moto nello spazio di un punto materiale soggetto ad una forza posizionale qualsiasi è in genere non integrabile. Solo se il campo di forze ha particolari simmetrie, l’esistenza di integrali primi consente di ricondurre a quadrature la soluzione. La simmetria per rotazione caratterizza le interazioni coulombiana e gravitazionale ed il potenziale associato, detto centrale, dipende solo dalla distanza dal centro di forze. La soluzione esatta delle equazioni del moto obbedisce alle leggi di Keplero e costituisce il punto di partenza per molti problemi di meccanica celeste e anche di fisica atomica, quando è lecita una trattazione classica. 3.1. COORDINATE POLARI Un campo di forze è radiale se diretto come il vettore posizione F(r) = f (r) r r r = krk (3.1.1) L’annullarsi del momento della forza impone la conservazione del momento della quantità di moto L. Il piano passante per il centro O del campo e che contiene un arco di traiettoria infinitesima avente per estremi i punti P, P 0 ha come normale il vettore L. Infatti se P −O = r e P 0 −O = r(t+dt) = r(t)+v(t)dt sono i vettori posizione degli estremi dell’arco, che si identifica con la corda, il piano passante per O, P P 0 è quello cui appartengono i vettori r(t) e v(t) e la sua normale è L(t) = mr × v(t). La conservazione di L implica che l’orbita nello spazio delle configurazioni è piana. Se l’intensità f della forza dipende solo dalla distanza r = krk dall’origine il campo si dice centrale, vedi figura 3.1.1 r (3.1.2) F(r) = f (r) r 88 c 88-08- 9820 3. Moti centrali Un campo centrale è conservativo poiché F · dr è un differenziale esatto F · dr = f (r) f (r) 2 f (r) r · dr = d(r · r) = dr = f (r)dr r 2r 2r ed il suo potenziale è dato da V (r) = − Z (3.1.3) r f (r 0 )dr 0 (3.1.4) Ne segue che H = T + V è un integrale primo ed indicheremo con E il valore costante che assume su ogni orbita. Figura 3.1.1. Campo radiale (lato sinistro), campo centrale (lato destro). Scegliendo l’asse z nella direzione di L, per condizioni iniziali assegnate, poniamo L = Lk ed il piano xy diventa il piano dell’orbita, nel quale scegliamo un sistema di coordinate polari φ, r x = r cos φ (3.1.5) y = r sin φ La trasformazione definita su r ≥ 0, −π ≤ φ ≤ π è invertibile ovunque tranne che per r = 0 ove jacobiano si annulla. La trasformazione inversa è se y > 0 arc cos (x/r) p φ= (3.1.6) r = x2 + y 2 2π − arc cos (x/r) se y < 0 ed è continua ponendo φ = 0 se x > 0, y = 0 e φ = π se x < 0, y = 0. Le curve su cui φ e r assumono valore costante sono semirette e cerchi, vedi figura 3.1.2, e sono tra loro ortogonali. I versori nr e nφ normali a queste curve nr = i cos φ + j sin φ, nφ = −i sin φ + j cos φ (3.1.7) formano una base ortonormale in ogni punto dello spazio. Se φ = φ(t), r = r(t) è la legge del moto i vettori posizione, velocità ed accelerazione nella base (3.1.7) sono espressi da r = rnr v = ṙnr + r φ̇nφ 1 d 2 (r φ̇) a = (r̈ − r φ̇2 )nr + nφ r dt (3.1.8) c 88-08- 9820 3.1. Coordinate polari y y nr nφ ( r, φ ) P r 89 φ O x x Figura 3.1.2. Coordinate polari (lato sinistro ), curve ortogonali (lato destro). dnφ come si verifica notando che r = rnr e che le derivate dei versori sono dnr = nφ , = dφ dφ −nr . Da (3.1.8) segue che L = mr 2 φ̇k Equazioni del moto Nel caso del campo centrale l’equazione del moto, proiettata su nr ed nφ , diventa mr̈ − mr φ̇2 = f (r) d 2 (r φ̇) = 0 dt (3.1.9) La prima è l’equazione di un punto che si muove nel piano xy sulla semiretta OP che ruota seguendo il punto nel suo moto; poiché tale sistema non è inerziale, alla forza f (r) si aggiunge la forza centrifuga mr φ̇2 . La seconda equazione esprime la conservazione del momento angolare. L = mr 2 φ̇ (3.1.10) L’equazione del moto per la coordinata radiale si separa da quella per la variabile angolare. Il moto radiale è unidimensionale e le equazioni del primo ordine che lo determinano sono ṙ = vr mv̇ = f (r) + L2 = − dV eff r dr mr 3 (3.1.11) dove V eff , detto potenziale efficace, è la somma del potenziale della forza centrale e di quella centrifuga L2 + V (r) (3.1.12) V eff (r) = 2mr 2 90 c 88-08- 9820 3. Moti centrali L’integrale primo mvr2 + V eff (r) (3.1.13) 2 è l’energia totale. Per un dato valore dell’energia il moto avviene in una regione delimitata dai punti di inversione. Per il potenziale V = −α/r il ritratto di fase è indicato nella figura 2.6.5 ove appare anche il grafico di V eff (r) con L2 /m = 1. Se E < 0 si ha r1 ≤ r ≤ r2 e supposto vr (0) > 0 la legge oraria fino al primo punto di inversione r2 è data da H(r, vr ) = t= r m 2 Z r r0 dr 0 p , E − V eff (r 0 ) r0 < r < r 2 , vr > 0 (3.1.14) Dalla soluzione r = r(t), ottenuta invertendo la (3.1.14) e da (3.1.10) si ottiene la legge oraria per l’angolo. Z t 1 L dt0 (3.1.15) φ(t) = φ0 + 2 m 0 r (t0 ) Un campo radiale in genere non è conservativo. Le sua orbite sono piane ed il momento della quantità di moto si conserva ma manca il secondo integrale primo H; le equazioni del moto sono date ancora da (3.1.9) dove f = f (r, φ). 3.2. EQUAZIONE DELL’ORBITA La legge del moto r = r(t), φ = φ(t) fornisce le equazioni parametriche dell’orbita nello spazio delle configurazioni. È di norma più semplice ottenere direttamente la soluzione per l’orbita nella forma r = r(φ); si noti che per (3.1.10) la funzione φ(t) è monotona e quindi invertibile. L’equazione per l’orbita si ottiene derivando r(t) ≡ r(φ(t)) ṙ ≡ φ̇ dr L dr = dφ mr 2 dφ (3.2.1) r̈ ≡ L d mr 2 dφ L dr mr 2 dφ 2 2 1 L d =− 2 2 2 r m r dφ ed usando la la variabile u = 1/r diventa L2 2 d 2 u dV eff (r) 2 d u = −u V eff (u−1 ) = 2 m dφ dr du (2.3.2) Tenendo conto che u > 0 l’equazione dell’orbita si semplifica in dV eff L2 d 2 u =− 2 m dφ du (3.2.3) c 88-08- 9820 3.2. Equazione dell’orbita 91 e l’integrale primo corrispondente è dato da L2 H= 2m du dφ 2 + V eff 1 u (3.2.4) Il punto libero Se la forza è nulla l’equazione dell’orbita diventa d2 u +u=0 dφ2 e la soluzione si scrive u≡ (3.2.5) 1 1 = cos(φ − φ1 ) r b (3.2.6) P Q φ b φ 1 O x Figura 3.2.1. Retta in coordinate polari. Questa è l’equazione di una retta, che dista b dall’origine e la cui normale, condotta dall’origine, forma un angolo φ1 con l’asse delle x, vedi figura 3.2.1. Orbite kepleriane Se il potenziale è V (r) = −α/r l’ equazione del moto diventa d2 u mα +u= 2 2 dφ L e la soluzione è quella di (3.2.5) cui si aggiunge la costante mα/L2 (3.2.7) 92 c 88-08- 9820 3. Moti centrali u≡ mα 1 1 = 2 + cos(φ − φ1 ) r b L (3.2.8) Ponendo L2 L2 = , p= mαb mα si trova l’equazione di una conica, come si mostra nel prossimo paragrafo r= p 1 + cos(φ − φ1 ) (3.2.9) (3.2.10) Veff u Figura 3.2.2. Potenziale efficace V eff =L2 u2 /(2m)−αu per il campo gravitazionale. Il punto di di minima distanza r1 = p(1+)−1 e di inversione per il moto radiale è raggiunto per φ = φ1 . Per una analisi qualitativa notiamo che il potenziale efficace come funzione di r è delineato nella figura 2.6.5, mentre come funzione di u è una parabola, come mostra la figura 3.2.2. Quindi se E min < E < 0 si hanno due punti di inversione r1 , r2 e l’orbita è contenuta in una corona circolare r1 ≤ r ≤ r2 ; se E > 0 c’è un solo punto di inversione r1 e l’orbita è esterna al disco di raggio r1 , vedi figura 3.2.3. Per E = E min ≡ −α2 m/(2L2 ) si ha un’orbita circolare di raggio r = L2 /(mα). L’ eccentricità dell’orbita è data da = 2L2 E 1+ mα2 1/2 ≡ 1− E E min 1/2 Per verificarlo sostituiamo u = p−1 [1 + cos φ] in (3.2.4) ponendo H = E # " 2 α 2 αp du 2 E= + u2 − u = + 1 + 2 cos φ − 2 − 2 cos φ = 2 dφ p 2p α mα2 = (2 − 1) = (2 − 1) 2p 2L2 Il valore di E determina l’eccentricità e quindi E = E min E min < E < 0 E =0 E>0 (3.2.11) (3.2.12) il tipo di conica secondo la seguente tabella =0 <1 =1 >1 cerchio ellisse parabola iperbole c 88-08- 9820 3.2. Equazione dell’orbita 93 Se il potenziale è repulsivo V (r) = α/r l’equazione dell’orbita è data da (3.2.10) dove p → −p; infatti il segno di non cambia poiché la relazione tra E e fa intervenire α 2 . Utilizzando l’invarianza per lo scambio r → −r, φ → φ + π l’equazione diventa (3.2.12) r= p 1 − cos(φ − φ1 ) (3.2.13) e rappresenta una iperbole, il cui asse forma un angolo φ1 con l’asse polare, poiché > 1. E = E min E min< E < 0 E>0 Figura 3.2.3. Orbite per V (r)=−α/r a diversi valori dell’energia. Per un generico potenziale V (r) l’analisi qualitativa permette ancora di determinare le caratteristiche salienti dell’orbita. La soluzione per l’equazione dell’orbita con condioni iniziali φ(0) = φ0 , r(0) = u−1 0 , ottenuta mediante una quadratura, si scrive L φ = φ0 + √ 2m Z u u0 du0 q E − V eff (u0 −1 ) (3.2.14) Consideriamo ad esempio V (r) = −αr −β . Il corrispondente potenziale efficace, vedi figura 3.2.4 è stazionario in rc = u−1 c dove u2−β c mαβ , = L2 d2 V eff L2 (2 − β) = du2 u=uc m (3.2.15) Il punto critico corrispondente è ellittico per β < 2, iperbolico per β > 2 e le orbite circolari r = u−1 sono rispettivamente stabili e instabili. Per β < 2 le orbite nello spazio c delle configurazioni sono confinate in una corona circolare r1 ≤ r ≤ r2 se E < 0 e sono esterne ad un disco r ≥ r1 se E > 0: nel primo caso il moto è confinato e si ha uno stato legato, nel secondo caso il moto non è confinato e si ha un processo d’urto. Nella figura 3.2.5 mostriamo alcune orbite corrispondenti ad energie positive e negative nel caso β < 2 e β > 2. Le orbite per β < 2 sono molto simili a quelle kepleriane; la differenza saliente è che per E < 0 le orbite, seppure confinate in un anello, non sono più chiuse. I potenziali con orbite chiuse, sono eccezionali. 94 c 88-08- 9820 3. Moti centrali V V eff eff u u Figura 3.2.4. Potenziale efficace V eff =L2 /(2m) u2 −αuβ con α>0 e β<2, (lato sinistro ), β>2 (lato destro). Teorema di Bertrand. Nel campo centrale attrattivo V (r) = −αr −β le orbite chiuse sono possibili solo per β = 1 e sono ellissi con un fuoco nel centro di forza. Nel campo centrale attrattivo V (r) = αr β le orbite chiuse sono possibili solo se β = 2 e sono delle ellissi il cui centro coincide con il centro del campo di forze. Non diamo la dimostrazione del teorema ma ci limiteremo a mostrare che per il potenziale della forza elastica V = αr 2 le orbite sono delle ellissi. Posto ω 2 = 2α/m, la soluzione delle equazioni del moto in coordinate cartesiane ẍ + ω 2 x = 0 e ÿ + ω 2 y = 0 assume la forma seguente x cos ωt x0 ω −1 v0x = A , A= (3.2.16) −1 y sin ωt y0 ω v0y Risolvendo il sistema lineare rispetto al vettore (cos ωt, sin ωt) e calcolando il quadrato della sua norma otteniamo X2 Y2 x −1 = 2 + 2 1 = (x, y)B (3.2.17) y a b dove B definita da B = AÃ = R̃ a2 0 0 b2 R, X Y x =R y (3.2.18) è una matrice positiva con autovalori a2 , b2 e R è la matrice di rotazione che la diagonalizza. Pertanto a, b sono i semiassi dell’ellisse il cui centro coincide con l’origine del sistema di coordinate e R è la matrice di rotazione che trasforma gli assi del sistema di coordinate negli assi della ellisse. c 88-08- 9820 3.3. Coniche in coordinate polari E<0 β<2 E<0 β> 2 95 E>0 β <2 0 < E < E max β> 2 Figura 3.2.5. Orbite per il potenziale efficace V eff =L2 u2 /(2m)−αuβ con α>0. 3.3. CONICHE IN COORDINATE POLARI Proviamo in questo paragrafo che la soluzione del problema di Keplero è una conica con uno dei due fuochi nel centro del campo di forze. Ellisse L’equazione di una ellisse in un riferimento cartesiano i cui assi x, y sono diretti come gli assi dell’ellisse e passano per il centro si scrive x2 y2 + = 1, a>b a2 b2 La eccentricità e di una ellisse è definita da √ a2 − b 2 = a (3.3.1) (3.3.2) 96 c 88-08- 9820 3. Moti centrali e ne misura lo schiacciamento. Si dicono fuochi dell’ellisse due punti F1 , F2 sull’asse maggiore dell’ellisse simmetrici rispetto al centro e distanti da questo a, vedi figura 3.3.1 p CF1 = CF2 = a = a2 − b2 (3.3.3) y B1 Q P φ A2 F2 C B F1 A 1 x 2 Figura 3.3.1. Parametri della ellisse. Per un punto generico P = (x, y) il quadrato della distanza dal fuoco F1 = (a, 0) è (P F1 )2 = (x − a)2 + y 2 = x2 + a2 2 − 2xa + b2 − x2 2 2 2 = x − 2ax + a = (a − x) b2 = a2 (3.3.4) 2 dove si è usata sia (3.3.1) sia (3.3.2). La distanza dal fuoco F1 vale r = P F1 = a − x (3.3.5) In modo analogo si trova che P F2 = a + x e quindi P F1 + P F2 = 2a (3.3.6) che è una delle proprietà geometriche salienti dell’ellisse: la somma delle distanze dai fuochi è costante. Scelto un sistema di coordinate polari con origine in F1 ad asse polare coincidente con l’asse maggiore si ha x = a + r cos φ (3.3.7) e quindi la equazione della ellisse in coordinate polari diventa r = a − e(a + r cos φ) ossia r= p , 1 + cos φ p = a(1 − 2 ) (3.3.8) Da (3.3.7) segue che i punti in cui l’asse x interseca l’ellisse hanno la minima e la massima distanza dal fuoco ( per un pianeta sono il perielio e l’afelio) r min = p , 1+ r max = p , 1− r min + r max = 2p = 2a 1 − 2 (3.3.9) c 88-08- 9820 3.3. Coniche in coordinate polari 97 Notiamo le relazioni seguenti a= p , 1 − 2 b=a p p 1 − 2 = √ , 1 − 2 b= √ ap (3.3.10) Iperbole La equazione di una famiglia di iperbole in un sistema cartesiano i cui assi e centro coincidono con quelli della famiglia stessa si scrive x2 y2 − 2 =1 a2 b (3.3.11) Le rette b (3.3.12) y=± x a sono gli asintoti delle iperbole. L’altra famiglia di iperbole con stessi assi ed asintoti si ottiene da (3.3.11) cambiando 1 in −1. Siano A1 , A2 e B1 , B2 punti simmetrici sugli assi x e y distanti a e b dall’origine e consideriamo il cerchio√circoscritto al rettangolo con lati paralleli agli assi passanti per A1 , A2 , B1 , B2 , di raggio a2 + b2 . Questo cerchio interseca l’asse x in due punti simmetrici F1 ed F2 che si dicono fuochi della iperbole, vedi figura 3.3.2. P B1 φ F2 A 2 C A 1 F1 B2 Figura 3.3.2. Parametri della iperbole. Definiamo eccentricità il rapporto tra la distanza dei fuochi F1 F2 e A1 A2 √ p a2 + b 2 F1 F2 2 2 CF1 = CF2 = a + b , = = A1 A2 a (3.3.13) Ne segue che CF1 = a. Il quadrato della distanza di un punto P sul ramo destro della iperbole dal fuoco F1 è (P F1 )2 = (x − a)2 + y 2 = x2 + a2 2 − 2ax + b2 2 x − b2 = x2 2 − 2ax + a2 a2 (3.3.14) 98 c 88-08- 9820 3. Moti centrali Le distanze da F1 e F2 sono P F1 = x − a, P F2 = x + a (3.3.15) e la loro differenza è costante P F2 − P F1 = 2a (3.3.16) Sull’altro ramo della iperbole x < 0 si trova P F1 = −x + a, P F2 = −x − a (3.3.17) Sul ramo destro delle iperbole si ha x = a + r cos φ e quindi da (3.3.17) r = P F1 = x − a = a(2 − 1) + r cos φ, =⇒ r= a(2 − 1) 1 − cos φ (3.3.18) dove φ∗ < φ < 2π − φ∗ con cos φ∗ = −1 ; il punto più vicino all’origine ha φ = π e la distanza è a( − 1). Sul ramo sinistro della iperbole si trova x = r cos φ+a e quindi da (3.3.17) r = −r cos φ+ a(1 − 2 ) da cui a(1 − 2 ) a(2 − 1) r= =− (3.3.19) 1 + cos φ 1 − cos(φ + π) dove π − φ∗ ≤ φ ≤ π + φ∗ e quindi corrisponde a (3.3.18) ove si cambi r → −r e si scelga −φ∗ ≤ φ ≤ φ∗ . 3.4. IL PROBLEMA DI KEPLERO I risultati ottenuti per il potenziale V = −α/r si riassumono nelle 3 leggi che per i moti planetari, sono note come leggi di Keplero. i) Le orbite sono ellissi con un fuoco nel centro di forza. ii) La velocità areale è costante. iii) Il rapporto tra il cubo del semiasse maggiore ed il quadrato del periodo è costante. La prima prima legge è stata già provata. La seconda, valida per ogni campo radiale, segue da (3.1.10); definendo la velocità areale dS/dt come l’area spazzata dal vettore posizione per unità di tempo si ha infatti 1 dφ L dS = r2 = dt 2 dt 2m (3.4.1) Per provare la terza legge riesprimiamo dS/dt come rapporto tra l’area dell’ellisse ed il periodo T usando (3.3.10) e (3.2.9) dS π ab π π 3/2 1/2 a3/2 L p2 √ = = = a p =π αm dt T T (1 − 2 )3/2 T T (3.4.2) c 88-08- 9820 3.4. Il problema di Keplero 99 e confrontando con (3.4.1) si ha a3 α = 2 T m(2π)2 (3.4.3) La legge oraria Per determinare la posizione di un punto sull’ellisse (o di un pianeta lungo la sua orbita) occorre conoscere la legge oraria φ = φ(t). Da (3.4.1) e (3.4.2) segue che r 2 dφ π p2 = 2 dt T (1 − 2 )3/2 (3.4.4) L’ equazione dell’orbita (3.2.10) permette di integrare la (3.3.4); scegliendo φ(0) = 0 si ha 2π t = T (1 − 2 )3/2 Z φ 0 dove dφ0 ∂ = − I(µ, ) (1 + cos φ0 )2 ∂µ µ=1 I(µ, ) = Z φ 0 (3.4.5) dφ0 µ + cos φ0 (3.4.6) Per calcolare l’integrale si fa la seguente sostituzione τ= µ− µ+ 1/2 tan φ 2 (3.4.7) e si trova, vedi appendice A 2 I(µ, ) = p 2 µ − 2 Z τ 0 0 dτ 2 arctan τ 2 p = p arctan 2 = 0 2 2 2 1+τ µ − µ − 2 " µ− µ+ 1/2 # φ 2 (3.4.8) tan Sostituendo (3.4.8) in (3.4.5) si ha t 2π = 2 arctan T " 1− 1+ 1/2 # 1/2 sin φ φ tan − 1 − 2 2 1 + cos φ (3.4.9) Questa equazione implicita si risolve per via perturbativa, o con il metodo di Newton. Sviluppando in serie di Taylor al primo ordine in si ottiene 2π t = φ − 2 sin φ + O(2 ) T e l’inverso è dato da φ = 2π t t + 2 sin 2π + O(2 ) T T (3.4.10) (3.4.11) 100 c 88-08- 9820 3. Moti centrali Anomalia media Un utile parametro, usato in astronomia, è l’anomalia media ψ definita da ψ tan = 2 1− 1+ 1/2 tan φ 2 (3.4.12) Attraverso quest’angolo la equazione (3.4.9) assume una forma assai più semplice 2π t = ψ − sin ψ T (3.4.13) y Q F2 ψ C φ F1 P x Figura 3.4.1. Significato geometrico della anomalia media ψ per una ellisse. L’ anomalia media ψ è l’angolo che forma con l’asse x la semiretta CQ dove Q è un punto sul cerchio circoscritto all’ellisse. Il punto Q è l’intersezione del cerchio con la retta passante per il punto P dell’ellisse ed ortogonale all’asse x, vedi figura 3.4.1. Infatti se si esprime cos φ attraverso tan(ψ/2) usando la (3.4.12) e lo si sostituisce nella equazione dell’orbita scritta nella forma r = a(1 − 2 )[1 + cos φ]−1 , si trova r = a − a cos ψ (3.4.14) x = a cos ψ (3.4.15) e da (3.3.5) segue che Dalla equazione (3.3.1) della ellisse in coordinate cartesiane segue y = b sin ψ 3.5. PRECESSIONE, ORBITE QUASI CIRCOLARI (3.4.16) c 88-08- 9820 3.5. Precessione, orbite quasi circolari 101 Tra i moti riconducibili a semplici quadrature consideriamo dapprima il potenziale centrifugo V = β/r 2 ; nel caso repulsivo β > 0 od attrattivo con −L2 /(2m) < β < 0 l’equazione dell’orbita diventa d2 u 2mβ + ω 2 u = 0, ω2 = 1 + 2 (3.5.1) 2 dφ L La soluzione u = u1 cos ω(φ − φ1 ) (3.5.2) rappresenta un’orbita esterna al disco di raggio r1 = 1/u1 , avente per asintoti le rette φ = φ1 ± π/(2ω). La legge oraria si ha integrando φ̇ = u2 Lm−1 con φ(0) = φ1 m t= Lu21 ed invertendo Z φ φ1 dφ0 mr12 = tan ω(φ − φ1 ) cos2 ω(φ0 − φ1 ) Lω (3.5.3) (3.5.4) 1 φ = φ1 + arc tan ω Lω t mr12 L’orbita, che descrive un processo d’urto, viene percorsa in un tempo infinito come mostra la figura 3.5.1. Il punto di inversione per il moto radiale è r = r1 in cui la distanza dall’origine è minima. Veff φ−φ 1 π 2ω E − u π 2ω t π 2ω Figura 3.5.1. Orbita e legge oraria per il potenziale V =β/r 2 con β>−L2 /(2m). Nel caso di potenziale attrattivo con β < −L2 /(2m), ponendo ω 2 = −1 − 2mβ/L2 la soluzione si scrive Lω 1 u = u1 ch ω(φ − φ1 ), φ = φ1 + arc th t (3.5.5) ω mr12 L’orbita é interna al disco di raggio r1 ed in un tempo finito t∗ = mr12 /(Lω) il punto cade spiraleggiando sul centro di forza come mostra la figura 3.5.2 102 c 88-08- 9820 3. Moti centrali Precessione del perielio. Se il potenziale newtoniano è perturbato nella forma V (r) = −α/r + β/r 2 la soluzione della equazione dell’orbita d2 u mα + ω2u = 2 , 2 dφ L è data da r= 2mβ L2 (3.5.6) L2 ω 2 mα (3.5.7) ω2 = 1 + p , 1 + cos ω(φ − φ1 ) p= e rappresenta una ellisse il cui semiasse maggiore ruota descrivendo in un periodo T del moto imperturbato un angolo 1 mβ ∆φ = 2π 1 − = 2π 2 + O(β 2 ) (3.5.8) ω L La prima correzione al potenziale newtoniano prevista dalla teoria della relatività generale è di questa natura ed induce un moto di precessione sulle orbite dei pianeti. La precessione osservata nell’orbita di Mercurio costituisce una delle conferme sperimentali piú importanti per la teoria della gravitazione di Einstein. φ −φ Veff u1 E u −t 1 * t * t Figura 3.5.2. Orbita e legge oraria per il potenziale V =β/r 2 con β<−L2 /(2m). Orbite quasi circolari Quando il potenziale efficace ha un minimo in u = uc e l’energia ha un valore E min uguale ad esso, le orbite sono cerchi percorsi con velocità angolare costante. Per energie E prossime a E min è lecita una approssimazione quadratica a V eff 1 V eff = E min + (u − uc )2 V 00eff + . . . 2 (3.5.9) dove V 00eff indica la derivata seconda rispetto a u calcolata in uc e la equazione dell’orbita diventa mV 00eff d2 u 2 2 + ω (u − u ) = 0, ω = (3.5.10) c dφ2 L2 c 88-08- 9820 3.5. Precessione, orbite quasi circolari 103 La soluzione data da A2 = u = uc + A cos ω(φ − φ1 ), 2m E − E min (E − E min ) = 2 2 2 ω L V 00eff (3.5.11) è confinata in una corona circolare e rappresenta una curva, che è chiusa se ω è un numero razionale, e che riempie densamente la corona se ω è irrazionale, vedi figura 3.5.3. 1 1 y -1 -1 y x 1 -1 -1 1 x √ Figura 3.5.3. Orbite quasi circolari: ω=3/4 razionale a sinistra, ω= 2 irrazionale a destra. Vettore di Runge–Lenz Le orbite ellittiche del potenziale V = −α/r indicano che esiste, oltre L, un altro vettore costante R diretto secondo il semiasse maggiore. Tale vettore, detto di Runge e Lenz è dato da R = v × L − αnr (3.5.12) Per verificare che R è costante deriviamo rispetto a t dR α nr =− 2 × mr 2 φ̇ k − αφ̇nφ = 0 dt r m (3.5.13) Orientando l’asse polare secondo R, moltiplicando scalarmente la (3.5.12) per r e detto φ l’angolo tra r e R, otteniamo L2 − αr (3.5.14) Rr cos φ = m da cui si ricava la equazione della ellisse di eccentricità = R/α. 104 c 88-08- 9820 3. Moti centrali 3.A. APPENDICE AL PROBLEMA DI KEPLERO Deriviamo le formule scritte nel paragrafo 4 per la legge oraria nel problema di Keplero. Calcolo dell’integrale I(µ, ) Con il cambiamento di variabile φ → τ , definito da (3.4.7), si ha µ+ 2 1 + τ2 µ − τ = (µ + ) µ+ 2 µ+ 1 + µ − τ2 µ − τ φ 1− 1 − tan2 2 =µ+ µ + cos φ = µ + φ 1+ 1 + tan2 2 (3.A.1) e calcolando il differenziale di τ dτ = µ− µ+ 1/2 dφ = φ cos2 2 2 1 µ− µ+ 1/2 φ 1 + tan 2 2 dφ 2 (3.A.2) si trova dφ = µ+ µ− 1/2 2 dτ µ+ 1 + µ − τ2 (3.A.3) L’integrale I(µ, ) assume la seguente espressione I(µ, ) = Z φ 0 2 dφ0 = 2 0 µ + cos φ (µ − 2 )1/2 Z τ 0 dτ 0 2 arctan τ = 2 = 2 0 (µ − 2 )1/2 1+τ (3.A.4) = (µ2 2 arctan − 2 )1/2 " µ− µ+ 1/2 tan φ 2 # Il calcolo della derivata rispetto a µ fornisce " µ− µ+ # φ tan + 2 1/2 1 1 φ µ+ 2 2 tan + 2 = 2 1/2 µ − φ 2 2 µ− (µ + )2 (µ − ) 1 + 2 tan µ+ 2 µ− µ+ 1/2 ∂I 2µ arctan =− 2 ∂µ (µ − 2 )3/2 2µ arctan =− 2 (µ − 2 )3/2 " 1/2 (3.A.5) # φ tan 2 φ 2 tan + 2 2 µ − 2 µ + + (µ − ) tan2 φ 2 c 88-08- 9820 3.A. Appendice al problema di Keplero 105 Sostituendo nella espressione che dà la legge oraria si ha il risultato finale " # 1/2 1 − ∂I t φ = 2 arctan 2π = −(1 − 2 )3/2 tan − T ∂µ µ=1 1+ 2 2 1/2 − (1 − ) = 2 arctan " φ 2 tan 2 = φ 1 + + (1 − ) tan2 2 1− 1+ 1/2 (3.A.6) # sin φ φ − (1 − 2 )1/2 tan 2 1 + cos φ Sviluppo perturbativo Calcolando la derivata rispetto a del lato destro di (3.4.9) e valutandola in in = 0 si ottiene lo sviluppo di Taylor al primo ordine in φ tan 2 t − sin φ + O(2 ) = φ − 2 sin φ + O(2 ) 2π = φ − 2 φ T 1 + tan2 2 (3.A.7) Allo stesso risultato si giunge più semplicemente sviluppando al primo ordine in entrambi i lati di (3.4.5). Il lato sinistro diventa 2πt/T + O(2 ), mentre il lato destro si valuta scrivendo l’integrando 1 − 2 cos φ0 + O(2 ). Dopo una integrazione elementare si ritrova (3.A.7). Anomalia media Usando le formule trigonometriche φ 2 tan 2 , sin φ = 2 φ 1 + tan 2 φ 1 − tan2 2 cos φ = φ 1 + tan2 2 (3.A.8) riesprimiamo t/T in funzione dell’anomalia media definita da (3.4.12) t 2π = ψ − T 1− 1+ 1/2 ψ φ 2 tan 2 2 tan 2 == ψ − = ψ − sin ψ (3.A.9) 1 − tan2 φ 2 ψ 1+ 1 1 + tan + 2 2 106 c 88-08- 9820 3. Moti centrali Significato geometrico della anomalia media Partendo dalla equazione dell’ellisse in coordinate polari (3.3.8) riesprimiamo r in funzione della anomalia media. Usando le formule trigonometriche (3.A.8) si ha 2 φ 2 (1 − ) 1 + tan 2 a(1 − 2 ) 1 − 2 =a = r= =a φ φ 1 + cos φ 1 + + (1 − ) tan2 2 1 − tan2 2 1+ 2 φ 1 + tan 2 φ 1 + tan2 ψ 1+ 1 1 + tan2 2 (3.A.10) − 2 = = a(1 − ) = a(1 − ) φ ψ 1 − tan2 1+ 1 1 + tan2 2 + 2 ψ 1 − + (1 + ) tan2 2 1 − tan2 =a = a − a ψ 1 + tan2 2 1 + tan2 ψ 2 = a − a cos ψ ψ 2 Passaggio a coordinate cartesiane Per determinare l’equazione di un’orbita corrispondente alle condizioni iniziali x(0) = x0 , y(0) = y0 , ẋ(0) = vx0 , ẏ(0) = vy0 occorre dapprima riesprimere i parametri dell’ellisse p, attraverso gli integrali primi L, E. 1/2 α 2L2 E m 2 L2 2 , = 1+ L = x0 vy0 − y0 vx0 , E = (vx0 + vy0 ) − 2 p= 2 mα mα2 (x0 + y02 )1/2 (3.A.11) Per determinare la fase φ1 dell’orbita corrispondente all’angolo che il semiasse maggiore forma con l’asse x è conveniente usare il vettore di Runge-Lenz le cui componenti sono αx0 αy0 Rx = L vy0 − 2 , R = −L v − (3.A.12) y x0 2 2 (x0 + y0 )1/2 (x0 + y02 )1/2 Il modulo del vettore è legato all’eccentricità R = α mentre φ1 è la fase di R definita da (3.1.6) ove x, y, r sono sostituite da Rx , Ry , R. La equazione dell’orbita in coordinate polari è (3.2.10) ed il passaggio a coordinate cartesiane è definito da (3.1.5). Per determinare la legge oraria occorre usare 2π mα2 t = f (φ) − f (φ0 ), = (1 − 2 )3/2 (3.A.13) 3 T T L dove φ0 è la fase del punto iniziale (x0 , y0 ) data da (3.1.6), T è il periodo e f (φ) è la funzione definita dal lato destro di (3.4.9). Invertendo (3.A.13) con il metodo di Newton, sostituendo in (3.2.10) si ottiene, tramite (3.1.5), la legge oraria in coordinate cartesiane x = x(t), y = y(t). 2π