giornale storico e letterario della liguria

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giornale storico e letterario della liguria
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A N N O X I I I - 1937 - X V
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Fascicolo I - Gennaio-Marzo
R. D E P U T A Z I O N E D I S T O R IA P A T R IA PER L A LIGURIA
GIORNALE STORICO
E LETTERARIO
DELLA LIGURIA
P U B B L IC A Z IO N E TRIM ESTR A LE
D irettore:
ARTURO
C O D IG N O L A
Direzione
e Amministrazione
GENOVA,
Lomellmi,
Società
Ligure di Storia Patria
- bibliotecaVia
digitale
- 2012 11 (Casa Mazzini)
S O M M A R I O
R om olo Q uazza, Tommaso di Savoia- Carignano nella guerra con­
tro Genova, pag. 1 — R enzo B accin o, L a strada romana A ure­
lia, pag. 15 — G aetano P a p p aian n i, N otizie sulla manifattura
dei cappelli in Massa di Lunigiana (s?c. X V I I - X I X ) , pag. 26 —
A ntonio G iusti, A ppunti sul dialetto ligure, pag, 35 — VARIETÀ:
R iccardo M aineri, Pellegrino Broccardo, pag. 42 — R enato
G iardelli, Saggio di una bibliografia generale della Corsica, pag. 45
— C om unicazioni della R. D ep u tazion e d i sto r ia p a tria p er la
Liguria, pag. 50 — RASSEG NA BIBLIOGRAFICA: L. B o rello
e M. R osazza, Storia d'Oropa; Oropa storica, preistorica e protocristana — L. B orello e M. R osazza, Oropa : Santuario, Celti,
Streghe ed altre cose (Carlo Bornate) — A tti della Sezione di Savona
della i£. Deputazione di storia patria per la Liguria (Renzo Bac­
cino) — Ludovico G iordano, Vie Liguri e Romane tra, Vado e Ventimiglia (Renzo Baccino) ™ L udovico G iordano, I l Castelvecchio
d'Oneglia (Renzo Baccino) — Ita lo Scovazzi* I l primo romanzo
di A . G. Barrili — Italo S covazzi, Due inedite poesie di A . G.
Barrili — I. S covazzi, A . G. Barrili — I. S covazzi, Confidenze
giovanili di Pietro Sbarbaro (Leona Ravenna) — A tti della Società
economica di CMavari (Leona Ravenna) — A rturo C odign ola,
La monarchia di Savoia e VInghilterra nelVultimo periodo del pre­
dominio tiapoleonico (Leo?ca Ravm na) pagg. 56-74 — R enzo B a c­
cino, Spigolature e notizie, pag. 75.
CASSA DI RISPARMIO E MONTE DI PIETÀ' DI GENOVA
RICEVITORE PROVINCIALE PER LA PROVINCIA DI GENOVA
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DI B IR U
Anno XIII - 1937-XV
Fascicolo I - Gennaio-Marzo
GIORNALE STORICO E LETTERARIO
DELLA LIGURIA
D i r e t t o r e : ARTURO CODIGNOLA
C om itato d i re d a z io n e : CARLO BORNATE - PIETRO NURRA - VITO A. VITALE
TOMMASO DI SAVOLA-CARIGNANO
NELLA GUERRA CONTRO GENOVA
1) Tommaso coadiutore dell7opera paterna.
Nella· vasta attività, politica del governo cinquantennale d i C ar­
lo Emanuele I. Topera del duca fu sempre integrata da quella dei
principi suoi figliuoli, non appena questi furono g iu n ti ad u n ’età
conveniente; ed il loro carattere, la loro personalità ebbe modo
di foggiarsi e di m anifestarsi, con linee ben determ inate, m entre il
padre era ancora vivente e mentre ancora esercitava in diritto e in
fatto la sua autorità suprema. D ei numerosi figli m aschi (F ilip po
Emanuele, Vittorio Amedeo, Em anuele Filiberto, M aurizio, Tom ­
maso) — morto giovinetto il primo, passato al servizio di Spagna
il terzo, che morì poi nel 1624, avviato per la via ecclesiastica il p e­
nultimo — solo Tommaso rimase in realtà a fianco del principe ere­
ditario a svolgere con lui opera di diplom azia e di guerra.
L'animo ardito e la fermezza di Tommaso adolescente si erano
m anifestati già nella prima lotta per il M onferrato e contro la S p a ­
gna, e nella energia, con la quale in essa aveva adem pito a m issioni
difficili e delicate. Più tardi aveva fatto ottima prova come gover­
natore della Savoia ed aveva rivelato buone doti di prudenza e di a c ­
corgimento.
Prima che la difficile situazione politica e l ’aspra guerra del
1628-30 gli dessero occasione di m anifestare am piam ente il suo a cu ­
to e sano criterio e la larghezza delle sue vedute, anche la guerra
contro Genova gli permise di mettere in evidenza il valore personale
e la serietà, con cui eseguiva g l’incarichi affidatigli.
Come studio dello sviluppo di una interessante personalità e per
gli elementi, che l ’epistolario di Tommaso fornisce alla conoscenza
delle particolari vicende di una guerra poco nota, correggendo n o ti­
zie inesatte, l ’opera svolta dal principe di Carignano in quel periodo
di tempo è degna di essere rievocata, pur non essendo apparente­
mente di primaria importanza.
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ROMOLO
QUA ZZA
2 ) P re μη razione d ip lo m a tic a a lla guerra.
L'intervento m ilitare austro-spagnuolo in V altellin a dopo il S a­
cro M acello (luglio 1620) e il tra tta to di M ilano (gennaio 1622), m odi­
ficando l ’equilibrio generale, spinsero Venezia a ordinare al suo am ­
basciatore a P a r ig i di propugnare una vigorosa azione francese con­
tro la Spagna e di m antenersi perciò in istretto contatto con l’inviato
sabaudo (*). 1112 novembre 1622 Luigi X III s ’incontrò con Carlo E m a­
nuele I ad A vignone. Conferenze attivissim e si tennero tra il duca,
l 'am basciatore veneto a Torino, M orosini, l ’am basciatore veneto in
F ran cia, P esaro, il guardasigilli Caum artin, il P u isieu x, lo Schomberg, il B u llion , l ’am basciatore francese a Torino, Claudio M arini.
A i colloqui di A vignone ne seguirono altri ten u ti a Lione. Ma per
l ’astensione degli Svizzeri e per le esitazion i della diplom azia vene­
ziana la lega antispagnuola ideata doveva subire in pratica molte
lim itazioni.
Il m ovim ento contrario a casa d ’Asburgo, disegnatosi in Francia,
in Ita lia , in Germ ania, era di entità ragguardevole; ma troppo d i­
sparati erano gli elem enti, che a quell’azione avrebbero dovuto c o l­
laborare : il papa e i principi evangelici di Germ ania, il re di F ran ­
cia e quello d'Inghilterra, il re di D anim arca e gli Svizzeri, le P ro­
vince ITnite, i G rigioni e V enezia, il duca di Savoia e il duca di M an­
tova. I membri di una siffatta vasta alleanza avrebbero avuto in te­
ressi troppo discordi per raggiungere vera efficacia.
Nondim eno, anche nelle sue proporzioni ridotte, la lega francoveneto-savoiarda, firm ata il 7 febbraio 1623 a P arigi, destò vive ap­
prensioni a V ienna e a Madrid. L ’O livares, il 14 dello stesso mese,
preoccupato dalle contem poranee trattative francesi coi Paesi B assi
e col M ansfeld, si decise a firmare una convenzione, per la quale le
fortezze della V altellin a e la contea di Chiavenna dovevano essere
consegnate al papa, che le avrebbe tenute fino alla conclusione di un
accordo (2). Le cose erano a ta l punto, quando morì Gregorio ΧΛ
e fu eletto papa Urbano V i l i (23 agosto 1623). Questo, nel novem0 ) A n h o r n B a r th , Gra-Biinter K rieg (1603-1629) , C oira, 1X7^; A . Z e ll e r .
Eludes critiques sur le règne de Lowîs XIII. Le connétable de Limites. Montau6 an et la V altelline, P a r ig i, 1879; Richelieu et Ics m inistres de Louis de 1621
à 162.'f, P a r ig i, 1880; Luzzi, La S. Bartolomeo della V altellina, F ir e n z e , 1885;
G. F a g n ie z , Le pere Joseph et Richelieu, P a r ig i, 1894; G. H anotaUX, La crise
européenne de 1621, in Revue des deux Mondes. gen n .-feb b . 19(12.
(2) L . A rez io , La politum della S. Sede rispetto alla Valtellina dal concor­
dato di Avignone alla morte di Gregorio XV (12 tiov. 1622-8 luglio 1623), C a­
g lia r i. 1899; R . Q u azza, Politica europea nella questione Vaiteliinica. (La lega
franco-veneto-savoiarda e la pace di Monçon ), in N. A rd i. Veti., N . S. X L II (1921)
e La politica di Carlo Em. 1 durante la guerra dei tren ta n n i, in m ise. Carlo
Emanuele / della Soc. st. sub., v . I, 1930.
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TOMMASO D I SAVOIA -CARIGNAKO
NELLA
GUERRA
CO N TR O GE NOVA
bre, riprese le trattative dirette per la questione va ltellin ica , o tte ­
nendo che al Pastrana, am basciatore spagnuolo a Rom a, venissero
conferiti ampi poteri e inducendo il debole S illery, am basciatore fra n ­
cese, a concedere che fosse assicurato libero passaggio per il terri­
torio valtellinese alle truppe che tornavano dalla G erm ania, con la
sola· riserva che la libertà religiosa della valle fosse garantita da d e­
term inati patti.
Ma, caduto il fiacco governo dei B rularts in F rancia (febbraio
1624) ed entrato poco dopo nel consiglio reale il R ichelieu, il giuoco
diplomatico si fece serrato e intenso. Il 10 giugno 1624 Luigi X III
firmò il trattato franco-olandese e le istruzioni per il m archese di
('oeuvres, destinato in V altellin a: così in uno stesso giorno appa­
rivano compendiati gli effetti di una vasta manovra politica.
Però il Morosini, succeduto al Pesaro l ’agosto 1624 nella carica
di ambasciatore presso Luigi X III, dichiarò che Venezia non in te n ­
deva turbar la pace d ’Italia e che giudicava Carlo Em anuele in ­
tento più a conseguire i propri fini che ad ottenere la restituzione
della, V altellina. Nonostante la freddezza della Repubblica, il R i­
chelieu ritenne opportuno assecondare almeno una parte delle depi­
lazioni del duca sabaudo. Il o settembre 1624 a S. Germano, pre-sente, ma non assenziente, l ’am basciatore veneto, si stab ilì dunque
che a metà novembre sarebbero stati pronti i contingenti sta b iliti
dalla Lega; qualche giorno dopo, si precisò che era conveniente f a ­
vorire una diversione del Mansfeld nel P alatin ato e u n ’azione s a ­
bauda in Liguria.
Venezia, che in quel momento era rappresentata a Torino d a G i­
rolamo Priuli, succeduto al defunto Lorenzo P arata, sconsigliava al
duca l'impresa di Genova, facendogli osservare che, occupato in quella
non facile campagna, egli avrebbe lasciato il Piem onte in mano ai
l· rancesi. Ma Carlo Em anuele confidava di poter ricavare qualche
cosa d all’impresa, anche se ardua.
Gli accordi concernenti Fazione furono presi a Susa dal 20 al 22
ottobre 1624, e i patti furono tenuti segreti. Col pretesto di so ste­
nere i suoi d iritti sul feudo di Zuccarello, Carlo Em anuele avrebbe
inviato verso la Liguria 25.000 fanti e 3000 cavalli; una poderosa
flotta, della quale le Province U nite, l ’Inghilterra e il duca di G ui­
sa, governatore della Provenza, avrebbero fornite le unità, in cro­
ciando tra Albenga e Rapallo, avrebbe ostacolate le com unicazioni
della Spagna coi porti liguri.
Intanto, sollecitati dal marchese di Coeuvres, i G rigioni ave­
vano preso le armi e con l ’aiuto delle riserve francesi e svizzere
avevano rioccupato Coirà, Meyensfeld, Steig ed altri paesi verso il
l'irolo e continuavano ad avanzare. 11 Coeuvres nel novembre ricon­
quistò Tirano, Sondrio, Borm io; ma ben presto ricom inciarono le
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R O M OL O QUA ZZA
difficoltà (M. Abbandonata a sè, la spedizione francese non poteva
che fa llire ; perciò il 20 dicembre 1624 il R ichelieu rimproverò lo
S caglia, am basciatore sabaudo, in presenza del Morosini, pei· la
m ancata diversione alla frontiera occidentale della Lombardia. Car­
lo Em anuele non aveva, invero, garanzie sufficienti per intrapren­
dere una lo tta , nella quale, per la freddezza di Venezia, avrebbe
dovuto sopportare da solo il peso maggiore.
3) Conversazioni politiche di Tommaso a Parigi.
M entre si intensificavano i preparativi di guerra, a Parigi il 6
gennaio 1625 si celebravano con grande solennità le nozze tra Tom­
maso di Savoia-C arlgnano e Maria di Borbone-Soissons (2) : questo
m atrim onio, com e già quello di Cristina con V ittorio Amedeo, do­
veva cem entare l ’unione franco-sabauda, e gli si attribuì lo scopo di
arrecare al governo di Torino l ’appoggio particolare di una delle
più grandi e p otenti fam iglie di Francia, rientrata nelle grazie so­
vrane.
Il principe sabaudo, durante il suo soggiorno nella capitale
francese, approfittando delle circostanze favorevoli, non mancò di
svolgere opera vigile in favore del programma paterno. Partecipan­
do a lle quotidiane riunioni prescritte dal cerim oniale della corte,
specialm ente al circolo ten uto tu tte le sere dalla regina madre, egli
aveva modo di venire a conoscenza di molti avvenimenti e di sentire
come questi venivano valu tati.
Spesso gli accadde di strappare indirettam ente dalla bocca
stessa di Maria de’ Medici dichiarazioni di notevole interesse. Da
poche ore, ad esem pio, il 12 gennaio 1625 si era diffusa la notizia
d e lla rivolta del Soubise, fortificatosi n ell’isola di Ré e impadro­
n ito si di Tal mon, quando la regina madre, alla presenza del l'am ­
basciatore inglese conte di Carli le, dichiarò a Tommaso, recatosi la
sera ad ossequiarla, che la pericolosa novità non avrebbe distolto
il re dalle deliberazioni già prese riguardo a ll’armamento del Mansfeld e a ll’invio del Lesdiguières in Piemonte. Ella assicurava che
L uigi X III sarebbe stato contemporaneamente in grado di punire i
rib elli e di aiutare gli alleati d 'Italia, contrariamente alla voce d i­
v u lg a ta si, secondo la quale gli sarebbe stato necessario trattenere le
forze a ll’interno. Le stesse cose confermò anche il Richelieu, reca­
tosi dal principe il 13 gennaio in visita di rallegramento per le av­
venute nozze. C oll’astu to Cardinale la conversazione si trasformava
in vivace scherm aglia ed assumeva m aggior valore politico. Biso(!) Γ . M a r t i n e ll i. Le guerre per la Valtellina nel see. XVII. Viirese, lil.Ti.
(2) R . Q u a zza , Come ebbe origine la Casa di Carignano, in Conri riunì,
n. 2, 1937.
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TOMMASO D I
SAVOIA-CARIGNANO
NELLA
GUERRA CONTRO
GENOVA
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gii ava essere sempre presenti a se stessi ed accorti, poiché l ’abile uo­
mo di stato non mancava di tendere le sue reti ogni volta gli si offri­
va l ’occasione. Ma nel principe sabaudo non venivano meno il c o n ­
trollo e la vigilanza.; la sincerità vigorosa delle sue asserzioni ren ­
deva spesso vane le arti del furbo interlocutore. Sfu ggì così alle in ­
sistenti premure del Cardinale, che, offrendogli con parvenza di
molta generosità di anticipare una forte somma per il pagam ento
di m ilizie assoldate, voleva indurlo a firmare in nome del padre
un’altra convenzione, nuovo pesante legame.
Pur ricusando, Tommaso non omise di rilevare le grandi spese
sostenute dal duca e si lagnò del ritardo del C onestabile a entrar
re in azione, per cui si aggravava il dispendio. Ebbe anche l ’accor­
tezza di provocare significative, im plicite rivelazioni sul program ­
ma, che il governo francese intendeva attuare. Invitand o il m in istro
francese a riflettere che « nella grand’im presa conveniva pensare
come potervi impegnare li signori V enetiani, li quali, non a tta c c a n ­
dosi lo stato di Milano, staranno a lla finestra a risguardare l ’operatione dell’altri », riuscì in fa tti a fargli am m ettere che L u igi X III
non escludeva l ’eventualità di un assalto al M ilanese, ma che per il
momento non « era n ell’intiera necessità di farlo ». D a questi c o llo ­
qui il principe si formò dunque la» convinzione che l ’intend im ento
francese non era di far guerra aperta contro la Spagna, ma di agire,
se mai, contro quest’ultim a solo in form a indiretta. N ella com plessa
serie dei negoziati, che si svolgevano sotto i suoi occhi n ella c a p i­
tale francese, dove si aggiravano agenti olandesi e dove U rbano V I I I
con l ’invio di Bernardino Nari cercava invano una soddisfacente s o ­
luzione dei problemi valtellinesi, Tommaso e l ’abate Scaglia doveva­
no vegliare e manovrare, affinchè non si abbracciassero risoluzion i
contrarie agl’interessi sabaudi (*).
(*) Tommaso al padre Carlo Emanuele I, Parigi, 14 gennaio 1625, Arch.
di st. Torino, Lett. Principi Savoia, mazzo 4!). Riportiamo la prima parte
della lunghissima lettera : « Con l ’occasione, ch'il Bellagione se ne passa dal
Sig. Contestabile con la capitolatione da lui accordata con gli Olandesi, della
quale con l’ultimo spaccio fatto a V. A. se n’è mandata copia, giudico mio
dovere di darle conto di quanto m’è occorso doppo l'ultime lettere mie. Havendo però continuato d’essere tutte le sere a compire con la Regina al ga­
binetto, trovandovisi anche talvolta il Re secondo l’uso di questa Corte, havendo impiegato il remanente del giorno nel render le visite a questi Prencipi e Prencipesse, come pure tuttavia vado continuando di fare: hieri avanti
alla sera essendo dalla Regina madre, et in compagnia sua il Conte di Car­
line Ambasciatore Inglese, si occorse trattare della nova ch’a il medesimo gior­
no gionse delle novità di Sobise, le quali consistono, ch'essendo imbarcato
sopra vaselli, che s ’erano radunati nel basso Poitù verso Sable d’Hollona
s’era transportatto nell’isola di Retz et ch’ivi si fortificava havendo da otto
a novecento huomini con quali haveva anche sorpreso Talamone; sopra la
qual nova la Regina madre assicurò, che non occorreva che si dubitasse, ch’il
Re cambiasse cos’alcuna sopra le resolutioni prese tanto dell'armamento de
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RO M OL O QUAZZA
In quel d elicato m om ento acquistava notevole valore proprio ΓοItera personale del principe di Carignano, poiché il Richelieu ci te ­
neva a m ostrare in lui particolare confidenza e lo m etteva via via
a parte dei colloqui del Nari e del nunzio pontificio (*). Lo informò
M ansfeld, che per le cose d ’Italia, dove il Contestabile andarebbe per l'esequtione di quello s ’era concertato, aggiungendo, che ninna cosa mai saprà
impedire le resolutioni già prese, et che saprà molto ben il Re castigare li
soi Rebelli, et assistere alli soi confederati. Disse che questa novità era
stata fomentata da Spagnoli, ma però con denaro che poteva anche essere
venuto da finanzieri malcontenti di Francia. Il card. Richelieu fu hieri sera
a visitarm i, et doppo haver compito con un ufficio pieno di cortesia et d'af­
fetto per l'occasione di questo mio viaggio; m'ha largamente testificato la
dispositione di Sua Maestà nel voler proseguire tutti gli concertati, dicendo
che Spagnoli non havranno avanzato per le novità, che fanno far a Sobise
con 400 m ila franchi, che hanno fatto pagare al medesimo: che il Re haveva
datto ordine per la levata d’alcuni terzi, et per la provisione de vaselli per
andare a reprimere gli dissegni di Sobise, et che questo non impedirebbe che
si sollecitasse sempre d'avantaggio la calata del contestabile con le troppe or­
dinate et che Sua Maestà non mancherebbe a cos’alcuna necessaria a quello
concerne il dissegno della grand’e principal impresa.
« M’ha grandemente pressato per il danaro di Mansfeld, dicendo che il
Re l'havrebbe avanzato del suo, ogni volta che io mi fussi obbligato, che
V. A. lo restituirebbe accennando di farne compensatione con quello che do­
vranno quà, et di più sollecitavano, perchè dovessero approntarsi al più presto
gli Vaselli d'Ollanda.
« Ho rapresentaco in risposta di tutto questo le spese molto grandi fatte
da V. A., et il statto nel quale si trova, di non poter tardare ad operare, havendo ogni cosa pronta: ho esagerato il pregiuditio, che porta la tardanza
del Contestabile a non passare con le troppe, e promesso che la trovaranno
molto più forte, che non è obbligata per la capitolatione fatta : che nella
grand'impresa, conveniva pensare come potervi impegnare gli SS.ri Venetiani ;
li quali non attaccandosi lo stato di Milano staranno alla finestra, a risguardare l'operationi dell'altri. Il detto Sig. Cardinale ha in risposta detto, che
questi hanno promesso d’attacare la Valtolina ogni volta che il Contestabile
sii in Piemonte, che conviene cominciare ad impegnarli in questo, et per il
resto di più. che converrà che V. A. vaddi destreggiando ; ch’il Re non diceva
già di non ha versi a condurre ad attacar il statto di Milano, ma che sin'hora,
non era nell'intiera necessità di farlo.... ».
i 1) « M'ha il Cardinale anche detto l'arrivo di Bernardino Nari, il quale
sarà dimani all’audienza di S. M. Assevera che per quello risguarda la Valtollina, che non si sortirà da la continuatione dell’esequtione, essendosi in
questa conformità ordinato a Coure d’ellegere uno del li doi partiti o di fare
il forte incontro a quello di Fuentes, e poi andar aH’acquisto di Bormio, o
vero d ’attaccar Chiavenna e Riva e che per quello che risguarda il Papa,
hanno le loro risposte pronte, con le quali credono di molto ben sodisfarlo
et apagarlo, havendo in tutti li soi discorsi testificato una generosa resolu­
tione in S. M. circa l ’assistere in tutte le parti vigorosamente e senza la­
sciar luogo a trattatione alcuna.
« L'Abbate Scaglia havendo già veduto questo Nuntio, e nel medemo
tempo Bernardino Nari, che gionse l’altra sera; egli ha in conformità del co­
mando di V. A. procurato di render gli uni e gli altri certi dell’interesse che
V. A. prenderà sempre come proprio d’ogni sodisfatione del Pontefice, et
havendo procurato d ’aquistar ogni maggiore confidenza con essi, acciò gli
possi servire per penetrare con quali concerti siano qua per negotiare. Nel
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TOMMASO D I SAVOIA-CARIGNANO
NELLA
G U E R R A C O N T R O GENOVA
così di aver cercato di attirare anche il papa nella lega, insinuando
che « potendo forse le cose andar più avanti di quello risguarda la
V altellina, poteva anche la S an tità Sua pensare a far il suo profitto,
poiché Spagnuoli tenevano m olto di quello de la Chiesa et che non
era gran tempo che era statto di essa, come l ’Abruzzo ». Ma questo
suo accenno non aveva destata nei rappresentanti papali nessuna
eco; e l ’asprezza· delle conversazioni cresceva, così che lo Scaglia in ­
tervenne presso di loro, esortandoli a « prender il negotio con d o l­
cezza » P).
Anche Luigi X III, a corte o durante le partite di caccia, p a rla n ­
do col principe di Carignano entrava spesso in argom enti p o litici.
Ripetutamente dichiarò che l ’azione degli U gon otti non lo preoccu­
pava, poiché riteneva che, pur ricercando a iu ti forestieri, avessero
forze ridottissime. L’inattesa ribellione non avrebbe quindi avuto in ­
fluenza su ll’impresa d’Italia. A ppunto durante una caccia intorno
alla metà di gennaio, avendo il re ripreso l ’argom ento, Tom m aso
colse l ’occasione per dire che il Lesdiguères non era ancora disceso
in Piemonte. « Subito Sua M aestà, voltatasi verso di me — scrive il
principe il 23 gennaio — mostrò con qualche alterazione m eraviglia
e disse che a punto se ne meravigliava et liaveva causa di dolersi
d ’esso, ch’anco retardasse, doppo haver havuto tu tti li recapiti n e ­
cessari, et essere statto tante volte comandato di partire, oltre che
quando si trovava esso Contestabile qua, a la corte, non faceva che
sollecitare la- sua partenza, per passarsene in P iem onte, et bora, che
vi si trova sopra le porte, non era modo di incam inarlo ». P och issim i
giorni dopo, tanto il sovrano quanto il Cardinale si affrettarono ad
informare il principe che era pervenuto l ’annunzio d e ll’in gresso
del Canestabile in territorio sabaudo (2).
Non restavano ormai a Tommaso che pochi giorni di dim ora in
Francia, poiché l ’intensificarsi della, preparazione m ilitare in P ie ­
monte e l ’inizio della guerra l ’avrebbero ben presto richiam ato in
patria. Ricevette la visita del padre Monod, che era allora al p rin ­
cipio della sua carriera; ma, non essendone stato preavvisato da
Torino, non gli accordò confidenza, ascoltando tu tta v ia i g iu d izi
sul modo di spingere Luigi X III ad aperta guerra contro lo sta to
longo discorso ch’ebbe con loro non ricavò altro, salvo che il Papa manda
a fare larga esageratione sopra le attioni di Coure, e mostra desiderio della
pace fra le due Corone, ma però senza ch’habbino propositioni particolari
per quest’effetto, sì come anche per la sodisfattione ch'il Pontefice possi pre­
tendere per se. Gli dissero che questa doveva sortire da qua ; egli continuarà
a trattare con essi loro, tanto più essendo il Nari suo amico vecchio di Roma,
e V. A. sarà avisata di quello si penetrarà di qua, e si starà avertiti perchè
non eschi di quello che si deve al disegno di V. A. sopra quest’effetto.... ».
Tommaso al padre, Parigi, 14 gennaio 1625, cit.
(1) Tommaso al padre, Parigi, 16 gennaio 1625. Ivi.
(2) Tommaso al padre, Parigi, 23 gennaio 1625. Ivi.
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RO M OLO
QUAZZA
di M ilano. R accolse ancora, trasm ettendole al padre, le notizie a
m ano a mano più gravi su llo sviluppo d ell’im presa ugonotta e su ­
gli ordini d a ti al duca di Guisa per cooperare con la flotta di P ro­
venza alla spedizione contro Genova (*).
R icevuto il 25 gennaio l ’ordine di richiam o, notificò al padre che
sarebbe partito per Cliambéry, dove sperava di « trovar qualche suo
com ando ». In caso negativo, aggiungeva, « passerò di longo per tro­
varmi a tem po in così buona occasione » (2).
4) L 'in iz io d e lla c a m p a g n a c o n tr o G e n o v a .
Lasciata la sposa a P arigi, affinchè potesse più comodamente
fare i preparativi per la partenza, il principe Tommaso i prim i di
febbraio raggiunse Cambéry, m entre l ’esercito del Lesdiguières en ­
trava in Piem onte per le due vie del Monginevro e del M oncenisio.
Il primo giorno di febbraio 1625 il Conestabile e il Créqui erano
a Torino, il 13 a V igon e; il 4 marzo sotto A sti si fece la rassegna
generale d ell’esercito: 23.000 uom ini, de’ quali un terzo Francesi (3).
Nacquero tosto dissensi fra i capi per la com pleta diversità di ve­
dute intorno al piano d ’attacco. P er irrompere nel Genovesato, si
offrivano due vie : l ’una attraverso il M onferrato, l ’altra per lo sta ­
to di M ilano. Il Lesdiguières, il Créqui ed altri proposero di a sse­
diare subito Savona ; ma il duca di Savoia in sistette per penetrare
nel territorio della Repubblica, seguendo la via di Acqui e Capria­
ta. Il 0 marzo si iniziò la m arcia attraverso il M onferrato. Il Coliestab ile chiese al duca di Mantova e M onferrato, Ferdinando Gon­
zaga, alloggio in San Dam iano e N izza; rifiutatesi di cedere, Niz(*) a .... È gionto corriero mandato dal S. D ic a di Guisa a S. M., con
aviso che vedendo egli, che le otto galere de’ Genovesi, che si sono cacciate
nelle isole di Yeres non si levano da quelle, mentre ponno pigliar porto nelli
lochi vicini, Esso Duca di Guisa loro aveva mandato a dire che il starsene
in dette Isole con le gelosie che davano non era termine di buon amico, et
che perciò li convitava di prender porto, non havendo ragione di fugirlo, poi­
ché sarebbero sfatte ben ricevute e trattate, come sempre s’era fatto verso di
loro; che per risposta le havevano mandato, di non voler partire da quel
posto, per prender porto, e che cossi havevano ordine di fare; per il che esso
Duca di Guisa, vedendo che non compliva a la reputatione di S. M., il sop­
portare dette galere colà, haveva commandato alla Capitana delle galere di
S. M. di mettersi al mare e necessitare con la forza la partenza di quel­
le.... ». Ibidem. Ma vedi sopratutto la lettera di Tommaso al padre del 22
gennaio. Ivi.
(2) Tommaso al padre, Parigi, 25 gennaio 1625. Ivi. Altra al fratello Vit­
torio Amedeo, stessa data.
(3) L'esercito del Lesdiguières si componeva dei reggimenti di Normandia,
di Sault, Chappes, Trémon, Bonne, Blancon, Sancy, Tallard, Vaubecour,
Beaufort, La Grange : tutti considerati sceltissimi. Dufayard, Le connétable de
Lesdiguières, Parigi, 1892, pag. 539 e segg.
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TOMMASO D I SAVOIA-CARIGNANO
NELLA
GUERRA
CONTRO
GENOVA
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za, Rocchetta Palafea e Mombaruzzo furono sacch eggiate con e str e ­
ma violenza. Anche Capriata fu messa a sacco; ma per le proteste
del Gonzagna (*), Carlo Em anuele ordinò che, per quanto era p o ssi­
bile, si restituissero gli averi sottratti ai legittim i proprietari. Ad
Acqui e a Strevi si iniziarono fortificazioni e si sottoposero gli a b i­
tanti a contribuzione; Novi fu occupata dal m archese d ’U x elles,
Carlo Emanuele e V ittorio Amedeo avanzarono su Creinoli 110 e su
Ovada, in direzione di V oltri. Geronimo D oria aveva rin u n ziato a
difendere Ovada, ma aveva innalzato forti difese a R ossiglion e e
si era diretto su V oltaggio per sbarrare il passo al L esdiguières,
lasciando libero il col Masone ai Sabaudi. Occupata Ovada, Carlo
Emanuele assalì Rossiglione, che fu occupata il 17 m arzo grazie al
valore del principe V ittorio Amedeo. Vennero rapidam ente presi
Campoligure e Masone; la m inaccia, orm ai, incombeva su V o ltri.
In Genova intanto, alle prime notizie d ell’avanzata nemica., si
era diffuso un vero panico. Gli anim i però si risollevarono appena
si fece strada la convinzione che il col Masone non sarebbe sta to
superato. Restava tuttavia il pericolo di u n ’avanzata pel colle d e l­
la Bocchetta, m inacciato dal L esdiguières; inoltre il 0 aprile i G e­
novesi subirono una grave sconfitta a V oltaggio, dove pure il m a­
stro di campo generale Tommaso Caracciolo e il colon n ello G uasco
si erano fortemente m uniti (3).
A tutta questa, prima fase della guerra il principe di C arignano
non potè prender parte, poiché, giunto a Torino, era caduto se r ia ­
mente ammalato. Solo il 27 marzo fu in grado di scrivere al padre
e al fratello che le forze cominciavano a tornargli e che sperava di
rimettersi presto « per poter far la parte » sua (3).
Infatti, la. sera· del 5 aprile, lo troviam o ad A sti, secondo gli
ordini paterni ; colà ricevette armi e m unizioni ed avviò alla volta
del campo le compagnie, che a mano a mano erano affluite in città (4).
Due giorni dopo ebbe con 1’am basciatore veneto, recatosi da lu i,
un lungo colloquio, durante il quale si sentì ripetere con in sisten za
J1) Quazza, M antova e M onferrato nella politica europea alla vigilia delia
guerra per la successione, Mantova, 1922, pag. 65 e sgg.
(2) Dufayard, cit., pag. 542 e sgg. È da rilevare il modo pietoso, col quale
il Dufayard storpia i nomi dei nostri paesi. Cfr. anche R ic o t t i, S t. della m o­
narchia piemontese. voli. 6, Firenze, 1864-69, IV, pag. 194.
(3; Al padre scrisse : « Se prima d ’hora le mani mi havessero servito, non
liaverei tardato sin a questo ponto a fargli humilissima riverenza, hora piglio
questa occasione di augurare a V. A. felicissim e queste prossime sante feste
et; colme di quelle vittorie che le posso desiderar maggiori et mentr'io pro­
curo rimettermi per poter esser al più presto ai piedi di V. A. la suplico a
favorirmi dell’honore della sua gratia». In sede cit., mazzo 50. Il C l a r e tta .
S t. della reggenza di Cristina di Francia duchessa di Savoia , 3 voli. Torino,
1S6S-69, I, 76, confondendo le date, crede Tommaso in Asti fin dalla rassegna
del 4 marzo.
(4) Tommaso al padre, Asti. 5 aprile 1625. Sede cit., mazzo 50.
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RO M OLO QUAZZA
che, se il C onestabile e il D u ca entravano nello sta to (li M ilano, i
V eneziani col m archese di Coeuvres si sarebbero m ossi im m ediata­
m ente a com piere tu tte quelle operazioni, che fossero giudicate op­
portune.
A ll'im p resa contro Genova invece la Repubblica di S. Marco si
m ostrava sempre ostile. La scelta di quella città come mèta d ell'a­
vanzata pareva determ inata dalla prevalenza delle forze sabaude su
quelle del Lesdiguières. Ma non bisogna dim enticare che la F ran ­
cia, non volendo rompere aperta guerra alla Spagna, preferiva ad
u n ’azione contro lo sta to di M ilano l'assalto alla Superba.
Però il Coeuvres non tralasciava di adoperarsi in V altellin a per
rendere sempre più difficile il passo a g li Spaglinoli e faceva costrui­
re pontoni, arm ati di cannoni, da m ettere nel lago di Como a ll’im ­
bocco d ell’A dda. Il forte di Fuentes veniva ad essere seriam ente
bloccato così che gli Spagnuoli l ’avrebbero volentieri ceduto a pat­
ti onorevoli. Ma invano pregavano il papa di promuovere un a c­
cordo. Mentre notizie in g lesi davano come già deliberata un’azione
concorde dei principi p rotestanti, entravano in Genova rinforzi
spagn u oli; così si conservava, in com plesso, l ’equilibrio fra le parti
avverse (1).
5) C arattere dell'ufficio assegnato da principio a Tommaso.
Per parecchi giorni l ’opera di Tommaso fu interam ente rivolta
alla preparazione logistica (2) ; appresa il 12 aprile la felice occu­
pazione di V oltaggio, si ramm aricò col padre di non aver avuto la
fortuna di esser presente al glorioso fatto d’arme. Comunque egli
avrebbe vigilato su lle mosse degli Spagnuoli, regolandosi in confor­
m ità, e anche se il nem ico si avanzava fino a Nizza, contava di
poter ugualm ente far passare i viveri. Il 13 fece la rassegna della
i 1) Tommaso al padre. Asti, 7 aprile 1025. Ivi.
(2)
Distribuì nei vari paesi gli alloggi e i luoghi di raccolta dei vari reg­
gimenti. Il 7 aprile il suo reggimento era a Revigliasco; quello del Fleehet a
Serravalle; quello del Valencay a S. Damiano. L’indomani quello del Fleehet
fu chiamato ad A sti; quello del marchese d’Urfé fu destinato ad Agliano.
I Vallesani dovevano stanziarsi a Montanaro. A Castelnuovo dovevano essere
alloggiate le Guardie del principe; ma il furiere, che era giunto i>er preparare
gli alloggiamenti, fu minacciato da molte persone armate « che gli hanno detto
che non vi venissero perchè gli dariano delle archibugiate et che non cono­
scevano altro che il governatore di Milano ». Fu attribuita la cosa a malvo­
lere verso la gente di Agliano. Ad ogni modo Tommaso sospese la partenza
della Compagnia delle Guardie per non esporla ad affronti.Altri intoppi sor­
sero a causa dei Vallesani, che non si volevano muovere da Crescentino se
non pagati. Tommaso al fratello Vittorio Amedeo, Asti, 7 aprile 1625; al pa­
dre, Asti, 9 aprile; al fratello, Asti, 12 aprile; altra allo stesso, stessa data.
Sede cit., mazzo 50.
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TOMMASO D I S AVOIA-CARIGNANO
NELLA GUERRA
CONTRO
GENOVA
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cavalleria di Savoia; tutte le altre truppe erano orm ai d islo ca te in
modo da poter esser raccolte entro una mezza giorn ata (*). Q u al­
che giorno dopo, scriveva al fratello che aveva fa tto spedire le v e t ­
tovaglie richieste e che erano pronti i m edicam enti ; inform ava il
padre che stava eseguendo gli ordini per la ripartizione delle f a n ­
terie e dei cavalli e la costruzione di fortificazioni, ma g li sfu g g iv a ­
no parole, che mal celavano l’interno ram m arico: « e t poiché io
non lio la fortuna di poter esser a servirla, pregarò il Signore c o n d u ­
ca a buon line il principiato assedio et ogni altra cosa c h ’ella sia
per intraprendere » (2).
Perdurava infatti l ’assedio di Gavi, che il L esdiguières non a v e ­
va voluto abbandonare, ricusando di marciare, subito dopo la c a ­
duta di Voltaggio, contro Genova, come avrebbe desiderato C arlo
Emanuele.
La notizia della presa di Gavi e d ell’im m inente conquista del c a ­
stello — cadde quattro giorni dopo — venne al principe il 1S a p r i­
le (3). Lo svolgimento della campagna destava quindi le più grandi
speranze; pareva che la via di Genova fosse ormai aperta. T om m a­
so, che era impaziente di combattere, tornò ad esprim ere il d esid e­
rio di poter « anco esser a parte di quello si farà da qui in n an zi » (4).
Egli era intim amente dolente sia perchè d estin ato ad un com pito
secondario, il che poteva in parte spiegarsi per la m alattia recente
e per la necessità di avere persona di piena fiducia addetta a l m o­
mento delle truppe e dei rifornim enti, sia perchè non del tu tto
soddisfatto degli onori resi alla m oglie e della residenza a que­
sta assegnata (s). Ma il i maggio avendo essa otten u to di recarsi
(») Tommaso al padre, Asti, 12 aprile 1025. Ivi.
(2) Tommaso al fratello, Asti, 15 aprile 1625. Altra al padre, stessa data.
Ivi. Il giorno precedente era ritornato presso Tommaso Fambasciatore veneto,
e mentre si era rallegrato dei felici successi dell’impresa, aveva insistito nel
giustificare la condotta della Repubblica e aveva ricordato che a Capriata sia
il Duca sia il Conestabile avevano condiviso il parere che Venezia dovesse,
non assalendosi il ducato di Milano, limitarsi a fornire aiuti al Coeuvres. Tom­
maso al padre. Asti, 14 aprile 1625. Ivi.
(3) In D ufayard, op. cit., pag. 547, le date riguardanti Gavi sono confuse.
(4) Tommaso al padre. Asti, 18 aprile 1625. Questa lett. è pubblicata in
parte dal C la r e tta , op. cit., p. i, pag. 7(5.
(5) Fin dal 2?» marzo Maria di Borbone aveva fatto il suo ingresso negli
stati sabaudi (Lett. di Tommaso al fratello, Torino, 24 marzo 1625, sede cit..
m. 50). In lettere posteriori di Tommaso (Asti, 8 e lo aprile, al padre) sono
accenni di malcontento, temperati da proteste di ubbidienza, per la residenza
nella quale la sì era fatta sostare. Xe appare un'eco in una lettera di Cri­
stina a Vittorio Amedeo del ‘21 aprile 1625: la principessa dice al marito di
aver comunicato a Tommaso gli ordini del duca riguardo alla precedenza :
ì' et lui a été tout étonné de cela, toutefois il dit qu’il n'a point d ’autre vo­
lonté que celle de Son Altesse, et que pour Millefleurs cela se fera comme il
le comande, mais que de demeurer toujours à Turin comme cela sans autre
résolution, qu'il aimera bien mieux que sa femme aille avec lui en Ast. ou
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ròmolo quazzA
ad A sti presso il consorte, parve rinascere in Tommaso m aggiore
serenità (r).
6) Fase d i attesa.
Le liete fortune in izia li della guerra si erano intan to già ari-esta­
te. Dopo la presa di G avi, Carlo Em anuele con la m aggior foga ave­
va proposto l ’attacco im m ediato di Genova, ma il Lesdiguières, addu­
cendo che gli a iu ti p a ttu iti a Susa e a Torino erano m ancati e che
il rischio d ell’im presa era troppo grave date le forze di cui dispone­
vano, non aveva voluto saperne. Il ritegno del C onestabile fu dal d u ­
ca sabaudo im putato al fatto che il L esdiguières, notoriam ente avido,
si fosse lasciato corrom pere d a ll’oro, per mezzo d e ll’am basciatore
francese, Claudio M arini, genovese d ’origine. Ma anche prescinden­
do da ciò, la situazione della F ran cia, indebolita dalle discordie
delle fazioni e dai m oti ugonotti, era *ufficiente a spiegare la ri­
pugnanza del m aresciallo a im pegnare a fondo le arm i del suo re.
Il fatto che i vascelli prom essi dal duca d i G uisa non si fossero m ossi
dai porti e che quelli olandesi avessero dovuto com battere alla R o­
chelle era m olto significativo e denotava che il R ichelieu aveva do­
vuto sospendere la lotta contro casa d ’A u stria per sedare la rivolta
interna (2).
L'interruzione della travolgente avanzata rianim ò i Genovesi, e
contem poraneam ente, essendo nella V a ltellin a il Coeuvres arrestato
dalla resistenza di Riva, il duca di F eria potè raccogliere notevoli
forze ad A lessandria. Perciò la situ azion e d e ll’esercito franco-sa­
baudo, chiuso nelle valli del Lemme e della Scrivia, si modificò a s ­
sai sfavorevolm ente. Se gli Spagnuoli si fossero avanzati verso Crescentino e V ercelli, Tom m aso non avrebbe potuto disporre di forze
adeguate (3i. Inoltre le soldatesche, specialm ente francesi, pesa­
vano enormemente su lle risorse dei paesi occupati, suscitando da
parte delle popolazioni fortissim e lagnanze. Le diserzioni si fecevraiment qu'elle demeure ou h Raeonis ou à Cariguan, et *qu’il est bien fâché
qu'on montre peu de cas de lu i» (in C la r e tt a , op. cit., III. pag. 7. doc. III).
Cristina conveniva che il cognato aveva ragione e suggeriva che le si permet­
tesse di recarsi ad Asti, conducendo con se la principessa di Carignano, dopo
una dimora di qualche giorno a Mirafiori. Sollecitava Vittorio Amedeo a voler
intromettersi a favore del fratello presso il padre, qualora nutrisse speranza
di poter ottenere qualche cosa ; in caso diverso era meglio che non se ne
m ischiasse affatto.
(A) Lettere di Tommaso al padre e al fratello, da Mirafiori e da Asti,
dal 28 aprile al 7 maggio 1625. Sede cit., mazzo 50.
(2) D u fayard . op. cit., pag. 548 e sgg.
(3) « .... Compreso il Reggimento di M.r Marvel che si è mandato (con qual­
che cavalleria) per assicurar le strade et li Valesani Svizzzeri non ho più
di 3 mila fanti ». Tommaso al padre, Asti, 7 maggio 1625. Sede cit., mazzo 50.
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TOMMASO D I S AVOIA-CARIGNANO
N E LL A
GUERRA
CONTRO
GENOVA
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1*0 assai numerose, nonostante pubblici esem pi di severità d ati a p ­
piccando agli alberi delle Larighe a centinaia i fu ggiasch i dai reg­
gimenti.
Modificato il primo disegno di guerra, V itto rio Am edeo ebbe
rincarico di ricuperare Oneglia, caduta nelle m ani d egli Ispano-genovesi, e di impadronirsi della Riviera di P onente. P assan d o a ttr a ­
verso il col di Nava, il principe di Piem onte 1’8 m aggio 1625 a ssa lì
il nemico nelle posizioni dom inanti e il giorno seguente potè c o n ­
quistare Pieve di Teco. Con avanzata rapida e fo rtu n ata occupò Albenga, Alassio, Loano; ottenne la resa d i O n eglia; e infine, c o n ti­
nuata la marcia, riuscì il 21 m aggio a occupare anche V en tim ig lia .
A Villafranca, in un colloquio col duca di G uisa, ebbe la prom essa,
ancora una volta fallace, delPaiuto della flotta francese.
Si avvicinava finalmente il momento in cui Tom m aso, che a v e­
va già pregato il padre di non lasciarlo « più Otioso tra q uattro m u ­
raglie » (*), sarebbe stato chiam ato a partecipare direttam en te a lla
lotta. Il movimento di truppe nel M onferrato si faceva sem pre più
intenso; circolavano anche sold ati del duca di M antova, che, viv a ­
mente preoccupato, voleva conservarsi neutrale (2) ; il duca di F eria
tra il 10 e il 20 maggio raggiungeva A lessandria ; invocava dal G on­
zaga, ma invano, la consegna delle piazze e im partiva ord in i a i suoi,
dislocati qua e là. La fanteria spaglinola era ferm a a V alenza e a
Bassignano ; la cavalleria era divisa nelle terre di là d al P o, tra Sartirana, Sale, Voghera ; la compagnia di guardia del F eria era a Castelceriolo; di qua dal Po invece, cioè a Q uargnento, Solerio, Quatordio, Felizzano e Refi-ancore non si vedeva gente arm ata (3). In
seguito ad avvisi contraddittori la cavalleria sabauda fu più volte
spostata ad Agliano e altrove (4), mentre le fughe, g li sbandam enti
rendevano difficile in conservare le unità in efticenza (5).
Il 27 maggio, Tommaso, scrivendo da A sti al fra tello , espresse
ancora una volta lagnanze per essere lasciato in d isparte quasi
inoperoso; ma tre giorni dopo comunicò al medesimo di aver ricevuto
dal padre l’ordine di raggiungerlo con la cavalleria (6). La situ a z io ­
ne, invero, andava facendosi m olto seria. A vvisi d el 20 m aggio a n ­
nunziavano l'arrivo ad Alessandria di barche piene di m unizioni e
di armi e l ’entrata in città di 10 mila trentini circa « bella e buona
gente ». Si riteneva che essi dovessero dirigersi a rinforzo dei G e­
novesi ; ad Alessandria, fra m ilizie napoletane, lu cch esi e spagnuof1) Tommaso al padre. Asti, 15 maggio 1025. Ivi.
(2) Quazza, Mantova e Monferrato, cit.. pag. S5 e sgg. Anche lett. di Tom­
maso al padre, Asti, 16, 21 e 24 maggio 1025. Sede cit., mazzo 50.
(3) Avvisi del principe Tommaso al padre, 27 maggio 1625. Ivi.
(<) Tommaso al padre, Asti, 28 e 24 maggio 1625. Ivi.
(5) Tommaso al padre, Asti, 20 maggio 1G25. Ivi.
(®) Tommaso al padre, Asti. 30 maggio 1025. Ivi.
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R O M OL O QUAZZA
le. si calcolavano presenti circa 18.000 uom ini; e si credeva d ie in
breve sarebbero uscite in cam pagna, parte verso Gavi e parte verso
Nizza (*), che si riteneva abbandonata dal Gonzaga in mani spa­
glinole. Inform azioni segrete avvertivano il duca di guardarsi bene
in Acqui, dove il nem ico aveva segrete intelligenze (^.
Tom m aso aveva però ordine di non muoversi, fino a quando gli
Spagnuoli non avessero incoiiiiciata u n ’azione. B oetto gli recò il
'2 giugno nuove istruzioni : « Io sto con im patientia aspettando —
scrisse il principe il giorno stesso — aviso che costoro si m ovino per
poter al più presto esser ai piedi di V. A. et ricuperar in qualche
buona occasione il tempo perso » (3). Venne stab ilito che V ittorio
Amedeo, richiam ato dalla R iviera, si recasse ad A sti e di là si v o l­
gesse in com pagnia di Tommaso contro gli Spagnuoli, appena questi
si m ettessero 111 marcia (4). L'avviso giunse il 4 giugno e quasi
contem poraneam ente arrivò ad A sti anche V ittorio Am edeo (5).
(con t i n m1 )
(’)
(2)
(3)
(4)
(5)
R om olo Q uazza
Avvisi del 29 maggio 1625. Ivi.
Tommaso al padre, Asti, 30 maggio Ki25. Ivi.
Tommaso al padre, Asti. 2 giugno 1625. Ivi.
Tommaso al padre; altra al fratello. Asti, 3 giugno 1625. Ivi.
Tommaso al padre, Asti, 4 giugno 1625. Ivi.
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LA STRADA ROMANA AURELIA
(DA P IS A A VA D O )
V icin o a l tem p io d i S a tu r n o c 'e r a
a llo ra un cippo r isp le n d e n te d ’oro
d on d e R om a la n ciò p e r tu t to l'orb e*
su e v ie se lc ia te di so n a n ti s a s s i....
( G . P a s c o li, P o e m . c risi., V 1-1) .
I. - IL M ILIARIO AUREO
Nel foro di Roma immortale, non lontano d a ll’« U m bilicus U r ­
bis » centro simbolico della città, e propriamente in vicinanza del
tempio di Saturno i1) sorse, per opera di A ugusto (2- il celebre « Milliarum Aureum » ( D io n e C a s s io , L. 1V-8) sul quale stavan o in cisi i
nomi delle superbe scie della grandezza di Roma : le strade che gli
industri legionari avevano aperto per il mondo, m onum enti d ’una g lo ­
ria senza ti ne. .
Non da esso però muovevano le vie che da R om a s ’irradiavano
pulsanti di vita, arterie di civiltà, ma d a ll’antica cin ta delle mura·
serviane (.Agger Kervianus) (3).
Il Miliario Aureo, colonna marmorea rivestita di bronzo, dovette
essere come il monumento, l ’esaltazione, ed insiem e l ’in d ice di tu tte
le strade che da Roma muovevano, con l’indicazione delle d istan ze
(!) I ordan, Sui, rostri del Foro Romano, in a Annali dell'Ist. di corrispon­
denza Archeol. », voi. 55, Roma, 1SS3.
(2) Il «Miliarium Aureum» sorse nell’anno 724 di Roma, allorché Cesare
Augusto fu eletto « curator viarum ». (Vedi : C anina L., La I parte della ria
Appia antica, Stab. Tip. di G. A. Bertinelli, vol. I, app. II, Roma, 1853,
pag. 232). Prima di tale data era il censore che si occupava delle strade
(Cic., De Leg., I li, 3).
(3) Lungo le vie militari ed anche lungo quelle di minore importanza, come
dimostreremo in seguito, si ponevano, alla distanza di un miglio l'una dall'al­
tra, delle pietre che si elevavano dal suolo e recavano incisa la distanza da
un luogo importante : in genere da un « oppidum ». La cifra era spessissim o
seguita dalla sigla M P (milia passuum), con scolpito il nome degli imperatori,
consoli, censori pretori o magistrati che avevano curata l’apertura della via
o l’avevano riattata. Le pietre oltre il nome di « miliarium » prendevano anche
quello generico di « lapis », tanto che si diceva più spesso, ad esempio. « ad
sextum lapidem » o più semplicemente « ad sextum » che non « ad sextum m i­
liarium » (P o lib io , III, 39, S), (P lu ta r c o -C . Gracco, XI).
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RENZO
BAC CINO
fra le varie R ea lità . In torn o al M iliario, e vicinissim o al Foro, per
ordine di A grippa, era stata· disegnata la mappa d e ll’im pero : c o ­
me un im m enso a tlan te, superbo m onum ento di potenza ( T a c i t o ,
H is t , I, 27) ( S v e t o n i o , Otho, 6) ( P l i n i o , I s t. N a t, I I I , 6, 9). Qui
i generali potevano m editare i loro piani di campagna calcolando
in precedenza su lle segnate distanze, le m arcie degli eserciti e l ’u ­
bicazione del nem ico.
I I . - LE G R A N D I A R T E R IE D E L L ’IT A L IA SE T T E N T R IO N A L E
D alle 37 porte di Roma come
.... dardi di im gigantesco sagittario
tendente in giro Varco suo f a t a t o ,
si lanciarono fiere tan te vie
per conquistare il m ondo....
Erano 246 le strade: 31 m ilitari e 215 strade m aggiori (*). S tra ­
tegiche si possono chiamare le vie m ilitari « consulares » o « pretoriae » che in origine avevano finalità esclusivam ente tattich e e
belliche. E sse erano tanto spesso opera di quelle legioni di ferro che
seppero lasciare im pronte incancellabili per il mondo antico. A rchi­
te tti, ingegneri, pontieri, costruttori, colonizzatori erano i leg io ­
nari e si volgevano versatilm ente a q ualsiasi opera che potesse far
grande il nome di Roma. Queste vie delle quali l ’onere gravava
sullo Stato, erano m antenute in piena efficienza da funzionari a l­
l'uopo nom inati: il « c u ra to r v ia ru m » che stava generalm ente a
Roma ed i « m ancipi » che dirigevano le stazion i principali (2).
Apprendiam o da Cicerone (Filipp. X III) che tre vie conducevano
alla G allia Cisalpina da Rom a : la F lam in a, la Cassia e 1’A urelia.
La Flam inia, che usciva dalla P orta Ratum ena o F on tin alis
della cinta Serviana e conduceva a ll’alto A driatico e alla C isalpi­
na, tolse il rango di « R egina V iarum » a ll’A ppia, quando la po­
tenza espansionistica di Roma si trovò insensibilm ente spostata a
Nord. Fu costruita nel 187 a. C. dal Censore F lam inio, morto poi
nella battaglia del Trasim eno, e si spingeva sino a Rim ini (Arimi(>) C e le sia E ., P orti e vie stra te dell’antica Liguria. Coi tipi della Tipo­
grafia sociale, Genova, 1883, pag. 28. (Pur monca ed erronea in molti punti,
quest’opera del Celesia è quanto abbiamo di più compiuto sull’argomento).
(2)
C e le sia E ., Op. c it., pag. 52. Le altre vie invece via e com m unales, vici­
nales. transversae erano aperte e conservate dai cittadini dei pagi e dei vici
interessati all’efficienza di esse. A queste strade di comune transito presiede­
vano i m agistri pagorum di antichissima istituzione.
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LA STR ADA ROM A N A A U R E L I A
17
num ). Qui giunta s i bipartiva e ne conservava il nome il ramo che
volgeva a Settentrione. L’altro tronco, costruito pure nel 187 a. C.
dal console M. Em ilio Lepido, col nome di E m ilia, portava al gran ­
de emporio fluviale di Piacenza (Placentia) fulcro d ’ogni azione bel­
lica nelle Gallie ( L i v i o , XXI, 57; XXXIX, 2) (*).
Un altro ramo della Flam inia, la Cassia, si staccava d alla gran ­
de arteria a Ponte Milvio, e, toccando Veiq, V olsin i novi, Chiusi,
Cortona, Arezzo, Firenze, sboccava n ell’Aurelia fra P isa e Luni.
Infine la terza od Aurelia (da Aurelio Cotta censore nel 241 a.
C.) per il « Pons Aurelius » conduceva al G ianicolo e di qui, a ttr a ­
versando l ’Etruria, portava a Pisa (Pisis) im portantissim o centro
m ilitare pari a Piacenza (Livio XXXIX, 2). D ifa tti al tem po delle
guerre liguri un console risiedeva nel « castrnm » di Piacenza e l ’a l­
tro a Pisa. Quivi metteva anche un ramo della C assia, la Clodia,
che da Viterbo portava in Etruria (2).
I II. - COME NACQUE IL SEGMENTO LIGURE D E L L ’A U R E L I A
Correva l'anno 109 a. C. Gravi nubi si addensavano su lla C isal­
pina. La marea de’ Cimbri e dei Teutoni premeva m inacciosam ente
sulla resistenza romana. Le orde barbariche avanzavano con in e so ­
rabile passo e la pingue pianura del Po sembrava da un m om ento a l­
l ’altro in estremo pericolo. In tan ta gravità di prossim i eventi, il
Censore M. Em ilio Scauro fu incaricato di aprire una strad a « che
per P isa e Luni conducesse ai Sabazi e di qui a Dertona » ( S t r a b o ­
n e , V, 6) (3).
Mai come in quel calam itoso momento si delineò nella mente de’
Romani la necessità di una via, che, al riparo delle intem perie a l­
pine, mettesse in comunicazione diretta i due form idabili « E m po­
ria » m ilitari di Pisa e Piacenza, con la G allia invasa.
Occorre dir subito che la Pisa-Vado (o Em ilia d i Scauro) che noi
chiameremo però secondo l ’uso corrente A u re lia , conserva pochi, po­
chissimi caratteri di romanità, se togliam o l ’ardito suo tracciato di
concezione squisitamente romana, perchè non fu mai una via « straC1) Poche, ma esatte notizie sulPargomento si trovano in B ertarelli L. V.,
Italia Centrale, vol. IV. A cura del T. C. I., Milano 1925, pag. 240.
(2) C elesia E., Op. cit., pag. 100. La Clodia (da C. Claudio Censore nel
225 a. C.) si staccava presso Veio dalla Cassia e, toccando Saturnia, Roselle,’
Vetulonia, sfociava nell’Aurelia a Salebro.
(3) Vedi a proposito di questo luogo straboniano il C e le sia , Op. cit., pag. 32
e S a n g u in e i! L., Epigrafia Ligure, in « Atti Soc. Lig. Storia Patria », vol. III.
1804. Si tratta dei termini di una disputa ormai superata.
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18
RENZO
B A C C IN O
ta » (*) nel pieno sign ificato d ella parola. E ssa fu sem plicem ente una
« terrena » o al più gTareata (2.>.
M ancò certam ente ad E m ilio Scauro il tem po necessario per
« strare » ossia per apportare alla strada da lui aperta tu tte quelle
rifiniture proprie delle vie rom ane. Da notarsi ancora che ai tem pi
di Scauro i Rom ani non si erano ancora specializzati in quella m ira­
bile tecn ica stradale che vediam o rifulgere sotto ai Cesari.
Quando ad « Aquae Sextiae » le orde barbariche furon d isso lte
dal valore di Mario e dei suoi fed elissim i Liguri, (P lutarco -M ariot
194) per Γaum entata im portanza acquisita dalla via che da Piacenza
conduceva a Vado, (Julia Augusta) non si pensò più a « strare »
1’A u relia, che aveva perduta molta d ella sua im m ediata necessità;.
Sicché la Pisa-V ado rimase arteria di u tilità m ediocre e tale da non
giustificare gli im ponenti lavori di rifinitura e di assestam ento che
troverem o nella « Julia A ugusta ». Questa inferiorità ben palese è
giu stificata in parte dall'im portanza sempre crescente dell'em porio
m ilita re d i Piacenza a danno di quello d i P isa e dal fatto che da
Roma, per andare alle G allie, si preferiva seguire la F lam inia, indi
la E m ilia di Lepido e la Ju lia A ugusta anziché seguire la litoranea
del Tirreno che era alle prese con un terreno « iupeditissim um ad
iter faciendum )) (Brut, a C ic. E p . , F an i. X III). Si aggiunga che
sotto i Cesari si preferì seguire da Roma alle G allie la via m arit­
tim a.
Resta da osservarsi ancora che il nom e di Aurelia sostitu ì in
breve quello di E m ilia, perchè la strada di Scauro non è che la c o n ­
tin u azion e della grande arteria di A urelio Cotta, che da Rom a con ­
duceva a P isa , ma anche per non creare evidenti equivoci di om oni­
m ia con l ’altra E m ilia, quella di Lepido. Così noi chiam erem o A u (M Questo appellativo merita qualche osservazione in proposito. La via
(da: stem ere viani) era la via pavimentata o reticulata. I.a sua co­
struzione importava lavori imponenti, tantoché si calcola a ino* il esemplo che
nn in2 dell’Appia costasse il sestuplo d’una moderna autostrada attrezzata p«*r
il traffico pesante. (Vedi: ÜM8CHAU, in « Wissenschaft und Tecnik. », Francoforte. 1934, fase, maggio). Per costruirla si procedeva così: I>opo che gli ope­
rai, o i legionari, avevano aperto la via (viam munire) si passava alia lavora­
zione tipicamente romana del fondo stradale. Sul urem iam , o fondo primo, si
j»osava lo stratum sn formato di nn ammasso di ghiaioni o ciottoli bene asset­
tati. Sul primo strato posava il niflu* che era un lenzuolo «li sabbia e di pie­
trisco leggero legato con calce. Sul rudus posava iì nurle uh che era ili cemento
e di creta ben battuta. Finalmente su quest»* solide basi si posavano grosse
lastre (lapides) di pietra ad angoli smussati, non simmetriche, ma tagliate in
modo che si connettessero bene le une con le altre. 11 tutto legato solidamente
con calcestruzzo formava il pavimentum o summa erusta. Non tutte le vie
però eran costruite con tanta rifinitura. Spesso j>er urgenti necessità rii guerra,
o j»er mediocre e caduca utilità le vie restavano semplicemente terrenae o ap­
pena spianate, oppure eran {jlareatae do?4 a fondo ghiaioso ben diverso dn
quello delle reticulatae o xtratne. (Vedi : Livio, XLI, 27).
i 2)
Vii;v o l i C€, Quali erano le arterie delVim pero romano, in « Giornale della
Domenica », Λ. III. η. rn. Roma 1932-NI, png. fi.
M irata
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LA STR ADA ROMANA
19
A U R E L IA
relia la via che da P isa conduceva a Vado (Sabates) e J u lia A u g u ­
sta (M quella che da Piacenza per V ado si dirigeva ad A rles, benché
ambedue siano state aperte da E m ilio Scauro censore, e quindi, se­
condo il vetusto uso romano, debbano portare il nome di E m ilia.
L'ANDAMENTO D E L L ’A U R E L I A
D a P isa a L u n i .
Da Lerici a Turbia, la più deserta
La più romita via....
(D a n te , P u r p ., n i ) .
Da Pisae (2) VAurelia, seguendo il pittoresco e breve orlo pianeg­
giante delle coste tirreniche, toccava a 12 m. p. Fossis P a p irian is
(Peut) (s) o Papiriana (It. A nt.) (4) che va identificata, senza ombra
(*) La lulia Augusta prese il suo nome dal grande Imperatore, quando que­
sti, eletto «curator viarum » intraprese la grande riforma delle strade romane.
(D io n e C assio, IV, 8). Il Miliario della Chiappa presso S. Bartolomeo del
Cervo ci attesta che questi lavori «li rifinitura vennero condotti a termine
nell'anno 13 a. C. (Vedi: N isse n IL, Italische Lan desk unric, Berlin, 1ÌM2,
pag. 1-10. IjO stesso Nissen a pag. 145 nega l’esistenza d ’una Aurelia ligure.
D i questo errore basato su un’erronea interpretazione d ’un luogo straboniano
si fece in Italia banditore il C e le sia (P orti e vie stra te , ecc., op. cit., pag. 32>,
ma le loro obbiezioni non hanno oggi più importanza.
(2) Pisa fu forse colonia greca ed ebbe la sua omonima nella ΙΙϊσα pelopponesiaca (πίσος in greco vale per: luogo molto irrigato, prateria).
(3) La notazione « Peut » si riferisce alle stazioni ricordate dalla tavola
itineraria detta Peutlngeriana dal suo primo divulgatore: il Peutinger. Secondo
il Mannert pare fosse una copia di quell’a Orbis pictus» che figurava come un
immenso atlante sotto il portico di Agrippa. E certo che una descrizione del­
l’impero romano fu fatta in quei tempi ( P li n io , n. /»., I l i , 7 > e con tutta
probabilità fu compilata una specie di mappa dove stavano segnate le vie,
le loro stazioni, i centri abitati che toccavano, i « ca stra » che le munivano, i
fiumi che attraversavano. La tavola di cui parliamo ci è pervenuta nella tra­
scrizione di i.n monaco «li Colmar del XIII secolo. Dalla biblioteca Imperiale
di Vienna, dove era stata depositata nel XV secolo da Corrado Celte, il pre
zioso manoscritto, non si sa come, passò nelle mani di un antiquario, Corrado
Peutinger. verso la metà del XVI secolo (Vedi: Rocca P., Giustificazione della
tarala Peutingeriana. Tip. Monteverde, Genova, 1SS4, pag. 4 e segg.i. Xe fece
una splendida edizione in Francia il Dejardin i>er incarico del Ministero dell’Istruzione Pubblica fra il 1868 e il ISSO, ricca di citazioni c di bibliografia.
In Germania nel 1887 se ne fece una nuova edizione con l’introduzione di
Koiirnd Miller.
documento capitale per lo studio delle arterie romane che solcarono la
Liguria e credo che alla Tavola si possa prestare sicura fede, perchè, come
vedremo, le località che essa ci ricorda, realmente esistettero e q u a s i tutte
sono identificabili. C’è da porre qualche riserva però su le distanze segnate fra
luogo e luogo : non che l’originale fosse inesatto, ma è ovvio supporre che
dalle innumeri trascrizioni sia nato qualche errore che controlleremo passo
passo. Il secondo segmento è quello che riguarda la Liguria.
i ’i La notazione « Tl. A nt.» si riferisc calla «Dim ensio ITniversis orbis a fc
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t
RENZO
BA C C IN O
d i dubbio con l ’odierna Torre del Lago. Continuando il suo camm ino
incontrava « ad taberna frig id a » (Peut.) (M che sorgeva presso il
corso del F rigid o presso l'odierna M assa Lunense. Senza curare le d i­
scordanze d i ta p p i dei docum enti itin era ri (P eut. m. p. 22 - It. A nt.
m. p., 24) da la Taberna F rigid a giungiam o a Lune. Da questa città
tan to ricordata d agli an tich i, com incia VA urelia ligure e perciò ci
sia lecito abbandonare la brevità del discorso per soffermarci un
ista n te presso le sue candide m ura (R. N u m a z i a n o . D e r. 11-63).
È tradizione antichissim a che L uni sia stata fondata dai Liguri
e poscia a loro tolta d a g li E tru sch i fra Γ Υ ΙΙΙ e il V secolo ( M a r -
Julio et Marco Antonio consulibus facta » che va comunemente sotto il nome
di « Itinerario detto di Antonino Pio ». Enrico Estienne nel 1512. a Parigi, ne
diede la prima stam pa. Un'altra edizione ne fece da noi Aldo Manuzio in ^ enezia nel 1582. Da allora ne curò un'ottima edizione il Wesseling (Amsterdam.
1735). In tempi più recenti il Parthey e il Pinder (Berlin. 1S4S) ne curarono
un’altra ristampa.
L'« Itinerario » che generalm ente è attribuito ad Antonino Pio. non è una
tavola, come quella del Peutinger. Si potrebbe chiamare piuttosto un pratico
prontuario delle stazioni stradali con le relative distanze. Di comune con la
tavola ha solo probabilmente lo scopo, evidentemente strategico e militare.
<Yedi: C e le s ia E .. P o rti e vie str a te , ecc., cit.. pag. 5).
Purtroppo le ripetute trascrizioni e la molteplicità dei codici 1 hanno ìidotto a documento poco attendibile, specialmente per ciò che riguarda le cifre
delle distanze. Consta di due parti : « Itinerarium Provinciarum » o enumera­
zione delle vie e stazioni m ilitari dell'impero, e « Itinerarium Maritimum » o
enumerazione delle « positiones navium » e delle « plagiae ». Le distanze λ i
sono sempre segnate in m iglia (m. p.).
Il B arrili, che lo attribuisce senz'altro al tempo degli Antonini, vi rilevò un
rifacim ento di più bassi tempi e ritocchi del secolo IV. (Vedi: B a r r i l i A. G..
Monografìa storica dei porti dell’antichità nella penisola italiana. Off. Poligr.
Ita!., Roma, 1905, pag. S).
(! ) Q u esto n o m e fo r s e sta a sig n ifica re ch e iv i so rg ev a u n a taberna od a l­
b erg o p r iv a to p er c o m o d ità d e i v ia g g ia to r i. 1 m ilita r i ed i fu n z io n a r i in v e ce
s i r ifo c illa v a n o a lle « m a n sio n e s », ed ilìzi im p o rta n ti a i q u a li p o tev a n o a ttin ­
g e r p r o v v is ta in te r i e se r c iti, perch è iv i r isied ev a n o i « m a n cip i » v e r i e propri
g o v e r n a to r i, c h e e ste n d e v a n o il loro d om inio lu n go le v ie m ilita r i d o v e so r­
g e v a n o le s t a z io n i m in o ri n eH 'in tervallo fra le v a r ie « m a n sio n e s » : le « m u ­
ta t io n e s ». Q u este u ltim e eran o p iccole sta zio n i d i m u ta d i c a v a lli d i u so s t a ­
ta le . I v i s i fe r m a v a n o i « ta b e lla r i » i « v ered a ri » (co rrieri p o sta li) i « cu rso res »
a r if o c illa r s i e a cam b iar c a v a lc a tu r a n el loro in c e s sa n te an d a re per le v ie
ro m a n e. Q u a si sem p re in torn o a lle « m a n sio n es » e a lle « m u ta tio n es » so r g e ­
v a n o d e i p r iv a ti ed ifizi « ta b ern a e » « p op in ae », « ca u p o n a e » per se r v ir e ai
v ia g g ia to r i non dipendenti dallo stato. Ai te m p i dei Cesari fu ron o is titu ite
pubbliche corse (cursus pubblicus) e poste regolari (vehiculationes).
edi an­
che su q u e sto a r g o m en to : C e le sia E.. P orti e vie strate, ecc.. cit.. pag. 52 e
M assano G., Il turismo neWantica Roma. Ed. E n te Xaz. per le Ind. Turisi..
Roma. 1933).
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LA STR ADA
RO M ANA A U R E L IA
21
zìa lid Epigr. X III, 30) (*). L iv io però (XII, 13) è di parere opposto.
Probabilmente questa fu una zona assai disputata fra i due popoli,
dove le infram mettenze furono innum eri come lo dim ostrano i reperti
archeologici.
Adagiata sulla vasta piana alluvionale del M agra, che forse, in
antico, sfociava a mezzodì della città , ove corre oggi l ’A venza, (P eut.
Aventia) Luni dovette avere straordinaria im portanza pei com ­
merci che in essa confluivano dalla Lunigiana e dalle candide ap u a­
ne ricche dei prezioso marmo che i L iguri sapevano ta n to bene
estrarre ( S t r a b o n e , V, III) ( P l i n i o , XXXVI, 7). Fu em porio m arino
di rilevanti scambi e visse una fiorentissim a vita sotto il rom ano do­
minio, allorquando vi dovette sorgere, come si rileva esam inando
la mappa della Tavola, un « castrum » assai im portante, pari a l­
meno a quello di Genua·.
l i Poggi (2) trovò con m isure da lu i rilevate su lle rovine, le d i­
mensioni del tipico campo romano (statitum j descritto da P olib io
(IV, 27, 32;. Era di forma quadrata e, secondo il P oggi, m isurava
m. 639 x 639, Esso dovette ospitare n e ll?epoca della sua floridezzamassima non meno di 100.000 ab itan ti (cifra questa da accettare
con qualche cautela, perchè il P oggi, questo en tu siasta « poeta »
della storia ligure, cade spesso, in esagerazioni am p lifìcatrici). Si
sa da Livio (XXVII, 38) che Luni godeva dei privilegi ed esenzioni
proprie delle città marinare. La sua rom anità risale al 177 a. C.,
quando deportati in m assa 10.000 A puani nel lontano Sann io, vi
furono mandati 2.000 veterani a colonizzarne il territorio che
« .... de Ligure captus is ager erat » (Livio XLI, 13).
Intorno al suo porto (3) sorsero infinite dispute nel secolo scorso.
Nulla intorno a questo dibattuto problema si può affermare con s i­
curezza : oggi però si propende nel credere che Luni abbia avuto n el­
le sue immediate vicinanze un « navalia » fiorente, ma che il vero
« Portus Lunae » di Ennio ( P e r s i o , S atura TV), di P lin io (I I I , 8 )
di Silio Italico (Bell. Pun. V i l i ) , degli itinerari m arittim i, sia forse
il vicino golfo lunato della Spezia (4).
(!) Il nome è indubbiamente etrusco, tanto simile a quello di Yetluna (Ve­
tulonia» e Popluna (Populonia). Vedi a questo proposito il volume d el: P o g g i
G. : Luni Ligure, etrusco e Limi colonia romana. Ed. Frat. Carlini. Genova.
1904, pag. 4, ed anche: M a zzin i U., La Necropoli Apuana del B e c c a t o i o Tip.
Moderna, La Spezia, pag. 75. Fondamentale è sempre però il saggio di B o l l o
P ., in « Giornale degli studiosi », 1S70, 2° sem.. pag. 65.
(2) Vedi cit. in nota precedente.
(3) Sul porto di Luni vedi: M a zzin i U.. Da Riva Trigoso a Viareggio. in
« Monografia Storica dei porti dell’antichità nella penisola italiana ». Off.
Poligr. Ital., Roma, 1925. pagg. 7-10. Interessante sempre il già citato saggio
del Bollo.
(-*} Questa interpretazione è confortata da Strabone. Dice infatti il grande
geografo che il porto di Luni « .... è grandissimo e bellissimo, di grande prò-
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RENZO
BAC CINO
D a L u n i a l v a l ic o « i n a l p e p e n n i n o ».
D a Lune (Peut, e Jt. A n t.) F A u relia volgeva alquanto a l disopra
d e ll’odierna Sarzana (ant. Sergianum , forse da 1111 Fundus Sergiamis) e d i S. Stefan o M agra. Q uivi giu n ta, varcato il fiume per mezzo
di un ponte di cui esistono ancora visib ili resti presso Caprigliola,
volgeva a m ezzogiorno a collegarsi con quella antichissim a dei L i­
guri su lla sin istra del V ara (*) e tenendo sempre questo lato final­
m ente raggiungeva Boron (Peut. 111. p. 9) o Boaceas (It. A n t. m.
p. 12) situ a to sulla destra del V ara, fra la bocca di Pignone e Borghetto V ara, presso Padivarm a, dopo di avere attraversata anche
questa m ediante un ponte di cui si vedono ancora le antiche rovine,
alla confluenza del torrente Ricco.
Boron o Boaceas si può identificare alF in circa con l ’odierna Borghetto V ara, che giace sulla destra del torrente, che Tolomeo chiamò
Βοάκτης (H I , 1) e poscia fu detto Boron (2). N elle sue vicinanze
sorgeva Brìniatu-s, cap itale dei Liguri B riniates vin ti e dispersi dal
console M. E m ilio, nel 190 a. C. Troviamo però troppo poche tanto
le 9 m iglia della P eutin geriana come le 12 d ell’itin erario, che d ivi­
dono questa stazione da L uni (ìì.
Dopo la « m utatio » di Boron la strada romea saliva alP attuale
Roverano, ma di essa non appaiono tracce sicure se non a M attara­
na, ai piedi del v alico d etto Bodetia (It. A n t. in. p. da B oactes 27!)
o in alpe pennino (Peut. m. p. 16). Presso Roverano si diparte una
via che sale a Sesta Godano, antichissim o borgo, che il Celesia (4l
erroneam ente a m io avviso identifica con la « Segesta Tigulliorum »
di P lin io (I I I , 5). D a ll’odierna M attarana le tracce d ell’Aurelia si
fanno ben più definite e sicure. Il R isso (5) ne ha rilevato i resti fra
fondita e racchiude entro di sè altri molti porti ». Queste parole s'attagliano
benissimo al golfo della Spezia, ma non all’antico porto di Luni ohe, proba­
bilmente, era un emporio fluviale (T olom eo, Geogr., III. 1.... Ora /luminis
Macrae).
ί 1) Λ’edi : B o l l o P .. in «Giornale degli studiosi», Genova, ISTI. 2° sem.,
pag. 255. Il Bollo è l’unico autore che fa cenno di questo segmento d*Aurelia.
Ad ogni modo è assai attendibile, avendo avuto egli una profonda conoscenza
dei luoghi che mancò a tanti.
(2) Vedi : O iïerzin er G., I liguri antichi e i loro com m erci, in « Giorn. stor.
e lett. della Liguria», A. I li, Genova, 1002, fase. 1, pag. 16. Boron è nome
gallico. C’è anche un Boron presso Nizza. Vedi: H o ld e r IL, Alt. Celtischer
Sprasjhxcharz, Leipzig. 1904, vol. I. Voce: Boron.
(3) In merito a questo segmento d’Aurelia oltre la costante, tenacissima
tradizione, sappiamo dal G iu s tin ia n i (Annali della Rep. di Genova, Tip. Fer­
rando, Genova, 1834, I, 101-102) che godeva ai suoi tempi ancora deH’appellativo di «rom ea» o romana. Infatti egli dice: « .... e vicino alla città di F ri­
gnate due miglia in circa, è la strada Romea.... ».
(4) C e le s ia E ., Porti e vie strate, ec c ., c it., pag. 21.
(5> Risso G. B.. Note di viaggio. Tip. della Gioventù. Genova, 1912, pag. 78.
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LA STR ADA RO MANA A U R E L IA
23
M attarana e il passo (lei Bracco (Bodetia o in A lp e pennino, ravvi­
sandola per la solidità degli archi e per la sua costante larghezza
di circa due m etri, ossia otto piedi (1). D a quota 600 circa dove a n ­
cor oggi se ne possono ammirare i ruderi, con una rapida salita essa
si portava sul valico « in alpe pennino » (2),
D a l P a s s o d e l B racco a Z o a g l i.
Quivi sorgeva la « m utatio » difesa certam ente da un piccolo
nucleo di soldati posti a presidio e a sicurezza della strada. Poco
prima del passo è la Baracca che il Ferretto vuole far corrispondere
ad una « mansio » del « vicus » romano, non so con quale fon d a­
mento (3).
Da 11’« in Alpe pennino » lungo visibili tracce si scende alla can ­
toniera, si sale la costiera Persico, si passa sopra il Baracchino,
casa Marcone, sino al villaggio del Bracco. Sulla Tavola Peutingeriana, a 2 m. p. dal valico si incontra la stazione di « ad Manilia ».
Era questa una « m utatio » sui m onti dipendente dal paese posto a
mare col quale era unita da una « transversa » che, coi suoi cippi
m igliari diede il nome alle borgate di Comeglio e di Lemeglio? In
questo caso l ’Aurelia avrebbe seguito a ll’incirca il tracciato d e ll’odierna nazionale. Il Bollo (4) dice invece che essa discendeva a ll’attu ale
M oneglia sulla riva del mare. Poscia, rimontando a m età il monte
Venino, si portava al centro della V alle Grande, là dove il monte
Scanno forma una specie di falsopiano. Di qui discendeva ancora
al mare e, voltasi a ponente correva difilata a raggiungere l ’ultim a
punta del monte della Valle Grande presso punta della M adonnetta
o delle Baffe. Superando un ardito strapiom bo con un in taglio netto,
si portava finalmente a Sestri. Il Bollo rilevò ai suoi tem pi resti s i ­
curi di questo passaggio. Oggi invece sono m olto incerti, nè questo
tracciato mi persuade appieno. Ad ogni modo occorre dire che fra il
(Λ) Il piede romano era formato di quattro palmi (cm. 0,074) e cioè misu­
rava cm. 0,290.
(2) Il nome « in Alpe pennino » parrebbe di derivazione celtica. La voce
« p en » in celto significa « te sta » , « v e tta » . (Vedi: D ie z F.. Etymologisehes
Worterbuch der Romanischcn Sprachen, Bon, 1801, pag. 312). Si sa pòi d uu
Giove Pennino (Livio, XXI, 38) e di un Pennino ricordato in alcune lapidi
romane (H o ld er A., Alt. C e l t op. cit., vol. II. pag. 1022. Voce: Poeninus).
Il nome attuale dì Bracco, secondo il Serra (Cit. in Risso G. B. : X ote di
viaggio, op. cit., pag. 77) deriva dal vocabolo ligure arcaico « brak » che sta­
rebbe a significare « luogo aspro e deserto ». Fantasie.
(3) F e r r e tto A., lì distretto di Chiavari preromano, romano e m ediocrale.
Tip. Art. L. Colombo. Ohiavari, 1928, parte I, pref. pag. XI. È questo un libro,
vera miniera per lo studioso, in cui non sempre la verità è ricercata con
freddo senso critico.
(M B o ll o P., In «Giornale degli studiosi», Genova. 1871, 2° seni., pap.
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24
RENZO
B A C CIN O
Bracco e Sestri L. l ’identificazione non può basarsi clie su pochi e
fa lla c i indizi (*).
D opo 1’« ad M onilia » (2) che l ’itin e r a r io A ntoniano non ri­
corda, Γ A ureli a toccava F attu ale Trigoso che erroneam ente il Ce­
lesia (3) ed il M azzini (4) vollero identificare con la « T igullia » di
P lin io , valicava il P etron io, torrentello che prende forse il nome da
un an tico « fondo P etronio » e si incontrava con u n ’altra strada
forse « com m unalis » detta « romana » in a tti del 774 d. C. (5) e
che scendeva da C astiglione e forse dal Cento Croci (ant. Lamba).
D i essa si ha ricordo nella frazione M iglian o a C astiglione. Dal
P etronio la strada, lasciando a sin istra Sestri Levante colla quale
devesi identificare la « Segesta T igulliorvm » dei Liguri (6), si iner­
picava sopra gli strapiom bi di S. Anna e tenendosi sempre discosta
dal m are, per S. G iu lia Centaurea, superava i Cavi e Lavagna,
si portava nella valle term inale d ell'E n tella, allora ampio golfo (7),
presso l'antich issim o ponte della M addalena, di cui traspaiono an ­
cora alcuni archi, che però sono di fattura medioevale.
Dopo Γ« ad Monilia » la Tavola Peutingeriana segna la sta ­
zione di « ad Soiaria » a 13 m. p. e l ’itin era rio segna invece « Tegulata » a 12 m. p. Le due stazioni probabilm ente si identificano e
corrispondono, come m odernam ente si crede, a ll’odierna Zoagli.
Il P oggi invece ne affastellò una fantasiosa ricostruzione presso
Podierna Chiavari, ivi facendo sorgere un ipotetico « castrum » (8).
(1) Anche il P o g g i (P o g g i G., Le due R iviere, ossia la Liguria M arittim a,
Stab. Tip. Frat. Pagano, Genova, 1001, pag. 39) ritiene esatto il percorso littoraneo dato dal Bollo, senza aggiungervi nulla di suo.
(2) D ella romanità di Moneglia ci parlano le tombe romane scoperte nel
marzo 1928 che risalgono, come quelle della vicina Vigo (vieus?) al I e II se­
colo dell’era volgare. (Vedi: F e r r e tto A., TI distretto di Chiavali, ecc., op.
cit., pag. 803 e segg.).
(3) C e le s ia E., P orti e vie stia te , ecc., op. cit., pag. 21. M azzini Γ., Da Riva
T. a Viareggio, op. cit., pag. 0.
(4) F e r r e tto A., Il d istretto di Chiavari, ecc., cit.. pag. 22.
(5) F e r r e tto A., Il d istretto d i Chiavari, ecc., cit., pag. 45.
(6) I s s e l A., L ’evoluzione delle rive marine, in « Boll, della Soc. Geogr.
Ital. R om a», 1911, fase. XII. I/A . afferma che la penisola di Sestri L. ancora
nel Medio Evo era un'isola ricordata in atti col nome di « insula Segesti ».
( 7) Non è il caso qui di insistere su questo argomento. Basti dire che la
configurazione littoranea della Liguria è nettamente diversa oggi, da quanto
non fosse nell’epoca romana. Le spiagge deposite infatti a quei tempi non esi­
stevano ed erano occupate, come nel caso di quella dell’Entella, da un ampio
golfo. In seguito, sul finire del Medio Evo, vuoi per il continuo disboscamento,
vuoi per altre cause non ancora chiarite, s’iniziò la formazione di ampi coni
di deiezione fluviale che diedero origine, coi loro apporti alla formazione delle
spiaggie costiere. Vedi su questo argomento: G iovanni S a n g t in e t i. La spiaggia
<li Chiavari, in F e r r e tto A., Il distretto di Chiavari, ecc., cit., pag. 3(51 e wegg.
Si tratta di uno studio meraviglioso per chiarezza e dottrina.
(8) P o g g i G., La Tigullia, a cura del C. A. I., Stab. Frat. Pagano, Genova.
1002, pag. 8.
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LA STR ADA RO M ANA
25
A U R ELIa
Per confutare questa gratu ita ed avventata affermazione, basta se­
guire l ’andamento della strada romana che 11011 toccava l ’odierna
Chiavari, perchè ivi era il mare ma, invece, d a ll’a ttu a le ponte d el­
la Maddalena saliva il colle di R i, rasentando l ’a ttu ale castello
di Chiavari, scendendo a Bacezza, per portarsi alla P in eta, al S an ­
tuario delle Grazie, ai due Rovereto e, per una ripida discesa a Zoa­
gli. Segmenti d ell’Aurelia sono facilm ente identificabili in varie lo ­
calità.
Presso il ponte dalla M addalena la- via romana incontrava la
Panateria (]) arteria « vicinalis » di Fontanabuona, segnata in m i­
glia, come ricorda la « ta vernula » nel luogo che ancora nel primo
Medioevo dicevasi « in campo gaturno » (Gattorna) presso la « stra­
ta de meiarina » e il « m igliarlo » presso Lumarzo (2).
(continua)
R enzo B accino
(1) Dondero G. A., Stoica di Fontanabuona, Tip. dei Sordomuti, Genova,
1853, pag. 49.
(2) F er r e tto A., Il distretto di Chi ( S ir i, ecc. cit., pagg. 3S9 e 410.
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NOTIZIE SULLA MANIFATTURA DEI
CAPPELLI IN MASSA DI LUNIGIANA
(SECC. XY II-X IX )
A lberico I Cybo-M alaspina, il principe illu m in ato e virtuoso,
cultore delle lettere ed am ante delle arti, che, in settan ta anni di
governo, m eritandosi il tito lo di Grande, con savie leggi portò a rapidi
progressi gli S ta ti di Massa e Carrara, lascia tig li dalla madre m ar­
chesa R icciarda M alaspina, non solo protesse e favorì lettera ti ed
a r tisti, ma dedicò pure assidue cure ai commerci e alle industrie,
dando grande im pulso a quelle già esisten ti e introducendone di
nuove, le quali resero prospero e ricco in quei tempi il popolo di
L unigiana.
N el 1561 chiamò da Firenze M atteo Inghiram i con alcuni ope­
rai tedeschi « per rintracciare le miniere del rame, la cui escava zione nelle m ontagne m assesi era stata praticata, 11011 senza su c­
cesso, tra la fine del secolo X III e il principio del secolo XIV », e
fece rinnovare poi il ten tativo nel 1582 da m esser Stopano da B re­
scia, e nel 1606 dal « m inerista » portoghese M atteo Campos Rabello, cu i fu concesso per sette anni il privilegio « di cavare egli
solo tu tte le m iniere di Massa e di Carrara » (*).
D ette increm ento a ll’industria della lavorazione del ferro che
« si cavava dai m onti d ell’A ntona, e gli uom ini della Spezia veni­
vano spesso a Massa per farvi acquisto di ferro buono m ercantile ».
Introdusse l ’arte della seta e con lettere p a te n ti del 20 agosto
1578 ne concesse la privativa, per dodici anni, a Giovanni di Iacopo
M agnani in base ai « C a p ito li» approvati i! 7 luglio dello stesso
anno, per i quali, nel term ine di bei mesi « il conduttore » doveva
com inciare il lavoro con « uno hedifitio di filatori, e poi continu i con
quello et di più, segondo che si vederanno riuscire le persone in
detto esercitio », essendo intenzione del P rincipe « che questa arte
s'ingrossi » nello Stato. Era concesso perciò gratuitam ente al Ma
( 11 S fo rza G ., M assa di Lunigiana nella prima metà del secolo X V ìli. Ri­
cordi inediti di O. Rocca, in A tti e Memorie della R. Deputazione di Storia
P atria per le Province Modenesi, Serie V, vol. V, Modena, Vincenzi, liKKì,
pag. 142 e segg. — Saggio di bandi, lettere patenti e decreti di Alberico I .
Carlo I, ecc., in Monumenti di Storia Patria delle Province Modenesi. Mo­
dena, Vincenzi. 1S92. T. I l i , P. II, pag. 131 e segg.
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LA M A NIF AT TUR A
D R l C A P P E L L I IN
MASSA D I L U N I G I A N A
27
guani, il quale, anche da parte sua, intendeva fare « grosso nego­
rio di tale artiiitio de’ filatori », un luogo atto e comodo per co ­
struirvi una filanda e la facoltà di condurre fino alla m edesima
l ’acqua necessaria per la lavorazione.
Era esentato inoltre il M agnani stesso ed i suoi eredi e su cces­
sori, per la durata d ell’appalto, dal pagam ento di ogni « gabella
et gravezza » ordinaria e straordinaria, im posta e da im porsi « per
qualsivoglia causa et occasione » su tu tte le sete, tanto nostrali
quanto forestiere, che venivano da lui introdotte o com prate nello
Stato di Massa per essere lavorate.
Ma la disposizione più im portante dei predetti « C apitoli » era
quella che stabiliva l ’istituzione di un apposito m agistrato per la
decisione di tutte le cause attin en ti a ll’arte della seta. Il giudice,,
al quale dovevano ricorrere tu tti gli operai delle filande e tu tti
quelli che lavoravano fuori in detta arte, procedeva « som m aria­
mente et sim plicem ente et de plano, atteso solo alla verità del fatto
per che cosa ricerca tal arte et lavorìo di seta, per retrovare presto
le lite et diferenze che potresseno nascere, per potere attendere a l­
l ’arte et non perdere il tempo sule Corte, et per levare l ’anim o alli
tristi di non fraudare le sete et castegarla, come da per tu tto
s’usa » i1).
Il 1 giugno 1854 furono approvati, per la durata di dieci anni,
nuove e più im portanti convenzioni e concessi più am pi privilegi*
per la m anifattura della seta, a favore di Andrea e A n tonio Conti
di V entim iglia, e circa un anno dopo (25 marzo 1585), alla morte
di Andrea, a favore di messer S tefano T orti e tìglio genovesi.
^ e l 1086 1 appalto fu affidato a Iacopo Tosto e nel 1594-, per venti
anni, con nuove condizioni e privilegi, a Stefano di Raffaele A m i­
cone (2).
Andata poi in decadenza quest’arte, fu ravvivata da David Soria e da Giacobbe e Moisè Ancona, i quali, per Bando di A lbe­
rico I I I del 3 giugno 1714, ebbero la privativa della fabbricazione
« di qualsivoglia sorte di drappi di seta- » nel ducato di M assa e
nel principato di Carrara (3).
Alberico I nel 1582 chiamò a M assa il veneziano A ntonio Vieim o
A ieim i Bonadoni « per introdurre nel term ine di due anni, m ettere,
esercitare e far esercitare » nella terra di Massa e sua g iu risd i­
zione, l ’arte della lana « e far panni alti e bassi, e come si dice fini
e non fini, a ll’usanza di V enetia, con tu tte le m aestranze et esercitii
intorno tal arte necessarii », e nelle convenzioni stip u la te in Genova
il 10 gennaio col Bonadoni stesso, e rogate per m esser Gio. Giro( 1) Sforza G., Sa (/pio ecc., cit., pag. S5 e segg.
(2) Id. id ., p agg. 111. 124.
(3) Id. id.. pag. 200.
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GAETANO
PAPPA IANNI
la ino P a serio, dettò le norme per l ’esercizio di detta arte e di quella
« di conciar coram i con la vai Ionia » non d ie per « l ’arte et eser
c itio del sapone a ll’usanza di Venetia » l 1)·
I l 15 novembre 1583, m osso dal desiderio di arricchire lo S tato
di buone a r ti, accordò al m assese A lderano Urbani la privativa, per
dieci anni, « d e ll’arte del fondere in bronzo » e, in particolare, del
fondere « artellarie, cam pane, lavegi, lucei nette da taola, lampade
et can delieri ». L ’Urbani, che aveva appreso tale arte lavorando per
m olto tem po fuori « in parti lontan i » fu esentato dall obbligo delle
« guardie e rassegn e» e da ogni gravezza personale e reale « fuor
che del pagare la colta della Comunità di Massa- » (2'i.
I l 7 aprile 15S6 infine Alberico I conferm ò, per la durata di tre
an ni, a G regorio Camoirani « da Otri » la privativa della raccolta
e vendita degli stracci negli S ta ti di M assa e Carrara e loro^ giuriadizioni, m ediante il pagam ento di dieci scudi 1 anno alla < amera
del P rin cip e (3).
D a i successori di Alberico I altri provvedim enti furono em anati
a favore delle arti, industrie e commerci della Lunigiana.
La lavorazione della seta fu contem plata nel citato Bando di
A lberico I I I del 3 giugno 1714; la fabbrica e l ’appalto del sapone
risp ettivam en te nei B an di di Carlo I del 17 m aggio 104- e del < ancelìiere crim inale di Massa del 25 marzo 1051, nel quale anno 1 a p ­
palto stesso e quello della polvere pirica furono concessi prima a
Pardo e Giacobbe D iegis, ebrei di P isa, e dopo a Pietro Maria
Cvbei (4). Il m edesimo P rincipe il 14 agosto 1042, avendo gli ebrei
G abriele e Abram o di Sora, Giacobbe e fratelli A scoli, Leone ed hlfrain o A ncona, Moisè A scoli e fratelli, introdotto in Massa « 1 arte
delle tele di filo e bambacia », per favorire quest’industria, accordò
?d essi, per cinque anni, m olti privilegi ed esenzioni (°). Nel gen­
naio del 1052 concesse l ’appalto delle « calze, calzetti, calciettini
e calciaron i di lana fa tti a ll’agucchia » a Ventura Guazzi di P er­
gam o, m ercante in Lucca, con m olti privilegi a protezione della pri­
vativa stessa f6) ; e con Bando del 17 giugno 1057 « stando di con­
tinu o applicato alla conservatione degli Stati, e mosso dal l'esempio
d ’a ltr i P r in c ip i» , vieto, con gravi pene ai contravventori, l ’introdu­
zione dei coram i, del filo, delle biancherie, d ’ogni sorta, delle drap­
perie di seta e di lana, del sapone, del tabacco, ecc., se non erano
(1) S forza G., Saggio ecc ., c it., p ag. 98 e segg.
(2) Id. id., pag. 10S.
(3) Id. id., pag. Ilo.
(4) Id. id., pagg. 109, 374.
Gio. Battista Canale ebbe l’appalto del sapone nel 1078 per tre anni (Ar­
chìvio di Stato in Massa (A.S.M.), M anoscritti, busta 85, fase. 17).
(s) S forza G., Saggio ecc., c it., pag. 169.
(6) Id. id.. pag. 175.
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LA M A N IF A T T U R A
DEI
CAPPELLI
IN
MASSA D I
L U N IG IA N A
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accompagnati da un'attestazione di due testim oni del luogo donde
provenivano dette m ercanzie, afferm ante che esse « siino sta te le ­
vate e pigliate in luogo non sospetto, nè bandito, e che sieno in
esso luogo state esposte alla com une contrattazione e pratica, a l­
meno pei* 40 giorni continui » (l).
D elle m anifatture introdotte in M assa per opera dei principi
Cvbo, quelle che durarono più a lungo furono la fabbricazione delle
pelli e la fabbricazione dei cappelli di feltro.
Le concerie di pelli erano m olte nel secolo X V II e in quasi tu tto
il secolo X V III, cioè fino al 1796, epoca in cui le truppe francesi
invasero il territorio della Lunigiana.
Le concessioni dell’appalto del cuoio erano regolate da ap p ositi
Bandì del sovrano. Così Alberico II nel lu glio del 1663 vietò a ch iu n ­
que l ’introduzione nello Stato dei coram i ad uso di suola, avendone
concesso la privativa, per tre anni, a Iacopo A ndrea C ecchinelli.
Nel 1666 e nel 1669 lo stesso appalto fu preso, ancora per tre anni,
rispettivamente da Giovanni Arrighi e da Lazzaro Del G rosso (2).
Nel luglio del 1687, d ’ordine del predetto P rincipe e ad istanza di
Giovanni Bonucelli, appaltatore per tre anni dei coram i da suola
tanto di Massa quanto di Carrara, fu em anato ancora un Bando
col quale veniva proibita l ’introduzione di qualsiasi sorta di coram i
ad uso di suola « comprese le vacche di Smirne o siano Sciarre »
sia concie sia pelose da conciarsi, sotto pena di scudi due per ogni
libbra, fatta eccezione dei corami lavorati e conci da servire ai su d ­
diti e ai calzolai per uso proprio e delle botteghe, dei quali dove­
vano provvedersi in località poste a distanza di alm eno tre m iglia
dai confini di M assa e Carrara (3).
Delle pelli conciate in Massa si faceva grande sm ercio nei m er­
cati limitrofi della Garfagnana, della Toscana, di V al di M agra,
della Liguria, della Lombardia e del Parm igiano. « Ma quando la
concia delle pelli fu in iziata a Sarzana, a La Spezia e a Lerici, dove
quest’indùstria prese vigore e si estese, e quando il Regno Ita lico
aumentò i dazi d ’introduzione delle pelli lavorate, il comm ercio delle
pelli in Massa restò quasi affatto soffocato ».
Nel tempo che M assa fu sotto il principato dei Baciucchi (18061814), le concie erano ridotte soltanto a tre; una, con sei operai, era
condotta da Tommaso Giorgieri B eghe; una, con quattro operai, da
Luigi F elici ; e una, con due operai, da Pietro Andrei. « V i ven i­
vano lavorate pelli nostrali grosse e piccole. Le grosse venivano
im portate dal di fuori, specialm ente da Genova e da· Livorno, donde
venivano pure le m ortelle, articolo necessario per la lavorazione, il
(1) S forza G., Saggio ecc., cit., pag. ISO.
(2) A.S.M., Manoscritti, busta 85. fase. 17.
(3) Sforza G., Saggio ecc., cit., pag. 105.
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30
GAETANO
PAPPAT A N N I
quale m ancava affatto in M assa. La calce, altra m ateria in disp en­
sabile, veniva prodotta nel paese. Lo smercio nel 1807 era di lib ­
bre 40.000 Panno. Le pelli grosse lavorate andavano per lo più nella
L unigiana toscana, quelle piccole erano vendute in Massa e nei
dintorni » (1). Il consum o delle pelli lavorate forestiere nella P re­
fettura, com posta di M assa, Carrara e M ontignoso, era di circa
10.000 libbre Panno.
La fabbricazione dei cappelli ebbe rinom anza nel secolo X V II.
(Questa arte floridissim a, che era per il Comune uno dei rami più in ­
teressan ti del suo com m ercio, poteva dirsi « il quasi elem ento » di
M assa. In un territorio in fa tti di non molto estesa superficie (2) e
in una popolazione di circa 7000 abitanti (3), laboriosi e d ’indole
tran quilla, affezionatissim i ai propri terreni e dediti per la m aggior
parte a ll’agricoltu ra, fiorivano 25 più o meno grandi fabbriche, con­
d otte da a ltr e tta n ti m anifatturieri, i quali tenevano corrispondenza
c o ll’estero : e 19 piccole fabbriche o fabbrichette, che coadiuvavano
le grandi fabbriche e provvedevano altresì la merce alle fiere e ai
m ercati tan to dell'interno quanto dei Comuni lim itrofi. N elle fab ­
briche e nelle fabbri chef te , delle quali ben 17 erano nel villaggio di
Forno, lavoravano oltre 400 operai più un grande numero di giorn a­
lieri ad d etti al ta g lio e al trasporto della legna, del carbone, delle
m aterie prim e, ecc.
Le predette fabbriche e fabbri eh ette erano così distribuite nel
territorio di M assa :
(!) S forza G ., Massa di Lunigiana ecc., cit.
(2) La superficie territoriale della Comunità di Massa nelle operazioni geo­
metriche intraprese dal 1821 al 1S24 per il Catasto del Ducato, risultò di
pertiche metriche 90997,73, equivalenti a 90997,730 ettari. (Cfr. R e p e tti E.,
D izionario geografico, fisico, storico della Toscane, Firenze, 1839, vol. I l i ,
pagg. 129, 134).
(3) Nel 1553 Massa con le vicine ville di Lavacchio, del Mirteto, di Bergiola,
Bargona, Pariana, Berticagnana, Caglieglia, Antona e Rocca Frigida ossia
Forno, aveva una popolazione di cinque o sei mila abitanti. (Cfr. S t a f f e t t i
L., Giulio Cybo-M alaspina, nmrehese di Massa, Modena, Vincenzi e nipoti,
1S92. pag. 15). Nel 1563 la popolazione del Comune di Massa era di 6157 abi­
tanti. (Cfr. S forza G., Cronache di Massa di Lunigiana, Lucca, Rocchi, 1882,
pag. 92). Nel settembre del 1745 venne formato lo stato delle anime della Co­
munità di Massa « diretto alla giusta distribuzione del sale » e comprendente
anche i ragazzi d'ambedue i sessi, che avevano passato i sette anni : in tutto
lu di bocche 7597. Il 17 agosto 1765 la popolazione del Comune di Massa am­
montava a 10224 abitanti ; nel 1801 a 10627 abitanti ; nel 1S32 a 11592 abitanti ;
nel 1850 a 14137 abitanti; nel 1871 a 18031 abitanti.
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LA M A N IF A T T U R A
DEI
CAPPELLI
IN MASSA
DI
L U N IG I A N A
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FABBRICHE
Massa
Cinque fabbriche di Clemente Tonarelli, G iuseppe A garin i, G iu­
seppe Tonarelli, Francesco Padroni e Dom enico T onarelli, tu tte al
Borgo del Ponte eccetto la prima.
Vi erano im piegati com plessivam ente 28 cappellai. La produ­
zione annua era di 2950 dozzine di cappelli, delle quali 200 di lan a
in bianco e 2750 di lana e mezzo fini, fin itiy che venivano esp ortati
pei* le piazze di Livorno e della Lombardia.
La fabbrica più im portante era quella di Francesco Padroni n e l­
la quale lavoravano 11 operai producendo 1000 dozzine di cappelli
Panno.
Forno
Nove fabbriche di Michele R ossi, Mamerto V ivoli, A ngelo Giannetti, V ittorio G iannetti, A ntonio F elici, Giuseppe R icciardi, G io­
vanni Alberti, Antonio Tonarelli e A ntonio A lberti.
Complessivamente, con 194 operai, producevano ogni anno 9300
dozzine di cappelli di lana e mezzo fini. finiti, che erano in viati sui
mercati di Livorno, Genova, Parm a, Piacenza, Lombardia e delle
Isole di Corsica e di Sardegna.
Le m anifatture più im portanti erano quelle di M ichele R ossi e
di Antonio Felici le quali occupavano rispettivam ente 50 e 40 ope­
rai per i lavori interni e num erosi giornalieri per i trasporti e la ­
vori esterni, fabbricando annualm ente la prima 1500 e la seconda
1200 dozzine di cappelli.
Nella fabbrica di Mamerto V ivoli però se ne producevano pure
1500 dozzine con Pimpiego di 30 operai.
Casette
Una fabbrica dei fratelli A ntognoli. D ieci operai fabbricavano 900
dozzine di cappelli mezzo fini, finiti, per la piazza di Livorno.
Cacflieglia
Due fabbriche di Pietro Lazzini e dei fratelli N icodem i. Con
10 operai producevano annualm ente 1120 dozzine di cappelli mezzo
fini per Livorno.
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GAE TA N O
PAPPA IANNI
Canali
Una fabbrica dei fra telli N o vani. Q uattro operai fabbricavano
500 dozzine di cappelli di lana finiti per Sarzana.
Canevara
Q uattro fabbriche di G iovanni M annini, A ntonio Mannini, F ran­
cesco M annini e A n ton io V ita .
C om plessivam ente, con 80 operai, fabbricavano ogni anno 4000
dozzine di cappelli di la n a e m ezzo fini, finiti, per Livorno e Genova.
La fabbrica più im portante era quella di Antonio Mannini nella
quale erano occupati 50 operai che producevano 1500 dozzine di
cappelli.
A n tona
Tre fabbriche di F ilip p o M artini, Antonio Galloni e Gio. B a t­
tista G iuseppini.
Con dieci operai fabbricavano 1130 dozzine di cappelli di lana e
mezzo fini, finiti·, per Livorno, Genova e altre località della L i­
guria.
Le fabbriche più im portanti erano quelle del M artini e del G al­
loni. che occupavano 4 operai ciascuna, producendo rispettivam en­
te 000 e 400 dozzine di cappelli l ’anno.
FA BB R IC HE TTE
Massa
B orgo del P onte. - Michele Fornesi aveva alla sua dipendenza
due operai che fabbricavano annualmente 300 dozzine di cappelli
di lana f in iti, per Livorno e per conto delle grandi fabbriche.
Forno
O tto fabbrichette di Francesco B alloni, Salvatore Balloni, A n­
ton io B ia g i, A lberto Alberti, Francesco Antonio Alberti, Gio. B a t­
tista A lberti, Michele Alberti e Gio. Andrea Ricciardi.
Con 25 operai in tu tto producevano annualm ente 1900 dozzine
di cap p elli di lana finiti, e 400 dozzine in bianco (Antonio Biagi)
per l'in tern o del principato di Massa e Carrara, per conto delle
grandi fabbriche e per Livorno.
Le fabbrichette più im portanti erano quelle di Gio. B attista e
di M ichele A lberti che occupavano rispettivam ente 5 e 4 cappellai
producendo ogni anno 500 dozzine di cappelli ciascuna.
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LA
M A N IFA T TU R A D E I
CAPPELLI
IN
MASSA D I
L U N IG I A N A
33
C a s e tte
D u e fabbrichette dei fra te lli R icci e di Francesco A ntognoli.
O ccupavano 6 operai che fabbricavano annualm ente 800 dozzine
di cap p elli di lan a finiti.
La più produttiva era quella dei fratelli R icci che, con tre operai,
m andava su i m ercati 500 dozzine di cappelli Panno.
Canevara
D ue fabbrichette dei fra te lli Ceccarelli e di A ntonio D el Beccaro.
V i erano im piegati dodici operai che producevano annualm ente
1200 dozzine di cappelli di lan a e mezzo fini, fin iti, e cioè 700 la fabb rich etta dei C eccarelli, con cinque cappellai, e 500 il D el Beccaro
con sette operai.
A n to n a
Cinque fabbrichette di G iovanni Pollina, Dom enico B elli, F ran ­
cesco F a zi, A ngelo M enchini, Iacopo Galloni.
Vi erano im p iegati 24 operai e la produzione annua complessiva
era di 1750 dozzine di cappelli d i lana e mezzo fini, fin iti.
Le fabbrichette più produttive erano quelle del B elli e del G al­
lon i, le quali con sei e cinque operai rispettivam ente, fabbricavano
ogn i anno 500 dozzine di cappelli ciascuno.
A lta g n a n a
G iuseppe Quadrella con sei operai fabbricava annualm ente 500
dozzine di cappelli mezzo fini.
* **
Le m aterie prim e per la lavorazione dei cappelli cioè lana, pelo
d i cam m ello, pelo di lepre, verderame, campeggio, vetriolo, galla
per le tin te , colla per la consistenza, si acquistavano per la m aggior
parte a Livorno « dove arrivavano d all’E gitto, da Sm irne, dalla
S ic ilia , dalPO landa, dalla Spagna ed anche dalla Francia » (l).
A lcu n e piccole partite di lana di qualità inferiore e « poche pelli
di lepre (circa 150) poiché erano scarse e care » si provvedevano n el­
la G arfagnana e nella L unigiana oltre le lane nostrali. Il prezzo
delle predette m aterie prime era· m olto basso come di solito avvie( J) A .S.M ., M an oscritti. n. 106.
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34
GAETANO
P A P P A I AN N 1
ne in tu tti i lu oghi dove vi è abbondanza di generi e concorrenza
di com m ercianti. A M assa non si taceva im portazione alcuna di
cap p elli forestieri.
I l prin cip ale sm ercio dei cappelli fabbricati in questa città ave­
va luogo in Livorno donde spedivansi in Corsica, in Sardegna, in
Spagna, n egli S ta ti di Parm a, di N apoli e Pontifìcio ed anche a
P alerm o e a M essina.
Carrara e le Com unità vicin e tan to del genovesato quanto degli
A ppennini e del territorio lucchese, offrivano nei loro m ercati e
nelle loro fiere a ltretta n ti piccoli sì, ma num erosissim i sbocchi per
questo u tile , redditizio e fiorentissim o comm ercio.
I
cap p elli fabbricati in M assa erano generalm ente di qualità me­
diocre e di prezzo inferiore. « Il prezzo m àssim o era tra le «ette
e le otto lire lucchesi, il medio tra le tre e le quattro lire e Pinfìmo
tra. una lira e mezza e due per ogni cappello » (*).
X ’arte in alcune fabbriche era perfezionata al segno da potervi
produrre i cappelli più fini, ma essa era p iu ttosto lim itata alle qua­
lità ordinarie, di m aggior consum o, di sm ercio più esteso, più ri­
p ètu to, più sicuro e per conseguenza di lucro m aggiore.
(continua)
-
G a e t a n o P a p p a ia n n i
(!) S fo rza G., Massa di Lunigiana e c c ., cit. — A.S.M., M anoscritti, n. 100.
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APPUNTI SUL DIALETTO LIGURE
1. A g g l u t i n a z i o n e
e a v u l s i o n e d e l l ’a rt ic o lo
I.
Un fenomeno, ancora poco considerato nel dialetto ligure, è quello del­
l'agglutinazione ο concrezione d ell’articolo, di una prostesi cioè di l- o riprovocata dall’articolo determinato o indeterminato, che viene ad a p p iccia rsi
alla parola sì da fondersi con essa. Il fenomeno è molto comune sulla bocca
della bassa gente e dei bambini, e specialm ente coi nomi propri ; non è infatti
infrequente udire u L a n t o n i u « Antonio », 11 L a l b e r t u « Alberto » ecc.
Vi sono parole ormai consacrate dall’uso,
a. Prostesi d ell’articolo determinato l- :
l a m a « amo » da hamus, cfr. i ή ] a m â « prendere all’amo » e i ή 1 am â s e « restare all’amo ».
la ii b r o c à «agitare un liquido, sciaguattare» dall’afr. embroncliier, cfr.
i miei A ppunti sul « Giornale » d ell’Aprile-Maggio 1936 p. 104 s g / u n a
terza ipotesi però, e forse la più probabile, mi si presenta ora su ll’o­
rigine di l a n b r o ó à , ed è questa: raccostare la parola al medio alto
tedesco slam (cfr. il ted. S d d a m m «fango »), donde, secondo il K ò r t i n g
(Lateinisch-rom anisch ÌVòrterbuch, Paderborn 1891, s. v. 7550), è deri­
vato l’it. sciam brottare e sciabordare, e il Jomb. slam brotà.
l a r g a (si dice anche a r g u , cfr. il tose, albio) « truogolo », da albens.
1 æ a « a ia » da a r e a , v o c e d e l co n ta d o ; c o m u n e m e n te si d ic e æ a.
1 é 1 u a « e li era, e d e r a » d a hedera , cfr. il to s e , lellora e il fr. lierre.
A q u e sto p ro p o sito A b e l H e r m a n n sc r iv e ( Défense de la langue fr a n ­
çaise in « Le T em p s» d e l 12 n o v e m b re 1 9 3 6 ): « la m a u v a ise h a b itu d e
q ue n o u s a v o n s p ris d es le q u in ziè m e s ie c le d e d ire lierre p o u r ierre·,
par a g g lu tin a tio n de l ’a r tic le , n ’e m p ê c h e qu’il n e v ie n n e d e hedera ».
l e n t i m a op p . 1 i n t i m a (il C a sa c c ia p erò p o rta s o lta n to i n t i m a )
« f e d e r a » da in tim a , cfr. il fri a l .lin iim e (v. M e y e r -L ü b k e , # .[ o m .]
e[tym.] W[ort.] 4503).
l e i i s i ή « unci no* e
un la to è a tta c c a to
com od o di rip o r v i i
cfr. il cors, lenéinu
c io è « q u el r a m e tto s e c c o a fo rm a d 'a n g o lo , di cu i
a l p a n ie r e e c o ll’a ltr o si a p p e n d e a g li a lb e r i p er
fr u tti n e ll’a tto di sp ic c a r li » ( C a s a c c i a ) d a uncinus,
(v . M e y e r -L ü b k e , Rew. 9055).
leska
iiilüskâ
«esca»
(cfr.
«inescare»
l e s k a j ó « e sc a io lo ») d a esca , cfr.
M e y e r -L ü b k e , Rew. 2913).
e
c io è
« te n d e r e
il cors, leska , il
l’a m o * ,
lo m b . liska ( v .
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36
ANTONIO
lite risia
« itter iz ia »
s t r a ; si d ic o però a n c h e
l o m b r i s s a l l o
G IU S TI
d a l g r . ίκ τ ερ ο ς ,
ite ris ia,
c h e il
M ey er -L ubke non r eg i­
c h e s o l a p o r t a il C a s a c c i a .
« o m b e l i c o » d a umbilicus, è u n a t o r m a a n t i c a ( P a r o d i );
ora c o m u n e m e n t e si d ic e u n b r i s a l i n .
l u n e t t a « u g u l a * d a *uvula , cfr. il fr. luette , i l b e r g a in . b i e s c . c i u n .
lü nela (v . M e y e r - L ü b k e , R ew . 9105).
In r b a « sansa », voce del contado ( P a r o d i ), da volva con la caduta del
v iniziale (uno dei pochi casi, che sono quasi solo plebei) e Ingglntinazione delParticolo.
l u r p e « v o lp e » da vulpes (v. sopra l u r b a ) , voce del c o n ta lo ; comu­
nemente* si dice v u r p e oppure, come in certe parlate, u r p e .
l i i s a é a « u scia ta » da ustium «usci t a» (v. M e y e r -L u b k e , Rew. 611/. 2).
A Cogoleto così si c h i a m a quell’asse, che si mette davanti agli usci, e ie
danno direttam ente sulla strada, facendolo scon eie entio due lamine
di ferro incurvate e fissate nel muro da una parte e dall’altra dell uscio,
a proiezione dalle acque ; quest’uso è comune a q u e i paesi della Riviera,
che, com e C o-oleto, sono esposti alle mareggiate e alle inondazioni
causate da grandi acquazzoni e da straripamenti di torienti. fr. i i.
d e ll’ovest e del snd lüsé che è, dice il M e y e r - L u b k e (v . sopra), « der
untere T eil e inai* quergeteilten Tür ».
l ü v e g u «u ggioso, opaco; tetro, cupo» da opacus. II C e le s ia . (Bell antichissim o id io m a dei Liguri,· Genova 1363, p. 58) dice che le foreste
di Dolceacqua, di Abeglio e di Pigna cliiamansi ancora ubagn.
N o t a Gli odierni a m é « miele » e a r f é « fiele » (cfr. il piem. amél, afe!)
derivano sicuram ente da * 1 a m é e * 1 a r f é (con nn r epentetico per facilitarne
la pronunzia) e cioè dall’agglutinazione dell'articolo determinato la col nome
(cfr. M e y e r - L ü b k e , G ram m atik d. rom. Sprachen [Leipzig 1890-1900] 2, 37 <)
giacché si -a che anticam ente i due nomi erano femminili, cfr. la m e r , la
f e 1 cita ti dal P a r o d i . In seguito, per il fenomeno inverso e cioè per l’avul­
sio n e d e ll’articolo (v. sotto), si disse l ’ a m é e P a r f é , e divennero maschili,
Ad ngual procedimento, e cioè ad nn antico in a « mar e » di genere femmi­
n ile (cfr. del resto il tuttora vivo a s a « il sale ») si deve pensare per spiegare
l’espressione a 1 ’ a m â « in alto mare », che si usa avverbialmente per indicare
ogni paraggio di mare, ove si è fuori della vista della terra. Anche l’odierno
a r n i a « mira » deriva certamente da * 1 a m i a , donde in seguito si svolse
l ’amia.
b. Prostesi dell’articolo indeterminato n- :
ή ü fi o w e ή il ή n « ragno » da (ii) n- A ii o w (- Λ lì il ) con assimilazione
di n a fi ; si dice però anche à ii u (v. C a sa ccia ). Da aram u s.
n a s a i o l i a da (ü) n - a s a r ο 1 1a «lazzcruola» che è una «sorta di
fratto tra agro e dolce, piti grosso che le ciliege, di cui ha la figurale
contiene tre noccioli assai duri » (C a sa c c ia ). Deriva dall’arabo za zür
(v. M e y e r -L ü b k e , Rew. .%03) ; Tit. lazzcruola, derivato dil lo sp. acerola
(cfr. il cat. atserola), è dovuto all’agglutinazione dell’articolo deter­
minato.
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A P P U N T I SUL D I A L E T T O
LIG U R E
37
naselli!
« nasello » pesce di mare, da (ü) n - a s e 1 1 u ; da asellus, v.
Rew. 701.
η o t a d ή (in qualche parlata anche n o t n a n ) da (ü) n - o t a à ή , « or­
tolano » uccello, da hortulanus. Il M e y e r - L ü b k e non ha questa voce.
N o t a . Il fenomeno doU’agglutinazione è comune anche all’italiano e ad
altri dialetti della Penisola, cfr. G u a r n e r i o , Fonologia rom anza p. 78, D’Ov i d i o -Μe y e r - Lii b Ke , G ram m . Stor. p. 121 sg., M e y e r - L ü b k e , G ram m . Slor.
trad. di Bartoli-Braun p. 125. A questo proposito debbo qui correggere
un errore, nel quale inavvertitam ente sono incorso nei miei Appunti in
«G iornale» delTAprile-Giugno 1936 p. 105, quando scrissi che l a t ù n e
l a t u n é sono forme agglutinate in confronto all’it. ottone e ottoniere,
mentre invece vero è il contrario.
II.
Il fenomeno inverso è l'avulsione dell’articolo, un fenomeno cioè d ’a ­
feresi, per l’illusione che Z- o il n · iniziale, appartenente in origine alla pa­
rola, sia invece l’articolo determinato o indeterminato e possa distaccarsi
dalla parola stessa, come per es. nell’it. ottone da * lattone (v. la tta in M e y e r L ü b k e , Rew. 4933) e arancia per n aran cia , (u)ri* - aran cia dal pers. nàràng
(v. M e y e r - L ü b k e , Rew. 5822), come nel fr. écrelet « une sorte de pain d’épice
renfermant une notable proportion d’anis » ( L a r o u s s e ), parola in uso nei di­
partimenti del sud-est e nella Svizzera francese, e che a Ginevra perdette /
iniziale (cfr. le lécrelets eie B àie, v. E. T a p p o l e t , Basel in Sprache u. Kxdtur
d. fr. Sckweis in « Basler Nachrichten » del 17 gennaio 1937) n el 18. secolo
se R o u s s e a u nel 1761 già scriveva « elle me servit des écrelets », ecc. Nel dia­
letto ligure abbiamo :
a c u i i (anche l a c u n , v. C a s a c c i a ) «m anfanile », la cui derivazione da
la tta non è ancora comprensib le (die Umsetsung unverstàndlich bleibt
dice il M e y e r - L ü b k e , Rew. 4933).
b i t à k o l a (da a b i t à k u l a , cfr. lo sp. bitàcora e il port, bitócola)
che è una « cassetta o armadio di legno situato davanti al tim oniere,
dove si tengon le bussole, e di notte un lume per potersi regolare nel
dirigere la nave » (C a s a c c i a ) ; da habitaculum.
l a b a r d a «alabarda» da helmbart, cfr. la b a r d é «alabardiere».
I ò d u a « allodola » da alauda.
o f ó g u (propriamente «foglia d’alloro», cfr. l’agen. o r o f o e g g i u )
« alloro », da laurus + folium , cfr. M e y e r - L ü b k e , Rew. 4943.
§ ύ ίι s a « sugna, songia » da axungia.
il ή b r i g u (però anche 1 il il b r i g a ) « lombrico » da lumbricus.
N o t a . Anche questo fenomeno è noto aU’italiano e ad altri dialetti, cfr.
gli autori sopra citati a proposito d ell’agglutinazione.
M eyer-L übke,
2. S toria d i pa r o le .
1.
Alla voce A s m o d e a il C a s a c c i a spiega: «caso, accidente, avveni­
mento strano. Voce del volgo ». Per intendere questa parola dobbiamo rifarci
molto indietro. Nel libro biblico di T o b ia (3, 7 sgg.) è raccontato che nelle
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38
ANTONIO
GIU STI
braccia di Sara s'eran spenti ben sette mariti durante irli approcci coniugali
della prima notte di m atrimonio ; sì che di lei si sarebbe potuto affermare
quanto osservò B r a n t ô m e d’una donna dei suoi tem pi que c'estoit le chevai de
Séjan, (Vau ta n t que tous ceux qui montoient su r elle mouroient et ne vivotent
guère. Ma Tobia, figlio di 'Fobia, per le istruzioni fornitegli dall’angelo Raf­
faele (6, 10 sgg.), trovò il rimedio a quel difetto (8, 1 sgg.)» cha riusciva poco
sim patico a lui in procinto di diventare l ’ottavo legittim o consorte di Sara.
E se quella magagna n eirinterpretazione recente (cfr. L. G u a lin o , L'am ore
che uccide in «Illustrazione Medica Italiana » 1924, p. 153) trae ragione «dagli
sm odati banchetti, dalle favolose agapi che, integrando ogni giusto sponsale,
precedevan di poco l ’accaldato connubio dei corpi », nel libro biblico però era
posta a carico di Asmodeo, demone selvaggio (3, 8 e 6,14), il cui nome, se­
condo alcuni (cfr. F. X. K o r t l e i n e r , Quaestiones de Vetere Testamento etc.,
De Tongerloo 1925, p. 77), deriva dal persiano aêshm a daèva, che significa
appunto m a lu s spiritu s a v id ita tis. Non è dunque strano che il vocabolo A s ni od e u sia passato dalla predicazione chiesastica a ll’uso popolare per indicare
un qualche strano avvenim ento.
II.
Il nome p a k e t t u « nave mista da carico e passeggeri », che il C a­
s a c c ia non accoglie, deriva d a ll’ingl. paclcet « piroscafo postale » ; cfr. Tafr.
pacquer (v. A. J a l , Glossaire nautique, Firm in-Didot, Paris 1848) e il moderno
paquebot dall’ingl. packet -(- boat « barca ». Questa voce non è contemplata
nel M e y e r -L ü b k e .
3 . O sse r v a zio n i e A g g iu n t e al « R o m a n isc h e s E tym olog isch es W òrterbuch »
d e l M e y e r -L ü bk e
313. a la u d a . Aggiungere il gen . 1 <>d u a (v. sopra).
392. 2 albeus. A ggiungere il gen. a r g u e l a r g a (v. sopra).
505 b. Antonius. A ggiungere il gen. t ϋ fi u e t ò fi e l i a , che si dice d’uomo
sem pliciotto e inesperto.
596. araneus 1. A ggiungere il lig. à f i u , fi Γι n û , fi fi fi o w (v. sopra).
980. 2. w astasos (n gr.).A eg. il gen. k a n a s t r u n « giovinotto tarchiato; pol­
trone, disutile ecc. » ; da bastracone per metatesi reciproca a distanza
(v. i miei A ppunti sul « Giornale * d ell’Aprile-Giugno 1936, p. 104) *cabastrone e poi per assim ilazione del b col n k a n a s t r u n , cfr. anche
il cors, brastagonu « perdigiorno »; cfr. anche mastracone (G u a r n e r io p. 616).
Errata è quindi la derivazione del P a r o d i da canestrone.
1021. belare. A gg. il gen. b æ « agnello », voce onomatopeica, allo stesso modo
che il gr. ΰ ς « m aiale » da qualcuno è stato interpretato come « l ’ani­
male che fa ü , ü » (cfr. B o isa c q , Dict. étym. de la Langue Grecque, s. v.).
1046 a. B ernhart. Agg. anche il gen. b e n a r d u (il C a s a c c ia porta anche
b é n a r d u fi) « baggiano, im becille, ec c.» , che si dice d'uomo goffo e
scim unito.
1429. 3. buturum . Agg. il gen. b i i t i r u (anche b i t i r u ) «burro».
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APPUNTI
SUL
D IA L E T T O L IG U R E
39
1516. c a lig o , -in e . 1. A gg. il gen. k a i s e (oppure, come in qualche pallata
d e lla R iv ie r a , k é i s e ) « fu lig g in e » dall’anteriore k a r i s s e (Parodi);
cfr. c a r iz u « c a lig in e » d i'M on esiglio presso Ceva (v. Bertoni, Italia (lia*
le tta le , p . 89).
1770. c a ttu s (g a li.) « gatto ». A ggiungere l’espressione genovese f i g a t i i i
« r e c e r e , v o m ita re », che corrisponde alla piem ontese fa i kanò e al verbo
de l l a V al S e sia h an olé (cfr. M eyer-Lübke, Rew. 1584 a).
2897. 2* e r tc iu s. 11 gen . r i s o « riccio » animale e « ciottolo» (cfr. r i s u a
« sa ssa ta , c o lp o di ciottolo ») deriva da *riceolo e non da *roccéolo come cre­
d e v a il P a r o d i, il quale però soggiunge «pi ù volentieri (lo) crederemmo
a ttr a tto d a qualche altro vocabolo, perchè l ’ i occorre assai presto, cfr.
a n z o r a r e e a r ri s o l a r e « acciottolare » Rossi, Glossario mediev. lig.
19 r i c i o l i u s , r i z o r i u s 8 4 » .
Da a g g iu n g e r e ancora: r i s s a «riccio» ossia la scorza spinosa delle
c a s ta g n e ; r i s e t t u « ricciolina o lattuga crespa », « stoppino bianco »
e c io è « q u el sottilissim o stoppino di cera bianca onde i ceraiuoli sogliono
fr e g ia r e le can d ele che si benedicono il dì della Candelora» (Casaccia),
« r ic c io lin o » piccola ciocca di capelli arricciata artificiosamente ; r i s s u
« riccio lo », c h e n e ll’espressione r i s s i da b a ù k àe significa « brucioli,
tr u c c io li ». In certe parlato d ella Riviera si dice anche r i â i e r i s e t t i .
Il v e r b o s u r i s s i « accapp onarsi la pelle» è proprio di qualche parlata
d e lla R iv ie r a , per es. di C ogoleto.
3234. fel. A g g . il g e n . a r f é e così pure il piem. afél (v. sopra).
3293. fila re . D al fr. filou « m ariuolo, truffatore » è certamente derivato il gen.
f i l l i ù « v o lp o n e » , che si d ice di persona maliziosa, astuta e scaltrita.
Cfr. a n c h e f i l u n d j a « furberia, astuzia ».
3306. filu m . L a g e n . f i r a g n o , che del resto si incontra ancora in certe
p a r la te d e lla R iviera occid en tale, come in quella di S. Remo ( f i r a f i u) , e
il m o d e r n o f i a n u , che m anca nel M eyer-Lübke, non significa già, come
v u o le d e tto au tore, « Riss » o « Sprung », ma à « l’anguillare » e cioè « di­
ritto e lu n g o filare di v iti le g a te insiem e con pali e pertiche » (Casaccia).
3961. h a b ita c u lu m . A gg. anch e il gen . b i t à k o l a (v. sopra).
4101 a. h e lm b a r t (m at.) « a la b a r d a » . A gg. il gen. l a b a r d a e l a b a r d é
( v . sop ra).
4268. illïc . A g g . l ’esp ressione g en o v e se l i k k e l a k k e «così così, là là »
d e r iv a ta d a illic illa c (cfr. anche 4265. illac), che postula un accento
illic , illa c , c h e del resto è testim oniato da Prisciano (cfr. A. Giusti, Bel
V accento la tin o , p. 13).
4503. in tim a . A g g . il g en . l é n t i m a . opp. 1 i n t i m a (v. sopra).
4589. J o h a n n e s . A g g . il g en . s i i n e 11 u, il verme delle ciliege, che alla fine
di g iu g n o — seco n d o la credenza popolare, la notte di San Giovanni —
b a ca n o . P erò con questo nom e si chiama anche il verme, che rode le ca­
s ta g n e , la fa r in a e altre cose.
4936. la iib ja (g e m i.) « p e r g o la » . A gg. il gen. l o b b i a «aroaccio. Arnese ar­
c a to fa tto d i str isc e di le g n o , ch e si tiene sulla zana a’ bambini per te-
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40
A N T O N IO G I U S T I
ner sobbalzate le coperte che non g li affoghino, o il zanzariere per difen­
derli dalle zanzare e dalle mosche » ( C a s a c c i a ).
5109 a . lolca (anord.) « far pendere». Agg. anche il gen. I o c ì Ì «tentennare,
traballare », cfr. 1 o c Λ s e « dimenarsi, dondolarsi », e l o c ó w (ovv. I oc ή ii specialm ente n elle parlate della Riviera) «tentennone, ciondolone»,
che dicesi di chi nelle azioni è irresoluto.
5125 a. lori (malese) « pappagallo ». Agg. il lig. l o r o , 1 o r i t u derivato cer­
tam ente dallo sp. loro (cfr. il cat. llori e il port, louro).
5190. lu x, -üce. Agg. il gen. l ù z é a «feritoia».
5424. 2. *n atta. A gg. il gen. n a t t a « sughero ». In italiano n atta, com e ter­
mine di marineria, indica: « una stoia fatta di canne, o una specie di co­
pertoio fatto di canne spaccate, e intrecciate le une colle altre, ovvero
di scorze d’alberi, di cui servonsi sulle navi per guarnire o foderare la
sede del biscotto, delle vele, e la stiva, allorché è piena di grani, per di­
fenderla dall'umido » (S. S t r a t i c o , Vocabolario d i m arin a. Stamperia Reale
Milano 1813). I due significati, come si vede, hanno tra loro una certa
rassomiglianza.
5865. nebula «nebbia» A gg. il gen. n e g a , che è voce del contado e di
m olte parlate della Riviera, cfr. anche n e g a s s u « nebbione».
5866. nebula « cialda ». Agg. il gen. n e g a che è « com posizione di fior di
farina, la cai pasta fatta quasi liquida si stringe in forme di ferro e cuocesi sulla fiamma » ( C a s a c c i a ). Cfr. n e g à « cialdonaio ».
6117. 2. ustium «porta, uscita». A gg. il lig. l i i à ó a a (v. sopra).
6153 a. palile «picchiare». A g g . il gen. p a t t a «caduta, colpo», p a t i i ή
«scappellotto». P a tta nel senso di «caduta, colpo» è anche toscano (cfr.
F a n f a n i, Vocab. delVuso toscano e P e t r o c c h i , N o vo D is. della lingua ita ­
lia n a ); « d a re il patton e p e r la terra (anzi, più autorevolm ente, come si
dice nel contado pistoiese, p e r le terre) vale cadere in malo modo o an­
che sem plicem ente cadere » F . E. M o r a n d o . Il genovese nella D ivina Com­
m edia e Vitaliano nel genovese in «Gazzetta di Genova», estratto dei η. X,
XI, XII 1921. p. 15.
6392. pe(n)silis. A gg, il gen. p i s a g g a «pisolo, pisolino », cfr. p i s a g g a
«dormicchiare, sonnecchiare».
7794. selinum . A gg. il gen. s é 1 o w « sedano ».
7986. 2. skauz (langob.) «grembo ; grembiule ». Agg. il gen. s k ó s u «grembo ».
7996. skip (franco) «nave ». A gg. il gen. S i p p e , che è una particolare nave
a vela con tre alberi.
8018. 2. sldk (mat.) «colp o». A gg. il g e n . s a l a k k a , cosi chiamato il faz­
zoletto attorcigliato (o qualche altro istrumenfco, come corda, frusta e si­
m ili), con cui i ragazzi, in certo giuoco, colpiscono, inseguendolo, il com ­
pagno perdente. Cfr. anche s a l a k k a opp. s a r a k k a «colpo di sa­
lacca ». Per ischerzo è chiamata s a l a k k a anche la sciabola.
Da questo è da distinguersi s a l a k k a opp. s a r a k k a pesce di mare
del genere delle clupee, che abita non solo nell’A tlantico settentrionale
ma anche nel Mediterraneo e nel Caspio; in gen. si chiama anche l a c c a i
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APPUNTI
S U L DIALETTO
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L IG U R E
cfr. C. P a r o n a . L a p esca m a rittim a in L iguria in « Atti della Soc. Lig*
di S c ie n z e N at. e Geogr. » V ol. IX 1893. La derivazione del nome è cer­
ta m e n te d a l tedesco beelachs ; tu tte le altre etim ologie sono poco con­
v in c e n ti. 11 M e y e r - L ü b k e non ne fa menzione.
8035 a. s lo p p y (in g l.) « su d icio ; trascurato». Agg. il lig. (per es. nella parlata
di C o g o le to ) s a l o p p u (cfr. anche s a lo ρ ύ ή) nel significato di « stu­
p id o , sc io c c o » .
8173. s p o n g ia (gr.) « sp u g n a » . A gg. il gen. s p u n s i a .
8414. *suciclus. A gg. il lig . (per es. nella parlata di Val Polcevera, di Cogo­
le t o , e c c .) s u s s u « brutto, sporco, sozzo».
9603. z à z a r (arab.) «crataegus azarolus ». A gg. il gen. n a s a r o l l a (v. sopra).
A ntonio G iusti
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VARIETÀ
PELLEGRINO BROCCARDO
P ellegrino Broccardo è autore di una diligente coreografia su l­
l'E g itto , com posta nel 1556 e tuttora m anoscritta nel R. Archivio
di Corte in Torino col titolo « Nova et exacta Cayri Aegiptiorum
ohorografia a Peregrino Broccardo ligure una cum. Piram idibus
anno D om ini 1556 A ugusti m ense diligenter discripta et per locorum d istan tia com m ensurata ». (Vedi C a n a l e , Storia del com m er­
cio, pag. 481).
D i lu i si ha qualche notizia in una relazione al Consiglio della
Repubblica veneta fatta dal Doge Marco Foscarini e conservata
nel Cod. m arciano 28, n. 6730, pp. 263 e segg.. e che, sebbene in ­
com pleta, fu riprodotta da Jacopo Morelli Bibliotecario della Mar­
ciana in V enezia.
Il
B roccardo la spedì da Ragusa ad un Messer A ntonio (forse
F oscarin i). Q uesto proverebbe le relazioni che egli aveva con V e­
nezia.
In oltre Andrea G ritti, Domenico Trevisano, Alessandro Giorgio
e P ellegrino Broccardo sono ricordati come eruditi visitatori delP E g itto nel secolo XVI in una mappa nella sala dello scudo del pa­
lazzo D ucale di Venezia, ove è detto del Broccardo che piramddes
Ceterasque A e g y p tia e et Romanae A n tiqu itatis reliquias graphieer
del i neat us in patriam misit. Per questo fu ritenuto erroneamente
come veneziano dallo Zurla e dal Morelli. Però noi conosciam o due
iscrizion i che non lasciano alcun dubbio sulla patria di lui. La pri­
ma trovasi su lla casa del Canonico Primicerio in V entim iglia e d i­
ce così :
P
e l l e g k in u s
B
roccardus
P lG N E N S IS
Q
u a s im o d o
C a n o n ic u s
PRO PRIIS
F
ere
ruentem
et
C antor
PE C U N IIS
r e s t a u r a v it
et
a m p l ia v it
MDLXV
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PEL LE G R IN O
BROCC ARDO
43
L a se c o n d a , sco lp ita su pietra di Prom ontorio, si trova n ell’an­
tic o C h io stro d i S . Lorenzo :
MDLXXVI
P E L L E G R U S BROCCARDUS
C a n o n ic u s G e n u e n s ts
D om um
h an c re fe c it
PECU N IA
SUA
L ’a sse g n a z io n e a P ig n a era stata già fatta, ma in forma suppo­
s itiz ia , d a ll’A m a t di S. F ilip p o .
D a i d o c u m e n ti d e ll’A rchivio Capitolare di S. Lorenzo in Ge­
nova r is u lta g ià sudd iacono nel 1571 e Canonico nel 1576 e da essi
ap pare p u re c h e egli era in dim estichezza con Monsignor Cipriano
P a lla v ic in o , in quei tem pi A rcivescovo di Genova (1580).
P er lu n g o tem p o fu suo o sp ite nella V illa di Cornigliano, don­
de n elle s o le n n ità si recava con lui a S. Lorenzo ritornando poi
n e lla v illa . M orì in Genova Γ8 febbraio 1590 e colla prebenda del
suo C a n o n ica to fu co stitu ito il benefìcio teologale come risulta da­
g li A tti del N o ta ro A n ton io M oliino (Filza XR. R. Archivio N o­
ta rile di G en ova).
Il
m a n o sc r itto ricordato fa parte di quel m ateriale dell’Archivio
gen ovese che p er ordine di N apoleone fu portato a Parigi nel 1808 e
r e stitu ito p oi nel 1815 ad un delegato del Re di Sardegna, così si
sp iega com e si trovi a T orino in quell’Archivio di Corte, mentre
dovrebbe tro v a r si a G enova.
È opera a ssa i in teressan te per la storia e geografia antica. Il
B roccard o cop iava iscrizion i antiche e lapidi, misurava e disegnava
i m on u m en ti che visitava n elle sue numerose peregrinazioni, e de­
scriveva tu tto ciò che il suo sp irito indagatore lo spingeva ad os­
servare, in tem p i nei quali il viaggiare era difficile e dispendio­
so, per c u r io s ità in te lle ttu a le a llo scopo d ’arricchire le sue cogni­
zioni e di tram an d are ai posteri tu tto quanto gli era dato di poter
vedere e stu d ia r e .
La n a rra zio n e del suo viaggio incom incia col seguente epi­
sodio r ip o r ta to dal M orelli :
« G iu n to in Corfù, che da R agusa è lontano miglia trecento, e
non h a v en d o si com e speravam o trovato le galee grosse, sendo for­
za ti ad a s p e tta r e m iglior p assaggio, per un mese ivi fermarci, un
dì n o ia to d a ll’ozio, mi venne capriccio, per passar tempo, di schiz­
zare q u ella in esp u gn ab ile fortezza. Così recatom i di rimpetto ad
essa, in lu o g o a lto , com inciai : e già a buon termine l ’avea con­
d o tta q u an d o m i sopraggiu nsero due Zaffi, li quali piacevolmente
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44
R IC C A R D O M A I N E R I
spiando, chi io era, e di donde, e dove fossi inviato, io che a nulla
di m al pensava, senza tinta alcuna di tu tto il vero d issi. Loro non
credendom i punto, dato di piglio al disegno, contro mia voglia
nella Rocca del m agnifico B alio mi trassero, dicendo che io ero una
spia, avendom i trovato a far modello della fortezza.
« Il M agnifico Messer B artolo Vendram ino, col quale mi ero
accom pagnato, a questo spettacolo presente, facendo capace sua
m agnificenza di mia condizione, non tanto mi fece assolvere, ma
grazia ottenni di compiere il mio com inciato disegno ».
Da Corfù passò a Zante, a Candia ; in ciascuna isola si ferm ò
parecchie settim ane, poscia arrivò ad A lessandria d ’E g itto donde
si recò al C airo-R ossetto, alle P iram idi, M atorea, Menfì, a ll’iso la
di Fua e si disponeva a partire da A lessandria per l ’isola di Cipro
e Gerusalemm e. Nel viaggio di ritorno visitò N ap oli, Rom a, T i­
voli e poscia fece ritorno a Genova.
Il
Doge F oscarini e il M orelli ritenendo veneto il Broccardo, con­
tribuirono a rendere dubbiosi gli storici della Liguria sulla sua
vera patria d ’origine, e perciò m olti scrittori omisero di occupar­
sene: ma egli, nato a P ign a, è autentico ligu re; ed ora si stanno
facendo pratiche affinchè da Torino venga restitu ito a ll’Archivio
di S tato di Genova il noto m anoscritto, a vantaggio degli stu diosi
della storia ligure.
R ic c a r d o M a i n e r i
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SAGGIO DI UNA BIBLIOGRAFIA
G E N E R A L E D E L L A CORSICA
( C o n tin u a z io n e ; ved. n u m e ro p r e c e d e n te )
G R IM A L D I. __ N ouvelles corses tiré e s de J . Y . G rim aldi p a r E. Bouchez. Pari?, H achette, 80.
G R IM A L D I. __ U
C u ra to di G uagno.
G U E R R A Z Z I F ra n c e sc o Dom enico.
g oni, 1857, 80, p ag g . 166.
—
P ad o v a, Crescini, 1844.
La
to r re
di
Nonza,
R acconto
Storico.
Torino,
Gui­
G U E R R A Z Z I F . D. — P a sq u a le P a o li o ssia la R o tta di P ontenuovo: Racconto corso del
sec. X Y 1II, con r i tr a t t o e illu stra z io n i litografiche, dedica e Alla mia P a tr ia ». P re ­
fazione e P roem io. ÌMilano, G uigoni, 1860, 80, pagg. 1003.
G U IT E T _ Y a u q u e lin P ie rre . — L ’île ex altée, 1924, 16ο, p ag g . 27ιδ. Ree. A utin, in R evue de la
Corse m o d ern e, p ag g . 67-68. [Romajnzo di g u e rra ].
JU N G M A N N . — U n te r d [ e r]
1912, 80, p a g g . 159.
F a u st d [e r]
K orsen. histo rich e
E rzah lem g ^ S tu ttg a rt, Loewes,
L A R IC IN (L e ). — M arseille, 1927, M ars, (A nn. 1), η. 1. [T r im e s tr a le : volgarizza la lette­
r a t u r a c o rsa in F ra n c ia p e r f a r conoscere la Corsica. A rticoli su Casanova].
LECA B iag in o . — I l D ’O rnano M a rte :
po em a di B iagino L eca. Bordeaux, 1602
L U C C H E T T I P e t r ’A n to n e. — I l S eg reto . L ivorno, G iusti, 1927. [N uovi indirizzi nel pensiero
e n e ll’a t t i v i t à p o litic a d i una pairte dei C orsi].
L U C C IA R D I. — M a ria
p a g g . 102 .
G e n tile :
d ra m m a
storico
in
tr e
a tti.
B astia,
O llagnier,
1912,
80,
L U C C IA R D I J . P . — U m a r tir iu di S a n ta D evota. Dram e en 4 actes, en vers du dialecte
co rse, t r a d u c t i o n fra n ç a ise en r e g a r d . P a ris, 1922, δο, p ag g . 280.
L U C C IA R D I J . P . — Cose a n d a te . A jaccio, .4. M uvra, 1924.
M A RCA G G I. — M ilia
o P ièce en tr o is a ctes. Ajaocio, R om baldi, 16o.
MARC A G G I. — F le u v e de S an g . Scènes de l a vie de m aquis. A jaccio, Rom baldi, 16o.
M A RCA G G I. — M er
p a g g . 300.
B elle
au x
I le s
S an g u in aires.
Rom an,
A jaccio,
Rom baldi.
1925,
16o,
M A RCA G G I J . B. — F leu v e de S a n g : h isto ire d ’une ven d e tta corse. P aris, 1898, I 60, pagg. 332.
M É R É C hstrles. — L e s tr o is m acques. P a r is , 1909, 80. [D ram m a di vendetta].
M E R E A G i a m b a t ti s t a . — A dem aro ovvero Corsica L ib e ra ta . Poem a eroico di G iam batti­
s t a M e re a f r a g li A rcad i T endasoo Dogliano con g li argom enti di Gian Agostino
P o llin a 'n f r a i p re d e tti O rtild o E g ira tic o . À ll’Ecc. M arch. Don S tefano De M ari.
L u c c a , M a re s c a ld o li, 1933, 80, p a g g . YIII-333.
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46
RENATO
Gl ARDELLI
M E R IM É E P ro sp er. — Colomba o Costum i di Corsica. Scene di P ro sp ero Mérimée. P rim a v er­
sione ita lia n a di G. B ertolio. M ilano. Tip. e L ib r. P ir o tta , 1S40, 32<\ p ag g . 310. Ame­
n i t à dei viaggi m em orie contem poranee. Ser. V I, vol. IX.
M ERI MËE P ro sp er — Colomba ou T ableau des m oeurs de la Corse, p a r P . M erimée. P ré céd é
d 'u n e notice b io g rap h iq u e et critiq u e . M ilano, S tella e Giacomo, L ib r. Ed., 1844, 32or
p ag g . XLII-232. Chef-d’oeuvre de la litté ra tu r e fran ç aise contem poraine. Tom. I I I . Ree.
M a re a g g i, in R eçue de la Corse, 1920, (I), p ag g . 44-48.
M E R IM É E P ro sp er. — M ateo Falcone, nouvelle corse accom p. de sept a u tre s nouvelles du
même a u te u r, in R evue de P aris, Mai, 1829. P a ris, isd··), ï6o. p ag g . 336
M ICH EL E rsilio . — Due poesie p a trio ttic h e di G. P . B o rg h stti, in A rcliiv. Storico d i Cor­
sica, 1926, p ag g . 11S-120. 1) G iuseppe G arib ald i, episodio di g u e rra ; 2) ode a lla lib e rtà .
M IRO NE S alvatore — A delina C ervoni: cro n a c a corsa del sec. XIX. [A m ico di V iale; esule
catan ese a B a stia ], 1857.
MONTI J . — L a Corse et l ’E m p ire : G en n ara, ro m an . [ P a r is ? ] Ghio, 1884, 12o.
MULTEDO G iuseppe. — H ym ne à la Corse tr a d u ite p a r M ad. N.
MULTEDO G iuseppe. — A lla C o rsica:
C anto. B a stia,
B a stia, 1858, p ag g . 6.
1859, p ag g . 15.
N A T A LI. — L illa. P a ris , E ugèné F ig u riè re , 1912, 8o, pagg. 234. R ee. B u ll. h ist. Corse, 1919,
(A nn. 39), n. 397-400. p a g g . 111-130. [C ostum i corsi. D ram m a].
N A TA LI J . B. — Coin de V illage, in R evu e de la Corse, 1926, (V II), p ag g . 103-107.
N ATA LI J . B. — Appel du P ay s. P a r is , Chez F ig u ière , 1912, 8o, pagg. 234. [N o sta lg ia della
C orsica].
NAU Jo h n A ntoine. — T hérèse D o n a ti: R om an Corse. Oduvre posthum e de l’a u te u r avec une
p réfa ce b io g rap h iq u e de Je a n R oyère. P a ris , 1921, 12o, pe.gg. 304. Ree V illat, in
R evu e de la Corse, 1921, ( II ), p ag g . 183-187.
N 1ESE. — ü n t e r d. Joch. d. K crsen. Y olkstuck in 5 Aufz. Leipzig, Grunow, 1913. 8o, pagg. 93.
N O T TIN I (U S an ip ietracciu ). — I successi di N atale Luccone. A jaccio, Stam p. A. M uvra, 1921.
ORTOLI F ré d é ric et T hierson (Ju lie n ). — Sérénade, in R evue des tra d itio n s populaires,
(A nn. 1). n 2, ps.gg. 4/M7. P a ris, 25 F évr., 1883, M ontevrain, Im p r. T ypographique
de l ’école D’A ltm b ert, in 8o.
P E R Ê S A ndré. — Corses et Génois. Société française d ’Im p r. P a ris, Oudin e C., 1906, 16o,
p ag g . 290. [R om anzo: R ivolta corsa contro i Genovesi nel X V II sec.].
TER E T T I della Rocca (F . de). — Sam piero Corso:
et prologue. Nice, 1911, fco, pagg. 104.
dram e historique en vers,
avec préfa ce
P E R E T T I Je a n . — Seur d ’am our (L unets à A line). Casablanca», 1923, 16o, pagg.
R eg ulas, R evue de la Corse, 1925, (V I), pagg. 21-22.
PE R O S IO . — Bonifacio C alvi:
1882, (16o), pagg. 212.
S toria
Genovese del sec. X III.
Genova,
Tip.
112. Ree.
P ie tro
PIE R H O M M E H enri. — G allochio: rom an, in L a Corse T ouristique, 1926, n. 16, 17.
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P ellas,
SA G G IO
D I U N A B I B L I O G R A F I A G E N E R A L E D E LL A
47
CORSICA
P I N E L L I ( J . D .). — C orsica de P ie tr a s a n ta , rom an de m oeurs contem porains avec préface
d e M. S a n ip ie ro P o r r i. P a r is , (s. d .), 16°, pagg. 372. Ree. Regulus, R evue de la Corse
M o d ern e, 1924, (Y ), p a g g . 70-72.
P O E S IE d i a lc u n i m o d ern i a u to ri corsi, ed it. C a rlo tti. F irenze, Le Monnier, 1870, pagg. 19-23.
POLI
(J a c q u e s ) .
p a g g . 64.
—
R im es
M oroses:
avec
une
préface
de
Max
Roger.
Ajaccio,
1916,
8o,
P U C C I S erafin o . — P e l b c tte llo a vap o re « I l Napoleone ». B astia. Tip. F abiani, (s. d.), 1836.
[11 p rim o d a M a rs ig lia a B a stia a L ivorno].
R E N Ü C C I F . O. — N ovelle sto rich e corse di F . O. R enucci, rived. corr. ed accresciute di sei
n o v e lli in e d ite , 3a E diz. B a stia , S ta m p . F abiani, 1838, 8o, pagg. 148; id., 12o, ^34.
R IS P O S T A
a dei su p p o sti s ta tu ti : se stin e.
Bastia., T ip. B a stian i, 1843, 8o, pagg. 16.
R O B A G L IA P a s c a l. — Le C o rsaire Corse. T unis, 1909, pagg. 235. [D ram m atizzato, con 4 novelle].
ROCCA P .
che
n a t.
1920,
— L a Conque m arin e. P a r is , Clavel, 12, pag. 38. [Rom anzo dei tem pi di T iberio
t r a e arg o m e n to d al corno u sa to d a i Corsi per ra d u n a rsi]. Ree. B ull. Soc. liist. et
C orse, 1921, (45), n. 125-428, p a g g . 101-105. Ree. Y illat, in R evue de la Corse,
p a g g . 92-95.
R O C H È R E (De la ) . — Tebaldo o il tr io n f o della c a r ità :
G alea. C iv iltà ca tto lica , I, 609, S er. X IY .
RO G ER M ax. — N ouvelle A u ro re :
S to ria C orsa:
versione di
A. M.
a c te p a trio tiq u e . A jaccio, 1915, 8o, pagg. 32.
SAGGIO d i p oesie d i a lc u n i m o d ern i a u to ri corsi. (Y. G iubega, Y. Biadelli, A. L. R afaelli,
S. Y iale e G. M ultedo), B a stia , B a tin i, 1827 (fase. I ), 1843, (fase. V e V I).
S A V E L L I G iu se p p e. — Sulle azioni di D om enico Leca, carm e di Giuseppe Nobili Savelli pro­
p o sto d a S a lv a to re Y iale e p u b b lic a to e an n o tato da N. Tomm aseo: coll’ag g iu n ta di
u n a v it a d e ll’A . s c r i tt a da G iuseppe O ttavio Savelli, in A r d i. Stor. Ltal., Ser. I,
T om . X I, p a g g . 280-281, 308.
S T E R B IN I P ie tr o . — P oesie. B a stia , T ip. F a b ia n i, 1835, p ag g . 283. [C anti a P asquale P aoli e
S am p iero C o rso . L ib ro ric e rc a to d a lla polizia].
T A Y E R A . — L e R iv a g e . P a ris , E d. Du B effroi, 1910, 16o, pagg. 233.
TOM M ASEO. — A G iuseppe M ultedo in C a n ti (I) della P a t r ia : L a liric a p a trio ttic a nella
l e t t e r a t u r a i t a l i a n a ra c c o lta e c o m m e n ta ta da A rtu ro B ini e Giuseppe F atin i. M ilano,
S onzogno, 1915, (vol. I I ) , p a g g . 162-165.
T O N E L L I F ilip p o . — Scènes de la vie c o rse : L a vierge des M akis, P a ris, 1890, 12o, pag. 278.
R ee. R e v u e d e la Corse, 1920, ( I) , p a g g . 69-70.
P O N E L L I P h ilip p e . — L es A m ours Corses, U ne tom be dans le M aquis, L a femme corse, Le
b a n d it S uzzoni, C hansons corses, e tc. P a ris , 1898, 8o, p sg g . 390.
T R E L L E R F r a n z . — K orsisches
B a n d . 203, p a g . 96.
B h it:
R om an,
in
E n sslin ’s
Rom an
und
r
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N ovellenschatz,
4S
RENATO G lA R D ELLI
T R IO N F O (II) dei G ig li: Com ponim ento dram m atico rap p re sen tato in B a stia nelle feste date
d a S. E cc. il sign. M arch, di C ursay, m aresciallo di cam po degli e s e rc iti del Re,
co m andante in cap ite le tru p p e di F ran o ia in questo regno di Corsica. P o r ta ta in m usica
d al sign. Cav. d ’H erb ain , d ile tta n te . B astia, A rtaud, 1752.
V A N N I ΝΑ d ’O rn an o : tragedifi· liric a in tr e p a rti. Firenze, G alletti, 1842, 12o.
V ERTU N N O G iulio, P adovano. — V iaggio e possesso di Corsica nel mese di se tte m b re del
M D L V III. Con il rito rn o da B a stia a Genova. Genova, appo A ntonio B elloni, MDLX,
So, coll. 24. [P o em a].
V IA L E . — S c ritti in versi e in prosa o rd in a ti e rsc c o lti da
M onnier, 1861.
F . S. O rlan d in i.
F irenze,
Lb
V IA L E S alv atore. — I l voto di P ie tro C irneo: narrazione sto rica di un ms. inedito e l ’ultim a
v e n d e tta : novella sto rica di S. V. 2a ediz. riv. co rr. Bastia-, F ab ian i, 1837, 8o, pag. 72.
[V i è com presa la novella storica «Gli am an ti di N iolo: di Gio. V ito G rim ald i].
V O L T A IR E . — C andide ou l ’optim ism e. [Cap. XXV I: Im m agina elio C andida si tro v i a Ve­
nezia con sei re spodestati fra cui T eodoro: ciascuno di essi soccorre T. con d e n a ri].
W ECK
(De) R ené. — Le Roi Théodore, rom an corse, in M ercure de France, 1926, M ai-juin.
Ree. Colonna de Giovellina, in R evue de la Corse.
VTALPOLE Orazio, in T he W orld (1753). [P u b b lica un appello p er Teodoro in carcere, ma in
re a ltà è u n a s a tir a ] .
W IT T E K Irm a . — Theodor von K orsika H ist. Rom an.
Bundes V erlag, W. 160).
D eutsche H ausbucherei
(O sterreiche,
Q uestioni di critica letteraria e storica.
A BAS Colomba et M érimée, in L ’E cho de la Corse, 1920, [p ro te s ta contro un film d ell’opera
di M érim ée].
A U T IN A lb ert. — Colomba e t la représentation de la Corse, in La Corse T ouristique,
v rie r 1927.
F é­
C R U CIO N I F . — La C irneide (étude critiq u e du poème de Lucien B onaparte) p a r F ra n k lin C.,
in B u ll. Soc. h is t. Corse, 1911 (nn. 325-327), pagg. <35-80.
C A P IT A IN E (Le) Casella, in B astia Journal, 27 F évr., 1927. [Sostiene che il C apitano Casella
di G uerrazzi (T orre di S o m a ) è La T our d ’Auvergne del 1799 in A lsazia].
CHAMBON. — Notes su r P ro sp er M erimée, P a ris, 1902, pagg. 125-127.
COLOMBA (La \ra ie ) in T em ps, P a rig i, 15 Octobre 1880.
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(Ann. 27), p ag g . 161-193. Ree. B ull. h ist. et nat. Corse, 1921, (41), nn. 425-428,
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X U T T N E R Max. — Ein N euphilologtnfarth nach K orsika I Auf den S puren von Merimées
Colomba. I I Die Korsen, in Deutsche Rundschau (Berlin) 1903. pag. 116 e seg. ; A gost.,
p ag g . 227-246: S ett., pagg. 389-402.
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SA G G IO
L A N G E V IN
Di
UNA BIBLIO G RA FIA
G E N E K A L E E E LLA
CORSICA
49
E u g è n e . — M erim ée et la v ra ie Colomba, in A ction F rançaise, 6 F évrier 1921.
L E V A I L L A N T I M a rc e l. — Colom ba e t M erim ée, in Le P e tit M arseillais, 8 Avril 1927.
M ARI
(D e) P a u l. — L e v ra i Coup double de Colomba, in R evue de la Corse, 1921, (II),
p a g g . 71-74. [ D im o s tra l ’esattezza s to ric a del famoso colpo d ’Orso della R ebbia contro
12 f r a t e l l i B a r r a c i ni}.
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N A T A L I — N os G é o rg iq u e s : ta b le a u g éo g rap h iq u e e t litté ra ir e de la vie agricole en Corse,
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S O U V E N IR
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T H IB A U L T . — Le v r a i R om an de Colom ba. [Colom ba
L ' illu s tr a tio n , P a r i s , 10 J u in , 1911, p ag . 48.
B a rto li née C arabelli,
1768-1861], in
T IR A B O S C H I G. — S to r ia d ella l e tt e r a t u r a ita lia n a di G. T. M ilano, Soc. Tip. dei Classici
I t a l i a n i, T o m . I , (1822-18'33) (Ìn d ice) ; Tom . V, 1931 (G iovanni XXII. Studi promossi) ;
T o m . V I , 1118, S to ria di C orsica, C irn e o ; Tom. V II, 1469, F ilip p in i.
T R A D IZ IO N E ( P e r la ) p o p o lare di V an n in a d ’O rnano, in A rc h ir. S to r. di Corsica. 1927. ( I l i ) ,
p a g g . 299-301. [R ic h ie s ta d ’in d a g in i s u ll’o p era del m aestro Fabio Campana, V annina
d ’O rn a n o , L iv o rn o , 1843. R ip o rta u n ’ode del B racci G iovanni con motivi p a trio ttic i].
V IL L A T . — É tu d e s u r le M ateo F alco n e de Merimée, in R evue de la Corse. 1921, janv.-févr..
pagr- 1.
V IO L L E T -L E -D U C . — M erim ée e t les m o num ents h istoriques, in R evue de Paris, 1895, 6o.
(c o n tìn u a )
RENATO G IA RD ELLI
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COMUNICAZIONI DELLA R. DEPUTAZIONE
DI STORIA PATRIA PER LA LIGURIA
ASSEMBLEA GENERALE DELLA R. DEPUTAZIONE
DI STORIA PATRIA PER LA LIGURIA
Il giorno 6 giugno-XIV alle ore 17 si è riunita l’Assemblea generale della
R. Deputazione di Storia Patria per la Liguria sotto la Presidenza del Sen.
M. Moresco.
Aperta la seduta, il Presidente ricorda che l ’ultima adunanza della So­
cietà Ligure di Storia Patria ha avuto luogo quando egli aveva l ’onore di
essere Regio Commissario della Società e che in questa veste aveva riferito
sul proposito di S. E. il Ministro dell’Educazione Nazionale di riordinare
tutti gli istituti di studi storici italiaui cominciando dalPistituire in Roma una
Giunta Centrale per gli studi storici quadripartita: Istituto per gli studi roma­
ni, per il Medio Evo, per l’Età moderna e per il Risorgimento. Già allora il
Ministro desiderava che a questa ossatura centrale corrispondesse una ossa­
tura periferica che comprendesse tutta la penisola italiana. E di fatto con
decreto 20 giugno 1935-XIII è stato emanato un regolamento particolare delle
Deputazioni costituite in numero di 17. una di queste è la R. Deputazione per
la Liguria che comprende la Deputazione centrale e quattro Sezioni : AlbengaYentimiglia, Savona, La Spezia, Massa.
Naturalmente per costituire questo organismo è stato necessario sciogliere
gli anteriori istituti storici assorbiti dai nuovi enti, così la Deputazione ha
assorbito o piuttosto è il nuovo nome della nostra antica e benemerita So­
cietà Ligure e le Sezioni di Savona e di Albenga-Ventimiglia corrispondono
alla Società Savonese e alPIngauno-Intemelia.
Le Sezioni, pure con attività autonoma, si considerano propaggini dell’at­
tività centrale e si sono istituite inserendole sugli organismi preesistenti, do­
ve questi dessero affidamento di vitalità e di proficuo lavoro,‘com’era appunto,
la Società Savonese e l’Ingauno-Intemelia.
Nella Lunigiana, che è stata aggregata alla nostra Deputazione, esistevano
le Sezioni di Massa, prima connessa alla Deputazione di Modena e quella di
Pontremoli, appartenente alla Deputazione di Parma. La Sezione di Massa è
stata conservata come Sezione della nostra Deputazione, quella di Pontremoli
rimarrà pure egualmente aggregata a Genova, ma per ragioni di opportunità
e secondo i desideri locali trasporterà la sua sede centrale a La Spezia. Per
quest’ultima, il lavoro di riorganamento non è ancora compiuto. C’è stato
tutto un lungo la\roro di preparazione per dare vita a questa R. Deputazione
in modo da non interrompere alcuna delle iniziative preesistenti perchè il peri­
colo era appunto di turbare organismi vivi ed efficaci. In sostanza gli organi­
smi periferici hanno mutato nome ma rimangono autonomi come Sezioni della
R. Deputazione che lascia loro una libertà vigilata, nel senso di evitare du­
plicati nel lavoro, lasciando a ciascuna una sfera di attività particolare.
Il
Consiglio Direttivo, a norma del regolamento, è costituito di quattro de­
putati centrali (Presidente, Vicepresidente march. Spinola, deputati prof. Pan-
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COM I \ K
Vi I O N I
R.
D E PU TA Z IO N E
D I STOR IA P A T R IA
P E R LA LIGURIA
51
ù ia u i e prot\ V ii a le segretario* più dei quattro Presidenti delle Sezioni, dei
lilia li per ora è nom inato solo il Conte Del Medico di Massa.
Es|>osto IV rduuuneuto generale della Deputazione, il Presidente invita il
Segretario a r ife r ir e sin lavori in corso e sui progetti i>er nn immediato av­
venire. Il S egretario dice ohe ^ in corso di distribuzione il primo volume della
nuova S erie d eg li Arti che contiene una raccolta di contratti notarili relativi
al C astello d i B on ifacio in C orsica, tutti quelli relativi al secolo XIII che si
sono potuti tro v a re neU'Archìvìo di Stato, i quali servono a ricostruire la
vita d ella prima
la gen ovese n ell’ìsola durante quél secolo -li grande im­
portanza per i r a p a r t i tra Genova e risola contesa ancora con Pisa.
E a prò rosit" di atti uotarili. riferisce il programma in corso di studio per
la pubblicazione integrale d ei più antichi protocolli notarili dell’archivio ge­
n ovese. prezioso m ateriate ohe ha un ^importanza di eccezionale valore non
solo per la storia cittadina e regionale ma ancor più per la storia delFeconom ìa . d el com m ercio. d e i d i r i t t o poiché essi costituiscono la più antica serie
con tin u a tiv a d i a tti li t a l genere ehe si conosca. Ci sono notevoli difficoltà
tecn ich e e tiuanzìarie da superare uia è da credere che saranno vinte e in
111 una p rossim a assemblea spora ohe si potranno riferire progetti concreti e
p recise proposte. Ricorda
- ·
li. Deputazione subalpin.) ha messo
a d isp osizion e della Deputazione Ligure un centinaio di copie dell’ultimo vo­
lum e pubb licato dalla cessata D eputazione di Torino, perchè si tratta di ma­
teria ligure. Sono ì dispacci in viati al Governo di Genova dal suo rappresen­
ta n te a P a r ig i durante Ta rivoluzione, che costituiscono una narrazione con­
tin u a ta e d ovu ta ad uno stesso osservatore delle drammatiche vicende della
F ran cia d a l ITT'' al 17K : la pubblicazione è stata curata dallo stesso segre­
tario. P o ich é non oì sono copie sufficienti per rutti i soci, sarà data a coloro
che n e m ostrin o desiderio sino a esaurim ento delle copie disponibili.
R ife r isc e in fine suITaccordo intervenuto col « Giornale Storico e Lettera­
rio d ella L iguria ». che diventa organo ufficiale della Deputazione per quanto
rigu arda le su e com unicazioni e sarà inviato a tutti i soci senza aumento di
quota sociale- £ un grave onere ch e la Deputazione si assume: essa si augura
che i so c i le si stringano sem pre più intorno e procurino anzi di accrescerne
ie file perchè non m ancìiìno i m ezzi al compimento del programma fissato.
La d istrib u zio n e de! giornale, contenente articoli brevi e studi <ìi pR-coìa mo­
le. o ltr e a v a rietà rassegna bibliografica e la speciale bibliografia mazziniana
renderà n ecessa ria m en te m a io frequente la pubblicazione dei massicci volumi
di d» «-^umenti o d i am pie m onografie, o anche di miscellanee, ma incontrerà
indubb iam ente il fa v o re di un cospicuo numero di soci. Poiché non p--hi tann respint il g io r n a le per tim ore d i pagarlo, insiste nel dire che è <:**dir gratu ita m en te.
Π P r e sid e n te d ichiara cbe sarebbe lieto di sentire il parere dei soci speeïaïm en te ;-*r 'a parte - he riguarda la progettata pubbli :azi·>ne *I-ga antichi
n otai ch e im p egn erà indubbiam ente per qualche anno il più delle ria rse della
D ep u ta zio n e.
L 'a w . M< r g a v i
lice lieto della notizia della distribuzione del «Giornale
Storie*:* e L e tte r a r io lefla Liguria : questo risponde a un desideri*» o^press
da tem p o , c b e f o s s e p ossibile cioè dare ai soci qualche pubblicazione xm po’
d ifferen te d a i e o n s o e tì e p esan ti volum i di documenti cbe nessuno legge. Così
si a ffe n r -i n*r. tr>
fa v o r iv o !- «1 proposito di impegnare tu r
- risorse
per Ia pobblk~:z!or>- di fonti storiche. che. per quanto importanti, interessai»
so lta n to g ii
P assan d o ad altro, ricorda che il compianto presidente
B ensa avé*va ^ 1 -re.H- ripetutam ente il proposito di mettere in diverse località
d i G enova la p id i com m em orative di fatti storici ivi avvenuti: sarebbe il :*aso
d i rip ren d ere l'id e a .
Il p ro f. K ev efli ricorda cibe nella riunione interna della Deputazione ha
srià a v u to
o n e di m an ifesta re tutto il suo pieno consensi» ι- r il piano
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C O M U N IC A Z IO N I
R.
D EPU TA Z IO N E
DI
STOR IA
P A TR IA P E R
LA L I G U R I A
di studi proposto. Propone ora che si prenda in considerazione anche l’oppor­
tunità di studiare il contributo dei Liguri aìla conoscenza deir Africa nei
sec. XVII e XV III. La Società di Scienze e Lettere intende occuparsi del se­
colo XIX e del presente. Cosicché, accettando la sua proposta, ci sarebbe la
possibilità di addivenire in tempo relativamente breve alla realizzazione di
un piano di lavoro suiropportunità del quale nel momento presente non c’è
possibilità di dubbio. Il Prof. Revelli conforta la propria proposta con una
dotta esposizione nella quale illustra la necessità di ricerche documentarie,
cartografiche e toponomastiche per mettere in valore il contributo dei Li­
guri alla conoscenza deirAfrica.
Il comm. Çanevello sente il dovere di congratularsi, anche a nome del Co­
mitato Ligure per l’educazione del popolo da lui presieduto il quale più volte
aveva espresso il voto di un organo di pubblicità che rendesse noto il lavoro
e l’attività del sodalizio. Altra volta aveva espresso l’idea che si pigliassero
accordi col « Bollettino Municipale » ; tanto meglio se ora avremo a nostra
disposizione un organo importante.
Si associa a quanto ha detto l’avv. Morgavi sulla toponomastica stradale
e deplora l’assenza del nome di Spurio Lucrezio a una via; non basta l'iscri­
zione in piazza Sarzano.
Poiché il segretario ha parlato di fotografie dei nostri antichi notai, tratte
dall*archivio genovese e conservate in America, ritiene che sia possibile ot­
tenere qualche aiuto dagli ambienti italiani e specialmente dalle Camere di
Commercio Italiane del Nord America.
Il nob. Maineri ringrazia il Presidente di aver accolto la proposta di crea­
re un organo per comunicare più facilmente e più frequentemente coi soci. Ri­
ferendosi anche alle proposte del prof. Revelli, parla dell’opportunità di riven­
dicare alla Liguria la figura di Pellegro Broccardo primo cartografo dell’E^
gitto, che dai pochi che se ne sono occupati è dato per veneziano e ne espone
le vicende e le benemerenze.
L'avv. Virgilio osserva che la pubblicazione proposta dei notai più antichi,
donde verrebbe un contributo preciso e prezioso alla storia del Commercio
ligure nei primi secoli, può non interessare la generalità dei soci; perciò sa­
rebbe utile fosse intercalata con altre. Ma trattandosi di studi che riguar­
dano il commercio sarebbe utile richiedere il contributo del Consiglio provin­
ciale deirEeonomia che, succeduto alla Camera di Commercio, rappresenta
il nucleo attuale dell’attività commerciale ligure. Non dovrebbe essere troppo
difficile avere un aiuto prospettando che si tratta di cosa importantissima per
il commercio; in tal caso non sarebbe necessario che per l’opera stessa fos­
sero assorbite tutte le facoltà economiche della Deputazione, dando nello
stesso tempo studi che potessero interessare una maggiore quantità di soci.
Il cav. Zonza non vorrebbe rimanesse l'impressione che la maggior parte
dei soci, che non fa professione di studi storici, sia contraria al piano di la­
voro proposto. Appassionato raccoglitore di cose liguri, egli sa quanto i docu­
m enti di cui si parla siano oggetto di studio da parte di italiani e stranieri ;
si tratta della base della nostra storia economica e commerciale; se vogliamo
che sia posta su fondamenta sicure e scientifiche e non su vacue declamazioni
è necessario procedere a una pubblicazione che farà onore a Genova e alla
Deputazione.
Parlano altri soci in vario senso, quindi il Presidente riassume la discus­
sione. Per quanto riguarda la proposta del compianto Presidente Bensa è idea
che può essere ripresa; noi potremmo essere in questo campo i consiglieri te­
cnici del Comune per le targhe destinate a ricordare i fatti della nostra sto­
ria ; è necessario sopra tutto lavorare in perfetto accordo col Comune. Per
quanto riguarda la pubblicazione dei notai crede che in fondo tutti siano d’ac­
cordo, cioè che non si pubblicheranno soltanto le fonti. Deve ricordare che la
R. Deputazione di Torino istituita dal re Carlo Alberto è stata creata ap­
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CO M U N IC A Z IO N I
R. D E PU TA Z IO N E
DI
STOR IA P A T R IA
P E R LA LIG URIA
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punto per pubblicare le fonti storiche e le altre Società e Deputazioni ne
hanno seguito Γesem pio, non esclusa la nostra. Le Società fanno quello che
non possono fa r e i privati, quindi resta stabilito che la R. Deputazione con­
tinuerà a fa re quello che fanno tutte le associazioni storiche, cioè pubblica­
zioni di fo n ti, senza di che mancherebbe al suo attributo fondamentale di
m ettere a disposizione degli studiosi, e in questo caso si può proprio dire di
tutto il m ondo, il m ateriale di studio; se non che invece di pubblicazioni sparse
e sporadiche, com e è stato fatto sinora, si procederà con ordine sistematifico;
l ’attuale proposta 11011 rappresenta infatti che la sistemazione della pubbli­
cazione delle fo n ti. Ciò non esclude che, accanto a queste serie di ordine fon­
dam entale, si possano fare altre pubblicazioni purché di carattere scientifico
che m ettano a contributo documenti nuovi o elaborino scientificamente mate­
riali già noti : per i lavori di minor mole abbiamo aperte le pagine del « Gior­
nale Storico ». A queste varie serie di lavori la Presidenza invita tutti a col­
laborare : i collaboratori portino alla presidenza lavori che siano fatti scien­
tificam ente ed essa sarà lieta di esam inarli ed accoglierli. Ha sentito parlare
di volum i « m attonosi » : ebbene sono appunto questi che costituiscono la
base e la gloria della R. Deputazione. Quanto alla ricerca dei fondi, se 11e
sta occupando personalmente e attivam ente e assicura che si rivolgerà a tutti
gli enti che possono contribuire.
Il P residente invita quindi il march. Spinola a leggere il bilancio preven­
tivo per l’anno 1935: il march. Spinola comunica il conto e aggiunge che, socio
da quarant’anni, si è occupato sempre dell’amministrazione della Società;
ora vorrebbe essere sollevato di questo onere. Risponde il Presidente con 1111
caldo elogio d e ll’opera appassionata del march. Spinola, ora nostro Vicepre­
sidente, augurandogli di prestare ancora per lunghi anni la sua opera pre­
ziosa invitandolo a desistere dal proposito; se mai. potrà avere accanto qual­
che socio giovane come aiuto e sostituito in eventuali assenze. L’Assemblea
si associa applaudendo.
Il cav. Zonza legge poi la relazione dei revisori dei conti che è approvata
a unanim ità, com e il bilancio consuntivo.
Il
conte P uccio chiede notizie sui cimeli che sono a Torino relativi alla
storia gen ovese; il Presidente dà spiegazioni.
Il
prof. R ev elli parla come presidente della Commissione toponomastica;
espóne lo stato dei lavori che non procedono per difficoltà varie con quella
sollecitudine che si potrebbe desiderare. Al dott. Lamboglia che per motivi
orofessionali si è dim esso d all’ufficio di segretario della Commissione è stato
sostitu ito il dott. A scari. Chiede poi se in linea di massima 11011 si creda di
poter approvare la pubblicazione d elle : arti di lavoro già compiute e domanda
che sia rinn ovato il fondo di 500 lire assegnato alla Commissione. Il Presi­
dente dà assicurazion i.
Π P resid en te segnala ai soci la benemerenza del Podestà di Savona che è
venuto in aiu to a quella Sezione la quale versava in precarie condizioni finan­
ziarie, raddoppiando il contributo e promettendo l’opera sua anche come Vi­
cepresidente del Consiglio provinciale delPEconomia. L’esempio merita di es­
sere add itato ed egli è sicuro d'interpretare i voti dell'Assemblea inviando al
Podestà di S a v o n a un fervido ringraziamento.
Il
P resid en te, poiché l’ordine del giorno è esaurito e ΓAssemblea ha cordial­
mente approvato i primi atti della nuova Deputazione, propone l'invio di un
telegram m a al M inistro riordinatore degli istituti di studi storici. Il Comm.
( ’anevello con una eloquente e fervida improvvisazione si associa, proponendo
insiem e di in v ia re telegram m i alla Maestà del Re e al Duce provvidenziale
che ci ha p rocurato la gioia del ritorno all'impero che è stato il sogno di
D ante e del P etra rca . L’Assemblea si associa con caloroso applauso e la se­
duta è to lta a lle ore 18,80.
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C O M U N I C A Z IO N I R .
D E PU TA Z IO N E
DI
S TO R IA
PA TR IA
PER
LA
L I G U R IA
* * *
Con lettera 7 dicembre 1936-XV S. E. il Ministro delPEducazione Nazionale
ha assegnato in qualità di Corrispondenti soprannumerari alla nostra Depu­
tazione i Deputati già appartenuti alla soppressa K. Deputazione per le an­
tiche Provincie e la Lombardia e quindi attribuiti alle RR. Deputazioni Subal­
pina, Lombarda e di Sardegna.
Essi sono i Signori :
S. S. Pio XI : S. E. Cesare Maria De Vecchi di Val Gisinon ; Cesare Bertea ;
comm. Gian Carlo Buraggi : Sen. Vittorio Cian ; Prof. Francesco Cognasso;
Prof. Adolfo Colombo; Prof. Carlo Contessa; S. E. Pietro Fedele: S. E. Gia­
como Gorrini; S. E. Alessandro Luzio; S. E. Federico Patetta ; Prof. Silvio
Pivano; Cav. Luigi Provana di Collegno; Comm. Costanzo Rinaudo; Comm.
Armando Tallone; Comm. Mario Zucclii, della R. Deputazione Subalpina; Prof.
Enrico B esta; S. E. Gerolamo Biscaro: Comm. Francesco Carta; Comm. An­
tonio Monti: S. E. Arrigo S-olmi; Prof. Renato Soriga ; Prof. Alessandro Vi­
sconti; Prof. Giovanni V ittani; Prof. Agostino Zanelli, della R. Deputazione
lombarda ; Gr. Uff. Silvio Lippi, della R. Deputazione di Cagliari.
Con lettera 3 febbraio 1937-XV, sono stati nominati Corrispondenti effettivi :
Prof. Emanuele Sella; Dott. Sante Filippo Bignone; Cav. Dott. Francesco
Puccio Prefumo; Rag. Comm. Michele Bruzzone; Prof. Francesco Picco;
Prof. Roberto Lopez ; Prof. Rosario Russo ; Dott. Bruno Minoletti : Dott. Cor­
rado Astengo; Dott. Pietro M uttini; Dott. Mario Celle; Dott. Raimondo Morozzo Della Rocca ; Dott. Clelia Jona ; Prof. Alberico Benedicenti ; Gener.
Comm. Carlo Bruzzo, per la Deputazione di Genova; Prof. Vittorio Pongiglione; Prof. Cav. Carlo M igliardi; Comm. Dott. Poggio Poggi; Prof. Dott.
Nicolò Russo, per la Sezione di Savona; Gr. Uff. Dott. Antonio Anfossi; Nob.
Dott. Gerolamo Rolandi Ricci; Dott. Giovanni Pesce; Dott. Dante Scarella;
Dott. Carlo Raffaele Amoretti; Dott. Guglielmo De Angelis d'Ossat, per la
Sezione di Albenga-Ventimiglia.
On Prof. A w . Carlo Alberto Biggini ; Prof. Avv. Cesare Magni ; Dott. Fer­
ruccio Sassi : Prof. Virgilio Bucchioni ; Avv. Prof. Lanfranco Bellegotti ; Cav.
Luigi P oletti; Cav. Michele Ferrari; Dott. Prof. Pier Settimio Pasquali;
D ott. Prof. Italo Malco; Cav. Giovanni Podenzana ; Gr. Uff. Mario Buffa;
Dott. Luisa Banti; Comm. Prof. Antonio Minto, per la Sezione di La Spezia
e Pontremoli; Comm. Prof. Adolfo Angeli; Comm. Ing. Aldo Scarzella; Cav..
Cap. Enrico Lazzoni; N. H. Dott. Cav. Leonello Ricci Armani; Cav. Dott.
Gaetano Pappaianni; Comm. Rag. Igino Bassi; Comm. Ubaldo Bellugi; Dott.
Marco Vinciguerra; Comm. Avv. Alfredo Brugnoli; Prof. Vincenzo da Milano;
Prof. Augusto Bertozzi; Prof. Giuseppe Galanti; March. Azzolino Malaspina;
Nob. Avv. Giorgio Casoni, per la Sezione di Massa.
Altre nomine di corrispondenti sono in corso. Nello stesso tempo sono stati
nominati Presidenti delle Sezioni di La Spezia e Pontremoli : Prof. Comm.
Ubaldo Formentini; di Savona, Prof. Comm. Filippo Noberasco e di AlbengaVentimiglia, Comm. Avv. Luigi Costa. Costituite così definitivamente la Depu­
tazione e le sezioni, ora si può cominciare attivo e proficuo il lavoro dei nuovi
organismi storici della regione.
***
Il
27 febbraio hanno avuto luogo successivamente la seduta interna e l’a­
dunanza generale della R. Deputazione, presiedute dal Vicepresidente march.
Paolo Alerame Spinola in luogo del Presidente Sen. Mattia Moresco tratte­
nuto da improvviso impedimento.
Si è approvato il bilancio consuntivo dell’anno XIV e si è esposto e di­
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C O M U N IC A Z IO N I
R.
D E PU TA Z IO N E
DI
S TO R IA
P A T R IA P E R LA LIG U R IA
55
scu sso il p iano di lavoro per l ’anno in corso, specialmente per quanto ri­
gu ard a la p ro g etta ta pubblicazione dei più antichi protocolli notarili del R.
A rchivio di S ta to di Genova, m ateriale di eccezionale importanza per la sto­
ria g iu rid ica com m erciale e m arinara del secolo XII. La Deputazione ha ap­
provato il program m a d ell’opera monumentale facendo voti perchè le prati­
che per il n ecessa rio finanziamento abbiano il successo desiderato. Ha infine
espresso il d esid erio che i numerosi ma dispersi amatori e cultori dellla sto­
ria patria, si raccolgano intorno alla Deputazione che, con assai tenue quota,
d istrib u isce ai propri aderenti le opere di sua edizione e il Giornale Storico e
L etterario, a n tico e benemerito organo degli studi storici liguri.
Dopo una breve affettuosa commemorazione del Prof. Giovanni Campora,
per lunghi anni consigliere della Società Ligure di Storia Patria, su proposta
del P rof. Comm. Monleone e d ell’Avv. Comm. Chiossone, è stato deliberato
di pubblicare nel Giornale il verbale della seduta del 6 giugno 1936-XIV, quale
atto in izia le d e lla R. D eputazione e attestazione delle norme e del modo onde
si è com piuto il passaggio dalla Società storica alla R. Deputazione ligure
di Storia P a tria .
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RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
L.
B o r e l l o e M. R o s a z z a , S toria d ' Oropa. B iella, Libreria E d itri­
ce M. G ubello, 1935-XIII, pag. X Y III-403; Oropa s to r ic a , p r e i­
storica e p r o to c r istia n a , Illu straz. B iellese, settembre 1935-XIII,
anno λ', n. Y II-Y II1 IX; L. B o r e l l o e M. R o s a z z a , Oropa : S a n ­
tuario . C e l ti , S tregh e ed a ltr e cose. Appendice alla « Storia
d O ro p a ». Cuneo, 1936-XIV, pagg. IX-149.
Luigi B orello e Mario Rosazza hanno affrontato 1111 tema diffi­
cile e sono riu sciti a interessare molte persone : storici, giu risti,
econom isti, profession isti e d iletta n ti, religiosi di ogni grado e
condizione. Q uando 1111 libro, al suo primo apparire, solleva d i­
scussioni e polem iche, trova difensori e denigratori, vuol dire che
lia della sostanza e, sebbene non rifaccia la gente, lascia tu tta ­
via n eira n im o del lettore un'im pronta duratura. La ragione di
tu tto questo sta in prim o luogo nella materia presa a trattare, in se­
condo luogo nel modo in cui essa è stata trattata.
U n libro di storia civile, m ilitare, letteraria, artistica, ecc. ecc.,
interessa un numero di persone lim itato, di solito, ai professionisti
di quella branca dello scibile e a non molti d ilettan ti, che cercano
nelFopera recente il soddisfacim ento di un desiderio di coltura lo­
cale o di una curiosità occasionale e passeggera. Un libro di storia
religiosa ha un cam po più vasto perchè non tocca soltanto l'in tel­
letto, ma anche il cuore. Nel caso presente poi, l ’opera dei signori
B orello e Rosazza reagisce ad una tradizione largam ente diffusa e
accettata da una m oltitudine di persone, che, per inerzia m entale,
non am a essere disturbata.
È noto d ’altra parte che l ’abito critico non è patrim onio u n i­
versale e che si acquista soltanto con la esperienza e con una seve­
ra d isciplin a dello spirito: ed è pur vero che, chi non ha T abitudi­
ne della critica, difficilmente riesce a comprenderne il valore.
G li A utori della « Storia di Oropa », si sono proposti un com ­
pito lodevole, ma arduo: >i sono accinti a ll’opera coscienti delle
difficoltà che avrebbero incontrate, e scevri di preconcetti di scuole
o di tendenze. N e ll’introduzione breve e chiara, essi hanno espo­
sto succintam ente la « leggenda » : nella prima parte d ell’opera han­
no indagato la « preistoria » : nella seconda parte hanno narrato la
« storia ».
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RASSEGNA
B I B L iO G R A F I C A
57
Q u a n d o sor.se la leggenda? A questa domanda non è possibile da­
re una r is p o s ta esp licita , perchè le radici della leggenda sono rav­
v o lte n el fitto velo delle tenebre. Si possono invece rintracciare i
p rim i a c c e n n i in opere scritte e pubblicate : così sappiamo che il
p rim o s c r itto r e che accennò a lla leggenda di S. Em ebio fu il cro­
n ista G ia c o m o O rsi, vissu to nella seconda metà del quattrocento.
D o p o di lu i n e parlò il Cabania (o Cavagna, come vuole il Poma)
in un m a n o s c r itto ora perduto ed infine M onsig. Giovanni Stefano
F e r r e r ò , v e sco v o di V ercelli dal 1599 al 1610, che sarebbe stato, se­
co n d o gli A u to r i, « il -primo redattore della leggenda ».
C om e si fo rm ò la leggenda? Neppure a questa domanda si può
d are u n a r is p o s ta precisa e perentoria. Gli A utori mossi dal lode­
v ole d e s id e r io d i spiegare la form azione della leggenda, sostengono
c h e essa è d eriv a ta , per an alogia, dalla leggenda di Montserrat in
C a ta lo g n a . A d ir vero le analogie tra la leggenda oropense e la
m o n se r r a tin a sono im pressionan ti. Sia n ell’una che n ell’altra si
tr a t t a d i s ta t u e di legno raffiguranti la Vergine nera col Bambino
in b r a c c io : t u t t e e due le sta tu e sono opere di S. Luca, tutte e due
s o n o s t a t e n a sc o ste e ritrovate m iracolosam ente; tutte e due per il
loro p o te r e ta u m a tu rg ico sono divenute oggetto di venerazione da
p a r te d ei f e d e li e hanno dato origine a santuari famosi : quello
di M o n tse r r a t g ià celebre nel secolo X III i1) : quello di Oropa di­
v en u to cele b r e dopo il secolo X V I. La ragione per cui la leggenda
di O ropa fu m od ellata su quella di M ontserrat, si deve ricercare
n ella g r a n d e celebrità del santuario catalano in Italia, dovuta al
nu m ero g r a n d e di Spagnuoli che nei secoli XVI e XVII, per motivi
d iv ersi, c o r se r o Γ Ita lia in lungo e in largo, signoreggiandone una
buona p a r te , e a l num ero grande di Ita lia n i che per m otivi religio­
si, p o lit ic i, m ilita r i, com m erciali ebbero frequenti rapporti con la
S p a g n a . A l q u a l proposito credo opportuno ricordare un Piem ontese
che dovrebbe essere, ma non è abbastanza conosciuto tra noi : Mercu rin o d i G a ttìn a r a , Gran C ancelliere di Carlo V dal 1518 al 1530.
I l G a ttin a r a c o str e tto a vivere lontano dal paese d’origine, non lo
d im e n tic ò m a i. E g li sp in to d al desiderio di estendere il feudo che
gli era s ta t o con cesso da M assim iliano I, conferm ato e aumentato
da C arlo V , n e l 1524, diede incarico al maggiordomo Carlo Gazino
e al g en ero A lessa n d ro di Lignana di far pratiche per ottenere la
contea d i M asseran o, in cam bio di alcuni feudi, che egli possedeva
in M o n ferra to (2). N ella primavera del 1527 avendo ottenuto un
(1) V ictor B a l a g x e r , Las Legendas dei Montserrat. Las Citeras de Mont­
s e r r a t, M adrid. 1885, cap. X II, R eyes peregrinos, pag. 182 e segg.
(2) G. C t. a r e t t a , N otizie per servire alla vita del gran Cancelliere di Car­
iti Y M ere urino d i G attìnara, in « Memorie della l i . Acc. delle Scienze di To­
rino ». S. I I , t. X LV II, pagg. 125-139-141.
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58
RA S S E G N A
BIBLIOGRAFICA
congedo da 1ΓIm peratore per venire in Piem onte e dare assetto ai
suoi affari, il G attinara prima di imbarcarsi andò a fare una no­
vena a M ontserrat in adem pim ento di un voto fatto. A causa delle
guerre che infierivano in Piem onte, il Gran Cancelliere fu costretto
a ferm arsi a Genova, allora assediata dalle forze del P ap a e del Re
di F rancia collegate contro l'im peratore.
Dopo qualche giorno di soggiorno a Genova gli parve che la sua
presenza fosse necessaria a Madrid, ove erano in corso im portanti
negoziazioni diplom atiche. E gli partì clandestinam ente da Genova
e dopo un viaggio avventuroso giunse sano e salvo a B arcellona. D u ­
rante le peripezie di questi viaggi, il Gran Cancelliere rinnovò il
voto di fare una novena nel Santuario della B eata V ergine di Monserrat i1). Questo Piem ontese, anzi G attinarese, devoto alla Beata
V ergine, che già nel 1515 aveva fatto voto di visitare il Sacro Monte
di V arallo (2) non ricorda il Santuario di Oropa. T utto ciò può e s­
sere giudicato di non grande im portanza, ma non è privo di valore
per la tesi degli A utori della Storia d’Oropa.
La preistoria di Oropa, giunge, secondo gli A utori, fino a lla fi­
ne del secolo XVI, e poiché la leggenda attribuisce il rinvenim ento
della statua e il suo trasporto nei m onti biellesi a S. Eusebio, v is­
su to nel secolo IV d. Cr., la preistoria comprende XII secoli. Gli
A utori, desiderosi di riunire tu tti gli elem enti che possono giovare
a lla conoscenza della verità, fed eli al metodo storico, sono costretti
a riconoscere che per nove secoli, cioè fino al secolo X III non si
trovano docum enti in cui sia nom inata Oropa.
Il primo docum ento è del 1229 e dice che nella V alle di Oropa
esisteva una chiesa dedicata a S. Bartolom eo. Un altro docum ento
del 1300 parla di due chiese o cappelle, una dedicata a S. Maria e
l ’altra a S, B artolom eo, ma si tratta di cappelle di scarsa im portan­
za officiate d a m onaci. I luoghi, dove sorgevano le due cappelle
erano particolarm ente a d atti per l ’assistenza dei viandanti, che,
attraverso i m onti, si recavano da B iella alla valle d’A osta e vice­
versa. A ltri docum enti del secolo XIV si riferiscono a la sciti fa tti
da p ii testa to ri in favore delle stesse cappelle di S. M aria e di S.
B artolom eo. Q uesti docum enti provano che nella valle di Oropa e si­
steva un culto m ariano, ma non parlano nè di Santuario nè di
O spizio.
V erso la metà del secolo XIV i B iellesi si ribellarono al vescovo
d i V ercelli ; passano temporaneamente sotto il dom inio visconteo e
nel 1379 fan n o dedizione ad Amedeo V I di Savoia. Il 1° febbraio
i 1) C. B o r n a t e , Historia vitaq et gestarum per Dominum Magnum Cancel­
larium, ecc., in « Miscellanea di Storia Italiana », S. I l i , t. XVII, pagi­
ne 343-354.
(2) C. B ornate, Op. cit., p a g g . 263-2G4.
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RASSEGNA
B IB L IOGRAFICA
59
1439, n e ll’o cca sio n e in cui il priore Giovanni Grosso prese possesso
di S. M aria d i Oropa, venne redatto l ’inventario dei beni mobili
e delle s u p p e lle ttili della Chiesa·. Questo inventario è una prova evi­
dente d ella p o v ertà della chiesa di Oropa, la quale, finché fu retta
dai P r io ri C om m endatori, cioè fino alla metà del secolo XV, non
ebbe im p ortan za : non si fa mai cenno nè di Santuario nè di Ospizio.
N el 1459, P io I I concesse al Capitolo dei Canonici di Santo S te­
fano di B ie lla parecchi benefici, tra i quali figura Santa Maria di
Oropa. Q u esta concessione ha importanza, perchè ci fa sapere che
Santa M aria d i Oropa aveva un reddito di dodici fiorini d’oro a l­
l ’anno e che l ’e sig u ità del reddito non poteva fornire i mezzi per il
funzion am ento e l ’increm ento di un Santuario e di un Ospizio, che
accogliesse n u m erosi pellegrini.
I c a n o n ici cedettero la cappella di Santa Maria di Oropa in a f­
fitto al sa c er d o te Bartolom eo Bracchetto per tre anni, rinnovabili
di tre fino a n ove. « Però è dovere di storico il dire che la. stessa
creazione di u n afSttavolo-conduttore, sacerdote, a Oropa ci deter­
mina P a tto d i n a sc ita di un Santuario : piccolissim o, senza impor­
tanza a lcu n a , povero, alieno d alle grandi folle, ma pur frequentato
da alcu n i p ii, devoti m ontanari e ciò ancora per lunghi anni, ma
nato. La s v o lta della storia d ’Oropa era decisiva, ma senza che i
canonici di S a n to Stefano avvertissero ben chiaramente l ’evento e
a ssolu tam en te ig n a r i fossero d e ll’enorme sviluppo, che sarà gloria
tu tta b iellese, ch e il seme pur mò germogliato prenderà nel sei­
cento » (p agg. 123-124).
La s p e d iz io n e di Carlo V III in Italia, seguita a breve distanza
di tem po da q u e lla di L uigi X II, le guerre successive tra francesi e
spagnuoli, la le g a di Cambrai, la lega Santa, e tu tti quegli avveni­
m enti p o litic i e m ilitari che agitarono l ’Ita lia nella prima metà
del secolo X V I, fino alla pace di Chateau Cambrésis, ebbero riper­
cussioni in t u t t o il Piem onte e quindi anche nel Biellese. N el disa­
gio econom ico, ch e travagliava sopratutto la povera gente, non si
può pensare a u n increm ento del Santuario, che poteva crescere e
prosperare esclu siv a m en te per i la sciti e le donazioni dei fedeli.
T u tta v ia la fam a della m iracolosità della Madonna si diffuse e
il S a n tu a rio s i avvantaggiò di qualche nuova donazione. Per tutto
il secolo X V I le rendite furono scarse e il Capitolo di Santo S te­
fano non u sò m a i, in nessuna occasione, per nessun motivo, delle
rendite del B en eficio Oropa-S. Quirico che a proprio personale van­
taggio, m en tre p er la m anutenzione delle povere e piccole fabbri­
che non u sa r o n o che parte del provento di offerte « spontanee e pro­
cacciate o q u e s tu a te » (pag. 143).
II S a n tu a r io m odesto, um ile è nato. Il rinnovamento religioso
eccitato d a lla C ontroriform a non tardò a dare i suoi fru tti. Il po­
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RASSEGNA
B IB L IO G R A F IC A
polo, provato in m ille sventure, non avendo più fiducia nei rim edi
um ani, si volse a D io e cercò nel cielo quel conforto che g li era n e­
gato sulla terra. Sorsero, crebbero, ingigantirono Santuari, centri
lum inosi, dispensatori di indulgenze e di grazie celesti. D a questo
generale rinnovam ento, da questo entusiasm o religioso, che pene­
tra e si diffonde in tu tte le classi sociali, il piccolo Santuario di
Oropa trasse vital nutrim ento e si avviò verso la grandezza e la
m agnificenza dei tempi nostri. Nè a questo poteva m ancare il rico­
noscim ento ufficiale che venne sotto le form e delle bolle di in d u l­
genza concesse da Gregorio X III F8 agosto 1579 e da Clemente V i l i
il 12 ap rile 1595.
A questo punto finisce la preistoria e com incia la Storia di Oropa. 11 docum ento capitale, la pietra angolare del Santuario è, se­
condo gli A A ., il voto solenne fa tto il 13 lu glio 1599 d ai decurioni
di Biella e dai eh lanari delle arti alla B eatissim a Vergine M aria per
ottenere la sua protezione contro la peste che infieriva nel paese.
1 rappresentanti della C ittà offrono cento ducatoni d ’im plicarsi nel­
la costruzione di una Cappella la quale sin d'hora hano ordinato si
hal)ì)i a fare et c on siritirsi, ha honor di Dio, della B eatissim a V e r ­
dine M aria et de S .to R o d io .
Siam o nel periodo eroico della Controriforma. La fede religiosa,
sublim ata dalle sciagure della P atria, « si traduceva in opere di
pietà e di bellezza im peritura ». Fioriva il Santuario di V arallo, di
M ondovì, di D om odossola, di Graglia e di Andorno ; fra tu tti do­
veva eccellere quello di Oropa. Il Vescovo di V ercelli m ons. G io­
vanni Stefano Ferrerò acconsentì con entusiasm o alla iniziativa dei
B ie lle si, e vi apportò un contributo inestim abile con la vita di S.
Eusebio e con la divulgazione della leggenda eusebiana. La nave è
u scita dalle secche e dagli scogli e naviga ormai in mare aperto.
N on si tratta più di cercare negli scardi docum enti gli scarsissim i
accenni alla cappella di Santa Maria per seguire tra m ille difficoltà
il filo conduttore della storia di Oropa ; la vita del Santuario e
d ell’O spizio, che non tarderà a sorgere intorno al Santuario, si può
ora seguire in tu tti i particolari, in tutte le vicende culturali e giu ­
risdizionali.
Gli A A . hanno scritto la s to r i a di O r o p a ; nessuna m eraviglia,
quindi, che essi si siano attenuti strettam ente ai fa tti, che risu l­
tano dagli scarsi documenti, ed abbiano respinto tu tto ciò che nei
docum enti non trova conferma. Se, invece (li seguire rigorosam ente
il m etodo storico, avessero ceduto alla tentazione di farsi paladini
della leggenda, non avrebbero fatta opera di storici.
E giacché abbiamo nominato la leggenda soffermiamoci un ista n ­
te ad esam inarla. La leggenda autentica si può definire: « u n rac­
conto che riposa su qualche fatto storico o ricordo di fatto sto r i­
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RA S S E G N A
B IB L IO G R A F IC A
61
co » ('). N el c a s o nostro il fatto storico è l ’esilio di San Eusebio
a S c ito p o li, n e lla Palestina sulla destra del Giordano, il suo ritorno
a V ercelli e la lo tta contro Γarianesim o. Il resto non è più storia;
è in venzione a n acron istica. D ico anacronistica per due ragioni: pri­
ma, perchè la C hiesa fin dal terzo secolo non ammise il culto delle
im agini (2) ; secon do, perchè il culto della Vergine sorse dopo il
terzo secolo (3). ÏC noto che la più antica imagine della Vergine si
trova n el C im itero di P riscilla ed è una pittura del secondo seco­
lo C1). Le s ta tu e raffiguranti la Vergine o i Santi sono di epoca
posteriore. C om e conciliare questi dati inoppugnabili con la leg­
genda. d elle s ta tu e scolpite o in tagliate da S. Luca?
F acen d o la c r ìtic a delle f o n ti , il C k i v h l l u c c i , a pag. 156 delPop.
cit., scrive : « T ra dizion e orale. La fonte più im portante accanto
al raccon to im m ed ia to .... è qui la leggenda, più importante forse
sotto l ’a s p e tto n egativo che sbotto quello delle testim onianze p osi­
tive che le d obb iam o; poiché essa è quella fonte che, atteso il suo
carattere, è e sp o sta alle alterazioni più forti, a quelle cioè cui va
soggetto il ra cco n to che passa di bocca in bocca ». E si potrebbero
m oltip licare le citazion i di m aestri del metodo storico che mirarono
tu tto a llo s te s s o fine di escludere la tradizione orale come fonte de­
gna di fed e. S o tto questo asp etto gli A utori hanno ragione di 11011
attribuire im p o r ta n z a a una leggenda, che ai difetti comuni a tutte
le leggend e a g g iu n g e quello di essere sorta troppo tardi e di avere
(!) A. C r iv e jl l u c c i , Manuale del metodo storico, Pisa, 1897. pag. 150.
(2) « S tante l ’atteggiam ento che teneva il Vecchio Testamento riguardo
alle im agini, e finché idolatria pagana fu ancora fiorente, non potevano man­
care tra i cr istia n i, nemici alle imagini religiose. Il Sinodo di Elvira [Illi­
beris (G ranata) n e lla Baetica, 350 d. Or.] decretò (c. 36) :
Placuit 'picturas in ecclesìa noti esse debere. ne quod colitur et adoratur
in parietibus depingatur.
Al modo stesso si espressero Eusebio (di Cesarea), Epifanio, e ancora verino
il seicento Sereno di M arsiglia ».
Dott. F r ancesco S averio F u n e :, professore di Teologia nell’Università di
Tubinga, S to r ia della Chiesa, vol. I, Roma, 1903, pag. 233:
Alla Sorella d e ll’imperatore Costantino che lo aveva pregato di un imagine
di Cristo (E usebio di Cesarea) rispose : « Non dobbiamo possedere tali ima
gini, per non portare attorno in figura il nostro Dio come i Pagani ».
Dott. G erhard R a u s o h e n , Professore di Teologia nell’Università di Bohn,
Manuale di p a tro lo g ia e delle sue relazioni con la storia dei Dogmi, Firenze,
1904, pag. 150. P er Epifanio cfr. la stessa Opera a pag. 193. Sullo stesso ar­
gomento co n fron tare F. G regorovius , Storia della Città di Roma nel Medio
Evo, vol. I, R om a, 1900, pag. 502.
(3) p er ü cu lto della Vergine, sorto nell’Arabia e giudicato eretico nella
forma in cui era professato (Eredia dei Colliridiani), e confutato da Epifanio,
cfr. M onsig. L. D u c ìh e sn e , Storia della Chiesa Antica, vol. II. Roma, 1911,
pag. 344.
(!) O razio M a r u c o h i , Manuale di archeologia cristiana. Roma, 190S, pa
gine 354-355.
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RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
origin alità assai dubbia. L ’opera loro, scientificam ente parlando, è
opera onesta e sincera, e m erita lode. Con ciò non voglio dire che
l ’opera sia perfetta. Qualche neo qua e là si può notare, ma sono
errori di stam pa o d ifetti rim ediabili, che in una nuova edizione p os­
sono essere facilm ente elim inati. Così per es. il testam ento di A m ­
brogio de Sole a pag. 66 si dice che è del 10 gennaio 1404, a pag. 85
del 10 gennaio 1414; a pag. 143 e pag. ITO si accenna al santuario
di Y arallo, ripetendo (lue volte la stessa cosa ; a pag. 366 si dice che
P io V II era di fam iglia Braschi invece di Chiara m oti tili qualche a l­
tra svista o ripetizione, che è in u tile elencare, avranno avuto agio
di asserire gli A utori medesimi.
A lcu n i periodi sembrano poco chiari. Per es. l ’ultim o a pag. 1.09;
quello che incom incia : « L ’auditore D on uzzetto.... » a pag. 240; l ’u l­
tim o a pag. 298, l ’ultim o a pag. 345. Ma, ripeto, questi sono nei, che
non infirm ano la solida costruzione d ell’opera, il cui valore reale è
in d iscutibile. E pure intorno a questo libro si è levato un ta le coro
di oppositori che pareva volessero subissarlo. Araldo d e ll’opposizione
si è fatta l ’Illu strazion e Biellese con un fascicolo in tito la to : Oropa
S to r ic a , preistorica e protostorica. Ben 92 pagine di questo fascicolo
occupa il prof. Em anuele Sella con l ’articolo: Oropa e le origini d e l­
la Nazione Mellese.
R iassum ere questo articolo è un’im presa disperata. L ’autore uomo
di intelligenza agile e vivace e di m olta erudizione indulge troppo
alla m obilità della sua fan tasia e passa con rapidità sorprendente da
un argom ento a ll’altro, lasciando il lettore stordito e disorientato.
Secondo il prof. E . Sella, l ’opera del P>orello e Rosazza ha « lacune
e mende » pag. 5 ; fornisce alim ento al « vento gelido dello scetticiino » pag. 7 : sm inuisce l ’importanza della cronaca dell O r si, pag. 10;
è fondata sopra una « tesi preconcetta » pagg. 19-20 : non contiene
ua parola circa « la statua di Santo Stefano di Oropa » pag. 26 : non
nom ina il Maffei « come storico scrittore » pag. 29 ; nulla dice della
« V ia m ilitare romana sotto Bagneri » pag. 43 ; tratta un argom ento
che supera le forze degli A utori, pag. 54; contiene una ((term in o­
logia errata » circa la preistoria di Oropa, pag. 56 ; afferma in esa t­
tam ente che « la romanità entrò nel biellese col diritto e con la li­
turgia romana » pag. 60; non prende in considerazione le testim o­
nianze degli scrittori, pag. 70: non contiene l ’analisi del term ine cella
pag. 82: è, insom m a, un libro « pernicioso » pag. 90.
L ’antologia potrebbe continuare, perchè fiori siffatti sono d isse­
m inati un po’ per tu tte le 92 pagine del lungo articolo. Messosi su l­
la via di volere giustificare la leggenda, il Sella non solo accoglie
come verità indiscutibili tutti gli argom enti, anche i meno fondati,
che giovano alla sua tesi, ma esce di tanto in tan to in affermazioni
che lasciano m olto incerto per non dire incredulo il lettore. Per
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RA S S E G N A
BIB L IO G R A F IC A
63
esem pio a p a g . 6 scrive: « Supponiamo pure che si arrivi non al
1200 m a al ’900. E prima? Sarebbe temerario pensare che Oropa
non e sis te s s e , e con ciò convincere di mendacio la tradizione Eutebiana e la popolare leggenda ». Confesso di non comprendere il si­
gnificato r e co n d ito di queste parole. Se l ’A. intende parlare del to r­
re n te , d e lla v a l l e , della località fisica chiamata Oropa, siamo d'ac­
cordo che n on può nascere dubbio circa la loro esistenza nel nove­
cento e p r im a del novecento. Ma se si tratta della Statua della Ma­
donna, del S a n t u a r i o , non vedo, perchè debba essere temerario pen­
sare che in quel tem po non esistessero. Siccome le prove date finora
non provano n u lla , ciascuno conserva la propria libertà di giudizio.
« P er poter risolvere, scrive il prof. Sella, il problema delle origini
di O ropa, b iso g n a ricorrere pertanto a molte scienze, ciascuna aven­
te la sua p rop ria m etodologia scientifica. Un elenco approssim ativo
di tu tte le sc ie n z e necessarie alla giustificazione della tradizione eus ehi ana può co stru irsi comprendendovi alla rinfusa, perchè si soc­
corrono vicen d evolm en te: la paleografia e la critica anche filologica
dei d ocu m en ti : la num ism atica, l ’economia e la storia economica : la
storia d e ll’a r t e ; l ’agiografia e quindi anche la teologia; l'archeo­
logia, la g lo tto lo g ia e in particolare la toponom astica : la paletno­
logia e la e tn o lo g ia , da valutarsi queste anche sui dati dell'antropogeografia ; e in fin e la storia del diritto ». Vuol dire dunque, che la
g iu stifica zio n e d ella tradizione eusebiana- è ancora di là da venire;
e verrà, q u an d o sarà nato quel m ostro di sapienza che conosca tutte
le scienze sopra elencate o quando si saranno messi d'accordo tutti
i d o tti n e c e s s a r i per questa impresa.
Secondo il p rof. Sella, Oropa non deve essere studiata come a se
M a n te , m a co m e il centro del culto della B. V. nell'Italia setten­
trion ale (p ag. 7). In questo modo si abbandona l ’argomento specifico
per una tr a tta z io n e di indole generale; e poiché su tale argomento
non tu tt i i c itta d in i d ell’Italia settentrionale la pensano come il prof.
E . S e lla , bisognerebbe im pelagarsi in una discussione circa il prim ato
che quasi c erta m en te non condurrebbe ad alcuna conclusione. La ra
gione d e ll’afferm azione del prof. Sella va cercata nel fatto di « un
p reesisten te c u lto pagano del concepim ento in Oropa. Tutto ciò è
s q u is ita m e n te cuochi-ano (?) » pag. 13, è anche squisitam ente a n ti­
ca tto lic o . I P a d r i della Chiesa che fino al terzo secolo combatterono
il c u lto d e lle im a g in i, giustificavano il loro atteggiam ento col tim o­
re che quel c u lto riconducesse i credenti nelle superstizioni dei pa­
gani, e il S e lla sostien e proprio il contrario. T utto ciò che il Sella
scrive in to r n o ad un supposto centro di culti celtici nella Valle di
Oropa, e sp e c ia lm e n te intorno alla derivazione del culto della Ver­
gine d al c u lto d elle M atrone è inam m issibile e come tale è contrad­
d etto da s to r ic i autorevoli come il Gabotto, il quale scrive: «C on
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RASSEGNA
BIBLIO G RA FICA
m aggior ragione il L u c iu s, Les origines du culte des sain ts dans
Γ E glise V rétienne, 700 segg., P arigi, 1908, am m ette ad esem pio, la
successione di Maria nelle feste di certe d ivin ità pagane, specialmente agricole, ma contesta che se ne debba ricondurre il culto ad un
d e term in ato culto gentilesco » (l). E questi esem pi bastino sul m e­
todo del prof. E . Sella.
Lo stesso fascicolo
Illu strazion e Biellese contiene gli articoli
segu en ti: A r n a l d o B e r t o l a , La condizione giuridica del S a n t u a r i o ;
V e n a n z io S e l l a , Oropa di fro n te ai suoi ultim i storici ; P i e t r o T o r ­
r i o n e , Indagine e chiarim enti : in difesa di G ustavo A vogadro ; A n ­
t o n i n o O l m o , I v e tu s ti affreschi del S a c e llo ; G. M i c h e l e B i o n d a , /
S a n ti pellegrini di Fontanam ora ; F e d e r ic o P i s t o n o , Fie ’d M a r i a ;
X e l s o n , Le campagne di Oropa ; P io C o s t a n t i n i , Il poeta delle « Oropee » : finalm ente un anonim o raccoglie in 91 capi g li A ppunti alla
S toria di Oropa.
Di tu tti questi articoli il più am pio è quello del sig. V enanzio
Sella, difensore a oltranza della tradizione eusebiàna. E g li, accet­
tando come verità provate e docum entate le ipotesi del suo omonimo
sul culto precristiano della « C eltide d ’Ita lia » e interpretando i
docum enti con evid en ti stiracchiature crede di aver polverizzato gli
argom enti degli A utori della S to r ia di Oropa del 1935.
A tu tti g li appunti fa tti dai critici, stam pati nel fascicolo delV Illu strazione B iellese, gli A utori hanno risposto pubblicando un
A p p en dice alla « Storia di Oropa ». Questa A ppendice, scritta in
form a agile e vivace, si legge con vero diletto. Il Borello ed il R o­
sazza ribattono ad una ad una le accuse mosse a ll’opera loro, e,
riprendendo e am pliando la discussione su alcuni argom enti fondam en tali, m ettono in evidenza gli errori dei loro critici. Con la forza
che deriva dalla persuasione di sostenere una causa giusta ed alla
conoscenza am pia e sicura della letteratura d ell’argom ento, essi m o­
strano l ’equivoco in cui è caduto Em anuele Sella di credere le prealpi
b iellesi abitate, n e ll’epoca preromana, dai Celti, mentre esse furono
ab itate dai Leponzi di razza Taurisca provenienti d a ll’Illirio . R i­
mane, così, scossa dalle fondam enta la Celtide d 'Ita lia con tu tte le
fan tastich erie che si collegano ad essa. Procedendo, gli A utori d i­
m ostrano che il Maffei fu un m istificatore, che la s ta tu a di Santo
Stefano è stata disegnata e fatta eseguire dal Maffei m edesimo, che
la stra d a m ilitare romana di Bagneri è fantasia del Maffei, che la.
superstizione circa le virtù m iracolose del Sasso, che E. Sella chia­
ma Roc della Vita, sorse nel tardo settecento e non prova nulla.
A nche ciò che scrive il Sella circa il culto delle M atrone3 non ha
fondam ento veruno. Il Bruzza che è la fonte più autorevole s u ll’ar( ì) F. Gabotto, Storia dell’Italia Occidentale nel Medio Evo. Libro I. I Bar­
bari n eiritalia Occidentale, Pinerolo, 1911, pag. 28.
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RA S S E G N A
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BIBLIOGRAFICA
gom ento, p a r la d i paesi gallici a piè delle A lp i, quindi posti nella
pianura p a d a n a , non nelle valli alpine. D ifatti le cinque iscrizioni
pub blicate d al B ruzza (V I, V II, V II, IX, X) furono trovate a Ver­
delli, C asalb eltram e, Casalvolone, Vico lungo, Palazzolo Vercellese,
lu tti p a esi d i p ian u ra i1).
L ’u ltim o c a p ito lo d ell’A ppendice contiene le risposte agli appun­
ti c r itic i d eg li a ltr i collaboratori del fascicolo speciale dell’I llu s tra ­
zione B ie lle se . B orello e Rosazza hanno avuto buon gioco a rispon­
dere, nel cam p o storico, alle critiche di persone che pare non abbia­
no grande fa m ig lia r ità col m etodo storico, le quali dominate dal
desiderio di d ifen d ere la loro tesi offrono il fianco scoperto a ll’avver­
sario. L ’im p ressio n e che si riceve alla lettura d ell’Appendice è pie­
nam ente favorevole ai due A utori. E ssi hanno difeso l ’opera loro
con ab ilità e . con calore; assa liti hanno risposto e hanno rintuzzato
g li a s s a lti n on con luoghi comuni o con chiacchiere vane, ma con
argom enti s o lid i. E nobilm ente concludono la buona battaglia con
<( l ’au gu rio a n g e lic o della pace cristiana ».
C . B ornate
A t t i d ella S e z io n e di Savona della R. Deputazione di Storia P atria
p e r la L i g u r i a , vol. X V III, 1936-XIV.
La to rre del B ran d ale, vetu sto usbergo e scolta savonese ha i suoi
ap p a ssio n a ti stu d io si. Ecco qui Martino N icolò Russo che ha dotta­
mente b raccato le oblite carte di m olti archivi pubblici e privati e
ci lia p rep a ra to una sobria m onografia, illustrando con severo senso
critico u n a se rie di in teressan tissim i documenti inediti, che vengo­
no p r e sen ta ti in esam e ai ricercatori di origini patrie.
Ma a c c a n to a questo saggio erudito e meritevole d’encomio, un
altro ne c o m p a re del dottor P oggio Poggi, il quale, ricalcando in ­
defessam en te le severe orme paterne, ha donato ai Savonesi una sto ­
ria illu stra tiv a , d el B randale, che va dalle sue origini ai nostri
giorni. S to r ia c h e ha una sua a ttu alità, perchè recentemente, mer­
cè l ’opera a r d e n te d ’amor patrio della « Campanassa » dal Poggi
appunto d e g n a m e n te presieduta, l ’antica torre, un dì soffocata da
so v ra stru ttu re, resa quasi irriconoscibile dalle ingiurie di tempi
0 ) L. B r u z z a , Iscrizioni antiche vercellesi. Torino, 1875, pagg. 8-12. A que­
sto proposito fa c c io osservare che la citazione di E. S e l l a , Illustrazione Biel­
lese!, anno V, n. V II-V III-IX , pag. 23 è incompleta. Il testo, pag. 12, dice
esattam ente così : « La frequenza dei monumenti del loro culto nei territori
di Vercelli e di N ovara e nei paesi gallici a piè delle Alpi fa anteporre que­
sta d ivin ità a qualunque altra il cui nome cominci con la medesima lettera,
come M inerva, M ercurio o Marte, che stimò di ravvisarvi indicato il Reinèsio ».
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R A S S E G N A B IB L IO G R A F IC A
barbaram ente icon oclasti, è risalita a svettare sulla città , n ella sua
sobria ed a g ile eleganza di vecchia « domina ».
I
Savonesi che la venerano e le vogliono bene come alla su p ersti­
te testim one della loro travagliata sto n a m edioevale, leggeranno
con infinito d iletto queste pagine dettate dalla penna del dottor
P oggi. Ma non solo i Savonesi, perchè l ’opera ha pregi intrinsech i
per farsi leggere ed apprezzare anche da chi ha poca dim estichezza
colla vecchia torre. La quale, leggo, è vecchia davvero, al punto
d'aver sm arrito P atto di nascita, per cui anche il nome resta una
specie d i rom picapo nel quale finora gli storici hanno visto poco
chiaro. 11 P oggi avanza l'ip otesi che possa derivare da un antico
« brand » ossia « luce », « falò ». Sono esattam ente del suo parere,
perchè una voce sim ile sopravvive ancora nel dialetto del contado
di Genova : « brandon », « rebrandoû » che vuol dire « riverbero »,
« risplendere ». D al che si potrebbe dedurre, senza p ossib ilità di
equivoci, che al B randale spettò nella sua prima giovinezza la fu n ­
zione di faro, o di torre per segnali.
Pure in questo X V III volume ha luce la corrispondenza di S te ­
fano Grosso, dottissim o la tin ista ed ellenista del secolo scorso, che
fu in relazione epistolare con illu stri ingegni del suo tem po, quali,
per citarne alcuni, il Tommaseo ed il Carducci. Due nom i che nella
loro magica potenza evocatrice, diranno da soli l ’importanza di que­
sta pubblicazione. Il B u stico che l ’ha curata e diligentem ente chio­
sata, ha com piuto opera veramente meritoria.
Mi sia concesso di elevare qualche riserva invece, sul saggio che
segue, quello di G. B. Parodi e I. Scova zzi, che già vide la luce in
altra veste, in occasione del IV Centenario delPApparizione della
Madonna al Santuario di Savona. La prima parte corre liscia : ci si
sente la mano forte di chi s ’è affinato per lunga consuetudine a s i­
m ili lavori di ricerca storica. E non ci sarebbe nulla a ridire, o
m eglio ci sarebbe solo da dirne bene. Cosa che faccio di buon grado,
sia riferendom i al contenuto storico che è notevole, sia per la nar­
razione che si veste d’uno stile raro e dilettevole. Ma la seconda
parte non mi va giù : quel scivolare nella filosofia, quel partire a
lancia in resta contro l ’idealismo e lo storicism o, in un lavoro che
vuol essere esaltazione della Madonna, mi fa l ’effetto d’una ronfata
di trombone nel bel mezzo d’un appassionato a solo di violino. E
non paia irriverente il paragone. Non era questa la sede adatta per
filosofeggiare acremente. Meglio molto meglio, dice la popolana e
sgram m aticatissim a prosa di A gostino Abate con la sua ingenua
esaltazione in laude di Maria. Essa in fatti è creatura tu tta poetica,
e m eglio degli aggrovigliati parlari de’ filosofi, ama il dolce plettro
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RASSEGNA
BIB L IO G R A F IC A
*
07
dei c a n to ri. E D on na, M istica Donna, ed ascolta perciò più v o le n ­
tieri g li in n i so a v i vibranti fra] nubi (li incensi che i sottili ragio­
nari di lo ic i s p a c c a to li di peli in quattro. Ed è per questo, o dot­
tissim i a u to r i, che non riesco a seguirvi, ad approvarvi. Non voglia­
tem ene : è q u e stio n e di gu sti e di sensibilità.
E d ora p a ssia m o a ll’ultim o saggio, quello che chiude l'interes­
sante volu m e. E del Noberasco, e questa è di per sè una raccoman­
dazione. M a le « N oterei le » su Savona dal 1840 al 1850, sono qual­
che cosa d i p iù di quanto lascia supporre il modesto titolo. Sono
pagine di v ita intensam ente vissuta, appassionatamente narrata.
T u tta la S a v o n a d ’un decennio di rinascita ha una sua vibrante vita­
lità in q u esta m irabile rassegna d ’avvenimenti e d’uomini. Anche
ta n tissim e p ic c o le cose, « nugae » di sapore un po’ casalingo e pro­
vinciale, che p er la loro levità di tessuto non trovan posto tra le
gravi p a g in e d e lla storia, hanno qui la loro risurrezione miracolosa.
Ma poiché q u e ste « nugae » son quelle che qualche volta san dare
«sapore a lla n arrazion e storica, ecco che questo saggio del Nobera*co si v este sp essissim o d ’un vigore, d’un calore, d’un sentimento
che tocca e com m uove, sia che ascoltiam o notizie di gravi argomenti,
sia che in d u g ia m o sorridendo, ad ascoltare la sapida musa del Lu­
nario o q u ella d el signor R egina che da Genova amava spesso ficcare
il naso fin q ui, n elle cose di Savona. E poiché il signor Regina era
di buona p a s ta , non gli farò torto se gli sottrarrò qualche verso per
dedicarlo a l s a g g io del prof. Noberasco, a chiusa di questa scorri­
banda sa v o n ese :
-
V e o dio in breve: o Vè un giojello
hello t u t t o , t u tt o hello....
N o ghe n in te chi ne o guaste....
B e llo ! B ello! e questo baste!
R e n z o B a c c in o
Vie L iguri e Romane tra Vado e Veiitiìuiglìa.
S tu d i e r ilie v i col concorso di : Nino Lamboglia, Lorenzo Tra­
verso, T o m a so C alsam iglia, Dom enico Fornara, Antonio Canepa,
in « C o lla n a Storica A rcheologica della Liguria Occidentale »,
vol. I , n . 5. Im peria-O neglia.
L u d o v ic o G i o r d a n o ,
II p rob lem a d e ll’identificazione delle vie romane in Liguria è
senz’alcu n d u b b io arduo, e ben lo sa chi scrive queste brevi note,
per lu n ga e d iu tu r n a fam igliarità) co ll’argomento. Pertanto è assai
lodevole il la v o r o com piuto da un serio ed entusiasta manipolo di
dotti p o n e n tin i, i quali, riu n itisi in comunità d ’intenti, ci hanno
dato q u esto : « V ie liguri e rom ane tra Vado e Ventimi glia ». Volume
in te r e s s a n t|s # m o in cui il problem a della viabilità romana è posto
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su nuove basi isp irate a moderni criteri di indagine e di critica s to ­
rica, dove ogni vieto sentim entalism o cam panilistico è vinto e su ­
perato da una chiara com prensione delle a ttu ali necessita della s to ­
riografia. Si deve con sìncero piacere notare come specialm ente da
parte dei giovani (non è vero prof. Lamboglia?,), in questo rifiorire
di rom anità e di stu d i intorno ad essa ram pollanti, si affrontino e
si risolvano con severo metodo, con serietà di in ten ti e ponderatezzad i preparazione, problemi che già ebbero nel passato superficiali,
monche e particolaristiche trattazioni.
Perciò son ben lieto di porgere il benvenuto a questo saggio che
porta un serissim o contributo allo studio della dom inazione romana
in Liguria, e di segnalarlo a quanti hanno vivo nel cuore il sacro
culto delle memorie di questa nostra am atissim a terra.
L ’opera si apre con una acuta indagine in trod u ttiva del prof.
Ludovico Giordano, indagine che si risolve in u n ’ampia trattazione,
im postazione direi quasi, d ell’argom ento proposto dal titolo, dove
l ’autore, pur tenendo in debito conto le conclusioni dei suoi prede­
cessori in m ateria, quali il Celesia, il Sanguineti, il Rocca, il P oggi,
l ’Accam e, avanza nuove ed originali soluzioni. Così l ’aver in tu ito
e dim ostrato via vìa, con la collaborazione di solerti com pagni, che
non una sola strada, l ’im periale « Iulia A ugusta », percorreva il
litorale ponentino, m a che questa era accompagnata nel suo viaggio
verso le G allie da u n ’altra arteria minore che spesso si discostava'
d a ll’andam ento della, m aggiore o m ilitare, deve essere ragione di
giu sta e com prensibilissim a soddisfazione. In questa accertata dua­
lità di percorso si dissolvono e cadono tante polemiche che fecero
versare in passato fiumi d ’inchiostro. Lo scrivente, per citare un caso
particolare, or son pochi anni, volendosi render conto di persona
di certe particolarità della viabilità romana che m eglio si possono
studiare nella riviera di ponente che in quella di levante, si trovò
di fronte ad una sequela di dubbi e di esitazioni che gli stu d i sto ­
rici con su ltati valsero più ad aggrovigliare che a schiarire. Ma sulla
scolta delle conclusioni di questo benemerito volume, ogni dubbio,
ogni esitazione, non ha più ragione di sussistere.
In fa tti, provato che esisteva anteriorm ente alla conquista romana
u n ’arteria che dai Vadi conduceva alle Gallie, è ben logico supporre
che, allorquando i Romani impresero l ’apertura della loro im por­
ta n tissim a via strategica, non si siano lasciati indurre a seguire il
tracciato della strada preesistente, ma abbiano piuttosto seguite
quelle direttive, quei criteri, « m unitivi » vorremmo dire, che tro ­
viam o dovunque applicati e che obbediscono alle leggi di una m ira­
bile tecnica costruttiva gloria e vanto dell’ingegneria romana. S ic ­
ché accanto alla via censoria e poi im periale rigidam ente tesa e v i­
brata ad un suo fatale destino di conquista e di dom inio, si snodava
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RASSEGNA
B IB L IO G R A F IC A
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col p rim itiv o e sin uoso andam ento di pista, l ’antichissim a strada
dei L igu ri d al m itic o nom e di Erculea che era sorta da ben diverse
necessità d i q u e lla m ilitare e che quindi meglio poteva giovare alle
ragioni di com m ercio dei vari agglom erati etnici dissem inati lungo
la riviera.
O ttim a p u re è la trattazione che riguarda l ’andamento delle « vi­
cinales » e d e lle « com m unales » di quelle arterie cioè che riunivano
i pagi ed i v ic i delle valli tributarie alla grande strada litoranea.
Come a l p ro f. G iordano ed ai suoi collaboratori sarà facile accer­
tare, a ll’in c ir c a le stesse conclusioni ha tratto il sottoscritto per ciò
che rig u a rd a la R iviera di Levante. Non una sola strada romana
esisteva, m a m o ltep lici che conservarono attraverso i secoli il loro
glorioso a p p e lla tiv o di « romee » e che stavano alla principale o m i­
litare n ello s te s s o rapporto degli affluenti al grande fiume che tu tti
li raccoglie e li convoglia. E ciò anche in relazione alla peculiare a t­
tività d ei « m a n c ip i » o governatori di stazioni che fra le loro a ttr i­
buzioni avev a n o anche quella di raccogliere i regolari tributi delle
terre c ir c o s ta n ti soggette a lla loro giurisdizione.
Ma p oich é per inciso mi occorse di far menzione delle vie romane
o « romee » d e lla Riviera di Levante, mi perm etta il prof. Giordano
di esprim ere la m ia alta m eraviglia nel legger ripetuto nel suo sag­
gio in tr o d u ttiv o un errore che fu già strenuam ente propugnato dal
Celesia ed a n ch e dal grande N issen, ma che il Sanguineti potè sfa ­
tare in m a n ie r a lucida e conclusiva : quello di affermare che 1’A u­
relia da P isa a V ad o non fu opera di Scauro o comunque opera ro­
mana, e ciò b asan d osi soltan to in fondo, sul fam osissim o luogo di
Strabone. I l f a t t o è questo : o si accetta la versione del Sanguineti
prestando fe d e a lla tavola Peutingeriana e a ll’itinerario A ntonia­
no, o la si re sp in g e ed allora si nega in blocco l ’autenticità dei due
docum enti itin e r a r i che descrivono nella Riviera levantina una via
m ilitare se g n a ta in m iglia e frazionata in stazioni e mansioni, s i­
mile in tu tto a lla V ado-V entim iglia e avente nel suo tracciato, nel
suo a n d am en to, n elle sue peculiari caratteristiche le stimmate della
più sicu ra ro m a n ità . È chiaro? E quando si giunga a tale catastro­
fica c o n c lu sio n e si dovrà per forza negare la veridicità dei docu­
menti itin e r a r i anche per ciò che riguarda il tronco ponentino, per
non cadere n e ll’assurdo in cui scivolò ostinatam ente il Celesia. E
che ciò sia p rovocato da un discusso e discutibile luogo di Strabone
è troppo, v ia ! M i lusingo che, sulla scorta del saggio che vede la
luce con q u este n ote i dubbi del prof. Giordano abbiano a schiarirsi.
Mi s ia p erm essa u n ’altra piccola osservazione. N e ll’elenco delle
vie e siste n ti in Liguria prima d ell’Evó Medio, non trovo la P o ­
stum ia o « D e r th o n a Genua », e francamente me ne dispiace. Spe­
cialm en te per il fa tto che essa è la più antica via romana che sSa
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R A S S E G N A B IB L IO G R A F IC A
sta ta aperta tra le nostre aspre m ontagne dalle legioni conquista­
trici. R isale in fa tti al ISO a. C. circa e fu opera di quelFA ulo P o ­
stum io A lbino console, ferreo repressore d ’insorgenti velleità (li lotta
dei liguri. La sua romanità è lum inosam ente a ttestata dalla fam o­
sissim a tavola di bronzo del 117 a. C. Nessun dubbio in proposito.
Come mai allora?...
V oglio per ultim o esprim ere le mi·» incondizionate lodi al prof.
Lam boglia. 11 suo saggio si fa notare fra gli altri per il rigido me­
todo di ricerca che lo inform a. Metodo moderno questo, che ben
si può chiam are d'onestà storica. Occorre in fatti, come il Lambo­
glia fa, citare le fon ti cui si è attin to, con la m assim a precisione.
Un nome d ’autore buttato là a caso significa un bel nulla se non
è accom pagnato da precise, inequivocabili indicazioni bibliografiche.
N on bisogna supporre che i lettori siano delle enciclopedie am bu­
lan ti ! Ë una regola questa che ogni moderno scrittore di storia sa ­
rebbe ben lieto di controfirm are, ma che qualche com pilatore del
presente volum e ha più d’una volta dim enticato, non certo, D io
mi scam pi d a ll’affermarlo, p er.... disonestà storica, ma per inesatta
conoscenza delle moderne esigenze della storiografìa. In avvenire pe­
rò, mi scusi il prof. Giordano, questa regola assiom atica non dovrà
m ai essere dim enticata. E ciò senza m alignità. È un consiglio d ’a ­
m ico questo.
R e n z o B a c c in o
L.
I l Castelvecchio d’Oiieglw. In collana storica, archeo­
logica della Liguria Occidentale, vol. I, n. 1.
G io r d a n o ,
In questa erudita e pur agile monografia l ’avv. Giordano entra
in una particolareggiata disam ina sulle origini e sulle vicende del
C astelvecchio d ’Oneglia. Ci congratuliam o con l ’autore, sia pure un
po’ in ritardo, per la sua dotta fatica che prelude in così degno m o­
do a questa « collana » che m olti e succosi frutti saprà darci nella
sua futura attiv ità . Per intanto i saggi che a questo primo fanno
seguito e che ho avuto occasione d’aver fra le m ani, sono degni
della più benevola considerazione per la serietà d'intenti che li
inform a.
E poiché l ’argomento ed il titolo di questo volume me lo conce­
de voglio rivolgere un consiglio a ll’avv. Giordano. Trovo ricordata
qua e là fra le pagine dei vari saggi già pubblicati, ma specialm ente
in questo, quella famosa teoria dei « castellari » che, nata in terra
francese, trovò assertori illu stri fra noi quali l ’Issel, il R ossi ed il
F erretto. Purtroppo, in Liguria se ne parlò e se ne parla ancora,
ma di concreto si è fatto men che nulla. Orbene, oso sperare sia
giu n to il momento di passare sul terreno della pratica, affrontando
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R A S S E G N A BIB LIOGRAFICA
il problem a n e lla sua com plessità per giungere ad una sua solu­
zione sia p ur p arziale. E credo che Vambiente adatto per tale so­
luzione s ia a p p u n to la Liguria. Occidentale per il fervore di propo­
s it i che a n im a i com ponenti le Deputazioni di Storia Patria e per
la p rep arazion e che dim ostrano alla luce delle loro m olteplici a t­
tiv ità .
D a l « C a ste lu s A lianus » famoso, ai vari « castellari », « castel­
li », « c a s tlé », « castellaé », « castellacci » c ’è una messe certa di
scoperte che a tte n d e l ’amorosa e paziente mano dello studioso. Ogni
v a lla ta L igure abbonda di questi toponimi che, per la massima parte
non son o g iu stific a ti da costruzioni esistenti, ma che denunciano
sem pre n e lla lo ro m unita postazione un antico scopo strategico.
O ccorre affron tare Pargom ento : ne vale assolutam ente la pena.
Una c o m m issio n e di dotti a ll’uopo costituita potrebbe fissare e deli­
m itare i c a m p i ed i m etodi d ’indagine, partendo da una prima in ­
ch iesta to p o n o m a stica selettiva, per giungere, ove se ne reputi il ca­
so, a veri e p r o p r i lavori d ’assaggio e di scavo. E sarebbe opportu­
nissim a co sa ch e tale indagine si svolgesse in tutta la Liguria con
com unità di m etod i e d ’in ten ti, perchè, e l ’avv. Giordano mi cor­
regga se s b a g lio , mi pare che il nome di « castellare » ed i suoi to ­
ponim i, v a lg a a delim itare i territori occupati d all’antica stirpe
ligure, com e c e r ti suffissi di nom i locali di cui il Kretschmeri in Ger­
mania. e lo S c h ia ffìn i fra noi tan to s ’occuparono.
R e n z o B a c c in o
I l prim o rom an zo di A . G. Barrili. E stratto dalla
« R a s s e g n a d ella P rovincia di Savona », del marzo 1934, pp. 6;
I. S c o v a z z i , D u e in edite poesie giovanili di A. G. B arrili. Istitu to
di p r o p a g a n d a per la L iguria, s. d., pp. 7 ;
I. S c o v a z z i , A . G. B arrili. Commemorazione fatta il 13 dicembre
1936 in S a v o n a . Istitu to di Propaganda per la Liguria, pp. 14 ;
I. S c o v a z z i , C onfidenze giovanili di Pietro Sbarbaro. E stratto dalla
« R a sse g n a » d ella P rovincia di Savona », novembre 1934. Istituto
di P r o p a g a n d a per la Liguria, pp. 7.
I t a l o S c o v a z z i,
L od evole, an ch e solo n e ll’intenzione, è il contributo dato alla
m igliore c o n o scen za della propria terra e degli uomini che la ono­
rarono ; m en o lo d evoli — purtroppo — i modi con cui — a volte si co n creta n o t a li intenzioni.
C osì, in q u e sto caso. È difficile capire perchè si sieno pubblicate
quelle d ue « in e d ite poesie » che, molto opportunamente, il Barrili
aveva la s c ia te t a li.
A ltr e tta n to s i dica per le « Confidenze giovanili » di un non
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RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
felice ingegno quale lo Sbarbaro che ha già pagato di persona pro­
prio certi suoi troppi confidenti sfoghi.
In che cosa giovino, queste postum e riesum azioni di scritta relli
di ta l fa tta , alla memoria di due liguri, che pur si vogliono ono­
rare, non si vede.
N è il B arrili è poi così grande artista da far considerare di
qualche conto alcune lettere giovanili, scritte con la naturale in ­
tem peranza e l ’inevitabile scipita « m aniera » propria d ell’età ado­
lescente.
Si comprende invece F u tilità della commemorazione del B a rrili,
che lo Scovazzi fa con agile vivezza, presentando un ben d isegn ato
profilo dello scrittore e del patriota, caro a noi ligu ri, e del tu tto ­
degno del nostro grato ricordo.
L eo na R a v en n a
A t t i della Società Econom ica di Ch'mvari, anno 1936-XIV.
Siam o sem pre nello stesso ordine d ’idee : cultura regionale po­
tremmo genericam ente chiam arla : voci della nostra terra di L igu­
ria anche questa, ma d’altro tim bro.
Giuseppe Pessagno vi traccia, in fa tti, in poco più d’una decina
di pagine un colorito schizzo su « Chiavari cinquecentesca » in cui
la docum entata inform azione è piacevolm ente presentata ; G iusep­
pe M icheli, ne « Gli sta tu ti di S. Stefano d ’Aveto » m entre ne pub­
blica alcuni ca p ito li, dà notizia d ell’intero statu to con acconci p ia­
ni chiarim en ti; Ugo O xilia, finalm ente in brevi « N ote storiche chiavaresi » tra tta della « Controrivoluzione a Chiavari ». Rievocando
l ’attività rivoluzionaria dei « Viva Maria » della Fontanabuona, l ’O.
delinea qualche tratto saliente della popolazione di tale vallata che
è fra le ligu ri e fra le più vicine a Genova madre, la più riottosla e
rissosa, pur non mancando di valore n ell’armi, di qualche gen tilez­
za nel costum e, e di una sua so ttile capacità d ’in telletto e di razio­
cinio. Con tu tte le sue forze, la Fontanabuona difende la sua Fede
e la sua tradizione, contro i francesi giacobini.
Poco dopo, Fra D iego Argiroffo francescano, per non aver vo­
lu to ripetere l ’acclam ante grido: « V iv a l ’im p eratore» viene fu c i­
lato il 1° m aggio 1799 dagli austriaci.
Così nella stessa terra di Liguria, si com batte, con armi diverse,
un diverso nemico, con lo stesso cuore.
L eona R avenna
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RA S S E G N A
A.
B IB L IOGRAFICA
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C o d i g n o l a , La m onarchia d i Savoia e VInghilterra nell’ultimo
p e r io d o d e l predom/inio napoleonico, in « Rassegna Storica del
R iso r g im e n to », dicembre 1936, pp. 1583-1636.
In q u e sto succoso saggio, il Codignola si occupa della politica
in g le s e n e l M editerraneo, nei riguardi della Monarchia Sabauda,
iu un m o m en to quanto mai delicato: nel declino e nel crollo delP im p ero n ap o leo n ico ; quando cioè s ’afferma in modo anche più tan­
gib ile, la suprem azia britannica nel mare non più nostro.
L ’I n g h ilte r r a era riu scita a tenere nelle sue mani la Sicilia e
m irava, c u p id a , alla Sardegna, le isole, cioè, che, con i Borboni e
i S a v o ia , e r a n o sfu ggite a ll’egem onia napoleonica.
V it to r io E m an u ele 1 si trovò nella difficile situazione di doversi
d ifen d ere d a i F rancesi, dichiaratam ente nemici, e dagl’in g lesi ap­
p a r e n tem e n te solo am ici, ma, in realtà, insidiosam ente ostili.
D u r a n te il blocco continentale, i legni sardi venivano sequestra­
ti d a lla flo tta francese che, nello stesso tempo, favoriva le razzie
s u lla c o s ta sa r d a , operate, nelle veloci incursioni, da navi barbairesclie, e rendevan o difficile, se non del tu tto impossibile il piccolo
com m ercio m a rittim o per mezzo dei corsari francesi; d all’altro can­
to, l ’I n g h ilte r r a , m onopolizzando, con i suoi traffici, quanto rim a­
neva d el com m ercio della povera isola, ne aggravava le già tristi
c o n d iz io n i.
P e r a tte n u a r e le conseguenze di un così doloroso stato di cose,
V itto r io E m a n u e le 1 rilasciò licenze di navigazione per il trasporto
di a lcu n e m e r c i che g l’in g le s i non curavano perchè troppo meschino
il g u a d a g n o cb e se ne poteva trarre. Ma neanche queste bricciole, in
r e a ltà fu r o n o la sc ia te a g li isolan i, perchè le licenze, riconosciute
v a lid e d a l M in istr o britannico presso la Corte sarda, non erano ri­
ten u te t a li d a i com andanti delle navi inglesi. Alle proteste si ri­
sp ose fa c e n d o com prendere che i bastim enti sardi erano considerati
com e q u e lli s ic ilia n i cui si lasciava libero transito perchè avevano
una d o p p ia lic e n z a : quella borbonica e quella britannica : facessero
a ltr e tta n to i sa r d i. Ciò determ inò nuove form ali proteste diplom a­
tich e g iu s t if ic a t e dalla di ver ssa posizione giuridica della Sardegna
n ei r ig u a r d i d el l ’In gh ilterra. Che non cessò, per questo, di usare
quei su o i s is t e m i, aggiungendovi, anzi, la provocazione aperta. 11
C od ign ola s e g u e l ’opera prem editata, precisa, spietata compiuta dal
R egno U n ito a i danni d ella M onarchia Sabauda, opera mirante a
p rovocare r e a z io n i — g iu stifica n ti un diretto intervento inglese nel­
l ’is o la — e a d an n ien tare ogn i sua attività economica.
S e la r e s is te n z a del governo Sardo non poteva in certi casi, che
n u o cerg li, e p p e r ò spesso d ovette piegare e tacere per impedire il
p e g g io ; in a lt r i, giovò, invece, assai.
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74
R A S S E G N A B IB L IO G R A F IC A
È ben com prensibile la diffidenza che, verso g l’in g le si, si n u ­
triva alla Corte sabauda, diffidenza che si accrebbe proprio quando,
caduto N apoleone, si dovette procedere al riordinam ento dell'Italia
e, per conseguenza, alla restaurazione sabauda in Piem onte.
Il
progetto Turri, caldeggiato, sottom ano, d a ll’Inghilterra fin
dal 1813, 11011 aveva incontrato il favore di V ittorio Em anuele I che
ne sostenne un altro a fondo federalistico tendente a escludere, in
ogni modo, l'influenza inglese nella penisola. D i particolare in te ­
resse è quanto il Codignola scrive su ll’annessione di Genova al R e­
gno Sardo, annessione propugnata da lord Castelreagh e concessa,
in gran parte, nei modi da lui im posti.
1
privilegi che il Castelreagh volle fossero riconosciuti al porto
di Genova erano determ inati dal fa tto che, con quelli, in realtà, si
favoriva il commercio britannico e si suscitavano urti e dissapori tra
il Piem onte e Genova, cosa questa che avrebbe im pedito ogni reale,
duraturo sviluppo a quel porto che apparentemente si voleva tanto
favorire.
A bile fu il negoziatore inglese che riuscì nel suo intento, blandì
la repubblicana città con le sue conees^oni e creò e acuì i dissid i tra
l ’am m inistrazione. genovese che voleva applicati i d iritti riconosciu­
tile e il governo sardo che non intendeva sottostare a clau sole in ­
ceppanti la sua legittim a autorità.
Questa pagina di storia m erita d'essere ricordata, e bene ha fatto
il Codignola a esporla, con la chiara evidenza che gli è propria, a
quanti la ignoravano o l'avevano dim enticata.
L eona R avenna
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SPIGOLATURE E NOTIZIE
PR EISTO R IA
R. B accin o : λ 'e ira bissale profondità dei millenni in «Giornale di Genova»,
28 gennaio 1937. [Fantasiosa ricostruzione della vita preistorica nella caver­
na dei B a lzi R o ssi di Grimaldi].
S T O R I A
ANTICA
I l p o n te ro m à n o sullo S ta rla in « Il Lavoro », 8 gennaio 1937. L. S. : L 'Ita ­
lia a n tic a in « Il Lavoro », 16 gennaio 1937. [Acuta recensione del recente vo­
lume di P . D u c a ti con riferim enti agli antichi Liguri]. Pietro Cogliolo parla
a N izza d 9A u g u s to in « Secolo XIX », 21 febbraio 1937. Romanità c civiltà del­
l'a n tica L ig u ria in « I l L avoro», 25 febbraio 1937. A. Schulten : Die Grieehen
in S p a n ie n in « R heinisches Museum ftir Philologie», Frankfurt, 1936. [Dotto
saggio storico ch e può interessare anche i cultori liguri di antichità classiche
e p reclassich e contenendo uno studio ponderato sui Celtiberi].
M ED IO EV A LE
M. C hiaudano : A proposito di un fram m ento statutario genovese del se­
colo X I I I in « B o lle ttin o storico-bibliografico subalpino», vol. XXXVII. 1-2.
C. Im p eria le: C odice diplom atico della Repubblica di Genova. Roma, Tip. del
Senato, 1936. [Com pleta ed organica documentazione della storia politica del
Comune g en o v ese dalle più remote origini a tutto il secolo XIII]. R. Baccino:
R iv e r b e r i d i rogo in « Giornale di Genova », 14 gennaio 1937. [Le stregonerie
col racconto di un precesso a Cairo Montenotte]. V. Vitale: Antico castello.
[Il ca stello di T ran i] in «G iornale di Genova», 15 gennaio 1937. G. M. : R i­
cordi del v e c c h io 8 . F ruttuoso di Terralba in «Corriere Mercantile», 9 febr
braio 1937. Z eta : Girotondo alla Torre del fieno in « Il Lavoro », 14 febbraio
1937. [R ecen sio n e al libro del dott. Gajone sulla torre di Nervi]. R. Baccino:
Una p r in c ip e ssa carbonaia per am ore in «Giornale di Genova», 27 febbraio
1937. [R iev o ca zio n e della leggenda aleramica]. André-E. Sayous: S tudi sul
Veconom ia g e n o v e s e del secolo decimosecondo in « Revue historique», Parigi,
vol. C L X X V III, 1936. [Per ΓΑ. è arbitraria la tesi sostenuta da R. di
Tucci, nel sa g g io qui recensito, secondo la quale i banchieri genovesi risalgono
al XII secolo, trattan d osi invece di banchi dì vendite e talora anche di nomi
propri sca m b ia ti dal di Tucci per nomi indicanti la professione. li a neh e ri ir#
cognome, b a n d ie r in e , tenutario di un banco].
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S P IG O L A T U R E E N O T IZ IE
MODERNA
N avigatori, esploratori, m ercanti e pionieri.
G. Dolmetta : Glorie liguri : Antonio Semeria prete della M issione in « Il
Nuovo C ittadino», 3 gennaio 1937. Fra Galdino : I domenicani della R iviera di
P onente pionieri di cultura e di civiltà in « Il Nuovo Cittadino », 9 gennaio
1037. P. Revelli : P riorità italiana nella scoperta e nella figurazione delV A frica
in « Genova » Rivista Municipale, gennaio-febbraio 1937.
NAPOLEONICA
Γ. Oxilia : Fra Diego Argiroffo in « Il Mare », Rapallo, 12 dicembre 1936.
[La rivoluzione francese a ChiavariJ. G. Μ. : I « mammalucchi » chi saranno
mai? in «11 Corriere M ercantile», 7 gennaio 1937. G. Μ. : I cortei e le feste
sotto il Governo provvisorio della Repubblica Ligure in « Il Corriere Mercan­
tile », 2 febbraio 1937. Januensis : Progetto di una nuova strada per Γentro­
terra presentato da Don Antonio Multedo nel 1801 in « Nuovo Cittadino »,
6 febbraio 1937. G. M. : Le peripezie dei Monasteri nell3avvento della Repub­
blica Ligure democratica in « I l Corriere M ercantile», 6 febbraio 1937. G. M. :
Lo stato di manutenzione del Porto di Genova nel 1799 in « Il Corriere Mer­
cantile », 16 febbraio 1937. G. M. : Come gli inglesi s’impadroniroiio nella· vada
di Livorno dello sciabecco di Capitan Dodero in « Il Corriere Mercantile »,
25 febbraio 1937. G. Marchi : La sfolgorante bellezza di Luisa Pallavicini in
« Giornale di Genova », 25 febbraio 1937.
RISORGIMENTO
G. Rustico: Una testim onianza sui m oti della Savoia del 1X3.'/ in «R assegna
storica del Risorgimento », Roma, novembre 1936, fase. XI, pag. 1512. [Riporta
alcune pagine del diario inedito del generale M. G. Rossetti, sotto la data
del 27 gennaio 1834, con interessanti riferimenti al Ramorino]. A. O. : Carlo
Alberto negli anni di regno 1831-43 in «L a Critica», a. XXXV, fase. I, gen­
naio 1937. [Agile e polemica recensione del saggio omonimo di N. Rodolico
con accenni ai processi della «G iovine Ita lia » ]. G. G. Triulzi : M aurizio Qua­
drio in « 11 Lavoro », 2 gennaio 1937. P>. Bianchii : L uigi Napoleone collabora­
tore della « Giovane Ita lia » in « Il Giornale di Genova », 17 febbraio 1937.
M. G. Celle: Le carte Melegavi alV Istituto Mazziniano in «G enova» Rivista
municipale, gennaio-febbraio 1937. [Diligente ed erudita illustrazione di ma­
noscritti, volumi, opuscoli appartenenti al fondo Melegari posseduti dall’is ti­
tuto mazziniano]. Antonio Capri: Niccolò Paganini in «B ollettino di vita e
cultura musicale », Milano, ottobre 1936. [Recensione critica della monogra­
fia di A. Codignola: Paìffanvni intimo'], m. r. : Paganini in «R assegna dorica »,
Roma, 20 gennaio 1937. [Notizia informativa sul Paganini inlim o di A. Codi­
gnola e sulla ristampa, a cura di F. Mompellio, della vita dell’artista di
G. C. Conestabile]. G. B. Allegri: Carlo Alberto e le vicende spagnole del 1823
in « I l Lavoro», Genova, 9 febbraio, in «Provincia di Bolzano», del 12 feb­
braio e in «Corriere del Tirreno», Livorno, del 17 febbraio 1987. [L’A. in
una nota critica sulla monografia di A. Codignola : Carlo Alberto in attesa
del trono, illustra i giudizi del re magnanimo sugli eventi spagnoli del 1823].
Anonimo: La nuova Italia in «Corriere di Napoli», 17 febbraio 1937. [Segna­
lazione della monografia di A. Codignola: Carlo Alberto in attesa del trono'].
Anonimo : Carlo Alberto vn attesa del trono in « Gazzetta di Venezia », 25
febbraio 1937. [Nota informativa sulla monografia di A. Codignola di eguale
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77
tito lo ]. M ario G rossi: Paganiniana in «Nuova Italia», Firenze, febbraio 1937.
[Acuta d isa m in a critica della monografia di A. Codignola: Pagani ni intimo.
Propone che in occasione deU’imminen® centenario della morte del grande
artista , G enova elev i a lui il monumento migliore: la pubblicazione fotogra­
fica di tu tte le su e opere m usicali]. V. Vitale: Storia moderna in «Nuova
A ntologia », 1 m arzo 1037. [ In un saggio sull’affermarsi dell’idea dell’unità
ita lia n a m ette in giusto rilievo l’apporto dato dalla Liguria].
CO N TEM PO R A N EA
C am icia N era : Passo U arieu in « Giornale di Genova », 12 gennaio 1937.
[A rdim enti e sacrificio di legionari liguri per la conquista dell'impero]. L.
D ap in o: L a com pagnia dei a diavoli r o s s i» in «Secolo XIX», 24 gennaio 1937.
P aus. : La m o r te del Senatore Eugenio Figoli De Geneys in « Giornale (li Ge­
nova », 5 g en n a io 1937. E. P». di Santa fiora : Gustavo Fara in «Giornale di
Genova », 23 febbraio 1937.
M ISTIC A E D ECCLESIASTICA
M a te r ia r is f o r a life o f Jacob da Varagine in « Analecta Boliandiana »,
Tomo LIV , fa se . I l i et IV. Bruxelles-Paris, 1936. [Largo e circostanzato sag­
gio critico s u ll’opera omonima di E. C. Richardson, stampata a New-York nel
1935, che h a a v u to un caloroso successo]. P. M. Sevesi : Lettere autografe di
Francesco d e lla R o vere da Savona in « Archivium Francescanum », fase. I li
e IV, 1936. [In teressan te pubblicazione per chi vuol studiare la figura di un
grande lig u r e p rim a dell’assunzione al Pontificato sotto il nome di Sisto IV].
Serra-V ilaro : F ru c tu ò s, A u g u ri et Eulogi in « Analecta Boliandiana », To­
mo IV, fa s e . IV , Bruxelles-Paris, 1936. [Pubblicazione fondamentale per lo
studio dei m a r tir i catalani che riposano nella storica abbazia di S. Fruttuoso
in C apodim onte presso Portofiuo]. E. Badino: La Regina di Genova in «Il
Nuovo C itta d in o », 18 febbraio 1937.
GENOVA E L IG U R IA
Carcos : P o r ta Soprana e il grattacielo in « Il Corriere Mercantile ». 8 gen­
naio 1937. Case « earuggiy> e piazze che spariranno dal vecchio volto cittadino
in « Il C orriere M ercantile», Ί2 gennaio 1937. Il pirata: Vecchia Genova: Ca­
pitan S f e r a in « I l L avoro», 12 gennaio 1937. Γ. V. Cavassa: San Remo in
« Il L avoro », 13 gennaio 1937. G. M. : Un po’ di storia di via XX settembre e
dei suoi d in t o r n i in « I l Corriere M ercantile», 15 gennaio 1937. — Star: Di­
fend ia m o il panoram a di Noli in « Secolo XIX », 15 gennaio 1937. — Genova
vecchia e n u o ra : metamorfosi di piazza Ponticello in « Il Secolo XIX», 1(5 gen­
naio 1937. G. M. : Genova che si trasforma in « Il Corriere Mercantile», 20
gennaio 1937. E . C. : Paesi ed uomini di Liguria in « Secolo XIX », 21 gennaio
1937. [B e n e v o la recensione dell’omonimo volume di A. Fugassa]. Marbet:
L ’influenza g e n o v e s e del ÌH90 in « I l Lavoro», 22 gennaio 1937. Anonimo: La
spiaggia della f o c e in « I l L avoro», (» febbraio 1937. F. Murialdo: Per il mon­
te di Portofino in « I l L avoro», 11 febbraio 1937. F. Noberasco: Cultura sa­
vonese d ’a l tr i te m p i in «Cronache savonesi», 13 gennaio 1937. P. M. Raffo:
S a n t’Oleese in l 'al Polcevera in « I l Nuovo Cittadino», 20 gennaio 1937. Car­
cos : V is ite d i d o v e r e in « I l Corriere M ercantile», 8 febbraio 1937. [Folklore
genovese]. U . Zucca rdi M erli: Vecchia guida inglese e nomi di città in «.11
Corriere M e r c a n tile » , 12 febbraio 1937. G. ed A.: Nel .5° annuale del terre­
moto in L ig u r ia in « I l L avoro», 23 febbraio 1937. Fra Caldino: Paese ('he
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S P IG O L A T U R E
E
N O T IZ IE
esiste in due luoghi. Il terrem oto di cin q u a n ta n n i fa in « Il Nuovo Cittadi­
no », 23 febbraio 1937. 11 violento tevvemoto del 23 febbraio 188‘ì in « Il Nuovo
Cittadino », 23 febbraio 1937.
CORSICA
Covsica antica e mode-maf Livorno, luglio-agosto 1936, η. 1. [Particolar­
mente interessante un articolo del compianto Santu Casanova su Giuseppe
Multedo e «L a Patria dell’ita lia n o » ]. Archivio storico di Covsica, fase. 4,
ottobre-dicembre 193(>. [Contiene ottimi saggi di storia corsa. Merita partico­
lare menzione lo studio di A Lucarelli su « L'azione del generale Ottavi nella
Puglia (lSOO-lSlo) ». Vivace e nutrita bibliografìa]. G. Lipparini e P. Parisella : Covsica terra italiana in « Il Telegrafo », Livorno, 4 novembre 1936.
C. Pariset : La fine di un m istero in « 11 Telegrafo », 2 dicembre 1936. [Parla
di G. Multedo e « L a Patria dell’ita lia n o » ]. Il Telegrafo, 30 dicembre 1936.
[Ampie necrologie su Santu Casanova, il poeta della Corsica]. A. Trojani:
Polemica tra un còrso e un francese sul conflitto franco-sardo del 1662 in « Il
Telegrafo ». 13 gennaio 1937.
CRITICA LETTERARIA
G. D escalzo: A r tis ti stranieri in Liguria· in « Giornale di Genova», 5 gen­
naio 1937. A. Gismondi : A nton Giulio B arrili in « li* Nuovo C ittadino», 10
gennaio 1937. I. B rille: La scoperta del segreto di Paganini in «11 Lavoro»,
20 gennaio 1937. Lector : Il codice diplomatico della Repubblica di Genova in
«11 Corriere M ercantile», 30 gennaio 1937. [Recensione dell’opera dell’Impe­
riale di cui diamo cenno in questa rubrica]. M. Puppo : I n poeta d ia le tta le :
Edoardo Firpo in « Il Nuovo Cittadino », 7 febbraio 1937. U. Monti : Intorno
a un libro postum o di Francesco Ernesto Morando in « Il Nuovo Cittadino »,
13 febbraio 1937. [È una disamina acuta dell'opera del Morando, fatta da un
cattolico. Vi si leggono cose ottime, ma anche giudizi un po’ vieti]. A. Fugassa : Un libvo postum o di F. M orando in « Il Secolo XIX », 1(5 febbraio 1937.
G. Zibordi : « Garibaldi ma vinaio » di Ugo Cuesta in « I l Lavoro », 19 feb­
braio 1937. Marbet : De Am icis a Genova in « Il Lavoro», 21 febbraio 1937.
C R I T I C A D ’A R T E
ARCHEOLOGIA
Per la Sovvaintendenza di Belle Arti a Genova in « Il Lavoro », 24 gen­
naio 1937. G. Monaco: Le sculture antiche di Palazzo Reale in «G enova» Ri­
vista municipale, gennaio-febbraio 1937. (Ampia e dotta rassegna ricca di
magnifiche e numerose illustrazioni intorno alle sculture antiche conservate
nello storico palazzo].
PITTURA E SCULTURA
O. Grosso: Un ritratto di Andrea Semino in «G enova», gennaio-febbraio
1937. F. Noberasco: Opere del Foppa in Savona in «Cronache savonesi», gen­
naio 1937. M. Labò : Edoardo Persico e la scultura romana in « Il Lavoro »,
10 gennaio 1937. A. P .: Artisti che espongono: Rambaldi e Castagnino in « l i
Secolo XIX», 12 gennaio 1937. R iva: I l pittore Em. Rambaldi e lo scultore R.
Castagnino in « Giornale di Genova », 13 genuaio 1937. A. Saimon : France-
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S PIG O LA T U R E E
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sco M e s s in a in « II Secolo XIX », 17 gennaio 1937. Riva : Francesco Messina in
« I l G io rn a le d i G enova», 20 gennaio 1937. Ang. : Mostre cittadine: il pittore
Berna sconi in « Il Lavoro», 24 gennaio 1937. A. Angiolini : La / Mostra Pro­
vinciale d ’A r t e a Palazzo Rosso in «11 Lavoro », 29 gennaio 1937. A. Rossi:
Luca C a m b ia s o , il Raffaello genovese in «Il Corriere Mercantile», 15 feb­
braio 1937.
AR<Ή I T E T T I ’H A , RESTAURI
L. I)e S im o n i : La Chiesa di S. Maria degli Angeli in « Il Nuovo Citta­
dino », 1 g e n n a io 1937. C. P astorino: Presepi di Liguria in «Il Nuovo Citta­
dino », 1 g e n n a io 1937. G. Μ. : I Conventi di 8. Nicolosio in « Il Corriere
M ercan tile », 2 g en n aio 1937. L. De Simoni : La Chiesa di Oesù e Maria della
P u rificazio n e in « I l Nuovo C ittadino», 9 gennaio 1937. Anonimo: Portali *·
H tem m i d e i p a l a z z i genovesi in « I l Corriere Mercantile», 7 gennaio 1937.
A nonim o : A r t e e storia in un palazzo di Sampierdarena in « Il Lavoro »,
13 g en n a io 1937. [B reve cenno sul palazzo Spinola]. L. De Simoni: La chiesa
dell alb e rg o in « Il Nuovo C ittadino», 14 gennaio 1937. C. Panseri: In auten ti co g e n o v e s e in « I l Corriere M ercantile», 16 gennaio 1937. [Gommosa rie­
voca zio n e d e lla figura deH’ingegner Cesare Gamba]. L. De Simoni: La
chiesa di S . G o tta rd o in « I l Nuovo Cittadino», 20 gennaio 1937. L. De
Sim oni : L a M a do n n a della fortuna in « Il Nuovo Cittadino », 24 gen­
naio 1937. A n o n im o : S. Fruttuoso di Terralba in « Il Nuovo Cittadino»,
24 g en n a io 1937. A . P .: A rchitettura navale in « Il Secolo XIX», 29 gennaio
1937. L. D e S im o n i: La chiesa dei patrizi del mare in « I l Nuovo Cittadino»,
31 g en n a io 1937. M arbet : Piccola Genova ottocentesca in « Il Lavoro », 7 feb­
braio 1937. [L e peripezie elei monumento a Nino Bixio]. L. De Simoni: La
chiesa o r a t o r i o d e g li sbirri in « I l Nuovo Cittadino», 10 febbraio 1937. A.
M orera : P e r il rinnovamento dell'Accademia ligustica di Belle Arti in « II
C orriere M e r c a n tile » , 17 febbraio 1937. A. Cappellini: Il Palazzo del Prin­
cipe in « I l L a v o r o », 1<S gennaio 1937. L. De Simoni: La chiesa di Mont esi­
gua no in « Il N u o v o Cittadino », 27 febbraio 1937. Riva: Γη artista morto in
g u e r r a : G io v a u n i A r d y in « a . b. c. », Torino, febbraio 1937. [L'Ardy era nato
in G en ova n el ISSÒ]. Ivou Bizardel : Les collections de la duchesse de Galliera in « Le F ig a r o illustre ». novembre 1936. [Illustrazione delle pinacote­
che g e n o v e s i co n se r v a te nei palazzi Rosso e Bianco], Antonio Marami: Ita­
lia n a r t u n d e r F ascism in « T h e Studio», fascicolo dicembre 1936. (Illustra,
fra le a ltr e , v a r ie opere conservate nella Galleria d'arte moderna di Genova!
un p a r tic o la r e d el fregio (li A. Dazzi collocato sull'Arco di Trionfo e il San
G iorgio d e llo s t e s s o M araini].
T O P O G R A F IA
T O P O N O M A S T I C A A R ALD ICA
IN D U S T R IA COSTUM I
E . C a v a lli: Toponom astica genovese: Vico Carabaghc in «Gazzetta di
Loano », 31 d icem b re 1937. ( \ C ozzi: Il Regime per il Porto di Genova in
« Il G io rn a le di G en o v a » , 1 gennaio 1937. Cav. : /1 lunario del signor Regina
in « I l L a v o r o » , 4 gennaio 1937. C. Cozzi: La Calatimbar in «Il Giornale di
G enova », 5 g e n n a io 1937. E. C. : Genova nella relazione di un giornalista
str a n ie ro in « I l Secolo X IX », S marzo 1937. G. Carraro: Ina domanda in
m a te ria d i to p o n o m a s tic a in « I l Nuovo Cittadino», 14 gennaio 1937. [Eti­
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80
S PIG O LAT URE E NOTIZ IE
mologia del nome di Alassio ed altre divagazioni toponomastiche]. Ariel:
Xel paese delie streghe in « Il Corriere Mercantile », 1(5 gennaio 1937. [Insulsa
e non localizzata leggenda. Vorrebbe esser ligure, ma perchè poi?]. Anonimo:
Cçrnevaie ici i ed oggi in « Il Corriere Mercantile », 27 gennaio 1937. [Ma­
schere e figure carnevalesche]. Carcos : Gli ultimi « carratè » in « Il Corriere
Mercantile », 1 febbraio 1937. Anonimo : La strada Quezzi S. Eusebio in
« I l Secolo XIX», 17 febbraio 1937. [Note turistiche]. A. Carcos: Angoli oziosi
della vecchia Genova in « I l Corriere Mercantile», 20 febbraio 1937. [Porta
S. Bartolomeo]. C. Cozzi: Indici e capacità di ripresa del porto e dei traffici
di Genova in « Il Giornale di Genova », 27 febbraio 1937. Arco e Cesmar :
Nuovi toponimi genovesi in «G enova», fase, gennaio-febbraio 1937. [A. Co­
dignola illustra le figure della medaglia d'oro Achille Stennio e di Giacomo
Balbi Pioverà ; Cesare Marchisio, il martire fascista Egidio Mazzucco].
R
enzo
D irettore responsabile : A R T U R O CO D IGNOLA
S ta b ilia enbo Tipografico L. CAPPELLI · R occa S C a scian o , 1037-XV.
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B
ac c in o
LO ZUCCHERO
N E L LA V O R O E N E G L I SPO RTS
D a t o l ’a tt u a l e r i t m o d e lla
e s s e r e l ’a l i m e n t o d i e le z io n e i n
e i n t e l l e t t u a l e , d o v e s i la v o r a e
e n e l l e s c u o le , n e l l e c a s e rm e e
a t t u a z i o n e p r o n t a d i e n e r g ia e
v ita , lo z u c c h e ro d o v reb b e
o g n i c a m p o d ella vita p ra tic a
d o v e si p e n s a , nelle fa b b ric h e
n e llo s p o rt, là dove necessita
d i v e lo c ità .
Q u a n d o s i la v o r a , i l la v o ro ris u lta fisiologicam ente p iù
e c o n o m i c o s e v ie n e e s e g u ito d o p o u n p a s to ric c o d i 'succherò,
c h e d o p o u n p a s to i n c u i a b b o n d a n o g ra ssi e carn e, E ciò,
n o n s o lo p e r c h è lo z u c c h e r o sc a ld a M eno i congegni d el n o stro
o r g a n is m o , m a p e r c h è è i ’a lim e n to p r e p r io e p iù in d icato n el
la v o ìro d e i m u s c o li.
L o z u c c h e r o è i l v e r o c a rb o n e d e l m o to re anim ale, e
c a r b o n e d? p r i m a q u a lità , a n c h e p e r c h è n o n d à scorie, n è o ri­
g i n a , n e l s u o r ic a m b io , a lc u n a so stan za to ssic a.
S i c o m p r e n d e , q u i n d i , c o m e , in g e re n d o zucchero d u ra n te
i l l a v o r o , s i p o s s a d a r e u n m ag g io r re n d im e n to e com e esso
p o s s a g i o v a r e n e l r is to r o d o p o la fa tic a . S o n o classiche le r i­
c e r c h e e s e g u ite d a l M o sso e d a lla su a s c u o la , e dal H arley.
s u l p o t e r e r i s t o r a t o r e d e l l e z u c c h e ro n e lle ascensioni alp in e
e d , i n g e n e r e , n e g li s p o r ts v io le n ti.
S c r i v e A n g e lo M o sso n e lla “ F isio lo g ia dtdPU om o n elle
A l p i 99 : “ L o z u c c h e r o h a i l p o te re d i a u m e n ta re la forza d ei
m u s c o l i . D a l m u s c o lo a ffa tic a to p u ò o tte n e r s i im a p iù g rande
e n e r g i a b e v e n d o s e m p lic e m e n te u n a so lu zio n e d i zucchero
n e l l a c q u a . A c h e c o sa è d o v u ta l ’im p ro v v is a caduta d i forze,
l a d é f a i l la n c e c h e , a v o lte , co g lie l ’a tle ta n e l ferv o re della gara
ο 1 a l p i n i s t a c h e a s c e n d e la m o n tag n a? In d a g in i m oderne hanno
d i m o s t r a t o c h e d ip e n d e d a u n a d iscesa d i zucchero n el s?ng u e , d a u n a ip o g lic e rn ia . B asta a llo ra m an g iare u n p o ’ di
s u c c h e r ò , b e r e u n o s c ir o p p o , p e r s e n tire rin a sc e re le forze e
l ’e n e r g i a d i p r o s e g u ir e . „
L o z u c c h e r o , a lim e n to fisiologico, d ev e essere consum ato
s o p r a t u t t o d a i l a v o r a to r i e d a g li s p o rtiv i.
D a lla p u b b lic a z io n e del c o m p ian to P rof. G aetano V iale , Direttore delP le tU u to d i F isiologia d ella R, U niversità di Geuova : Lo zvcchero
n e lY a lim e n ta z io n e ^ n e lla te ra p ia , n eg li sports, n el lavoro, (Geno­
v a , 1 9 3 3 # B a ra b in o e G raeve).
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GIORNALE S T O R I C O
E LETTERARIO
DELLA L I G U R I A
L a p u bblicazione esce so tto g li a u s p ic i d e l A Ì u n i c i p i o e d e l l a
R . U n iv ersità d i G e n o v a , d e lla fi,. D e p u t a z i o n e d i S t o r i a
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Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
Spedizione in abbonamento postale
ANNO
X III
-
19 37 - X V
Fascicolo II - Aprile-Giugno
R . D E P U T A Z I O N E D I S T O R IA PATRIA PER LA LIGURIA
V
G IO R N A LE STORICO
E LETTERARIO
DELLA LIGURIA
P U B B L I C A Z I O N E T R IM E S T R A L E
D ire tto re :
ARTURO
C O D IG N O L A
D ir
e z io n eLigure
e Am
inistrazione
G E N O Vdigitale
A , Via - Lomellini,
11 (Casa Mazzini)
Società
di m
Storia
Patria - biblioteca
2012
S O M M A R I O
André E. Sayous, Les travaux des A m éricain s sur le com m erce
de Q&nes aux X I I ème et X I I I ème siècles, pag. 81 — V it o V ita le ,
Documenti di storia ligure (1789-1815) nelVA rchivio N a z io n a le d i
Parigi, pag. 90 — R om olo Q uazza, Tommaso di S a v o ia -C a riguano nella, guerra contro Genova, (continuazione) p ag. 104. —
Renzo Baccino, La strada romana A u relia (con tinu azione e fin e),
pag. 114 — Gaetano P ap p aian n i, N otizie sulla m a n ifa ttu ra dei
cappelli in Massa di Lunigiana (continuazione e fine), p a g . 121
— VARIETÀ: A ntonio C ap p ellin i, Un mecenate genovese a P a ­
dova, pag, 129 — C om unicazioni d e lla R. D e p u t a z io n e d i s t o ­
ria patria per la L iguria, pag. 134 — R e n a to G ia r d e lli, S aggio
di una bibliografia generale della Corsica, pag. 135 — R \ S S E G N A
BIBLIOGRAFICA: I. B onom i, M azzin i trium viro della R e p u b ­
blica romana (Costantino Panigada) ; T ito R o sin a , Ceccardo Hoccatagliata Ceecardi (Enrico Terracini) ; R en ée d e S a u s s in e ,
Paganini le “ mage „ (Mario Grossi); A . C o lo m b o , G li albori
del regno di Vittorio Emanuele I I (Leona Ravenna) ; F . E . M o ­
rando, Studi di letteratura e di storia (Leona R aven n a) ; G io r ­
gio Pini, Vita di Umberto Cagni (Enrico Terracini), p a g g . 140-155
— Renzo Baccino, Spigolature e n otizie, pag. 156-
CASSA DI RISPARMIO E MONTE DI PIETÀ' DI G E N O V A
RICEVITORE PROVINCIALE PER LA PROVINCIA DI G E N O V A
F I L I A L I
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(A g e n zia
«N OVA ■SAMPIEPÜARENA
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GENOVA
GENOVA
GENOVA
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GENOVA
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•PEGLI
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• RIVAROLQ
■80LZANE7Û
•HOHTEDECIMO
- NERVI
■VALBISAGNO
B ]
ALASSiO
ALBENGA
ÀRENZANO
BÛRDK5HERA
8USALLA
CAMPCllGURE
CHIAVACI
FINALE LIGURE
IMPERIA II
LOANO
MONTCGGIO
NOVI LIGURE
PIETRA LIGURE
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TUTTE LE OPERAZIONI
SI SA R U
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Anno XIII - 1937-XV
Faecicolo II - Aprile-Giugno
GIORNALE STORICO E LETTERARIO
DELLA LIGURIA
D ir e t t o r e : A R T U R O
C O D IG N O L A
C o m ita to d i re d a z io n e : CARLO BORNATE - PIETRO NURRA - VITO A. VITALE
LES TRAVAUX DES AMÉRICAINS
SUR LE COMMERCE DE GÊNES AUX X IIÈME
ET Χ ΙΙΓ ΜΕ SIÈCLES
/
Les professeurs et les étudiants des U niversités des E ta ts-U n is
sont venus en Europe faire des études dans les branches les plus d i­
verses, bien longtemps avant la Guerre, m ais su rtou t durant la p é­
riode où une grande prospérité a permis aux cap italistes am éricains
de les aider avec munificence. La m ajorité d’entre eux a cherché à
profiter de ses traditions scientifiques et des résu ltats de ses longs
travaux avec le seul souci de perfectionner leurs connaissan ces ; un
certain nombre, toutefois, a cru apporter, dans les recherches qu’ils
y ont menées, des préoccupations et méthodes nouvelles e t espéré
réaliser ainsi un progrès : hostiles — avec raison ; n ’est-ce pas pour­
tan t une orientation générale? — aux conclusions hâtives, basées sur
des constatations incomplètes, et aux exposés plus harm onieux que
solides, plus soucieux de la forme que du fond, ils ont — à to rt,
certes — prétendu réduire à presque rien le rôle du facteu r person­
nel dans les interprétations et, en vue d’intensifier les recherches en
profondeur, délim iter étroitem ent le champ de celles-ci. C ette réaction
qui ne s ’est pas produite exclusivement en Amérique, devait, com ­
me toutes les réactions, aboutir ù. des exagérations en sens inverse,
celles-ci du côté des Américains d ’une façon plus particulière. Les
phénomènes ne peuvent être perçus, compris e t classés que par l ’in ­
telligence; il est presque ridicule de vouloir les constater et de les
utiliser en vertu de principes, pour ain si dire, préétablis; tan t qu’on
ne connaîtra pas les fa its avec extactitude et on ne sera pas certain
de leurs causes (ce jour ne viendra jam ais!), il sera nécessaire de
faire intervenir des éléments très divers d ’appréciation, et, en éten ­
dant les études, tan t profiter des enseignem ents de dom aines v o i­
sins que réctifier ou, au moins, retoucher, avec des m oyens im par­
faits m ais utiles de contrôle, les premieres conclusions.
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82
A N D R É -E . SAYOUS
Ces observations nous ont été insp irées notam m en t p a r le s p u ­
blications d ’Am éricains, du professeur E u gèn e H . B y r n é , h ier d e
l ’Université de W isconsin, aujourd’hui de la C olu m bia U n i v e r s i t y de
New-York, et de ses disciples, sur le com m erce de G ên es a u x X IIe
et X IIIe siècles. Avec les im portants m oyens m a té r ie ls m is à leu r
disposition, ils ont pris, des textes d ’archives, au lieu d e c o p ies, d es
photographies, en grandes quan tités grâce à un p h o t o s t a t . C ’e s t là
évidemment un progrès, car l ’on peut, de cette façon, m ie u x ex ercer
un contrôle, réctifier les erreurs m atérielles et cep en d a n t, du m o­
ment où les capitaux nécéssaires n ’o n t p as m anqué lo n g te m p s il
e st regrettable que ces docum ents fou rn issan t les é lé m e n ts n é c e s­
saires d'un contrôle, soient restés in éd its, en fou is d a n s une· b ib lio ­
thèque de l ’Ouest am éricain. Les protocoles rela tifs à la n a v ig a tio n
qui ont été seuls m is à notre d isp osition (*), nous o n t é té , d ’a u tre
part, rapportés avec une m inutie a lla n t ju sq u ’à la rè p r o d u c tio n des
ratures de notaires ou de sim ples scribes, ratures d o n t, n o u s n o u s
en sommes’ rendu compte, il n ’est p as possib le de tir e r le m oin d re
profit. L ’existence de cette im portante collection a d on n é a u x p ro­
fesseurs et aux étudiants de l ’U niversité de W isco n sin , le se n tim en t
de détenir une source merveilleuse, i l en est résu lté d es tr a v a u x tro p
fragm entés, sinon parfois im provisés, qui con tien n en t d ’a ssez n om ­
breuses erreurs qu’un spécialiste d oit relever pour le p ro fit de m i­
lieux très larges, au lieu de laisser se propager des id é e s fa u s se s
par suite d’inertie : imcompréhension de la place d ’une in s titu tio n
dans les transform ations de la vie économ ique au m oyen -âge, e x a g é ­
ration de la portée de textes isolés, in terp rétation s fa u s s e s à cau se
d ’une ignorance de l ’ensemble d ’une question, et, enfin, u ne bévue
énorme, semblable à celle qui aurait fa it prendre un jo u r le P ir é e
pour un homme, la confusion d ’un nom de fam ille avec le t it r e d une
profession.
Profitons de ce que nous m ettons en garde contre d a u d a c ie u ses
affirmations, pour indiquer notre opinion sur des q u estio n s, le s unes
déjà posées, les autres toutes nouvelles, de l ’histoire écon om iq u e de
Gênes. Rien ne fait plus réfléchir que des affirm ations in e x a c te s ,
bien que, lorsqu’elles prennent une form e m assive, e lle s fa tig u e n t
et irritent;
***
Robert L. Reynolds a fait, incidem m ent, cette o b se r v a tio n :
« L’Italie, Gênes comprise, était un territoire qui a v a it u ne u n ité de
vie et de technique commerciales » (2). Tout au con traire, le s vil(J) L. H. B y r n e , Genoese S hippin g in thè tw elfth and th irteen th Century,
Cambridge (Etats-Unis), 1930, pp. 08 et suiv.
(2)
Genoese Trade m thè late twelfth Gentury. (Journal o f Econom ie and
Business History », Mai 1931, p. .363, note).
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
LES
TRAVAUX
DES
A M É R I C A IN S
83
l e s m a r it im e s e t le s v ille s à l ’in térieu r des terres de l’Italie avaient
u n e « v ie » , e t une « tech n iq u e » nettem ent différentes; chose cu­
r ie u s e : l ’e r r e u r de l ’A m é r ic a in est à peu près inverse de celle du
s a v a n t h is to r ie n du d ro it com m ercial, Levin Goldschmit, qui a
m is t r o p en r e lie f l ’in flu en ce de villes m aritim es sur la vie et la
te c h n iq u e d e s v ille s de l ’in té r ie u r (A).
D e t o u t e évid en ce, les p la c es m aritim es étain t exposées plus spé­
c ia le m e n t a u x risq u es du tra fic par mer, non seulemente à ses dan
g e r s n a t u r e ls , m ais- a u ssi a u x mena'ces des pirates, sans compter les
a lé a s d u co m m e r ce lo in ta in . Chacun ne pouvait pas les courir. La
t e c h n iq u e d u tra fic m a ritim e f u t naturellem ent établie de façon à
le s f a ir e p o r te r sur le s com m erçan ts détenteurs de capitaux et antres
p e r s o n n e s d is p o s a n t d ’arg en t. C ette constatation est vraie pour V e­
n is e , G ê n e s , M arseille e t B arcelon e, où l ’on pratiquait, avec le
p r ê t m a r it im e , la com m ande, d ite m aritim e, et la, societas (maris),
c o n t r a t s m a r itim e s e t d an s leu r origine et dans leur nature essen­
t ie l le . S i le s m éthodes du com m erce m aritim e exercèrent une cer­
t a in e in flu e n c e sur le com m erce terrestre des places maritimes, ce
f u t p lu s p a r d e s p récisio n s de d étails que sous la forme de modi­
f ic a t io n s d e p r in c ip e s (2), excep té dans quelques cas tout à fait
e x c e p t io n n e ls , bien p récisés p a r Schaube sous le nom de contrats
q u a sin a u tic a .
D ’a u t r e p a r t, le s v ille s ita lie n n es de l ’intérieu r des terres ignor a in t à p e u p r è s to ta le m e n t le s opérations les plus typiques de la
t e c h n iq u e d u com m erce m a ritim e des places maritim es. Elles con­
s e r v a ie n t la tr a d itio n d e la v en te et du prêt ordinaires et de l ’as­
s o c ia t io n à c a r a c tè r e gén éra l, d ite plus précisém ent compagnia} et
a u s s i s o u v e n t s o c ie t a s , e t e lle s recon stituaient peu à peu les mé­
th o d e s d e la. b anq ue d a n s un cadre au ssi éloigné que possible du
p r ê t m a r it im e (3).
L ’o p p o s it io n e s t p a r tic u liè r e m e n t nette pour ceux qui étudient
G ê n e s, d ’u n c ô té , e t, de l ’a u tre, Sienne (4) e t Florence. E t elle
r e s s o r t , m a lg r é de m êm es p rin cip es généraux de droit, malgré les
(1) I la n d b u c li des H an d elsrech ts, 3me éd., Stuttgart, 1S91 (seul volume
p a r u ), pp. 2S e t 239, et A .E .S . (abréviation d’André-E. Sayous), 1-histoire
u n i v e r s e lle d u d r o i t com m ercial d e Levin Goldschmidt et les méthodes com­
m e r c ia le s d e s p a y s chrétiens de M'éditerìranéee occidentale aux XIIe et XIIIe
siè c le s . (« A n n a le s du droit com m ercial », 1931, n. 3 et 4).
(2) A .-E . S ., L e commerce te rr e s tre de Marseille au XIIIe siècle. («Revue
h isto r iq u e », ja n v ier-fév rier, 1931).
( 3) A .-E . S ., L e ca pita lism e commercial et financier dans les pays chrétiens
d e la M é d i t e r r a n é e occidentale, depuis la première Croisade jusqu'il la fin du
m o y e n -ù g e . ( V ie r te lja h r s c h r if t f u r Soziai una Wirtschaftsgeschichte, vol. 29,
f a s e . 3, 1930).
(4) A .-S . E ., Sienne de 1221 à 1229. («A nnales d ’histoire économique et so­
c ia le », a v r il 1931).
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
84
A N D R É - E .S A Y O U S
erreurs de term inologie si fréquentes dans les m ilieux com m erciaux
ou même notariaux et malgré des interprétations qui on t rendu
les distinctions de moins en moins apparentes quoique toujou rs
exactes au fond.
A ussi malheureuse est la fréquente insistance de R eyn old s sur
l ’existence de « nobles » parmi les com m erçants à l ’époque de l ’h i­
stoire de Gênes étudiée par lui (fin du XII siècle). P ou r s ’en
rendre compte, le mieux est de lire notre étude sur « l ’a ristocratie
et noblesse de Gênes » (L) où nous avons fait ressortir la rareté
de la noblesse féodale, la form ation bien lente d ’une cla sse n o u ­
velle par la participation au Consulat et à d ’autres ch arges. A
Gênes, rinfluence de la fortune gagnée dans les affaires s ’e st exercée
dans le domaine politique plutôt que l ’on ne constate u ne in flu en ­
ce inverse.
A utre exagération relative aux « grands com m erçants gén ois »,
« tous riches ». La roue de la fortune tournait vite à G ênes vers la
fin du XII siècle, et souvent à l ’envers! (2).
Première trace de la confusion du nom de la fa m ille B anchero
avec la profession de « banquier » !
Comparaison, malheureuse presque à tous les points de vue, du
trafic, par terre entre Gênes et les Foires de Champagne avec celui
par « caravane » !
Des travaux de Reynolds il ne résulte, par suite de l ’exam en des
documents sur les relations de l ’Europe méridionale avec l ’Europe
septentrionale, que des infirm ations sur un courant d ’affaires, nom·
plètant nos études sur les relations de Gênes avec le L evant à l ’épo­
que des Croisades de Sant-Louis (3). Ces travaux o n t donc une
portée très générale, non une réelle valeur, spécialem ent pour l ’h i­
stoire des in stitu tion s économiques qu’ils ont eu la p rétention
d ’aborder.
* -X- *-
Le professeur Byrne a fait, à propos des contrats com m erciaux
passés à Gênes vers la fin du XIIe siècle et le début du X I I I e dans
les relations avec le Levant, l ’observation que la societas mcw'is, —
m ettant en cause un capitaliste qui fournissait, en m archandises
ou en argent, la majorité du capital et, à ce titre, jo u a it un rôle
prédominant bien qu’en restant sur place, et un com m erçant qui
G) Mêmes Annales, 1937.
(2) A.-E. S., « (1er moderne Kapitalismus » de W. Sombart et Gènes aux
X U Ie siècles. (« Revue d’histoire économique et sociale », avril 1929).
(3) A.-E. S., Les mandats de Saint-Tjouis sur son Trésor et le mouvement
international des capitaux pendant la Vllème Croisade ; 1248-1*254. « Revue
historique», t. CLXVII, 1931, ch. I).
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LES
TRAVAUX
DES
A M É R I C A IN S
85
f o u r n is s a it m o in s de c a p ita l e t, en plus, son activité pour les négo­
c ia t io n s à m en er au lo in , e t qui se trou vait dans une situation su­
b o r d o n n é e e s t a n térieu re à la com m ande, ou le capitaliste four­
n i s s a i t se u l d u c a p ita l e t le com m erçant uniquem ent .son industrie i1).
I l a e x p liq u é qu’il en a été ain si à cause de l ’importance des
(( d a n g e r s » e t que le prem ier contrat « rigide » a fait place à un
« p lu s f le x ib le », ce qui n o u s a paru à peine compréhensible et bien
in v r a is e m b la b le .
C e q u e B y r n e a observé en ce qui concerne Gênes, avait déjà
é té c o n s t a t é p ou r V e n ise (2) ; m ais c ’est aller trop loin que de
v o ir là « u n e form e d o m in a n te de l ’association » en Ligurie, à l ’épo­
q u e à c h e v a l e n tr e le X I I e e t X I I I e siècle. L ’antériorité de la societas
m a r i s a v a it d é jà été so u ten u e par Adolphe Schaube dans sa belle
H is t o ir e d u C om m erce d a n s les pays rom ans du bras de la Méditerra n n é a -a u t e m p s des C roisades (3) ; m ais revenu plus tard sur ce point,
i l a r e c o n n u so n erreur, ou au m oins ses exagérations (4). En réa­
lit é , le s c o n d itio n s écon om iq u es, variables dans les principaux ports,
o n t f a i t v a r ie r le s form es d e con trats (5). La prééminence du capital
e t, p a r là , d u c a p ita lis te d a n s l ’une et l ’autre est trop rattachée aux
p r in c ip e s d e la com m ande issu e du m andat pour que celle-ci ne soit
p a s la f o r m u le la p lu s an cien n e ou, au m oins, base des accords, et
j> a r tic u liè r e m e n t ty p iq u e (6).
B ie n d e s d is tin c tio n s é ta b lie s par B yrne à l ’occasion de ces deux
c o n t r a t s n ’o n t p as p lu s d e valeu r. L ’auteur n ’était pas suffisam­
m e n t a u c o u r a n t de l ’h isto ir e des contrats d ’associations privées
(1) C o m m e r c ia l Contracta of tlie Gcnoese in thè syrian Trade of thè ticelfth
C e n tu r y . (« Q u a rterly Journal o f Economies, 1916, vol. 31, pag. 135, et Gcnoese
T r a d e tc i t h S y r i a in thè t w e l f th Century. « American historical Keview »,
t. XXV, ja n v . 1920, pag. 213).
( 2) S a c er d o t e , L a colleganza nella pratica degli affari nella legislazione ve­
n e ta . (« A t t i d e l R. Ist. V eneto d i Scienze, Lettere ed Arti. 1899. 1900), et
A .-E . S ., L e r ô le du capital dans la vie locale et le commerce extérieur de
V e n ise e n tr e 1050 et 1150. (« R evue belge de philologie et d’histoire », 1934,
fa se . 3-4).
(3) n a n d e ls g e s c li ic h te der romanischen Voelker des Mittelmeergcbiets bis
z u m E n d e d e r Kreuzzixge, M unich-Berlin, 1906, pag. 110 (trad. italienne).
(4) R e c h ts g e s e h a e f te und Rechtsstçllung der Lombarden in der aelteren
Z e i t ih r e s A u f t r e t e n $ in F rankreich. (« Zeisschrift fiir das gesammte Hand e ls r e c h t », 190S, pag. 302).
( 5) A .-E . S ., L e commerce des Européens à Tunis depuis le Xllème siècle
j u s q u ’à la fin d u X V I e, P a ris, 1929, et Associations de caractère capitaliste.
V e n ise d e 1054 à 1150. (« Compte-rendu des séances de l’Académie des Inscrip­
tio n s e t B e lle s-L e ttr e s », 1933, pp. 445 et suiv.).
( 6) C ela re sso r t d ’une façon particulièrement nette des documents que
n o u s a v o n s p u b liés sur B arcelone aux XIIIe et XIVe siècles (« Estudis Univ e r s ita r is C a ta la n s », 1932 e t 1934) e t de notre exposé les méthodes commer­
c ia le s d e B a r c e lo n e au X IIIe siècle. (« Compte rendu de l’Académie des Ins­
c r ip tio n s e t B e lles-L ettres », 1932).
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86
A N D R É-E.
SAYOUS
entre com m erçants au m oyen-âge, e t a in si s ’est m ontré ta n tô t im ­
précis sur des fa its im p ortants, ta n tô t franchem ent in ex a ct. E n
core un historien qui a abordé l ’histoire des in stitu tio n s écono­
m iques sans préparation suffisante, alors qu’il eut dû porter ses e f­
forts tou t d ’abord sur la technique com m erciale et l ’h istoire du
d roit com m ercial, si intim em ent liées l ’une à l ’autre.
B yrne a cru faire une autre découverte sur les parts (loca) de
bateaux et, p lu s spécialem ent, sur leur nombre ; elles au raien t d é­
pendu du nombre de m arins à embarquer ou em barqués ( f ) . I l a
cité, à l ’appui de sa thèse, quelques textes qui ne visen t n u llem en t
ce p oin t (2). D eux seulem ent peuvent être retenus, d o n t un seul
net et précis : le protocole d ’un notaire génois, en date del 1224,
contenant la déclaration d ’un m arin qu’il y a v a it v in g t-six parts
(loca) d ’un bateau, parce qu’il y avait v in gt-six m arins à bord (pro
quolibet loco erat unus m àrinarm s) ; d ’un des p articip an ts n ou r­
r issa it même le m arin choisi par lu i « à sa table » (3). Q uant â
l ’au tre tex te, il tra ite du renvoi de m arins engagés, lors, de la
vente de parts d ’un navire : on devait renvoyer d ’abord ceux qui
avaient été choisis par les vendeurs de parts (4) ; ce qui dém ontre
qu’un p articip an t pouvait désigner un homme d ’équipage, non que
le nombre des particip an ts était, égal à celui des m arins.
A van t d ’exam iner le docum ent principal, il convient d ’observer
qu’il est isolé, unique, tan d is que nous possédons des centaines
d ’a ctes ou protocoles de notaires de la même époque, ou antérieurs,
r é la tifs aux parts (carati) de bateaux, et que tous la isse n t l ’impréssion très n ette que chaque associé y prenait une p art d ’après
ses m oyens disponibles et selon son désir de diviser ses risques.
R oberto Lopez vien t de publier un contrat pour l ’exp loitation des
m ines de Sardaigne, en date de 1253, qui a- les m êm es bases c a p i­
ta liste s (5).
R ien n ’em pêchait qu’un bateau appartînt, pour partie ou to ta ­
lité , à des m arins ou anciens m arins e t que, par su ite des tr a d i­
tio n s e t connaissances professionnelles de ceux-ci, ils ne se fissent
représenter d an s une oeuvre de coopération. La m eilleure preuve
que tel é ta it le cas dans l ’exemple unique de Byrne, c ’est que l ’un
(1) Genoese Shipping, chap. IV.
(2) « A tti della Società ligure di Storia Patria », vol. II, parte II, p. 127
{decima de mari) et vol. XVIII, p. 163 et p. 271 (blé remis en paiement de
transport).
(3) A rturo F erretto, Liber magistri Salmonis. (« Atti della Società L i­
gure », voi. 36, pag. 314).
(4) « A tti », vol. I, p. 80.
(5) Contributo alla storia delle Miniere argentifere di Sardegna. (« Studi
economico-giuridici della R. Università di Cagliari », 1936), p. 7 du tirage à
part.
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LZS
TRAVAUX
DES
A M É R IC A IN S
87
d e s m a r in s v iv a it « à la tab le » de celui qui Pavait engagé, et que
c e d e r n ie r t r a v a illa it à bord !
C e t e x t e n ’a u r a it un vrai in térêt pour prouver l ’origine des as­
s o c ia t io n s e n tr e p rop riétaires de navires dans le associations entre
m a r in s en v u e de la n a v ig a tio n , que s ’il éta it possible de lui trou­
v er d es p r é c é d e n ts et d ’en trouver d ’assez nombreux exemples; or,
n o u s n ’en p o ssé d o n s p as. I l convient dès lors, jusqu’à preuve du
c o n t r a ir e , d e v oir là, non com m e Byrne, un document de large
p o r té e , m a is u n cas iso lé ou presque,, exceptionnel, d ’une valeur
tr è s lim it é e . C ertes, il e u t é té intéressant de pouvoir montrer le
c a p it a lis m e a p p a r a issa n t p arm i les navigateurs de la Méditerranée
de la m êm e fa ç o n que d a n s le s m ines m étalliques de l ’Europe cen­
t r a le , à la s u ite de la tran sform ation d ’associations entre tra­
v a ille u r s e t p a r su ite du rem placem ent d ’une personne par une
a u t r e , e n a tte n d a n t l ’in terv en tio n de cap italistes à la suite du dé­
v e lo p p e m e n t d e fo r tu n e s! C). . Ce n ’est pourtant là qu’une simple
h y p o th è s e , q u e rien ne v ie n t dém ontrer.
L e s e x p o s é s p lu s g én érau x de Byrne sont m eilleurs .(2) ; encore
n ’a j o u t e n t - ils que peu de choses nou velles: Adolphe Schaube (3)
a v a it f a i t d e s c o n sta ta tio n s au ssi intéressan ts, e t nous leur préfé­
r o n s le c la s s e m e n t des p rotocoles de Scriba par le professeur Carli (4).
* **
C a lv in B . H oover e st l ’auteu r d ’un assez long article sur le
p r ê t m a r itim e à G ênes au X IIe siècle (5). I l y a établi des distinctions
s a n s g r a n d in té r ê t et con sacré un passage aux opérations de cette
n a tu r e « m a sq u a n t l ’usure » ; il a évidem m ent compris dans celle-ci
d e s « p r ê ts d ’a ssu r a n c e ! » A y a n t publié deux seuls textes qu’il
j u g e a it p a r tic u liè r e m e n t ty p iq u e s, il a, en ce qui concerne Pun d ’en­
t r e e u x , c o m m is une erreur grave d ’interprétation , de nature à in ­
q u ié te r s u r l a v a leu r du tr a v a il dans son ensem ble; il a vu un prêt
m a r itim e d a n s une stip u la tio n d ’une comm ande imposant au com­
m a n d ité d e p a y e r u ne c erta in e somme dans un port éloigné avec le
(!) C ’e s t là un point que nous étudions actuellement avec des documents
s a x o n s e t d o n t l ’on aperçoit facilem ent l’importance pour l’istoire du ca­
p ita lism e .
( 2) A v ec quelques parties de l ’article déjà cité de 1’« American historical
R e v ie w », v o ir E a ste rn e rs in Genoa (« Journal of the american oriental So­
c ie ty », X X X V III, 191S, pp. 176 et suiv.).
( 3) D a n s so n Handelsgeschiehte.
(4) S t o r i a d e l Commercio italiano : l ì . Il mercato nell’età del comune, Pad ou e, 1936, pp. 412 et suiv.
( 5) T h e S e a L oa n in Genoa in thè twelfth Century. (« Quarterly Journal
o f E co n o m ies », 1926, vol. 40).
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A N D R É-E.
SAYOUS
produit de la vente de m archandises em portées par lu i. Le tex te est
très net, et d ’autres docum ents de l ’époque contiennent une d isp o­
sition semblable i1).
Oeuvre de jeunesse!
* * *
Mis M argaret W inslow H a ll s ’est servie de la nom breuse série
de photographies de protocoles génois réunie par B yrne à l ’Université de W isconsin, pour in sister sur des docum ents de la fin du X IIe
rélatifs, crovait-elle, à des banquiers (2), ainsi que R eynolds l ’avait
déjà fa it. Sur cette base, elle a prétendu faire rem onter au siècle
précédent les observations que nous avions présentées sur les ban­
ques italiennes.. au X IIIe (3).
N otre première im pression a été que des possesseurs ou lo c a ta i­
res de « bancs », p lutôt des changeurs, avaien t eu une a c tiv ité com ­
m erciale, assez mal spécialisée, dés la fin du X II siècle (4) M ais
ces textes, déjà connus du professeur A lexandre L attes, lu i avaien t
paru si extraordinaires qu’il s ’éta it dem andé si cette m ention « ne
s ’é ta it pas transform ée en un titre de qualité » (5). D es recherches
dans les Archives et les Bibliothèques de Gênes devaient seules élu ­
cider ce point.
La B ibliothèque civique Berio nous a vite fourni la clef du m y­
stère : les B anclîeri étaient de « nobles c itta d in i de Gênes », o r ig i­
naires de Clavarezza, à l ’intérieur des terres de la direction nordnord-est, et établis à Gênes vers 1150 (6) ; ils y ont d ’ailleu rs, en ­
core des déscendants portant leur nom. Il s ’a g it donc, non d ’une
profession, m ais d ’une fam ille, pour le m oins très souvent, le .p lu s
souvent : en ce qui concerne les protocoles du notaire Scriba., aucun
doute pour B aldo, Ingo, Giberto, Albertone, Banchero ; de même,
par 1a, su ite pour A nfosso, R ossi (Rubens), A lcherio, Bernardo, A n ­
saldo, A lfonso, jusqu’à Enricus Bancherius (vers le m ilieu du X I I I e
siècle). Sur les cinquante trois protocoles qui contiennent le m ot
O) Voir plusieurs exemples du fa it dans: A.-E. S., L 'activité de deux capitalistes-commerçants marseillais vers le milieu du X IIIe siècle : Bernard et
Jean de Manduel. («R evue d’histoire économique et sociale», 1029, p. 18 du
tirage à part).
(2) Early Bariker in thè genoese notarial Records. (« Economie H istory
Review », oct. 1935).
(3) A.-E. S., Les opérations des banquiers italiens en Italie et aux Foires
de Ghampage au XIIIe siècle. («R evue historique», t. CLXX, année 1932).
(4) A.-E. S., Opérations des banquiers de Gênes à la fin du X IIe siècle.
(« Annales de droit commercial », oct.-déc. 1934).
(5) Il diritto commerciale nella legislazione statutaria della città italiana,
Milan, 1884, p. 211.
(6) Voir, notamment, le manuscrit de G ia c o m o G i s c a r d i , Origine delle no­
bili famiglie di Genova, t. I, p. 153.
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
L
es
travaux
des
89
a m é r ic a in s
b a n c l ie r iu s e t que R affaele D i Tucci a publiés (*), dont plusieurs ne
s e m b le n t p a s fa ir e p a r tie de la « série Byrne », il n’en resta à peine
n e u f q u i p e u v e n t v iser des « banquiers », encore ne s ’agit-il sans
d o u te q u e d e tr o is p ersonnes, possesseurs de « bancs » de changeurs.
D ’a p r è s D i T u cci, le m ot hancherhis commence dans les documents
p a r u n e p e t it e lettre , non par une m ajuscule ; on peut donc suppo
sei* q u e la c o n v ic tio n de M iss H a ll de tenir la vérité était d’autan r
p lu s fe r m e q u ’elle ig n o r a it q u ’à l ’époque, c ’était, en général, le
c a s p o u r le s cogn om in a
***
R e p r e n a n t un m ot de l ’illu str e historien F ustel de Coulanges,
n o u s so m m e s ob ligés de dire : « ce n ’est pas ainsi qu’on écrit l ’hi­
s to ir e », l ’h is to ir e économ ique. A vant la guerre, les Allemands, et
n o ta m m e n t H ein r ic h S ievek in g, avaient parcouru un champ voisin
a vec u n e a u t r e so lid ité e t in te llig e n c e; leurs études, nécessairement
u n p eu v i e i ll i e s avec le tem p s, dem eurent fort utiles. Au contraire,
que r e s t e - t - il, dès m a in ten a n t, des efforts récents des Américains?
TJne o e u v r e q u i, fa u te d ’un contrôle suffisant, est dangereuse à
c o n s u lte r !
A x d r é-E . S a y o u s
(Paris)
C1) S t u d i s u l l’Economìa genovese del secolo decimo secondo, seconde par­
tie du liv r e : L a banca p r iv a ta , Turin, 1985.
* * *
P u b b lic h ia m o questo studio del nostro illustre collaboratore, nel testo ori­
gin ale, p e r e v i t a r e deform azioni del suo pensiero.
P o ' l’o d ie r n a ripresa di pubblicazioni e studi sui notari genovesi del X ll
e X I I I sec., il saggio critico è d’a ttualità e può interessare tutti gli studiosi.
S e g n a le r e m o prossim am ente l’articolo del Sayous sulla « Nobiltà genovese »
c u i VA. a cc e n n a in queste pagine, articolo che è in corso di stampa.
(Nota della D.)
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DOCUMENTI DI STORIA LIGURE (1789-1815)
NELL'ARCHIVIO NAZIONALE DI PARIGI
Chiunque abbia avuto occasione di stu diare, nei problem i gen e­
rali o in qualche particolare episodio, nei fa tti o nei personaggi, la
storia nostra n e ll’età della rivoluzione francese e del dom inio n a ­
poleonico ha sen tito l ’insufficienza delle ricerche, per q uan to am pie
e diligen ti, com piute sul solo m ateriale arch ivistico ita lia n o
M ateriale abbondantissim o e ben lon tan o d a ll’essere in teram en te
sfru ttato, e tu ttavia insufficiente a una com piuta ricostru zione per­
chè, così nel rispetto p olitico come n e ll’econom ico e n e ll’am m inistrativo, le testim onianze sono u n ila tera li ; m ancano in fa tti quelle
d e ll’altra parte. La F ran cia in quegli anni non d istolse m ai l ’a tte n ­
zione dalla nostra penisola e prima la studiò per mezzo degli agen ti
diplom atici che diligentem ente e am piam ente riferirono su lle sue
condizioni, poi la vigilò, governò, controllò dirigendone ogni passo
e indagandone ogni aspetto della v ita . Perciò le. lestim on ian ze
d ’o ltr’A lpe com piono le nostre e senza di esse la rappresentazione
della vita italian a in un periodo di così vivo interesse m inaccia di
riuscire oscura e m anchevole.
A ltrettan to si può dire, si comprende, della sola docum entazione
francese, anche per il diverso punto di vista dal quale n ecessaria­
mente si pongono gli stu diosi di qua e di là d alle A lpi. P er g li sto ­
rici francesi l ’interesse è dato d a ll’azione della F ran cia, e in p ar­
ticolare di Napoleone, in I ta lia ; per noi l ’im portante è ricercare la
vita, il pensiero, il sentim ento italian o in quell’età di profondo r in ­
novam ento ; vedere come l ’Ita lia abbia reagito a quegli even ti tu r ­
binosi. Per una visione com plessiva e organica occorre perciò anche
per noi non ferm arci alle fonti italian e tanto più che per alcu n i
luoghi e momenti esse sono indubbiam ente insufficienti.
P er quanto riguarda la Liguria, per esem pio, l ’A rchivio d i S tato
genovese ha per il periodo 1789-90 un am plissim o m ateriale d isse ­
m inato in più serie (*) mentre l ’intera Sala 50 è dedicata al periodo
i 1) Sono specialmente da ricordare, nella politica estera e generale, le
serie: Collegi diversorum, filze 364-392; Secretorum, f. 97-98; Rerum publi­
carum,, f. 1054; Propositionum, mazzi 42-43; Confinium, f. 160-179; Copia
lettere della Giunta dei Confini, Ms. n. 435; Copialettere della Cancelleria
del Senato, reg. 1006-1009; Libri dei ricordi, f. 1644-1645; A tti governativi,
reg. 6004; Materie politiche, suplempento, 2737 segg. Per la parte m ilitare:
Maritimarum, filze 74-80; Registro della Marina, n. 4; Giunta di Manna,
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DOCUMENTT
DI
S TO R IA
LIG U R E
( 1 7 8 9 - 1 8 1 5 ) ECC.
91
d a l 1797 a l 1805, quando la R epubblica Ligure è stata in apparenza
in d ip e n d e n te m a in rea ltà appendice della Francia. Sono di questi
n o v e a n n i o ltr e G00 tra filze e registri, senza comprendere la cor­
r isp o n d e n z a d ip lo m a tic a , essen ziale per la ricostruzione della vita
p o lit ic a (*), n è la p arte giu d iziaria, finanziaria e m ilitare disse­
m in a te in a l t r i fon d i d e ll’A rchivio. Si tra tta cioè di un materiale
im m e n so , a n c h e se non tu tto di egual valore, relativo alla vita in ­
te r n a , a lle d iv e r s e m a g istra tu re e com unità della Repubblica. Ma è
se m p r e la v ita , d ello sta to v ista d a ll’in tern o; della massima impor­
ta n z a c e r to , m a non sufficiente. A llo stesso periodo si riferiscono
u n d ic i c a r t e lle in tito la te a l Governo Provvisorio sebbene la m ate­
ria c o m p r e n d a anche il periodo posteriore al gennaio ’98 quando
s i c o s t it u ì c o n relativa sta b ilità il nuovo governo e arrivi sino al
1802. T ra q u e s ti docum enti sono comprese anche molte lettere del
B e lle v ille , d e l D éjean , del S a liceti, che sotto diversi nom i hanno
r a p p r e s e n ta to a Genova la F ran cia repubblicana e consolare. Ma
so n o le t t e r e d ir e tte al G overno ligure ; invece quelle inviate a P a ­
r ig i so n o c o n se rv a te nella corrispondenza diplom atica dell’Archivio
p a r ig in o d e g li esteri (2) e naturalm ente hanno un’importanza fon ­
d a m e n ta le p er i g iu d izi che si danno sulla situazione locale e sui
r a p p o r ti d e lla L iguria co sì coi generali e funzionari francesi come
con la C is a lp in a e g li a ltr i S ta ti ita lia n i e sulle reali intenzioni
d e lla F r a n c ia verso lo sta to vassallo. Q uesto m ateriale è stato par­
z ia lm e n te a d o p e r a to d al J ob ert (3), dallo Sciout (4), dal Guyot (5),
%
f. 11-14; M agìsti'uto di Guerra e Marina : Lettere, filze 85-88; Pratiche pub­
bliche, f. 505; P ratiche d ive rse , f. 403-408; Copialettere della Deputazione di
P o lizia e D i f e s a , reg. n. 1014. Per la materia finanziaria : Giunta dei mezzi.
filze, 2912 a 2920 e per la giu diziaria: Sentenze criminali e loro esecuzione,
reg. 6S2-GS3.
Q uesto am p io m ateriale è stato in parte adoperato dalla dott. Elsa Lertora per la su a tesi di laurea, che meriterebbe di essere pubblicata, sulla
P o litic a in te rn a della Repubblica di Genova dal 1789 al 1796. (R. Università
d i G enova, 1935-XIII).
O) Le in d icazion i del m ateriale diplomatico e consolare nel mio volume
D ip lo m a tic i e Consoli della Repubblica di Genova, Atti Soc. lig. St. Patria;
v ol. L X III, 1934-XII.
( 2) Im p o rta n ti lettere ufficiali al Belleville, console generale a Genova,
sono in N o t e s e t correspondance du Baron Redon de Belleville consul à
L iv o u n ie e t à Gênes i>av H. du C hanoy, Paris, Librairie Techenez, 1892.
vol. II. Il B e lle v ille partendo da Genova nel 1SOO portò via gli Archivi della
L egazion e per ordine del Moreau e molto distrusse nel 1814; ibd., introduz..
pag. V I I I .
( 3) A . J o b e r t , La diplomatie française à Gênes à la fine de 1792, in «R e­
vu e h isto r iq u e », t. CLXIV, mai-juin 1930.
(4) L. S c i o u t , La République Française et la République de Gênes, in
« R evu e d e s questions historiques », .Tan. 1889.
(5) R . G u y o t , Le Dij'ectoire et la République de Gênes, in «L a Révolution
F r a n ç a is e » , a. XXII, 1908, n. 11 e XXIII, n. 1.
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92
VITO
V ITA LE
dal D ria u lt (M, m a nessuno ne lia fa tto una ricerca sistem a tica e
un com piuto sfruttam ento dal punto di vista d ella storia ligu re. P er
il periodo dalFannessione a ll’Im pero sino a ll’effimero ristab ilim en to
della Repubblica nel 1814 l ’A rehivio genovese è quasi m uto, e si
comprende, perché, diportim ento della F ran cia, la' parte m aggiore
delle carte e delle pratiche affluiva al centro di P arigi.
Così è avvenuto che quanti si sono occupati del periodo n ap o­
leonico a Genova e in L iguria (2), e 11011 solo g l’ita lia n i m a anche i
francesi cui sarebbe stato più agevole l ’accesso a g li archivi p arigin i,
hanno dovuto lim itarsi a ricorrere ai giorn ali e ad altre fo n ti locali
di m inore im portanza (3).
Per altre regioni, come il R egno d ’I ta lia o il Regno di N ap oli,
si può avere, ed è stato sfru tta to , un più vasto m ateriale arch ivi­
stico locale ; ma aneli’esse presentano m aterie e problem i a cui non
si può dare una soluzione soddisfacente senza una sistem atica esp lo ­
razione degli A rchivi di Francia.
Ora una sim ile ricerca non è sem pre possibile a g li stu d iosi ita lia n i
per una serie di m otivi facilm ente com prensibili ta n to più che la
stessa ricchezza e varietà d ell’A rchivio N azionale contribuisce a
dargli una stru ttu ra così vasta e u n ’organizzazione così com plessa
chef, non ostante l ’abbondanza degli in ven tari e la cortesia d egli
arch ivisti, l ’indagine vi è sempre lunga e difficile. Preziosa è per­
ciò la recente pubblicazione di B aldo Peroni, edita a cura d e ll’A c ­
cadem ia d ’Ita lia , contenente un indice sistem atico d e ll’im m enso
m ateriale relativo alla storia italian a dal 1789 al 1815 contenuto
n e ll’archivio N azionale di P arigi (4). A questo indispensabile a iu to
dovrà ricorrere chiunque voglia rivolgere la propria attenzione su
quel periodo e ne avrà agevolata la via con risparm io di fa tica e di
tem po sapendo subito dove m ettere le m ani, qualunque sia l ’argo­
m ento stu diato.
S i tratta in fa tti di una enorme quantità di docum enti « dove si
trovano riflessi tu tti gli atti della, politica e della pubblica am m i­
nistrazione e tu tti gli aspetti della vita nazionale, d a ll’istruzione
i 1; J. E. D riauxt, Napoléon en Italie (1800-1810), Paris, 1906.
(2) Su questo periodo e le sue fonti v. il mio Onofrio Scassi e la v ita ge­
novese del suo tempo, in Atti della Soc. Lig. St. Patria, vol. LIX, 1932,
cap. V. Sul periodo napoleonico in Liguria è annunciato uno studio del
prof. Ugo Oxilia.
(3) Cfr. il mediocre lavoro del B orel, Gênes sous Napoléon Ier, Paris,
1929. Che dire poi dell’amena trovata di chi ebbe il coraggio di designare
come storico di Genova napoloenica il prof. B roche nelle Pages Française
sur Gênes la Superbe?. Il primo a essere meravigliato sarà stato il prof.
Broche.
(4) Reale Accademia d ’Italia, Studi e Documenti, Bajluo P e r o n i, Fonti
per la Storia d'Italia dal 1789 al 1815 nelVArchivio Nazionale di Parigi, Ro
ma, 1936, XV.
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D O C U M E N T I DI
STO R IA
LIGURE ( 1 7 8 9 - 1 8 1 5 )
ECC.
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a l c o m m e r c io e a ll’in d u str ia , d a ll’annona ai lavori pubblici, a ll’or­
g a n iz z a z io n e e c c le sia s tic a , a ll’agricoltu ra, alle epidemie, alla benific e n z a ». I n o lt r e vi è com presa u n ’abbondante raccolta di corrispon­
d e n z e d i r a p p r e se n ta n ti fr a n c e si a ll’estero che costituisce il neces­
s a r io c o m p le m e n to d e ll’arch ivio specificam ente diplomatico del Quai
d ’O r sa y .
I n u n a d o t t a e acu ta introdu zione il Peroni indica i criteri ge­
n e r a li d e l s u o ca ta lo g o ra g io n a to ed alcuni problemi generali o
p a r t ic o la r i c h e si p resen tan o alla semplice enumerazione delle im ­
p o r t a n t i s e r ie a r ch iv istich e e s i trattiene su alcuni che sono stati
g ià s t u d ia t i in d ica n d o n e la bibliografia essenziale. Potrà sembrare
p e d a n te s c o o tro p p o p reten sio so notare che per quanto riguarda la
L ig u r ia le n o tiz ie b ibliografiche sono troppo arretrate: sulla que­
s t io n e d e lla p r o g e tta ta u n ion e di Genova alla Cisalpina e su ll’osti­
lit à c h e v i op p o se la. R ep u b b lica Ligure non è accennato l ’impor­
t a n t e s t u d io d e l C iasca, com e non sono ricordati, su diversi argo­
m e n ti, q u e lli d el N u rr a e di a ltr i. B isogna però riconoscere che
s i t r a t t a d i c e n n i som m ari e a tito lo esem plificativo. Per lo più è
a n c h e in d ic a t o se i d ocu m en ti successivam ente catalogati sono stati
a d o p e r a ti o s e la m a teria cu i si riferiscono è stata oggetto di studi
p a r t ic o la r i.
N o n s a r à il caso d i m era v ig lia rsi se qualche pubblicazione in così
v a s ta m e s s e s ia sfu g g ita : per esem pio non è detto che i documenti
r e la t iv i « à l ’affa ire du sieu r M aghella, ex-préfet de police à Naples
(1812) » s o n o p u b b lic a ti sin d al 1913 per opera del W eil (*).
P i u t t o s t o m er ita un p a rtico la re ricordo la ricca appendice do­
c u m e n ta r ia . L ’ed itore d ich ia ra che non ha voluto dare in essa la
s c e lt a d e i p iù im p o r ta n ti tr a i docum enti precedentemente segnalati,
o m e tte r e in evid en za pezzi di eccezione, bensì far conoscere alcuni
g r u p p i d i d o c u m e n ti che rappresen tano fedelm ente la natura di tutto
i l m a te r ia le , il cu i va lo re s ta essenzialm ente n ell’ampiezza, e, spes­
s o , nella- c o m p iu te z z a d ella docum entazione. Ora il saggio che ci è
o ffe r to è t a le d a dare u n ’idea d ella ricchezza e d ell’importanza della
d o c u m e n ta z io n e ste ssa . B a s ta pensare che comprende un rapporto (8
m a g g io 1805) d i G iuseppe P r in a , m inistro delle finanze del regno
d ’I t a lia ; u n a rela zio n e m in iste r ia le sopra un trattato di commercio
tr a il r e g n o ita lic o e l ’im p ero fran cese; un gruppo di dispacci di
F r a n c e s c o C a c a u lt, uno dei p iù seri diplom atici francesi di quell’e ­
p o c a , n o te v o le per g li a c u ti g iu d izi su lla nazione italiana qual’era
a v a n t i la s p e d iz io n e n a p o le o n ica ; vari docum enti che illustrano lo
s p ir it o p u b b lic o in m olte reg io n i della penisola.
P e r r im a n e r e in L ig u ria , m eritano d'essere ricordate alcune
O) M. H . W e i l , Le rappel en France d ’Antonio Maghella, in o Archivio
S torico per le P rovincie N apoletane », 1013, pag. 73 segg. I documenti sono
in d ic a ti d al P e r o n i a pag. 217.
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V IT O V I T A L E
lettere del C acault,. un m em oriale di A n gelo M aria E ym ar in d ata
18 m arzo 1794 al C om itato di S alute pubblica contenente un « qua­
dro p olitico » di Genova ; una. lettera del 1° m aggio 1797 del F a ip o u lt
M inistro plenipotenziario a Genova e alcu ne lettere d e ll’E ym ar, a l­
lora com m issario civile presso il Governo Provvisorio piem ontese, che
denunciando al principio del febbraio 1799 una tem uta co sp ira ­
zione contro i fran cesi, organizzata e cap itan ata da G iovanni Fantoni, l ’arcade Labindo, gettano nuova luce sui m otivi d e ll’allontanam ento da Torino di F rancesco M assuccone, M inistro della R e­
pubblica Ligure.
D ei docum enti rip ortati integralm ente e dei m oltissim i a ltr i
schem aticam ente in d ica ti dal Peroni credo u tile dare u n ’in form a­
zione somm aria agli stu d iosi lig u r i di questa m ateria, come a v via­
m ento alle loro even tu ali ricerche. La storia, di Genova e della L i­
guria tra il 1789 e il 1814 ha avuto una cospicua m esse di stu d i e
di indagini, non ancora u n ’opera organica e sistem atica di c a r a t­
tere com plessivo, fondata su larga e com piuta preparazione b ib lio­
grafica e docum entaria. Le notizie che qui raccolgo hanno lo scopo
d ’invogliare qualcuno ad affrontare con am pia visione l ’im p ortan ­
te argom ento nelle sue linee generali o nei num erosi problem i e a r ­
gom enti particolari a i quali offre m ateria. I docum enti p olitici di
più antica data riferen tesi alla Liguria, nel repertorio del P eroni
appartengono al 1792 e con siston o nella corrispondenza e nelle in ­
form azioni su llo sta to di Genova m andate a l Com itato di S alu te
Pubblica, da Robespierre il giovane, com m issario presso l ’esercito
del V aro (l ).
È noto che l ’A nselm e, com andante di quell’esercito che si tro v a ­
va in gravi difficoltà finanziarie, tentò invano per mezzo del m in i­
stro a Genova, N a illac, di ottenere un prestito dalla R epubblica (2) :
ora si apprende che il M ontesquiou, com andante d e ll’esercito di
Savoia, se ne fece u n a’rma contro il collega (3). Erano le prim e
prove della difficile n eu tralità genovese, tenacem ente d ifesa contro
le m olteplici in sid ie e le aperte violenze (4).
(1) È segnata A FII. 63; P e r o n i, pag. 174. Per questa corrispondenza v.
A. A u la r d , Recueil des Actes du Comité de Salut Public, t. I, Paris, Impri­
merie Nationale.
(2) jo b e r t, op. cit.,. pag. 80 segg. ; e v . anche V ita le, I dispacci dei diplo­
matici genovesi a Parigi (1181-1193), in « Miscellanea di Storia Ita). », III
Serie, t. XXIV, Torino 19.35,-XVI, pag. 57 segg.
(3) A FII, 281, fase. 2346 «R éfutation de la calomnieuse improbation du
général Montesquiou sur Temprunt que le général Anselme avait proposé
à la Répubblique de Gênes», ottobre 1792; P e r o n i, pag. 175.
(4) Sulla neutralità genovese e le sue vicende P. N urra , La coalizione eu­
ropea contro la Repubblica di Genova, in «A tti Soc. Lig. St. P a tria», voi.
LXII, 1934. Per i rapporti col Piemonte che hanno tanta importanza nel de­
terminare la neutralità, N inetta S a v e l l i , La politica di Genova verso il
Piemonte, 1791-179$, in « Giorn. Stor. Letter. della Liguria », 1936.
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DOCUMENTI
DI
STO R IA
L IG U R E
(1789-1815)
ECC.
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L e le t t e r e d el C acau lt, in v ia to francese a Roma., recate in appen­
d ic e d a l P e r o n i, m ostran o che per i più illu m in ati diplom atici fran­
c e s i la n e u t r a lit à era q uan to di m eglio si potesse attendere da Ge­
n o v a . V i s i p a r la un lin g u a g g io diplom atico che non ha nulla a che
v e d e r e c o n i rum orosi program m i della guerra di liberazione dei
p o p o li e d i p rop agan d a rivoluzionaria. Genova era necessaria ai
r if o r n im e n t i fr a n c e si, p erciò, qualora conservasse la neutralità e
d o p o l a c o n q u is ta fran cese, avrebbe potuto essere stretta in alleanza
co n la r e p u b b lic a e avere un am pliam ento di territorio a Oneglia,
v e r so le L a n g h e e anche verso la. Lunigiana. Precisam ente le antiche
a s p ir a z io n i c h e la repubblica democratica· ligure tentò di attuare con
te n a c e in s is t e n z a , riu scen d o so lta n to per i feu di im periali, e più tardi
p er O n e g lia e Loano.
L e d u e v e c c h ie repubbliche m arinare, secondo il Cacault, dove­
v a n o e s s e r e c o n se r v a te ; tu tto il resto d ’Italia diviso in tre repub­
b lic h e in d ip e n d e n ti, a lle a te tra loro e con la Francia, perchè « cette
c o n tr é e n e d o it p as être réu n ie dans un seul état, les situations géog r a liq u es s ’y op p osen t. Il se ro it im possible de fixer un point central.
La r é p u b liq u e d evroit a lo rs dégénérer en monarchie. Qjgant à la d i­
v is io n en p e t it s é ta ts, qui su b siste actuellem ent, si elle étoit conser­
v é e , en é ta b lis a n t la lib erté, le païs seroit rempli de guerres ci
c ile s » ( 1).
A n c h e m a g g io r e im p ortan za ha il quadro politico di Genova che
A n g e lo M a r ia E ym ar tra c c iò il 18 marzo 1704 a l Comitato di Salute
P u b b lic a (2). A n c h ’eg li p a rte d a lla doppia premessa che la Francia
è a lim e n t a t a in gran p a rte d a ll’Ita lia e che non potrà esserne pa­
d r o n a se n o n possed en d o P iem o n te e Lombardia. Ma per entrare più
f a c ilm e n t e in P iem o n te c o n sig lia di abbandonare il proposito del
p a s s a g g io d e lle A lp i. « La véritab le clef de l ’Ita lie est l ’E tat de
G ên es. C inq gra n d es rou tes d an s la rivière du Ponent conduisent
d r o it à T u r in . On p eu t p asser à Y entim iglia, à Oneglia, à Albenga,
à S a n P ie t r o d ’A rena, san s éprouver de grandes difficultés, pourvu
q ue le s G é n o is ne d isp u te n t p as le passage à notre armée ». ÏÏ stato
il p ia n o d el M a illeb o is nel 174Γ>, sarà il piano del Bonaparte nel 1796.
C om e m ezzo p o litic o , fa tta u n ’acu ta disam ina delle condizioni poli­
t ic h e e s o c ia li di G enova, l ’E ym ar propone che la Francia si appoggi
a q u e lla c h e e g li ch ia m a « l ’op p osition », cioè il partito dei nobili po­
veri e n o v a t o r i. « Q uand m êm e on rejetterait le projet d ’entrer en
I t a lie p e r l ’é t a t de G ênes, n ou s aurions toujours un grand intérêt
à s o u te n ir le p a r ti de l ’o p p osition , parce que la neutralité de cette
R é p u b liq u e , q u ’il nuos assu re, nous procurera toujours une partie
d es a v a n ta g e s d on t j ’a i parlé ».
(1) L e tte r e 4 marzo e 22 aprile 1794;
P e r o n i,
pag. 259 segg.
( 2) A r d i. N a t. K. 1326, n . 4; P e r o n i, pag. 272 segg.
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V IT O
V ITALE
I
due em issari raccom andano sem pre di usare m olta prudenza
con g li Ita lia n i. A questa norm a non si sono a tte n u ti i rap p resen tati
della F ran cia Genova : Sém onville e T illy prim a, p oi V illa r s è
F aip ou lt. L ’opera che essi hanno sv o lta è stata già largam en te s tu ­
d iata (*) m a la ricerca dovrà essere com piuta con Pesam e delle
loro corrispondenze e di quelle dei C onsoli generali, prim a il Lachèze e poi, dal 1797, il B ellev ille che, succeduto nel 1798 a l F a i­
poult e a l Sotin, ebbe, come in caricato di affari, una p arte assa i
im portante nella vita genovese del tem po (2). D el Lachèze è in d i­
c a ta una relazione d e lP ll ottobre 1796 su lo sp irito pubblico a G e­
nova : sarebbe interessan te confrontarla con quella red a tta da N a ­
poleone Bonaparte dopo la sua m issione a Genova n el 94 (3). Il
com m issariato straordinario di S a liceti ancora nel 96, non ha
traccia nelle carte delPA rchivio N azion ale; può darsi che le sue
corrispondenze si trovino al M inistero d egli E steri ; com unque è
certo che egli ha aggiunto Peperà propria a quella di F a ip o u lt,
rivolta a scalzare Paristocrazia (V;. Ormai lo sconvolgim ento g e­
nerale recato d alle vittorie napoleoniche portava le sue consegu en ­
ze. I l saggio della corrispondenza F a ip ou lt, recato dal P eron i (5),
m ostra la difficile situazione delP inviato straordinario preso Jpa la
posizione ufficiale e le pressioni degli elem enti dem ocratici e n o ­
vatori. In realtà egli, d ’accordo col Bonaparte, non riteneva an ­
cora venuto il momento di « rigenerare » la L iguria, ma quando
gli elem enti più accessi precipitarono le cose coi tu m u lti del 21
e 22 m aggio, obbedendo alle direttive del generale, im pose la tr a ­
sform azione della vecchia repubblica aristocratica. È noto che, come
per V enezia, la cosa spiacque al D irettorio e trovò aspri avversari
nel C onsiglio dei Cinquecento (6) : il rapporto presentato a l D i­
(1) D al L evati , dal B ig o n i , dal T rucco e da molti altri; v. le indicazioni
bibliografiche in Onofrio Scassi, pag.
(2) Arch. Nat. A FU I, 65-66; P ero n i, pag. 179. Vi sono anche dispacci del
Cacault, per breve tempo a Genova tra il Villars e il Faipoult ; e vi è com­
presa la corrispondenza di Bartolomeo Boccardi dal 1794 a Parigi come in­
caricato d ’affari e poi ministro plenipotenziario. La corrispondenza ufficiale
del Boccardi e degli altri agenti genovesi col proprio governo dal 1794 al
1799 è in C o lu c c i, La Repubblica di Genova e la Rivoluzione francese, 4 voi.
Roma, 1902.
(3) Ë tra gli scritti inediti pubblicati da S i m o n e A s k e n a z y nel 1929. Sulla
missione v. lo scritto di P. N u r r a in « La Liguria nel Risorgimento », Geno­
va, 1925.
(4) Importante relazione degli Inquisitori in « Ardi. St. Genova » ; Confi­
nium, filza 178, 18 marzo 1796; v. anche G. B ig o n i , Il Saliceti a Genova nel
1796, in « Giorn. Storico e Lett. della Liguria », 1900, pag. 318 segg.
(5) Pag. 287 segg.
(6) R. G uyot , op. cit. in «L a Révolution Française», a. XXIII, n. 1, 14 lu­
glio 1908, pag.. 50 segg.; V itale , Cristoforo Vincenzo Spinola e Vinnocuo com­
plotto contro la Repubblica Ligure, in « Giorn. Stor. Letter. della Liguria d,
1935-XIII, pag. 81 segg.
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DOCUM ENT F DI
S TO R IA
L IG U R E
( 1 7 8 9 - 1 8 1 5 ) ECC.
97
r e tt o r ie i l 22 term id oro an n o V (9 agosto 1797) per approvar la
c o n d o t ta d a l B o n a p a r te e del F a ip o u lt ne è una'riprova (x)).
P e r il p e r io d o d e ll’a g ita ta Repubblica Ligure, ai dispacci del
F a ip o u lt e d e l B e lle v ille che si trovano n ella serie parigina AF
I I I . GG, a l la co rrisp o n d en za diplom atica del Sotin succeduto al
F a ip o u lt e d e llo stesso B e lle v ille conservata n e ll’Archivio degli
E t e r i, s o n o d a ag g iu n g ere le lettere del m edesimo diplomatico —
a d o p e r a te in p a r te d allo S c io u t e dal D riau lt — a ll’Eymar, com­
m is s a r io c iv ile j)resso il nuovo Governo Provvisorio del Piem on­
t e (2). T u t t o q u esto m a teria le integra certam ente, massime nel
r is p e t t o d ip lo m a tic o , il ricch issim o fondo d ell’Archivio genovese (3)
e p u ò g e t t a r lu c e su a lc u n i p u n ti ancora non ben chiari dei rap­
p o r ti t r a la F r a n c ia e la R epubblica Ligure. È assai probabile, per
e s e m p io , c h e la corrispondenza, tra il B elleville e l ’Eymar si rife­
r is c a a d u n e p iso d io rim asto sin qui oscuro e che ora è illum inato
d a a lc u n e le t t e r e d ello ste sso Eym ar riprodotte in appendice dal
P e r o n i (4).
F r a n c e s c o M assu ccon e, rappresentante del D irettorio Ligure pres­
so i l G o v er n o P ro v v iso rio piem ontese, il 9 febbraio del 99 ebbe dal
g e n e r a le G r o u c h y l ’ordine di p a rtire im m ediatam ente e questa in ti­
m a z io n e , c o m e scriveva con fr a se tipica del tem po e più del suo ca­
r a tte r e il p r e s id e n te L u igi C orvetto, veniva « a scuotere dolorosa­
m e n te la s e n s ib ilit à » dei govern an ti genovesi. Tornato a Genova, il
M a s su c c o n e p r o te s tò con tro l ’accusa di ricettazione di controrivolu­
z io n a r i e d i .co n ciliab oli se g re ti, pericolosi per la libertà del P ie­
m o n te (5).
C e r ta m e n te n e lle lettere al su o Governo si era mostrato poco fa ­
v o r e v o le a l l ’u n io n e d el P ie m o n te a lla F rancia, votata per malcelata
im p o s iz io n e a p p u n to in quei giorn i, m a quale fosse precisamente
P a d d e b ito c h e g li era m osso non appariva. Ora una lettera, urgente
d e ll’E y m a r a l D ir e tto r io in d a ta 8 febbraio e gli annessi documenti
p a r la n o d i u n co m p lo tto con tro i F rancesi organizzato e capitanato
d a l p o e ta F a n t o n i e d a a ltr i d ei più accesi patrioti che i rappresen­
( A) D e la ré v olu tio n génoise et de la conduite des agens de la rcpubUf/ue
f r a n ç a is e ani m ilie u de ces é v é n e m e n ts ; P e r o n i , pag. 179.
( 2 ) A rch. N a t. K 1331; P e r o n i , pag. 232.
( 3) Il m a te r ia le genovese della serie diplomatica e della Sala 50 è stato
a m p ia m en te adoperato d alla D ott. Margherita Castello per una tesi di laurea
{La· Repubblica. Ligure D em ocratica, 17 Gennaio 1798 - 7 Dicembre 1799) che
m eritereb b e la pubblicazione.
(4) A rch . N a t. ΑΓ III. 80; P e r o n i , pag. 294 segg. Alla guerriceiola tra Pie
m o n te e R ep. L igure nel Giugno 1798, combattuta per ispirazione dei gene­
r a li e d ip lo m a tic i francesi e fa tta cessare dal Direttorio, si riferiscono alcuni
d o cu m en ti in F I I I , 529 ( P e r o n i , pag. 190).
(5) V i t a l e , I dispacci dei diplomatici genovesi a Parigi (1778-1793), pag. So
seg g . e U n g io rn a le della Rep. Ligure. 11 Redattore Italiano, in « Atti Soc.
L ig . S tor. P a tr ia », LXI, pag. 34.
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98
VITO
V ITA LE
ta n ti francesi definiscono dem agoghi e a n arch isti. Il F a n to n i, è n oto,
tentò in ogni modo di opporsi a ll’an n ession e; il B o tta , che faceva
parte del Governo Provvisorio piem ontese e si acconciò a l l ’unione
per tim ore di peggio, dice che il poeta « faceva un dim enare in c re ­
d ibile contro il Governo e contro la sua risoluzione, qualificandola
di tradim ento contro l ’Ita lia ; insom m a tan to d isse e ta n to fece che
fu forza cacciarlo in cittadella- » i 1). T estim one e p artecip e d i quei
fa tti, il B otta è qui reticente. L ’organism o segreto, di' carattere n e t ­
tam ente italian o, cap itan ato dal F a n to n i e rivolto a costrin gere
il Governo alla revoca del proposto pleb iscito, era la S ocietà dei
R aggi, ormai diffusa in m olte regioni d ’Ita lia : lo conferm ano i. p a r ti­
colari esposti dal Grouchy a ll’Eym ar e collim anti con quan to d ’a l­
tra parte sappiam o della Società stessa. Q uello che il C arutti
aveva riferito come voce diffusa (2) appare con ferm ato d ai rap­
porti del Grouchy dai quali risulta che la causa d e ll'a llo n ta n a ­
m ento im m ediato del M assuccone fu appunto la vera o supposta
partecipazione al com plotto e quindi alla Società che i fran cesi c h ia ­
m arono anche la Lega N era. Le prepotenze e le ruberie fran cesi a s ­
sociavano così ai p atrioti più fervidi un uomo che non può certo
essere considerato una testa calda e un « an arch ista » (3) m entre
determ inavano, come rim edio u tile ad un tem po a ll’I ta lia e alla
F ran cia, quella chiara concezione unitaria che ha avu to ripercus­
sioni negli appelli al D irettorio e ai C onsigli di F ran cia, conser­
vati anche nelle carte d e ll’A rchivio N azionale (*).
Scarso m ateriale offrono i docum enti parigini per gli ultim i
anni della Repubblica Ligure, restaurata dopo l ’assedio del 1800, sin o
a ll’annessione a ll’im pero nel 1S05. Anche qui bisogna ricorrere?
alla parte diplom atica delPA rchivio genovese, alla sala 50 per l ’a ­
zione politica e am m inistrativa, alle serie m ilitari per l ’assed io
fam oso; ma sopra tu tto a ll’Archivio del M inistero francese d egli
E steri per le corrispondenze così del D éjean, rappresentante del
Prim o Console e opprim ente protettore della R epubblica, com e del
S aliceti che preparò e determinò l ’annessione. Q ualche cosa ci sarà
tu ttavia da spigolare anche n ell’Archivio N azionale, per esem pio
nella serie F 1 e, 81-82, di cui riferisco qui sotto il som m ario, e
nella A F . Ιλ , R elations extérieures, η. 1681% Ligurie, Gênes, a. VIII(») C . B otta, Storia ά Ί talia dal 1189 ai 1814.
(2)
D. C a r l t t i , Storia della Corte di Savoia durante la rivolu zion e e V im pero fra n c ese, II, 32 segg.; G. S forz \, Contributo alla vita di G iovanni Fantoni (Labindo), in «G iorn. Stor. Letter. della L ig u ria » , 1907. j>ng. 150 segg.
(3> P er la biografìa del Massuccone, Dispacci dei d ip lom atic i g enovesi a
P a rig i, pag. 25 segg., 77 segg.
(4)
Arch. N at. AD X \ . 50-51; P eroxi , pag. 237-23S. Su questi ap|>e11i e la
concezione unitaria nel 179Ì), v. A. S o l m i , L ’idea dell' unità italiana nell'et à
napoleonica, Modena, 1934-XII, e la mia rassegna bibliografica in a N uova
A ntologia », 1 marzo 1937-XV.
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DOCUMENTI
DI STORTA
L IG U R E
(1789-1815)
E CC.
99
a. X I I I (a p p u n to 1800-1805) (l). È un periodo questo non mai stu ­
d ia to a fo n d o ch e m eriterebbe una vasta e accurata indagine (2).
La s it u a z io n e cam bia in teram en te n ell’e tà napoleonica per la
q u a le , s e s i t o lg o n o le n o tizie d e lla ufficiale G azzetta di Genova (non
p iù ora G a z z e t t a 'Nazionale) e di qualche archivio particolare (co­
m u n a le , d e l l ’U n iv e r s ità , di P am m atone, ecc.), mancano le fonti lo­
c a li e la d o c u m e n ta z io n e va cercata a P arigi.
Q u i il m a te r ia le è ab b on d an tissim o: un incartam ento di Carat­
t e r e p o l it i c o è in tito la to R éun ion de la République Ligurienne à
ΓE m p i r e , 1805 (3) e una serie sistem atica nella categoria F 1 a
( P a y s an n xéft ou d é p e n d a n ts , 1792-1815), oltre al ras sunto degli
u ltim i a t t i d e l S en a to di G enova e a inform azioni sui diversi rami
del l ’a m m i n is t razion e, raccoglie i m aggiori provvedimenti riguar­
d a n ti la L ig u r ia nei prim i a n n i del dom inio imperiale. L’impor­
ta n te s o m m a r io (4) m erita di essere integralm ente riferito:
F 1 c 81 - 1. Som m aire des derniers actes du Sénat de Gènes, 1805.
2 . - A c t e s d e l ’A rcb i-T résorier de l ’Em pire relatifs à la Ligurie.
3 . - C o r r e sp o n d a n c e et fe u ille s d'enregistrem ent de la corre­
s p o n d a n c e d e M . de C liam pagny m inistre de l ’intérieur, 1805-1800*.
4. - C o r resp o n d a n ce et m esures relatives aux élections des d é ­
p u té s d e la L ig u r ie au C orps lé g isla tif, 1805 1807.
5 . * C o r r e sp o n d a n c e du B aron de G iusti, ex-m inistre plénipoten­
t ia ir e d e l ’E m p e r e u r d ’A u striçh e à Gênes, 1805.
G. - P r é c is d e s op éra tio n s du m inistre de l ’intérieur, à Gênes;
20-30 p r a ir ia l a n X I I I , 1805.
7. - R a p p o r t sur la s itu a tio n , les besoins et l ’adm inistration
d es t r o is d é p a r te m e n ts de la 2 8.me d ivision m ilitaire (Ligurie):
11 m e s s id o r a n X III, 1805.
8. - R e n s e i g n e m e n t s s u r la s ta tistiq u e : Travaux publics; situ a ­
tio n p o lit iq u e , e sp r it pub lic, 1802-1805.
9. - C o m m e r c e , a r t s e t m a n u factu res: renseignem ents sur le
c o m m e r ce m a r itim e ; port fran c de Gênes, 1805.
10. - D i v i s i o n s te r r ito r ia le s de la L i g u r ie : Départements de
G ên es, d e M o n ten o tte et des A p en n in s: délim itations, an X III.
11. - R e n se ig n e m e n ts sur les fonctionnaires, les candidats aux
fo n c tio n s p u b liq u e s et les n o ta b les de la Ligurie, 1805.
(1) Ρ εβθχι , p a g g . 4β e 105.
( 2) Le lin e e g e n e r a li <lel periodo in Onofrio Scassi, cap. I l i e IV. Molto
u tili p e r <iuesto tem p o , o ltre le sch em a tich e n otìzie d eg li Annali del Clavarino,
la G a z z e t t a X a z i o n a l e d i G en ova e le num erose raccolte di atti e di provvedi­
m en ti d e i v a r i co rp i di governo.
(3) A P IV . l e s i b - d ; Pf.rom , pag. 105.
(«) F i e, S1-S4; P e r o n i , pagg. 46-47.
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100
V IT O
VITA LE
82. - 1 - Finances du p a y s de G ênes; E ta t des revenus des J ésu i
te s — Ferm e des sels ; —«V érifications des ca isses publiques ; — É ta t
des im pôts in d irects; — L istes d es fon ction n aires de l ’a d m in istra ­
tion financière ; — dette génoise ; — E x tra its des livres de la B a n ­
que de Saint-G eorges à Gênes ; — P en sion s, 1783-1808.
2. - B u d g e t de la v ille de Gênes : D écret im périal du 25 m es­
sidor an X III, réglan t les revenus de la v ille, 1805.
3; - H ospices e t étab lissem ents de bienfaisance de la v ille de
Gênes, 1805.
4. - Instru ction p u b liq u e : N otes sur l ’U n iversité de G ên es;
états des étab lissem en ts d ’in stru ctio n s et du personnel en seign an t,
1797-1805.
5. - Priso-ns de Gênes : L istes de prisonniers ; supplique des
détenus pour dettes, 1803-1805.
83. - 1 - Correspondance de l ’Archi-Trésorier de l ’E m pire, gou ­
verneur général de la L igurie ; affictation de locaux et de m obilier
tivem en t a l ’organisation ad m in istrative de cette province et au
ch oix des fon ction n aires, 1805-1S0G.
2. - D écrets rendus par l ’A rchi-Trésorier Lebrun, comme G ou­
verneur général de la Ligurie, affectation de locau x e t de m obilier
au x adm in istration s ; circonscription s territoriales, 1805-1806.
3. - Correspondance des préfets des A lpes m aritim es, des A p en­
n in s, de Gênes et de M ontenotte, des sous préfets de B ardi, Bobbio,
Ceva, C hiavari, N ovi, Sarzana, V oghera, avec PA rchi-Trésorier au
su jet de l ’organisation des différents services dans leurs départe­
m ents et arrondissem ents respectifs, 1805-1806.
84. - 1 Régime a d m in is tr a tif de la 28.me division m i l i t a i r e :
D écret im périal du 10 févrer 1810 rapportant les pouvoirs extraor­
dinaires accordés à l ’Archi-Trésorier Lebrun et lui conférant les
m êm es pouvoirs dont a été investi le prince Louis, Gouverneur de
la 27.me division m ilitaire, 1810.
2. - Divisioii de la République ligurienne : Décret im périal du 17
prairial an X III réglant la division de la ci-devant République lig u ­
rienne aux points de vue adm inistratif, judiciaire, m aritim e et m ili­
ta ir e , ain si que l ’organisation du commerce, des douanes et co n tri­
butions ; — A utre décret de la même date conférant au m inistre de
l ’in térieu r tous pouvoirs pour organiser les départem ents des Gênes,
d e M ontenotte et des Apennins ; —« Projets de nouvelles circonscrip­
tio n s des arrondissem ents de Bardi et de Bobbio, 1805-1806.
3. - Correspondance relative au service du M oniteur e t du B u l­
letin des lois aux fonctionnaires de l ’adm inistration de la L igurie,
.an XIV.
4. - Décret im périal du 21 février 1808, ordonnant le rachat des
rentes foncières dans les départem ents liguriens, 1808.
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DOCUMENTI
DI
STO R IA
LIG U R E
( 1 7 8 9 - 1 8 1 5 ) ECC.
101
A q u e s to g ià cosp icu o m ateriale m oltissim o altro se ne aggiunge
d is tr ib u ito in nu m erose categorie sistem aticam ente ordinate. La loro
e s p lo r a z io n e potrebbe con trib u ire alla, soluzione di m olteplici pr»/
b lem i a n c o r a in s o lu ti. L ’e tà napoleonica, in fa tti, tu tta dominata
d a lla g r a n d e figura e d alla grande opera p olitica e m ilitare del pro­
t a g o n is t a , è s t a t a stu d ia ta , jjer così dire, più d a ll’esterno che dal­
l ’in te r n o n e i r ig u a rd i d e ll’Italia. e ? anche dopo qualche opera d’in ­
sie m e , c o m e il P e r io d o napoleonico del F iorini continuato dal Lemmi,
e m o lt i s a g g i p a r tic o la ri ita lia n i e francesi ; m olto rimane da fare
p er d e te r m in a r e il carattere e il contributo che gli italian i diedero
a l r e g im e n a p o le o n ic o , l ’an im o e la pratica capacità che vi recarono,
la r e a le p o r t a ta dei benefici econom ici che a quel regime si attribui­
sc o n o , le c o n d iz io n i c u ltu ra li, com m erciali, sociali, i trapassi di
p r o p r ie tà d e l l ’a g ita to periodo e, come conclusione, il problema
fo n d a m e n ta le d ei reali rap p orti tra questa età e il risorgimento.
P r o b le m i g e n e r a li che tu tta v ia bisogna com inciar daH’indagare
r e g io n e p er reg io n e. Chi vog lia studiare lo stato di spirito, l ’opi­
n io n e p u b b lic a , le a g ita zio n i e cospirazioni degli ultim i anni napo. le o n ic i, t r o v e r à am pia m ateria nella serie am m inistrativa F l° I I I
c o n te n e n te r a p p o r ti dei p refetti e sottoprefetti sullo stato politico e
a m m in is tr a tiv o delle circoscrizion i e sullo svolgim ento delle elezioni,
m en tr e la s e r ie F lc V dà le deliberazioni e i processi verbali dei
C o n sig li g e n e r a li dei son g o li dipartim enti in ordine alfabetico (*).
L a se r ie F 7, co n ten en te m ateria di polizia, può fornire altre u tili
in fo r m a z io n i n e lle categorie P rigion ieri di stato e detenuti per cau­
se p o litic h e ( l ’in ca rto 3279 riguarda la prigione di stato di Com­
p ia n o ), m o v im e n to di p orti e sorveglianza delle coste, statistica per­
s o n a le e m o r a le (relativa a partecipi a turbolenze insurrezioni e
m o ti p o p o la r i), em igrazione p o litica . Per esem pio, il n. 6138- com­
p ren d e : E t a t n o m in a tif des individus qui domiciliés dans les Com­
m u n e s d u d é p a r te m e n t de Gênes au m oment ou ?' adm inistrat ion
f r a n ç a i s e à c o m m e n c é , o n t cessé d ’y resider et n’y sont point rentrés en
e x e c u tio n d u d e c re t du 18 septem bre 1801: il n. 8826: affaire
D o l i v e t ; c o n s p ir a t io n a Gênes (episodio che credo affatto scono­
s c iu t o ) ; i l η . 9937: S t a t o dei condannati nel dipartirnento di Ge­
nova' (2). A su a volta la serie B B 16 relativa alla giustizia contiene
a n c h e p r o c e s s i p o litic i (3) e la B B 18, riservata alla materia crim i­
n a le , ha m o lt i processi per diserzione e renitenza alla coscrizione
(1) P e r o n i , p a g g . 35-38. P er la L iguria, come è noto, i dipartim enti erano
t r e : A p e n n in i (C h ia v a ri), G enova e Ivlontenotte (Savona).
( 2) p e r o n i , p agg. 119-127. NeU a serie F s P olizia san itaria , si troveranno
n o tiz ie (N . 92 se g g . e 97 segg. ; P e r o n i , 12S) ; sui cim iteri e sulla vaccinazione,
q u e s tio n i c h e h a n n o avu to a G enova notevole im portanza.
(3) P e r i d ip a r tim e n ti lig u ri, B B 16, n. 40, 177-27S-4S2; P eroni, pag. 214.
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102
V IT O
VITA LE
che ebbe in qualche parte di L iguria assa i fiera resisten za (>). È
poi da ricordare che m olte di queste serie hanno indici' di nom i, u t i­
lissim i a chi faccia ricerche su determ inate persone ; così avviene
per il personale dei dipartim enti, per le onorificenze, per i r ifu g ia ti
p o litici, per m olti a tti di polizia, per i can didati ai co lleg i e le tto ­
rali, per gli appartenenti al Senato conservatore (2).
In m ateria am m inistrativa può essere utile la raccolta dei decreti
dei proclam i e delle circolari dei prefetti e anche più la serie d egli
incartam enti dei sin goli com uni, d isposti per ciascun dipartim ento
in ordine alfabetico, e dei rapporti tra i vari d ip artim en ti e com uni,
com prese tu tte le questioni relative alla, viab ilità ed anche a g li a llo g ­
giam enti m ilitari che hanno rappresentato uno dei m aggiori pesi
per le popolazioni (3>).
La serie F 2 riguarda i corsi d ’acqua, i m ulini, le fabbriche, la
F 10 l ’agricoltura (al 11. 202, 4, M issione d i D e Condoli e in Liguria) ;
la F 11 i prezzi e m ercati ; la F 12 il com m ercio e l ’ind u stria. In ques t ’ultim a sono degni di nota g l’in cartam en ti n. 513 « L a Chanibre
de comm erce de Gênes\ réclame pour les bâtim en ts m archan ds qui
fréq u e n te n t ce p o r t , protection contre les p e tits corsaires qui in fe ­
s te n t la côte » 6 m aggio 1808 : e n. 535 contenente prosp etti s ta ti­
stic i sul num ero e la qualità dei c o lli di merci passati da Genova, e
dalla Liguria a M ilano negli anni 1806-1807. U n inserto speciale si
riferisce al com m ercio di Genova tra il 1805 e il 1808, a ltr i al m o­
vim ento dei porti liguri, mentre qualche cosa si potrà ricavare in
F 14 1269-1270, d alla grande inchiesta del 1811-12, estesa a tu tti i
d ip artim en ti, su l commercio e sui mezzi di trasporto (4). La serie
F 13 si riferisce agli edifici civili (5), la F 14 a lavori pubblici, ai
p onti, alle strade, alle fabbriche ai porti, sui quali si può vedere
anche la serie B B 2 M arina n. 77 e 137, in B B 3 308 n. 20, un in ca r­
tam ento speciale riguarda il porto della Spezia (6). A g li I s titu ti
P ii e alle Opere di carità sono riservate le categorie F 15 e F 16 : n o ­
tevoli gli incartam enti n. 2602 - 2602
e2643, relativi a ll’istitu to
(*) B B 18,
n . 4, 29, 48 e 121-123, 343-346, 583-539 p e r i s i n g o l i d i p a r t i m e n t i ;
.215-216.
( 2) Peroni, pagg. 30. 40, 194, 223.
( 3) Id. pagg. 28-31, 113-114. Il numero 547 della serie F ia (Id., pag. 29) ri­
guarda : Serment de fidélité à prêter au Roi de Naples par des propriétaires
de rentes sur le gouvernement napolitain dom iciles dans le département de
Montenotte, 1809.
(4) Id., pagg. 113, 137, 140, 143, 148. Da notare anche la Distribution, sous
le nom de Loterie, des produits de l'industrie d e la ville de Chiavari (F ia, 543,
pag. 29) e un inserto sulle ardesie di Lavagna nel 1809 in F 14, n. 1312 (pag. 148).
(5) Per Genova, n. 1563, 1608-1611; P e r o n i , pag. 144-145. Sui palazzi Du­
cale, Doria, Tursi, Pallavicini, Brignole Sale, v. anche O2 1040 (pag. 226).
( 6) P eroni, pag. 145 segg., e 218-220.
P e r o n i, p a g .
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DOCUMENTI
DI
STO R IA
LIG U R E
103
( 1 7 8 9 - 1 8 1 5 ) E CC.
d ei s o r d o m u ti e a l m onte di p ietà di Genova i 1). La materia di cu l­
to (p e r s o n a le e c c le sia stic o , congregazioni, edifici, parrocchie, sem i­
n a r i) è r a c c o lt a in F 19, m en tre F 20 è riservato a statistiche di vario
a r g o m e n to ; n o te v o li le s ta tistic h e demografiche del 1810, certo in
r a p p o r to a l ce n sim e n to del quale si conservano n ell’archivio comu­
n a le d i G e n o v a i r e g istri (2).
P a r t ic o la r e am piezza e im portanza ha la serie F 17 nella quale
è r a c c o lto t u t t o ciò. che si riferisce alle istitu zio n i di cultura e alle
s c u o le d i v a r io grado, d a lle U n iversità alle primarie. La storia di
q u e s te i s t it u z io n i n e ll’e tà napoleonica, dopo la vecchia opera dell ’I s n a r d i s u l l ’U n iv e r sità , è sta ta ten tata su lla base dei documenti
d e ll’A r c h iv io u n iv e r sita rio e dei verbali d ell’istitu to Nazionale, poi
A c c a d e m ia im p e r ia le (3) m a è indubbio che l ’im portante documen­
ta z io n e d e l l ’a r c h iv io p arigin o è indispensabile a una sicura e incom ­
p iu ta r ic o s tr u z io n e .
' A lt r e t t a n t o può d irsi di t u tt i i particolari argomenti studiati
s u lle f o n t i lo c a liy le in d a g in i del Bruzzone sul Monte di P ietà e
d e l M io li s u lla Cam era di Com m ercio, del Pessagno sulla marineria,
d e ll’A n s a ld o s u lle co stru zio n i navali e su m olti altri punti della
v it a g e n o v e s e d el tem po (4) com e-q u elle del Noberasco e di altri
s u lla S a v o n a n a p o leo n ica , hanno bisogno di essere integrate per una
v is io n e p iù a m p ia e m eno unilaterale con ricerche n ell’Archivio
N a z io n a le .
S i è se m p r e d etto che questo m ateriale ci doveva essere ; ora si
sa che c ’è, e abbon dante, e d ov’è e come ordinato : rimane da augu­
r a r e c h e g li stu d io si abbiano l ’opportunità e il buon volere di
a d o p e r a r lo .
V ito V itale
(!) Id ., p ag. 150-154. Per l’assistenza ai sordomuti di Genova, F 17, n. 1145.
p a g . 158.
( 2) P e r o n i, p ag. 158 segg. I n. 1276-79 hanno per argomento: Transport en
F r a n c e d e s o b je ts de sciences et d ’ars d'Italie. Sulla stessa materia F 21,
η. 573-574; pag. 172.
(3) O no frio S c assi, passim e v. indice.
(4) N el « R accoglitore Ligure », 1933-1935.
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TOMMASO DI SA V01A-CARIGN ΑΝ Ο
NELLA GUERRA CONTRO GENOVA
(C o n tin u a zio n e - V. n u m ero p re ce d en te )
7) F allim en to d ell’im presa d i S a v a n a ;
catastrofe.
Tom m aso e v ita
una
Difficile era: la condizione in cui si trovava l ’esercito fran co-sa­
baudo : torm entato dalle m alattie, im p ossib ilitato ad avanzarsi, p er­
chè dalla F ran cia non giungevano rinforzi (3), stretto da presso d a l­
l'avversario con audacia sem pre m aggiore (2), non voleva tu tta v ia r i­
nunziare a qualche più vistosa conquista. A bbandonato l ’obiettivo
(li Genova, si volle ten tare l ’im presa di Savona. Il 12 giugno, dato
fuoco a V oltaggio, i Franco-sabaudi si diressero verso R ivalta, la ­
sciando a Gavi e a N ovi una forte guarnigione e le artiglierie, che
per la difficoltà del terreno non potevano essere trasportate.
La m arcia non fu disturbata d al F eria, che era m om entanea­
m ente im m obilizzato per una caduta da cavallo e che aveva ordine
di non attaccare il Lesdiguières. Solo a Francavilla vi fu un ep iso ­
dio pericoloso. Il La M otte-Verdeyer, che comandava la retroguar­
dia, <lel Conestabi'le, vedendo sulla via un gruppo di cavalieri n e­
m ici, che scortavano 1500 fan ti, mandò alcuni archibugieri per t e ­
nerli a bada. Gli S p a g n u o li, seguirono da presso i F ranco-sab audi ;
al passaggio d ell’Orba erano talm ente vicini che il francese Brunet e alcuni cavalleggeri non seppero resistere alla ten tazione di m i­
surarsi col nem ico e piombarono sugli Spagnuoli. Ma subirono per­
dite gravi ; per poco non fu catturata la cornetta del m aresciallo e
caddero m olti valorosi ufficiali. E vitò una catastrofe l ’intervento di
Tom m aso, che, accorso con la m aggiore celerità, riuscì a salvare quel
gruppo di gentiluom ini delfinati, im prudentem ente im p egnatisi n e l­
l ’azione (3).
L ’arm ata giunse ad Acqui il 13 giugno e vi si ferm ò sei giorn i.
Sapendo che il Feria era nei dintorni di A lessandria, Carlo Em a(!) Invano fu mandato presso Luigi XIII il signor di R eaux; troppo vi era da
pensare a ll’interno.
(2) Don Felice, figlio naturale di Carlo Emanuele I, sfuggì a stento alla
cattura nei pressi di Savignone.
(3) V id e l , C apriata , B ouchet recano quest’azione del principe Tommaso.
D ufayard , op. cit., pag. 554.
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TOMMASO
DI
SA V O IA -CA RIG N A N O
NELLA
GUERRA
CONTRO GE NOVA
105
n u e le e il L esd ig u ères d ecisero di restare sulle frontiere del Mon­
fe r r a to p er ten ere a bada, g li Spagnuoli, mentre Vittorio Amedeo e
il C réq u i s i sareb bero d ir etti con 8000 uom ini verso Savona. Il pic­
c o lo e s e r c ito m osse per Sp ign o e Dego ; ad Acqui furono lasciati 3000
u o m in i c o n a r tig lie r ia .
Il
d u c a e il C on estab ile si avanzarono fino a Spigno per essere
p r o n ti a g e tt a r s i n e ll’una o n e ll’altra- direzione secondo il bisogno
e i l C réq u i occu p ò Cairo (*). P erò Tommaso, tornato ad A sti per ra­
d u n a r e tr u p p e e m u nizioni, segnalava che il Feria non si sarebbe
m o sso fin o a che non avesse veduto im pegnate le forze del duca (2).
D o p o u n a b reve dim ora a C ortem ilia (8), egli, di nuovo ad A sti, av­
v e r tiv a : « I l disegno dei nem ici è di far paura ad Acqui, d ’impe­
d ire l ’a n d a ta d el principe a Savona; però mi potrei ingannare » (4).
Il
g r a n d e num ero di diserzioni e di m alattie diminuiva intanto
te m p r e p iù l ’efficienza d e ll’esercito. « Concorrono alle porte di que­
s ta c it t à — scriveva Tom m aso — m olti am m alati, che vengono dal­
l ’a r m a ta e t a ltr i paesan i che si am malano alla giornata, i quali
m ’è p a r s o b en e di m andar nel luogo di V ariglie qui vicino di buo­
n is s im a a r ia perchè si riabbiano » (5).
N e llo s t e s s o tem po giungeva notizia di una mossa del Feria, che
« fo r s e f a r à m odificare le risolu tion i prese dal Contestabile » ; e
seb b en e im m e d ia ta m en te si facesse correre da parte spagnuola una
s m e n tita p er sviare le ev en tu a li controm isure di prudenza (6), la
p r im a in fo r m a z io n e recava il vero. In fa tti, mentre il Lesdiguières
era a S p ig n o , C arlo E m an u ele a Torino e il principe di Piem onte e
il C réq u i s i a vviavan o verso la R iviera di Ponente, il duca di Feria
co n 2 2 .0 0 0 u o m in i e 500 cavalieri pose l ’assed io ad Acqui. Il ser­
g e n te d i b a tta g lia Q u illas, che comandava la piazza, essendosi i suoi
r if iu ta t i d i com b attere e g li ab itan ti di concorrere alla difesa, si ar­
re se . U s c ir o n o d alla c ittà 2300 soldati, che si ritirarono verso la
F r a n c ia . G li S p agn u oli fecero bottino di 17 bandiere, 50 barili di
p o lv e re , c a n n o n i, viveri e d ella ricca guardaroba ducale (7). Le sol­
d a te sc h e s i com p ortarono con estrema ferocia, gettando gli amma­
D u f a y a e d , op. cit., pag. 555.
(2) T om m aso al padre, A sti, 20 giugno 1625. Sede cit., mazzo 50.
(3) T om m aso al fratello V ittorio Amedeo, Cortemilia, 28 giugno 1625. Ivi.
(4) « M ando g li avvisi anche al Contestabile e al Principe sono in Acqui »,
sc r isse T om m aso al padre, A sti, 30' giugno 1625. Ivi.
(5) T om m aso al padre, A sti, 1 luglio 1625. Ivi.
(6) « P a r e ch e Spagnuoli se ben siano usciti in campagna non siano per
fa r co sì p resto gran cosa non lasciarò però di scriver al Prencipe per saper
d ove concerteran n o si debba unir la gente, et già havevo avisato il M.se Villa
acciò fa c e s s e tener la cavaleria pronta, per potersi inviar subito come mi
m anda h aver fa tto e d ’averne dato parte al prencipe ». Tommaso al padre,
A sti, 2 lu g lio 1625. Ivi.
( 7) D ufay a rd , op. cit., p a g . 555.
(1 )
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R O M O L O QU AZZA
la ti nella B orm ida t1). Acqui fu sm an tellata, il che su sc itò v iv a c is­
sim e proteste da p arte del duca di M antova, F erd in an d o G on­
zaga (2).
L ’azione era sta ta così rapida che Tom m aso ricevette d al Co
nestabile ordine urgente di raggiungerlo a B ista g n o , sen za aver p r i­
ma ricevuto notizia della caduta di A cqui. Era il 3 lu g lio : « D alF E spina vengo avisato — scrisse di suo pugno a l fra te llo — per p ar­
te del Conestabile di unir queste tru ppe ancor questa sera a l B estagno, dove egli si trovarà. Però, per far qualche cosa di buono, b iso ­
gnaria che il Contestabile fusse più fo r te ; a ltrim en ti non credo si
possa sostentar Acqui, se l ’inim ico vi vien con tu tta l ’a rm a ta » (3).
Con la m aggiore celerità che gli fu p ossib ile Tom m aso la sciò A sti,
arrivando a Loazzolo lo stesso giorno a due ore di notte. L a c a v a lle ­
ria di Savoia aveva ordine di riu n irsi a C assinasco e il p rin cip e
di Carignano assicurava che per l ’indom ani m attin a avrebbe r a g ­
giunto il fratello a M onastero 0).
L ’occupazione di Acqui m ise l ’esercito franco-sabaudo in una
condizione pericolosa. Non c ’era tem po da perdere ; poiché, se il F e ­
ria si impadroniva di B istagn o, avrebbe chiusa la r itir a ta a g li a l­
leati. Il Lesdiguières, richiam ati prontam ente il Créqui e il prin cip e
di Piem onte, si diresse verso B istagn o. E g li avrebbe v o lu to occu p a­
re il villaggio d i Terzo, situ ato in posizione dom inante, ma V itto r io
Amedeo, sempre prudente, giudicò il rischio sproporzionato a i v a n ­
taggi che la mossa poteva prom ettere. S i ad ottò quindi questo p ia ­
no : il Conestabile e il Créqui con 2000 fa n ti e la c a v a lle ria , r in ­
forzati dal principe Tommaso, si sarebbero d iretti verso C an elli, n e l­
la valle del Belbo, mentre il principe di P iem on te avrebbe con d otta
la retroguardia, seguendo una via diversa. A vevano ap p en a la sc ia to
B istagno, quando vi giunsero gli Spagn uoli. I l F eria , d esid eroso di
m isurarsi col Lesdiguières, fu a sten to tra tten u to dal P im en tel, dal
Cordova, dal P ad illa. I l grosso d e ll’esercito franco-sabaudo ra g ­
giunse Canelli, mentre gli Spagnuoli insegu ivano V itto r io A m edeo.
I Sabaudi e gli Spagnuoli rim asero accam pati a brevissim a d istan za
tu tta una notte a M onastero. Anche in questa con giuntura, com e nel
momento della ritirata del Lesdiguières, l ’onore di salvare la s itu a ­
zione toccò al principe di Carignano. Con una in d ovin ata d iv ersio ­
ne egli permise al fratello, che per tu tto il giorno aveva te n u to t e ­
s ta - a i nemico, di liberarsi della stretta pericolosa. C osì poteron o
riunirsi col resto delle forze a C anelli e poi ritira rsi ad A s ti (5).
(1)
( 2)
(3)
(4)
data.
Q uazza , M m iova e Monferrato, cit., pag. 93, n. 3.
Ivi, pag. 98.
Tommaso al fratello, Asti, 3 luglio 1625. Sede cit., mazzo 50.
Tommaso al fratello, Loazzolo, 3 luglio 1625; altra al padre, stessa
Ivi.
(5) D ufayard, op. cit., pag. 556 e sgg.
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TOMM ASO
DT S A V O I A - C A R I G N A N O
NELLA
GUERRA
CONTRO GE NOVA
107
8 ) A l l a d i f e s a cU A s t i .
A s s a i p r im a che in com in ciasse l ’avanzata spagnuola erano stati
f a t t i a d A s t i in te n si la v o ri di fortificazione ; furono ora ripresi a t­
t iv a m e n te , p erch è le in te n z io n i del Feria costituivano un’incognita,
ch e p o te v a an ch e riso lv ersi in un attacco alla città (x). Spagnuoli e
G e n o v e si, d o p o la r itir a ta franco-sabauda, avevano guadagnato
r a p id a m e n te terren o, riconq uistando gran parte di quanto avevano
p e r d u to , e g li a b ita n ti dei p aesi occupati avevano cooperato n ell’ass a lir e e m a ssa c r a r e i F r a n c e si dispersi. Il La Grange cedette Novi e
la g u a r n ig io n e in tera fu con d otta prigioniera a Genova.
Il
m a r c h e se di S a n ta Croce fu incaricato di ricuperare la Riviera
d i P o n e n t e , che dal F in a le a V en tim iglia era caduta nei precedenti
m e si n e lle m a n i di V itto r io Am edeo. Il capitano spagnuolo che d i­
sp o n e v a d i 8000 fa n ti ben aggu erriti e di 500 cavalieri agli ordini di
M a n fr in o C a stig lio n e , o ltre 200 pagati dalla Repubblica, riconquistò
t u t t a la R iv ie r a , rip rese Orm ea, G aressio, Ovada, Campo, R ossiglio­
n e . G a v i, in ta n to , fu cin ta d ’assedio e cadde col Castello, invano
d ife s o d a l c o m a n d a n te G ouverno, che fu poi processato e condannato
in effige d a l P a rla m en to di A ix . La presa di Gavi mise Genovesi e
S p a g n u o li in possesso di un ricco bottino di guerra. Non mancarono
g li S p a g n u o li di ten ta re con offerte e lusinghe il duca di Savoia, a f­
fin ch è s i s ta c c a s s e d a ll’a llea to , m a Carlo Em anuele ricusò fieramen­
t e ; e c o a d iu v a to d ai figli, i quali anzi in questo periodo di guerra
r a p p r e s e n ta v a n o p arte p rin cip alissim a, si propose di opporre una
d ife s a in su p e r a b ile .
L e tr u p p e sp aglin ole, che erano di qua del Po rimanevano, sul
fin ir e d i lu g lio , ancora in e rti ; così che Carlo Em anuele accarezzò per
un m o m e n to l'id ea di g e tta r si sul nem ico, contando di travolgerlo
c o n l ’a z io n e im p rovvisa, m a Tom m aso am moniva che, in quel caso,
s i d o v e v a n o m ig lio r a r e prim a le difese di A sti (2). I fa tti gli diedero
r a g io n e .
(!) T om m aso il 27 luglio 1625, da Asti, avverte il padre che, essendo il
FurnoT a m m a la to , occorreva sostituirlo per 1 lavori di fortificazione. Vedi pure
a v v isi d el 27 lu glio e lett. al padre del 25 e 26 luglio. Il 20 e 21 luglio Tom­
m aso era s ta to a Racconigi per salutare la moglie e vi era stato anche V it­
torio A m ed eo. Avendo il C astello di Asti bisogno di rinforzi, il duca con
le tte r a del 1S luglio aveva ordinato al capitano Baudo, governatore del Ca­
ste llo , d i rich ia m a re da Vigone la sua compagnia; ma poiché il colonnello Por­
p orato a v e v a dovuto fa r m arciare per Vinovo tutto il Colonellato, erano rima­
sti d isp o n ib ili ben pochi soldati. Tommaso al padre, Asti, 28 luglio 1625.
S ed e c it., m azzo 50·.
(2)
I l co n te di Piossasco mandò ad Asti due compagnie, che il duca ave­
va d e stin a to a R evigliasco e Pezze. Tommaso non li volle accogliere, non es­
sen d ovi m odo d i alloggiarle in città. Altre compagnie francesi chiedevano insi­
ste n te m e n te d i essere m utate di sede. Il marchese d ’Uxelles, che sostituiva
nel com ando il L esdiguières e il Créqui, chiedeva di essere trasferito in altro
p aese, p erch è a Montechiaro, dove si trovava, mancava l’acqua; Verrua e
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R O M OL O
QUAZZA
Il 30 luglio i nem ici si avvicinarono in fa tti alla c ittà , senza però
la scia r trap elare i loro disegni (/). V erso le ore ventuna si presen­
tarono dinanzi alla Croce B ian ca ; li tratten n e la com pagnia di gu a r­
dia di Tommaso insiem e con quella che custod iva San L azaro; in ­
tan to si raccoglieva ad A sti gran parte d ella cavalleria. La scara­
m uccia durò sino a notte, ma il nem ico non riu scì a con solid arsi eul
ponte della V ersa. R inforzati i Sabaudi da a lcu n i carabin i, g li S p a­
glinoli si ritirarono di là dal ponte. Ad ogni modo — scrive Tom m a­
so — « siam o ancora in dubbio se ci vogliono attaccare o di qualche
altro disegno ». Ma « se ci attaccan o, spero li riceverem o com e b i­
sogna ».
Ad A sti si trovava il Lesdiguières am m alato; sentend osi aggra­
vare, m andò il B u llio n al principe di C arignano per chiedergli se
riteneva opportuno che egli partisse. Tom m aso fece rilevare « g l’in ­
convenienti che pottevano nascere » ; ma il m aresciallo l ’indom ani
volle allon tan arsi dalla c ittà (2).
Gli Sp agn u oli in ta n to si in stallaron o alla Croce B ian ca, in a tte ­
sa d e ll’a rtig lieria . « X on si sa qual sia il loro disegno, noi tr a v a g lia ­
mo da tu tte le parti », assicura il principe, scrivendo al padre. E gli
riteneva che il nem ico non avrebbe atta cca to dalla parte d elle c o lli­
ne, m ossa riu scita nel precedente assedio, perchè tu tta quella zona
era senz'acqua, i p osti ben m uniti e fa cili a difendere. D a lla parte
della p ianura non vi era invece fortificazione nè terrapieno. Carlo
C astellam on te, che già aveva apprestate m olte delle opere di d ifesa
della c ittà , era di nuovo atteso con im pazienza dal principe : « ve­
ram ente ci fa gran m ancam ento ». Si sentiva poi il bisogno di bom­
bardieri e di guastadori, perchè far lavorare i sold ati col gran caldo
poteva accrescere la diffusione delle m alattie n ell’esercito già tanto
indebolito.
E n trati in c ittà i reggim enti francesi di stan za a M ontechiaro e
quelli del B oglio e del Saint-M artin, le riserve dei viveri dim inuivano
rapidam ente. D ata la scarsità del fieno, si mandarono a P oirino i
Creseentino ne scarseggiavano anch’essi, di modo che non si sapeva dove
acquartierare le truppe. Tommaso al padre, Asti, 2S e 29 luglio 1625. Ivi.
(1) Già il 29 luglio il capitano Gabriel Mazzetto aveva portato ad Asti
la notizia avuta dal solito informatore, un prete di Frinco, che gli Spagnuoli
da Casale si erano avviati verso Montemagno con l’artiglieria. Essendo il
Conestabile ammalato, Tommaso, d’accordo con r i ’xelles, decise, qualora
tutta l’armata nemica si dirigesse verso Pontestura, di avvertire il Saint-Reran a collocarsi col suo reggimento a Creseentino e Verrua. Poco dopo giunse
il prete informatore ad annunziare che il Feria si trovava a Montemagno e
che aveva con sè 18 cannoni e il maggior nerbo delle truppe. Tommaso al pa­
dre, Asti, 29 luglio 1625. Ivi.
(2) « Il Conestabile mi ha mandato, mentre mi mettevo a scrivere. M.r di
Buglione con dirmi che sentendosi agravato dal male che mi domandava se
saria bene a ritirarsi come haveva di già risolto questi giorni passati di far
dimani, io li ho detto g l’inconvenienti che pottevano nascere et poi rimesso a
quello egli troveria meglio, sì che credo habbia continuato la sua risolutone ».
Tommaso al padre, Asti, 30 luglio 1625. Ivi.
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TOMMASO
DI
SA V O IA -CA RIG N AN O
NELLA
GUERRA
CON TRO GENOVA
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c a v a lli d i b a g a g lio dei reggim en ti e a V ii lanova una parte d i quelli
d e ll’a r tig lie r ia . D isp o ste così le cose, Tommaso sollecitava il padre:
<( M an d i t u t t a la m onizione di guerra che potrà, perchè della maniera
c h e s i v e d o n o venire, possiam o giudicare che ci daranno comodità di
f a r q u a lc h e co sa di buono » (x). L ’indom ani, avvertito che il grosso
d e lla c a v a lle r ia nem ica era com parso verso il Tanaro, su la strada
d i I s o la , il p rin cip e in persona si affrettò in ricognizione (2). Intanto
a lc u n i r e p a r ti di c a v a lle ria attraversarono il fiume presso il porto
d i B a la n g e r o e si im pad ron irono del bestiam e, che pascolava nelle
v ic in a n z e . T om m aso ordinò ai suoi di m ontare a cavallo ; ma quan­
tu n q u e s i sla n c ia sse r o prontam ente verso B alangero, non riuscirono
a so r p r e n d e r e i nem ici, d ile g u a tisi per la stessa strada donde erano
v e n u ti. S c o p o d elia loro m ossa era sta to certo quello di riconoscere i
lu o g h i, s p e c ia lm e n te la collin a fron teggiante la porta nuova di A sti.
I l p r in c ip e d i C arignano so llecitò pertanto il duca suo padre ad oc­
c u p a r e , se a n c o r a era in tem po, la località. Si sarebbe così potuta
te n e r lib e r a la stra d a di V illa n o v a e forse « fai* qualche bel colpo et
rom p ere il lo r o d isegn o » ; m entre a ciò non bastava, da sola, la
g u a r n ig io n e d i A sti troppo debole.
L a sera d e l 1° a g osto, i difensori di A sti videro l ’esercito spa­
g lin o lo sc h ie r a r s i in ordine d i battaglia ; m olti esploratori vennero
m a n d a ti s u b ito per sp iarn e le m osse e cercar di indovinarne le in ­
te n z io n i. L a presen za di u n ’arm ata in tera giustificava l ’ipotesi di
un a s s a lt o . T u tta v ia T om m aso, rilevando che la m aggior parte della
c a v a lle r ia n e m ic a e r a di là d a l Tanaro e andava provando i gtoadi
fino o ltr e I s o la , supponeva che si m irasse a tagliare la strada verso
T o r in o , per im p ed ire le com u nicazioni tra A sti e la capitale. Comun­
q u e e g li a tte n d e v a sereno, poiché giudicava ottim e le condizioni mo­
r a li d e lle so ld a te sc h e : « C api e sold ati sono pieni di buona volontà
— s c r iv e il p r in c ip e — ch e se ne deve sperar ogni buon successo » (3).
G li a v v e n im e n ti d egli u ltim i giorni potevano così riassum ersi : il
30 lu g lio o c c u p a z io n e d ella Croce B ianca, scaram uccia al ponte d el­
la V ersa. (4), dove g li S p agn u oli si erano accam pati senza fortificar­
s i n è t r in c e r a r s i ; la sera del 1 agosto indizi di azione, con suono di
ta m b u r i, n o n se g u iti da a ltr e novità, se si eccettua la razzia di be­
s tia m e v e r so B a la n g ero (5).
T o m m a so aveva provveduto, incurante di ogni fatica, a fortifi­
(*) T om m aso al padre, A sti. 31 luglio 1625. Ivi.
(-) T om m aso al padre, A sti, 1 agosto 1625. Ivi.
(®) S ca rseg g ia v a però il piombo e non correva troppa armonia tra i sol­
d a ti p iem o n tesi e (incili francesi.
(*) Secondo il Dufayard, o />. cit.. pag. 560 e segg., il Créqui, che era a To­
rino a m m a la to , appena ebbe appreso che gli Spaglinoli accampavano dinanzi
ad A sti, avreb be raggiunto il principe Tommaso e obbligato i nemici a ri­
p a ssa re la V ersa .
(5) In una im portante lettera di pugno, Tommaso riassume al fratello
tu tti g li avven im en ti dal 30 luglio in poi.
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ROMOLO
QUAZZA
care gagliardam ente sopratutto i punti dove il pericolo appariva
più grave, ed attendeva i rinforzi condotti dallo stesso Carlo E m a ­
nuele. Q uesto, seguendo i suggerim enti del tiglio, si avanzò verso
V illan ova con buon nerbo di gente, di m unizioni e di a rtig lieria ,
poicnè specialm ente quest’ultim a scarseggiava in c ittà i1).
I
preparativi di difesa dovevano apparire anche al nem ico ta li
da far prevedere arduo assai un eventuale assedio : « P er me credo
che hanno voglia di ritirarsi ». Così giudica Tom m aso la sera del
2 agosto (2).
In fa tti un solo episodio di lotta si verificò ancora so tto À s ti : una
scaram uccia avvenuta il 3 agosto. Poi gli Spagnuoli in d ietreggiaro­
no in direzione della Croce B ianca e le forze franco-piem ontesi si
ritirarono in c ittà . « La perdita che habbiamo fa tta — scrive Tom ­
m aso — è stata del marchese d’Hermance e di M onsieur di B eauvais,
i quali contro l ’ordine che loro havevo dato p iò volte, disarm ati, se
ben si siano portati valorosissim am ente, hanno caricato l ’in im ico ,
che poteva essere di m ille Cavalli con altrettanti che li sostenevano,
con le loro troppe che non passavano il numero di cento (3). Il S i­
gnor M archese V illa che gli ha visti di ta l maniera im pegnati è a n ­
dato con alcune altre troppe Piem ontesi e sono stati m isch ia ti tu tti
insiem e e venuti in questa maniera sino alla Versa, dove, havendo
trovato della nostra infanteria su la riva, i nostri si sono r iu n iti, e
ritira ti di qua d ell’acqua, et loro d all’altra parte. D e p rigion i e m or­
t i tengo per certo che ve ne siano più di loro che de’ n o stri. Q uesto
fa tto , habbiamo ritirato ancora alcune troppe eh’erano im pegnate di
là d e ll’acqua, et poi essendo stati più di un’hora sul posto ci siam o
r itira ti come ho d etto di sopra et V. A. può assicurare che non si
possono vantare di haver guadagnato niente in questa occasione,
poiché più di trem ila cavalli ch’erano sul fine non hanno havuto a l­
tro avantaggio sopra la nostra ch’era loro tifato inferiore » (4).
Subito dopo questo fatto si raccolsero intorno ai disegni nem ici
inform azioni discordi. Tommaso, interrogato dal padre su lle m isure
precauzionali da prendere, dichiarò che sarebbe stato opportuno a v ­
(J) « Habbiamo buona et bellissima gente qua dentro affetta et di buon
animo et spero in Dio che potremo fare qualche cosa di buono; ho scritto a
S. A. la necessità delle paghe, et di dar qualche soccorsi alla cavalleria, pen­
ché in effetto n ’ha grandissimo bisogno, massimamente quella che è qui in
città.... » si confermava che il nemico non aveva in tutto più di 25.000 uomini
e Tommaso scriveva : « Trovo il loro pensiero ben ardito di pensar di pigliare
questa città in quindici giorni » Tommaso al fratello, Asti, 2 agosto 1G25.
Sede cit., mazzo 50.
(2) Altra lettera di Tommaso al fratello, pure del 2 agosto 1025. Ivi.
( 3) Questo brano è riportato in C la retta , oj). cit., pag. 1, 77.
(4j Tommaso al padre, Asti, 3 agosto 1625. Sede cit., mazzo 50. In altra
lettera del 3 agosto pregò il padre di dare al Somont suo scudiere e genti­
luomo di Camera la compagnia di cavalli del marchese d’Hermance defunto;
alla carica di luogot. gen. della cavali., vacante per la morte dell’Hermance,
propose il marchese d’Oria, il conte di S. Maurice, il commend. d ’Andelot.
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TOMM ASO
DI
SA V O IA -CA RIG N A N O NELLA GUERRA
CONTRO GENOVA
111
via re p a r te d e lle tru ppe a C rescentino e a Verrua, passando per la
stra d a b a s s a presso C àstelnuovo, e dislocare le milizie rimanenti
v e r so C à ste ln u o v o e B u ttig lie r a ()).
L ’a z io n e d el F eria si orientò d ifa tti contro Verrua.
9) T r a i fian ch eggiatori d e lla difesa di Verrua.
M e n tr e il L esd igu ières, ancora sofferente a Chaumont, si difen­
d ev a d a lle m o lte accuse m ossegli per la condotta d ell’impresa contro
G en ova e in v o c a v a rin forzi d a lla Francia, Carlo Emanuele, accettai!
do i c o n s ig li d el figlio Tom m aso, staccò dalle proprie m ilizie il reg­
g im e n to fr a n c e s e del m archese di Saint-R éran e lo mandò a Verrua.
E g li s te s s o m o sse verso C rescen tino; fece costrurre sul Po, tra Cres c e n tin o e V erru a , un ponte solidam ente appoggiato alle mura della
r o c c a c o n cam m in am en ti e trincee, piazzò le batterie, raccolse sul
c a m p o tr in c e r a to di C rescentino le m igliori truppe e richiamò da Ce­
v a i l p r in c ip e d i P iem on te (*).
I l 4 a g o s to , dopo l ’allon tan am en to d ell’esercito nemico da A sti,
i l p r in c ip e d i C arignano era corso a tarda sera a Racconigi, dove si
tr o v a v a la m o g lie . C olà l ’indom ani fu raggiunto da un messaggio
d u c a le in v o c a n te la n o ta -d elle truppe rim asta in A sti (8). Le delibe­
r a z io n i p r e se d a Carlo E m an u ele sui nuovi m ovim enti m ilitari non
g li fu r o n o p reven tivam en te com unicate, così che la notizia della
p a r te n z a d e l p adre da V illa n o v a , recatagli l ’8 agosto, lo mise in
g r a n d e o r g a s m o per il tim ore di non poter partecipare a eventuali
a z io n i im p o r ta n ti. « M entre stavo aspettando qualche comando di
V . A . — s c r is s e al padre — per rendermi dove fosse suo servitio,
v en g o a v is a t o d e lla sua parten za da V illanova che mi fa star in pena
se s i p r e s e n ta s s e qualche occasione ch ’io non mi trovassi a servir
1 Ά . V . c o m e devo » (4). E al fra te llo in tono, come sempre più con­
Ç1) « .... Il resto mi parrebbe si dovesse spinger verso Càstelnuovo e Butig liera , p erch è è luogo proprio a soccorrere da tutte le parti, et a far risolu tio n i che V. A . troverà più a proposito per il suo servitio giudicando ne­
cessa rio d i fa r a l più presto qualche effetto, perchè la gente che habbiamo
a ssa i in buon num ero potrebbe dim inuire come ha fatto l ’altra. Io cominunicherò q uan to V . A . mi scrive al S. Mar.le di Crichi et questi altri SS.ri per
m an darle t u t t i unitam ente il nostro parere, et daremo avviso delle truppe
che si m a n d era n n o ai posti suddetti come non mancherò di fare delle nuove
del nem ico ». L ettera del 3 agosto, cit. Secondo il F oa ( Vittorio Amedeo /,
T orino, 1930, p ag. 56), il duca di F eria avrebbe tentato di assediare Asti,
m a a lla n o tiz ia che Vittorio Amedeo stava per sopraggiungere, si sarebbe ri­
tira to per p a ssa r e a un piano più grave.
(2) L ettera d i V ittorio Amedeo d ell’agosto 1625. Sede cit., mazzo 40.
(3) T om m aso a l padre, Racconigi, 5 agosto 1625. Sede cit., mazzo 50. In
essa a g g iu n g ev a : « Mi pare anche dirle che ora che Spagnuoli hanno assalito
lo sta to di V. A. li Sig.ri V enetiani per la lega ch’hanno particolare con 4ei
com e d ev e sa p er m eglio di me sono obligati se non a saltar in campagna al­
m eno a q u a lch e gen te o danaro.... ».
(4) T om m aso al padre, Racconigi, 8 agosto 1625. Ivi.
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112
ROM OLO
QUAZZA
ti-denziale : « Sopra le lettere che ricevei l ’altro giorno d a S. A . e
vostre me ne stavo quieto, aspettando qualche com ando, m entre che
sen to che le arm ate nem ica e t nostra m archiano senza c h ’io ne sia
avvertita o alm eno mi si dica dove ò d ’andare ; isp ed isco espressa m ente per questo acciò possi saper al più presto quello ho da fare, il
che eseguirò con ogni diligenza. Sopra queste nove sarei g ià partito
se tu tta la mia gente non fosse in A sti che mi à fatto sta r in dubbio
cosa habbi ad esser di me ; ho però m andato subito che venghino a
V illanova et da iv i a Chieri ; se haverò in tan to qualche ordine non
m ancarò d ’eseguirlo su b b ito.... » t1).
Im paziente d i agire, non avendo avuta n essuna d estinazione, a n ­
nunziò Γ11 agosto al fra te llo che, se non gli giungeva avviso con ­
trario, sarebbe partito l ’indom ani per A sti (2). V i pervenne in fa tti
il 12 ; e avendo trovato che il Santena non aveva ancora ordini di
mandar la gente a Chieri, diede incarico al M ollard di far partire la
n otte stessa i reggim enti d ella G riva, del barone d ’E n tragues e di
Rocliefort. Mandò a V illanova con il conte M aurizio Capris i S a ­
voiardi e tratten n e in città cinque reggim enti fran cesi, cioè Costa
Morand, Saleran, Cernaeé, S ain t-P ol e V alencay e quello del Martinengo. Si propose in oltre di chiam are ad A sti il reggim ento del
San G iorgio per aver sottom ano alm eno 2500 uom ini (3). Prese que­
ste precauzioni, Tom m aso non vedeva l ’ora di esser chiam ato a ll’a ­
zione ; e il 13 scriveva al padre : « Io vensi qua per ubidire et esegu i­
re i suoi com andi però liora non vedo vi sia cosa mi debba privar
di poter esser apresso la persona di V . A . per servirla com e de­
vo » (4). Il giorno seguente, apprendendo che la fan teria nem ica an ­
dava tu tta verso Verrua, richiam ò i reparti avviati verso Chieri e
ripetè la preghiera di esser chiam ato sul campo di battaglia- (·*).
Intorno a Verrua si era in fa tti dato principio a quella lo tta , f a t ­
ta d i scaram ucce e zuffe continue tra i due eserciti, la quale doveva
protrarsi per tre m esi con un accanim ento, che divenne proverbiale.
I
difensori di Verrua avevano un grande sostegno n e ll’arm ata
di C reseentino, e qui, d a lla fine di agosto a tu tto settem bre, trovia­
mo il principe di Carignano (e). V ittorio Amedeo e il Créqui, in fa ti­
(1) Tommaso al fratello, Racconigi, 8 agosto 1G25. Ivi. Iu altra lettera,
stessa data, al padre, chiede che venga conferita al cav. don Melchiorre Buneo suo gentiluomo di Camera e luogotenente della guardia, una pensione an­
nua di 3<X) scudi d ’oro sopra il Priorato di Venaria, goduta dal fu canonico
don Ascanio di Ruffia.
( 2) Tommaso al fratello, Racconigi, 11 agosto 1625; altra del 12, ancora
da Racconigi, annunziante la partenza entro poche ore. Ivi.
(3) Tommaso al padre, Asti, 12 agosto 1625. Ivi.
(4) Tommaso al padre, Asti, 13 agosto 1625. Ivi.
(5) Tommaso al padre, Asti, 14 agosto 1625. Ivi.
(®) Tommaso al padre, Creseentino, 30 agosto 1625. Ivi. In una lettera del
3 settembre, pure da Creseentino, raccomandava al padre di intromettersi
perchè non fosse mutato di sede e trasferito da San Giuliano ad altro con-
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TOMMASO
DI
SA V O IA -CA RIG N A N O
NELLA GUERRA
CONTRO GE NOVA
113
ca-bili, r e sp in g e v a n o tu tti g li assalti. Si combatteva persino sotto
te r r a , n e lle g a lle r ie delle m ine. Un grave pericolo per gli assediati
fu la p ie n a , cbe travolse il ponte congiungente Verrua con Crescen­
t in o ; m a, a v e n d o g li S p a g n u o li esitato di fronte ad un’azione deci­
s iv a , i F r a n c o -p ie m o n tesi poterono rimanere padroni del passaggio.
V it t o r io A m e d e o fu co lp ito da una palla di rimbalzo. « È ben vero
— s c r is s e T om m aso — che senza il capello che à levato la forza a
la p a lla , c r e d o haverebbe rotto Tosso. V . A . stia sicura che non vi è
m a le . S e li à nond im eno co n sig lia to di non uscire sino si sia levata
q u e lla p o ca co n tu sio n e e t io in tan to non m ancarò di eseguire quanto
m i v e r r à c o m a n d a to e t vederò esser necessario per servitio di V. A.
e t c o n s e r v a tio n e d i V errua. I l ponte è rotto, però vi sono tante bar­
c h e c h e n o n s i la scierà di passare quello si varrà » (*).
I l p e r ic o lo più grave era scongiurato, poiché i nemici non aveva­
n o s a p u to a p p ro fitta re del m om ento più critico, quando la piena ave­
va m o m e n ta n e a m e n te in te r r o tte le com unicazioni ; decrescendo le
a c q u e , il p o n te tra il 25 e il 26 settembre fu ristab ilito; e una bat­
t e r ia n e m ic a fft con q u istata ad arm a bianca (2). L’indomani, com­
p le a n n o d i L u ig i X III, g li a ssed ia ti fecero grandi feste in vista del
n e m ic o s b a lo r d ito . Q ualche giorno dopo, i m inatori piemontesi in
u n a g a lle r ia sotterran ea incontrarono i m inatori spagnuoli. S alta­
ro n o in a r ia 25 b arili di polvere, si aprì una breccia nei baluardi,
m a i fr a n c o -p ie m o n te si resp insero ancora l’assalto tre volte rinno­
v a to (3).
C o sì la g u e r r a con tin u ava a ccan ita e non si intravvedeva nessuna
p o s s ib ilit à d i successo per tra tta tiv e diplom atiche, dato il completo
f a llim e n t o d e l l ’opera del le g a to pontificio in Francia (4).
T o m m a so , ch iam ato a R accon igi per una m alattia della consor­
t e (5), eb b e in ottobre l ’in carico di ordinare nuove levate per riem ­
p ir e i v u o ti fo r m a tis i nei reggim en ti per m orti, m alattie e fughe (6j ;
e v i p r o v v id e disp on en d o che tu tti dovessero cooperarvi, anche le
p e r s o n e g r a d u a te , i d ottori e i p rivilegiati » (7).
( C ο n tinu a)
R o m o lo
Q u azza
v en to il P a d r e Dogo da C ittanova « archimandrita di negotio molto impor­
ta n te » per il duca.
C1) T o m m a so al padre, Crescentino, 24 settembre 1625. Ivi.
( 2 ) T om m aso al padre Crescentino, 25 settembre 1625. Ivi.
( 3) D u f a y a r d , op. cit., p a g . 564.
(·*) Q u a z z a , P o litic a europea nella questione raltellinica. cit., pag. 74 e segg.
(5)
Il 12 ottob re scrisse da Racconigi al fratello che la principessa, pur
e sse n d o a n cora « fia cca per il m ale patito», stava bene. Sed. cit., mazzo 50.
( e) T o m m a so al padre e al fratello, Racconigi, 2 e 14 ottobre 1625. Ivi.
(7)
T o m m a so al padre, Racconigi, 15 ottobre 1625; altre al fratello e al
p ad re, 1(>, 18, 20, 23 ottobre da Torino; altra da Carignano al fratello, 6 no­
v em bre 1025. Iv i.
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LA STRADA ROMANA AÜRELIA
(D A P I S A A V A D O )
( C o n tin u a zio n e e f i n e - V. n u m e r o p r e c e d e n te )
t
R
apallo
e
B
ecco.
P rim a di « ad S olaria » o « Tegwlata » a S. A ndrea di R overeto,
si in contra il « casale de taberna » poco al di so tto d e ll’A u relia,
nelle cui vicinanze il F erretto rinvenne resti di un vetu sto edificio
che egli crede possa essere sta to un « tesserarium » o posto m ilitare
di^ polizia stradale (*). A S. P ietro di Rovereto, nella ch iesa parroc­
chiale, a sin istra di chi entra si conserva u n ’urna cin eraria rom ana,
dedicata a Caio S estio sold ato tesserario, che è usata com e acquasan tin o. N ella sua sq u isita fattu ra si può attribuire al I I I o al IV
secolo d e ll’era volgare.
D opo 1’« ad Solario » 1’A urelia ben visibile ancora, tenendosi a
m onte d e ll’a ttu ale via N azionale, supera arditam ente una serie di
contrafforti, finché, poco prim a del C astello detto « dei sogni » si
porta sulle rive del T igu llio che rasenta sino alla breve piana di R a­
pallo dove sorgeva l ’antica « Tigullia » di Tolom eo (I I I , 1) e di P li­
nio (I I I , 5), come credo non sia più lecito dubitare. D opo aver a t ­
traversato l ’antichissim a pianura alluvionale, la romea toccava 8 .
M ichele di Pagana.
E siste a R apallo un ponte, dalla tradizione popolare d etto di
A nnibaie, che però, probabilmente non ebbe nulla di com une con
1’A urelia. Lo ritengo di fattura del primo medioevo, facente parte
forse d ’una « transversa vicinalis ». O ltre il torrentello Tuia a p ­
pare, quasi del tu tto interrato, l ’antico porticciuolo rom ano delle
N agge (corr. di « na/ves »?) che è sfiorato d a ll’A urelia, qui ancor
bene conservata.
(i)
F e r r e t t o A., Il distretto di Chiamri, cit., pref. pagg. VII-VIII. La po­
lizia delle strade era affidata a piccoli posti militari « stationes militum » che
perlustravano, muniti di parola d’ordine (tessera) i tronchi stradali da una
stazione all’altra. Questi posti di sorveglianza eran detti appunto « tesserar! ».
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LA
STR A D A ROMANA A U R EL fA
115
D e lla r o m a n ità di R a p a llo ci parlano le monete rinvenute nel
1825 e le p ic c h e rom ane tro v a te sui m onti vicin i (1).
La s t e s s a ch iesa d i S . M ichele d i Pagana è posta sulle fondam e n ta d i u n ed ilizio rom ano. S u l sagrato d ella chiesa son ben visi­
b ili a n c o r a i r e sti d elle co lo n n e marmoree di quella costruzione che
p o tr e b b e e s s e r s ta ta anche u n a basilica. Il nom e di Pagana che vie­
n e fo r s e d a lle adun anze che v i facevano i rappresentanti dei « vici »
d el « p a g u s » T ig u llio : t a li adunanze erano in fa tti dette Paganie (2).
D o p o R a p a llo , in con triam o F A urelia presso Ponte Nuovo e pos­
s ia m o s e g u ir la sen za p o ssib ilità di errore lungo il Bana sino a Ruta,
a c a v a lie r e d e l P ro m o n to rio d i Portofino. A l d i là del valico, se­
g u e n d o p e r b reve tr a tto F a ttu a le via N azionale cui la via romea sta
ben v ic in a , s i scen deva a C am ogli, e seguendo Fattuale tracciato di
v ia R o m a g n a n o si p erven iva a Recco, la « R icina » della Tavola
P e u t in g e r ia n a (La cifra di m . p, 6 fra F« ad Soiaria » e « Ricina »
è c e r t a m e n te errata). L ’Itin e r a r io A ntoniniano porta invece a 21
m . p . d a l l ’« a d S o la r ia » un « D e lp h in is » che potrebbe essere l ’o­
d ie rn a C a m o g li se non a d d ir ittu r a la stessa « R icin a » della Tavola.
P l in io ( I I I , 5) p arla di un « P o r tu s D elphini » ma la sua locazione
è m o lto d u b b ia . F o r se esso corrisponde a ll’odierno Portofìno e com­
p ren d ev a t u t t e le c a le del P rom on torio a tte a dar ricetto a navi (3).
Da, « R ic in a » a « G enua » l ’itin e r a rio segna 12 m. p. e la Tavola
7 m . p . D is t a n t e am bedue in ferio ri alla realtà, ma già dicemmo
q u a n to s ia n o in e s a tte queste cifre che subirono chissà quante varia­
z io n i n e lle in n u m e r i tra sc r iz io n i.
(1) G i u s i n o N ., O li u o m in i illu s tr i di R apallo, Tip. ed. Frugoni, Genova,
1825, pag. 4; C u n e o S., S to ria . d e ll’In seg n e S a nt, di Λ7. S. di M ontallegiv, Ge­
n o v a , 1S96, p ag. 10. Ma R apallo ha anche vestigia più vetuste. Nel porto di
L an gan , o ra in terra to , verso la fine del XVIII secolo fu scoperta una stele
q u a d ra n g o la re, greca per lingua e per soggetto che il Ferretto (U distretto di
C h ia v a r i, e c c ., c it., pag. 721) e l ’abate Cavedoni (ibid ), attribuirono ai bei
tem p i d e ll’a r te ellen ica, contem poranea o anteriore ad Alessandro Magno. Con­
tie n e l ’isc r iz io n e funebre di uno stovigliaio greco, Manete, e la sua industria
in p r o ssim ità d e l porto è prova dei commerci che lo stovigliaio doveva avere
co lle p erso n e iv i affluenti. Ed ancora, nel 1911 fu rinvenuta ne’ luoghi detti
p ia n i d i S . A n n a , una tom ba con v a si fregiati di svastiche o croci gammate,
di v a lo r e a rch eologico rilevan tissim o (Vedi: I s s e l A., L a Liguria preistorica.
N o te supp. a l « B o ll, della Soç. L igure di Storia Patria », V, XL, Genova, 1921.
S u ll’in te r p r e ta z io n e moderna di questi simboli, vedi pure: W ilh e m S h eu ek m a n n , W o h e r Jcom m t d a s H a kcnlcrcuz? Rowolilt, Verlag, Berlin, 1933).
( 2) F e k r e t t o A ., I l d is tr e tto d i C h iavari, cit., 797.
( 3) È n oto c h e i Rom ani chiam avano « portus » ogni tratto riparato dalla na­
tu ra , o gn i c o sta ricca di cale e di seni (Cic., orat., H I, 19). Soltanto sotto
C lau d io (42-54 d . C.) si costruì il primo porto romano ad Ostia munito di
m o li e d i un iso lo tto su cui si ergeva un faro. Prima di quest’epoca le muni­
tu re d o v e v a n o essere rudim entali ( E n n io , n. 76, ediz. Valmaggi).
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RENZO
BA C C IN O
L asciato « Ricina. » lungo il tracciato della N azionale, poiché la
romea è appena identificabile in brevissim i tra tti, superiam o l ’o ­
dierna Sori (Plehs S&ulorum del M. E .) donde si dip artiva, a dire
del F erretto (2) una « vicin alis » per il Canale, tocchiam o P ieve L i­
gure, B ogliasco, N ervi (2) finché presso Q uinto al Mare (ad q u in ­
tu m lapidem da Genua a R icina) ritroviam o P A urelia che da questo
punto abbandona l ’im m ediata vicin an za-d el mare. Dopo P« ad q u in ­
tum lapidem », troviam o P« ad quartum » (Quarto dei M ille). D i
qui ci dirigiam o verso S tu rla, superando il torrente om onim o in
località P o n tevecch io , in d i, per V ernazza, S. M artino d ’A lbaro,
scendiam o nella valle del B isagno, a Terralba.
Il
ca m po
t r in c e r a t o
di
G enova.
Genua nel disegno della Tavola ha im portanza grande, pari a
quella di Luni. P resso l ’an tich issim o em porio dovevano sorgere i
« castra » stab ili, alloggiam en ti m ilitari e sedi di legioni. I n fa tti
sin dal lontan o 197 a. C. troviam o il campo di Genua in funzione
con le legioni del console M inucio Termo (3). È presum ibile che dopo
la d istruzione della Genova preromana per opera di M agone (205
a. C.) ( L i v i o X X V III, 46) la « Genua. » romana, risorta a. vita n o­
vella per opera delle industri legioni di Spurio Cassio pretore della
C isalpina ( L i v i o XXX, 1) sia sta ta ricostruita in modo da poter a s ­
solvere ai com piti strategici a lei d estin ati come capolinea della
via P ostum ia aperta al tran sito circa il 180, a. C. ( L i v i o X L , 3) e
come principale base d ’operazioni contro i L iguri ribelli.
N on è il caso di entrare nella disputa, intorno al luogo ove so r ­
geva il campo romano. D irò solo che presum ibilm ente 1 oppidum
Genua ( S t r a b o n e IV , 6) doveva sorgere presso le regioni odierne di
C astello e di Sarzano (4). In basso, sul mare, erano i « castra n ava­
lia »? il porto : ivi fiorivano i commerci che i Liguri avevano a lla c ­
ciato fiorenti fin d alla più remota an tich ità. Il P oggi (5) suppone che
il « castrum » sorgesse fuori d ell’« oppidum » nella valle di Soziglia, facendo giustam ente notare come i « castra » di Luni, Vado,
(1) F e r r e t t o A., Il d istretto di C hiavari, cit., pag. 410.
(2) Tanto a Bogliasco come a Nervi vi è un ponte chiamato comunemente
« romano ». A me sembrano ambedue di fattura del primo M. E. Forse l'ap­
pellativo ad essi deriva dalla strada romea o da più antichi ponti, preesi­
stenti agli attuali.
(s) P oggi G., Genova preromana, romana e medioevale, Libreria moderna
G. Ricci, Genova, 1014, pag. 145.
(4) P oggi G., Genova preromana, ecc., cit., pag. 29.
(5) P oggi G., Genova preromana, ecc., cit., pag. 133.
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LA
STRADA
ROMANA AU R ELIA
117
A c q u i, P is a , Piacenza: fo ssero situ a ti in luoghi pianeggianti. Ma
q u e s te so n q s o lta n to ip o te si perchè non abbiamo alcun elemento pro­
b a to r io in in erito .
P e r l ’a t tu a le v ia S. F ru ttu o so , P A urelia giungeva al Bisagno
( F e r it o r ) c h e v a lic a v a v icin o alP an tico ponte di S. Agata con una
g e tt a t a d i 28 archi, lu n g a 1150 palm i, che esisteva ancora ai tempi
d e l G iu s t in ia n i. P o i, superando P attu ale Stazione Brignole, per via
S . V in c e n z o , sa liv a a ll’« o p p id u m », sul colle di Sarzano e precisam e n te s u l c o lle di Mascherona· del quale l ’antico castello, secondo il
D e S im o n i ( τ) serba ancora le proporzioni' e la forma.
D e lP im p o r ta n z a d e lla G enua romana, fanno fede due lapidi, una
r in v e n u ta a R om a la quale a tte s ta che Genova era iscritta alla tribù
G a le r ia , e u n ’a ltr a scop erta ad Alba (Pompeia) che ricorda la Ge­
n u a m u n ic ip io rom ano (2). D a lla fam osissim a tavola di bronzo del
117 a . C. sa p p ia m o che G enova poteva riscuotere canoni e decime,
c o n d iz io n e q u e sta d i con fed erata e non di suddita. Da alleata nel­
l ’a n n o 89 a . C. riceve la cittad in an za romana con la legge Plauzia
P a p ir ia (3).
D
a
G
enova
a
C
o g o l d t o , ad
A
l b is so la.
L a s c ia n d o G enu a P A u r elia volgeva verso la stazione di ad F igli­
n u s (P e u t. m . p. 7) p u n to d ’incontro con la più vecchia Postum ia
c h e s c e n d e v a d a i v a lic h i ap p en n in ici (4). Il R occa vuol far passare
P A u r e lia , d a « G e n u a » a l l ’« ad F ig lin a s » , d a l colle degli Angeli
e c iò co n co rd ereb b e, a m io a vviso, con la così spesso accertata bre­
v it à d e lle v ie rom ane (5). I l P o g g i invece dice che essa valicava il
P o lc e v e r a (P r o c o b e r a o Porciferat) con un ponte di cui si rinvennero
le p ile nella* c o stru zio n e d e ll’a ttu a le ponte di Cornigliano (6). Si po­
treb b e o s s e r v a r e però che a n ch e a R ivarolo, sul presunto tracciato
(1) C i p o l l i n a G., Cenni critico-storici di Rivarolo. Arti grafiche Marchese
e C am pora, C ertosa, 1927, fase. V, pag:. 257. Probabilmente in questi luoghi era
g ià so rta n e ll’a n tich ità più rem ota la Genova preromana. Tale è il parere dell ’A n d ria n i, in « E nc. It. », vol. XVI, pag. 550, che f a risalire il nome di Genua
al sig n ific a to d i « r ie n tr a n z a » toponimo della Geneva (Ginevra) svizzera. Cre­
do però ch e P A n d rian i questa etim ologia l’abbia tratta d a ll’HoLDER (Alt. Cel­
tis c h e r S p r a c h s c h a tz , Leipzig, VMH, I, pag. 199S).
( 2) P o g g i G ., Genova prerom ana, ecc., cit., pag. 130.
( 3) P o g g i G ., Genova pre ro m a n a , ecc., cit., pag. 35.
( 4) L ’Itin e r a r io A ntoniano non contempla il segmento Genova-Vado. Sola
sc o r ta a l n o str o cam m ino ci è ora la Tavola Peutingeriana.
( 5) R o c c a P ., Giustificazione della Tavola Peutingeriana. Tip. Monteverde,
G enova, 1884, p ag. 14.
( e) P o g g i G ., Genova p rerom an a, ecc., cit., pag. 134.
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118
RENZO BACCfNO
del R occa, esiston o ruderi informi di un ponte an tich issim o (*), e
perciò la questione rimane insoluta.
L 'a d Figli/n-as sorgeva a Fegino, presso l ’antica abbazia del B o ­
sch etto e precisam ente là dove il sig. F igari fece edificare la fa b ­
brica di birra. Mi fu assicurato localm ente che nei lavori di sterro
furono rinvenuti numerosissimi cocci di stoviglie antiche e resti di
forni di cottura. Ciò fa derivare, senz’ombra di dubbio, il nom e di
F egino così com une in Italia, d all’arte figulùna o dei vasai.
Da 11’« ad F ig lin a s » la romea saliva lungo il torrente B orzoli,
correva a S. Giovanni B attista sopra Sestri P. (ad sextum la p i­
dem?) e per M ultedo (ant. F w ndm Murtius) giungeva ad « H asta »
dopo un percorso di 13 m. p.
Credo si p ossa collocare fra Pra e V oltri l ’antica « m utatio »
d i B a s t a . Il P oggi cerca di dimostrare che il nome di essa è un addattamentQ latin o del vocabolo ligure « Astu » che per lui sign ifi­
cherebbe: capoluogo di popolo o di tribù (2).
Da V oltri l ’A urelia si inerpicava a Crevari, e, passando sopra
V esim a (ant. Mescene) (3) scendeva ad Arenzano. Le 7 m. p. da
« H asta » ci portano fra Arenzano e Cogoleto. Dove sorgeva P« ad
C avalla » segnato dalla mappa? Il suo nome ci fa supporre che col A
esistesse uno di quei cantieri di allestim ento di navi che dai latini
erano appunto d etti « navalia ». Io propendo con il P oggi (*) per
A renzano contro il parere del Fazio (v) e del Rocca (6) che la vorreb
bero addirittura a Varazze. Arenzano con il suo breve seno di m a­
re, con le sue fitte boscaglie di conifere ancor fiorenti oggidì, si pre­
stava assai m eglio per un « navalia ». Dopo Arenzano l ’A u relia toc­
cava Cogoleto (che il Rocca con la mania solita dei dotti fa derivare
d a coqiœre lijthos (7) e con una tappa di 13 m. p. tirava ad « Alba
D ocilia » (Peut).
Il Rocca nel suo volume più volte citato conduce l ’A urelia a fare
un giro lunghissim o tra i monti che non è giustificato se non d a ll’i ­
dea di fa r tornare esatto il computo delle miglia che nel tronco Ge­
nua-Y adì s sono invero un po’ troppe (8).
( J) 11 ponte Soprano il quale forse fu costruito su più antico ponte <li ori­
gine romana che servì di transito alla Postumia (Genova-Tortona-Piacenza).
I suoi resti infatti si possono attribuire al primo Medio Evo.
(2) P o g g i G ., L e due Riviere, ecc., c it., pag. 25.
( 3) Rocca P., Giustificazione, ecc., cit., pag. 16.
(4) P o g g i G., L e due Riviere, ecc., c it., pag. 25.
( 5) F a z io G., Varazze ed il suo distretto, Genova. 1867.
( e) R occa P., Gi usti fica ziane, ecc., cit., pag. 18.
( 7) R occa P., Giustificazione, ecc., cit., pag. 18. Di queste allegre etimologie
se ne potrebbero citare parecchie: Spotomo da «Portus Turni», Letimbro da
« laetus imber » !
(8) Precisamente m. p. 57 che, calcolando a m. 1481 il miglio romano, cor­
rispondono a Km 84,417; troppi troppi, in verità!
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LA
STRADA
R O M ANA A U R E L I A
119
"L’A l b a D o ü ilia d ella m appa è senza dubbio l ’Albissola Capo di
o g g id ì. I l s u o nom e ci| a tte s ta la sua an tica origine ligure (l). La
s u a p o s iz io n e n ella p ian a del Sansobbia· la rendeva attissim a allo
s t a b ilir s i d ’u n a « ma-nsio » rom ana.
V erso
il
ca m po
m u n it o
di
V ado.
D o p o P A l b a D ocilia la T avola ci conduce in 10 m. p. a Vico V ir­
g i n i s c h e m i trovo a ssa i im barazzato a porre nel suo giusto luogo.
I l P o g g i (2) è d ’op in ion e che questa « mansio » non appartenga
a l la G e n u a -Λ7a d i s , m a bensì a lla V adis-A quis : si tratterebbe per lui
d ’un e r ro re d i tra sp o sizio n e d el copista di Colmar. È questa però,
u n ’in te r p r e ta z io n e a rb itra ria che non si può assolutam ente seguire.
I l R occa (3) fissa il Vico V irgin is a Làvagnola, affermando che
l ’A u r e lia d e l l ’« A l b a D o c ilia » saliva per E rchi al Bricco Spaccato,
a lla c a p p e lla d i S .S . N azario e Celso per scendere appunto a Lavag n o la . I l n o m e di V ic o V ir g in is ci dice solo che iv i presso esisteva un
(( v i c u s » o v ili a g g io d e lla g e n te Sabazia.
D a l V w o V ir g in is la stra d a romana passava lungo il Letimbro
e g iu n g e v a a i « V a d is S o b a te s » o « Sabates » dove incontrava l ’a l­
tr o tr o n c o d e l l ’E m ilia di S cauro che, r ia tta ta dal primo impera­
to r e , da lu i ch iam erem o J u l i a A u gusta.
N e lla m a p p a non si fa cenno di Savona, m a ciò non deve affatto
s tu p ir e . L a p a r te p resa d all ’« oppido a lp in o » (L ivio,. XXVIII (46)
n e lle g u e r r e a n n ib a lic h e , la condannò a certa distruzione (4). I Ro­
m a n i n o n e r a n usi a perdonare troppo facilm ente. Piuttosto credo sia
q u i o p p o r tu n o un rilievo in m erito a ll’ap p ellativo di « alpino » da­
to d a L iv io a l l ’oppido d i S a v o . Il luogo liviano si rende chiarissi­
m o q u a n d o s i r ifle tta che g li an tich i facevano cominciare appunto
d a q u e s t i m o n ti le A lp i. D ic e in fa tti Strabone (IV, 6) « Le Alpi
0 ) II p ren o m e Alba sarebbe nom e italico (sabino?) locale, toponimo di Alb alou ga A lb a F u cen te. Questa è l ’opinione del Devoto ( G . D e v o t o . Oli antichi
ita lic i, F ir e n z e , V allecchi, 1931, pag. 95). Potrebbe però anche essere di ori­
g in e g a llic a d a « alpa » o « alb » ( W a l d e E., Lateinisches etymologisches TPorter b n e h , H eid elb erg , 1930, pag. 20). Secondo il mio modesto parere credo che
q u e sto p renom e appartenga al prim issim o strato etnico che coprì l’Italia e
la F ra n cia m er. cioè ai Liguri. Ecco perchè anche in Francia abbiamo: Pagus
AlbioneriM s. A lb is , A lbilia. D i questo parere è pure: H o l d e r A., Alb. Celtischer
S p r a c h s o h a tz , L eipzig, 1904, I , 110, voce « A lp es» .
( 2 ) P o g g i G ., L e due R iv ie r e etc., cit., pag. 25.
( 3 ) R o c c a P ., Giustificazione etc., cit., pag. 43.
(4) D ic e il c ita to luogo di Livio che a Savona Magone, fratello d’Annibale,
p ortò le p red e tr a tte dal sacco e dalla distruzione di Genova. D ’altra parte
si sa ch e t u tti i L iguri, tranne g li Statielli (L in o, XLII-8) avevan preso le
a rm i co n tro i R om ani. D i tu tti Roma trasse aspra vendetta. Quindi è facile
d ed u rre q u a le fu il destino dì Savona.
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120
RENZO
BACCINO
adunque hanno in izio non già d a l porto di M onaco come alcu n i a s ­
seriscono, bensì da quei m edesim i luoghi d ai quali hanno principio
anche i m on ti A ppennini presso Genova· em porio dei L iguri, e d a­
gli aq u itrin i d etti « V a d a S a b a tia » o « S a batorw m » : poiché P A p ­
p ennino com incia -da Genova e le A lp i d ai Sabazi ». Come s i vede
l'op in ion e del sommo geografo d e ll’an tich ità si accorda con quella
della scienza m oderna che pone al P asso di Cadibona l'in izio delle
A lp i. P olib io invece (II , 24) dice che le A lp i hanno in izio d alla
Turbia (in A lpe maritima*).
*
*
*
D elP A u relia che abbiam o segu ito passo passo, resta a dire che
perdette a gradi la sua im portanza man m ano si estin guevano le
cause per cui era sta ta affannosam ente aperta da E m ilio Scauro. Q uan­
do la. J u lia A u g u sta com inciò a funzionare, Tem porio m ilitare di
Piacenza acquistò una n etta preponderanza su quello di P isa che
si m utò in parte in em porio m arittim o per le flotte m ilita ri. S i a g ­
giunga che il traffico fra Roma e le G allie, n e ll’epoca im periale si
effettuava prevalentem ente per via di m are per evitare q u ell’aspro
ter r ito r io .... inter A penn inu m et A lp e s im peditissim u m ad ite r
faciendum ( G h u t o a C i c . , E p i s t . Farri., X III).
A bbandonata alle cure dei m unicipi e dei pagi priva di tu tte
le successive riparazioni che gli im peratori dedicarono alle altre
vie di in ten so traffico, l ’A urelia ci resta quasi del tu tto m ancante di
quei caratteri di rom anità che caratterizzano le sue più fortunate
consorelle.
R esta di squisitam ente romano il suo tracciato che ci è te s ti­
m one n e ’ secoli della sua illu stre origine. Essa in fa tti denuncia
n ella sua concezione uno scopo tipicam ente strategico, quale era
sem pre quello delle strade m ilitari.
Avendo sem pre in riiente questo presupposto sarà facile spiegarsi
certi suoi andam enti che ai moderni possono sembrare anom alie.
A lla brevità ìe str a d e m ilita ri sacrificavano sempre la com odità.
E sse non si perdevano m ai in in u tili giri nè s ’addolcivano in am ­
pie e comode curve. Erano rigide, dure, tese in uno sforzo sovru­
mano di conquista, come lo spirito e la mente di coloro che le ave­
vano com piute. Q uesti in fa tti conoscevano per esperienza l ’assolu to
bisogno di celerità degli eserciti e certo non ignoravano di che
tempra fossero gli uom ini destinati a logorare con l ’a g ile passo i
lastroni delle « consulares » e delle « praetoriae ». Specialm ente i
percorsi m ontagnosi ci danno idea chiara di questo assolu to biso­
gno di far presto, di giungere alla m eta senza in utili giri, sia pure
col fiato mozzo.
R e n z o B a c c in o
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NOTIZIE SULLA MANIFATTURA DEI
CA PPELLI IN MASSA DI LUKIGIANA
(s e c o , χ λ α ι - χ ι χ )
( C o n tin u a z io n e e f i n e - V. n u m ero pre ce dente )
Lo sm e r c io an n u ale del prodotto riunito di tu tti i fabbricanti
m a ss e s i era d i 26750 dozzine di cappelli, e il prezzo di mano d ’o­
pera, o d ’in d u str ia , poteva calcolarsi a circa- 80250 lire lucchesi
« a lla r a g io n e d i lire tre per ogn i dozzina, ossia di soldi 5 per ogni
c a p p e llo ». L ’u tile n e tto da ogn i spesa poteva farsi ascendere ap­
p r o ssim a tiv a m e n te a o ltre 50.000 lire lucchesi.
V i e r a p o i il g ra n beneficio che risultava al paese « da una con
tin u a e g r a n d e circolazion e di denaro non solo tra gli operai, i gior­
n a lie r i, c o lo r o che erano a d d e tti ai trasporti ed altri, ma ancora
tr a i m a n ifa ttu r ie r i e p rop rietari, di vistose somme date a cambio
tr a i v e n d ito r i o com p ratori di m aterie tan to prime quanto manif a tt u r a te com e legno, carbone, lane, colori, nastri, tele per fo ­
d era , ecc. ».
A lt r i n on tra sc u r a b ili van taggi infine derivavano e da questa
a b b on d an za d i danaro la qu ale « facilitan d o Ja maggior coltivazio­
n e d e lle te r r e n e accresceva g li annuali prodotti a benefìcio non solo
d ei p r o p r ie ta r i di d e tti terren i, ma anche di t u tt i i consum atori in
g e n e r a le », e d a l fa tto che il com m ercio di Massa con Livorno era
d o p p ia m e n te a ttiv a to non solam en te dalla vendita dei cappelli e d a l­
l ’a c q u is to d e lle m aterie prim e, m a anche d alle anticipazioni in mer­
ce e in d a n a r o che i fa b b rica n ti m assesi ricevevano dai m ercanti
liv o r n e s i, d a com p en sarsi q uan to a lle m aterie prime in cappelli fi­
n iti, e q u a n to al denaro in m ano d ’opera per la fabbricazione dei
m ed esim i.
V i era p iù an cora. A lc u n i fabbricanti nel ricevere merce e da­
n a ro d a i m e r c a n ti di Livorno facevano esegu ire il lavoro per conto
di q u e sti u ltim i, « ricevendone per he stessi una retribuzione ossia
c o m m issio n e » o fissa o prop orzion ata alla quantità dei cappelli faL»
b r ic a ti s o t t o la loro d irezion e e responsabilità.
Le barch e im p ieg a te al tra sp o rto dei cappelli e delle m aterie pri­
m e t r a M a ssa e L ivorno ed an ch e tra M assa e Genova, portavano
fr e q u e n te m e n te d elle p a r tite di granaglie, e in ta l guisa i generi
di p r im a n e c e ssità — d ato ch e le produzioni agrarie del territorio
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122
GAETANO
PA PPA IA N N I
di Massa., per la piccola estensione della sua pianura, generalm ente
non bastavano ai bisogni della popolazione — erano sem pre in quan­
tità sufficiente al consum o e ad un costo proporzionato « alle f a ­
coltà delle fam iglie e al prezzo della m ano d ’opera ».
N el secolo X V II il com m ercio della c ittà di M assa e d e ll’iu
tero S tato era assai prospero per il m ercato solito fa rsi ogni s a ­
bato nella piazza « della. F on tan a detta di M ercurio », che era s ta ­
to concesso dal principe A lberico I nel 1574., forse per ridare al
com m ercio locale i benefìci già r isen titi per la grande fiera della
durata di nove giorni « libera per i forestieri e M assesi » decretata
d alla m archesa R icciarda M alaspina nel 1521, e poi cessa ta per
ign oti m otivi (*).
Il canonico O doardo Rocca lasciò scritto che a llora « m olte fa
m iglie forestiere si arricchirono colla sola in d u stria del negoziare
e r is te s s a N azione ebrea, ben conoscendo l ’opportunità del sito,
spinse in essa (Massa) m olte delle loro fam iglie ».
N el 1610 il principe A lberico I concesse à g li ebrei « di potersi
radunare in un G h etto e aprire a loro benefìzio una scu ola ossia
S inagoga » (2).
F u allora che nel territorio di M assa si videro sorgere m olte fa b ­
briche, come quella della carta sopra Canevara., nel luogo detto
il C arfaro, della polvere « alla Frongola nel territorio del M irteto »,
del tabacco, del sapone, dei coram i, dei cap pelli, dei drappi di se ­
ta , dei vetri e c r ista lli, delle quali alcune esistevano ancora verso
la m età del Settecento, « ed allora giravano le lettere di cam bio di
C) Anche il mercato istituito da Alberico I, di cui si trova memoria « ne­
gli scritti di Cristofano da Aiolà » cessò coll’andare del tempo.
(2)
Storie antiche di Massa e di Carrara, scritte dal canonico O. R o c c a ,
A.S.M ., Manoscritti, n. 97.
Il
Ghetto a Massa era presso Porta Toscana, a ttu ale. Porta Martana, e
precisam ente in « Strada romana », ora via Beatrice, « che conduceva alla
Piazza della Fontana ossia di Mercurio ed era posta tra strada Alberica a si­
nistra e strada del Paradiso a destra andando verso detta Piazza ».
N ella via Romana vi erano molte case tra cui principali quelle delle fa ­
m iglie Manetti, Cybei, Covacela, Orsi, Stecca ed altri. « Vi erano molti ar­
tisti che colle loro botteghe rendevano una bella vista e molto comodo alla
città. La strada del Paradiso era anch’essa abitata per lo più da artisti e
corrispondeva in detta Piazza ».
Numerosi ed interessanti documenti sul soggiorno degli ebrei a Massa e
sui privilegi loro accordati dai Cybo furono pubblicati da G. Sforza, per cor­
redo degli Statuti di Massa di Lunigiana, in Monumenti di Storia Patria
delle Province modenesi, Modena, Vincenzi e nipoti, 1892, T. I l i , I \ IH , pagi­
ne 148, 161, 102, 106, 107, 202, 263; e in Massa di Lunigiana nella prima metà del
secolo XVIII, cit., pagg. 141, 142.
In merito agli ebrei lo stesso Sforza pubblicò un Bando del principe Car­
lo I Cybo-M a laspina del 16 marzo 1630, ed un Bando del Consiglio di Reg­
genza in Massa, in nome della duchessa Maria Teresa Cybo-d’Este, del 31
agosto 1784, in Saggio di bandi, lettere patenti, ecc., cit., pagg. 101, 202.
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LA
M A N IF A T T U R A
DEI
CAPPELLI
IN
MASSA D I
L U N I Gl AN A
123
M a ssa p er le piazze più accred itate d ’Italia con credito universale
d e lli m e r c a n ti » t1).
* * *
S e c o n d o v a rie n o tizie tram andateci da antichi scrittori possia­
m o c e rc a r e le cause p rin cip a li della decadenza dell’industria dei
c a p p e lli in M assa n ei p rim i anni del secolo X V III. Queste cause
(ìd a ltr e p iù gravi, m a n ife sta te si con g li avvenim enti politici della
lin e d e l d e tto secolo e del principio del successivo, accentuarono la
d e c a d e n z a d e ll’in d u stria stessa la cui cessazione definitiva avvenne
s u l fin ir e d e l l ’O ttocen to.
E r a a p p e n a sepolto il d efunto duca A lberico I I I allorché il nuo­
vo so v r a n o , A ld eran o I, sa lito al trono il 7 aprile 1717, dette le
p r im e p ro v e d e lla su a to ta le in ettitu d in e a governare, culm inata tre
a n n i d op o n e l ten ta tiv o di vendere perfino lo Stato alla repubblica
d i G en ova ch e lo am biva per estendere i propri confini. Spogliò il
p a la z z o d u c a le d elle cose più preziose, ne cacciò subito parecchi
d e v o ti s e r v ito r i del fra tello ed alcu n i fece bandire, altri carcerare.
U n a n o n im o D isc o rso s u ll’origine e le più antiche vicende di
M a s s a (2) c i f a conoscere che A lderano, non curando il proprio de­
coro, n e i p r im i m esi del lu tto , intraprese una vita di lusso e di pia­
ceri d a n d o s i a feste e p assatem p i e, ciò che fu peggio, circondan­
d o si d i g e n t i stra n iere a llo S ta to « raccom andate solo per avvenen­
za d i p e r s o n a o per ta le n ti m u sicali ; pessim a genìa che il trasse a
b ia s im e v o li opere, im perocché non ogni fallo di Alderano era im ­
p u ta b ile a p e r v e rsità di cuore, m a più spesso alle male insinuazio­
ni d ei t r is t i e a l bisogno di danaro in che per lo smodato lusso e Fa­
m ore str a b o cch ev o le d ello spendere si trovava continuam ente ».
M a o ltr e a << queste cose non poco m oleste allo Stato », altri fatti
a n c o r a fe c e r o presto sen tire i loro deleteri effetti. I balzelli di cui
fu r o n o g r a v a ti i su d d iti provocarono u n ’insurrezione dei Carra­
r e si (3). F u im p o sta una ta ssa ai Notai· contravvenendo alle conven­
z io n i s t ip u la t e nel 1510 con la m archesa R icciarda Malaspina e « non
v a le n d o il ch ied ere com p en sazione a chi era pur creditore della Ca­
m era d u c a le »: Le C om unità di M assa e di Carrara furono costrette
a ced ere a l D u c a l ’Uffizio del 1’Abbondanza, che egli volle gestire per
p r o p r io c o n to . I l D uca ste sso em ise bensì il 21 giugno 1716 un Bando
c o n c u i p r o ib iv a la estra zio n e d a i propri S ta ti dei bozzoli, detti vol­
g a r m e n te « c a r tò c c i », e d ella seta senza espressa sovrana licenza (4),
(*) A .S .M ., M a n o sc ritti, n. 97.
(*) A .S .M ., M a n o sc ritti, busta 121, fase. 30.
(3) P a p p a i a n n i G., Massa ed il suo Archivio di Stato, in A tti della So
c ie tà L ig u r e d i Storia P a tr ia , Genova, 1934, vol. LX, fase. 2. pag. 12.
( 4 ) S f o r z a G., Saggio ecc., cit., pag. 211.
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m a d ’a ltra parte, con grave danno del com m ercio e delle ind u strie
locali, im pose una ta ssa ai negozianti, e ben presto una seconda a n ­
che m aggiore col pretesto di urgenti necessità di S tato.
R im ise in oltre in vigore alcu n i app alti già ab oliti dai su oi pre­
decessori perchè dannosi e pensò pure d ’introdurne uno nuovo della
lana, il quale avrebbe certam ente rovinato l ’in d u stria dei cappelli.
Si ebbero allora i prim i sin tom i d ell’irreparabile decadenza di
questa m anifattura, la quale non accennò a risorgere neppure nei tem ­
pi successivi sotto il governo di Maria. Teresa Cybo-d’E ste, m ite e bene­
fica sovrana, che emanò ottim e leggi per la prosperità dei su oi S ta ti,
e cercò anche di sollevare le sorti dei comm erci e delle in d u strie,
non esclusa* quella dei cappelli, m antenendo in m odesta m isura le
tariffe dei dazi d ’introduzione delle m erci nel territorio di M assa e
Carrara.
I n fa tti la tariffa « per la gabella da pagarsi n e ll’introduzione nel
D ucato di M assa di qualunque specie di m erci provenienti dalla M a­
rina, » sta b ilita il 24 febbraio 1759 dal M agistrato del Sale, con a p ­
provazione della duchessa M aria Teresa, fissava per ogni balla di
lana del peso di libbre 1000 la tassa di bolognini 10, pari a. sold i massesi 20 : e per ogni balla di « pelo per cappelli » del peso di libbre 800,
la tassa, di bolognini 12, pari a soldi 24 f1).
U n a ltr a tariffa stab ilita dalla D u cale Reggenza il 26 lu glio 1^72,
per ordine della predetta D uchessa, fissava una ta ssa di bolognini
4 per ogni 100 libbre « di lana e di pelo per cappelli » ; di bolognini 10
per ogni' 100 libbre di pelo di coniglio (2).
Una tariffa « per le gabelle di Carrara e Lavenza », em anata da
R egolo il 17 febbraio 1778, stab iliva una tassa di 10 bolognini per
ogni « soma » di cappelli, e di bolognini 3 per ogni « carico » ( ).
Il 6 m aggio del 1778 infine la D ucale Reggenza, d ’ordine della
sovrana, conferm ava in tu tto la tariffa del 2G lu glio l i <2 (4).
Le guerre com battute su l finire del secolo X V III, che cam biarono
P assetto p olitico del piccolo principato di M assa e Carrara e pro­
vocarono, nel 1796, la caduta delle due citta in potere delle truppe
francesi, le quali vi commisero infinite spogliazioni, rubam enti e r i­
balderie ; il continu o avvicendarsi di nuovi ordinam enti am m inistra ­
tiv i : i nuovi gravosi dazi e regim i doganali, lo stato di guerra a cui
fu in preda l ’I ta lia tu tta in quel tempo e nel principio del secolo XIX,
e, specialm ente in un certo momento, la riviera di Genova ; il com ­
b attersi e il succedersi a vicenda in quel territorio delle arm ate fra n ­
cese ed austriaca, sconcertando, ostacolando, danneggiando non poco
le in dustrie e i commerci della Liguria e della L unigiana, aggrava­
.
I
Λ
·
·
/ Q\
ci) A.S.M., Archivio dei Duchi di Massa, busta 62, ad. a.
(2) Id. id. id.
(3) Id. id. id., busta 63, ad. a.
(4) Id. id. id.
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LA
M A N IF A T T U R A
DEI
CAPPELLI
IN
MASSA
D I L U N IG IA N A
125
ro n o ìa d eca d en za d e ll’a n tic a , già im portantissim a e rinomata ma­
n if a t t u r a d e i c a p p e lli, v a n to e ricchezza dei M assesi.
F u a llo r a clie la C om unità di M assa, posta alle porte della riviera
d i L e v a n te , tro v a n d o si su l passaggio di num erosissim e truppe spe­
d ite o r a c o n tr o G enova, ora verso la Toscana, non potè a meno di
e s s e r e d a n n e g g ia ta e a n g u stia ta dalle medesime, sia per* le somme
im m e n se e r o g a te per il m antenim ento di dette truppe, sia per « Finq u ie tu d in i in e v ita b ili in un territorio spettante allora alla Casa
d ’A u s t r ia e la di cu i sorte era sempre précaria e sempre agitata ».
L e le g g i d o g a n a li del R egno Italico, proclam ato da Napoleone il
31 m a rz o 1805, ebbero fu n e sta influenza sulia m anifattura massese
s ia im m e d ia ta m e n te sia nei tem pi successivi.
I n f a t t i p rim a , au m en tate le tasse di estrazione delle merci, per
d im in u ir e le esp ortazion i a ll’estero ed attirare in Lombardia i pro­
d o t t i d e lle fab b rich e d i M assa, si provocò, naturalm ente, una certa
d im in u z io n e d i sm ercio a danno delle fabbriche stesse, poiché così,
se n o n co m p le ta m e n te ch iu sa, alm eno a ssa i più ristretta fu la via
a n tic a p r in c ip a le e fa cile del commercio m arittim o. Si volle poi per­
c e p ir e s u i c a p p e lli di M assa, presen tati alle frontiere del Regno, l'in ­
ter o d a z io fissa to d alle tariffe del Regno m edesimo, e s ’imposero dazi
per l ’in tr o d u z io n e dei ca p p elli ste ssi nello S tato Pontificio e nel Re­
g n o d i N a p o li (x).
I l b lo c c o in tim a to da N apoleone (21 novembre 1806) per affret­
ta r e l a r o v in a econom ica d e ll’Inghilterra, dopo averne strem ate le
g a g lia r d e e n e r g ie p olitich e con cu i essa resisteva indom ita alla F ran ­
cia , il q u a le « produsse a l continente europeo ad esso soggetto o
a d e r e n te d e i m a li e dei beni ». (2), non risparm iò la Toscana e parti­
c o la r m e n te L ivorno.
M a se d a u n a parte si lam entarono le perdite fatte dalla merca­
t u r a d i q u e sta c ittà « in conseguenza delle interrotte franchigie ri­
sp e tto a g li ap p ro d i m a rittim i » d a ll’altra invece l ’industria interna
« r ic e v è s tim o li e sv ilu p p i consid erabili, e vidersi aperti am plissim i
s fo g h i p er l a p a rte di terra ». Firenze e Livorno in fatti ottennero
C am ere d i C om m ercio « su lla foggia di quelle esistenti nelle m ag­
g io r i p ia z z e d i F ran cia », le quali potevano corrispondere direttam en te c o l M in ister o d e ll’in te r n o per tu tto quanto avessero creduto
ben f a t t o p rop orre o reclam are dal governo, ed esercitavano il di­
r itto d i e sp o r r e a i P r e fe tti i m ezzi da esse giudicati idonei ad accre­
sc er e la p r o sp e r ità com m erciale, « di far conoscere al governo le
c a u s e c h e n e a rresta v a n o i progressi, di indicare le nuove risorse che
se le p o te ss e r o p rocu rare.... ». I Toscani ebbero così agio « d i rego­
(*) Id ., M a n o scritti, n. 106.
( 2)
Z o b i A ., Storia civile della
pag. 686 e segg.
Toscana, Firenze, Molini, 1851, T. I li,
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126
GAETANO P A P P A I A N N I
lare da se stessi le proprie faccende com m erciali a ssa i diverse da
quelle di Francia e talvolta con esse in opposizione.... », e di rica­
varne non trascurabili vantaggi poiché N apoleone, con a tto vera­
m ente provvidenziale « alla conservazione ed im pulso del setilicio ed
alla coltivazione dei gelsi, che avevano assai deperito nei trascorsi
anni, accondiscese a perm ettere l ’estrazione da Livorno per sopranimare delle sete m anufatte in deroga a g li ordini concernenti il
b lo c c o ».
« Le berrette di Prato, gli alabastri di V olterra, i coralli di P isa
e Livorno e i cappelli di p aglia di Firenze, per via di prem i e di a l­
tri efficaci eccitam enti, riceverono increm enti considerevoli. D onde
ne procedeva abbondante circolazione di danaro, una parte del quale
veniva im piegato nei m iglioram enti agrari, e così 1’abbondanza del
lavoro suppliva nei braccianti a ll’a lto prezzo delle vettovaglie, e nel
seno m edesimo della N azione s ’am pliavano le scatu rigin i delle su s­
sistenze ».
N on così avvenne invece per la città di M assa e per la sua in d u ­
stria dei cappelli d estin ata a cessare sia per i danni arrecati dal
regim e delle dogane im periali, sia perchè la piazza di Livorno non
soltan to non potè più spedire dei cappelli in S icilia, in Spagna e in
a ltri luoghi, ma non potè neppure ricevere nè lane dalla Spagna, nè
p elli di coniglio dalla S icilia, nè p elli di lepre da Sm irne, nè pelo di
cam m ello d a ll’E g itto , nè altre m aterie occorrenti alla m anifattura
stessa. E se talvolta qualche carico di d etti generi riusciva a so t­
trarsi alla rigorosa vigilanza doganale, il prezzo dei m edesim i era
così eccessivo da scoraggiare qualsiasi fabbricante. Il pelo di cam ­
m ello per esem pio « che altre volte vendevasi pezze 30 il cento, era
salito a pezze 120 e 130 », é così era avvenuto delle altre m aterie
prim e, m entre il prezzo dei cappelli non aveva avuto un aum ento pro­
porzionato, e m entre ancora trovavansi rare, difficilissim e e quasi
chiuse tu tte le vie per lo smercio a ll’estero. « Dai ciò derivò il gene­
rale scoraggiam ento dei m ercanti livornesi », la cessazione delle loro
ordinazioni, come pure delle anticipazioni da loro solite accordarsi
ai fabbricanti inassesi tanto in generi quanto in denaro.
A ltra cagione non meno im portante della decadenza d e ll’in d u ­
str ia in parola fu la em igrazione delle fam iglie di lavoranti di cap ­
p elli a Genova, a Sarzana, a Porto M aurizio e in altre lo ca lità della
L iguria. Q ueste fam iglie espatriate poterono bensì per alcu n i an n i
« rivolgere la loro m ente verso' la: loro patria », ma contraendo in un
altro paese delle abitudini e dei legam i di parentela, « divennero que­
ste a ltrettan te radici per ritenerle per sempre n ella nuova patria
adottiva », e così la Liguria, altre volte tributaria delle fabbriche di
M assa, divenne al contrario la sua rivale nella fabbricazione dei cap­
p elli e nel loro smercio a ll’estero, ed atteso che esistevano in dette
parti dei capitali più grandi e dei speculatori più arditi che in Mas
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LA
M A N IFA T TU R A
DEI
CAPPELLI
IN
MA SSA D I L U N IG IA N A
127
sa , q u e sto ra m o di m a n ifa ttu r a trasm igrò da M assa a Genova come
e r a tra sm ig r a ta : d a lla T oscan a in F rancia ed in Inghilterra Parte di
m a n ifa ttu r a r e le lane.
P e r i s u e s p o s ti m o tiv i il num ero delle fabbriche massesi diminuì
g r a n d e m e n te e le poche rim a ste furono quasi tu tte inoperose. Da una
s t a t is t ic a contem poranea· rileviam o che solo 107 operai vi erano oc­
c u p a ti e p ro d u cev a n o an n u alm en te appena 4900 dozzine di cappelli (*).
A l te m p o in c u i M assa fu riu n ita al principato di Lucca (180G1814) fo rm ò u n a P refetturai com posta dei C an toni di Massa, Carrara
e M o n tig n o so .
D e lP in te r o C an to n e d i M assa fu trovata dallo Sforza una sta ti­
s tic a d e i p r o fe s s io n is ti, d eg li artefici e dei m estieranti dalla quale
r ile v a s i c h e i ca p p ella i in quelPepoca erano 230 (2J. Dunque anche
F e lic e I B a c io c c h i, il quale d u rante il suo breve governo pure emanò
d iv e r s i ed im p o r ta n ti provvedim enti per la buona amministrazione
d ei s u o i s u d d iti, che is t itu ì la Banca Elisiana per il m iglior finan­
z ia m e n to d e lP in d u s tr ia e com m ercio del marmo, soprattutto destinata
a d a re d e lle a n tic ip a z io n i a i proprietari e agli operai delle cave di
m arm o, a g li s c u lto r i e m a n ifa tto ri in genere, e ad assicurare un la ­
voro n o n in te r r o tto a lla n u m erosa classe degli operai, delle cave (3) ;
che co n d e c r e to del 16 a g o sto 1808 is titu ì una Scuola pubblica per
le a r t i d e lla se ta « cioè d ella filatura dei bozzoli fino alla tessitura
d ei d r a p p i t a n t o lis c i che o p erati » (4), n u lla fece in favore dell’an­
tic a m a n ifa ttu r a m assese.
E s s a o r m a i era prossim a a l suo tram onto. Il R epetti e il Raffaelli
la c ita r o n o r isp e ttiv a m en te n el 1839 e nel 1881 tra le altre piccole in ­
d u s tr ie d i M a ssa (fabbriche di om brelli, tin torie, ecc.) nelle quali
la v o ra v a n o n u m ero si a r tig ia n i, m ettendo però ambedue in evidenza
il c o n tin u o progred ire d e ll’an cor giovane, m a ben più importante,
in d u s tr ia d e l m arm o (5). « L ’a rte di lavorare i m arm i che cavansi dai
fia n ch i o r ie n t a li d e ll’A lp e B a ssa due m iglia appena lungi dalla città,
c o m in c ia a pren d er piede an ch e in M assa, dove veggonsi aumentare
a p oco a p o co le officine d i scu ltori, in ta g lia to ri e scalpellini » (6).
(*)
(2)
(3)
(4)
creti,
A .S .M ., M anoscritti, n. 106.
S forza G ., Massa- di Lunigiana, ecc., cit.
P appaianni G., op. cit., pag. 24 e segg.
A .S .M ., Archivio della dominazione francese. Leggi, notificazioni, de­
1S0S, b u sta 11.
( 5) R e p e t t i C ., op. cit., vol. I l i , pag. 133. — R a f f a e l l i R ., Monografia sto­
rica e a g r a r ia d e l circondario di M assa Carrara, compilata a tutto Vanno ISSI,
L ucca, G iu sti, 1S82, pag. 47.
(6) T ra le industrie fiorenti a Massa nel secolo XVII cd ni principio del
secolo X V III non trovasi ricordata nei documenti e dai cronisti contempo­
ran ei q u ella d el marmo per la ragione che essa non aveva ancora così pro­
gred ito com e n ella vicina Carrara, « sebbene ci siano memorie di scavi di
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128
GAETANO
PA PPA IA N N I
Pochi anni dopo la rinom ata m an ifattu ra dei cappelli, come le
altre antiche industrie locali, quali le concerie, le cartiere,, ecc. d e­
stin a te tu tte a scom parire dopo le ap p licazioni m eccaniche, sop p ian ­
ta ta d alP industria del marmo, dovette affatto cessare poiché non
se ne trova più notizia (').
Oggi purtroppo l ’in d u stria e il com m ercio della, bella e nobile
pietra bianca o vagam ente m acchiata di vari colori sono in grave
crisi, « che non deve certam ente considerarsi crisi speciale del marmo
apuano », ma « una crisi m ondiale che più o m eno coinvolge tu tte in ­
distintam ente le a ttiv ità econom iche dei due em isferi » (2). Q uest’in ­
dustria però che già rese ricca e fam osa una regione d ’Ita lia , per
volontà di un Capo e per la sald a fede del popolo apuano certam ente
risorgerà, e quei m eravigliosi m arm i che adornarono l ’a litica Roma
splenderanno ancora, nei tem pli e n egli edifìci d ell’im p ero mussoliniano.
G a e ta n o P a p p a ia n n i
marmi fa tti in quel tempo e anche prima per abbellimento specialmente delle
chiese ».
La lavorazione del marmo cominciò ad aver vita soltanto dopo la metà
del Settecento. Infatti il cronista di Massa prete Nardino Bertelloni lasciò
scritto che nel 1751 « gli ebrei Ancona (fratelli Isacco e Benedetto) hanno
preso l'appalto de’ marmi e principiarono a fare lavorare fra Pariana e
Berticagnana (Altagnana). A 2 maggio hanno principiato a fare tirare de’
pezzi di marmo, et hanno tirate due colonne con 4 pare eli bue. Fecero la
strada. Poco durarono. Hanno aperto un’altra cava di marmi m isti a Gronda
al Focolino ». (Cfr. Cronache pubblicate da G. S forza, in Cronache di Massa
di Luni piana, cit.).
« Il più antico ricordo che si abbia dei marmi massósi risale al 1372 tempo
nel quale M assa era soggetta alla repubblica di Luçca, e questo ricordo si
trova nello Statuto delle gabelle delle vicarie compilato in quell’anno ». (Cfr.
S forza G., Massa di Lunigiana, ecc., cit., pag. 142 e segg.).
Alcuni Bandi concernenti l ’industria, l ’arte, l’appalto e il commercio delle
« quadrette di marmo » furono emanati da Carlo I Cybo-Malaspina il 13 ago­
sto e il 2G settembre 1652; il 14 agosto 1655, il 21 ottobre 1657, il 2 maggio
1660 ; e da Alberico l ì il 7 maggio 1667 e il 13 giugno 1685. (Pubblicati da G.
S forza, in Saggio ecc., cit., pag. 176 e segg. e 192).
Su ll’estendersi della lavorazione e del commercio dei marmi, ved. R epetti
E ., Cenni sopra l’Alpe Apuana ed i marmi di Carrara, Badia Fiesolana, 1820.
Alcuni « capitoli » per l ’accennata escavazione di tutte le miniere del ter­
ritorio di Massa e Carrara furono approvati e pubblicati dal principe Albe­
rico I Cybo-Malaspina il 23 giugno 1606, e successivamente importanti dispo­
sizioni regolamentari sull’apertura delle cave nelle « vicinanze » di Carrara
e sul commercio dei marmi furono emanate dalla Ducale Reggenza, in nome
della duchessa Maria Teresa Cybo-d’Este, il 1 febbraio 1751 e jl 22 settembre
1764; e dal Cancelliere criminale di Massa, d ’ordine della predetta sovrana,
il 13 dicembre 1772. (Cfr. S forza G., Saggio, ecc., cit., pagg. 131, 234 , 239, 244).
i 1) Ix> S taffetti (Giulio Cybo-Malaspina, marchese di Massa, cit., pag. 16),
scrisse che la fabbricazione dei cappelli di feltro p r o se r ò al Forno dove durò
fino ai principi dell’Ottocento.
(2)
B etti M., Quadro storico dell*escavazione del marmo di Luni-Carrara,
Massa, E. Medici, 1034.
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V A RIETÀ
UN MECENATE GENOVESE A PADOVA
(GIANVINCENZO PINELLI)
N a c q u e G ian vin cen zo P in e lli a N apoli, Panno 1535, da Cosmo,
n o b ile g e n o v e se , che aveva acq u istato nel commercio considerabili
r icch ezze.
F in d a g io v in e tto si ap p licò allo studio e fece rapidi progressi in
t u t t i i r a m i d e lle co gn izion i um ane. O ltre l ’ebraico, il greco ed il
la t in o a v e v a ap p reso il fra n cese e lo spagnuolo e parlava queste
d u e lin g u e c o n fa c ilità ed eleganza. La di lu i cortesia ed affabilità
a d e g u a v a n o la sua eru d izion e, ed era sollecito di offrire il frutto
d e lle su e ricerch e a lle persone che lo consultavano.
I n N a p o li fon d ò un giard in o botanico, acquistando a ll’estero le
p ia n te p iù r a r e ; e B artolom eo M aranta, fam oso medico, di Venosa,
g li re se il g iu s to trib u to d eg li stu d iosi di storia naturale, dedican­
d o g li il s u o M e to d o per conoscere le piante m edicinali.
M a lg r a d o la d elicatezza d e lla sua salu te, il P in elli non lasciava
p a s s a r g io r n o sen za dedicare alcu n e ore allo studio. A ll’età di ven­
t it r é a n n i s i rid u sse a P ad o va, attrattovi dalla celebrità di quell ’A te n e o . Q u iv i conobbe e c o ltiv ò l ’am icizia di Torquato Tasso.
D e l so g g io r n o a Padova, d e l Tasso e del P in elli e dei rapporti
t r a i l g e n o v e se ed il grande, in felice epico ita lia n o , tratta diffusam en te A n to n io M alm ign ati da Lendinara (*), in una dotta mono­
g r a fia , d alla, q u ale rica v ia m o le notizie di m aggior interesse.
D im o r a v a n e i d in to rn i del S a n to (S a n t’A ntonio) Gianvincenzo
P in e lli, s p le n d id o m ecenate d e g li stu diosi e centro dei dotti nostri
e f o r e s tie r i d ’a llo r a , in te n d en tissim o d ’arti, di scienze, di lettere
e d i m u sic a ; sp e c ie di V ie u sse u x di que’ giorni, con tale fortuna in
p iù , ch e g li c o n se n tiv a di ten ere la sua casa., ricca di raccolte a r ti­
s tic h e e s c ie n tific h e , sem pre aperta alla più grande ospitalità.
« I l P in e ll i era così u m ile, così schivo d i m ettersi in mostra,
c o s ì d iffid en te del p roprio valore, che ricusava perfino i tito li di
d o tto r e e d i a ccad em ico. N on lo troverete perciò nelle anticam ere
d e lle r e g g ie , n o n n elle co n v en tico le e consorterie letterarie ; nè a d i­
s tu r b a r e i to r c h i d egli sta m p a to ri celebri, nè a correre appresso
O) Il co n te A ntonio M alm ignati, scrittore forbito, morto ranno 1SS5, nella
v e g eta età di quarantatre anni, insegnò letteratura italiana nell’Università
di P a d o v a . Ci la sciò un quadro insuperato della vita veneziana del ’700, nel­
l ’opera G a s p a r e G o zzi e i suoi tempi. (Padova, 1S90).
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A N T O N IO
C A PP E L L IN I
a lla trom ba della fam a perchè divulghi ai quattro venti il suo nom e.
Sprezzante di ciondoli e di onori, non cercatore d elle a d u la trici
dedicatorie dei contem poranei, passa per la società e per la v ita
studiando e beneficando ; aiuta gli nitri a procacciarsi quella ripufazione a cui per sè non pensa nem m eno; ama lo stu d io per lo s tu ­
dio, l ’arte per l ’arte e per le soavi ed intim e com piacenze che ri- „
serba a chi la coltiva con passione e disinteresse ; gli am ici più pel
bene che a loro fà che perchè ne attenda com penso e ricam bio di
gratitudine : ecco l ’uomo che m etteva a disposizione del T asso la
sua casa, la sua libreria, i suoi con sigli, che g li donò c o sta n te
am icizia e al bisogno cordiale o sp ita lità . N è in casa del P in e lli
poteva m ancare a Torquato alcuno di quégli a iu ti che ricerca l ’u o­
mo di studio ; se gli scien ziati vi trovavano copiose e per quei giorni
com plete le raccolte di fo ssili, di m etalli, di disegn i, di sfere e
carte geografiche, di strum enti m atem atici ed astronom ici ; se a chi
indagava i segreti delle p iante s ’apriva un vasto giard ino botanico,
il letterato, il filosofo aveva a sua, disposizione una libreria così
ricca di stam pati e di m anoscritti, così scelta per la qu alità e la
rarità degli esem plari, che avrebbe form ato l ’orgoglio di un gran
principe. Ma ciò che dal principe si sarebbe indarno cercato era la
dottrina vasta e insiem e profonda del proprietario, che sapeva i l ­
lustrare e com m entare sapientem ente queste sue ricchezze e g u i­
dare gli altri a bene usarle e trarne profitto ».
Q uesto illu stre figlio di Genova — lasciò scritto il M alm ignati
—. così m odesto comechè possedesse quelle doti che riu n ite furono
e saranno sempre argom ento di superiorità nel mondo, dico la n o­
biltà dei n a ta li, la ricchezza del danaro e della m ente, si può dire
che elesse per sua seconda patria P ad ova dove abitò per ben qua­
rantatre anni (1558-1601), e durante questo sì lungo periodo, chiù
so soltan to con la sua m orte, fu l ’oracolo — come scrive un suo bio­
grafo — a l quale ricorrevano gli stu diosi di letteratura. d ’Ita lia e
d ’Europa.
N on è a dire se il gentile anim o di Torquato gli serbò perpetua
riconoscenza, se portò per tutta la vita fra i più cari ricordi l'im ­
pressione di quel gentiluom o, di quella casa e della, società eletta
che frequentava.
Ci basterebbe la conoscenza del suo carattere ad argom entarlo
con sicurezza, anche se non avessim o altre prove : ma le abbiam o.
Le abbiamo in tre lettere scritte dal Tasso al P in elli, in tem pi d i­
versi e in più diversa condizione di sp irito e di fortuna. La prima
è datata di Ferrara il 22 giugno 1575. Torquato gli dice d ’asp ettare
il ritorno d ’una copia dei prim i dodici canti del suo Goffredo, per
inviarla ad esso P in elli e sentirne il parere. Si scusa di non m an­
dare l ’originale, perchè a ltri che lu i m edesimo non giungerebbe a
decifrarlo, e a lui manca il tem po: lo tengono occupatissim o « l a
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*
UN
MECENATE
GENOVESE
A PADOVA
131
« r e v is io n e d el libro e Tesser col duca continuam ente, il qual sè(( g u ito ora per le lacu n e di Com acchio, or per selve e per cam« p a g n e , co n in v id ia d egli em u li, con allegrezza degli am ici, non
« m ia : v o r r ei p oter a tten d ere a lla revisione, e v ’ho pochissim o tem ­
ei p o , sì c h e non spero di com inciare la, stam pa m anzi N atale. I
« fa v o r i so n o g r a n d i; li g u sto , ma non me ne inebrio; vorrei qua Ι­
α ch e c o s a d i p iù sodo. D esid ero di parlare con V ostra Signoria in a n ­
it zi c h ’E lla s i parta· (il P in e lli era sulle m osse per un viaggio a N a ­
ît p o li) ; e co m e io abbia le tto tu tto il libro al duca, che sarà a ll’arrivo
« d e ’ d o d ic i c a n ti, o poco p iù , spero che potrò involarm igli otto o
« d ie c i g io r n i, i q uali t u t t i voglio spendere con Vostra Signoria. Ho
« da c o n fe r ir le m olte cose in torn o alla somma della m ia vita, e
« a lc u n e in to r n o al g iu d izio che si fà del poema in Roma ».
E q u i g li espone in su ccin to i giudizi di quei critici e la confu­
t a z io n e d i ta lu n o di e ssi e conclude : « Ma di tu tte queste cose a
bocca p iù com od am en te ».
L a se c o n d a lettera , com echè senza data, si riferisce ai primi di
a g o s to d e l 1583, epoca tr is te in cui trovavasi m alato fisicamente e
m o r a lm e n te e rin ch iu so a S a n t’A nna. V i si scorge nondimeno che il
lu n g o te m p o tra sco rso e le dolorose vicende non gli aveano scemato
n è la m em o ria nè l ’affetto verso il P in elli, a cui, dopo aver affidato
a lc u n e c o m m issio n i, scrive : « E tu tte queste cose aspetto conforme
« a la v o s tr a antica, am icizia ; la qual dal mio lato crescerà sempre
« con p iù illu s tr i testim o n i ». F in alm en te la terza, anch’essa senza
d a ta , s c r it t a però a non d u b itarne nello stesso anno, sulla fine
d i a g o s to , è b revissim a ed a llu d e nel suo laconism o alle m olte sven­
tu r e e a lle p och e speranze del poeta prigioniero, che si duole e si
r a c c o m a n d a a quan ti e g li tien e suoi am ici, perchè si adoprino
ad im p lo r a r e d a l duca la sua liberazione : « Prego Vostra Signoria
« per l ’a m o r d i C risto che vo g lia rispondere alle mie lettere, acciò
« c h ’io p o ssa c o l suo favore pensar d'uscire in alcun modo da que« sta p r ig io n ia de l ’osp ed ale dove io sono, e da l'estrema presente
« m ise r ia ed in fe lic ità . E d a V ostra Signoria bacio le mani. Da le
« p r ig io n i d i S a n t'A n n a di F errara ».
S e e q u a li passa abbia fa tt o il P in elli in questo senso a fasore
d el s u o p o v e r o am ico, nè T orquato nè la storia non dice: ma non
è a c r e d e r si c b e q u e ll’uom o, c o sì nobile e generoso, non sarà rim a­
s to in e r te sp e tta to r e d e ll’im m eritato infortunio, ed avrà cercato
c o n o g n i su a forza alm eno di alleviarlo e di rispondere alla fidu­
cia di c h i n 'era la v ittim a .
I l P in e lli s i era ta lm en te innam orato del soggiorno di Padova,
ch e v i p a s s ò t r e quarti d ella sua vita allontanand osi due sole volte
d a lla c it t à , e o n o ra to e com p ian to da tu tti vi term inò nel 1601 la sua
c a r r ie r a o p e r o sa e co sta n tem en te benefica.
F in da q u an d o era stu d e n te neH'UniversitA egli, provveduto lar­
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A N TONIO
C A P P E L L IN I
gam ente di danaro dalla fam iglia, viveva m odestissim am ente per po­
ter venire in aiu to a i condiscepoli suoi più bisognosi. Sin d ’allora e
per tu tta la v ita , unico lusso la beneficenza e il m useo, m assim e
la. biblioteca, che aperta a tu tti, nazionali e stran ieri, e fa tta più
preziosa d a ll’o sp ita lità che vi ricevevano anche sem plici conoscenti
e raccom andati, diventava u n ’altra form a di provvida beneficenza.
« E qui la n ostra fantasia. — scrive a ino’ di chiusa il Malmig n ati __ si com piace, risalendo a ritroso di oltre tre secoli, d ’ima ginare Torquato giovin etto e poi uomo in quella casa, in quella bi­
blioteca passare le ore con le altre ore, e quando era ospite le intere
giornate, ora squadernando i volum i d e ll’antica sapienza, ora delle
cose lette e più am m irate ragionando fam igliarm ente con l ’am ico
P in e lli, ora consultando il parere di lu i sui lavori di critica, di
filosofia e di poesia cui stava atten d en d o; ed ogni giorno partire
con una n otizia acq u istata, con qualche dubbio chiarito, fo rs’anco
con qualche nuova isp irazion e, con qualcuno di quei con cetti che
noi oggi più am m iriam o nelle sue opere, e che se dovessero rivelarci
l ’origine loro, ci si m ostrerebbero n ati o perfezionati in quelle ore
di dolce ozio, di deliziosa o sp ita lità e di abbandono am ichevole
nella libreria del P in e lli, quando ancora consentiva la fortuna a
Torquato
« N unc veterum libris, nunc somno et inertibus horis
« D ucere so llicita e jucunda oblivia vitae ».
Q uanto era trascorsa pacifica la vita di G ianvincenzo P in elli,
a ltr e tta n to fu accidentata la sorte dei suoi libri, dopo c h ’egli m orì.
L asciata in testam ento ai suoi parenti di N apoli la libreria, con
m oltissim i a ltri oggetti del museo, venne caricata su tre navi. L un­
go il viaggio una delle navi cadde in mano ai pirati, i quali im p os­
se ssa tisi delle cose più preziose ai loro occhi, gettarono in m are e
sparpagliarono lungo la spiaggia di Fermo gran parte dei libri.
Q uelli p ortati dalle altre due navi arrivarono a N apoli e quivi, alcun
tem po appresso, per cura del vescovo di Ferm o, furono recap itati
i su p erstiti volum i del naviglio predato.
Arenuta la cosa a notizia del cardinale Federigo Borrom eo, che
allora stava fondando la biblioteca Am brosiana, egli, che, già cono­
sceva il pregio rarissim o dei libri del P in elli, si affrettò a salvarne
le reliquie e a vincere la gara degli a ltri concorrenti, pagandone
a g li eredi il prezzo — enorme per quei tem pi — di trem ilaquattrocento scudi d ’oro.
P ochissim i sono gli scritti rim astici di G ianvincenzo P in elli.
M arco F oscarini ricorda i lavori ordinati e sapien ti di G ianvin­
cenzo, intorno alle Cronache latine di V e n e z i a di Andrea D a n ­
dolo. La copia della Cronaca, form ata dal P in elli col fondere in ­
siem e la E stesa e la Abbreviata, passò a ll’Am brosiana, come c ’in ­
form a Giuseppe Sassi nella lettera al M uratori, premessa a lla Oro­
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UN
MECENATE
GENOVESE
A P A DOVA
133
n a ca d el D a n d o lo , pu b b licata nel tom o X II dei Rerum Italicarum
S c rip to re s.
A q u a n to c i con sta, due lettere abbiamo del P inelli : una ripro­
d o tta d a G io v a n n i F a n tu zzi nelle M emorie della v ita d i Olisse
A l d r o v a n d i (B o lo g n a , 1774) ; l ’a ltr a indirizzata allo storico fran ­
cese P ie tr o D u p u y ed in se r ita a cura di Carlo C astellani, già P re­
f e t t o d e lla M arciana, n el N u ovo A rchivio Veneto (Venezia, 1892,
v o l. V ).
G ia n v in c e n z o P in e lli non è ricordato dagli scrittori genovesi,
fo r se p erch è v iss e lon tan o d a lla terra che fu culla della sua fam i­
g lia i 1).
G ia co m o A u g u sto D e Thou scrisse di lu i un bell’elogio, parago­
n a n d o lo p er sap ere e lib era lità a Pom ponio A ttico, del quale tu tta
la· v ita fu sp e s a a prò delle belle a rti (2) ; lo lodarono senza riserve il
R u s c e lli, P a o lo M anuzio, il Tiraboschi e Santorre Debenedetti, il
q u ale t r a t t a a n ch e dei cod ici P in ellia n i e cita m olte lettere indiriz­
z a te a l P in e lli da celebri scritto ri. Ne com pose in latino distesa m en te la v ita il p atrizio P a o lo G ualdo da V icenza, arciprete del
d u om o d i P a d o v a , legato a G ianvincenzo da devota am icizia. La
b iografia d e l G ualdo fu in ser ita da W illiam B ates (3) nella sua
R a c c o lta d i v ite d ’uom ini illu str i.
A n t o n io C a p p e l l i n i
( J) L a fa m ig lia P inelli, di origine germanica, s’incontra la prima volta aGenova negli a tti notarili del 1226.
I P in e lli form arono uno dei ventotto alberghi creati dal principe Andrea
D oria colla celebre riform a del 152S.
C odesta fa m ig lia diede alla Repubblica due dogi, vescovi, letterati, am­
b asciatori ed uom ini d'arme.
(2) Il D e T h o u , dopo aver accennato al giorno della morte del Pinelli (5
agosto 1601), la sciò scritto : « In cuius laudibus commemorandis, quae alii
sin gu larib u s lib ris fusiu s promerito explicaturi sunt, ne nimis sim, nunc Tito
Pom ponio ipsum com parasse satis habeo : quippe qui Veneti, ut ille Attici, a
S eren issim a Repubblica, quae ipsum impense dilexit, nomen promeritus, et
in p rivata v ita praenobilis fam iliae decus servans, amicis cuncta humanitatis
officia sedulo ac prolixe praestaret, aliosque quam plurimos, quos mutua vir­
tu tis op in ione in G allia, Germania, Hispania, ac longinquioribus Europae par­
tib u s sibi con ciliaverat, diligenti litterarum m utitatione coleret, ut non solum
iis, qui q uotid iano convictu fruebantur, gratissim us, sed etiam aliis passim
q uam plurim is u tilissim u s e sse t» . Iac. Augusti Thuani Historiarum sui Tem­
poris T om u s S e x tu s . Londini, 1733.
(3) G u g l i e l m u s B a t e siu s , Vitae selectorum aliquot virorum qui doctrina
d ig n ita te a u t p ie ta te inclaruere, Londini, 1681.
BIBLIOGRAFIA
D ebenedetti S antorre, Gli studi provenzali in Italia nel ’oOO, Torino, 1911.
— D e T h o u J acques A u g u s t e , Histoire de mon temps, Paris, 1604. — F oscar in i M arco, S to ria della Veneta L e tteratura, Venezia, Ed., 1S54. — G ualdo
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134
C O M U N I C A Z IO N I D E L L A R .
D E PU T A Z IO N E
DI
S T O R IA
PA TR IA
Vitae Johannis Vincentii Pinelli, patricii yenuensis, in qua studiosis
"bonarum artium proponitur typus viri probi et eruditi, A u g u sta e V in d ilie o r u m ,
1607. — M a lm ig n a ti A n to n io , I l Tasso a Padova. Storia intim a aneddotica,
P a d o v a 1SS9. — M a n u zio P a o lo , Epistolarum libri XIII, Venetia, 1580. — Μλranta B a rto lo m eo , Metliodi cognosccndonim medicamentorum
simplicium li­
bri tres, V e n e tia , 1559. — R iv o lt a A., Catalogo dei codici Pinelliani dell*Ambro­
siana, M ila n o , 1933. — R u s c e l l i G iro la m o , Lettere, V e n e z ia , 1581. — T ira boschi G iro la m o , Storia della letteratura italiana, M ila n o , Ed. 1883.
P a o lo ,
COMUNICAZIONI DELLA R. DEPUTAZIONE
DI STORIA PATRIA PER LA LIGURIA
Con lettera 11 marzo 1936-XV S. E. il Ministro d ell’Educazione Nazionale
ha nominato Deputati di questa R. Deputazione i signori: Prof. Gian Piero
Bognetti, Prof. Mario Chiaudano, Prof. Raffaele Ciasca e Comm. Orlando
Grosso.
Con lettera 24 marzo sono stati nominati corrispondenti i signori : Cambiaso
sac. Dott. Domenico; Pesce Maineri avv. Ambrogio; Poggi prof. Francesco;
Salvi padre Guglielmo; F errari prof. Sante per la R. Deputazione di Genova
e i signori B etti dott. Marcello e Fregosi don Rinaldo per la Sezione di La
Spezia-Pontremoli.
Ai nuovi soci : N. D. Baronessa Giuseppina Podestà-Cataldi (categoria vi­
talizi) e Cerruti comm. Giuseppe, Leale prof. Vittorio e Riggio prof. Achille
(categoria annuali) la Deputazione porge un cordiale saluto.
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SAGGIO DI UNA BIBLIOGRAFIA
G E N E R A L E D ELLA CORSICA
( C o n tin u a z io n e ve d . n u m e ro p r e c e d e n te )
G eografia Fisica.
A L B E R T I (F ra )
p a g . 200.
L e a n d ro . — Iso le a p p a r te n e n ti a ll’I ta lia . V enetiis, Avanzi, 1567, l'6o, Tav. Y,
G B
A L B E R T I ( F r a ) L e a n d ro . — D e s c rittio n e di t u t t a l’I ta lia a g g iu n ta v i la d escrittione di tu tte
le iso le a l l ’I t a l i a a p p a r te n e n ti, eo’ suoi disegni, oollocati a i luoghi loro con ordine bel­
liss im o . V en ez ia , T ip. U golino, 16o, vol. Ï, V inegia, .A ltobello S alicato (1588).
A L B E R T I ( F r a ) L e a n d ro . — Iso le a p p a r te n e n ti a l l'I t a li a di F ra L . A. Bolognese. Nuova­
m e n te r i s t a m p a t e e con som m a d ilig e n z a rev iste e c o rre tte . V inegia, presso Altobello
S a lic a to , 1588. A lla L ib r e r ia d e lla F o rte z z a con can ta. [N otizie in v iate da G iustiniani,
C o rsic a , p a g . 6 e 7].
f
A M B R O S I A . — G é o g ra p h ie de la C oise. B a stia , P ia g g i, 1925, IGo, pagg. 176.
B A R R A L . — M é m o ire su r l’h is to ir e n a tu r e lle de l ’isle do Corse. Londres,
a l l ’A c a d é m ie des S ciences, 28 M ai, 1782].
1783. [P re s e n ta ta
B E N E V E N T . — L a p lu v io sité en C orse (11, in R ecueil des T ra va u x de Géogrüpie A lpine, 1914;
2 ), in B u lle tin Soc. h ie t. C orse, 1915, n. 3ftt-3jG6, (A nn. 34), p ag g . 65-96.
B E N N E T J a m e s H . — L a Corse e t la S a rd a ig n e . E tu d e de voyage e t de clim atologie, p a r J.
B . P a r is , 1867, p a g g . V i l i , 253.
B E N N E T H . — L a Coi se e t l a S a rd a ig n e . E tu d e de voyage et clim atologie. C hurchill, 1876. So,
R eo. C h a u v e t, Reo. in R e v u e d e la C orse, 1922, ( I I I ) , p a g g . 89-91.
BLANCHARD
R a o u l. — L a Corse. G ren o b le, J . Aev. s. a. [1926], p ag g . 148-
B O R D O N E B e n e d e tto . — L ib ro nel q u ale si ra g io n a di t u t te l'iso le del mondo oon li lo r nomi,
a n ti c h i e m o d e rn i, h is to rié , fa v o re e modi del lo r vivere e t in qual p a rte del mare
s ta n n o e in q u a l p a ra lle lo e clim a giaciono. V inegia, p er N ic. Zoppino, 1528. [Corsica,
p a g . X X I] con c a r ta , 2a ediz. I s o la r i, 1532.
B O U G A R D . — L o p e t i t flam beau de la m e r ou la v e rita b le guide des pilotes côstiers ; où il e«t
c la i r e m e n t en se ig n é la m a n iè re de n av ig u e r le long de to u te s les côtes de F rance.... de
S io ile , d e M a lte e t de C orse com m e aussi to u te s les d ém o n stratio n s des côtes et de la
m a n iè r e q u 'e lle s p a r a is s e n t de la m e r avec l ’h eu re desm arées.... Les sondes e t pro­
f o n d e u rs q u i se re n c o n tre n t.... l a q u a lité des fonds avec to u s les dangers qui y sont.·..
H a v r e , d e la G râce G ru c h e t, 1751, 8o; S a in t Maio, H ovius, 1817, 4o.
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136
RENATO
GTARDELLI
C A STELN A U P a u l. — O bservations su r des phénom ènes de g la c ia tio n en Corse, in C om ptes
ren d us de Séances de Γ A cadém ie des Sciences, P a r is , 1903 (Tome 136), 29 ju in (26),
p a g . 1705.
CA ST EL N A U . »— L a C orse: o rigines e t d istrib u tio n du r e lie f: com m unication à la Société
F rib o u rg eo ise des Scienoes N atu relles. S éance, 26 ju in , 1919, 8o, p a g . 6. [A rg o m en to geologico-geografico].
CA STELN A U P a u l. — L a tra v e rsé e de la Corse, in R evu e de la Corse, 1920, ( I) , p a g g . 35-39;
59-63. [S tra lc io d a u n a tesi in e d ita : G éographie p h isiq u e de la C orse].
CA STELN A U . — Les côtes de C orse: E tu d e m orphologique, in R evue de G éopraphie, 1920; Ree.
M au ry, in R evu e de la Corse, 1921, ( I I ) , p a g g . 170-174.
CAZIOT (C t). — L a v isib ilité é de l a Corse, in R evu e de la Corse, 1921, ( I I ) , p ag . 2!3.
G E L L A R IU S C risto p h o ru s. — N o titia o rb is a n tiq u i sive G eo g rap h ia plenior ab o rtu reru m rep u b licaru m ad C o n stan tin o ru m te m p o ra o rb is te r ra r u m faciem d eclaran s. Cr. C ellariuss
ex v e tu s tis p ro b a tisq u e m onum entis co lleg it e t novis ta b u lis geog rap liicis.... illu s tra v it.
A d iectus est index locorum . L ipsiae, Im p r. G leditsch, 1701. C orsica, p ag g . 957-959.
[R iu n isc e n o tizie geografiche d a Tolomeo, Diodoro Sioulo, ecc. ; a l t r a ediz. L ip sia, 1731].
CLIM A TO LO G IE de la Corse. — T e m p e ra tu ra o d iern a d ella C orsica: direzione dei venti,
clim a, rilievo in su la re , pioggie, illu s tr a te d a g ra fic i: breve bib lio g rafia, in R evu e de­
là Corse, ju ille t-a o û t, 1927, p a g g . 161-181.
C L U Y E R IU S P h ilip p u s G edanensis. — S a rd in ia et C orsica an tiq u ae ubi h aru m In su la ru m
no m in a situ s In co lae L oca a lia ad ip sa ru m a n tiq u ita te m p e r tin e n tia solidissim e expli­
c a n tu r, in G raev iu s B urm annus. T hesaurus a n tiq u ita tu m et H isto ria ru m , vol. XV, (2),
p a g g . 28-32. 2) L ugdunum B atavorum , 1619.
CO R TAM BERT. — La Corse. Société de G éo g rap h ie: Q uestions e t In stru c tio n s po u r les
v o y ageurs e t to u te s les personnes qui s’in té re sse n t au p ro g rès de la g éographie.
Ser. I I , P a ris, (s. d.) 8ο., p ag g . 110.
COSSU A ngelo. — S ard eg n a e C orsica. T orino, U n. T ip. Ed. T orinese (Tip. Sociale), 1925, 8®,
p ag g . 184, T av. V I, in «L a P a tr ia » , g eografia d ’Ita lia , m onografie re g io n a li illu ­
str a te , n. 17.
COTTARD. — O bservations su r l ’in sa lu b rité a ttrib u é e au clim at de la Corse, in B u lle tin de
la S ociété de G éopraphie, 1822, (I), p ag g . 252-274-278.
DA NEU S. — G eographiae poeticae idest universae te r ra e descriptiones ex potim is ac v e tu stis­
sim is quibusdam la tin is poetis. L ib r. IV . L ugduni, Coquenin, 1550, 16o, C orsica, p a ­
g in e 279-280.
D E P R A T . — E tu d e an aly tiq u e du relief de la Corse, in R evue de Géographique annuelle, 1908,
( I I ) , p ag g . 1-200. [F o n d am en tale].
D E SC R IZ IO N E geografica di C orsica: epilogo d ell’a n tic a e continuazione della m oderna isto ­
r i a d ell’isola e del regno di Corsica. Campoloro, Ascione, 1761, 8®, p ag g . 4ó. [C ontieno
u n a descrizione geografica di tu tto il regno con un ris tr e tto della più a n tic a s to ria
fino al 1700. N otizie su sto rici corsi, organizzazioni am m in istrativ e del periodo g e­
novese, ecc.].
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SA G G IO
D I UNA
B IB L IO G R A F IA
G ENER ALE DELLA
CORSICA
137
D E S C R IP T IO N H y d ro g ra p h iq u e e t G éographique de l ’isle de Corse avec un récit abrégé des
tr o u b le s q u i l ’o n t a g ité e s dep u is 1729. P our se rv ir d ’ad dition aux Mémoires de
et
a u n o u v e l A tla3 in 4o de l ’isle de Corse. L ausanne chez G rasset, 1769, 16o, pagg. 107.
D E S C R I P T I O N G é o g ra p h iq u e e t h isto riq u e de l’isle de Corse pour joindre aux Cartes et P lantes
d e c e tte is le (17G9) p a r le sie u r B ellin, In g én ieu r de M arine. P aris, Im pr. Didot, 1769,
4o, p a g g . 232. [P ré c is h isto riq u e des p rincipales révolutions ju sq u ’à la dernière guerre:
m o e u rs, g o u v ern em en t, c lim a t, e c c .].
D IZ IO N A R IO C o ro g rafico d e lla C orsica com pilato d a vari D o tti Ita lia n i.... Milano, G. Civelli
e C., 1855, 4-0, p ag g . LY-83.
E D R I S I (sec. X I I ) . — D escrip tio n
p a g g . 199-201.
do l ’A frique
et
de
l’E spagne,
trad .
Dozv e de Goeje,
E D R I S I . — G é o g ra p h ie d ’E . tr a d u ite de l ’a ra b e en fran ç ais p a r Μ. P. Amedée Iau b ert, Ree.
Q u a tr è m è r e in Jo u rn a l des S a va n te, 184J, avril-août.
E R C H E R Z O G L u d w ig S alv ato r. — W aru m die N ordseste der M ittelm eerinseln die mildere est
in M itte ilu n g e n d e r K K g eo g rap h isch e n G esellschaft in W ien. Vienna, 1908, Band. I I,
p a g g . 237. [c lim a to lo g ia d e lla C o rsica].
E R R E R A C a rlo . — La. C orsica, in L a T erra di G. M arinelli, vol. IV , (L’Ita lia in generale),
p a g g . 1535-1609 ; 176Q-»66.
F E R R E R Ò A r t u r o . — I P o rti d e lia C orsica in M onografia sto rica d ei P o rti. dell’Ita lia In su ­
la r e . R o m a , M in istero d e lla M arin a, 1906!, pagg. 1-G4.
G A L A N T I G iu s e p p e M a ria. — D escrizione storica e geografica delle Repubbliche di Ge­
n o v a e d i L u c c a , d e ll’iso la di C orsica e del p rin cip ato di Monaco, opera dell’Avv. G.
M . G ., T o rin o , p resso F ra n cesc o P ra to . 1795, 16o, p ag g . 160. [Corsica, pag. 1-39],
G E O G R A P H I A E B la v ia n a e . — V olum en o ctav iu m : quo I t a lia quae est Europae L iber deci­
m u s s e x tu s c o n tin e tu r . A m stelo d am i, L abor e t Sum ptu Jo a n n is Blaeu, 1662. [Corsica
N o tiz . G e o g ra fic h e con u n a c a n ta a n tic h issim a ] pagg. 39-40.
G I R A U L T d e S a i n t F a r g e a n . — D e sc rip tio n de la Corse c o n te n a n t.... la fotographie de toutes
le s c o m m u n e s de c e tte ile», 1835, 8o.
G 1 R O L A M I C o r to n a . — G éo g rap h ie G é n érale de la Corse. B a stia, chez P iaggi, 1893 ; 8o,
p a g g . 466. R e e . B u ll. S o c. de S cien c, 1917, (XXXIV) fase. 370-372, pagg. 257-258.
G IR O L A M I C o r to n a . — G éo g rap h ie G é n é ra le de la Corse, 2a ediz. B astia, Im p r. P iag g i, 1914
8o, p a g g . XXX1I-I36.
H I S T O I R E d e l ’A c a d é m ie R o y a le des S ciences, 1722. M atem atica e F isica. P arisiis, Tip. Royale,
1724, 4o. [ R i c o r d a la rifra z io n e p e r cui da Genova si vedono i m onti della Corsica:
p o s iz io n e g e o g r a f ic a deH’is o la ; p a g . 272].
H O R S T E L W . — D ie N apoleoi»insel K o rsik a und E lba. B erlin A llgem einer Verein fiir deutsche
L i t e r a t u r , 1908, 8o, p a g g . V I I, 346, ta v . XVI.
L E J O S N E A n d r é . — N o tes su r l'a lp in is m e en Corse. 1) P a ris, 1911, pag. 50; 2) Ree. B riet
L u o ie n , in R e v u e de la C orse, 1920, ( I) , pag. 15. [D escrizione del massiccio del Monte
C in to e d e l l a C o rsic a in g e n e ra le ].
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138
RENATO
G IA R D E LL T
L IE S S e t Iso lab ella. — Sui m onti della C o n c ia ,
b ib lio g rafìa.
in Club A lp in o Ita lia n o ,
T orino,
1910, oon
M A NCINI D. M. — G éographie plìisique p o litique h isto riq u e et économ ique de la Corse; B a­
stia , 1883, ISo.
M A RA TTI G ionfranoesco [G resalvi St-rata n eo ?]. — S to ria n a tu ra le d ell’isola di C o rsic a: alr i ll .m o ed E cc. S ignore il sig n o r Gio. G iorgio H osenòlierl d a L ag u siu s protom edico
e co nsigliere di S. A. R . il G ran d u ca di T oscana. F irenze, A ppresso A lle g rin i P iso n i
e C., 1774, 16o, p ag . 84. [Iu d ic a z . g e o g ra fic h e e p ra tic h e in o rdine alfa b e tic o ]. GB
MARMOCCHI F . C. — A brégé de la g éo g rap h ie de l ’île de Corse. B a stia , F a b ia n i, 1852, 24«,
p ag g . IX-291.
M ARTO NN E (D e). — L a région m éd iterran ée n n e, le Languedoc et la P rovence, la
P a ris , P a y o t, 1925, T av. 61. Ree. in R evu e de la Corse, 1926, (V II) p ag . 40.
Corse.
M ICH ELO T. — Le p o rtu la n de la m er M ed iterran ée ou vray G uide des p ilo tes c o stie rs dans
lequel on v e r ra la v é rita b le m anière de n av ig u er le long des côtes d ’E sp ag n e, C a ta ­
logne, P rovence, Ita lie , bes îles d ’Yvice, Maj’orque, M inorque, Corse, Sicile et a u tre ,
le to u t fidèlem ent observé su r les lieux. M arseille, M esnier, 1703, 4o ; A m sterdam , M or­
tie r , 1709,, 4o; M arseille, 1775, 4o.
N E U H O F F (di) F ederico. — T he d escrip tio n of C o rsic a; w ith an aocount of its union to th e
Crow n of G re a t B r ita in in c lu d in g th e life of G eneral P ao li. London, R obinson, 1795,
p a g . V i l i , 212. R ee. C hauvet P a u l, in R evu e de la Corse, 1920, (I), p ag g . 39-44. [Com ­
p re n d e u n a m em o ria p r e s e n ta ta a l ’A ssem blea N azionale di F ra n c ia s o p ra le fo reste
d e ll’iso la ].
N O T IC E
su r l ’é ta n g
de B ig u g lia d it C hiariino, 1832, 8o.
PTO L O M A EU S C L A U D IU S. — C laudii P tolem aei g eo g rap h ia e codicibus recognovit prolegom enis, a n n o ta tio n e , indicibus ta b u lis in s tru x it. C arolus M iillerus [ e t T heodorus F i­
sc h e r]. P a ris iis , F irm in D idot. 1883, (vol. I , p a r s I ) , 1901, (vol. I I, p a rs I I ,) [ I n d i­
sp en sabile p e r la G eografia della C orsica an tic a .}
PO RCACCHI T hom aso d a C astiglione. — L ’isole p iù fam ose del m ondo d e s c ritte d a T. P·
da C a stig lio n e A rre tin o e in ta g lia te da G irolam o P o rro Padovano con l’a g g iu n ta di
m olte iso le ; a ll’Ill.m o C onte G iorgio T rivulzio.... con p riv ile g io ; 1) V enetia, G alig n an i
e P o rro , 1572, F . ; 2) V enetia, A ppresso g li H eredi di Simon G alig n an i, 1590, 8o,
p ag g . 210. [C orsica, p ag g . 41-44].
PO RTO LA N O ecc. — A c u ra d ell’is t it u t o Idro g rafico della R. M arina in G enova è venuto
a lla luce il P ortolano della Sardegna e Isole M inori e d ell'iso la di Corsica. L a p a rto
rig u a rd a n te la C orsica ric a v a ta in p a r te dalle In stru c tio n s N autiques. Mer M editerranée
Côte sud de F ra n c e e t Côtes de Corse n. 333, édition 1925, (pagg. 161-183), com prende
t u t t e le istru zio n i u tili ai n av ig an ti. I s titu to Idrografico, 1927, [P o rto la n o delle Coste
d ’I t a l ia e isole ad iacen ti, voi. 2, p a r t la, 2a ediz.].
8A LLO T de N oyers. — In s tru c tio n s nau tiq u es su r les côtes de la Corse, P a ris, Dépôt de la
M arine, 1865.
SARDEG NA , Corsica. M alta. — I m a n d ’Ita lia ,
U n. T ip. E d itr., 1895, 8o, pagg. 463.
(L a p a tr ia , geografia d e ll'Ita lia ...* ). Torino,
SC H O E N E R G. — K orsika und S ardinien in vergleichender D arstellu n g , in
d er Κ . K . GeographiscTien, 1906, pagg. 74-86, G esellschaft in Wien.
M itth eilu n g en
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S A G G iO
DI
UNA
BIBLIO G RA FIA
GENERALE
139
D E L L A CORSICA
S T E F A N I G . — I s o l a di C orsica, Is o la di S ard eg n a (vol. IV , p a r t. II) del Dizionario Coro­
g ra fic o u n iv e r s a le d ell’T ta lia sistem aticam en te diviso secondo l ’attu ale partizione po­
l i t i c a d ’o g n i singolo s ta to ita lia n o , com pilato d a parecchi d o tti ita lia n i. Milano-Ver o n a , 1854-1858, C rivelli, 4 voli., 8 p a r ti, 8o.
V O L N E Y C o s ta n t F r a n ç . (C hasseboeuf). — E ta t phisique de la Corte [e t] P récis de l’é tat
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p a g . 27 s e g g .
A T L A N T E S t r a d a l e d ’I t a l i a del T o u rin g Club Ia tlia n o , S cala 1:300.000.
r e t t a d a L . V . B e rta re lli. C orsica, foglio 48-49, F ase. V II.
Pubblicazione
di­
B A R B IÉ d u B o c c a g e . — C om pte R e n d u de la C arte do Corse dressée p a r le colonel Ja c o tin :
h is to ir e , in B u ll. de la S o c é té G éographique, (1825), IV , pagg. 352-369.
B U C H O N A . C ., T a s t u J . — N o tice d ’u n a tla s en lan g u e c a ta la n e : m anuscrit de l ’an 1375
c o n s e rv é p a r m i les m n n u sc rits de la B ibliothèque R oyale sou le n. 6816 fond ancien
in fo lio m a x im o p a r M. M. ,T. A. C. Buclion. e t J . T astu , in «N otices e t E x tra its des
m a n u s c r i t s d e la B ib lio th èq u e d u R oi e t a u tre s bibliothèques», Tom. XIV,, P a rt. II,
p a g g . 1-152, 2 T av. [ I l p iù a n tic o posseduto in F ra n c ia dà notizia e figura della Cor­
sic a c o n n o m i di lu o g h i].
CARTA
CARTE
d e lla C o rs ic a al XV I secolo, a u to re anonim o, nella B iblioteca
[ F o to g r a f i a in S to ria d i C olonna V illa t, pag. 56, T av. IV ].
de
la
C o rs e a u 52.4.000 p a r
Nazionale di P arig i.
E . G u illo t, P a ris, P ion N o u rrit.
CARTE
G é o g r a p h iq u e de l ’Ile de Corse, P a r is , D épôt g én éral de la M arine, 1829-1830. Notice
s u r le s C a r te s publiées p a r le D epot gén éral de la M arine, in Bull, de la Société de
G é o g r a p h ie , 1928 (X), p a g . 147.
CARTE
G é o lo g iq u e
g e r , 1892.
CARTE
G é o lo g iq u e d e la C orse au 1:320.000 p a r M. N eutien. Service de la C arte Géologique
d e F r a n c e , 1877.
·
CARTE
G é o lo g iq u e d e la F ra n c e au 80.000: feuilles 259, 260, 261, 262, 233, pour la Corse
d r e s s é e s p a r M . M. D e p ra t, M aurv, S avornin. P a ris, B é ran g er (en cours d’édition).
( c o n tin u a )
d e la
F ra n c e au 32.000, fenille 33; La Corse p a r N eutien. P a n s
Béran-
RENATO GIARDELLI
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RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
M a zzin i triu m viro della R epubblica r o m a n a , T ori­
no, E in au d i, 1936, pp. 302 - L. 20.
I va no e B o n o m i,
Quando si chiude il libro del B onom i, dopo aver letto le parole
con cu i term ina e con le quali il M azzini prediceva il d estin o a L u i­
gi Napoleone : « V oi, abbandonato, schernito, m aledetto da quei
ch ’oggi «'avviliscono più di m enzogne e di lodi davan ti a voi, a n ­
drete, vittim a esp iatrice di Rom a, a m orire in esilio », il pensiero
corre alle parole con cui il G uicciardini confutava l ’asserzione del
M achiavelli : « che si viene di bassa a gran fortuna più con la frode
che con la fo r z a » ; l ’autore della S to ria d ’I ta lia rispon deva:
« .... quanto alla fraude, può essere d isp utabile se sia sem pre buono
instrum ento di pervenire alla grandezza, perchè spesso con lo in ­
ganno si fanno di m olti belli tr a tti, spesso anche l ’avere nom e di
fraudolento toglie occasione d i conseguire gli in ten ti suoi ». Certo
è che nè la memoria, della partecipazione sua a ll’insurrezione contro
il potere pontificio, e la m orte del fra tello suo per questa, nè la
campagna del 1859, poterono im pedire che n e ll’anim o non di un
p artito, ma degli ita lia n i che nutrirono più ardente am ore patrio
e più a lte id e a lità , regnasse rancore verso chi andando contro il
suo stesso passato, e velando il pensiero proprio del m om ento, par­
ve aver a g ito con inganno. E dei francesi irritò e percosse coloro,
che insorgendo a sostegno della Repubblica romana per l ’onore della
novella Repubblica francese, erano d estin ati, sia pure attraverso
la prova del più acerbo dolore, al trionfo. Se potesse dirsi che l ’o f­
fesa fa tta ad una nazióne più particolarm ente colpisce una perso­
na, si dovrebbe dire che il più offeso è stato il M azzini ; e che m en­
tre da una parte, a Parigi1, vi erano uom ini che facevano una poli
tica d ’in trigh i di fa lsità ed occulta, neppur giovevole alla nazione
loro, a Roma v ’era una luce clic nasceva da nobiltà di sentim enti
da idee sane da operare aperto ed onesto, ben riassunto nelle parole
che il Mazzinii indirzzava a due dei m inistri di Luigi N apoleone, più
a ttiv i esecutori della politica di costui, i signori Tocqueville e Falloux, e dal Bonom i rievocate : « Io porto con me n e ll’esilio la calma
serena d ’una pura coscienza. Posso levare tranquillo il mio oc­
chio s u ll’altrui volto senza tem enza d ’incontrar chi mi d ica : tu hai
deliberatam ente m entito. H o com battuto e com batterò senza posa
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RASSEGNA
BIBLIOG RA FICA
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e senza- p a u r a , dovunque io m i sia, i tr is ti opporessori della mia pa­
t r ia ; la m en zogn a, qualunq ue sem bianza essa vesta·; e i poteri che,
com e il v o str o , s ’ap p oggiano a m antenere o ricreare il regno del pri­
v ile g io , s u lla c o rru ttela , su lla forza, cieca e su lla negazione del pro­
g r e sso d ei p o p o li, m a ho com b attu to con armi leali, nè mai mi sono
tr a s c in a to n el fa n g o d ella calu n n ia, o avvilito ad avventare la pa­
r o la a s s a s s in o contro ch i m ’era ignoto ed era forse m igliore di me.
D io s a lv i a v o i, sig n o ri, il m orir n e ll’esilio, perchè voi non avreste a
c o n fo r ta r v i c o scien za siffatta ». U na concezione sublim e della vita
u m a n a fe c e s ì che eg li potessere creare quel monumento de’ suoi scritti
c h e, in fin iti, c o stitu isc o n o un solo prezioso appassionato libro di seve­
ra. m o r a le p e r l ’individu o e per le genti ; donde, per l ’Italia almeno,
l ’id e n tific a r s i, d irei, della storia d i quasi tu tto un secolo col Maz­
z in i, d o n d e l ’a p p a ssio n a rsi d eg li ita lia n i anche di oggi a ciò che lo
r ie v o c a , ed il r isp e tto p rofondo se non vogliam o difre la venerazione
che t u t t i i b u o n i e g li on esti, anche se non aderenti ai suoi princìpi
o r e lig io s i o p o litic i o so cia li, senton o per lui. E da ciò anche la tr i­
ste z z a con c u i si avvia a R om a per accingersi a ll’opera gigantesca
a ttr a v e r s o la qu ale egli, lo prevede, non potrà soccombere qualun­
que s ia l ’e s ito , perchè la fede lum inosa lo guiderà per la via per cui
n on p u ò e s se r e to cca to d a m acchia alcuna ; ma per compiere la quale
occorrereb b e lo stesso ardore in tu tti i buoni, e l ’aspirazione ad una
v it a d e g n a d a p arte di coloro per il riscatto dei quali egli ha lo t­
t a to ed in sta n c a b ilm e n te lo tta , e la forza per costringere governi e
so v r a n i a lla sin c e r ità ed a ll’o n està politica. Era stata incessante a s ­
sid u a a r d e n te l ’opera su a di educazione: ma erano secoli di inedu­
c a z io n e d i a b b ru tim en to e d i corruzione che si sarebbero dovuti d i­
str u g g e r e ; e l ’opera sua di educazione sana pura onesta era neces­
sa r ia m e n te co m b a ttu ta da chi di ineducazione di abbrutimento e di
c o r ru zio n e d el popolo aveva bisogno.
Ma a ffr o n ta r e la prova, an zi compiere il sacrifìcio della discesa
a lla r e a ltà , c h e sapeva non sufficiente a vivere la vita che egli avrebbe
v o lu ta ed av ev a in d ica ta , era per il M azzini continuare nella m is­
s io n e , era m a lg ra d o tu tto dim ostrare l ’eccellenza dei suoi princìpi,
in v ita r e g li a ltr i al con fron to ed alle considerazioni; era mostrare
che v ’era u n ’a ltr a realtà o ltre quella degli scettici degli egoisti dei
p o te n ti e d e g li ad u la to ri dei p o te n ti: una realtà non meno reale,
an ch e se n e g le t t a d a i p iù ; che p o litica ed arte di governo potevano
e sse r e con tem p oran eam en te benefiche efficaci ed oneste. Opera d'im ­
m en sa r e sp o n sa b ilità m a che era per lui anche 1111 prem io: Rom a!
E g li era s a lit o col pensiero e con l ’anim o a lla considerazione di
c iò ch e e r a la più p erfetta costitu zion e d e ll’Ita lia , ed aveva com ­
p reso ch e b iso g n a v a con giu n gere la gloria del passato alle speranze
d e l fu tu r o , che d alla luce non m ai spenta del passato doveva sor­
g e r e lo sp len d o r e d e ll’avvenire. V ’era, stato qualche cosa che aveva
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RASSEGNA
BIBLIOGRAFICA
offuscato quella luce per alcu ni secoli : il privilegio la prepotenza
l'in g iu stizia l ’assenza di bontà e di eq u ità : ora là sarebbe dovuto
essere il trionfo del popolo, il trionfo di Gracco. Eppoi, chi avrebbe
osato negare che a Rom a potesse trionfare anche ciò, che in ogni
altro luogo appariva enorm em ente superiore alle forze um ane?
L ’in vito di Goffredo M ameli al M azzini, perchè, p roclam ata o r ­
mai la repubblica, accorresse a Rom a, era l ’espressione del g iu ­
bilo d ell’amore della speranza fa tta da un carissim o discepolo a
nome di tu tti: Roma repubblicana, quando i cu o ri.d i tu tti g li it a ­
lian i palpitavano an siosi di avere una nazione era, l ’identificazione
della personalità del M azzini, e là egli doveva essere, ed essere il
primo : il primo non l ’uno ; il prim o non per volontà propria ma
per il bisogno che di lui gli a ltri avevano ; non l ’uno, perchè ciò
avrebbe d istru tto il principio fondam entale d ella dotrina m azziniana
ponendo qualcuno fra il popolo e D io.
D ice il Bonom i : « Da quel sei di marzo, d a ll’ingresso di M az­
zini nel palazzo d ella C ancellerìa, l ’assem blea sen tì ch ’essa era. orm ai
definitivam ente sotto il dom inio, non di un uomo, ma di una idea, non
di una volontà im periosa n elle parole e nei gesti, ma. di u n a fede
che bruciava ogni dubbio, depurava da ogni scoria, sollevava da
ogni bassezza ».
Così si affermava l ’autorità legittim a, spontaneam ente, più che
riconosciuta voluta e proclam ata da coloro che di essa, ripetiam o,
sentivano il bisogno, e si costitu iva, per la probità di chi la rap ­
presentava, una fortezza invulnerabile ad ogni colpo m alvagio, im ­
penetrabile ad ogni veleno che l'im probità suole troppe volte sch iz­
zare con violenza proporzionata alla virtù che vuol colpire.
D el resto, sia lecito riportare poche righe che m ostrano quanto
un suo pure accanitissim o avversario l ’abbia giudicato in un libro,
che vuole essere di piena accusa ai fautori degli avvenim enti del
1849 in Roma (La rivoluzione romana a giudizio degli im p a rzia li,
Firenze, 1850, presso Simone Birindelli) « .... egli non fa altro che
ribadire il chiodo e raffermare sempre i suoi princìpi, che m antien
saldam ente. Non si scorgerà mai che in questa parte si con trad d i­
ca, che adoperi voci o term ini am bigui, che si studi con m odi c o ­
perti e infingevoli di trarre in inganno i suoi lettori. D irò ancora,
c h ’egli in ogni suo fare non ha mai m ostrato viltà d ’anim o, nè po­
chezza di cuore. Non si valse inai d ell’adulazione, della doppiez­
za, d ell’ipocrisia per acquistarsi la grazia dei potenti, per con ci­
lia rsi l ’am icizia degli uguali,, per vantaggiare nella reputazione
degli infim i. Non inorpellò con ispeciosi vocaboli le sue d o ttrin e;
ma dichiarò sempre di volerla affatto fiilita coi prìncipi, col papato,
con la Chiesa ; nè mai ristarebbe dal promuovere con ogni mezzo
possibile il conseguim ento del suo fine. Molto meno poi si potè m ai
inchinare a giurar con finte lacrim e agli occhi fedeltà a chi eg li
aveva giurato la rovina, a promettere devozione e servitù cui egli
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RASSEGNA
BIBLIOG RA FICA
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p r o fessa v a a v v ersio n e e con trarietà. M azzini non degnò mai sì bas­
so , e te n n e in q u esto p u n to incorrotto il suo onore. Ciò che aveva
in c u o r e ebbe pur sulla, lin gu a ; e quanto covava n ell’animo, addi­
m o str ò e z ia n d io ab estrin seco negli a tti, nelle parole, nei porta­
m e n ti. O r a e s e m p r e fu il suo m otto prediletto, che mantenne non
so la m e n te n e l l ’im pronta d e ’ su oi sig illi, ma eziandio a fa tti: così
il M a zzin i n e l 1850 è sem pre quel desso del 1831... Così potessi lo ­
d a rlo r is p e tto a lla causa e a l fine, che per fede per coscienza, per
c o n v in c im e n to debbo necessariam ente riprovare e condannare, per­
c h è il t u t t o p erverso e irrelig io so . A ggiungo infine che Mazzini a
p r e fe r e n z a d i t u t t i gli a ltr i settari, è stato sempre il più logico
n e lle su e con segu en ze. D opo essersi proposto il fine delle sue ope­
r a z io n i. c ercò d e ’ m ezzi; vid e quali erano necessari a condurlo d i­
r e tta m e n te a l su o in ten to , e a questi unicam ente, non ad altri, si
a p p ig liò . E r a ferm o di rendere l'Ita lia una e indivisibile; dunque
gu erra a t u t t i i principi ita lia n i. G li sem brava che il papato fosse
un o s ta c o lo in so rm o n ta b ile, dunque a terra il papato : che l ’autorità
s p ir itu a le g li fo sse di im pedim ento, dunque sia essa abolita: che
la r e lig io n e c a tto lic a in ca ten a sse le m enti dei popoli, che le m as­
sim e c a tto lic h e con trariassero alle sollevazioni, alle ribellioni : dun­
que s i f a c c ia o g n i sforzo per abbattere e schiantare d a ll’Ita lia il
c a tto lic is m o ». Chi così scriveva era un cattolico, anzi un ^prelato
d i id ee u ltr a con servatrici e che non fa alcuna parola di patria ;
era il p a d r e G iuseppe B oero della Compagnia di G esù; ma date
le v ir tù ch e e g li riconosce al M azzini, qual devozione non dove­
va a v e r e p er q u esto chi non credeva che principi e papato e Chie­
sa fo ss e r o ii som m i beni, m a sopra ad essi poneva esistenza di
n a z io n e e d ig n ità di libero pensiero? Solo per il programma reli­
g io so p u ò g iu d ic a r s i che quanto era logico, p osti i suoi principi,
a ltr e tt a n t o i l M azzini avesse nei suoi scritti col ragionamento e le
sp e r a n z e o ltr e p a ssa to la p o ssib ilità del trionfo, alm eno completo e nel
p r e se n te . Ma a p p u n to per questo egli si lascia guidare dalla neces­
s it à d e ll’u om o p o litico , m entre è al governo a Roma, riguardo a
c e rim o n ie e a fu n z io n i religiose, e a doveri del clero; confermando
lo g ic a m e n te , d el resto, n e llo stesso tempo che sembra si contrad­
d ic a , il fo n d a m e n ta le suo principio politico d ell’ossequio ài sen ti­
m en to ed a lla v o lo n tà del popolo, solo sovrano. E questo senti­
m en to e q u e sto pensiero dem ocratico fa sì che la repubblica maz­
z in ia n a n on s ia nè debba essere nè di classe nè di partito, nè che
lo s ta t o p r e te n d a di essere fuori e sopra la collettività um ana; per
q u e sto se n tim e n to e per questo pensiero dem ocratico il Mazzini
v u o le ch e in m om en ti di grandi deliberazioni l ’assemblea non pos­
sa n e p p u r m in im am en te, so tto l ’influenza sua, perdere alcunché
d e lla p ro p ria au ton om ia. Ma so tto la sferza della sfortuna i buoni
r ic h ia m a n o t u t t e le forze dello spirito, e così assemblea trium viri
s o ld a ti e p o p o la zio n e, orm ai educata a dignità di cittadinanza, rag­
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RASSEGNA BIBLIO G RA FIC A
giunsero concordi Paltezza necessaria ad essere, in ta le tem po e
circostanza, degnam ente di esem pio. Ed era im presa difficile: non
speranza di vittoria, o m eglio speranza in una v itto ria clie si po­
teva ritenere sicura, per un giorno ancora lontano, per la su b li­
m ità dello stesso insuccesso del m omento. Ma occorreva che fosse
questo insuccesso spettacolo di un sacrificio che oltrep assasse ogni
esem pio dato d alla storia, perchè il fine non era m ai sta to più a l­
to : si trattava di gareggiare in valore con gli uom ini d ella città
che più d ’ogni a ltra aveva dato prova di valore, di m antenere la
serenità che il Senato antico aveva saputo m antenere n elle ore che
sembravano preludere alla im m inente rovina ; di essere degni che il
mondo dicesse : « Là, a Rom a, i tìgli d ’ogni parte d ’Italia, hanno
com battuto e sono caduti, perchè sono tu tti di una nazione » ; ed
il mondo si com m ovesse.
Ed il trio n fo ci fu ; non solo perchè la Roma di prim a, se riap­
parve ancora, fu solo per il tem po necessario per rendersi più
odiosa, e poi scom parve per sempre, ma perchè, coloro che senno
e valore hanno dedicato alla Roma del 49 hanno educato le gene­
razioni ita lia n e che sono venute dopo, e lo studio d e ll’opera loro
continua ad educare ancora. Le generazioni italian e, ho detto, ma
non esse solo ; perchè là ove a lla mente dei nostri giovani eroi
risplendeva l ’I ta lia redenta dalla servitù e nazione sovrana, com ­
batterono a fianco loro e polacchi e ungheresi e svizzeri e fran cesi,
forse non solo per rispondere « a ll’appello della libertà, parola
m agica che in quel secolo delle conquiste liberali aveva un fascino
superiore a quello stesso di patria », come d ite il Bonom i, ma a n ­
che per a ttesta re, sacrificandosi essi là per quegli ideali che sono
sacri per Γ um anità tu tta , che ben a ragione il M azzini, a rendere
più bella e preziosa la causa della nazione italian a, aveva a questa
già p rescritta una m issione benefica a tu tte le nazioni sorelle (x).
C o s t a n t i n o P a n ig a d a
(!) Se del libro del B onom i si faranno, come auguriamo, nuove edizioni
sarebbe bene che non figurasse in esse una inesattezza che notiamo in que­
sta prima, a pag. 33, e che è ripetuta a pag. 40. Sd dice a pagina 33 che il
governo di Roma, rinnovato, faceva approvare il 2G dicembre 1S4S dai depu­
tati una legge che convocava in Roma la costituente degli stati romani, e a
pag. 40 che il Consiglio dei deputati deliberava, sempre il 26, l’elezione a suf­
fragio universale di tale assemblea. Ma il Consiglio non ha deliberato affatto,
perchè ad un certo punto la discussione in quella seduta molto burrascosa
fu sospesa per mancanza del numero legale; e nella successiva seduta del 28
al Consiglio non si dava che la notizia dello scioglimento. Nello stesso mani­
festo del 29 con cui il ministero pubblicava il decreto della convocazione della
costituente si dice che « videro la giunta ed il ministero perdute le cure
loro, avvegnaché i consigli deliberanti non giunsero neppure a discutere » la
legge sulla convocazione dell’assemblea generale dei deputati del popolo, e si
afferma: «qualunque legalità potesse mancare viene supplita dalla suprema
legge della salute pubblica, la quale sana ogni atto che vi conduce ».
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RASSEGNA
BIB LIO G R A FIC A
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Τ ίτ ο R o s i n a , Ceccard\o R o c c a ta r/lia ta Ceccardi, Genova, Em iliano
d e g li O rfin ì, 1037, pp. 264, L. 15.
L e n ta m e n te si va. determ in an d o ai lum i d ’una critica prepara­
tis s im a p er s tu d i e co n cetto sa per idee, la poetica italiana della
fin e d e ll’o tto c e n to e del prim o decennio d e ll’a ttu ale secolo.
S e l ’in d a g in e non è fa c ile , in quanto l ’ombra, dei soliti tre
g r a n d i o b lite r a e deform a i lim iti dei m inori, in sostanza da parte
d i s tu d io s i in s ig n i e benem eriti si è potuto m ettere alla luce i ceppi
p iù s a n i e p iù v ir ili, q uelli più originali e genuini di coloro che
tr a O tto c e n to e N ovecento a l l ’ingrosso, pur influenzati e corrotti
r iu sc ir o n o a d escrivere un sentim en to non indifferente, una visio­
n e d elica ta , d e lla natu ra, a lcu n i fram m enti di versi significativi nel
lo ro g io c o che rifu gge d a lla vasta influenza di Carducci, Pascoli,
D ’A n n u n z io .
S e in r e a ltà i c r itic i vedono nei m inori poeti questa differenz a z io n e te n u e , m a pur sem pre esisten te, in generale è da mettere
in r ilie v o com e i vari m in o r i abbiano dovuto combattere una ben
d u ra b a t ta g lia , ta lm en te l ’influenza dei grandi si è esercitata e
s i e s e r c ita tu tto r a sui p oeti e su i prosatori.
S e d ’a ltr o n d e si pensa per un ista n te che un M ontale od un U n ­
g a r e tti a n n o v e r a n o d ecin e di im ita to ri — ed un residuo di D ’A n­
n u n zio s i tr o v a pure in M on tale — si converrà come per quei m i­
n o r i, v is s u t i a ca v a llo tr a due secoli, fosse ben difficile uscire dagli
s c h e m i c a r d u c c ia n i, p a sco lia n i e dannunziani che fossero, —j poeti
m in o r i che g ià a ttra v erso l ’id en tica lingua e l ’unico vocabolario
c o m p o sto d i reto rici lu ogh i com uni, talora corrodevano del tutto
a n c h e la p r o p r ia , sem plice vena poetica.
Q u a li i p o e ti da ram m entare? I m ovim enti di allora, di quel pe­
r io d o c o s ì d ifficile a con cretarsi, si m oltip lican o e s ’avvicendano
se n z a t r e g u a e senza fare nom i, meriterebbe studiare i cosidetti
c a r d u c c ia n i o p a sco lia n i, rilevare m etodicam ente il complesso di
p o e ti che h a n n o accolto (certam ente più dal V ersigliese che dal R o­
m agn olo) n o n so lo il vocabolario e Vunica lin gu a ma sopratutto il
r itm o , l ’a r ia , 19a u r a p o e tic a , la m aniera.
P e r D ’A n n u n zio , secondo n oi, il problema è diverso, e quasi vi
è d a c h ie d e r si, con fare trep id an te, chi ha avuto la buona fortuna
d i r iu sc ir e a sfu ggire com p letam ente da q u ell’influenza che ancor
o g g i affiora in m olti sc ritto r i e poeti ita lia n i. Meriterebbe essere
te n ta t o u n o stu d io sim ile che, per la sua m edesim a vastità, sarebbe
sem p re in c o m p le to . Ma forse quel ferratissim o critico che risponde
a l n om e d i M ario P raz potrebbe darci lo stu dio comparato con cui
si m e tta co n creta m en te in riliev o l ’influenza dannunziana sulla
le tte r a tu r a ita lia n a .
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"RASSEGNA
BIBLIOGRAFICA
* # *
Uno dei poeti m inori trascurato troppo d alla cr itic a , m entre
la cronaca e la stessa letteratu ra lo faceva oggetto d ’in d agin e e
di volum i biografici, fu Ceccardo R occatagliata Ceccardi,; Ceccardone per gli am ici, di cui se alcuno, a Genova, ancora, ram m enta
la vita gram a, la dura m iseria, resisten za travagliata, in realtà,
è perduta traccia della sua poesia.
Inten d iam oci: traccia n egli am bienti di quel pubblico più o
meno coltivato che segue ancora la poesia, chè per contro il M on­
tale, finissim o critico oltre che vero poeta, accennava apertam ente
al Ceccardi nel tra tta re di un poeta moderno quale A n gelo B arile,
come ben ricorda il R osina nel suo u ltim o volum e.
Ceccardi predecessore della poesia italian a m oderna, della lirica
ligure, schietta serrata, personalisim a, viva? Eh via, nè il M ontale
arriva ad una cosi categorica afferm azione, nè il R osin a la scia pre­
supporre una sim ile ip otesi che d ’altra parte non en tra nel suo cani
po d ’in d agin e; peraltro il critico genovese lascia ben intend ere co ­
me oltre le iste r ilite e p lagistich e form e dannunziane, carducciane
o pascoliane ta lv o lta aderenti ai classici modi di un Leopardi od
a quelli rom antici di un F oscolo, vivesse nel Ceccardi una. poesia
esigua e lieve ma personale, esile ma singolarm ente viva nella sua
purezza personale, n a tu ralistica nella, sua lucida im m ersione in
un paesaggio quasi p an teistico, per un’adesione tota lita ria del Cec­
cardi a lla natu ra.
A ttraverso la laboriosa fa tica del Rosina che denota un progres­
sivo m iglioram ento critico, non solo nella m etodica in d agin e delle
fo n ti, ma sop ratu tto n e ll’esam e estetico da cui si potrebbe elim inare
in una nuova edizione qualche acerbità, si nota questo senso n a tu ­
rale del Ceccardi, quella sua poesia che prendeva v ita al con tatto
del passaggio, della terra, del cielo, degli alberi, e si trae alla luce
la viva differenziazione che corre tra la visione della n atu ra del
generale degli apuani come lo chiama il povero V ian i, e quella del
V ersigliese o d ell’Abruzzese.
Meriterebbe riportare le stesse pagine scritte del R osina nel d i­
stinguere acutam ente questa differenziazione, che più di ogni a l­
tra, è base per dare una personalità poetica a Ceccardone, forse u n i­
co poète M audit della Liguria, la cui vita fu triste e la cui m iseria
fu grande. Ma ritornando essenzialm ente al problema critico, ci sem ­
bra che non altra possa essere la vena personale del Ceccardi, vale
a dire la sua vena naturalistica che fu anche oggetto di scherno, di
derisione quasi.
Il giovane Ceccardi vedeva la propria poesia circondata da dubbi
e d a ombre, la critica non rilevava alcuna forza personale, e l ’uomo
poeta soffriva.
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C e r to a l C eccardi che se n tì, forse il prim o in Italia, l ’influenza
d el s im b o lis m o , so p r a tu tto d i V erlaine, e che dedicò una poesia al
g io v a n e V a lé r y allora, a lle prim e arm i, era difficile trarsi fuori dagli
s c h e m i p iù fo rm a li che s p ir itu a li, di coloro che andavano per la m ag­
g io r e . M a o ltr e l ’ad esion e lin g u istic a , oltre la form a, il R osina rileva
q u e sto s e n s o nu ovo di u n a poesia che nel fram m ento sem plice di una
s tr o f a r a g g iu n g e u n ’in c isiv a ch ia rità , una concreta bellezza., una se­
r e n a a ffe r m a z io n e lir ic a , nel suo amore verso la natura.
F r a m m e n ti rip etiam o, sem p lici m onconi, tan to più belli per la
lo r o r a r it à e p er la. p erfezion e form ale, dim ostrano quanto non sia d i­
s ta n te d a l v ero il R o sin a en tu sia stico assertore del poeta Ceccardo
R o c c a t a g lia ta C eccardi, e q u an to abbia ben rilevato la lim itata vena
p o e tic a m a g en u in a d e ll’am ico del povero V ian i, di U ngaretti, di Pea.
P r e m e s s o questo p erson ale naturalism o poetico, il Rosina colla
se r r a ta c r it ic a di tu tte le opere del Ceccardi, riesce a determinare
la s o s ta n z a p oetica del N o stro .
I n f a t t i c o l m etodo ro sin ia n o di non trascurare nessun elemento
d e ll’o p e r a d i un a r tista , col m ettere in vivo rilievo gli elem enti più
t r a s c u r a t i, il c r itic o a ttra v erso la sparsa opera giovanile, attraver­
so le p r o se , e q u ella poesia c iv ilistica che è ancor meno conosciuta,
te n d e a f a r vedere com e l ’u n ità poetica del N ostro si sviluppasse
a ttr a v e r s o u n a ben sicura coscienza della propria poesia.
B e n è a ltr im e n ti il critica re « II Libro del fram m en ti », « Sonetti
p o e m i », « I l v ia n d a n te », « S illa b e e Om bre » (quest’ultim o postu­
m o a c u r a d i P iera n g elo B araton o), ove si riesce a scernere con una
c e rta c h ia re z z a quale la n atu ra poetica del Ceccardi, quale la sua
a d e s io n e a lla n a tu r a , quale la sua m aniera.
M a, ed è qui il m iglior r isu lta to critico del Rosina, l ’esegeta
a ttr a v e r s o le opere m in ori, attraverso i fram m enti e le prose ha ag­
g iu n to q u a lc o s a a lla con clu sion e sul poeta ligure apuano; qual­
c o s a ch e ci d à idea di q uan ta m odernità fosse colm o l ’anim o ardente
e s e n s ib ile d i questo p o è te m a u d it : in fa tti attraverso l ’esiguità del
v o c a b o la r io p o etico u sa to d a l Ceccardi si nota una specie di um il­
t à n e i c o n fr o n ti d ella p a rola, da cui da tem po non si era abituati,
e sop ra t u t t o si rileva com e la parola si arricchisca per una com­
p r e n sio n e v iv issim a del suono dei versi, per sem plice illum inazione,
p er u n o s c in tilla m e n to d e ll’onda sonora, direi.
Q u e sto fu C eccardo R o c c a ta g lia ta C eccardi: un poeta triste co­
m e t u t t i i p o e ti, vivo perchè illu m in ato dal canto m igliore, aderente
a l l ’illu s io n e , c red en te n ella glo ria , e questo fu forse Punico segno
del se c o lo a cu i ap p arten n e, già m oderno nella sua espressione.
Il R o sin a non si è acco n ten ta to di darci la storia critica della
p o e sia d i C eecardone, m a ha voluto giustam ente narrarci, oltre le
v a n e sic u m e r e d ella biografia rom anzata del povero Viani, tu tta
a c h ia r o sc u r o ed a colp i d ’a sc ia , la vera biografia del Nostro, il suo
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BIBLIO GRA FICA
c o n ta tto colla poesia cTallora, coi gruppi e coi lettera ti di Genova
e della Liguria., la su a vita gram a.
A ttraverso P en tusiastiche pagine di T ito R osina, che, per una
volta dim entica la sua fredda pacatezza di studioso, seguiam o que­
s t ’uom o, errante poeta della vita., sentiam o quale sin cerità m ettesse
nei suoi articoli di prosa come nei suoi versi, ci sembra di vederlo
rischiarato da un grande so rriso .... Ed era il sorriso d ella m orte
che l ’accolse nella n otte tra il due e il tre agosto del 1910.
ψ
E n r ic o T e r r a c in i
P aganini le « nmge », in « Revue hebdom adaire »,
P a rigi, fa scico li 10, 17, 24, 31 ottobre, 7 e 11 novembre 1936.
R en é e de S a ïjs s in e ,
A pprossim andosi il 1040, anniversario della morte di N iccolò P a ­
ganini si va accentuando l'in teresse sul grandissim o v io lin ista . Si
susseguono così biografie, saggi e stu d i, qualche volta notevoli, sp e­
cialm ente dopo che A rturo Codignola ha m esso a disposizione degli
stu d iosi nel suo « P a g a n in i intim o » una ricca m esse di docum enti,
fino a ieri in gran parte in esp lorata.
Del nuovo m ateriale dichiara pure di valersi Renée de Saussine
in un suo recente saggio anche se. più che attenersi allo scrupolo do­
cum entale, preferisce delineare scene brillanti e ad effetto. Pagan in i — quello della leggenda e quello della storia — è proiettato
così davanti al letto re come in una sapien te cinem atografia, d a ll’in ­
fan zia di V ico G attam ora ai prim i successi nella C attedrale di Ge­
nova e fino ai trionfi delle grandi cap itali europee. Am ori, affetti,
en tu siasm i, gelosie e invidie si susseguono attorno alla pallida fi­
gura sp ettrale che farà farneticare di Mefistofile e di S atana. Come
si usa n elle v ite rom anzate, gli episodi, non sem pre sicuri, sono c o ­
lo ra ti con ab ilità e, quando l ’interesse lo esiga, si forzano le tin te.
Sem bra che l ’A u trice voglia colpire l ’im m aginazione del lettore. E
bisogna convenire che, valendosi di tu tte le scaltrezze d ella penna,
sa raggiungere assai bene il suo scopo. D ivulga la vita e la fama
del grandissim o a r tista e insiem e interessa e diverte.
Ma Renée de Saussine non è imm une da alcune mende. Ad esse
si riallaccia anche il ten tativo di avallare il confronto L afont e P a ­
gan in i proprio con la stessa disinvoltura con cui, in questi giorni,
a lcu n i accadem ici d ’O ltralpe si azzardano a paragonare Foch a N a ­
poleone. E non sarà neppure il caso di form alizzarci se, seguendo
u n ’abitudine da cui non sono immuni neppure i suoi più grandi
com p atriotti, abbonda di citazion i di parole italian e quasi sempre
deform ate. P iccole mende in com plesso in una biografia d ivu lga­
tiva scritta da una am m iratrice convinta ed entusiasta sop rattu tto
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BIB LIO G RA FICA
d e lla v ir t u o s ità di colu i che e ssa chiam a il « Mago ». Ammirazione
ed e n tu s ia s m o che riveston o particolare valore quando si pensi che
n on si t r a t t a so lta n to di una, scrittrice elegante, ma anche di una
virtu osa, d i ta le n to , ben n o ta in E uropa come degna continuatrice
d e lla b e lla tra d iz io n e v io lin istic a fem m inile.
A p p u n to p erciò può c o stitu ir e una delusione che proprio una
c o m p e te n te n on osi affrontare il giudizio su lla sostanza della m u­
s ic a p a g a n in ia n a . T an to più che il lim itarsi a lla esaltazione del vir­
tu o s o c o n tr a s ta con i ricon oscim en ti di am m iratori di eccezione co­
m e R o s s in i, Schum ann , C hopin e Liszt. Ma in questo caso è dove­
ro so a m m e tte r e che non è possib ile oggi form ulare un giudizio defin itiv o s u lle op ere paganiiniane che giacciono per la m assima parte —
G5 su un t o ta le di 80 — an cora inedite.
E q u i m i sia c o n se n tito ripetere un voto che mi è particolar­
m en te c a r o : non si potrà sperare che il M unicipio di Genova com ­
p ia l ’o p era in co m in cia ta rivelando, dopo l ’uom o, anche il m usicista?
U n a se m p lic e riproduzione fotom eccanica penso che potrebbe fa c il­
m en te a v e r ragion e d ella difficoltà interpretativa dei m anoscritti.
P r o p r io la D e S au ssin e ricorda che negli u ltim i anni l ’A rtista a c ­
carezza v a la sp eranza di poter acquistare per sè in Albaro quella
m ir a b ile v illa che porta il m eritato nome di « P a r a d is o » . Nella
tr a n q u illità e n ella pace della principesca dim ora egli si riprom et­
te v a d i c u r a r e la stam pa d elle sue opere. Speranza che doveva por­
ta r e con sè n ella tom ba, m a che potrebbe agevolm ente essere a t­
tu a ta d a lla sua P atria per com m em orare degnam ente, in occasione
d e ll’im m in e n te cin q u an ten ario, il suo grandissim o tiglio.
M a r io G r o s s i
A.
G li a lbori del regno di V i t to r io Emanuele I I , secondo
n u o v i d o c u m e n ti , R om a, R . Istitu to per la storia del risor­
g im e n to ita lia n o , 1937.
C olom bo,
B e n v iv o è tu tto ra nel p opolo di Genova il ricordo del moto che,
nel 49, sc o n v o lse la c ittà . S ca tto d uno sp irito generoso, reazione
di u n a fiera coscien za, resa diffidente e turbolenta da dolorose espe­
rie n z e e a lla r m a n ti v o ciferazion i, l ’insurrezione genovese è, nel suo
sig n ific a to id e a le , una p agin a, non trista nè volgare, della storia di
u n p op olo n on im m em ore di B a lilla .
Il
C olom bo, s ’in tend e, non condivide questo giudizio. A nzi! Ma
non p erciò i docum enti da lu i pubblicati ora, anche non portando
e le m en ti n u o v i riguardo al m oto genovese, presentano molto interes­
se p erchè c h ia risc o n o non i m otivi della repressione —h evidenti e
ovvii — m a l ’an im o di chi quella repressione volle e compì.
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RA SSEG N A BIBLIO G R A FIC A
M entre si com prende che il Governo dovesse im pedire a g li e le ­
m en ti p iù accesi di aggravare la già turbata situazione interna e di
com prom ettere i rapporti d elicatissim i con l ’A u stria, m al si in te n ­
derebbe l ’eccessiva durezza di quéi modi se non si conoscesse l ’in ti­
mo anim o e la onesta volon tà di quei draconiani repressori.
A questo fine, la pubblicazione del Colombo è quanto m ai op­
portuna.
'
v
Il
D aborm ida, galantuom o provato, che così fervidi consensi dà
al suo « d ilettissim o » A lfonso La Marmora è l ’esponente di una
folta classe di persone che approvavano incondizionatam ente il
Generale.
H a ben ragione il Colombo di definire « stupenda » la professione
di fede n e ll’avvenire d ’Ita lia che il Daborm ida fa in una lettera al
D e Launay, ed ita solo ora, e che veram ente illu m in a q u ell’intim a
fede sentita, anche dai più tem perati e prudenti conservatori.
Sprazzi di luce gettan o questi docum enti su lle difficili tr a tta ­
tiv e per la occupazione di A lessan d ria che provocò — quando a v ­
venne — la leg ittim a indignazione del popolo tu tto , il quale non
poteva sapere quanto fosse già costato a, V ittorio E m anuele I I o t ­
ten ere l ’occupazione — m ista — d ella c ittà \ sulla resistenza alle
m inacce e ai tra n elli au striaci opposta dai diplom atici sardi du­
rante la stip u lazion e degli accordi che condussero alla pace di M i­
la n o , resisten za che, n elle alterne fa si, ne attraverso alcune quanto
m ai pericolose.
La relazione Pralorm o, qui largam ente pubblicata, ci presenta
un vivace m om ento di quel duello tra un D e Bruk furioso e sman ian te e un m olto signorilm ente pacato Pralorm o che sm onta quell ’im b estiato avversario con sobrie, um anissim e riflessioni.
D a g li stra lci di carteggi e d i relazioni, si ricostruisce l ’in izio
del regno di V itto rio E m anuele I I , tem pestoso per g l’in tern i rivolgim en ti e i difficili accordi con l ’A ustria vittoriosa e scontenta.
In izio di regno che una tragica vicenda regale e l ’onda d ’in ­
com prensione, diffidenza e rancore n ereg g ia n te intorno al giovane
re, rendevano dram m aticam ente m inaccioso.
L eo na R avenna
F . E . M o r a n d o , S t u d i di L e t te m t u r a e dì S t o r ia , F iren ze, E d. « La
Nuova. Ita lia », 1937.
U n d ici sc ritti in ed iti qui raccolti e pubblicati postum i, ci r i­
p ortan o ancora una v olta dinanzi alla figura e a ll’opera di F . E.
M orando.
Le quali sono delineate, con affetuosa efficacia, nella prefazione
d el volum e, stesa da G. A nsaldo.
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BIBLIOGRAFICA
Q u e sti s a g g i m eritavan o di essere resi n oti, non tanto per dare
u n ’a ltr a p r o v a d ella varia cultura, del M orando che ebbe il culto il
g u s to d e g li s tu d i severi e seren i e li coltivò per la gioia della sua
se m p r e a v id a v o lo n tà d i conoscenza, quanto per sapere in qual
m od o e g li r ip en sò e riela.borò id ee e opere.
S e q u e s ti rip en sa m en ti e queste rielaborazioni non ci sembrano
n è n u o v i n e llo svolgim en to, n è originali n elle conclusioni, ci danno
p erò a n c o r a u n a prova d e lla onesta coscienza, del carattere retto
e s c h ie tto e so p r a tu tto d ella coerenza in tegrale alle idee intorno a
c u i s ’e r a s v o lta tu tta l ’a ttiv ità del M orando giornalista, studioso,
c it t a d in o , u om o : v o g lio dire quelle idee e quella fede che aveva ap­
p r e se d a l M azzin i.
E la p e r s o n a lità d el M orando in ta n to vale in quanto viene m isu­
r a ta s u l m etr o d ella fed eltà al M azzini mai venuta meno e mai po­
s p o s ta a sop ravven u te id eo lo g ie e personali interessi.
Q u e s ti s a g g i d i ta le fed eltà sono un altro segno : in tu tti si sente
l ’eco d el p e n sier o , del giu d izio del M aestro am ato anche quando le
m u ta te te n d e n z e d ella c ritica letteraria e storica, le posizioni errate
d i c e rte v is u a li, le con q u iste del pensiero moderno rendevano n a­
tu r a le , n e c e ssa r io an zi, il distacco.
I
s a g g i s u l B in i, sul M içkiew icz m ostrano questo tenace a ttac­
c a m e n to p iù ch iaram en te di quello su Schiller e dei due sulla R ivolu­
z io n e n e i q u a li è pur evid en te.
D i q u e sta n ob ile d edizione a una fede, di questa fermezza di con­
v in c im e n ti — -di cu i il M orando fu così integro esempio — il ricordo
n o n sa r à m a i in u tile .
L eo n a R a v e n n a
G
P i n i , V i t a d i U m b e r to Cagni - M ilano - Mondadori, 1937.
p a g . 504. L. 25.
io r g io
P ie m o n te s e ; di q u elli di razza buona la cui vita fu audacia e
sp rezzo d e lla ste ssa , ir r ita n te ed irritab ile col suo forte carattere
d i u om o d i m are che, d iscip lin a tissim o , talora dim enticava la ge­
r a r c h ia e l a m edesim a d iscip lin a ; forse non ricco d’intelligenza dis c r im in a tr ic e ma d otato d i una capace vision e degli interessi po­
lit ic i e m o r a li d e ll’I ta lia e d i quelli che erano gli interessi tec­
n ic i d e lla R . M arina ; esp loratore e di quale tempra lo sanno
p erfin o i bam b in i, m arin aio in guerra ed in pace, marinaio
in m are ed in terra, senza avere la p ossib ilità di quell’incontro in
a lto m a re ch e ben conven iva a l suo fiero anim o desideroso di bat­
t a g lia n a v a le , U m berto C agni s i m eritava una biografia, tutta
c h ia r o sc u r i, tu tta rom anzo più che arida cronaca, romanzo per
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RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
chè la v ita d e ll’uom o fu infinitam ente ricca di vicende, di avven­
ture, d 'in con tri con uom ini eroici, vivi.
U m berto C agn i! Il P in i, che scrisse già un popolarissim o B e ­
n ito M ussolini, ha voluto darci la vita di un uomo eccezionale nel
senso vero della parola, di cui c o ll’aiuto di docum eti rim asti in ed iti
a t u t t ’oggi e cne forse rim arranno in ed iti, colla testim on ian za più
acuta· e affettuosa di colleghi e di sottop osti, di superiori, si riesce
a delin eare m agistralm en te il corso di una biografia in teressan te
quanto a ltr a m ai, a m etterla in relazione col com plesso d egli a v ­
venim enti Jche l ’hanno circondata, col com plesso di uom ini che*
hanno vissu to ai m argini e al centro della v ita di U m berto Cagni ;
il P in i ci ha dato il rom anzo di un uomo d ’azione.
N oi eravam o troppo ragazzi per ram m entare l ’influenza, o più
che l ’influenza, l ’im portanza che aveva assunto Um berto C agni per
i genovesi.
Ma. nostro padre, a stig ia n o pure lui, ci diceva sem pre « guar­
d ate queU'uomo seduto ». E allora il ricordo rivive in piazza Cor­
vetto, (anche il P in i ram m enta il curioso episod io di q u ell’uomo
che n egli ultim i anni della sua vita andava a sedersi m odestam ente
fra vecchi p en sion ati e uom ini di popolo) allora gli occhi si a p ­
puntavano su quel viso grifagno, arso un poco dalla salsedine, cogli
occhi a cu ti di fa lco , col naso aguzzo com e prora al vento, co lla
m ascella dura, colla barbetta rada e da eroico m oschettiere.
E roico m oschettiere era sta to n e ll’anim a come nel corpo; por­
ta n te, ancora, com e stigm ate, il senso d ell’eroism o che avevano gli
u om in i del R isorgim ento ; figlio di un ufficiale del R isorgim ento, fi­
glioccio di R e Um berto I, piem ontese e astigian o, testardo come
l ’A lfieri, per strana predilezione uom o di mare. D ’altra parte la
trad izion e degli uom ini di mare piem ontesi era ricca di bellissim i
nom i. Il giovane rim ase tre anni a N apoli, un anno a Genova. Colle
scu ole navali situ ate ad un d i\rerso grado geografico, si cercava di
con ciliare i differenti clim i p olitici.
P oi si addivenne a lla decisione di creare la R. A ccadem ia di
Livorno, ed allora il Cagni term inò un anno avanti il suo corso di
guardiam arina.
P artenza quindi per una crociera; aveva ven t’anni. Crociera di
42 m esi, mondo nuovissim o da vedere; Am erica, Cina, Giappone,
estrem i lem bi della Terra del Fuoco. Che vita allora! E il giovane
C agni incom incia ad apparire quale è, sotto la guida m agistrale di
G iorgio P in i che lo segue giorno per giorno direi, passo per passo,
azione per azione. Il giovane Cagni ritorna in patria, e poi assiem e
a l fra tello segue in Africa suo padre, Generale d e ll’E sercito ; B ad o­
g lio trova un predecessore in questo Generale Cagni (agli ordini
di un Cadorna e Comandante di un Cadorna) che si porta i figlioli
in A frica.
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RASSEGNA
BIBLIOGRAFICA
*
153
Iv i m an caron o le g e sta eroiche, quelle gesta che il Cagni bramò
per t u tt a la v ita e vche ricercò invano, quasi volesse m orire nel­
l ’im p e to b e llo del gesto e non in un letto come egli morì.
I n f a t t i p r o sp e tta ta la sua vita, nel piano della storia, si vede
com e l ’am b izio n e a ltissim a d e ll’uomo, nonostante tu tto quello che
fece n on fu m ai con clu sa da una grande azione che l’avrebbe in ­
tim a m e n te p la ca to .
Che u o m o ! Occorreva conoscerlo; nella sua decisione non to r­
n a v a m ai ad d ietro e si fidava più della sua audacia che della
lo g ic a . C a ra ttera ccio t esta rd a mente piem ontese, più di’una volta,
è s ta t o f a t t o segno agli str a li dei superiori, alle note caratteristiche
d egli in c o m p e te n ti che, badando solo a ll’esteriorità non trovavano a l­
tr o modo che con d an n arlo. A m ico di M illo, si urtò fortem ente con que­
s ti ai tem p i d e ll’in cid en te d ella corazzata San Giorgio, e gli ultim i
tem p i d e lla su a v ita di m arinaio furono fieramente urtati dal con­
tr a s to Coll’ Am m iraglio Thaon di lievel.
Ma rip ren d en d o la v ita — giorno per giorno — anno per anno,
P in i r ile v a l ’im portanza d e ll’incontro fra Umberto Cagni e il Duca
d e g li A b ru zzi. Il D u ca, N ip o te del Re, incontratosi col Cagni ne
com p rend eva l ’a lto , fiero carattere, l ’um anità d ell’uomo di mare, le
q u a lità m era v ig lio se del Capo e d ell’organizzatore. Una crociera
c o n d o tta a ssie m e per ben ventisei m esi cim entava l ’am icizia. Dopo
sarà il S a n t ’E lia , sarà la vicenda della S tella Polare, la Marcia
n e lle d e s o la te d istese verso il P olo N ord; il dito di Cagni quasi in
c a n cren a , ten en d o duro per am ore del proprio Principe, d ell’I ta ­
lia lo n ta n a .
U m b erto C agni sarà al R uvenzori ; sarà presente al tragico ter­
rem oto del 1008 a R eggio, sarà a T ripoli, sempre audace, sempre
a r d ito , sem p re vivo, sem pre im petuoso e fiero.
Il
P in i o ltr e che fed ele cronista e storico d e ll’uomo, sottilm ente
in terp reta la psicologia di q u est’uomo che dim ostra nella sua audacia
la più s o ttile in tellin gen za. P er nessuno come per lui si può usare
il m o tto la tin o « Fortuna ju v a t audaces » e l ’uomo fu audace in
tu tt o , a u d a ce nella n o tte di Bu-M eliana, audace nel tentativo di
m ettere a g a lla la corazzata San G iorgio sempre audace contro qual­
s ia si av v ersa rio .
*#*
G iorgio P in i forse prospettandosi il problema di scegliere tra
l ’a r id a cron aca e l ’opera di storia, ha preferito risolutam ente ques t ’u ltim a nel senso d ’interpretare con secchezza di giudizio il pe­
riod o se rr a to quanto altro m ai, pieno di avvenim enti sim bolici, a f­
fa sc in a n te n ella sua m edesim a varietà.
S i pen si : guerre d ’A frica d ell’84, del 96, guerra di Tripoli,
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154
R A SSEG N A BIBLIO G RA FICA
guerra m on d iale, avvento del F ascism o. La sem plice enum erazione
d i q u esti avven im en ti storici d im ostra come la narrazione della vita
d i un uom o, anche eccezionalm ente d ’azione, come il Cagni, non
p o tesse sfu g g ire a lla com une sorte di coloro che pur vivi nel senso
p iù a lto della parola, sono in com plesso dom inati da avvenim enti
g ra n d io si e sto rici.
N on che il P in i voglia* far opera di storico nel senso d ’illu m i­
n are con giu d izio sin te tic o la portata degli avvenim enti ; a lui in ­
ter e ssa p recip u am en te la vita d e ll’uom o di cui si è fa tto biografo
e ta lv o lta rom anziere, quasi co stretto al romanzo del fan tastico coni
plesso d i f a tt i che form ano la v ita d e ll’A m m iraglio; m a nello stesso
tem p o ha r ite n u to giu sta m en te di dover tracciare e con mano m ae­
str a , su lla scorta di docum enti rari ed in editi, quel convulso fo r­
m arsi di avven im en ti che accentrarono la vita del Cagni, e di cui
noi, essen d o sem p lici testim o n i non possiam o averne la giusta
p o rta ta .
Il
P in i ha fa tto opera di storico, m a appunto per questo ci per
m etterà di d irg li che forse il suo volum e ridente di un m ancato equi­
lib rio, n el sen so che i fa tti avrebbero* dovuto essere narrati più
d iste sa m e n te , e non a ffollan tisi in modo serrato, e talvolta con ­
v u lso d irei.
M a fo rse il rim arco, più che al P in i, spetta a ll’editore, che per
m o tiv i com m erciali avrà dovuto ridurre il ponderoso e coscienzioso
m a n o scritto di G iorgio P in i a volum e che possa correre fra le mani
d e l pub blico più v a sto , ign oran te sem pre delle cose nostre.
S i p en si ad esem pio a g li an n i 1918-19 lontani ormai, perduti
q u asi n el p a ssa to d ella storia. S i sapeva qualcosa di' allora, ma
n on si sap eva, non si conoscevano ancora le difficoltà incontrate
d a l C agni per p oter condurre la sconfitta flotta del defunto Regio
Im p eria i G overno A u striaco da P ola alla Regina d e ll’A d riatico; ed
il P in i en tra n el vivo d ella discu ssione storica, ramm entando fatti,
ancora ig n o ti, che ci dim ostrano ancora una volta come gli ex a l­
le a ti gu ard assero con a stio alla N uova Italia che usciva vittoriosa
d a lla guera.
Ig n o ta era la m issione che aveva avuto Cagni a Fium e e anche
quella ajjpartiene a lla storia, m entre forse alla stretta cronaca, in
isp e c ie og g i an cor troppo vicina per determ inare un sereno giudi­
zio , son o g li u ltim i avvenim enti di Umberto Cagni ; l ’urto fra Ca­
g n i e D ’A n n u n zio per la Federazione Italiana Lavoratori Mare è
un ep iso d io poco noto che entra più nella cronaca che nella storia.
S to r ia è l ’organizzazione del P orto di Genova da parte di U m ­
berto C agn i, sto ria econom ica se si vuole, ma anche storia politica,
c h è in rea ltà l ’a rteria, il mare, il P orto di Genova sono troppo prep o ten d en ti n ella vita d ella N azione perchè il loro sviluppo non nì
rip ercu ota su lla storia d ’Ita lia .
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Come si è detto Giorgio P in i, si fa inteprete com m osso, e d i­
rei passionale della vita del Grande A m m iraglio, chiam ato C onsole del
M are; se ne fa biografo, storico, cronista, interprete. Lo scrittore
non abbandona nessuna testim onianza, nessun docum ento, bada a n ­
che alle più m isere voci del popolo, che quando parla azzecca sem pre
giu sto, ma il P in i nella sua am m irazione non tra la scia il giu d izio
sereno ed equilibrato.
Pure quando si chiude il volume, si rammenta il rom an ticissim o
uomo piem ontese, am m iraglio, console del mare, alfiere del più str e ­
nuo coraggio, vivo come fu viva la sua azione.
E n r ic o
T e r r a c in i.
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SPIGOLATURE E NOTIZIE
P R E IST O R IA
P. Peola : L'ambra, il cigno e Vorigine dei liguri in « A tti della Società di
Scienze e Lettere », vol. II, fase. I, 1937. [Si tratta di un’opera molto interes
sante, anche se qualche conclusione appare assai discutibile. L’Autore di que­
ste note si riserba di parlarne per esteso nel prossimo fascicolo]. E. Wetter :
L iteraturbericht 1930-33, Italische Sprachen in « Glotta-Leitschrist fiir griechische und lateinische Sprachen », Güttingen, 1935, pag. 206. [Da notizia dello
studio di V. B ertoldi su casi di sincope nel Gallico e nel Gallo-ligure : Blustiem elo, aravo, Procobera].
S T O R I A
MEDIOEVALE
F . S a ssi: Ricerche sulla organizzazione castrense nella Lunigiana vesco­
vile in «G iornale Storico e letterario della L iguria», fase. IV, 1936. [M. Giu­
liani in « Giovane M ontagna », Parm a, maggio 1937, recensisce criticamente
il saggio del Sassi pubblicato dal nostro giornale]. L. Guaiino: L ’origine motiferrina di C. Colombo in « A lexandria », R ivista mensile della Provincia, a. V,
3 marzo 1937. [Anche di questo saggio darò più ampie notizie nella « Rassegna
bibliografica» del prossim o fascicolo]. A. Canesi : I Fiaschi, S. Caterina e la
sua casa in « Il Secolo XIX », 12 marzo 1937. A. Scagliarini : Commercio e jhjIìtica a Genova nel AI. E. in « Il L avoro», 14 marzo 1937. [Ê una lucida e bril­
lante recensione d ell’opera di R. Lopez: Studi sull’Economia Genovese
nel M. E ., S. L attes, Torino, 1936]. Januensis : Gli Arcivescovi milanesi a
Genova al tempo dell'invasione longobardica in « I l Nuovo Cittadino», 18
marzo 1937. A lbatros: Caterina Fieschi e i su o l tempi in «Nuovo Cittadino t>,
30 marzo 1937. G. M icosi: Lo scoglio di CornigUano in « I l Corriere Mercan­
tile », 7 aprile 1937. [Rievoca una curiosa leggenda già trattata in versi dal
B erto lo tti]. P. M. R a ffo : La figura di Papa Innocenzo IV in « Il Nuovo Cit­
ta d in o » , 24 aprile 1937. [Si tratta del famoso Sinibaldo Fieschi]. F. Noberasco : Grandi navigatori liguri in «Cronache Savonesi», 30 aprile 1937. * * · :
La battaglia della Meloria e il Conte Ugolino in nuovi studi pisani in « Il
Corriere M ercantile », 18-20-22 maggio 1937. G. Marchi : Galeotti lucchesi al
selvizio dei Doria in « Giornale di Genova », 27 maggio 1937.
MODERNA
A. Rossi : Capitani genovesi : Gian Francesco Serra esempio mirabile di guer­
riere virtù in « I l Corriere M ercantile», 13 marzo 1937. P. Berri : Il « S e ­
g r e to » di Paganini in « I l Nuovo C ittadino», 16 marzo 1937. |Nulla di nuovo.
Questo preteso segreto tale sempre rimarrà per chi vorrà credere che la m i­
rabile tecnica dell’artista fosse legata ad una ricetta]. G. M. : Gli ultimi
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anni della repubblica a r is to c r a tic a : Navi Genovesi alle prese coi pirati iu
« I l Corriere M ercantile», 22 marzo 1937. G. B alestrieri: Matteo Vinzoni car­
tografo ligure, in « i l Lavoro », 26 marzo 1037. R. : L*episodio che concluse la
gesta gloriosa iniziata in Portoria- da Balilla in « Il Giornale di Genova », 7
aprile 1037, G. M. : Memorie di 11,0 fa : Il traffico m arittimo del Porto di Ge­
nova negli ultim i mesi della Repubblica aristocratica in « II Corriere Mercan­
tile », 15 m aggio 1037.
NAPOLEONICA
N.N. : Un amore di Paganini in « Il Corriere Mercantile » 13 marzo 1937.
(Con la sorella di Napoleone]. R. Di-Tucei : I Buonaparte di Liguria in « Ar­
chivio storico di Corsica », Livorno, gennaio-marzo 1937. [Breve ma interessan­
te saggio. L ’A. si occupa del ramo dei Buonaparte fissato in Chiavari forse
proveniente da Sarzana. Curioso il fatto che qualcuno di questi già si firmava
B onaparte com e poi farà il grande Còrso]. A. Chinari : La aN iobe Còrsa » in
« I l Corriere M ercantile», 24 marzo 1937. [Letizia Buonaparte].
RISORGI MENTO
Carlo Alberto in attesa del trono in « Sentinella d’Italia », Cuneo, 12 mar­
zo 1937. [R ecensione dell’opera con eguale titolo di A. Codignola. La stessa
monografìa è stata anche recensita e segnalata dal « Popolo biellese » del
5 ap rile; da le «C onquiste d’im pero» di Roma del 29 maggio e da 1’« A l­
leanza nazionale del lib ro» di Milano del maggio 1937]. E. M orelli: Ga­
ribaldi e Nino Bixio per Vindi pendenza della Polonia e delV Ungheria in «C a­
micia R ossa », aprile 1937. A. Codignola : V maggio. Un ignorato fedele di
G aribaldi: Ludovico Chiappata. [Illustra la figura di questo umile e silen­
zioso gregario della causa nazionale nel 1849 e nel 1SG0] in «G en ova», Rlv.
M unicipale, maggio 1037. N. N. : Cose notevoli nel 1853 in « Cronache Savo­
nesi », 15 maggio 1937. E. B. di Santa fiora : Due eroici marinai liguri in
« I l Corriere M ercantile», 19 maggio 1037. [Si tratta di Francesco Gustavino
da Loano e Nicolò Dodero da Boccadasse illustratisi nel 1859].
CONTE MPOR A NE A
V. V ita le: 11 dramma c la gloria di Giovanni Bettolo in « I l Giornale di
Genova ». 16 aprile 1937. [Rievocazione commossa in occasione della trasla­
zione della salm a del glorioso duce del mare].
M ISTICA E D ECCLESIASTICA
L. De-Sim oni : La Chiesa di S. Eusebio in « Il Nuovo Cittadino », 11 marzo
1937. E. Canesi : Tricentenario mariano : Quando il Senato genovese proclamò
la regalità d d l a Vergine sulla Repubblica di S. Giorgio iu « Il Secolo XIX »,
23 marzo 1937. L. I)e Simoni : La Chiesa della piccola martire in «11 nuovo
C itta d in o » , 27 marzo 1937. [La chiesa di S. Agnese]. L. De Simoni: La
Chiesa della Resurrezione in « I l Nuovo C ittadino», 7 aprile 1937. G. P ie
rucci : Visioni mistiche e realtà storiche del Santuario delle Grazie di Voltri
iu « I l C orriere M ercantile», 10 aprile 1937. L. De Simoni: N. S. delle Gra­
zie in « I l Nuovo C ittadino», U aprile 1937. F. Noberasco: Il Santo Con­
quisto e un illustre frate savonese in « Cronache Savonesi » 15 aprile 1937. [Fra
Filippo B usserio francescano e l’ottava crociata]. L. De Sim oni: La Chiesa
che f u ara di pace a Nicolosio da Recco in « Il Nuovo Cittadino », ,18 aprile
1937. N. N . : Le sacre spoglie di S. Bonifacio martire nella chiesa della Nati­
v ità a Quezzi in « I l Secolo X IX », 24 aprile 1937. L. De Simoni: &. Giorgio
dei Genovesi in « Il Nuovo Cittadino », 24 aprile 1937. [La figura e la leg­
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genda del S a n to ]. E. B adino: Fiori di grazia ed a rte : S. Caterina da Ge­
nova in « Il Nuovo Cittadino » 25 aprile 1937. G. M. : La più antica chiesa
della· periferìa : Il Santuario di Voltri della Madonna delle Grazie in « Il
Corriere M ercantile», 20 aprile 1937. L. De Simon i : La Chiesa dei ltedeiir
tori degli schiavi in « Il Nuovo Cittadino », 11 maggio 1937. [S. Benedetto in
F assolo]. E. R osa: Il Venerabile P. Carlo Giacinto di S. Maria fondatore del
Santuario della Madonnetta, in « Il Nuovo Cittadino », 12 maggio 1937. Fra'
G aldino: Bordiyliera ed il suo Patrono in « I l Nuovo C ittadino», 13 maggio
1937. [Si tratta del fam oso S. Am pelio]. F. Steno: La Santa deUa Rosa in
« I l Secolo X IX », 20 m aggio 1937. [È S. Rita da Cascia tanto venerata a Ge­
nova]. U. M onti: Paesaggi g e n o v e s i: Il Santuario di N. S. del Garbo in « I l
Nuovo C ittad in o», 21 maggio 1937. Genuensis: Consacrazione di popoli a M a­
rta Santissim a in « Il Nuovo Cittadino », 25 maggio 1937. [Fra tante citta,
anche Genova ed A lbenga]. L. D e Sim oni: La Chiesa del a Padre Santo » in
« Il Nuovo Cittadino », 27 maggio 1937.
GENOVA E LIGURIA
Studi trentini di scienze naturali, a. XVII, n. 3, Trento 1936. [Contiene un
ampio necrologio del prof. Raffaele Issel]. A. R ossi: Genovesi celebri : Ottaciò A ssa rotti in « I l Corriere M ercantile», S marzo 1937. L. Costa: L onore
d ’aver dato i natali a-’S. Giovanni Bono conteso fra Camogli e Recco in « Il
Giornale di G enova», 13 marzo 1937. A. R. : Genova città di Maria Santissima
in « I l Corriere M ercantile», 17 marzo 1937. A. R. : Glorie Genovesi: G. Do­
menico Cassini fondatore della moderna astronomia in « Il Corriere Mer­
cantile », 25 marzo 1937. A lbatros: A ritroso nei secoli in « I l Corriere Mer­
c a n tile » , 1 aprile 1937. [F asti di Genova antica]. L. Balestreri : Genova e
Spagna: Tra leggenda e storia in « I l Nuovo C ittadino», 1 aprile 1987. R.
R icciardi : Il carcere pei debitori a Genova e altrove in « Il Corriere Mercaiitile », 6 aprile 1937. R. Baccino: L ’orda famelica dei lupi in «Giornale dì
Genova », 7 aprile 1937. [La leggenda del passo del Faiallo e le calate dei lupi
in L iguria]. L. Pasquini : Sposalizio tra due città in « Il Giornale di Genonova », 14 aprile 1937. [Oneglia e Portom aurizio]. N. N. : Una causa di nullità
di matrimonio di due secoli, fa in « Il Corriere Mercantile », 20 aprile 1937.
[Fra il M archese di Torriglia principe di Mentì e la Marchesa Doria princi­
pessa T u rsi]. F . Steno: Francesco Montebruno, il D. Bosco ligure in « Il
Secolo XIX, 20 aprile 1937. F. Steno: L a patrizia genovese morta d ’amare in
« I l Secolo X IX », 24 aprile 1937. ITommasina Spinola e il suo amore per Lui­
gi X II]. L. De Sim oni: Camogli la piccola Olanda del Mediterraneo in « Il
Nuovo C ittad in o», 2 maggio 1937. F. Noberasco : Particolarità della civica
biblioteca in « Cronache savonesi », 15 maggio 1937. [Esamina i libri rari e gli
incunaboli posseduti a dovizia dalla biblioteca civica savonesel. G. Morgavi :
Una colonia genovese in Sardegna: Carloforte in « Le vie d’Ita lia » , rivista
m ensile del T. C. I., giugno 1937, n. 6. [Interessantissim a e piacevole mono­
grafia sui genovesi di Tabarca e sulle loro vicissitudini].
CORSICA
F. Guerri : La continuità del pensiero di Santu Casanova in « Corsica an­
tica e m oderna» Riv. bim. 3 quadr. 1936. D. Seano : Recensisce l’opera di
V. V ita le: Documenti sul castello di Bonifacio nel secolo XIII in «Archivio
storico S a rd o», fase. 3-4, Cagliari 1936. P. Aim es: L ’Evêché de Sagona in
« Revue de Corse ancienne e moderne », gennaio-febbraio 1937. [Nello stesso
fascicolo interessa: R. Ambrosi: Notes archéologiques. Dom Gaï: Napoléon
et Canove\. V. V itale in «A rchivio storico di C orsica», Livorno, gennaiomarzo 1937. [R ecensisce il saggio dì M. Moresco sul Trapasso deUa Corsica
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già. c ita to in q u este uote m edesim e del fascicolo precedente]. M. F. Peraldi :
S u ll’o r ig in e d e g li ab ita n ti di Corsica in « A Muvra », Ajaccio, 2 maggio 1937.
I V e s c o v i e le Chiese di Corsica in « Civiltà Cattolica », Roma 15 maggio 1937.
IR e c e n sisc e le o p ere: G. R inieri : 1 Vescovi d i Corsica. Ed. Giusti, Livorno,
1934: F . O. T en ca io li : Chiese di Corsica. Ed. Desclée, Roma, 1936].
C R IT IC A
LE T T E R A R IA
« R iv is ta S torica Ita lia n a », Torino, 31 marzo 1937. [Brevi recensioni su :
F . S a s si : R ic e rc h e sull’organizzazione castrense nella Lunigiana vescovile.
M. B a t t is t ln i : L e relazioni di Ausonio Franchi col belga Luigi de Potter. N.
S a v e lli : L a p o litic a estera d i Genova nei riguardi del Piemonte. R. Gardelli :
S agg io di. u n a bibliografìa generale della Corsica, monografie pubblicate
tu tte d a l n o stro G iornale n ell'an n ata 1930]. M. L. Pegna : Genova ed i poeti
d e lle o r ig in i d e lla le tte ra tu ra ita lia n a in « Il Corriere Mercantile », 2 aprile
1937. M . P a r o d i : Ceccardo rivendicato in « Il Secolo XIX », 17 aprile
1937. G e n u e n sis : S . Caterina Ficschi Adorno nella letteratura in « Il Nuovo
C itta d in o » , 17 aprile 1937. M. P edem onte: Sei sonate di Antonio Lolli copiate
da un v io lin is t a genovese sconosciuto in « Rassegna dorica », Roma 20 aprile
1937. A . R . : Carlo Innocenzo Frugoni in « I l Corriere M ercantile», 23 aprile
1937. V. E . B r a v e tta : Genova in « Il Secolo XIX », 27 aprile 1937. [Ispirata
l i r i c a del n oto p oeta]. N . N. : L ib r i di autori liguri giudicati in Argentina in
« I l C itta d in o » , 21 m aggio 1937. [B ravetta, R idella, De Simoni]. M. B ettinotti:
C eccardo R o c c a tagliata Ceccardi in « Il Lavoro », 5 marzo 1937.
C R I T I C A D ’A R T E
A R C H E O L O G IA
P . V a cca ri : L e s c u ltu r e lo n g o b a rd e d i V entim iglia e i loro raffronti con
P a v i a in « B o llettin o della Società Pavese di Storia Patria ». vol. I, fase. 3-4,
pag. 89, 1930. P . P o g g i: L a la p id e di R e d ep o n ti in «Cronache savonesi», 30
ap rile. [R ip o rta il testo esatto della lapide in questione, asserendo che essa è
in c u sto d ia d el Museo Civico dal Poggi diretto]. G. Monaco: Memorie geno­
v e s i n e l l ’E g e o in « Genova », R ivista municipale, maggio 1937.
P IT T U R A E SCU LTU R A
A ng. : M o s t r e c i t t a d i n e : Il p itt o r e O scar S a c c a r o tti in « Il Lavoro», 0
m arzo 1937. R iv a : L e m o s t r e d A r t e : O scar S a c c a r o tti in « I l Giornale di Ge­
n o v a » . 10 m arzo 1937. R iv a : La m o s tr a della Lega N a v a le : il mare ispiratore
d ’a r t i s t i in « I l G iornale di G enova», 11 marzo 1937. Dott. Clelia .Tona: L ’a n ­
tico p a l a z z o d e l C om un e in « Il L avoro». 4 marzo 1937. O. Grosso: I n ritratto
d i A n d r e a S e m i n o in « I l Corriere M ercantile», 10 marzo 1937. R iva: Le mo­
s t r e d ’a r t e : B e p p e C ia rd i (P ostum a) in « Il Giornale di Genova ». 20 marzo
1937. M. L a b ò : P i t t o r i lig u r i e p ie m o n te si d e ll’800 in « Il Lavoro », 27 marzo 1937.
R iv a : L e m o s t r e g e n o v e si : V e n ti firm e d e ll’a r te contemporanea in « Il Gior­
n a le di G e n o v a » , 20 aprile 1937. R iv a : L e m a stre d ’a r t e : Italo G riselli, lìaccio M. B o c c i . E n n io P o zzi in « 11 Giornale di G enova», 28 aprile 1937. M. Riz­
zoli : L a VI T I m ostìO in te r p r o v in c i a le di Belle A r ti in « Il Corriere Mercan­
t i l e » , 8 m a g g io 1937. f. r. : M o s t r e c i tta d in e : Ezo P e lu zzi alla « Galleria Ge­
n o v a » in « I l C orriere M ercantile», I l maggio 1937. A. Podestà: A r tisti che
e s p o n g o n o : E z o P e l u z z i in « I l Secolo XIX», 12 maggio 1937. A. Podestà: La
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S P IG O LA T U R E E
N O T IZ IE
pittura ligure alla V i l i mostra regionale in « I l Secolo XIX», 15 maggio 1037.
Riva:* Le mostre d ’a r te : opere di artisti moderni in « I l Giornale di Genova»,
1S maggio 1937. A. Podestà : V i l i Mostra regionale d ’arte : La scultura ligure
in « Il Secolo XIX», 19 maggio 1937. U. V. Cavazza : Un quadro che deve re­
stare a Genova : « La partenza dei Mille da Quarto » di Gerolamo Induno in
« I l L avoro», 21 maggio 1937. A. Cappellini : £. Caterina Fieschi nell’arte ge­
novese in « I l C ittadino», 23 maggio 1937. [Analizza l’opera del Piola, del
D elle Piane ed altri che si sono ispirati alla m istica patrizia genovese]. A. Angiolini : P ittori e scultori alla Mostra sindacale di Palazzo Rosso in « Il La­
voro », 25 maggio 1937.
ARCHITETTURA E RESTAURI
U. V . Cavassa : Una proposta concreta per il monumento a N. Bixio in « Il
Lavoro » 3 marzo 1937. N. N. : Genova per il monumento a Mameli in « Grido
d 'Italia », Genova 23 maggio 1937.
T O P O G R A F IA T O P O N O M A S T IC A A R A L D IC A
IN D U ST R IA C O S T U M I
Arco : Nuovi toponimi genovesi : Achille Stennio, medaglia d’oro in « Il
Corriere M ercantile », 2 marzo 1937. Arco : Nuovi toponimi genovesi : Giacomo
Balbi P ioverà, scienziato, politico in « Il Corriere Mercantile », 4 marzo 1037.
Cesmar : Nuovi toponimi genovesi : Egidio Mazzucco m artire fascista in « Il
Corriere M ercantile », 4 marzo 1937. G. B. : Ricordi portuali : Le officine la­
boratori al Molo Vecchio in « Il Corriere Mercantile », 11 marzo 1937. F. An­
seimo : La marina italiana, il porto di Genova ed il Sud America in « Il Gior­
nale di Genova », 25 marzo 1937. Carcos : Tuffi nelle tradizioni : Quest’oggi
non è « Pasquëta » in « Il Corriere Mercantile », 27 marzo 1937. N. N. : Genova
di ieri : Ricordi di Ponticello in « Il Corriere Mercantile », 27 marzo 1937.
N. N. : Gli studi per il piano di Piccapietra in « Il Lavoro », 27 marzo 1937.
Arco : Nuovi toponimi genovesi : Giovanni B a ttista Millelire contrammiraglio
(1808-1891) in « I l Corriere M ercantile», 30 marzo 1937. N. N. : Turismo li­
gure : la valle d ’Aveto in « Il Lavoro », 7 aprile. 1937. Carcos : Cose di casa
nostra : I giornali umoristici di Genova in « Il Corriere Mercantile », 16 apri­
le 1937. Marbet : Rievocazioni in sordina : Elogio di Murcento in « Il Lavoro »,
25 aprile 1937. P ast. : Nuovi toponimi genovesi: .Francesco Gandolfi in « I l
Corriere M ercantile », 26 aprile 1937. Enzo Marini : R itagli di R iviera in « Il
Giornale di Genova », 27 aprile 1937. D. U. Razeto : La torvnara di Camogli in
« Il Giornale di Genova », 2 maggio 1937. Marbet : Rievocazioni in sordina :
Levantistì e ponentisti in « Il Lavoro », 11 maggio 1937. N. N. : Come il Duca
di Galliera diede i 20 milioni per il porto di Genova in « Il Lavoro », 13 mag­
gio 1937. G. Balestreri : Biografia genovese del caffè in « Il Lavoro », 20 mag­
gio 1937. N uovi toponimi genovesi in « Genova », Riv. municipale, maggio 1937.
[Arco, ossia A. Codignola illustra da par suo la figura di Onofrio Scassi,
medico, scienziato, politico. Past. ossia T. Pastorino l’opera di Sofonisba Anguisscla pittrice].
R enzo B aocino
D irettore responsabile : A R T U R O CODIGNOLA
S ta b ilim e n to T ip o g ra fic o L . C A P P E L L I - R o c c a S C a s c ia o o , 1937-XV.
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LO ZUCCHERO
NEL LA V O R O E NEGLI SPORTS
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D a to l ’a ttu a le r itm o d e lla v ita , lo z u c c h e ro d o v re b b e
e s se re l ’a lim e n to d i e le z io n e i n o g n i c a m p o d e lla v ita p r a tic a
e in te lle ttu a le , d o v e si la v o ra e d o v e si pensi», n e lle f a b b r ic h e
e n e lle s c u o le , n e lle c a se rm e e n e llo s p o rt, là d o v e n e c e s sita
a ttu a z io n e p r o n ta d i e n e rg ia e d i v e lo c ità .
·ί· · ^
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Q u a n d o s i la v o ra , i l la v o ro r is u lta fisio lo g ic a m e n te p iù
e c o n o m ic o se v ie n e e se g u ito d o p o u n p a s to ric c o d i z u c c h e ro ,
c h e d o p o u n p a s to i n cu i a b b o n d a n o g ra s si e c a rn e , E ciò ,
n o n so lo p e r c h è lo z u c c h e ro se a ld a x ie n o i c o n g e g n i d e l n o s tro
o rg a n is m o , m a p e r c h è è l ’a lim e n to p r o p r io e p iù in d ic a to n e l
la v o ro d e i m u s c o li.
L o z u c c h e ro è i l v e ro c a rb o n e d e l m o to re a n im a le , e
c a rb o n e d? p rim a (ju a lità , a n c h e p e r c h è n o n d à s c o rie , n è o ri­
g in a , n e l su o r ic a m b io , a lc u n a so sta n z a to ss ic a .
S i c o m p re n d e , q u in d i, c o m e , in g e re n d o z u c c h e ro d o r a n te
i l la v o ro , s i p o ssa d a r e u n m a g g io r r e n d im e n to e c o m e esso
p o s sa g io v a re n e l r is to r o d o p o la fa tic a . S o n o c la ss ic h e le r i ­
c e r c h e e s e g u ite d a l M o sso e d a lla aua s c u o la , e d a l H a rle y ,
s u l p o te r e r is to r a to r e d e llo z u c c h e ro n e lle a s c e n s io n i a lp in e
e d , i n g e n e re , n e g li s p o rts v io le n ti.
S c riv e A n g e lo M osso n e lla “ F is io lo g ia d e lT U o m c n e lle
A lp i „ : “ L o z u c c h e ro h a i l p o te r e d i a u m e n ta re la fo rz a d e i
m u s c o li. D a l m u sc o lo a fia tic a to p u ò o tte n e r s i im a p iù g ra n d e
e n e rg ia b e v e n d o s e m p lic e m e n te u n a s o lu z io n e d i z u c c h e ro
n e lF a c q u a . A c h e c o sa è d o v n ta l ’im p ro v v is a c a d u ta d i fo rze,
la d é f a illa n c e c h e , a v o lte , c o g lie l ’a tle ta n e l fe rv o re d e lla g ara
o l ’a lp in is ta c h e a s c e n d e la m o n ta g n a ? I n d a g in i m o d e rn e h a n n o
d im o s tr a to c h e d ip e n d e d a u n a d is c e sa d i z u c c h e ro n e l sa n ­
g u e , d a u n a ip o g ïic ern ia. B a sta a llo r a m a n g ia re u n p o ’ d i
g u c c h w s , be-re u n o s c iro p p o , p e r s e n tir e rin a s c e re le fo rz e e
l ’e n e rg ia d i p ro s e g u ire . „
L o z u c c h e ro , a lim e n to fisio lo g ic o , d e v e e sse re c o n s u m a to
s o p r a tu tto d a i la v o r a to r i e d a g li s p o rtiv i.
D alla pubblicazione d e l com pianto Prof. G a e t a n o V ialì% D irettore delJ’Iritituto di Fisioiogia della R. U niversità di Genova : Lo zvcchcro
n eira lim e n ta zio n e ,, n ella te r a p ia , n egli sports, n el la v o ro . (G eno­
va, 1933, Barab»no e Graeve).
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GIORNALE S T O R I C O
E LETTERARIO
DELLA L I G U R I A
L a p u L tlIca^io n e esce so tto g li a u s p ic i d e l M u n i c i p i o e d e l l a
R . U n iv e rsità d i G e n o v a , d e l l a R . D e p u t a z i o n e d i i S t o r i a
P a tr ia p er la L ig u r ia e d e l M u n i c i p i o d e l l a £ p e z i a
ABBONAM ENTO
p e r l ’I t a l i a L i r e 3 0
A N N U O :
- p e r l ’Ë s t e r o L i r e
60
U n fascicolo s e p a r a to L ir e 7 ,5 0 - D o p p i o L i r e 1 5
D IR E Z IO N E
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A N N O X I I I - 1937 - X V
R . D E P U T A Z IO N E D I
Fascicolo III - Luglio-Settembre
S T O R I A P A T R IA P E R L A L IG U R IA
GIORNALE STORICO
E LETTERARIO
DELLA LIGURIA
P U B B L IC A Z IO N E T R IM E S T R A L E
D ire tto re :
ARTURO
C O D IG N O L A
Direzione
e Amministrazione
GENOVA,
Via
Lomellini,
Società
Ligure di Storia Patria
- biblioteca
digitale
- 2012 11 (Casa Mazzini)
F erru ccio S a ssi, R iviera di Levante e Lunigiana nella 'politica
navale genovese dopo lo sfacelo della Marca, p a g . 161 — R om olo
Q uazza, Tommaso di Savoia-Carignano nella, guerra contro' Genova (c o n tin u a z io n e e fin e), p ag. 1 7 5 . — U m b erto V alente, Lettere
di Reali alVAmmiraglio Conte Giorgio Des Geneys, p a g . 182 — Ca­
m illo P a r iset, A m ici e avversari anconitani di Nino B ixio,
p a g . 191 — A ntonio G iusti, A ppunti sul dialetto ligure, p a g . 197
— C om u n icazion i della R. D ep u tazion e di sto ria p a tria per
la L igu ria, p a g . 20 5 — R enato G iard elli, Saggio di una biblio.grafia generale della Corsica, p a g . 2 0 6 — RASSEGNA B IB L IO ­
GRAFICA: G aston - E. B roch e, L a République de Gênes et la
France pendant la guerre de la succession d'Autriche (V ito V ita le );
G. M azzini, Fagine vive (L e o n a R a v e n n a ) ; R oberto L opez, Studi
sulVeconomia genovese nel medio evo (O n o r a to ; P a s tin e ) A. M. Ghisa lb erti, Lettere di Felice Orsini (L eon a E a v e n n a ) ; E. L azzeroni,
I l viaggio di Federico I I I in Italia (F erru ccio S a ssi) ; A. M onti,
Gli Italiani e il canale di Suez (A d o lfo B a s s i), p a g g . 2 1 2 -2 3 7 —
R enzo B accino, Spigolature e notizie, p a g . 238,
CASSA DI RISPARMIO E MONTE DI PIETÀ’ DI GENOYA
RICEVITORE PROVINCIALE PER LA PROVINCIA DI GENOVA
FILIALI
GENOVA - CENTRO
(Agenzia A)
(Agenzia B)
GENOVA - SAMPIERDARENA
GENOVA - SESTRI
GENOVA - PEGLI
GENOVA - VOLTRI
GENOVA - RIVAROLO
GENOVA - B0LZANET0
GENOVA - P0NTEDECIM0
GENOVA - NERVI
GENOVA - VALBISAGNO
ALASSIO
ALBENGA
ARENZANO
B0R01GHERA
BUSALLA
CAMPOLIGURE
CHiAVARI
FINALE LIGURE
IMPERIA II
LOANO
MONTOGGIO
NOVI LIGURE
PIETRA LIGURE
PIEVE DI TECO
RAPALLO
RECCO
REZZOAGLIO
S. REMO
S. MARGHERITA LIGURE
SESTRI LEVANTE
TAGGIA
TORRIGLIA
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VARESE LIGURE
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OPERAZIONI
DI B A NC A
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
Anno XIII - 1937-XV
Fascicolo III - Luglio-Settembre
GIORNALE STORICO E LE T TE R A R IO
DELLA LIGURIA
D
ir e t t o r e
:
ARTURO CODIGNOLA
C om itato d i red a zio n e : C A R L O B O R N A T E - PIE T R O N U R R A - V I T O A. V I T A L E
RIVIERA DI LEVANTE E LUNIGIANA
NELLA POLITICA NAVALE GENOVESE
DOPO LO SFACELO DELLA MARCA
: i. La Liguria nella storia marinara del basso Impero e dell'alto
Medioevo. —; II. Lo sfasciamento della « Marca Januensis » e le sue con­
seguenze. — III. L’organizzazione politico-sociale in R iviera nel secolo XII.
— IV. La politica navale genovese sino alle campagne di Spagna del 114G-’48.
— V. L’affermazione im perialistica di Caffaro. Il consolidamento della con­
quista.
S om mario
I.
Nel quadro, assai m ultiform e e com plesso, che la fine del secoto XI ed il secolo susseguente offrono a ll’am m irato esam e dello
storico, due com plessi di fa tti ci sem brano em ergere su g li a ltr i, come
quelli che in modo prevalente annodano attorn o a sè le fila della
com plicata tram a. D i origini strettam en te co n tin en ta li l ’uno, anche
se in un secondo m omento attrae nel proprio raggio d ’influenza le
c ittà m arittim e e queste anzi finiscono c o ll’assum ere parte decisiva
— sebbene nel suo assiem e, e per la natura spesso latente d elle m a­
n ifestazioni del potere m arittim o, poco avvertita d a lla gen eralità d e­
gli stu diosi — nel decorso di m olti avvenim enti che vi si inquadrano :
la lo tta contro l ’im pero nei suoi vari e su ccessivi a sp etti di lo tta ­
religiosa, e di lo tta p o litica ed econom ica, d ella quale appaiono esp o­
nenti — sino a conferirle il carattere di epopea — il P ap ato, la
gran Contessa, i Comuni. D i natura esclusivam ente m arinara l'a l­
tro com plesso, che giunge ad assum ere figura a sè sta n te di vero e
proprio fenom eno storico, ed è l ’acquisto effettivo del dom in io del
A vvertenza. —' Scopo della presente memoria è Γinterpretazione di fatti,
già ben conosciuti, visti sotto il particolare aspetto della politica navale. Que­
sta non può non essere evidentemente identica su entrambe le R iviere; ma in
quella di Levante può m anifestare più apertamente scopi e caratteri,’ per la
situazione geografica che rende la Riviera stessa più prossima a quello che
era allora il maggior .avversario, in potenza, del Comune genovese.
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FERRUCCIO SASSI
M editerraneo per opera d elle m arine « ita lia n e ». Fenom eno n o te­
volissim o per Firrom pente au d acia delle origini, per Γ organ icità de­
g li svilu p p i, per la lu n ga durata- e per la con tin u ità degli effetti.
N on è com p ito di questo breve stu dio scendere ad un nuovo ed
a n a litic o esam e degli elem enti generali produttivi e c o stitu tiv i del
fenom eno stesso , del resto sufficientem ente illu m in a ti da una lunga
e n o tissim a serie di ottim i lavori dovuti ai m igliori ingegn i ita lia n i
e stran ieri. N o stro proposito è soltan to quello di rievocare ed illu ­
strare v alori sto rici, a sso lu ti e r e la tiv i> indissolubilm ente leg a ti ad
una terra — la L u nigiana e l ’estrem a R iviera di L evante — nei
suoi rapporti col problem a m arittim o nel periodo storico sopra a c ­
cennato : o m eglio, determ inare per via talora diretta, m a più spesso
in d iretta , la p ortata di q u esti v a lo ri colà e sisten ti « in potenza »,
e su sc ettib ili quindi di essere prontam ente p ortati ad operare dal
cam po sta tico a quello dinam ico allorché circostanze generali favo­
revoli, o l'im p u lso di fo rti person alità, vi esercitassero la propria
influenza.
La sto ria della nostra regione, vista d all'asp etto m arittim o, ave­
va già offerto a quel tem po parecchi ed istr u ttiv i esem pi del come
fosse fa cile, per effetto di fa tto r i estranei, passare dall'im o a ll’altro
di q u esti due cam pi, così che ad uno sta to di floridezza e di vibrante
a ttiv ità succed esse uno sta to di raccoglim ento, talora fo rs’anche
trop p o quiescente sino a divenir com pletam ente passivo ; e vicever­
sa, n atu ralm en te. M erito appunto dei valori potenziali sopra accen­
n a ti. C ertam ente sarebbe assurdo pensare che la m inuta vita in ti­
m am ente leg a ta a l m are possa ad un determ inato m om ento, ed a n ­
che so tto l'im perversare delle più avverse circostanze, spegnersi del
tu tto e scom parire senza lasciar tracce di sorta, non dico n ella
grande sto ria , m a n elle trad izioni, nelle in clin azion i della razza,
n e llo sciabordio delle a ttiv ità quotidiane trasparenti non fo ss’altro
a ttraverso i protocolli n o tarili. T an to meno ciò poteva accadere in
zone dove — com e nella costa· delle Cinque Terre — il m are appa­
riva a llo ra , com e sin quasi ai giorni n ostri, la via più agevole di
com u nicazione. È un fa tto però che, da quando le grandi basi n a ­
v a li rom ane erano sta te spostate per evidenti necessità strategich e
a lla periferia d e ll’im pero, m olto saltu arie erano state le m an ifesta­
zio n i in grande stile di potenza e di a ttiv ità m arinare nel M ar L i­
gure e n el Tirreno in generale. D a lla spedizione di S tilicon e contro
il rib elle G overnatore d ell’A frica, Gidone, che m etteva alla vela dal
porto di P isa n e ll’anno 398 d e ll’Era V olgare, bisogna scendere s i­
no al 551 prima di trovar m em oria d ’una spedizione effettuata in
forze e con grandi navi (contro la Corsica e la Sardegna) da m arinai
p revalentem ente ligu ri e toscan i. D el resto l'esistenza stessa dei
num erosi ma piccoli n avigli tirren ici, che al tem po di T otila erano
com andati a stab ilire crocere perm anenti tra la S icilia e il c o n ti­
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KIV1ERA DI
LEVANTE E L U N IG IA N A ECC.
163
nente per tagliare le com unicazioni fra le truppe greche com bat­
tenti n ell’isola e quelle im pegnate in terraferm a, m entre a ttesta n o
con i m olti e vittoriosi scon tri sosten u ti contro le squadre bizan­
tine il valore e la perizia dei nostri m arinai, non depongono troppo
favorevolm ente su lla natura della navigazione com unem ente p r a ti­
cata (evidentem ente in prevalenza costiera) e su llo svilupp o d elle
a ttiv ità m arinare in genere. V ’è per lo meno un regresso n e ll’a rte
delle costruzioni, del resto conferm ata dal fitto velo di tenebre che
successivam ente si stende su tu tta la storia m arinara della costa
da Genova a P isa al tem po della dom inazione longobarda.
Soltanto la poderosa m ente e la ferrea energia di un C arlo M a­
gno potevano scuotere questa pesante coltre, per quanto — a chi
ben osservi — l ’azione sua in questo cam po appaia del tu tto secon ­
daria, m ancandole nel fa tto quella con tin u ità e regolarità di s v i­
luppi, che bastano da sole a dim ostrare eloquentem ente e sa tta per­
cezione d ell’im portanza e d ell’essenza del potere m arittim o. D u e
soltanto sono le im prese ricordate dal cron ista e biografo E inardo : la vittoria riportata contro gli Arabi n e ll’806 dalla « c la ssis
de Ita lia », dopo però un buon quinquennio di preparativi, pagata,
e m eglio forse sarebbe dire fu n estata, dalla m orte del Conte d i G e­
nova Adem aro, dato che il cronista ritien e di doverla espressam en­
te m enzionare ; e la presunta v itto ria di Com acchio, che sarebbe sta ta
riportata n e ll’806, forse contro i veneto-greci, dalla flotta fran co­
italian a, nella quale non potevano non figurare anche con tin gen ti
prelevati dal com itato genovese e d alla m arca toscan a.
Ma, n e ll’in tervallo tr a le due b attaglie, il m edesim o cron ista
ricorda altresì le difese costiere perm anenti volute da Carlo M agno
allo scopo di m eglio proteggere le coste ita lia n e : in questo cam po
il genio m ilitare dell'ideatore aveva m iglior m ezzo per rifu lgere,
trattan d osi di applicare concetti che toccavano da presso, ed in parte
si im m edesim avano, con la condotta della guerra in terraferm a. X on
è quindi troppo azzardato il ritenere che « sta tio n es » ed « excu ­
biae » ben organizzate non dovessero d ifettare in quelle lo ca lità ed
in quelle zone che presentavano geograficam ente una m aggior fa ­
cilità di penetrazione n ell'interno da parte d'un nem ico proveniente
dal m are; ta li ad esem pio l ’arco di co sta tra P ortofino e S estri, e
le foci della M agra. L'im portanza assegn ata al sistem a costiero fis­
so, di natura strettam ente difensiva, per fron teggiare l ’azione araba
o bizantina — che evidentem ente si presupponeva com e avente allora
ed in un prossim o futuro caratteri prevalentem ente offensivi __ im ­
portava di per sè u n ’im plicita rinunzia a difendere le coste « sul m a ­
re », e costitu isce per noi un elem ento definitivo per ritenere che
si am m ettesse, si subisse un predom inio m arittim o altru i, esercitato
da terzi quasi ininterrottam ente, su scettib ile di essere t u t t ’al più
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
16-4
FE RRUC CIO SASSI
con tra sta to m olto saltu ariam en te con l'a iu to di qualche favorevole
circostan za ed a prezzo di lunga e m inu ziosa preparazione.
La decadenza com incia su b ito dopo la scom parsa d ella grande fi­
g u ra del dom inatore. A ppena pochi an n i dopo, n e ll’828*. il C onte
di Lucca, B on ifazio, non riesce a raccogliere se non una p iccola
flotta per lan ciarsi alla polizia dei m ari di S ardegna e di C orsica,
sboccata poi invece in azion i concrete nei com b attim en ti im p egn ati
su lle coste africane tra U tica e C artagine.
Il sistem a in stau rato da Carlo M agno si afferm a sino ad a ssu ­
mere nel corso del secolo IX un carattere di a sso lu ta prevalenza, e
con esso il m oto di decadenza si accelera, n o n o sta n te i r ip etu ti te n ­
ta tiv i di estendere la com petenza territo ria le d elle d ifese lim itan ee
conferendo ad un en troterra sem pre p iù esteso in p ro fo n d ità le c a ­
ratteristich e ed i com p iti specifici d ella d ife sa m a rittim a. Istr u ttiv e
sono al rigu ard o le rip etu te m odificazioni te r r ito r ia li ap p ortate al
D u cato di T oscana e la creazione — se rispon de al vero la non pa­
cificam ente a ccettata ip o tesi del G abotto — dei « L itora M aris ».
Occorreva l'am ara esperienza cagion ata d allo sbarco di F r a s s i­
n eto d e ll’889, d a ll’occupazione o d a ll'in filtra zio n e saracenica nelle
A lp i M arittim e e n egli A p p en n in i, e — a coronam ento — dal sacco
di Genova del 930, perchè finalm ente si risv eg lia sse il senso m ari­
naro, perchè si com prendesse il dovere di abbandonare un sistem a
trop p o pesante e trop p o poco efficace di d ife sa p assiva, perchè si
a vvertisse la necessità d i con trastare il nem ico su l m are, e di acq u i­
starn e il dom inio se si volevano efficacem ente cu sto d ite le coste (1).
È in u tile ricordare che d i questo p rom etten te risv eg lio le antiche
cronache attrib u iscon o il m erito ad un am orfo, giurid icam en te in ­
d istin to com plesso d i « cives », cui sarebbero da a ttrib u irsi anche
m olte e svariate im prese, n atu ralm en te gloriose e v itto rio se tu tte,
e com e ta li a tte a c o stitu ire ottim o precedente per corroborare le
pretese dei secoli su ccessivi : d,i questo com plesso di notizie fa n ta ­
stich e è sta ta fa tta piena giu stizia . Ma, là dove a ltr i si è lim itato
a distruggere, il F orm en tin i ha invece — nel suo lavoro su lla ((Mar­
ca J a n u en sis » — osato una ricostru zion e: lavoro sotto più asp etti
pregevolissim o, e m eritevole di essere in serito n el novero dei lavori
d ’im portanza generale, sebbene qua e là il chiaro A utore dia 1 im ­
pressione di conferire ancora un certo, se pur debole e velato, cre­
d ito a qualche racconto di cron isti già d im ostrato infon dato dal
M anfroni (2).
La reazione del F orm en tini alle afferm azioni dem ocratiche o d e­
m agogiche com unali (per dirla con espressioni anacronistich e), ba( 1) M a n f r o n i , S to ria Uella Mattina Ita lia n a dalle invasioni barbariche al
tr a tta to di N infeo. Livorno, G iusti, 1899-passim.
(2) M arca Ja n u en sis, in « G iorn. St. L e tt. della L ig u ria », N. S., 1925.
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RIV IE RA D I LEVANTE E
LUNIGIANÀ
ECC.
165
sata su induzioni del tu tto nuove, concatenate fra di loro da un forte
nesso logico e sorrette da una valida dottrina, perm ette di a sse­
gnare il m erito della rin ascita m arinara ligu re-toscan a a lla forte
p olitica ottom an a ed a i successivi sviluppi d e ll’in d irizzo da e ssa
seguito. E ssa sarebbe cioè il fru tto , consequenzialm ente d iretto a n ­
che se p osticipato nel tem po, d ’un’effìcace azione d ’in izia tiv a s ta ­
tale, a tin te accen tratrici ed unificatrici s ia a g li effetti d e ll’organizzazione interna d e ll’im pero, sia nei rapporti con a ltre potenze,
m olto opportunam ente però contem perate con criteri di v a lu ta z io ­
ne e di considerazione degli in teressi e delle tendenze locali, le quali
dovevano così aver avuto agio di svilupp arsi nei m odi e nei cam pi
più consoni alla natura dei luoghi e a ll’indole d egli a b ita n ti. N on
sembra in fa tti che, pur nei rip etu ti e vani ten ta tiv i da essi com ­
piuti per raggiungere l'inafferrabile unità -— alm eno con tin en tale
— d ’Ita lia , tan to g li O ttoni quanto E nrico I I intend essero p r a ti­
care personalm ente e pel proprio im pero una p o litica m arinara q u al­
siasi : la natura stessa delle relazion i politich e in tr a tte n u te da O t­
tone I I con la Repubblica di V enezia m ostra unicam ente n e ll’im ­
peratore l ’in tu izion e d e ll’im portanza del dom inio m arittim o. La pre- .
parazione della flotta tirren ica doveva quindi essere sta ta opera
esclusiva di poteri sta ta li periferici (quale appu nto la m arca), ap erti
a comprendere, forse ta lo ra d isp osti a subire, certam en te preparati
e pronti a valorizzare energie e vocazioni che fossero sc h ie tta espres­
sione locale. Ma sul mare n u lla si im provvisa ; nè uom ini, nè navi,
nè basi. Vediam o invece che la v itto r ia del 1016 segue a lla brevis­
sim a distan za di appena un anno, come rapida risp osta, a ll’im presa
com piuta d allo stesso Re M ugetto con la v irtu ale conquista d ella
Sardegna. Ciò significa che da tem po orm ai esisteva n e ll’organism o
della marca· un ben valido substrato, da tem po ed accuratam ente
form ato sia m aterialm ente che m oralm ente, ed orm ai pronto ad en ­
trare in azione.
R iconosciam o in tu tto ciò l ’effetto certo e in d isc u tib ile (come
l ’assim ilazione d ’un insegnam ento, tra tto ed ap p licato d alle cla ssi
dirigenti d ella m arca e dagli uom ini del Tirreno) d elle m olte cam ­
pagne esclusivam ente, veram ente navali, in iz ia te sin dal secolo IX,
proseguite dalla serie dei D ogi di Casa Candiano·, cu lm in ate con
la vittoriosa spedizione di P ietro Orseolo I I n egli an n i 999-1000,
soltan to m ediante le quali V enezia si era lib erata dal pericolo delle
in vasion i slave ed aveva poste le basi della propria p olitica adriatica ossia il fondam ento della propria p olitica m editerranea.
E riteniam o anche di poter nel m odo su esp osto com pletare ed
integrare opportunam ente le o rigin ali osservazioni del F o rn ien tin i,
al cui lavoro rinviam o per le osservazioni rifletten ti le fa si di declin o
e di decadenza della M arca, ed il subingresso dei Com uni o R epub­
bliche m arittim e di Genova e di P isa .
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166
FERRUCCIO SASSI
II.
D a llo sfasciam en to d ell’u n ità d ella M arca, discendono le logiche
ed in ev ita b ili conseguenze che solitam en te derivano ogni qualvolta
venga a cessare un arm onico ordinam ento superiore, coordinatore
ed anim atore di energie e di in te r e ssi locali. Il su b strato com une
a questi u ltim i, che ne co stitu iv a il canovaccio prim itivo e g iu s ti­
ficava l ’esisten za ste ssa d e ll’E n te superiore, viene bruscam ente a
cessare ; prevalgono g li in teressi lo ca li, che d ’allora in poi gravitano
e si crista llizza n o a tto rn o ad un certo num ero di n u clei p rin cip ali,
e q u esti u ltim i vanno sem pre più e sem pre m eglio delineand o i co n ­
torn i d ’un m ovim ento a carattere e sfondo au ton om istico. P er 1111
d eterm in ato tem po perm ane ancora una traccia, un ricordo di in ­
teressi e di n ecessità com uni, ma g ià sin d a ll’in iz io esso è saltu ario
e d ife tta di c o n tin u ità , di p rogressione e d i svilu p p i lo g ic i. Così ab­
biam o ancora com u ni im prese pisano-genovesi contro il S u ltano Zi
rita Tem im (M ehedia: 1Q87), e con tro V alenza, T ortosa ed il Cid
Cam peador (1092) ; però sin d al 1035 i P isa n i si erano la n c ia ti su
B on a contro i l P r in c ip e Z irita Moezz Ib n -B ad is, e nel 1093 i Ge­
n o v esi avevano cercato contro T ortosa non già l ’aiu to dei vecchi
com p agn i d ’arm e p isa n i, bensì l ’alleanza di San cio di JSfavarrà e
del C onte d i B a rcellon a.
Im p rese tu tte , queste u ltim e, non certo produttive di vantaggi
d u ra tu ri e ta n to m eno capaci di conseguenze politiche ; in un primo
tem po, un regresso è n el cam po p o litico inevitabile. Q ueste co n si­
d erazion i hanno p esa to forse in modo eccessivo sul giudizio espres
so d al M anfroni : « Ma a ben a ltre im prese dovevano volgersi le a r­
m ate d elle n ostre c ittà ; ben più largo era il cam po che si apriva
loro d in an zi. A lle s te r ili e dispendiose guerre contro i nem ici d ella
F ed e in occid en te dovevano seguire ben presto altre guerre più pro­
ficue in O riente, perchè, m entre soddisfacevano a ll’entusiasm o reli­
g ioso, porgevano alle c ittà n ostre l ’occasione di estendere i loro
tra ffici, di aprire nuovi sbocchi al loro com m ercio, di fondare co­
lo n ie che dovevano più tard i avere una straordinaria prosperità » (*).
C i sem bra veram ente che sul giudizio del grande M aestro nostro
abbiano eccessivam en te in flu ito considerazioni di natura più str e t­
tam en te e p articolarm en te econom ico-com m erciale. In realtà, è pro­
prio m ed ian te le c ita te im prese di fine secolo, che si gettano le vere
e du revoli b asi della p o litica m editerranea delle due città m arinare.
I l successo orien tale è, in fondo, un successo di alleanze 0 alm eno
di com prom essi, e per questo stesso fa tto , contingente, anche se il
sen tim en to religioso costitu iva in potenza un cemento di rendim ento
(!) Op. c it.f pag. 103-4.
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R IVIERA D I LEVANTE E L U NIG IANA ECC.
167
elevata. Il voler consolidare le posizioni conquistate in O riente, e
procurarsi in O ccidente nuovi sbocchi a tti ad assorbire le vive co r­
ren ti di traffico afferm atesi nel frattem po, im plicava a n zitu tto g iu n ­
gere a svincolare la propria p o litica d alle flu ttu azion i collegate alle
vicende della p olitica supernazionale, che aveva isp irato ed a ttu a to
la spedizione crociata, subordinando le a ltissim e id e a lità di que­
s t ’ultim a a l raggiungim ento dei propri scopi particolari. E prem essa
indispensabile di tu tto ciò, era l ’acquisto in O ccidente d ’una p o si­
zione prem inente tanto da lasciare, a chi giu n gesse ad afferrarne il
possesso, la m aggior libertà d ’azione possibile, m ed iante la libera
disponibilità delle larghe scorte di m ezzi e di uom ini che l ’Occidente poteva fornire. Questo in elu ttab ile ritorno ai m ari di p onen­
te, continuato per tu tto il secolo X II, si spiega appunto con l ’avver­
tita necessità di difendere quivi le posizioni raggiu n te in L e \a n te.
P isa inaugura per prim a la nuova p olìtica con la n o tissim a sp e d i­
zione balearica del 1113.
Abbiamo accennato al frantum arsi d ella M arca genovese. Ë n oto
che d alla rovina nascono su lla costa e, con altern e vicende, si affer­
m ano, quattro principali en tità p olitich e, ognuna con fin alità e q u in ­
di con caratteristiche proprie : le C ittà-C om uni di Genova e P isa ;
il dom inio e poi contea vescovile di L uni ; il restan te feudo obertengo e successivam ente, in modo precipuo, m alaspiniano. È note
vole però il permanere dovunque del ricordo delle fu n zion i m ari­
nare un tem po devolute a tu tte le. terre com ponenti g li E n ti eredi
della vecchia M arca. F un zioni diverse, si capisce, in relazione a lla
stessa diversa natura dei luoghi. È chiaro che l ’elem ento n avigan te
per eccellenza dovesse esser forn ito prevalentem ente d alle due C it­
tà ; cenni e ricordi, anche docum entari, d ’un servizio m arittim o non
proprio trascurabile ritroviam o n e lla L u n igian a vescovile (*) : m a
è altresì noto, dagli a tti di sottom ission e a lla R epubblica genovese,
■che obblighi di un servizio « per m are » gravavano su i M archesi e
sui loro feudatari della L unigiana e della R iviera di L evan te: ob
bligo personale dei feu datari di servire con un congruo num ero, di
volta in volta determ inato, di m iliti e di arcieri, e che ritrova la
sua giustificazione in una tradizione risalen te a tem pi rem oti. Ciò
è del resto geograficam ente e storicam ente logico, e dipendente d a l­
la natura dei luoghi della R iviera, non a tti a funzion are da porti
o scali propriam ente detti, ma bensì ad accogliere elem en ti assu e­
fa tti alla m inu ta vita sul mare e come ta li in possesso di un « senso »
e di un « piede » m arino, e quindi in d ica tissim i a fornire c o n tiliCfr. le mie memorie:
in « Giorn. Stor. Lett. della
rittim o nella costituzione e
scovi di L im i, in « Memorie
Saggio sull’economia lunigianese del secolo X III, \
Liguria », 1931, III e L ’influenza del fa tto r e ma­
nell’o ivanizzazione del potere tem porale dei T edeirAccad. Lunig. G. Capellini », XV, 1.
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16S
FER R U C C IO SASSI
gen ti a tti a com b attere a bordo e ad essere trasp ortati per mare
n elle lo c a lità scelte per le operazioni. D a l punto di v ista storico, è
in teressa n te rilevare che in tu tto questo periodo si nota u n ’eccezio­
n a le sc a r sità di vere, grandi b a tta g lie navali, m entre al contrario
abbondano le sp ed izion i con d otte per mare ad operare contro fo r­
tezze costiere, p orti fo rtifica ti, ecc. Una considerazione si presenta
su b ito a lla nostra m ente : agli effetti d ell’a llestim en to di im prese
m a rittim e in gran d e stile , le sin g o le zone della co sta ligure-toscana
appaiono com e a ltr e tta n ti elem en ti vicendevolm ente in tegran tesi.
N on so lta n to quindi reciproca in com p atib ilità di idee e di in teressi ;
non so lta n to a sp ira zio n i di r iv in c ita da un la to e n ecessità di difesa
d all-a ltro , alim en tavan o F u rto tra il Com une genovese e l ’elem ento
feu d ale. Y 'era a ltr e sì questo terzo fa tto re, la cui im portanza non pare
sia sta ta sin ora p osta nel debito rilievo ; la n ecessità per la C ittà m a­
rinara di accaparrarsi l ’elem en to uom o della R iviera al fine di in te ­
grare con esso i c o n tin g e n ti p relevabili n ella c ittà stessa, e di con ­
sen tire lo sfru tta m en to pien o e razion ale delle grandi risorse econom ico-fìnanziarie, pel m aggior potenziam ento del Comune. A l che po­
tevan o anche ottim am en te servire quelle agevolazion i tariffarie, che
ad un certo m om ento vediam o concesse ad uom ini e navi e m erci r i­
vierasch e e lu n ig ia n e si, n ei con fron ti delle tariffe ap p licate per le pro­
venienze oltre lu n en si.
I
prim i te n ta tiv i genovesi in R iviera sono chiaram ente d iretti in
ta l senso e m ostrano n etto l ’in ten d im en to di stringere tu tta la R i­
viera in una m orsa. Caffaro ricorda la costruzione del castello di Portoven ere ed a ltresì l ’in fe lic e e sito della spedizione ten tata nel m ede­
sim o anno 1111 contro i c a ste lli e le terre dei Conti di L avagna (*).
P isa , e allora- e dopo, non m ostra di avere a ltretta n to chiaram ente
com preso l ’im portanza d e ll’elem en to uom o, o per lo m eno si trova
d in an zi a· m aggiori difficoltà politico-geografiche : P isa si trova in
abbastanza str e tto con ta tto con il dom inio tem porale dei V escovi di
L u ni, che le sbarra d irettam en te la strad a verso il settentrione, e
su cu i per d i più in sisto n o velate aspirazioni lucchesi, trapelate con
l ’in teressa m en to eccessivo n elle cose di L unigiana e con l ’im posi­
zion e del proprio arb itrato n e lla vertenza scoppiata pel possesso del
C aprione tra il V escovo e i M alaspina (2). Le conseguenze gravissi­
m e saran n o troppo tard i avvertite, ed in proposito rinviam o a quanto
già ne scriveva il M archese Im p eriale (3). Ma i prim i e più d iretti
effe tti d e ll’in azion e pisana e d e ll’in fortu n io genovese si m anifestano
n el corso m edesim o delle cam pagne pisano-genovesi del 1119-1122.
O) A n n u le s, ad annum .
(2) Codice Peìavicino, n. 50.
( 3)
Im p e ria le
di
S a n t 'A n g e l o ^
Caffaro e i suoi tem pi. T orino, Roux, 1894,
pag. 144.
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R IV IE R A D I LEVANTE E L UNIG IA NA ECC.
169
E sse offrono a ll’esam e dello stu d ioso una lunga serie di scorribande
e di incursioni, talune delle quali b rillanti come concezione ed e se ­
cuzione, nonché allu sion i ad una rispettabile serie di devastazion i
e depredazioni su lle coste della R iviera; non però m anovre di m asse
im ponenti di naviglio, nè scontri in grande stile. Q uasi parrebbe,
nonostante le rodom ontate di cron isti zelanti,, che le due parti non
am assero e non osassero ricercare con un audace g esto di forza la
definizione delle loro controversie. Può darsi che su l contegn o dei
contendenti influissero considerazioni s u ll’in tem p estiv ità d ’un urto,
dal quale avrebbe legittim am ente tra tto i m aggiori van ta g g i il terzo
estraneo a lla lo tta , e cioè la m arina norm anna che ta n ti segn i di
esuberante vita lità aveva dato su llo scorcio del precedente secolo
sotto la guida di Roberto G uiscardo ; per quanto decaduta dopo la
morte d ell’intrepido condottiero, essa non era però affatto scom parsa
dalla scena p olitica : anzi, al tem po di Ruggero, la sua forza era
ritornata ta le da indurre persino Genova e P isa ad una m om enta­
nea alleanza. Ma è certo che dovevano aver in flu ito p oten tem en te
anche le considerazioni su lla scarsità delle riserve d isp on ib ili e s u l­
l ’inopportunità di giungere ad un loro rapido esaurim ento. Ciò r i­
sulterà ancor più chiaram ente d a ll’esam e della linea di con d otta
successivam ente adottata dalla Repubblica genovese.
III.
Il m ovim ento di espansione del Comune genovese, d etta to dai
due ordini di ragioni ora esposte, trova la zona im m ersa in un le n ­
tissim o e laborioso processo di dissolvim ento e di d isin tegrazion e
d ell’ordinam ento feudale prim itivo. Il F orm en tin i, n ell'u ltim a p arte
di altro suo noto lavoro (*), ha riesum ato ed illu str a to con nuove
illazioni, condotte sul filo di dense osservazioni di carattere g iu r i­
dico, l'influenza dei fa tto ri econom ici su l fatto storico accen nato e
10 svolgim ento del processo di dissoluzione quale conseguenza in e ­
lu ttab ile d ell’instau rarsi d ell’econom ia a base c a p ita listic a . F e n o ­
meno quest'ultim o, che — come sem plice fa tto econom ico — si a f­
ferma potentem ente ed anzitu tto in Ita lia , app u n to nel corso del se ­
colo X II. A i nostri fini in teressa però porre in luce p iu tto sto la re­
sistenza che le orm ai vecchie form e so ciali oppongono a ll’avven to
delle nuove, e quindi determ inare la parte che, nel con flitto che ne
sorge, assum ono le ragioni di carattere p olitico : ossia determ inare
11 grado di vita lità d e ll’ordinam ento feudale, a lla cui d issolu zion e
dette ragioni costitu iscono un rallentam ento più o m eno efficiente.
(i)
Conciliaboli, pievi e corti nella Liguria di L e v a n te , in « Mem. A cc.
Lunig. G. Capellini », 1925.
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170
FERRUCCIO SASSI
E converrà a n zitu tto esam inare le forme organizzative più sem ­
p lic i, com e quelle che, m eglio adeguandosi a lle più elem entari n e­
c e ss ità delle pop olazion i e quindi rispecchiandone le condizioni giurid ico-sociali, si p restano a trarne più esatte deduzioni s u ll’efficienza
d el sistem a nel suo insiem e. C aratteristica specifica· d ella zona della
R iviera di L evante, diven u ta orm ai confinaria, è naturalm ente il p u l­
lu lare dei c a ste lli, nel senso giuspubb licistico della parola, in tesi
cio è com e veri e propri is titu ti di d iritto pubblico : siano e ssi a n ti­
chi cen tri di v ita organizzata, sian o dovuti a ll’in iz ia tiv a di membri
d ei consorzi sig n o rili che, in conseguenza delle nuove form e econ o­
m iche, hanno creato e creano nuovi centri nei quali trap ian tare quel
com p lesso d i a ttiv ità che potevano un tem po fa r capo a lle vecchie
sed i cu rten si.
U n in teressa n tissim o docum ento del 1145 (l) c i parla d ella « do­
n a tio » del c a ste llo di C alosso fa tta dagli uom ini di Cogorno al Co­
m une di G enova. È noto che, secondo le in d agin i del B elgrano, i d o­
m in i di C ogorno troverebbero posto n e ll’albero genealogico del ramo
d ei C on ti di L avagn a denom inato dei B ian ch i, e che da uno dei più
a n tic h i d i loro -— G iovanni, im p aren tato con i dom ini di V erzi —
sarebbero p oi d isc e si i sign ori d i L evoggi, di Leivi, di Zerli ; un ramo
c o lla te r a le sarebbe a ltr e sì quello dei Cavaronchi, il cui capostipite
Cava-ronco figura in fa tti tra i donatori del castello di C alosso (2).
La· c a r ta ci configura in C alosso un vecchio centro dom inicale,
sv ilu p p a to si p assan d o per più sta d i consecu tivi e suscettib ile ancora
d i u lteriore increm en to sia giu rid ico che di fatto : quello, soprattutto
n e i d esid eri e n elle in ten zion i degli offerenti questo, nelle asp ira­
z io n i del Com une genovese, in teressato per evidenti ragioni — una
v o lta p o sto p ied e nel c a ste llo — allo sviluppo d ell’aggregato per co­
s titu ir n e com e un centro di raccolta e di richiam o. Speranze ed a sp i­
ra zio n i con cretate n ella cessione d ella terra attorno al castello « u n ­
de burgus p o ssit fieri illis qui venerint ad habitandum ». E la tèrra
è ced u ta « cum to to in tro itu b osch i.... e t pascui », che dovrà ser­
v ire , com e la c o lletta , per sopperire alle spese di custodia del c a ­
ste llo : e, se queste ultim e supereranno l ’entrata, il Comune geno­
v ese, p iù fortem en te in teressato, dovrà subentrare colm ando il defi­
c i t ; in caso contrario, l ’avanzo sarà diviso a metà tra il Comune
genovese e g li uom ini di Cogorno.
Q ueste cla u so le ricordano un poco gli im pegni assu n ti dai V e­
sco v i d i L u ni nel precedente secolo verso g li uom ini di Trebbiano e
d i M onleone (3), ma ne differiscono nel tempo- stesso, e notevol(1) L ib e r J u r iu m , I, col. 108.
B e l g r a n o , Illu stra zio n e del R egistro Arcivescovile di (renova, in « A tti
Soc. L ig u re St. P a tr ia », II, 1.
(3) Cod. Pel.; n. 488 e 2G7.
( 2)
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RIVIERA DI LEVANTE E LUNIGIANA FCC.
171
niente, per altre clausole speciali che ci rivelano la stru ttu ra g iu r i­
d ic a del castello di Calosso. Ë evidente che, con la ca rta in esam e,
si gettan o le basi di una vera e propria finanza lo c a le : siam o cioè
^ ulla via di costitu ire un Comune di Cogorno, del quale C alosso v ie­
ne a costitu ire parte integrante od. appendice essenziale, o a d d ir it­
tu ra il m inuscolo Comune rurale di C alosso; m a il Com une n el s i ­
gnificato classico della parola ancora non esiste. Ë solo un prim o
passo su lla via d ell’abbattim ento del regime feudale, il quale però
n ella stessa carta palesa l ’ancor lussureggiante vigoria d ella propria
costituzione : per convincersene, sarà sufficiente osservare la d is tr i­
buzione dei pesi fiscali.
V ’è tu tta una categoria, e forse — in proporzione — num ericam ente rilevante, di persone esen ti da gravam i di ogni genere sopra
il bosco, il pascolo, la terra circostante al castello, le m erci in e n ­
trata ed in uscita, ed anche dalla co lletta su tu tti i m enzionati g e t­
titi. E senti cioè da im poste reali e personali (tanto su i beni im m o­
bili come su ll’uso dei m edesimi), dai dazi come dalle im poste su l
reddito. Sono, costoro, gli « hom ines predictorum dom inorum » che
<( resident super sua » ovvero « in ip sis rebus steterin t » ; e ad essi
è concesso lavorare liberam ente quei « ronchi » o « terre colte » che
<( antiq uitus solent roncare vel laborare » : ed è a ltresì concesso loro
di segar Perba nei prati come un tem po. È caratteristico che il d i­
ritto di servirsi del bosco porta come conseguenza il d ir itto di p a­
scolare nei prati, così che questo diritto è condizionato da quello.
Ideologicam ente possiam o ben ricollegare questo p articolare con l ’a c ­
cenno ai ronchi da tem po soggetti a lavorazione e trarne a llora F il­
iazione che il castello, il borgo, il terreno circostan te d estin a to a l­
l ’am pliam ento del medesimo, la terra rid otta a prato ed a coltura,
rappresentano e ci attestan o una fase di sviluppo d e ll’aggregato r i­
sp etto al tempo in cui l ’intera zona era coperta di boschi evid en te­
m ente secolari. Abbiamo delineato d alla carta, so tto un certo asp etto,
l ’apparentem ente consueto canovaccio delle com unaglie m edievali,
m odificato però nella stru ttu ra giuridica come causa ed effetto ad un
tem po delle m odificazioni apportate alla stru ttu ra fìsica d ella zona.
Leggendo attentam ente la carta, troviam o p recisata una serie di
d ir itti reali goduti da questi esenti, siano essi d ir itti di privata pro­
prietà, siano invece d iritti di uso rappresentati come veri e propri
d ir itti reali come conseguenza delle speciali configurazioni giuridiche
create nel basso impero. Ma l ’esenzione dai pesi fiscali delin ea una
p articolare « condicio » di coloro che ne godono ; essa rientra cioè
nella categoria dei d iritti personali, riconosciuti propriam ente a chi
lavora m anualm ente sul pròprio, ed a chi sul proprio risieda a b i­
tualm ente pur senza lavorarvi. D ’altra parte riportiam o l ’im pressione
che — per evidenti ragioni politiche — il Comune genovese intend a
m antenere privilegi già precedentem ente goduti d ai beneficiari e sorti
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172
FE RRUC CIO SASSI
in un periodo di diversa organizzazione sociale a lla quale non era
p eraltro ig n o ta una largam ente a ttu a ta divisione d ella proprietà p ri­
vata. M olti a tti del C artario G enovese ei parlano di vendite e ces­
sion i g r a tu ite effettu ate da p rivati al M onastero di S. Siro n ella se­
conda m età del secolo X I, di terreni coltivi e prativi posseduti « pro­
p rietario iu re » in C alosso ed in a ltre finitim e lo ca lità ; troviam o ad ­
d irittu ra cenno d ella donazione d ’una cappella di S. M ichele di ev i­
d en te fondazion e g e n tiliz ia per opera d’un consorzio non bene id en ­
tificab ile, p r a tic a n te legge sa lica , e a quell’epoca gi'à sudd iviso in
parecchi ram i (1).
Si potrebbe a llo ra pensare alla carta in esam e come ad un te n ta ­
tiv o di in serire in una p reesisten te corte sign orile l ’appena abboz­
zato regim e com unale. Senonchè, al di sopra d ella concezione storicoeconom ica in cu i finirebbe senza dubbio c o ll’arenarsi la questione,
sta n n o a ltre con sid erazion i che ci trasportano nel cam po giuridicop o litico . Come i d ir itti dei dom ini di V ezzano su lle corti omonime e
su g li u om in i d elle co rti si basano essenzialm ente su rapporti di d i­
ritto pubblico (2) ; così in rapporti di d iritto pubblico deve essere
ricercata la le g ittim a giu stificazion e della condizione p rivilegiata r i­
co n o sciu ta a lla rico rd a ta categoria d egli uom ini di C alosso. Q uesti
devono cioè c o stitu ir e —- a seconda che lavorano o no la terra — la
c la sse dei « m ilite s » e quella d egli obbligati alla m ilizia come sem ­
p lic i « p ed ites », d iscen d en ti però da gente di condizione libera e non
servile.
N o n a caso ho fa tto ora un raccostam ento alle condizioni ed alla.
situ a z io n e d e lla L u n igian a propriam ente detta, citando i dom ini di
V ezzano. È n o to rio che i V ezzano in sisto n o largam ente in V al d ’Entella e n e lla F on tan ab on a, e sono n o ti i rapporti che li uniscono ai
C on ti di L avagn a ed ai feu d atari della Riviera di Levante. Ma ci soc­
corrono n e ll’a sse r to anche a ltr i docum enti ed altre fon ti. Il B elgrano,
nella su a o ttim a « Illu stra zio n e del R egistro A rcivescovile » della
C hiesa genovese, ci a ttesta — sulla larga m esse dei docum enti del
C artario — l ’esisten za in tu tta la Riviera di m ansi dem aniali o s i ­
g n o r ili ((lo n n ic a ti), di m ansi beneficiari (concessi a uom ini di condi­
zion e lib era , con obblighi di fed eltà e di assisten za, ecc.), e di m ansi
c o n d izio w a ti (ced u ti cioè a sem plici villici con obblighi di tributi e
servizi personali) (3). A ll’ombra della Chiesa fiorivano i mezzi per
l ’affrancam en to dei v illic i e per la loro elevazione al grado di benefi­
cia r i : la registrazion e delle decim e della Pieve di Cicagna (lungaC1) C artario G enovese, p u b b . d a T. B elgrano , in «A . S. L. S. P .» , I I , 1,
docc*. n . 129 (n o v . 1059), 133 (30 sett. 1004), 140 (25 g iu g n o 1071), 141 (19 n o v .
1071).
·
(2) V .,in proposito l ’illu strazio n e d a ta dal F o r m e n t in i , in Conciliaboli, e tc .r
c it., pagg. 0G-&.
(3) Op. c it., passim .
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RIVIERA DI
LEVANTE E
LUNIGIANA ECC.
173
niente rim asta sotto l'alta giurisdizione dei Marchesi) ci dice ad esem ­
pio che una quarta parte delle decime ecclesiastiche d ella pieve stessa
appartengono ai « servi m archionis », i quali « em erunt ab herede
Rainardi de M odellisi quia habebat pro libellaria » i 1). Ed è n oto a l ­
tresì che le decim e ecclesiastiche venivano percette d alla Chiesa g e ­
novese (docum entariam ente a mezzo il secolo X II ; m a tr a tta si senza
dubbio di fatto risalente ad epoca m olto anteriore) ben entro, la Val
di Vara.
D al punto di vista deirordinam ento civile, le carte di q u esti d e­
cen n i, consacranti le sottom issioni ripetute — m a non m ai in allora
pienam ente osservate — dei M archesi M alaspina e dei C onti di L ava­
gna, presentano al nostro esame una serie di d istin zio n i so cia li. R i­
petutam ente vi si parla di « dom nicati arim anni », di « dom nicati
m anentes », di « comandi » : parole non prive di sign ificato (anche
se il concetto di arim annia non è più quello clà ssico d ell'ep oca lo n ­
gobarda, ma ha subito coi secoli una modificazione) ; definizioni di
altrettan te categorie sociali legate alla terra dom inicale d irettam ente
lavorata, ovvero sfru ttata per mezzo di rapporti di natura realepersonale e con fini nettam ente p olitico-m ilita ri, ovvero leg a te al s i­
gnore dà sem plici vincoli prevalentem ente personali, fiduciari, sv in ­
colati anzi da ogni rapporto giuridico-territoriale. A q u est’ultim a
categoria sembrerebbero appartenere i « c o m a n d i» . I rapporti che
uniscono ai Conti di Lavagna quelli di essi risied en ti in Borzone,
M uscarolo, Zerli, Repia, Varese Ligure, si m antengono vivi ed effi­
cien ti, così come li regolava la consuetudine, anche se e ssi si fossero
successivam ente trasferiti nei c a ste lli d e ll’is o la di S estri o di Rivarolo, cioè in territorio orm ai pienam ente a ttra tto n e ll’orbita d e ll’a lta
giurisdizione del Comune di Genova (2). R apporti che non vengono
invece riconosciuti pei « com andi » residenti in altre zone ancor co n ­
trollate dai Lavagna forse il riconoscim ento si lim ita a quelle parti
n elle quali non era avvenuta subinfeudazione da parte dei C onti. I l
carattere giuridicam ente personale del vincolo sp icca in modo d eci­
sivo n ella sottom ission e dei M alaspina d e ll’anno 11G8 (3) : « excep tis
com an dis illis et arim annis quos sp eciali pacto et g r a tu ita volu n tate
se m ichi m archioni a u t v assallis m eis de aliquid dando vel faciendo
obligasse co n stiterit in 30 proxim is tra n sa ctis an n i ». Il rapporto
reale, essenziale elem ento delP arim annia, non c o stitu isce per i « co ­
m andi » n u ll’altro che un rapporto in cid en tale ; la sottom ission e dei
C onti del 11G6 (4) riunisce in unica posizione, a g li effetti d ell'esen ­
zion e dai pesi fiscali, dalla colletta, dalle gabelle; arim anni e m anenti
(!)
(2)
(3)
<4J
R egistro c*it., pag. 19.
L ib. J u r. cit., I, col. 103, anno 1145.
Jb., col. 222.
lì)., col. 232-5.
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174
FER RU C CIO
SASSI
d on n icati per quanto essi tengono delle « possessiones » dei C onti. II
vin colo p oi cbe lega i m anenti alla terra m archionale o dei vassa lli
m archionali, quando essi non risiedano sulla terra stessa dei domini,,
assum e più tard i anche un contenuto personale che si m an ifesta nel
fa tto che essi sono u n iti ai dom ini « quamdiu terra in prò qua nobis·
serviunt ten u erin t ». Ma tra tta si di t u tt ’altra cosa.
H o già rilevato in m ia precedente m emoria che consuetu din i fe u ­
d ali e p a ttu izio n i p articolari, liberam ente con tratte da com andi e
da arim anni, avevano finito col costitu ire un vero e proprio d ir itto
locale. Le carte non definiscono il contenuto, la n atu ra e l ’essenza
intim a di questo « ius » ; m a P accenno fatton e dai M archesi a pro­
p osito degli irrequieti arim anni di Cicagna induce a ritenere cher
in qualche caso, la base territoriale potesse esser costituita· d alla
p ieve: così alm eno sembra potersi affermare per C icagna, dove P u ­
n ita territoriale pievana trova esatta corrispondenza n elP u n ità ed
organicità del d istretto giurisd izion ale soggetto al ceppo capitaneale
prim itivo. I l caso d ella pieve di C icagna, la coincidenza rilevata,,
non è in verità m olto com une nella nostra zona, anzi t u t t ’altro ; ed
avevo già ten ta to di spiegarla considerando la pieve predetta com e
una propaggine la n c ia ta a l di qua delPA ppenniiio, verso la costa,
di un organism o territoriale (gastaldato) di Torresana, nettam ente
d iffe r en zia to ,-d a l punto di vista territoriale, d a ll’altro organism o
sul quale venne co stitu ito il com itato di Lavagna (l).
P iù genericam ente, potrem o quindi'presupporre che si tr a tti d’un
vero e proprio « d iritto locale » sorto dalle rem iniscenze dei « pacta
co n cilia ricia », rielaborato da un diritto scu ld asciale (è noto che in
V a l G raveglia ad esem pio rim angono parecchie tracce delPesistenza di scu ld asciati) o da un d iritto curtense (o pievano dove corte
e pieve coincidono), ed in ultim o cristallizzatosi nelPam bito territo­
riale delle m inori circoscrizioni civili.
( co nt inu a )
F e rru c c io
S assi
(!) l ì Com itatulus di Lavagna e Vorganizzazione del territorio fra il T ir­
reno e la Valle del Po, in « Mem. Acc. Lunig. G·. Cappellini », XI-1 e ΧΙΙ-2.
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TOMMASO DI SAVOIA-CARIGNANO
NELLA GUERRA CONTRO GENOVA
(C o n tin u a z io n e e f i n e )
10) Campagna eli Tom maso nella v a lle del Tanaro e fine della
guerra.
I l ritorno del Lesdiguières, rista b ilito in sa lu te e accom pagnato
da un num ero considerevole di truppe, procurando m aggiori d isp o n i­
b ilità di uom ini e di com andanti, perm ise di affidare a Tom m aso la
cam pagna nella valle del Tanaro e su ll’A ppennino ligure, ove il m ar­
chese di Santa Croce aveva otten u to successi n otevoli (λ). Il principe
di Carignano, avviati innanzi il Purpurato e il conte della T rin ità,
partì il 9 novembre per M ondovì (2), giungendovi due giorni dopo.
F ece subito chiam are il di Lodes per stu diare quali azion i si p otesse­
ro com piere e per m eglio conoscere la dislocazion e d el nem ico. G li
Spagnuoli occupavano i d intorn i di G aressio e attendevano le a r ti­
glierie, ritardate dalle pioggie. Ma di questa circostanza favorevole
i Sabaudi non potevano approfittare, avendo d isp on ib ili so lta n to i
2000 sold ati del m archese di Lanzo. Così, con m olta am arezza del
principe, furono per il m om ento c o stretti alla difensiva (3).
La sera del 14 novembre, m entre Tom m aso e il m archese d i Lanzo
stavano esam inando la situazione, giunse a M ondovì la n otizia della
resa di G aressio e d ell’avanzata di alcune truppe nem iche fino a Bagnasco. F u allora deciso che il m archese di Lanzo si sarebbe recato a
B agn asco per sorvegliare insiem e col di Lodes le m osse e le in te n ­
zioni d e ll’avversario e agire secondo l ’occasione. Tom m aso, invece,
con le m ilizie di cui disponeva si sarebbe avanzato verso Ceva. « Tra
il gastald o — egli scrisse — alcune m ilitie di P in erollo, il m io R eg­
gim ento et li V alesan i non saranno più di m ille uom ini di servitio,
però tra questi et quelli sono a Ceva spero si potrà fa r testa , m entre
l 1) La campagna contro il Santa Croce fu erroneamente attribuita a V it­
torio Amedeo e fu spostata! Cfr. R i c o t t i , op. cit., IV, pag. 205; F o a , op.
c it., pag. 57 .
(2) Tommaso al fratello, Carignano, S e 9 novembre 1025; altre al padre
pure del 9 novembre. Sede cit., mazzo 50. Il principe si era ferm ato a Rac­
conigi due giorni. Tommaso al fratello, Racconigi, 11 novembre 1625. Ivi.
(3) Tommaso al padre, Mondovì, 12, 13 e 14 novembre ltì25. Ivi.
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176
ROM OLO QUAZZA
arriveranno g li a ltri. Se il nem ico si retira, non si m ancar à di dar
quel calore si potrà, per la diversione ha bisogno il contado di N iz ­
z a » i1).
N o n ostan te tu tte le cure prod igate, non fu possibile far partire
da M ondovì i Y allesan i in tem po per poter giungere in giornata a
Ceva. P ern ottaron o quindi a Lesegno e l'indom ani entrarono in
c ittà ad ora tard a, causa le strade pessim e. Tom m aso già stava per
a v v ia r li a· P riero e dislocare parte delle soldatesche a Càstelnuovo
di Ceva e a M ontezem olo, donde avrebbero potuto « dar una botta
x\ C alissano », quando giunse l ’avviso che gli Spagnuoli erano par­
t iti da G aressio, dopo aver dato il paese alle fiamme, e che cerca­
vano di raggiu ngere C astelvecchio. P oco dopo si seppe che il nem i­
c o , ritiran d osi, aveva abbandonata l ’a rtiglieria. Subito il principe
m andò il di Lodes, coi reggim en ti del m archese d i B agnasco, del
F lech et, del con te di M illesim o e con 150 cavalli, affinchè m ettesse
i can noni al sicu ro. Ma il di Lodes avvertì da N oceto che pareva
« l ’in im ico havEessel fa tto crepar il cannone et portatolo via in
q u a ttro pezzi » e che perciò avrebbe a tteso a B agn asco nuove istr u ­
z io n i. Tom m aso g li ordinò di m andare uom ini in ricognizione e
di agire p ron tam ente, qualora il cannone fosse stato davvero ab­
band onato. In caso con trario si p ortasse il 17 novembre n ella valle
d i M urialdo, dove si sarebbero trovate anche le altre truppe « per
f a r l ’azion e su C alissan o et rendergli la pariglia di G aressio ».
In ta n to , m entre g li in form atori assicuravano concordi che il n e­
m ico si d irigeva in tu tta fretta verso A lbenga, il principe di Carignano si ram m aricava di non aver m aggiori forze a sua d isp osi­
zion e. « A ssicu ro però Y . A . che siam o rutti in volontà di ap rosim a rseg li ta n to che li possiam o dar m aggior paura et danno di quel­
lo hann o ». O ccorreva però a g ire subito, senza attendere le m ilizie
del P iem o n te, che procedevano troppo lentam ente. I sold ati fu g g i­
t i d a lle lin ee nem iche asserivan o che g li Spagnuoli avevano in te n ­
zio n e di svern are in R iviera, da Savona in giù. N el dubbio che po­
tessero avere qualche disegn o contro il contado di N izza, Tommaso
a v v ertì il m archese di Lanzo e don F elice di Savoia di far interrom ­
pere la m arcia dei P rovenzali di recente reclu tati ; appena pene­
tr a te le in te n z io n i dei nem ici, si sarebbe stab ilito se farli, o non
p ro seg u ire.
E ra chiaro orm ai che gli Spagn uoli battevano in ritirata ; per­
ciò il prin cip e poteva concludere la lettera del 16 novembre al pa­
dre : « P regarò il S ign ore che perm etta, apresso la fu ga di costoro,
quella d i q u elli son a V errua, sicu ro che non la farrano senza in ­
com odo » (2).
(!) Tommaso al padre, Mondovì, 15 novembre 1625. Ivi.
(2)
Tommaso al padre, Ceva, 16 novembre 1625; altra, stessa data, al fra­
te llo . Ivi.
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TOMM ASO
DI
SAVOIA-CARIGNANO
NELLA GUERRA
CONTRO
GENOVA
177
A Λ erm a, proprio in quei giorni, il gran dram m a volgeva al
term ine. Il Lesdiguières, accortosi del m ovim ento di ritira ta in i­
ziato dal F eria, volle approfittarne per g ettarsi sul nem ico. A rriv a ­
to a Creseentino il 17 novembre, lanciò contro g li S p agn u oli un
centinaio di cavalieri, com andati dal La Perse. E ssi erano so sten u ti
d ai reggim enti dello Chappe, del conte di S au lt e del m archese di
U xelles e appoggiati a forze notevoli, scaglionate n ella pianura. Il
nem ico accentuò la ritirata ; ma il quartiere dei T edeschi oppose
seria resistenza; prima il conte di Salm , che venne ucciso, p oi il
conte di Schultze resistettero anim osam ente. I F ran cesi avrebbero
subito gravi perdite, se Gonzalo di Cordova non avesse dato l ’ord i­
ne di ritirarsi im m ediatam ente. Ciò si fece in grande silen zio d u ­
rante la n o tte ; e l ’indom ani Carlo Em anuele e il conestabile e n ­
trarono trionfalm ente in Verrua (’).
L ’annunzio della ritirata spagnuola da Verrua pervenne a T om ­
m aso il 19 novembre (2), m entre stava ventilando l ’a ssa lto contro
C alissano. Ma per riuscire n e ll’in ten to, come pure per ten tare una
azione contro Ormea, occorreva disporre del « cannone grosso ».
D iede quindi ordine di trasportare l ’artiglieria pesante da M ondovì
e da Ceva, cosa resa assai ardua dalla stagione inclem en te (3).
(!) D u fa yard, op. ci t., pag. 060 e segg.
O «M i rallegrerò solo ohe la ritirata di Verrua habbia succeduta a que­
sta poiché è stata poco dopo; dobbiamo hora con ogni ragione sperare che ogni
cosa anderà di bene in m e g lio ...... Tommaso al fratello, Castelnuovo, 19 no­
vembre 1625. Sede cit., mazzo 50.
(3)
Il di Lodes si era impadronito dell’artiglieria abbandonata dal nemico
a Garessio — « due pezzotti et un canone » di quaranta libre —j e poi, ritenendo
che Castelvecchio fosse ancora in mano degli Spagnuoli, aveva mandato a
chiedere rinforzi per dirigersi colà. Tommaso aveva condotto gente fino a
Caragna, paesello a due m iglia da Calissano e a cinque da Castelvecchio, con
l'intenzione di congiungersi con il di Lodes sopra il giogo tra Castelvecchio e
Garessio. Ma si apprese nel frattempo la resa di Castelvecchio; e allora, sa­
pendo gli abitanti di Calissano in grande ansia, si studiò l’opportunità di get­
tarsi su questa località. Avendo però notato un piccolo castello, che senza
artiglieria non si sarebbe potuto prendere, fu deciso di condurre le truppe a
Castelnovo per dar loro un po’ di riposo. D a Castelnovo si poteva « voltar
da che banda si vorrà potendo in una notte dar la botta a Calissano..... andar
verso il Cairo e per far l'effetto o caso passasse la soldatesca verso il statto
di Milano ».
Alcuni abitanti di Ormea riferirono che non vi erano colà più di 400 fanti
invasi dal panico, che avevano già portato via due pezzi e avrebbero presto
trasportati i rim anenti; soggiungevano che avevano minato il castello con
« pensiero di farlo saltare et dar il fuoco alla villa ». Tommaso mandò il Pisieux a Bagnasco, dove aveva già inviato circa 800 fanti, la sua compagnia di
carabini e alcuni uomini del Pisieux, scelti fra i piti valorosi, per tentare d'assa­
lire i soldati nemici intenti a salvare l'artiglieria e impadronirsene. Per ope­
rare in quella zona era necessario il « canone grosso », essendoci da per tutto
castelli; perciò si sentiva più di ogni altra cosa la mancanza di polvere. Gli
uomini erano pochi, non più di 3000; ma i Provenzali, se si davano loro le
paghe, potevano arrivare in due giorni e anche le m ilizie reclutate in Pie-
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ROMOLO
QUAZZA
I n ta n to , avendo il m archese d i B agn asco annunziato che la c a ­
v a lleria nem ica aveva pernottato alle Carcare e stava per passare
in Lom bardia (1), Tom m aso si portò subito a Cam erana, precedendo
le tru ppe ; m a quivi apprese che i nem ici erano già p assati la m a t­
tin a presto e che si erano d iretti verso B istagn o. In questa occa­
sion e ebbe a lagn arsi di alcu ni dei suoi ufficiali, fra cui il capitano
Bracco, che era a M illesim o, e così pure della lentezza e sv o g lia ­
tezza d eg li a b ita n ti d i Ceva nel cooperare ai servizi necessari a ll’e ­
sercito (2). I l non aver potuto, a causa delle inform azioni troppo
tard ive, sorprendere la cavalleria nem ica lo irritò a ssa i ; stavano
orm ai per venire i prim i freddi e l ’azione su Ormea, rita rd a ta per
il m ancato arrivo d e ll’a rtiglieria, si presentava pur essa a ssa i ar­
dua (3).
I
cannoni, in cam m in ati da M ondovì e da Ceva alla svolta di Or­
m ea, procedevano con estrem a lentezza. La n otte del 28 novem bre
incom inciò a cadere la neve e seguitò tu tto il giorno ; e poiché ne so ­
leva venire « com e dicono questi del paese n e ’ contorni gra n d issi­
ma q u a n tità ogn i anno e t ta le che rende la cam pagna piena d i bo­
schi e m on tu osa quasi im praticabile », e poiché in oltre i nem ici
per i l raggio d i un m iglio avevano bruciato le cascine e d istru tta
ogn i com od ità d i riparo, Tom m aso era. del parere di aspettare uno
o due giorn i ; m a se la neve perdurava, g li pareva « soverchio per­
dere il tem po indarno ».
monte com inciavano ad affluire a Mondovì. (Tommaso al padre, Càstelnuovo,
19 novembre 1625. Iv i). Però le notizie date dai paesani di Ormea non risul­
tarono esa tte; anzi si constatò che gli Spagnuoli avevano «riparata la brecchia, m unito il castello e fa tta una piattaform a per piazzarvi il cannone»;
il che indusse Tommaso a mandare a Mondovì e a Ceva a prendere 1 arti­
glieria con le m unizioni necessarie per poter impadronirsi di Ormea. La sta­
gione inclem ente rendeva però più arduo ogni movimento ; se tutto si svol­
geva tem pestivam ente, il principe contava il 23 novembre di occupare Ca­
lissano. (Tom m aso al padre, Castelnovo, 22 novembre 1625. Ivi). Fu infor­
mato che g li Spagnuoli, conosciuto il suo arrivo nella zona, avevano fatto
ritornare ad Albenga la soldatesca, che, uscita da Garessio, si era diretta a
Savona. (N ella stessa lettera del 22 novembre, al padre, Tommaso informava
che il cardinal Barberini, giunto da Marsiglia a Savona, si era rifiutato di
entrare in città ed alloggiava fuori in una villa privata (Gavotti).
R itardando i cannoni, causa la mancanza di « bovi et attellaggi », il prin­
cipe si trasferì da Castelnovo a Ceva per affrettare i preparativi e vigilare
sul passaggio di truppe spagnuole in Lombardia; venne a sapere che il Santa
Croce e il Brancaccio erano partiti per Genova, lasciando ad Albenga 4000 uo
m ini circa. Tommaso al padre, Ceva, 25 novembre 1625. Ivi.
i 1) Tommaso al padre, Ceva, 26 novembre 1625. Ivi.
Π Tommaso al padre, Ceva, 27 novembre 1625. Ivi. Il Bracco fu sottopo­
sto a processo. Una lettera di Tommaso del 27 dicembre da Racconigi al pre­
sidente Galeani, governatore di Mondovì, parla del Bracco da tradurre a
Torino.
(3) Tommaso al fratello, Ceva, 27 novembre 1625. Ivi.
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TOMM ASO
D I S AV 0 1 A -C A R IG N AN O N E L L A
GUERRA
CONTRO
GENOVA
179
E g li suggeriva pertanto di prendere nuove m isure e in n anzi t u t ­
to rim ettere nei presidi vicini le m ilizie pagate per un m ese dal
paese e assegnare i quartieri alle a ltre truppe g ià p agate, affinchè
entro un m ese si ricostituissero i reggim enti n ella dovuta efficienza,
cosa che tu tti i capi, ricevendone il denaro, s ’im pegnavano a f a ­
re. « V i sarebbe a quel tem po — osserva il principe — il num ero
di dodicim ila fa n ti, quali essendo in u tili al servigio di V . A . da
ogni altra parte, si potrebbe con un nerbo tale, per non consuma*
re intieram ente l ’inverno in ozio, sul principio d ell’anno fare l ’im ­
presa di Savona ; poiché quivi la tem perie d e ll’aria rende il paese
men horrido e più facile al cam peggiare. E t così io con q uest’occa­
sione, poiché il diffetto del tem po et non la volontà m ’hanno t e ­
nuto in u tile n e ll’esecutione dei pensieri concertati, dim ostrerei di
non havere perduto n u lla nel consolare il m io desiderio, et con t e ­
stim onio di ta n ta stim a sigillare l ’attion e con fine assai glorioso.
In questa m aniera si terrebbe in freno la Riviera di P onente, in ­
tim id iti i Genovesi, e t si prohibirebbono da quella parte i soccorsi
de’ Spagnuoli per Lom bardia ». D u rante il m ese d estin ato a lla
reintegrazione dei reggim enti, Tom m aso si sarebbe potuto recare
presso il padre per intend ersi con lu i ; il Landes, sofferente per una
piaga, avrebbe p otuto portarsi in Savoia e là provvedere al pro­
prio reggim en to; come com andante a Ceva e nel m archesato si s a ­
rebbe potuto nom inare il cav. O perto e a M ondovì il con te d i M a­
sino (λ).
L ’im presa di Savona appariva a Tom m aso relativam ente facile,
« breve e di poco costo » ; giudicava in fa tti di aver sufficiente a r ti­
glieria, poiché in tu tto disponeva di cannoni « quattro grossi un
mezzo et doi quarti si che si crede che con un mezzo cannone ancora
et qualche pezzotti ve ne sarà a com pim ento » (2).
I l perdurare del m al tem po, la neve copiosa arrestarono defini­
tivam ente la spedizione su Ormea. V edendo che non s i poteva te n ­
tar n u lla per l ’ingrossare d elle acque, il principe di C arignano si
risolse a condurre le m ilizie nei quartieri d ’inverno e poi si recò
a Mondovì in attesa degli ordini paterni.
D opo la liberazione di V errua d a ll’assedio, il L esdiguières ave­
va valicato il P o, dirigendosi verso S anthià. Carlo E m anuele, cui
pareva opportuno il m omento, propose a Luigi X III, in vian d ogli
0 ) Tommaso al padre, Ceva, 29 novembre 1625. Ivi. Il C laretta .. op. cit.,
μ. I, pag. 78, riporta un solo periodo di questa lettera; gli sfugge il vero
contenuto del documento.
(2)
Tommaso al fratello, Ceva, 29 novembre 1625. Sede cit., mazzo 50. Sì
trovavano agli ordini di Tommaso: il conte di Millesimo, il Gastaldo. don
Carlo, il signor di Mons con un reggimento di Provenzali assai difficili da
contentare, i Vallesani, il Fleehet, il Balbiano, il signor di Lodes, il conte
della Trinità, il Borriglione.
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180
RO MOLO
QUAZZA
il cav. di V alen cay, di attaccare il M ilanese per la valle del T ici­
no. I V en ezian i si sarebbero p otu ti avanzare per le valli d ell’Oglio
e del Chiese.
In con form ità di questo nuovo disegno, Carlo Em anuele ordi­
nò a Tom m aso d i far partire le sue truppe alla volta di A sti. Il
prin cip e diede in proposito im m ediate istru zion i, ma la pessim a
sta g io n e faceva sì clie il convogliarle colà richiedesse circa una se t­
tim ana (x). P a r tì subito egli pure, lietissim o, n ella fiducia di poter
prendere parte a lla spedizione ideata : « Mi sono m esso in strada
per renderm i a l più presto sarà possibile — scrisse il 6 dicembre
da R accon igi a l fra tello — acciò essendo il tèm po bello mi possa
trovar a n c h ’io a l l ’esecutione di quanto si è risolto ». Ed annunziò
che dopo il breve soggiorno a R acconigi, dove aveva veduta la p rin ­
cip essa, si sarebbe d iretto a S a n th ià l ’8 dicembre (2). Ma lo tr a t­
ten nero ancora a R acconigi nuovi ordini.
I l C on estabile, vecchio e stan co, non osava o non voleva agire
con energia. R esp in se i p ian i audaci di Carlo E m anuele; e il 17
dicem bre firm ò col duca a Santhià un ultim o accordo : se Luigi
X III e i V en ezian i vi con sentivano, si sarebbe effettuata nel feb ­
braio successivo- l ’in vasion e del M ilanese (3).
L 'invern o e la partenza del L esdiguières arrestarono così la
cam pagna m ilita re, che i Sabaudi ritenevano si potesse riprendere
a prim avera (4). Ma m entre Carlo E m anuele nutriva ancora sogni
di guerra, la F r a n c ia e la Spagn a trattavan o nel più grande .segreto
quella pace di M onçon (5 m arzo 1626), in virtù della quale il go­
verno di L u igi X III abbandonava con inganno gli alleati d ’Italia.
L a n o tizia d ella pace con clu sa pervenne a P arigi il 17 m arzo;
ben p resto si diffuse pel m ondo, attraverso i dispacci degli am ba­
scia to ri r e sid e n ti n ella cap itale, l ’eco delle altissim e proteste, che,
n o n o sta n te la so lita finzione della sconfessione del du F argis, ave­
vano p r e sen ta to l ’am basciatore veneto C ontarm i e il principe di
(i) Tom m aso al padre, Racconigi, 6 dicembre 1625. Ivi.
(*) Ibidem e lett. al fratello, stessa data. Ivi.
( 3) A P arigi la m ancata avanzata nel ducato di Milano fu spiegata assai
d iversam ente. Cfr. Q u a z z a , P olitica europea nella questione valtellinica, cit.,
pag. 81 e segg.
.
.
(4) La situazione sulle Alpi M arittime era rimasta stazionaria. Verso la
line di dicembre gli Spagnuoli avevano fatto ad Ormea la rassegna delle
truppe, armando anche gli abitanti dei paesi vicini ; ma non avevano più di
600 fa n ti effettivi. A Savona erano giunte sei galere di privati genovesi da
N apoli, cariche di fan ti, che si pensava destinate allo stato di Milano. Partito
il Santa Croce per Napoli, il comando era rimasto a M i o Brancaccio. Nel
castello di Savona si faceva gran provvista di zolle e di fascine, ma non ne
trapelava la ragione. Gli abitanti di Savona erano sotto l’incubo dell’armata
ed erano ridotti assai male per la carestia. Avviso del 26 dicembre 1625, man­
dato il 28 dal Landes a Tommaso. Sede cit., mazzo 50.
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TOMMASO D i
S A V O IA -C A R IG N A N O N E L L A
GUERRA
C O N T R O GEN O V A
181
Piem onte. L’abate Scaglia proclam ò apertam ente che il duca, do­
po l ’ingiurioso procedere del governo francese, si sarebbe staccato
per sempre d a ll’alleanza col re cristian issim o ed avrebbe prestato
m aggior fede alle promesse spagnuole.
Aveva in fa tti perduto ogni valore l ’indirizzo p olitico, che la c a ­
sa di Savoia aveva seguito, salvo necessarie m isure di prudenza,
dagli ultim i anni di vita di E nrico IV in poi ; e si era d im ostrato
privo di efficacia politica il vincolo fam iliare, che lo aveva coron a­
to con l ’unione del principe d i Piem onte e di C ristina.
Il mondo diplom atico ritenne che acquistasse, a ll’incontro, som ­
ma im portanza la parentela stretta, per mezzo di Tom m aso, con
la potente e turbolenta casa di S oisson s; e nei m esi successivi alla
pace di Monçon, avvenimento cap itale nella storia del governo di
Carlo Em anuele, mentre il principe di Carignano riprendeva il suo
posto in Savoia, furono spesso interpretate tenendo conto di que­
sto secondo legame l ’azione dei principi m alcontenti e l ’agita ta p o­
litica interna della Francia.
R
om olo
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Q
uazza
LETTERE DI RE ATJ ALL’ AMMIRAGLIO
CONTE GIORGIO DES GENEYS
P roven ien te d a g li archivi dei C onti F ig o li-D e s G eneys in Arenzano, è sta to affidato alla cu sto d ia della B iblioteca M unicipale « Allia u d i » di P in e r o lo tu tto il carteggio del Conte D es G eneys coi
R ea li S abau di e con illu s tr i personaggi del suo tem po, uom ini
d ’arm e e di p o litic a , d i chiesa e di m ondo, ita lia n i e stranieri.
P er la c o r te sia del D iretto re D o tt. R enato Z an elli, ci è dato di
pubblicare oggi l ’in tero gruppo ep istolare, che riguarda i Sovrani
e i P r in c ip i d el sa n g u e: in tu tto lettere ventuna, per la m aggior
parte in te r e ssa n ti il periodo d al 1814 a l 1837, dalla R estaurazione
a lle prim e in te se di un vero program m a nazionale.
N on son o o g g etto di questo stu d io una lettera del Re V ittorio
E m a n u ele I , tre d i C arlo F e lic e , u n a di Carlo A lberto, perchè già
p u b b licate da P a o lo B o s e lli e d a E m ilio P rasca (x).
M aria T eresa appare d al carteggio quale fedelm ente la ritrasse
i l C o sta D e B eau regard n el suo lib ro su Carlo A lberto (2) : « E ta it
u n e fem m e v raim en t supérieure, ses levres pincées contrastaient
avec le débonnaire sourire de son m ari, a u ta n t que leurs deux
âm es c o n tra sta ie n t.
« M arie T hérèse d ’A u trich e é ta it belle, m ais d ’une beauté sin gu ­
lièrem en t sévère 5 on sen ta it, chez elle, toute volonté im placable,
to u te haine étern elle, to u te am bition in estin gu ib le. D e sa mère Béatr ix d ’E s te , la R ein e ten a it la souplesse e t l ’in trigu e ; de son père,
l ’arch id u c F erd in a n d d ’A u trich e, le froid e t inflexible orgueil des
H ab sb ou rg ».
N on a ltr im e n ti essa si ap palesa n egli scritti raccolti da D om e­
n ic o P errero (3).
C arlo F e lic e si m ostra preoccupato di soffocare la rivoluzione
p iem on tese e so lle c ita un abboccam ento col fratello per ben cono­
scere i m otiv i d ella su a ab dicazione; riconosce le benemerenze del
C onte D es G eneys, al quale era affidata la. d ifesa del litorale e del
com m ercio m arittim o del R egno.
(1 ) P
B o s e i x i , Carlo A lberto e VAmmiraglio D. G. nel 1821. Torino, Clausen, 1892, pagg. 18, 19, 20 e 22; E. P r a s c a , L ’Ammiraglio Giorgio D. G. e i suoi
tem pi. Pinerolo, M ascarelli, 1926, pagg. 273, 274, 278.
( 2 ) C o s t a d e B e a ü r e g a r d , La jeunesse du R oi Charles A lbert, Paris, Plon,
1892 pag 24
Ο) Γ). P e r r e r o , Gli u ltim i R eali di Savoia. Torino, Casanova, 1889, pag. 175.
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LETTERE
DI REALI
A L L ’A M M IR A G L IO
CONTE
G IORGIO
DES
GENEYS
183
Le lettere di Carlo A lberto, vergate nella sua giovinezza ed al
principio della virilità, rispecchiano veracem ente l ’an im o su o ; v o ­
leva la libertà, m a consentiva nel pensiero del P rin cip e d ella Ci­
sterna, di Gino Capponi, d i Cesare B alb o; nelle sue storiche r i ­
flessioni, già pensava di essere m aestro ai figli n ella preparazione
p olitica.
Il cugino Eugenio di Savoia, che raggiunse i più a lti gradi
n ella marina, è qui descritto agli in izi della sua fo rtu n a ta carriera,
•ed appare dotato di nobilissim i sensi.
L ’Am m iraglio Conte G iorgio D es Geneys (1761-1839) (divenuto
Barone di F en ile dopo la m orte del padre) Com andante in capo
della M arina Sarda e governatore di Genova, è il più stim ato dei
con siglieri B eali, perchè onorò la, p atria e se stesso con opere egregie.
E sule col suo Re in Sardegna, condusse felicissim e im prese co n ­
tro i barbareschi ; dopo la R estaurazione, cresciuto in fam a, dedicò
tu tta la sua a ttiv ità ed il suo ingegno a lle cose m arittim e.
N el 1821 fu sincero interprete del pensiero del R eggente quando
ten n e per breve ora le redini del potere, nè si distaccò da, lu i quando
fu allontanato dal Piem onte. F ed ele gli rim ase fino a lla m orte,
sebbene, non oltre i lim iti del dovere, vagheggiasse in cuor suo le
riform e liberali.
E cco i docum enti surriferiti secondo l ’ordine di d a ta . Precedono
le lettere di M aria T eresa; seguono quelle di Carlo F elice, di Car
10 A lberto e di E ugenio di Savoia.
Monsieur le Comte,
Cagliari, ce 29 avril 1815.
Le Chevalier de May, partant pour Gênes, sur l’une de deux demi-galères
que j ’y expédie d ’après votre proposition pour y être darroublées, je ne puis
-saisir de meilleure occasion pour vous remercier pour votre lettre du 28
mars et la relation jointe à celle-ci, e t qui, quoique bien triste, ne m’en a
paru pas moin assez interessante, pour vous être très reconnaissante. Je
dois aussi vous avertir que j ’a i persuadé le Chevalier De May de faire la sépa­
ration des hommes capables, e t non, de servir dans le nouveau Corps dont
11 est Colonel, et de prendre les uns pour la Compagnie du Major de May,
en laissant les autres dans celle du Capitaine M asala; m ais vu le peu de
forces qui nous restent, et les m otifs qui vous ont fa it esclure ce dernier
officier dans le tableau du nouveau Corps, qui se form e à Gênes, je n ’ai
pas crû pouvoir permettre pour le moment ni au Major De May, ni au Lieu­
tenant Boggio, destinés dans le sudit Corps, ni à aucun des Bas-Officiers et
•soldats, qui devront en faire partie, de s ’embarquer dans ce moment-ci, à
l'exception de 29 allemands, qui par leur mécontentement personel ici, loin
<le leur patrie dont ils sont séparés par la mer, et la circostance qu’ils ne
vsont pas catholiques, il est infiniment m ieux d ’éloigner d’ici. Cependant, com­
m e le service du Roi, et le bonheur et sort de ces officiers que j ’estim e me
fera toujours passer sur toute considération de tranquillité personelle, ayant
le peu de forces qui nous restent en m ains plus sûres, je me proteste, que
si le Chevalier de May peut être dans le cas de devoir commander un B atail-
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184
UM BERTO
VALENTE
Hou et Monsieur Boggio peut être nommé Aide-Major, n'y en ayant aucun
de nommé jusqu'ici, et se trouvant le premier des Lieutenants, je le ferai
partir dans l ’instant que je m ’en trouverai l’avis. J'espère le Roi à Gênes,
oû il seroit en sûreté; et me flattant que Dieu bénira toujours la bonne cause
qui est sans doute la nôtre, je vous prie de ne jam ais douter de ma plus par­
fa ite estim e.
M a r ie T h é r è s e
I l 2 m aggio 1S14 R e V itto r io Em anuele I, dopo sei anni di go­
verno in Sardegna, lasciava C agliari sul vascello in glese B o y n e ,
d iretto a G enova, dopo aver rim esso il governo d e ll’iso la alla R e­
gina M aria T eresa, che rim aneva n ella capitale sarda, con le figliuole.
G iova n otare c h e dal 3 m arzo 1799 i Sabaudi si erano ancorati
n ella rada di C agliari (1).
Q uesta le tte r a di M aria Teresa, che rivela il suo interesse agli
svilu p p i d ella m arina sarda, contiene ordini di governo e ch iari­
m en ti circa la form azione del t l u o v o Corpo di m arina. I l valoroso
C on tram m iraglio G aetano D e M ay, ripetutam ente citato dalla S o­
vrana,, aveva sb a ra g lia to la flotta tu n isin a il 28 lu glio 1811 a Capo
M alfatan o, con la presa di un felucone e di una galeotta. Non
appena si form ò il nuovo Corpo, si trasse in disparte perchè sec­
c a to d elle com p etizion i e delle am bizioni sorte nel frattem po, e ter­
m in ò la sua carriera quale com andante delle armi di S. M. nel
P r in c ip a to di M onaco, allora soggetto al protettorato sardo (2).
I l M aggiore D e May era suo fratello.
Cagliari, ce 16 Juin 1815.
J ’ai régne avec bien de la satisfaction, Monsieur le Comte, les bonnes nou­
v elles que vous avez eû l’attention de me donner jointes à votre lettre du
20 m ay; et la capitulation fa ite à Naples par notre brave Capitaine Campell,
ainsi que le départ de toute la F am ille de Murât sont bien propres à nous
rassurer entièrem ent sur la sort de l’Italie, ne nous laissant plus que des
craintes pour celui de la France, quoiqu’il soit impossible que Napoléon puisse
jam ais y affranchir son autorité usurpée.
J e suis bien sensible à votre attention de laisser le Chevalier de May au
com andem ent de la centurie qui est ici, quoique comme Major il pût être très
u tile à son R égim ent; m ais je proteste de nouveau, que si le service du Roi
exig e la séparation des deux B ataillons ,et qu’il doive comander le second,
je le ferai partir sur l ’instant. Quant à Monsieur Boggio puis, je m'intéresse
à son sort comme un bon officier, m ais je n ’ai jam ais désiré qu il eût la
place d ’Aide-M ajor par préférence, et seulement dit n’y en ayant aucun de
nommé encore, s ’il pouvait l ’être, je l’aurais également fait partir tout de
su ite. J ’ai de très bonnes nouvelles du Roi, Dieu merci, en date du 27 may,
m ais je v is toujours dans l’im patience de l’arrivée des Speronares, qui. graçe
à vos soins arrivent à présent très régulièrement toujours ; ayez la complaisan­
ce de les continuer, et ne doutez jam ais de ma reconnaisance.
M a r ie T
i 1) A.
( 2)
S e g r e , V ittorio Em anuele
E . F r a s c a , L yA m m iraglio
hérèse
1. Torino, Paravia, 1928, pag. 149.
Giorgio Des Geneys. Pinerolo, Mascarelli, 1926,
pagg. 237-38.
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LETTERE
DI REALI
A L L ’A M M IR A G L IO
CONTE
GIORGIO
DES
GENEYS
185
P. S. du 20. Ayant dû prendre le parti de faire repartir sur le champ les
reçrues qui nous furent renvoyées pour le Chevaux Legers (à cause qu’elles
furent recrutées sans la clause de n ’avoir ici que l’ancienne paye) et n ’ayant
aucun bûtiment pour embarquer celles des Chasseurs, je vous prie de m’en­
voyer au plutôt une demie-galere oû autre bûtiment armé pour celles-ci, qui
sont au nombre de 56 hommes, qui étant tous marins, et très m auvais, e x i­
gent beaucoup de précautions contre leur m auvaise volonté. Il suffit que ce
bâtiment aille h Porto Torres, et s’arrette 2 jours.
La m issiva, scritta dalla R egina un paio di m esi prim a del suo
ritorno in Piem onte, raccoglie a ltri ordini rigu ard an ti il M aggiore
De May e il Tenente Boggio, al quale ultim o la R egin a avrebbe affi­
date, assai volentieri, le funzioni di a iu tan te m aggiore.
Degni di rilievo gli accenni alla fine ingloriosa del R egno di G ioac­
chino Murat nelle due Sicilie, alla Convenzione m ilita r e d a lu i fir­
mata a Casalanza il 20 m aggio 1815 in seguito a ll’in terven to a u str o ­
inglese, che lo costrinse a ritirarsi in Corsica. N on m eno sig n ific a ­
tive sono le considerazioni della R egina su lla prossim a fine di N a ­
poleone, che in fa tti precipitò nella catastrofe con la b a tta g lia di
W aterloo del 18 giugno 1815.
La lettera si chiude con Pordine a l D es G eneys d i in viare a C a­
gliari al più presto una mezza galera od altra nave arm ata per im ­
barcarvi 56 uom ini m arinai, di ca ttiv a fam a, e perciò da so rv eg lia rsi
durante la traversata. La nave doveva d irigersi a P o r to Torres e
colà ferm arsi due giorn i; ma Pordine non fu esegu ito secondo il
volere della Sovrana ; di qui il grave dissid io che scoppierà tra le i e
P Am m iraglio.
La Regina lasciò la reggenza della Sardegna n e ll’a g o sto 1815
e sbarcò a Genova il 21 di quel mese.
Turin, ce 17 de l ’an 1816.
J ’ai reçu, Monsieur le Comte, votre lettre, et vos voeux pour le nouvel an,
dont je vous remercie; et puisque la première a un second objet qui vous
intéresse, je veux bien y répondre sans déguisement. Chargée par la seule
volonté du Roi, mon époux, pendant 15 mois de la Régence en Sardaigne,
avec pouvoir illim ité, je n’ai pû que ressentir vivement combien étoit indiqué
l’ordre donné à mon invié deux fois, au patron Pucci, de se rétourner de sa
route en passant de Porto Torres, à la Madelaine, faisan t ainsi, non seule­
ment le dangereux passage du canal qui sépare la Sardaigne de la Corse,
mais bien des milles de plus qu’il n ’aurait dû faire pour porter mes dépêchés
au Roi. Je réclamais allors, et le Comte de Vallaise, chargé pour hors du
Ministère de la Marine, me répondit, que le Roi se chargeait lui même de
l'examen de cette affaire. La cessation de ma Régence, qui eût lieux allors,
me dispensa du devoir d'insister sur un acte de justice; et il étoit trop au
dessous de moi de demander une satisfactoin personelle. Je ne chercherai donc
plus à savoir le resultat d'un affaire qui, pour mon compte, était ensevelie
dans le plus profond oubli. Quant à l ’autorisation du Chevalier Lom ellini,
allors Régent du Bureau d ’Etat en Sardaigne, j ’ignore qu’elle ait jam ais
existé; mais, si vous l’avez, vous pourrez toujours me la faire connaître; e t
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186
UMBERTO
VALENTE
quant à l ’ordre répété par le Gouverneur de Sassari au patron Pucci de passer
à la M adelaine, il ne le fût que sous l’expresse dénomination d ’un ordre de
votre part, qui, pouvant venir du Roi, il ne m ’étoit pas permi de révoquer.
A ’ l'égard puis des blés surabbondans dont on approvisionnait la Madelaine,
m ême en temps de disette en Sardaigne, c’est sans l’avis de personne, moi
seule, qui me permis de supçonner qu’ils passèrent en Corse, où, attendu le
blocus Continental, l’on n ’avait d ’autre moyen de subsister. Mais encore à
cet égard là, ayant comandé si longtems dans cette petite isle, oû rien ne
pouvait se passer, qui vous fû t inconnu, vous pourrez très bien vous justifier
en produisant les pièces qui prouvent l’usage qu’on a fa it des blés qui ne
pouvoient être tous consommés à la M adelaine; et soyez bien sur qu’ayant
toujours craint, et jam ais désiré de trouver de coupables, personne ne sera
p lu s heureuse que moi d ’être convaincue, non de l’injustice de mes supçons
que toutes les apparences autorisent, m ais de leur fausseté, et allors vous
pourrez compter, comme avant, sur ma plus parfaite estime.
M arie T h érèse
Turin, ce 22 mai 1816.
A yant reçu, Monsieur le Général, en son tems votre lettre avec l’état des
h ab itan ts de la M adelaine, je me suis empressée à demander à l’Intendence,
avec la perm ission d e mon Beau-Frère, le Vice-Roi, l’état des blés qu’on y
fa isa it annuellem ent passer; et ayant vu qu’il n’y a rien d’excedant à la po­
pulation de cette petite lsle , je vois que mes supçons ont étés flaux, quoique
non tém éraires, le R égent de l’intendance m’ayant prévenue qu’on avait seu­
lem ent l’an 1S15 la issé s extraire 5194 stades du Continent de la Sardaigne, îi
cause que tout le surplus, accordé dans les années précédentes, excédoit les
service de la population qu’on calculoit allors comme elle fu t calculée l ’an
1S06. V oici l ’exacte exposé du fa it, et je ne veux pas retarder à vous assurer
qu’il ne me reste plus aucun doute sur cette affaire : quant il l’autre de la
Speronare, le Roi m ’a m ontrée la lettre originale de Lomellini par raport
au x effets exportés sans perm ission de la Madelaine, et véritablement elle
ne vous au torisait point à des ordres à donner directement pour cela ; mais
•entre les pièces que vous lui avez rem ise l ’on voit qu’on vous conseilla
<Γautre part cette précaution que l’on d it indispensable pour que vous poussiez
les avoir, et le tout n ’est qu’une preuve qu’il est bien difficile de bien juger
le s hom m es; dont je tacherai de profitter, pendant que je vous renouvelles
le s assurances de m a plus parfaite estim e.
M arie T hérèse
A b biam o in siem e raccolti questi due docum enti del dispostism o
d e lla S ovrana e d e ll’a n tip a tia che ella sentiva per il Conte A le s­
sa n d r o d i V a llesa (preposto nel 1814 dal Re a ll’am m inistrazione
d e lla p o litica estera e nel 1816 al M inistero della M arina) non m eno
c h e per l ’A m m iraglio G iorgio D es Geneys, entram bi con siglieri di
V itto r io E m an u le I . S u ll’incidente della Speronerà, il Segre, nella
s u a p regevolissim a storia più volte cita ta , dà i seguenti p a rti­
c o la r i (*) :
« N e lla prim avera del 1815 G iacom o P ucci, capitano della R. Spe« ronara. L a T e rg in e delle G u ardie, che faceva servizio postale da
(») A. S egre , V ittorio Emanuele /. Torino, Paravia, 1928, pagg. 180-181.
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LETTERE DI
REALI
A L L ’A M M IR A G L IO
CONTE
GIORGIO
DES
GENEYS
187
«
«
«
<(
ti
P orto Torres a C agliari, la scia ta P orto Torres, per ordine del
Des Geneys, era andato alla M addalena per im barcare can noni
ed attrezzi d ella R. M arina, provocando così un ritardo a lla
trasm issione postale e correndo p ericoli in quelle acque frequ en­
tate da corsari anche francesi. D i fa tto il 15 lu g lio , a breve d i­
ti stanza da P orto Torres, la Speronara fu sorpresa e ca ttu r a ta da
« un corsaro francese e solo a sten to il P u cci su un c a n o tto era
« riuscito a salvarsi insiem e alla corrispondenza. L a R egin a, an« cora in Sardegna, aveva protestato in lettera vibrata col V al« lesa. E ssa attribuiva agli ordini del D es G eneys al P u cci signifi« cato poco m orale.... I l V ailesa, pur deplorando l ’accu sato, si
<( sforzò di temperare l ’ira della Sovrana, facendo valere p recisa ­
te mente i lunghi servizi d ell’accusato e l ’a b ilità d al m edesim o spie« gata durante i Cento giorni a G enova, rim asta calm a e fed ele
« in quei momenti gravissim i. M aria Teresa forse si sarebbe c a l­
ti mata, quando proprio in quei giorni dal C onsorte le giu n se or<( dine perentorio di lasciare entro tre giorni il governo d e ll’iso la
« a Carlo F elice e di im barcarsi. L a R egina vide in questa in a t ­
ti tesa fretta del Re a suo riguardo un provvedim ento a lei o stile
« del primo M inistro, e ribadì le accuse contro il D es G eneys, a c ­
ti cusato di trafficare in Corsica col mezzo della Speronara ».
S u ll’incidente del legno carico di frum ento, approdato, n ella
traversata, alla M addalena, m entre la R egina avrebbe v o lu to che
com pisse il viaggio direttam ente a C agliari togliam o d a lle m em o­
rie del Prasca (*) queste righe :
« M eraviglioso apparò il dom inio di se stesso che l ’A m m iraglio,
ü pur dicendo tu tto quello che aveva da dire, seppe conservare nella
tt più che ingrata polem ica. La ir r ita ta R egina, evid en tem en te so« billata da qualche c o rtig ia n o .... si era la sc ia ta trasp ortare fino
ti ad alludere nei suoi scritti ad ille c iti guadagni fa tti d a ll’Am m i« raglio durante le sue passate lunghe perm anenze a M addalena, per
<( mezzo di clandestini traffici con la vicin a C orsica. Invano l ’Am m i« raglio, nel ribattere quelle cattiverie ricord ava.... le benem erenze
ti acquistate proprio alla M addalena, dove, con in fin te c u r e .... aveva
ti saputo creare e m antenere non solo una buona base m ilitare m a­
ti rittim a per le forze navali di S. M. m a una risp etta b ile piazza
« forte di frontiera ed un prezioso osservatorio e centro di in form a­
ti zioni per la sicurezza del P egno. Invano dim ostrava a lla Sovrana
a che mai M addalena aveva ricevuto più grano della q u an tità in d i­
ti spensabile per impedire a quella popolazione di soffrire d i fam e,
« che perciò mai sarebbe stato possib ile farne d a M addalena esp or­
li fazione in Corsica, d ’onde invece i contrabbandieri di q u ell’isola
(>) E. F rasca, L ’Ammiraglio Giorgio Des Geneys e i suoi tem pi, cit..
pagg. 229-230.
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188
UMBERTO
VALENTE
<( più di una volta , in m om enti di estrem a carestia, avevano recato
<i preziosi a iu ti di alim enti a ll’in tiera Sardegna. Invano egli spie« gava che g li approdi a M addalena da lu i ordinati a lle navi che
« facevano servizio delle com unicazioni tra Genova e Sardegna era« no dovuti a m otivi di ordine ufficiale per i necessari rapporti fra
« quelle due b asi della R. M arina. La R egina si m anteneva dura
« e in v ip e r ita ....
« I l ritorn o in C ontinente e le feste di G enova interruppero il
« d ib a ttito col D es G eneys, d ib a ttito che ebbe ancora uno strasèi(( vo dopo P arrivo a Torino d e ll’iraconda Regina ; la quale seb« bene c o s tr e tta .... a riconoscere la perfetta condotta del P A inni i« raglio, non volle m ai am m ettere la in g iu stizia e la sconvenienza
« del proprio procedere ».
Ma il tem po finì per con ciliare ogni cosa.
LETTERE
D I CARLO F E L IC E A L L ’AM M IRAGLIO
D E S GENEYS
Da M odena, ove il 3 m arzo 1815 erasi trasferito con M aria Cri
stin a per in con trare lo suocero Ferdinando I, reduce da Lubia1
n a, Carlo F e lic e in viò a ll’A m m iraglio D es G eneys la seguente
m issiva :
Modene, le li) avril 1821.
JIon cher Comte Des G eneys,
L e Roi mon très cher frère, voulant s’embarquer à Nice, me demande une
fregate; .ie fa is partir le Comte Robilant, un de mes écouyers, qui vous con­
signera cette lettre, au reçu de laquelle vous donnerez ;-;ur le champ les dis­
positions pour faire armer celle que vous jugerez, et vous la ferez partir
dans le plus court delaj pour Nice, où le commandant de la même prendra
les ordres du Roi et sera à sa disposition. 11 n’est pas nécessaire de rendre
compte au public de cet ordre, qui peut donner lieu à des propos, tandis qu’il
n'a pour objet que de venir à Lucques. Par le retour du même, je desire
d ’être inform é de la situation de Gênes et des mesures que vous prenez pour
l ’entrée de la garnison qui va arriver; tâchez de soigner votre sauté qui ne
peut à m oins qu’avoir souffert dans les evénemens fâcheux qu* ont eu lieu, et
je vous su is avec la plus parfaite estim e et amitié
C h a r l es F e u x
Q ualche cenno illu stra tiv o .
1
Re V itto r io E m anuele I, a ll’annunzio dei primi moti in surrezio­
n a li, a ggravati dalla sollevazione della cittad ella di Torino, il 12
m arzo 1821, era rim asto profondam ente colp ito. Non essendogli
possibile arrestare il m ovim ento perchè non aveva più fiducia nelle
m ilizie rim astegli fed eli e negli stessi suoi con siglieri, reso certo,
per inform azioni del M archese di San M arzano, che le grandi potenze
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LETTERE DI
REALI
A L L 'A M M IR A G L IO
CONTE
GIORGIO
DES
GENEYS
189
non avrebbero mai permesso l ’adozione di un regim e co stitu zion ale
in Ita lia , per non essere spergiuro, pensò di abdicare, e m ise ad e f­
fetto la sua decisione il 13 marzo.
La Corona passò quindi al fratello Carlo F elice, D u ca del Genevese, e, n ell’assenza di questi, ne fu affidata la reggenza a l P r in ­
cipe di Carignano Carlo Alberto.
La m attina del 14, per tem pissim o, il Re, la R egina M aria T e­
resa e le due figlie Maria Anna e M aria C ristina, o sseq u ia ti d ai
d ignitari di Corte e dagli ex m inistri, lasciarono T orino. P er la
via di R acconigi, Cuneo, Colle di Tenda, Sospello, e ssi raggiu nsero
Nizza di Provenza il 20 marzo successivo.
Com’è noto, i primi a tti del nuovo governo di C arlo F e lic e f u ­
rono l ’abolizione di ogni innovam ento ottenuto per violen za, l ’o r­
dine a Carlo Alberto di abbandonare la reggenza e di recarsi in e s i­
lio a Firenze, la restaurazione d egli ordinam enti a n tich i, la p u n i­
zione, dei responsabili delle sollevazioni del 1821.
Nella lettera surriferita, in viata pel tram ite del C onte Carlo
d i R obilant, diplom atico torinese, Carlo F elice com anda a ll’Am m iraglio di allestire una nave fregata (che fu poi la M a r ia C ristina)
e di inviarla sollecitam ente a N izza, per rilevare V itto r io E m an u e­
le I e portarlo a Lucca. Gli raccom anda di tener cela ta la. cosa per
evitare dicerie, lo prega di notizie circa la situ azion e di G enova,
che dovrà ospitare i nuovi rinforzi della guarnigion e. C arlo F e lic e
chiude la lettera deplorando gli u ltim i avvenim enti fa z io si, n ei
quali trovò la morte il Com andante, M aggiore G iuseppe D es G eneys,
fratello del Conte Giorgio e del G enerale M atteo.
V itto rio Em anuele rim ase a N izza fino al 29 m aggio 1821, in d i
si diresse a Genova, proseguì per terra, verso C hiavari e la Spezia ;
il 4 giugno giunse a Lucca, ove il fratello si abboccò con lu i perj
conoscere i particolari d ell’abdicazione ( l).
La seconda lettera di Carlo F elice al D es G eneys, d atata da R eg­
gio, lia minore im portanza della prima.
Chevalier Des Geneys,
Reggio, le 20 avril 1821.
Le Comte de la Tour dans un de ses rapports m’ayant rendu compte du
zèle et des bons services que plusieurs officiers Généraux et autres de l’armée
de Novare ont prêté, je les aurais certainement touts sous mes yeux. Le même
m’a particulièrement demandé des grades pour les officiers, dont vous trouve­
rez la note ci jointe. Je suis dans Tintent ion de donner les recompences qu’il
m ’a demandées, avant de le faire, je veux être informé de vous, si pour les
grades dont il seroit question, il n’y auroit pas d’autres officiers dans les
C ) A. S eghe, V ittorio Emanuele / , cit., pagg. 240 e segg.
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190
UMBERTO
VALENTE
même circonstances et qui se trouvassent plus anciens à ceux-ci et que le Com­
te de la Tour pourroit avoir oublié.
Je vous demande ces notions très confidenciellement, vous me ferez les
observations que vous croirez à propos, et y ajouterez les choses que vous
pouvez juger convenir à la circonstance; par exemple à l’égard des petites
croix qu’on m’a demandé pour les officiers de la Légion Royale, il fau t une
note des officiers qui se sont distingués de plus. Je vous suis avec la plus par­
fa ite estim e
Ch a r l e s
F é l ix
T ra tta si, com e si vede, delle proposte presentate dal G enerale
Conte D e La Tour circa la prom ozione degli ufficiali d e ll’arm ata di
N ovara, che più si erano seg n a la ti nella repressione d ei m oti in ­
su rrezionali. Con lettera 26 aprile 1821 il G enerale C onte de la
Tour faceva le proposte desiderate.
Prima, di disporre gli avanzam enti e le ricom pense, il Re chiede
c o n sig lio alP A m m ira g lio in form a riservata, lo prega di rivedere
a tten ta m en te g li elenchi delle proposte, specialm ente quelli che si
riferiscon o a g li ufficiali d ella Legione R eale, e di far seguire, even ­
tu alm en te, le sue p ersonali osservazioni.
(contìnua)
U
m berto
V
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alente
AMICI E AVVERSARI ANCONITANI
DI NINO BIXIO
N in o B ix io il 18 febbraio 1861 si trovò a Torino n ella solenne
apertura del prim o P arlam ento Ita lia n o nel P alazzo C arignano
quale deputato del Collegio di Genova.
Tanto era alto il grado di popolarità che si era gu adagn ato,
che n ella elezione al Parlam ento nel 1865, conoscendosi che il 2°
collegio di Genova, per tener troppo a g li in teressi lo ca li, avrebbegli negata la conferm a del voto, venne contem poraneam ente por­
tato a candidato in parecchi collegi, e risu ltò e le tto a prim o scru ­
tin io in quelli di Parm a, A ncona e C astel S. G iovanni (Piacenza)
e in ballottaggio a O neglia e Salerno.
Non com une la sua a ttiv ità parlam entare.
I l focoso rappresentante della nazione, durante il non breve
tem po che sed ette alla Camera (IX, X, XI legislatu ra) pronunciò
oltre duecento discorsi. N otevoli quelli sul porto d i B rin d isi e sul
cantiere di Livorno : notevolissim i poi quelli s u ll’in grandim ento d el­
l ’arsenale di Venezia e sul com m ercio in ternazionale m arittim o, che
sono veri capolavori di erudizione e di scienza (x).
Abbiamo accen nato che N in o B ix io nel 1865 fu portato ca n ­
d idato in parecchi collegi elettorali! tra cui A ncona ove sono d irette
tre sue lettere in ed ite datate da, A lessan dria, giacché nel 1865 il
G enerale com andava la divisione m ilitare di A lessandria (2).
( 1 ) C i m b r o L a z z a r i n i . Nino Bixio. Cenni storici biografici. Bologna, Libr.
L. Beltram i, 1910, pag. 246. Recensione di Ersilio Michel, v. nella rivista sto­
rica « Il Risorgimento Italiano », III, 1-2, pagg. 226-22S, la quale recensione
finisce così: « .... La signora Giuseppina Bixio dei Conti, unica figlia super­
stite del compianto Generale, in una lettera all’Autore, pubblicata a stampa,
confessa di aver letto e di aver fatto leggere il libro a ’ suoi nipotini con la
più intensa commozione e afferma di aver ritrovata viva e intera in queste
pagine la cara e fiera immagine paterna. Queste parole dell'amorosa figlia di
Nino Bixio sono il più bell’elogio che possa farsi del libro scritto con tanto
calore e affetto patriottico ». N ella medesima recensione si annuncia immi­
nente la pubblicazione dell’epistolario di Nino Bixio da parte del Michel stesso
e di G. Oxilia. Una seconda edizione della stessa opera uscì nel 1911 a Forlì
— Casa Ed. Bordandini. — Notevole Capitan Bixio di U g o C u e s t a « I libri
del mare », a cura della Lega Navale Italiana. P. de Fornari, ed., Genova.
In quest’opera è l ’intima essenza di Bixio uomo di mare che l ’Autore ci espone.
(2) La Vita di Nino Bixio narrata da G i u s e p p e G u e r z o n i , III ediz., F i­
renze, Barbèra, 1884.
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C A M IL L O
PARI SET
V iv a la b atta g lia eletto ra le del collegio di A ncona ove rin fac­
ciavan o a· N in o B ix io d i propugnare gli in teressi di Spezia e di
G enova contro quelli di A n con a, m entre il suo collegio di Genova
s i lagn ava clie N in o Biixio non v ig ila sse abbastanza g li in teressi
lo ca li.
N on sosteneva B ix io , m a l ’oscuro anconitano N inchi, il « Corriere
delle M arche » d alle gloriose origin i liberali, fondato dal giorn a­
lis t a e p a trio tta Lorenzo V alerio, quando fu nom inato regio com ­
m issario generale per le M arche ed era il giorn ale ufficiale dello
ste sso com m issario ; segretario del V alerio fii il cesenate Gaspare
F in a li che si com piacque di aver collaborato nei prim i suoi giorni
a questo giorn ale il primo cotid ian o di A ncona lib erata : e ne fu
n om in ato d irettore L u igi M ercantini di R ipatransone (A scoli P .)
il popolare au tore dell 'Inno d i G a rib a ld i i1).
A ll’eroico colon n ello garibaldino di A ncona A u gusto E lia che
a C alafatim i salvò la vita a G aribaldi, è d iretta la seguente lettera :
COMANDO GENERALE
DELLA
D IV ISIO N E D I A LESSANDRIA
Alessandria, 10 ottobre 1865.
Caro E lia,
V i ringrazio della lettera vostra e di avermi spedito II Corriere delle M atclie che non viene in Alessandria. Il signor Ninchi prova il bisogno di m en tire.
s i serva pure. Io però non voglio lasciar credere quello che non è vero. Scrivo
una riga che v i prego di far inserire nel Giornale stesso, nel suo 1° numero
che vorrete spedirmi. Tenetemi informato.
Vostro N. B ix io
COMANDO GENERALE
DELLA
D IV ISIO N E D I ALESSANDRIA
Alessandria, 16 ottobre 1865.
Caro Elia,
R icevo in questo momento la vostra lettera di ieri 15. Vi mando subito il
testo d ell’indirizzo degli Anconitani ; il testo non porta tutto, ma 1 interpel­
lanza fu svolta e chiusa il 13 gennaio 1862. Fino a quell’epoca il Deputato
N inchi non s ’era occupato che d ’una proposta di legge per accordare una pen­
sione ai religiosi delle corporazioni soppresse. Non so che voi anconitani siate
tu tti dei religiosi!
Vostro N. B ixio
(i)
Le M arche, ricordanze di G aspare F i n a l i . Ancona, A. Gustavo Mo­
relli, 1896, pag. 47.
Il 7 ottobre 1865 il giornale II Corriere delle Marche, per accontentare tu t­
ti, scrisse che Ninchi e Bixio erano persone rispettabili entrambe : scilicet, do­
veva aggiungere però parva (Ninchi) componere magnis (Bixio).
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A M IC I E
AVVERSARI A N C O N ITA N I
DI
NINO
B IX IO
193
Veram ente Ancona ha pagine sublim i n ella sto r ia del risorgi­
mento italian o, e N ino B ixio confonde relir/iosi con reazionari!
L ’am ico A ngusto E lia e, più sotto, F ilip p o B a ra tta n i e a ltr i in fi­
n iti furono campioni, di p atriottism o; così pure C arlo R in ald in i per
quanto suo avversario.
Il
Conte Carlo R inaldini p atriotta anconitano, n ato il 18 settem ­
bre 1824, si recò a Roma nel 1846 per studiarvi leg g e ; m a, r ip r isti­
nato il governo pontificio non gli fu riconosciuta valida la laurea,
perchè aveva partecipato alla guerra del 1848 e a lla d ifesa di Roma
nel 1849. R itornato in Ancona, si diede ai pred iletti stu d i di storia
e archeologia e seguitò a cospirare per la redenzione d ’I ta lia . Morì
quasi im provvisam ente nel 1866 tra il com pianto generale f1). A que­
sto Carlo R inaldini fu diretta una lettera in cui si deplorava che
il patriota concittadino F ilippo B arattan i sostenesse n ella b attaglia
elettorale B ixio.
G ustavo Bevilacqua, di cui parliam o pili sotto, in questa le t ­
tera al R inaldini del 22 ottobre 1865 posseduta dalla B ib lio teca
Com unale di Ancona, scrisse ancora che per due parole d ette da
B ixio in prò di A ncona si dim entica tu tto il m ale che le ha fa tto
e lo si oppone a N inchi. Quando si era sta b ilito di ingrandire il
porto, B ixio ha gridato per provare che da noi non vi era sicurezza
nè com odità. O steggiò pure, la navigazione in A d riatico per A le s­
sandria d ’E gitto.
Ecco altra lettera elettorale da N ino B ix io diretta a F . B a ra tta n i :
Signore,
Alessandria, 1 novembre 18C5.
Ricevo in questo momento la lettera sua d ’ieri, di cui la ringrazio nel modo
che posso migliore. A lei, in particolare, io devo m oltissimo per tutto quello
che le piacque fare per la mia candidatura. So de’ meriti suoi, e dell’alta esti­
mazione in cui è presso i suoi concittadini. Spero che avrò il piacere di strin­
gerle presto la mano e di dirle a voce quanto la fiducia che m ette in me mi
torni gradita e di conforto. Attendo che il Comitato mi scriva o telegrafi, per
recarmi a ringraziare gli elettori, e conferire co’ promotori e sostenitori della
mia candidatura circa la mia condotta per l’opzione di uno dei collegi da’
quali ho avuto l’onore d’essere eletto deputato.
La saluto con riconoscenza.
Suo N . B ix io
Il
poeta civile e scrittore dram m atico F ilip p o B a ra tta n i (2) n ac­
que il 7 marzo 1825 in F ilottran o (prov. di Ancona) di nobil f a ­
m iglia.
(1) Archivio MarchigUmo del Risorgim ento, anno I 1900, Sinigaglia, Puc­
cini e Massa, pag. 141.
(2) Per maggiori notizie v. il mio profilo nella Nuova Antologia del 1 feb­
braio 1929.
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CAM ILL O
194
PAKISET
D estò in teresse la sua cantica « 11 viaggio dello sp irito » (è lo
sp irito dell"Alfieri rid esto d a lla tom ba), pur lodata d al M anzoni. Il
suo più fo rte lavoro dram m atico : « I L egati di Clem ente V I I » r i­
guarda l'in gan n o cou cui Clem ente V I I nel settem bre 1532 sottom ise la libera A ncona, ed ebbe il plauso anche del Carducci. N elle
sue poesie elevò inni alla n atia regione e alla patria ; e in pi osa
lasciò ricordi sto rici rigu ard anti i prim i tem pi di P io IX a R om a;
R affaello G iovagnoli e A tto V annucci lo chiam arono a collaborare
a lle loro opere storiche. R odolfo R enier gli indirizzava un profetico
bozzetto sul G arda ita lic o . H a lascia to un prezioso carteggio, n el­
l'a v ito palazzo di F ilo ttra n o . che con lu i scam biarono i p rim i le t­
ter a ti e a r tisti e uom ini p o litici del tempo e ha lasciato ancora una
cospicua biblioteca piena di opere tea tra li e ricca di r itr a tti con
firme au tografe.
.
La conclu sione di questa lo tta elettorale fu che N in o B ix io venne
eletto elP ottob re 1866 con v oti 433 contro 389 r ip o rta ti d al N in ch i,
il can d id ato lo ca le ; m a B ix io optò per il C ollegio p olitico di Ca­
stel San G iovanni (Piacenza).
PR O D R O M I IN G EN O V A D E L L A G U E R R A D E L 1S66
Abbiam o v isto che in una lettera conservata n ella B iblioteca Co­
m unale di A n con a r in g . G ustavo B evilacqu a deplorò che il con cit­
ta d in o F ilip p o B a r a tta n i sosten esse N in o B ix io n ella lo tta elettorale
del 1865. N elP im p ortan te letter a che segue, d iretta al B arattan i, si
vede che il .B evilacq u a torn ò in buona con l ’am ico lon tan o; m a,
prim a di pubblicarla perchè contiene rilevanti accenni ai prodromi
in G enova della guerra del 1866 (*), diciam o qualche cosa su chi
l ’ha sc r itta .
.
.
.
C ultore d o ttissim o d ella topografia ed edilizia storica an con i­
ta n a , il B evilacqu a n el 1860 capitano del genio con pochi zappatori
m inò la porta della F ortezza di C ivitella del Tronto sotto il _fu°cc>
in cro cia to del nem ico, con eroism o pari al suo p atriottism o l ).
i
questo egregio cittad in o, che in gioventù com battè per la libertà della
p atria e n e lla v ir ilità diede l ’ingegno acuto e fecondo a g li stu di e a
pubblici uffici, e n ella vecchiaia operosa fu esem pio fulgid issim o
d i on està e gentilezza, dissero degnam ente l ’elogio il sindaco a w . F e ­
lic i ora senatore e il prof. Spad olini per la r. deputazione di sto n a
II sessantasei, studi storici, Milano, Treves 1917.
(2) A r d i, march, del R isorg., anno I, 1906, Sinigaglia, Puccini e Massa
pag. 142.
(1) P ietro S il v a ,
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AM IC I
E
AVVERSARI A N C O N ITA N I D I
N INO
BIXIO
195
patria per le Marche, di cui r in g . Bevilacqua era socio onorario (*).
Conoscitore profondo della storia anconitana, la sciò una copiosa
raccolta di memorie inedite. D egli sc ritti a stam pa ricordiam o quello
sul porto e su ll’arco di Traiano (Ancona, M orelli 1889) e l ’a ltr o su
alcu ni glidografì anconitani (Ancona, B a stia n elli 1862). E ra una
biblioteca di peregrine notizie su lla storia m arinara d i A n con a e
sulla topografia antica della c ittà (2).
Ecco la lettera del B evilacqua al B a ra tta n i:
Genova, li 30 maggio 1866.
Caro amico,
Quante volte ho principiato una lettera per te, e quante volte ho dovuto
metterla in disparte. Da qualche mese non si fa che lavorare o rimanere
preoccupati sull’avvenire. Con quell’antifona che gli Uffici del Genio residenti
nelle piazze forti devono restare al loro posto, capirai bene che nemmeno il
carattere più melenso può rimanere indifferente allo spettacolo che gli si para
dintorno. Io per verità confido che se ha luogo la guerra, dovranno far capi­
tale anche di me che forse ultimo fra i miei colleghi pure sono il solo che
abbia un requisito idoneo per l ’occasione; difatti sono il solo ufficiale del genio
ferito dal ’59 in qua. Comunque però vadano le cose, resto sempre in una
posizione terribile, e ciò mi sconforta al segno che gli affari affidatimi da
qualche tempo sono male condotti. Io non vado mai a prendere un diverti­
mento.
Ora non conosco che l ’Uffizio (e questo pochissimo), il cavallo e lo studio
preparatorio per lavorare sotto Mantova o sotto Verona. Ma questo studio è
un furore, una rabbia, e, dico il vero, non ho m ai im parato così celerm ente
come in questi momenti. Gli è vero che dopo mi sento spossato, m a una buona
dormita compensa tutto, e tutti i giorni si ripete la stessa cosa. Sento che
anche costì, come dappertutto, v’è grande entusiasmo per la guerra. Bene­
detti! Il paese questa volta ne ha proprio bisogno, coraggio, e tanti sacrifizi
saranno largamente compensati. Vorrei sperare che i volontari di costì fossero
un poco più contentabili di questi di Genova che per primo segno della loro
esistenza hanno principiato a insinuare che il Governo non li vuol armare,
perchè li teme ; temendoli, non li vuol aumentare, altrim enti sarebbe co­
stretto ad ogni costo di fare la guerra.
Se da un lato questi pensieri ti dimostrano che i volontari credono di essere
qualche cosa, dall’altro ti fanno vedere che sono diretti da persone che non
amano il paese, ma unicamente il proprio partito. E da qui anzi si vede la
cocciutaggine mazziniana che vuol mettere le mani dappertutto, tirando a
sò anche ciò che è devoluto alla patria. Ma comunque sia, Garibaldi farà tacere
come sempre questa maledetta _razza ringhiosa, e dopo aver operato qualche
suo miracolo se la sentirà scatenata contro di sè, che sopportandoli pazientemente lascierà riprender fiato al pilota che vuol condurre la barca a salva­
mento. Pare impossibile, ma pure è cosa che accade sotto gli occhi nostri.
Il Governo prima che questi rimestatori perpetui se lo sognassero, ponevasi
d ’accordo con Garibaldi : poi domandava 20 m ila volontari. Dopo pochi giorni
stavano per presentarsi 40 mila; ma dove alloggiarli, come vestirli, come nu­
0 ) Atti e Memorie della R. Deputazione dì Storia P at ria per la provincia
delle Marche 111,'Aficona 1906.
( 2)
P a l e r m o G i a n g i a c o m o , Guida Spirituale di Ancona, (im portante fa tic a ),
Ancona, Stab. Tip. Arte della Stampa, pp. 384-3S5, 1932.
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196
C A M ILL O
PARISET
trirli, come armarli? Si sospende l'arruolamento, perchè a questo seguiva per
parte dei M unicipi l’invio degli iscritti. Si sospende per preparare locali, per
com binare una nuova fornitura. Allora si mettono a gridare che il Ministero
tradisce il paese, che si è venduto alla Francia, la quale non vuole i volon­
ta ri, dei quali ha paura ( !) . Ma corpo dell’ostia, s’è vista mai tanta in si­
pienza? tanta ignoranza? al diavolo gli articolisti, e la gente esclusiva ( !)
Non cosi la pensa il Governo che quantunque calunniato procede con una
im perturbabile calma ai preparativi per ottenere il Veneto o con le armi o
con i mezzi diplom atici. So anch’io che colpisce più l’immaginazione una di­
chiarazione di guerra, ed una serie di vittorie. So anch'io che vedendo la
nazione determ inata ad unificarsi con le armi si deve desiderare di venire ai
fa tti per vendicare degnamente la ingiuria patita da tanti anni. Ma se per
l'Ita lia il compito è così chiaro e palese, chi conosce l’interesse delle altre
nazioni, chi l ’ambizione d i qualche potente sovrano? E se riuscisse al nostro
M inistro di avere il Veneto senza le armi, si avrà da fare la guerra ad ogni
modo se non altro pel gusto di far combattere i volontari, che quel coglione di
D um as pretende che potrebbero dare dei fastid i enormi al paese se non aves­
sero a combattere.
Ma vedi con quale canaglia ha da fare il paese. Io credo che siano più
pericolosi questi S.ri D um as grandi e piccoli dei briganti che dopo un
paio di fu cilate o se la dànno a gambe o si danno prigionieri. Ma non si
è finora trovato un rimedio per far tacere questa gente ignorante e ambiziosa.
Ohè, caro Filippo, ci siamo perduti nella politica, e negli affari che riguar­
dano me ; ciò vale a riconferm arti che l ’egoismo è il primo motore di questa
povera um anità. E di te, delle tue occupazioni letterarie, dei tuoi disgusti col
M unicipio, cosa mi dici? Ho letto un articolo sul Corriere che mi ha insegnato
che sopra un virtuoso vi sono m ille mezzi-birbanti. Questo è il mondo, e noi
non ne dobbiamo fare le m eraviglie. Parlam i di te, dei tuoi, del nostro paese.
Ed io ti prometto che non starò senza risponderti come accadde 1 ultima
volta. La parola di un amico è cosa che in mezzo alla prosa della vita con­
fo rta fino a dim enticare i più gravi dispiaceri. Saluta Boni, Rinaldini, la
signora e chi si ricorda di me. Addio, sempre tuo
G.
B e v il a c q u a
Il m ellifluo M ercantini ed il bravo D all’Ongaro hanno scritto degli Inni
popolari. B arattani che li supera nei concetti e negli affetti non scriverà nep­
pure un verso?
Quanti prodi si troveranno sotto le armi scossi dalla tua musa! Ti domando
un Inno nazionale, dove si parli non di Garibaldi esclusivamente (alla Mer­
cantini per strisciam ento) ma anche dell’eroe di S. Martino. Addio, addio.
È tr is te che proprio un m archigiano la pensasse così di quell’a ­
n im a can d id a che fu il m archigiano M ercantini il quale non per
str iscia m en to d ettò l ’in n o di G aribaldi, ma invece per incarico lu ­
sin gh iero avu to dal G enerale, la sera del 19 dicem bre 1858 compose
l ’in n o diven u to su b ito popolare, per i suoi volontari.
La canzone di guerra del 1866 sarà inton ata non dal M ercantini
o d al d a irO n g a ro o d a ll’oscuro B arattan i, ma dal patriota e sc rit­
tore piem ontese A ngelo Brofferio di cui l ’ultim o canto : D elle spade
a l fiero la m p o .... fu rip etuto da tu tto l ’esercito nel 1866.
Roma^ febbraio 1937
C a m illo P arisett
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APPUNTI SUL DIALETTO LIGURE
1. M o d i
d i
d ire
I. U.ia particolare forma di contrapposizione d e ll’io e del θυμός rappre­
sentano in Omero i monologhi con 1 apostrofe al θυμός. Scegliam o com e esem ­
pio II. X I 403 sgg.: U lisse è rimasto solo, ta tti gli altri son fu g g iti, όχθήσας
δ’αρα είπε πρός ον μεγαλήτορα θυμόν (cfr. anche II. XVII 90, XVIII 5, X X 343,
XXI 53) ; un’altra formula è pure κινήσας ρα [κάρη προτί δν μυθήσατο θυμόν
(II. XVII 205, 442, cfr. Od, V 285, 376); un’altra form ula ancora ha Esiodo
(op. 499) πολλά δ’άεργό5 άνήρ κακά προσελέξατο θυμω. Tali colloqui, ad eccezion e
di II. XVIII 5, si hanno sempre quando im provvisam ente ci si vede soli da­
vanti ad una inaspettata difficile situazione : οχθησας (nell’altra formula κινήσας
ρα κάρη) indica lo sdegnato stupore e μεγαλήτωρ m ette in rilievo l’interna
agitazione (cfr. J. B ohm e , Die Sceele u. clas I d i ini lriom. E pos, Berlin 1929,
p. 79). Dopo ta le introduzione il colloquio corre in j rima persona com e un
sem plice monologo. È questo un fenom eno di sdoppiam ento di persona, la
rappresentazione di una forza diversa dall’io elem entare (cfr, N jlsso n in
« Arch. f. Rel.-W iss. » XXII, 1923-24, p. 374) ; il B ick el (Hom. Seelenglanbe
usw ., Berlin 1925, p. 83) ci vede « un’opposizione tra uomo, cioè persona cor­
porale (o fisica), e sè stesso, cioè il proprio interno, il θυμός*.
Le espressioni είπε πρός ον θυμόν e προτί ον μυθήσατο δυμόν corr spondono sem plicem ente alla nostra « disse tra sè > ; traducendo « parlò al suo
cuore », ci si serve di una metafora, che non è com une a ll’italiano. E così
pure dicasi di altre lingue m oderne; un recente traduttore delPOdissea, il
M ü l d e r (Der w alire grosse u. nnverg àngliche Homer, L eipzig 1935, p. 112 =
Od. V 285) interpreta « kopfnickend sprach es in seinem starken M achtbew usstsein bei sich ».
L’espressione greca ha invece la sua perfetta corrispondente n el dialetto
genovese. Comunissimo infatti in tu tti gli strati sociali è il modo di dire
d ì in t u s o k o per « dire tra sè, pensare»; e l’esclam azione, non meno
comune, i n t u m ë k o ! « n e l mio cuore! », che corrisponde a m om enti
d’em ozione, è usata per esprimere i più varii sen tim en ti: ira, com passione,
proposito di ven detta, ecc.
II. In Dante Purg. X I I I 62 sg. si legge : li ciechi, a cui la roba falla, - stanno
a’ perdoni a ch ie d e r lo r bisogna ; e tu tti i commentatori intendono che qui
Dante alluda alle indulgenze, che in certe solennità si dispensano, e per le
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A N T O N IO GIU STI
quali le ch iese (« dove vanno le persone per li perdoni » Buti) sono m olto fre­
q u en tate. In uguale significato è usato p e r d u n n e ll’espressione gen ovese
a Γ u s p i ó e t u g ?ê u p e r d ù ù « a ll’ospedale dei cronici c’è il perdono
( = l'indulgenza) ». Con senso affine si usa pure il vocabolo n ella frase a n d a
a p i g i n p e r d ù ù « andare a prendere il perdono », e cioè, come spiega il
C a s a c c i a , « andare in qualche chiesa per farvi una breve preghiera ».
III.
A ii d h i ή s e n é t a significa « andare in consunzione, perire per
lento disfacim ento ». L ’O u v ie r i (D ision. —gen. itcìl.) scrive s e n e e t a « ce­
nere leggera », facendo una sola cosa dei due vocab oli; m eglio il P ar o d i
(Saggio d i etim ologie genovesi in « Giornale Ligustico » 1885, p. 266 sg.), ri­
chiam ando la parafrasi lombarda del « nem inem laedi nisi a se ipso » (pub­
blicata dal F o r st e r in « Arch. G lott. » VII 42, 3031) p ro va r le g ra n catevetae
e vive in senechia, interpreta « ire in senectani è reso tutto intero dalla frase
gen ovese, n on ostan te il senso alquanto m utato, m utazione per la quale si può
hance considerare il valore del senium latino ».
2 . O s s e r v a z io n i e A g g iu n t e a l < R o m a n is c h e s E t y m o l o g is c h e s λΛ o r t e r b u r c h »
del
M e y e r -L ü bk e
672. * a rre d a re « apparecchiare », Il vocabolo genovese non è areo (fa r areo
dice il M e y e r -L ü b k e ), ma r e u , che si trova in m olte espressioni e sp e­
cialm en te in : f à r e u « far comparita », v e n i a r e u detto dell acqua
« p iovere a dirotto », é s e d a r e u detto di un bambino «essere un fru­
golo, che non sta mai fermo » ecc. (cfr. Casa c c ia ). L etim ologia proposta
dal P a r o d i (in G. L. 1885, 259 sg.) da a d retro non pare probabile.
853. * baba « bava ». A ggiungere il gen. b œ z i n ü , che nella riviera di Po­
n en te si presenta come b a i ( - e i ) z i n à (per es. nella parlata di Cogrole to ), b a b a z i n à (Taggia), b a v e z i n A (Bussana) ecc * p io v ig g in a r e >.
Cfr. pure il rom. ba va ja « pioggerella, nevischio », il piac. sbavine «-pio­
vigg in a re ». Cfr. P arodi G. L. 1885, 251 sg.
898. balbus. A g g iu n g e re il gen.; 1. b a r b u t i u « b alb o , b alb u zien te , bleso,
sc ilin g u a to , tro g lio » ( C a s a c c i a ) ; 2. a b 5 t ί u * in to n tito , sb ig o ttito , m o­
gio », ch e g ià il R a n d a c c i o (B ell’Idiom a e della Letter. genovese, Roma
1894, p. 154) allacciav a con l’afr. abaiibi (cfr. il nfr. ébaubi) e il piem .
ababià. M acchinosa mi p are la derivazione del P a r o d i (G. L. 1885, 246) da
un * a d -p a vitito .
952. ba rca . A ggiungere il gen. b a r k i « fontana : tutta 1 opera d architettura
con cui si adornano le fontane artificiali collocate a comodo de cittadini
in varie piazze della città » (C asaccia ).
1103. bilancia. A ggiungere i vocaboli genovesi : b â û s a « bilancia », b â û s a
s. f. « una bilancia piena ; quanto può contenere una bilancia », b â 11 s a
s. m. « bilancialo », b â n s e t t e « bilancette * ; b a (fi)s i g &s e « gio­
care a ll’altalena » (nella parlata di \ oltri si ha il curioso b a l i s i g à s e),
b â (ή) s ï g u « altalena ». L’etimologia del P a r o d i (G. L. 1885, 251) da
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A P P U N T I SUL D I A L E T T O L I G U R E
199
* b a l s ì g u , da connettersi con balzare, am pliato col snffisso -ic-, no11
convince.
1235. * botina (gallico) « segno di confine ». Aggiungere il gen. b o r i a « ber­
noccolo, bernocchio, corno ; queirenfiato, che fa la percossa, specialm ente
nel capo in cadendo » (C asaccia ). Cfr. l?it. borni « ronchi, sch egge » ; D ante
In f. XXVI 13 sgg.: noi ci partimmo, e su per le scalee — che n’avean
fa tte i borni a scendere pria, ·— rimontò il duca mio, e trasse m ee.
1261. * bragere « gridare ». Aggiungere il gen. (sj b r a g â « gridare ».
1381. bïile (m at.) «drudo, am ante». Aggiungere il gen. b ù i I n . « buio...·
voce volgare d ell’alta Italia: smargiasso, bravaccio, tep p ista .... A Genova
e altrove, buio ha senso più m ite ; dicesi di giovane popolano, contadino»
bene in arnese, franco, svelto, dall’aspetto e dal fare sicuro e ardito. A
Roma, bullo. Gigi er bullo, tipo della m alavita » (A. P a n z i n i , D izion ario
Moderno, 9a ed., Milano 1935).
1506. caldus « c a l do » . Aggiungere il gen. k à d â ù e (app. k a d a n n i e )
« sudamini ».
1636. capitellum . Aggiungere il gen. a k a d e l l u « a partito, a seg n o * (cfr.
le frasi m e t t e t e s t a a k. , m e t t e u n a k . ecc.). Il P a r o d i (G. L.
1885, 246), richiamando il candelando (in cui però riconosce piuttosto un
cadelan do rifatto sulFafr. cadeler, prov. capdelar da * capitellare) d e ll’Anonim o G enovese (in « Arch. Glot. » II, XLIX 121, p. 225) e il cadella di
un m anoscritto della Biblioteca delle M issioni Urbane di Genova (ms. 31,
3, 14, fl. CCCLXVI1I) scrive: ora è appunto questo cadelâ che ci sp iega
l’odierna frase avverbiale, che ha certam ente con esso com une l’origine, e
che dovè significare da principio, « m ettere sotto un capo, sotto una
g u id a ». Però la stampa del codice dà la lezione caudelando in vece del
candelando proposto dall’editore N. L ag o m agg iore . E mi pare che caude­
lando sia da preferirsi. Da cdp(i)téllum (si sa che in sillaba interfonica
le vocali divennero, verso la fine d ell’im pero, sempre più indistinte e ta l­
volta scomparvero, cfr. C. H. G r a n d g e n t . In trod. allo studio del Lat. Yolg.,
M ilano 1914, p. 129). e forse più influsso di k ü u da c a p u to piuttosto
da * capum (cfr. k fi u « promontorio, capo * [v. i miei A ppunti n el « Gior­
nale » di luglio-settem bre 1936, fase. Ili, p. ITI], k ι\ u d ’ Ó v i a « c a ­
pom astro*, k â u d ô g g u « capodoglio », ecc.), si ebbe k a u d e l l u (on­
de caudelando, cfr. lo sp. caudillo e il pg. caudilho « capo, com andante »,
e poi k a d e l l u , onde il cadella del ms. delle M issioni Urbane.
Altre etim ologie (da cadellus dim inutivo di cadus, da catellus, ecc., v .
R andaccio ) sono impossibili.
2966 a. 1. excerpere. Aggiungere il gen. s k r i p i l i t i ( ò g g i s k r . ) . che
non è che Fit. scerpellini, che pure manca n el M e y e r -L ü b k e . Per la dejivazion e cfr. P a r o d i G. L. 1885, 264 sg. 2. * excarpere. A ggiungere il
g en . s k r a v f i (per m etatesi, cfr. i miei A ppunti in « Giorn. ster. e
lett. della Lig. » 1936, 99 sg.) « sfrondare », cfr. il piem . scarué « tagliar
la cima dei rami, scapezzare ». Cfr. P a r o d i G. L, 1885, 267.
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200
ANTONIO
GIU STI
3011. ex lia la re . A g g iu n g e r e i v o ca b o li g e n o v e s i: S a t u « fra stu o n o , ch ia sso »r
§ a 11 a ! § a 11 a ! « a lle g r i ! ex vi va ! » escla m a zio n e di g io ia , § a 1Π s e
« rallegrarsi, g io ir e » . Circa S a i a il P a r o d i (G. L. 1885, 263) o sse r v a r
« la form a più c o m p le ta è s c ia r a ttu , ch e t u t t ’ora s’usa, s p e c ia lm e n te a l
p lu r a le, per sc ia lo , sfo g g io sm od a to in v esti o altro ».
3145. fa g u s. A g g iu n g e r e il lig u re (p er es. n ella p arlata di C o g o leto ) f u e t t i
« co n cia r la p e lle », ch e d eriva certa m en te dal fr. ]oueiter.
3542. * f r u s tia r e « sp e z z e tta r e ». A g g iu n g e re il g e n . f r u § il « se c c a r e , im por­
tu n are ». Cfr. P a r o d i G. L. 1885, 255.
3581. fu n d e re « fo n d e r e » . A g g iu n g e r e il g en . f u n d i i a « c r e m a fa tta con ca­
cio d o lce , stem p e ra to e c o tto con acqua e tuorli d’uova ». Cfr. il p ien i.
f o n d u a , il fr. fo n d u e « e n tr e m e ts au from age e t a u x œ u fs b r o u illé s * . In
ita lia n o si ch iam a ca c im p é ro * o ca cim p erio .
3 625. g a b à ta « p ia tto , s c o d e lla » . A g g iu n g e re il g e n . z a t t a « s c o d e lla ». Un
g g u ttu r a le , c h e si m u ti in p a la tin o , èin a m m issib ile n e l g e n o v e s e ; è q u in d i
g iu sto d e riv a re la p arola di se co n d a m ano dal fr. ja tt e , ch e si p o tè in tr o ­
durre p resso di n o i in tem p o a ssa i a n tico . N el lin g u a g g io m ilita re , du­
ra n te la gu erra, in F ran cia ja ffe « m in estra , zuppa » arrivò ad in d ica re la
« g a v e t t a », co m e la ja tte « g a v e tta » a sig n ifica re la « m in estra » (cfr. A .
D a u z a t, L 'a r g o t de la g u erre, P aris 1919, p. 152).
3646. ga lb in u s. A g g iu n g e r e il g e n . g a n u « g ia llo ». Cfr. P arodi G. L. 18.85,
255 sg.
3827. g r a b a tu s « le tt o basso ». A g g iu n g e re il g e n . r a v a t t u « ca r a b a tto la ,
ciarp a » p er lo più usato a l p lu ra le. Cfr. P a r o d i G. L. 1885, 259.
3893. g ru n d vre. « g ru g n ire ». A g g iu n g e r e il g en . r u fi ï « gru gn ire ».
4163. h odie. A g g iu n g e r e il g e n . a ù k o (a g en . a n c ó i ) , cfr. Tafr. en cu i (cfr.
L a v ita d i S. A lessio v. 400, a cura di V. T o d esco , e p. 87) e F ait, a n co i
(D a n te P u r g . X V III 52, cfr. P a r o d i, B u ll. Ili 133 e 145) (1).
4205. a. 3. r a n k e (n a t.) « v itic c io , tra lc io ». A gg iu n g ere il g en . r a il g u e I n e
r a ή g i n e 11 u (p er es. n ella p arla ta di C ogoleto) « r a c im o lo » . Cfr. P a ­
r o d i G. L. 1885, 258 sg .
4634. ju s c e l lu m (d im in u tiv o di ju s) « b r o d o » . A g g iu n g ere il g e n . g u s ë l l u
« b ro d etto , cord iale : brodo da b ere con nova e zucchero stem p e ra ti d e n ­
tro , c h e si d à a lle p uerp ere o im p a g lia te » (C asaccia). Cfr. P a r o d i G. L .
1885, 256.
4789. a. k ü fa (arabo) « c e s t a » . A g g iu n g e re il g en . k u f f a sp e c ie di cesta,,
di cu i si se rv o n o i facch in i d el porto p el carico e scarico d e lle m erci ; è
un te r m in e com u ne n el lito r a le g en o v ese. Errata è la d eriv a zio n e d al
g r e c o κόφινος, cui p en sa qualcuno (cfr. P a n zin i, op. cit.)·
5094. locare· A g g iu n g e r e il g en . a l ü g â « rip o r re » e m eta fo rica m en te « m et­
(1) I l R o h l fs (L a stru ttu ra linguistica dell'Italia-, L eipzig 1937) su una
c a r tin a d e ll’Ita lia p u b b lic a ta a pag. 7 con una lin ea p u n te g g ia ta in d ic a dove
si a r r e s ta il g a llo ita lic o inco. U g u alm en te encores ( a hanc h o ra m ) n e ll’afr.
e ra sin o n im o di « a c tu e lle m e n t, à c e tte heure ».
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A P P U N T I SUL D I A L E T T O
LIG U R E
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te re in prigione », cfr. la frase (p er es. n e lla p a rla ta di C ogoleto) p u § i t w é s e (opp. o S i t é s e ) a l i i g ó w « possa tu esser m esso in p rig io n e »►
5112. lolium · A ggiungere il gen. 1 ô g g u « loglio » e a l i i g ó w p ro p r. « in ­
tagliato », e cioè « quasi ad d o rm en tato », giacché è n o to che « a l sem e di
questa p ian ta, m an g iato , si a ttrib u isc e la v irtù di sb a lo rd ire e d ’a d d o r ­
m en tare » ( P a r o d i G. L. 1885, 247). In fe lix lolium dice V irg ilio (Georg. I
154) e Ovidio pensa pure che faccia m ale alla vista, et c o re a n i loliis ocu­
los vitiantibus agri (fast. I 691).
5136. 2. * lucire. A ggiungere il gen. a b a r l ü g â « a b b a g lia r e ; s to rd ire ».
5208. rnaeh'O (germ .) « m u ra to re » . A gginngere an ch e il gen . m a s a k a n do­
vuto c e rta m e n te ad am pliam ento.
5426. * m atteüca « m azza ». A ggiungere i vocaboli g e n o v esi : m a s ü k k a
« in fred d atu ra di te s ta », m a s ü k ó w « in fred d a to », a m a s ü k ά « s to r­
dire » con p u g n i ecc.
*
5773. m usculus un a specie di conchiglia bivalve, arse lla (cfr. P lau to R u d e n s
298, Celso II 29 e III 6, M arcello E m p ir. 34 p. 137 ed. A id.). A g g iu n g e re
il g en . m u s k u l u . A nche in it. è usato m uscolo, « te r m in e dei c o n chigliologisti » dice il D izionario della lin g u a ita lia n a , vol. V, P a d o v a . T ip .
M inerva, 1829.
5856. n â 'ü ra h (arabo) « ru o ta p er a ttin g e re acqua ». A g g iu n g e re il lig. (p e r es.,
n ella p a rla ta di C ogoìeto, V arazze ecc.) n o i a « m a z z a c a v a llo » .
6134. p a chys (greco) « spesso, grasso ». L a ste ssa cosa che l ’it. p a ffu to , è il
gen. b u f t i u (cfr. P arodi G. L. 1885, 252), che I O l i v ie r i così sp ie g a
« paffuto, g rasso tto , acceso. R u s s u b u f i i u diciam o di uom o grasso,
acceso in viso ». A ltre etim ologie (v. R an d a c c io ) sono d a sc a rta rsi.
6407. * perexsucare « p ro sc iu g a re * . A ggiungere il gen . p r e s i ù s ϋ a « la tte
rapp reso e inacidito che, se p a ra to d i i siero, si m e tte dai G enovesi nei
rip ien i, nelle to rte e in m olte a ltr e v iv a n d e . Non h a te rm in e p ro p rio i t a ­
liano, perchè g e n e ra lm e n te in I ta lia non si usa, m a si ad o p e ra in sua
vece la ric o tta » (C asaccia ). Cfr. P ar o d i G. L. 1885,258: « a n a lo g a m e n te a
prosciutto da perexsuctus (cfr. D ie z , E ty m . IFòrt. d. ro m a n . Spraclien, 312),.
così an ch e p r e S i n s Ó a da « p erexsuctiòla , con ü ato n o p a ssa to in i, e
n inserto ».
6483. p icu la « p e c e » . A ggiungere il gen. p e i g u l é a « p eg o lie ra : specie
di barca vecchia, nel mezzo d ella qu ale ev v i un luogo a d a tto a m e tte rv i
un fornello per farv i cuocere e risc a ld a re la pece ed a ltre m a te rie s e rv i­
bili a dar carena ai b a stim e n ti » (Casaccia ).
7061. * ra p tia re « ra p ire , ru b a re » , A ggiungere i vo cab o li g e n o v esi: r ü s u
n eiresp ressio n e f a r ò s u « fa r largo, tra rs i da b a n d a » , r u ù s u n « u r tone », i u ή s a (per es. nella p a rla ta di Cogoleto) « sp in g ere , u rta re » (1)
E perciò m olto verosim ile, come p en sa il P a r o d i (G. L. 1885, 249 sg.)
(1) Cfr. P espressione a i i d i t de r u n s a ch e si a p p lica a un b a s tim e n t o
ch e « caduto so tto v e n to , va di continuo in d eriva » ( R a n d a c c i o ) .
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1202
AN TO N IO
G IU STI
oh© il m o d ern o a r ò s A « r itir a re , rim uovere, scostar^ ,* tr a r d a banda,
m e tte re d a b a n d a ; fig. in v o lare, ru b a r di n a sc o sto » (C asac cia ) e a r ò s ;i s e n. p. « ritira rs i, a rre tra rs i, fa r largo, e cc.» rip o si su un p rim itiv o
r ò s i . Cfr. il bresc. rosei « sp in g e re » (B io n d e l l i , D ialetti G a llo -Ita lici).
7384. ross (in at.) « c a v a llo » . A g g iu n g e re il gen . r ó s u a « ro z z a : cavallo
v e c c h io e p ien o di m a g a g n e ».
7396. r o tu la r e . 2. A g g iu n g e re a n c h e il gen. a r i g w e 1 A , che non è a ltro
c h e a r i g w fi « ro to la re » a m p lia to col suffisso - e 1 - (cfr. P a r o d i G. L.
1885, 248 sg.).
7636. * scabrare (d a scaber) « g r a t t a r e » . A ggiungere i vocaboli g e n o v e si:
(s) g a r b  « b u c a re ", g a r b u « buco »; cfr. s g a r b e l fi « scalfire »
d a * scabrellâre·, * scarbellàre. P erciò non a c ce tto pia l’etim o lo g ia, g ià da
m e a n n u n c ia ta (v. i m iei A p p u n ti sul « G io rn ale» di A prile-G iugno 1936,
II fa se . p. 101), d a g ra p liiu m . In a c c e tta b ile è p u re la derivazione, propo­
s ta d al P arodi (G. L. 1885, 267), di s g a r b e l ì i da * excarpellare, come
a n c h e q u e ll'a ltr a s u ;ì ( ib.) di s k a r p e i i t ì l d a * excarpentare; m eglio
è, col M e y e r -L ü b k e (B e w . 7663), co lleg are s k a r p e n t ì » « g ra ffia re , la ­
c e ra re la p e lle » con sca rpinare.
7663. s c a rp in a re . M e tte re a c c a n to a l g e n . s k a r p e n t r i an ch e il lig u re (per
es. n e lla p a r la ta di C ogoleto) s k r a p e i i t f i (p er m e ta te si, v. i m iei
A p p u n ti sul « G io rn ale » di A prile-G iugno, 11 fase. p. 99 sg.).
8010. 2. sk ra ffe n (langob.) « ra sc h ia re ». A ggiungere il gen. g r a f i fi fi opp.
g r a f i f i n à o p p . g r a û f ü f i â (per es. n e lla p a rla ta di Cogoleto) « g r a f ­
fiare ».
S855 d. tr a (n )s m ü ta r e . A g g iu n g e re i vocaboli genovesi : s t r a m ù a « sg o m ­
b e ra re ( = le v a r le m asserizie da u n a casa che si lascia e tra sp o rta rle
in a ltr a c h e si v a ad ab itare); tra m u ta re il vino », s t r a m i i i ì s e « m u­
t a r casa », s t r a m i l u « sg o m b eram en to «, s t r a ni ii ó w « traim i ta to re :
colui c h e n e lle a n tic h e n o stre Gasacce era d estin ato a tra m u ta re da p e r­
sona a p e rso n a lo s te n d a rd o (k u n f a ù ή ), il Cristo o le Croci ». (C a sa c c ia ).
9390. v itr a r iu s . F o rs e è da ag g iu n g ere il gen. v ë « stovigliaio ». D ice il P a ­
r o d i (G. L. 1885, 268) : « non p arrà.... inverosim ile, il supporre una form a
a n te rio re v e r é di dove sareb b e caduto il solito r, e il tra rre questo v e r é
d a v itr a r iu s secondo vogliono le leg g i fo n etich e del n o stro d ia le tto ».
D a ll’in g l .'brake « c a rro z z a » d e riv a il geo. b r e k « c a r r e tto n e : specie
di carro .che serv e a d om are ed e se rc ita re i cavalli ». Cfr. il rom anesco
brecche (« a p p a rtie n e a ll’800 » dice il P a n z in i ).
A l te d . biegen (cfr. g o t biugan) « incurvare, p iegare » fa risalire il P a ­
r o d i (G. L. 1885, 259) il gen. r e b i g u
« ghirigoro, svolazzo».
A d un * com ptuceus (da com ptus, p articipio di comere ; v. P arodi G. L.
1885, 254) risa le forse il gen. k u n t ü s s u « fa rse tto a bustino, quello la
cui v ita , su l d a v a n ti in basso, te rm in a in p u n ta lib era, cioè non cu cita
a lla s o tta n a » (O l iv ie r i , cfr. k u n t ü s s u da n ò t t e « cam icia da n o tte :
sp e c ie di fa rse ttin o la rg h e tto , accollato, con m aniche larghe, e che non
a rr iv a o ltre i lo m b i» Casaccia ).
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APPU N T I SUL DIA LE TT O
LIG U R E
203
Ad un * excausire riconduce il P ar o d i (G. L. 1885, 264) il g en. s k ò z f
« dir m ale di uno », cfr. ffi s e s k ô z ï « farsi beffare ». La fo rm a * excaùsire « riconduce al latin o classico ca u sa ri accusare, ac cag io n are, m u tato '
di coniugazione ».
Ad un * excurtineare riconduce il P arodi (G. L. 1885, 265 sg.) il g e n .
s k r u k u n à s e (cfr. n el d ia le tto di Sassello s k u r c i n é s e ; si se n te
anche i û k r i k i n â s e ) « accoccolarsi, accosciarsi », a ttr a v e r s o * s k u r t i f i â , s k u r t u f i â , s k u r k u ü â , s k r u k u ï ï â . Q u an to ad i ù k r i k i fi ì\ s e , si vede che in un solo p u n to Pevoluzione su a differisce da q u ella
d e l verbo precedente, in quanto non Vu a ttra sse con sè Vi, m a Vi rese
sim ile a sè Vu.
Da un * fa c ta ri a a ttra v e rs o * fa ita r ia e * f e i t a r i a
con p e rd ita in ­
fine d e ll’e del d itto n g o atono (P ar o d i G. L. 1885, 255), d e riv a fo rse il
gen. f ì t a j a «conceria di p e lli» .
A * lavatucula risale c e rta m e n te il gen. 1 a l i g a o p p . l ô ü g a « rig o ­
v e rn a tu ra di p ia tti, m in estra poco buona, b ro d o » ; cfr. l a v a u g u e l a ­
v a ii m e n ella p a rla ta di T aggia. Cfr. P arodi G. L. 1885, 257 sg.
Del vocabolo 1 i g a il C asaccia dice « g rep p o ; luogo d iru p a to e sco­
sceso; altrim . balza, dirupo, bricca, b u rro n e » (cfr. a n c h e O l i v i e r i ). Il
P arodi (G. L. 1885, 257) pensa a lla ste ssa etim o lo g ia di l é p e g u (cfr.
M e y e r -L übke R ew . 8030). L a form a l i s g a , che si tro v a n e lla p a rla ta
di P ieve di Teco, è « u na b ella rip ro v a d e ll’e siste n z a a n te rio re di u n s
n e l no stro vocabolo.,., dove non mi p a re si possa s p ie g a re q uel s in te rn o
a ltrim e n ti che con la m etatesi che d alla p rim a silla b a lo tra s p o rtò n e lla
seconda ».
A * m anustru ctia re (c f r .il postclassico structio, E R N o u r e t M e il l e t , D ict.
élym . de la langue la tin e, p. 948 s. v. struo ; p e r la fo rm a cfr. m asturbai:
m anu tu rb a t in Corp. Gloss. L a t. II 127, edd. G oetz , L o e w e , S c h o e l l ) r i ­
salgono certam en te i vocaboli g e n o v e si: m a s t r ii s i\ « im b ro g lia re , co n ­
fondere, av v ilu p p are ; b ran cicare, m a n tru g ia re , staz zo n are » (C a sac cia ),
m a s t r ü s é « im broglione ecc. », m a s t r i i s s u « im i lo g lio ecc. ». Cfi\
il piem . m a stro jé e m astron, il v enez, m a stru tsa r (cfr. V id o ssic h in « Beih elfe z. Z tsc h ft f. rom an. P h ilo lo gie » 27, 759) e m a stro n sa r d el d ia le tto
di Cespedosa de T orm es in Isp a g n a (cfr. S anch ez S e v il l a in « R ev ista de
F ilologia espafiola » 15, 261).
Al fr. sage-fem m e « le v a tric e » corrisponde, n e ll’id e n tic o sig n ific ato , il
g e n . b u ή a d o n n a . Io stesso rico rd o che a C ogoleto an c h e il m a rito
d ella le v a tric e si ch iam av a una v o lta b u n o m m u . D u ra n te la g u e rra
in F ran cia, n e l linguaggio m ilita re, bonhom m e si dicev a il so ld a to ; < le
fo y er de bonhomme d o it ê tre la N orm andie (ou les fem m es a p p e lle n t lem ­
m ari « mon bonhom m e»), ou le c e n tr e : le m ot signifie « p a y s a n » en
B ourbonnais » (A. D auzat , L 'argot de la guerre, p. 51 e cfr. p. 177).
Ad un * fo n d u ta (cfr. G ra n d g e n t , In tro d . allo studio del la tin o volgare^
M ilano 1914, p. 28 sg.) da fun d ere « sp arg e re » risa le c e rta m e n te il lig .
«(per es. n ella p a rla ta di Cogoleto) f u û d ü a « a b b o n d a n z a ».
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A N TONIO
GIUSTI
A d un * subacquare p e n sa il P arodi (G. L. 1885, 250 sg.) por sp ie g a re
il g e n . s u b a k à opp. a s u b a k d , ohe, o ltre il significato di « su p e ­
ra re , so p e rc h ia re , v in c e re ecc. », h a n ell'an tico g en o v ese un senso, che il
C asac cia non re g istra , quello di « tuffarsi n e ll’acqua », cfr. despiasse e
sitasse dentro e sobachasse tutto in questa aygoa (Proso G enovesi p u b b li­
c a te d a ir iv E in « A rch. G lo tt ». V ili 66, 40) o s'in tra vostra dose fo n ta n e tta — no m e lascie r a testa sobacca — fin che ne sciorbe quarche ga~
ra re tta (F o g lie tta , Ed. T o rin . 1612, p. 69) I l tra p asso da un significato a l­
l’a ltro n o n è difficile.
I l v o cabolo s k u ù a d e riv a dalT ingl. schooner « b rig a n tin o g o le tta ;
v e lie ro a d u e g ra n d i alb eri, il trin c h e tto a vele q u ad re, e la m a e s tra a
v ele a u ric h e » ( P a n z in i ). L a voce n o n è re g is tra ta dal Ca sac cia .
A lla voce o n o m a to p e ic a z u n z u n è alla cc iato e v id e n te m e n te il vocabolo,
c h e si tro v a p e r es. n e lla p a rla ta di Cogoleto, s u n é ù r u che si dice
ta n to di og n i is tru m e n to , che dia un suono m onotono, q u an to del suono
stesso . Cfr. il p ro v e n z a le zo u n zo u n a (M is t r a l , M iréio I, X III 26 en sounzo u n a n t e X zo u n zo u n a vo n ) « bourdonner, fred o n n er sur un in stru m e n t à
co rd es, m e n d ie r d ’une voix m onotone, m urm u rer etc. » (cfr. L. B o n c o ir a n ,
Dict. a n a l. et é ty m . des Id io m es m é rid io n a u x , P aris 1898 e F. M is t r a l ,
Dict. p ro v e n ç a l-fra n ç a is, A v ignon-P aris).
A nt o n io G iu st i
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COMUNICAZIONI DELLA E. DEPUTAZIONE
DI STORIA PATRIA PER LA LIGURIA
Con R. Decreto in·corso, S. E. il M inistro d ell’E ducazione N a zio n a le ha d e­
term inato noi modo seguente la sfera d 'azion e d elle S ezioni d ella R. D e ­
putazione :
Sezione Ingauno-Intem elia : P rovincia di Im peria e cessa to circond ario di
Albenga nella Provincia di Savona.
Sezione di Savona : il resto della provincia di Savona.
Sezione di M assa: tutta la P rovincia di M assa-C arrara, ec ce ttu a te A u lla
e Pontrem oli.
Alla
denti.
Alla
Alla
m erari
Sezione Ingauno-Intem elia sono assegnati 3 D ep u tati e S C orrispon­
Sezione di Savona 3 D eputati 8 C orrispondenti.
Sezione di M assa 3 D eputati e 10 C orrispondenti, o ltre a 6 so p ra n n u ­
(già appartenenti alla cessata D eputazione di M odena).
Alla Sezione di Spezia 4 D eputati e 10 C orrispondenti, o ltre a 6 sop ran ­
numerari (già appartenenti alla cessata D eputazione di P arm a).
In tal modo l ’inquadramento della D eputazione e d elle S ezio n i è com piuto.
Non rimane che augurare a tu tte alacre ed efficace lavoro.
E im m inente la distribuzione del II volum e degli A tti (LX V I d e ll’in tera
collezione) dovuto al P. Guglielm o Salvi su G aleotto D el C arretto e la R ep u b ­
blica d i Genova.
La D eputazione ha il dolore di annunciare la scom parsa d ei soci v ita liz i :
Copello comm. avv. Giovanni M ario; D e Fornari M archi L u ig i; e d ei soci
annuali Centurione Scotto S. E. M archi C arlo; D e A m icis M ons. Giacom o
M., Vescovo A usiliare di Genova; F abre R odolfo; P areto Spin ola M arch.
Dam aso.
Agli estinti va il m esto ricordo e l ’estrem o saluto, ai p a re n ti la d efere n te
espressione del cordoglio della D eputazione.
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SAGGIO DI UNA BIBLIOGRAFIA
G E N E R A L E DELLA CORSI CA
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géologique d e Corse, 1:800.000 p a r E ugène
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CA R TE
géologique de la Corse au
G éologique d e F ra n c e , 1900.
M auray.
Service de la
1:80.000 p a r M. Levy e t
T erm ier.
C a rta
G éologique
Servioe de la
C a rte
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C A R TE to p o g ra p h iq u e de l ’île de Corse en
o p é ra tio n s géodésiques e t les levées
T estevuide e t B e d ig is.... à l ’échelle
M. le Com te G u illem in o t,... p a r les
S o ciété de G éographie, 1825, (Tom .
six feuilles
du c a d a s tre
de 1:100.000
soins de M.
I I I ) , p ag g .
dressée p a r o rd re du R oi d ’a p rè s
executées de 1770-1771 p a r feu M.
m. et term in é e sous la d irectio n
le colonel J a c o tin i. R ee. B ull, de
229-230.
ses
M.
de
la
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KUSTE
von K o rsik a und S ardinien. S tra sse von B onifacio
deu tsch en . A d m ir a litâ t: M ittelm eer, 1913, n. 498.
1:60.000.
See K a rte n
des
K ais.
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t itu d in e dei C orsi a g u sta re la le tte r a tu ra ita lia n a e im provvisare c a n ti. I B a n d iti.
F o rn isc e sp u n ti a M erim ée. In appendice il Jo u rn a l des d ern iers m om ents de Luc.
A ntonio Y ite rb i tr a d . p a r G. P a r is ] .
B E N S O N R o b e rth . — N a rra tiv e of L ord B y ro n ’s voyage to C orsica and S a rd in ia d u rin g
t h è sum m er and autum n of th è y e a r 1821 compiled from m inutes m ade d u rin g th«
voy age of th è passengers and e x tra e ts from th è jo u rn al of his lo rd sh ip s «T he Ma^
zeppa» K ept by C a p ta in Benson. — P a ris, A. W. G alignani, 1825, 12o.
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
SAGGIO D I U N A B I B L I O G R A F I A
GENERALE
DELLA
209
CO RSIC A
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de la .Corse
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1924,
(n.
26),
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
p ag g .
15-16,
210
RENATO
G iA RD ELLI
COM MENT peut-on a lle r en C orse? P eut-on p asser l ’h iv er en C orse? Quelles so n t les m eil­
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D E S C R IP T IO N
1868, X V III·
and
h is to rv
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C ornhill
M agazin,
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FO R D E
G. — A la d y ’s T our in
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272
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suivé de quelques pièces re la tiv e s â la Corse et de plusieurs anecdotes su r le c a ra c tè re
e t les v e rtu s de ses h a b ita n s orné d ’une c a rte géographique. — P a ris, L efevre L ib r.,
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211
SAGGIO D I U N A B I B L I O G R A F I A G E N E R A L E D E L L A C O R S IC A
1787, 8°, pag. XXXI, 264. [D escrive il Niolo, d à notizie p o litich e, t r a t t a
m oresca e dei costum i dei b rig a n ti],
della
danza
GAUDIN.
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rique, description des p rincipales localités], P a ris, F irm in D idot, 1838, 8o.
GIROD-GÉNET Lucien. — Chasse et pèche, in La Corse T ouristique, 1926, n. 17.
G IÜ N T IN I Giuseppe. — Im pressioni e R icordi di una g ita in C orsica. — F irenze, S. L an d i,
1910, 16°, pagg. 28.
GREIM G eorg; G R E IM M athilde. — K orsika. — F ra n c k fu rt, (M ain) H endschel, 1914, (H e ft. 42),
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1920, (I), pagg. 63-66.
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H ERM E N T . — Solitude en Corse: Salto Cucavera-, C apronate,
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B onasi.
C a rta g in e ,
in
R e ru e
IT A L IE pittoresque, tab leau h isto riq u e e t d e s c rip tif de l ’Ita lie , du P ié m o n t de la S ard aig n e,
de M alte, de la Sicile et de la Corse p a r Ch. N odier, Alex. D um as. H. B erlioz, N orvins,
Dumas, W alckenaer, ecc. — P a ris, Lidoux, 1840-50, 2 voli.
IT IN É R A IR E S d escrip tifs des routes de la C orse: n atio n ales fo re stiè re s e t d ép a rte m e n ta le s
com plétés p a r q u a ra n te dessins, profils, p e in ts p rin c ip a u x e t la C a rte ro u tiè re . — P a ris,
1924, 12°, pagg. 272. [Ê u n a rista m p a d a ll’edizicne del 1886].
JO A N N E P au l. — I tin é ra ir e générale de la F ra n c e : Corse. Avec un ap p en d ice:
b y ciclette. — P a ris, H ach e tte et C., 1900, 16o. p ag g . 251.
la Corse à
JOLY-DELAVANBIGN ON. — Voyage p itto resq u e en Corse. — P a ris, Joli-D elavanbignon, 1821.
LA V A LLÉE J . — V oyage dans les d ép artem en ts de la F ra n c e : D ép artem en t du L iam one, Dé­
p artem en t du Golo. — P a ris, B rion, (1S0D, an IX , 2 voli., 18o.
EAR E dw ard. — Jo u rn al of a L andseape P a in te r. — London, 1870, p a g . 272, Tav. XL. Ree.
Chauvet P au l, in R evu e de la Corse, 1923, (IV ), pagg. 84-86. [V iag g io in C orsica, im ­
pressioni e p ittu re ].
LECA P h ilip p e. — La Corse illu strée. — P a ris, H ach e tte et C., 1912, 16o, pag. 3i2. C ollection des
Guides Jo an n e. Ree. B ull. Soc. h ist. Corse, 1913, (A. 33), nn. 385-360, pagg1. 104-105.
MADERNO A lfred (Pseud. Schm idt A lfred). — K o rsik a: Ein L an d scliaftsb u ch . — Z urich, A rt. I n ­
s titu t O relli, 1913, p ag . 94, Tav. V II. 1 c a rta . O relli, F ü ss li’s AVanbilder, n. 298-301.
( c o n t i n ua)
RENATO
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G IA R D E L L I
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
La R épublique de Gênes et la F rance pen d a n t
fa guerre de la succession d-A u tric h e (1740-1748), 3 v o li., P a ris,
1936.
G aston - E . B r o c h e ,
D in a n zi a questo stu d io im p ortan te, diligen te, coscienzioso deve
in ch in a rsi, accoglien done e apprezzandone il m olto che c ’è di buono,
anche chi non convenga in tu tte le sue afferm azioni e con clu sion i.
In prim o lu ogo è da lodare l'im p ostazion e del tem a. In fin ite volte
è sta to rip etu to che sarebbe tem po di non rim anere più ip n otizzati
d avan ti a l so lo ep isod io d ella rivoluzione del 1716, per quanto g ran ­
de e glorioso e a ssu rto a l valore di sim bolo. D al punto di vista d el­
l ’in d agin e sto r ic a c ’è altro da fare ; non ripetere sempre le stesse
cose, e m agari i m edesim i errori, m a collocare quel fa tto nel com ­
p lesso d ella p o litic a del tem po, n ella quale ha avuto u n ’im portanza
eccezion ale.
Q u esta più larga vision e storica è m erito del Broche, che, fra n ­
cese, ha stu d ia to il fenom eno storico e politico sop rattu tto nei ri­
gu a rd i della F r a n c ia ; e qui appunto la sua, del resto spiegabile e
am m irevole p assion e nazionale, g li ha preso la mano. La preconcet­
ta p regiu d iziale francese di una F rancia costantem ente e genero­
sam en te d isin teressa ta e cavalleresca, dà al lavoro il carattere di
te s i p r e sta b ilita , esagerata e tendenziosa, dim inuendone il cospicuo
valore scien tifico.
S en za dubbio il prof. Broche è un felice uomo, m olto sod d isfatto
d e ll’opera propria ; ma- quel perpetuo ripetere che nessuno aveva
t r a tta to l ’argom ento prima di lui, anche se risponda in buona parte
a v erità , finisce con lo stancare il lettore. Tem peram ento evid en te­
m en te e n fa tic o ed esuberante, egli abbonda nei punti esclam ativi,
che co stella n o , persino a tre e quattro per volta, le sue pagine, e
n elle innocue ridondanze che si esplicano anche in appendici, n o ­
te a g g iu n te e divagazioni ; ma la generosa abbondanza si m anifesta
egu alm en te n ella scrupolosa indagine delle fonti diligentem ente v a ­
g lia te e n ella preziosa ed esauriente ricerca arch ivistica e d ocu ­
m en taria.
U no d egli excursus alla fine del 3° volum e (pp. 105 sgg.) parla
d elle opere precedenti su « le sujet que je su is le premier à avoir
tr a ité , bien ou m al, dans ce travail » ; ma qui non mi pare esattal ’afferm azione che la storia del V incens sia caduta anche a Genova
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RA S S E G N A
B I B L IO G R A F IC A
213
in un totale oblio, poiché anzi, come lavoro serio e sereno, è sp esso
e autorevolm ente citata. Sottoscrivo interam ente a lla piena a p p r o ­
vazione della tesi del Pandiani su ll’atteggiam ento d ella nob iltà e
del popolo nella insurrezione del 1746, anche se questo possa d isp ia ­
cere a qualcuno ; ma non so vedere come nulla sia sta to trovato
sulPargOmento in questo nostro giornale dopo l ’articolo di A n to ­
nio Costa su Gian Luigi P allavicino (perchè un G. L. P .? , non era
Cam eade). Evidentem ente le ricerche si sono ferm ate al 1926; q u a l­
che cosa si sarebbe potuto trovare nel terzo fascicolo del 1928, nel
quarto del 1930 e soprattutto nel primo del 1931, specialm ente a
pag. 37. Ma forse ragioni che credo di intuire hanno in d otto a t r a ­
scurare briciole insignificanti tra tanta dovizia.
P iu ttosto non mi sento di aderire a ll’affermazione alquanto a r ­
dita che il solo ad avere nel secolo X V III la visione e il desiderio
di u n ’Ita lia indipendente e relativam ente unita sia stato un fra n ­
cese, il marchese d’Argenson, che sarebbe poi quasi la sola voce in
proposito tra il Petrarca e Girolamo G astaldi, am basciatore, segre­
tario della repubblica ed anch’esso poeta. Non so che cosa ne direbbe
Arrigo Solmi che da tanto tempo afferma la con tin u ità delle a s p i­
razioni unitarie in Ita lia e ne persegue le m a n ifestazion i; e nel p le ­
biscito per la patria ideale, come fu chiam ato, prim a d e ll’oscuro p e­
trarchesco G astaldi — senza notare che il suo lam ento è puram ente
declam atorio — c ’è stato il petrarchesco Bembo e sop rattu tto il
Guicciardini e infiniti altri, nei secoli dal XVI al X V III.
L ’accenno al G astaldi porta per associazione ai S egretari della
Repubblica, dei quali si parla n e ll’introduzione al prim o volum e.
È verissim o che non appartengono alla nobiltà, m a non mi pare s ia ­
no soltanto dei commessi e degli scribi. In realtà sono g li esecutori
degli ordini e d ell’azione dei Serenissim i Collegi, ma n ella funzion e
di tram ite tra il potere esecutivo e i rappresentanti esteri a G e­
nova o i genovesi a ll’estero, esercitano spesso, senza parere, una fu n ­
zione m olto im portante. Quanto ai Senatori e ai P rocuratori che —
se non sono ex D ogi — si rinnovano periodicam ente, e ssi rappre­
sentano la continuità dell’ufficio e della tradizione : qualche cosa
come i più a lti funzionari stab ili nei moderni m in isteri, specialmente nei regim i parlam entari.
Abile e sottile ma affatto arbitraria la spiegazione del fam oso
m i chi del doge Im periale Lercari costretto ad andare a V ersa illes
dopo il bombardamento del 1684. No, no : il doge con quella frase,
che il Broche dice a un tempo celebre e incom presa, non esprim eva
tanto la m eraviglia di aver potuto evadere dalla clau su ra del p a ­
lazzo ducale quanto quella di trovarsi là, a chieder scusa di un a f ­
fronto subito.
Tutte queste però sono piccole cose e osservazioni che m in accia­
no di far disperdere nella loro m inuzia, la visione complessiva· del-
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
214
RASSEGNA
BIBLIOGRAFICA
____________ *_____
Topera. N ella quale, come dicevo, è particolarm ente im p ortan te e
accu rata la docum entazione: basta vedere, per averne F idea, il lu n ­
go elenco alla line del terzo volum e. C ontrasta con ta n ta m inu ziosa
d iligen za il silen zio sul volum e L X III degli A tti d ella Società L i­
gu re di Storia. P a tria ; è strano in fa tti che sian o ricord ate le opere
fra n cesi generiche su l m ateriale arch ivistico genovese, non la sola
ita lia n a , che dà le precise in d icazion i delle fo n ti diplom atiche. B ase
del lavoro sono le corrispondenze dei d ip lom atici genovesi in F r a n ­
cia dei q u ali sono m essi in evidenza il valore e la fondam en tale im ­
portanza, cui con tra sta l ’in sign ifican te contributo dei d ispacci dei
rap p resen tan ti fran cesi a G enova. I l fa tto , che ha cause e sign ificato
di ca ra ttere non tra n sito rio ma generale, è sp iegato con acute e in ­
teressa n tissim e con sid erazioni. La ricerca in oltre non si è lim itata
a Genova e a P a r ig i, ma .si è estesa a g li archivi di M arsiglia e della
S p a g n a , cosicch é il lavoro, ta n to per la parte bibliografica quanto
per le fo n ti in ed ite e arch ivistich e, poggia sopra una la rg a e solid a
d ocum entazione.
Suo scopo è richiam are il ricordo d e ll’alleanza franco-genovese
n e lla guerra di su ccessione austriaca sotto un duplice asp etto : s to ­
rico e generale n elF esaltare la generosità cavalleresca francese di
q u e ll’a llea n za ; x>olitico e con tin gen te nel rievocarla m entre dopo d if­
fìc ili m om enti, F ran cia e Ita lia si incontravano n egli accordi Musso lin i-L a v a l del 7 gennaio 1935. B uon francese e sincero am ico d el­
l ’I ta lia , il prof. Broche, che vive da anni a Genova circondato di
m o lta e d eferente stim a e sim patia, si a llietava della coincidenzad i quelle m em orie e di questi accordi per i quali « s ’est trouvée ré­
ta b lie , d an s sa plenitude, l ’union des coeurs et des volontés, entre
le s deux grandes n ation s latin es filles et hérétières de Rom e ». P u r
trop p o, le speranze del nostro am ico e quelle del suo recensore nel
T e m p s del 18 settem bre 1936 (« L ’érudition conduit à to u t, même
à· con solid er la paix. E lle engage les peuples qui furent u n is à se
s e n tir so lid a ir e s.... nous devons vivifier toutes les affinités la tin e s »)
n on si son o avverate. Perchè questo sia avvenuto è in u tile qui r i­
cordare : evidentem ente, la solidarietà latin a non com prende le n e­
c e s s ità im p eriali italian e e non si con cilia con l ’internazionalism o
d e i su ccessori di Lavai.
Ma questa è m ateria contingente politica che sarà oggetto di
stu d io per g li storici fu tu ri. N oi possiamo ricavare soltan to la co n ­
c lu sio n e che l ’epiteto di « patetica » dato dallo stesso collaboratore
del T em p s a ll’alleanza franco-genovese è storicam ente e p oliticam en ­
t e in fe lic e ed erroneo. Se c’è cosa che non possa essere p atetica è
p roprio u n ’alleanza, un a tto politico, cioè, che, se pur si rivesta nelle
op p ortu n ità contingenti dei colori del sentim ento, è sem pre u n ’u n io­
n e e una coincidenza più o meno temporanea di interessi. N ien te
sp a p p o la m en to sentim entale, niente dolciastro chiarodiluna nelPal-
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R ASSE GNA B I B L I O G R A F I C A
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leanza tra la Francia e Genova, ma una serie di concreti in teressi ;
e qualche volta anche tener fede agli im pegni a ssu n ti può essere
un interesse, specialm ente se giovi a im pedire il rafforzam ento d el­
l ’avversario. Ora l ’aggettivo incrim inato, esprim endo il giudizio di
un recensore, non meriterebbe di essere rilevato se a sua volta non
fosse quasi la sin tesi del pensiero e dello sp irito che inform a tu tte
le pagine del lavoro e ne anima e colora la ricerca scien tifica e d ocu ­
mentaria.
F a tta questa riserva, occorre aggiungere che si tr a tta di una
delle opere più im portanti e più u tili nella produzione storiografica
genovese degli ultimi- anni, infinitam ente superiore a g li affretta ti
raffazzonamenti o alle sconclusionate diatribe pseudocritiche d e sti­
nate a rumorosa quanto effimera fortuna.
I
tre volum etti (ecco la solita sovrabbondanza ; perchè non uno
solo anche se di quattrocento pagine?) comprendono tre periodi d i­
stin ti : la neutralità genovese tenacem ente m antenuta sin ch é il tr a t­
tato di W orms che, con inaudito sopruso, cedeva al Re di S ard e­
gna il F inale, costrinse la Repubblica ad accogliere le non d isin te ­
ressate offerte della Francia e della Spagna e ad a llea rsi con loro ;
gli eventi della guerra sino alla sconfitta degli a lle a ti di Genova e
a ll’occupazione austriaca della città ; il periodo della gloriosa in su r ­
rezione e d ell’assedio che ne seguì sino alla conclu sione della pace
di Aquisgrana.
Cose nel loro complesso e nelle linee generali ben note, che qui
però si indagano e si chiariscono nei retroscena d ip lom atici, nel
giuoco delle cancellerie, nelle discordie tra gli stessi a lle a ti, così n e l­
l ’uno come n ell’altro campo, nei m oventi delle azion i m ilita ri fe lic i
o sfortunate. Ne risulta sempre più chiarito il fa tto che G enova
non rappresentò un episodio o un diversivo di secondaria im p ortan ­
za in quella com plicata guerra che mise in armi tu tta l ’E uropa, ma
uno dei punti centrali perchè, per varie ragioni, vi puntavano, e
coi più diversi interessi e sentim enti, A ustria, In gh ilterra e P ie ­
monte da un lato, Francia e Spagna d a ll’altro ; m entre, n ella ir r i­
ducibile tenacia quasi caparbia, n ell’ostinata d ifesa d ella propria
indipendenza e anche nelle mire espansioniste, Genova appariva non
passivo oggetto di ambizioni e di mercato ma partecipe attiva e
delle guerre e delle trattative diplom atiche.
A questo proposito è doveroso segnalare la g iu stizia che il B roclie
rende alPim portanza, a ll’abilità, al fervido amor patrio, tenace sino
a lla petulanza dei diplom atici genovesi: essi sono qualche cosa di
ben diverso da quegli in u tili e pom posi fantocci che una trad izion e
radicata anche tra gli storici liguri, tende a rap p resen tare: anzi
tu tta l ’azione diplom atica della Repubblica piccola e debole in mezzo
alle tem peste della politica europea gli appare abile e fortu n ata.
Esposte le vicende della prima metà del settecen to, il Broche
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RASSEGNA
BIBLIO G RA FICA
conchiude : « Se m aintenir en paix et trouver cependant chaque fo is
le m oyen de gagner quelque chose à to u tes ces com m otions qui
éb ranlen t l'E u rop e, voilà évidem m ent qui fa it honneur à la d ip lo ­
m atie gén oise ». Onore che scom pare però non appena si affaccia­
no le q u estion i di Corsica. Che quel governo così abile a d estreg­
g ia rsi divenga n e ll’isola incap ace sino al ridicolo, è afferm azione
che non si com prenderebbe e apparirebbe con trad ittoria se non si
pensasse che il B roche è , in pieno, nella teoria franco-corsa delle
colp e in esp ia b ili del governo genovese n elF isola e d e ll’attesa in vo­
cata liberazione per opera della F ran cia.
Sarebbe trop po lungo seguire analiticam ente la narrazione del
Broclie che, occorre ripeterlo, dovrà essere ten u ta presente da chiun­
que stu d i la sto r ia di questo periodo, come quella che, pur con esu ­
beranze e te si preconcette è la sola che abbia abbracciato nel suo
insiem e, in serendola nelle vicende della guerra generale, la storia
e la fu n zion e di G enova in quegli anni.
A parte quel suo giu d izio esagerato nei riguardi d ella F ran cia,
il B roclie è equo e sereno nel valutare la situ azion e e generalm ente
benevolo verso G enova, purché non si tra tti della Corsica. Però a n ­
ch ’eg li giu d ica con eccessiva severità quella cessione della c ittà agli
a u stria c i, dopo l ’abbandono d egli a lleati, il 6 settem bre 1746, che
la narrazione trad izion ale considera obbrobriosa· v iltà contrap po­
nendole il generoso ardim ento popolare nelFinsurrezione del dicem ­
bre. Senonchè quel fa tto non deve essere giudicato con m otivi sen ­
tim e n ta li isp ir a ti a lla con sueta condanna della vile in cap acità n o­
biliare, m a n elle condizioni di fa tto e nel tim ore del peggio. E il
peggio era, per i genovesi del tem po, il pericolo del dom inio sa ­
baudo. U n a resa a ll’esercito austriaco poteva essere un m alanno
doloroso ma tra n sito rio ; allontanare i piem ontesi quando fossero
en tra ti in c ittà , sarebbe stato m olto più difficile, forse im possibile.
P reoccu p azion i da non giudicare evidentem ente con criteri odierni ;
e che non fossero infon date provano la fiera indignazione del Re
di Sardegna per non aver avuto parte nella capitolazione e nell oc­
cupazione d ella c ittà e l ’aspro conflitto che ne seguì e che il Bozzola ha a ssa i bene illu stra to in uno studio sfu ggito alla diligen za
del B roche.
In due p u n ti questi in siste in modo particolare : la candida e
d isin teressa ta generosità francese e il programma ita lia n o del m i­
n istr o d egli esteri, m archese d ’Argenson. Così F abbandono di Ge­
nova nel 1746 è tu tta colpa degli spagnoli, dei quali i fran cesi h an ­
no dovuto subire l ’in iziativa ; gli aiu ti del Boufflers e poi del R i­
chelieu hann o salvato la città (ma la risposta del D oge al B o u f­
flers e le stesse Memorie del Richelieu che a Genova si occupò di
ben a ltro, e che vi fu troppo onorato) e persino la sconfitta del·
F A ssie tta nel 1747 finisce con l ’apparire una specie di sacrificio
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R ASSEGNA
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BIBLIOGRAFICA
com piuto su ll’altare dell’alleanza genovese per alleggerire il pesod ell’esercito austro-sardo assediante la c ittà ; e il d isin teresse c u l­
m ina con una politica da mani nette alla pace di A q u isgran a. Qui
la tesi è soverchiam ente forzata ; qualche volta, com e ad A q u isg ra ­
na, quel sedicente disinteresse parve p iu ttosto in cap acità politica,,
onde l ’opinione pubblica francese bollò quella pace con l ’ep iteto
di <( pace stupida ».
E quanto al d ’Argenson è vero che, partendo dalla- realtà po­
litica dell’Italia divisa in ta n ti piccoli sta ti deboli e d iscordi e
perciò soggetti alle esterne influenze, vagheggiò un piano in teso a
dare alla penisola un assetto stab ile e a legarne le sparse m em bra
in una confederazione che la rendesse indipendente d a ll’A u stria .
Ma il progetto, che non aveva neanche il pregio d e ll’o rig in a lità p er­
chè era stato adombrato anni prim a dallo C hauvelin, era un m o­
mento della costante azione politica francese in I ta lia , rivolta ad
esercitarvi l ’egemonia a danno della Spagna prim a, d e ll’A u str ia
poi. Del resto il d ’Argenson era un ideologo a stra tto che non tardò·
ad essere licenziato e contem poranei e posteriori lo hanno g iu d ica ta
un mediocre utopista.
Qualcuno potrebbe desiderar di conoscere l ’opinione del B roch e
sui due punti più controversi e appassionatam ente d iscu ssi d e ll’in ­
surrezione nel dicembre 1746. Per quanto riguarda i rapporti tr a
nobili e popolo, egli accetta e corrobora di nuove prove docum en­
tarie, l ’opinione del P andiani sulla partecipazione, sia pure in d ire t­
ta, della nobiltà a ll’azione popolare ; s u ll’id en tità personale del B a ­
lilla si accontenta di parlare del sasso lan ciato da un m onello e a g ­
giunge che : « par ce geste sym bolique cet hum ble et héroïque g a ­
min, sur le nom de qui les érudites génois d isputen t encore mais,
que la tradition sur nomme B a lilla , entre dans l ’h istoire et conquiert
le coeur de tout un peuple! ».
E gli sorvola cioè su lla questione e così farem o anche noi. N on
si sa mai ; potrebbe anche capitare che qualche m alcontento, in un
momento di dispetto o di oscuram ento m entale, ci accusasse d i....
tenebrosa cospirazione m assonica !
V it o
G.
V it a l e :
M a z z i n i , Po (fine vive, con una premessa e note a cura di Arturo·
Codignola, M ilano, Soc. Ed. N azionale, 1937.
A dover rispondere, tino a poco fa, alla domanda : com e si fanno*
conoscere ai giovani delle nostre scuole, gli scritti del M azzini, in
qual misura e con quali criteri, si rim aneva perplessi e scon certati.
C’erano, sì, nelle letture annesse ai testi di storia, nelle a n to ­
logie letterarie, stralci di prosa m azziniana. E con com m ovente a c ­
cordo, quelle pagine eran sempre le stesse, quasi che il M azzini con
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RASSEGNA
BIBLIOGRAFICA
i su oi setta n ta q u a ttro volum i (parlo dei già editi) fosse un così po­
vero scritto re da obbligare alla scelta di quei passi, i quali, per
•quanto b elli e buoni, a fu ria di rip etersi, stuccano. Ed erano anche
trop p o pochi e non davano un concetto adeguato alla grandezza
del loro autore. Le an tologie poi tra tte dagli sc ritti del M aestro, a l­
cune delle quali buone so tto m o lti asp etti, m ancavano di quella vi­
vace succosa a g ilità che sola può consentire al l'inesperienza giova­
n ile di com prendere e gradire pensieri e sistem i com plessi ed elevati.
I)i quel v ita le nutrim ento che è il pensiero m azziniano — ora —
i giovan i d elle scuole m edie possono alim entarsi. E non solo essi,
m a quante, tr a le persone colte, vogliano accostarsi al M azzini per
conoscerlo e in ten d erlo, senza affrontare la poderosa m ole d e ll’opera in tera di chi avendo presenti i m olteplici problemi m orali, po­
litic i, so c ia li ed econom ici della N azione potè su tu tti dire una sua
parola durevole.
T an to durevole che oggi le pagine del M azzini sono v iv e più di
quando egli le scriveva lascian d o fluire, com ’eg li diceva, ie idee dalla
cannuccia d ella penna, e riem piva i so ttili fo g li della sua m inuta
d isp eran te scrittu ra .
Q uesta v it a li t à irrom pente dal pensiero m azziniano, questa eter­
na m odernità di alcu ne idee cen trali del grande A postolo d ell'u n ità,
i l C odignola ha saputo cogliere e raccogliere appunto in queste P a ­
g in e v ìv e , la cui prem essa non solo illum ina il lettore sui criteri se­
g u iti n ella scelta , ma dim ostra come il pensiero del M azzini in se ­
r ito si n ella vena p u lsan te del più m oderno sistem a di vita sia più
o m eno scopertam en te esso stesso un creatore di m odernità. L a c o ­
noscenza del M azzini è nel Codignola quanto m ai am pia e sicu ra :
le pagin e dense e lim pide che precedono questa raccolta ne sono
— da so le — una prova. Le note che accom pagnano il testo non
soffocan ti e affliggenti di dottrin a, sono sempre sobrie, chiare, op­
portune.
La scelta dei p assi è ottim a sotto tu tti i rapporti. La trip lice
p artizion e della v astissim a m ateria già ne chiarisce il carattere e
ne segna i term in i.
N ella prim a parte la raccolta presenta pagine stupende tratte
d a lle p iù com m osse d elF E p istolario e da a ltr i sc ritti in cui l ’intim o
m ondo di fed e, credenze, affetti del M azzini è rivelato con su gge­
stiva evidenza. P agin e che devono essere lette dai giovani i quali
d ’una sincera p arola di fede hanno ta n to bisogno. Ë m erito del rac­
coglitore d ’avere scelto qua*i interam ente brani poco o punto noti
a i non sp e c ia listi, e degnissim i, invece, d ’esser ben conosciuti.
L a seconda parte, oltre a contenere passi di una a ttu a lità che
stu p ir à i letto ri giovanissim i, altre ne offre che giovano a illu m i­
nare il pensiero e l ’azione p olitica del grande genovese con viva
efficacia.
B en issim o ha fatto il C odignola a inserirvi la lettera al Manin
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RASSE GNA
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BIBLIOGRAFICA
nella (piale il Mazzini confuta la stolta e m enzognera accusa
della « teorica del pugnale » ; anche m eglio ha fa tto a ripubblicare
queH’« appello ai giovani » squillante an ch ’oggi per q uan ti hanno
m ente e cuore.
E se nelle pagine di critica storica, artistica e letter a r ia , c o s ti­
tuenti la terza parte, alcuni atteggiam enti, giudizi e idee del M az­
zini non sono tu tti — oggi — accettabili, altri sono t u t t ’ora ta li
da considerarsi definitivi. La « M issione dello storico » può essere
m editata, con profitto, da m olti.
Della opportunità di far conoscere il M azzini — d irettam en te —
ai giovani mi pare che nessuno possa discutere. N on solo per quello
che di vitale c ’è nel grande genovese, ma per il fa scin o che su di
essi il pensiero e la parola di lui hanno sempre esercita to . Q uella
sincera passione di patria, quel calore nei convincim enti, la tr a sc i­
nante eloquenza di quella prosa prendono l ’anim o giovane e vi s ’im ­
primono per sempre.
A lla nostra gioventù — come ad ogni sp irito chiaro e sincero —
non si deve far perder tempo nelle vuote esercitazion i retoriche,
ma nemmeno si deve, per fuggir quelle, condannarla a ll’a rid ità , a l­
l ’inerzia intellettuale, facendo credere ad essa che l ’arid o, il p ia tto ,
l ’incolore siano sinonim o di realism o e p raticità e serietà.
Le pagine del Mazzini sono tra le più necessarie ai giovan i per
far comprendere* come l ’altezza della mente non b asti alla grandezza
umana, se non è unita ad un carattere robusto e ad un cuore capace
di sentire la bellezza di una fede e di una idea.
In questo, il Mazzini è m aestro di tu tti e di sem pre.
L
eona
R
avenna
L o p e z , S tu d i sull'economia genovese nel m edio e v o , Torino,
Lattes, 1936-XIV, pagg. 270.
K oberto
Ottim o volume che arricchisce la bella collezione di « D ocum enti
e studi per la storia del Commercio e del D iritto C om m erciale ita ­
liano » diretta da P atetta e Chiaudano, e su cui si è to sto rivolta
l'attenzione dei cultori delle discipline storiche ed econom iche. I l
volume comprende tre lavori, dei quali i prim i due hanno l ’am piez­
za e la struttura di studi organici e robusti ; l'u ltim o presenta il
suo maggiore interesse nella raccolta stessa dei docum enti pubbli­
cati. In tutti l ’autore rivela sicura m aturità scientifica, com petenza
specifica e felice intuito storico. E gli pensa ed elabora i su oi stu d i
in un piano di lavoro meditato ed arm onico, di cui si atten d e, s e ­
condo la promessa, il completo svolgim ento.
Intanto abbiamo qui pregevolissim e trattazion i di p a rtico la ri
periodi ed aspetti della vita economica genovese, secondo p u n ti di
vista non comuni e sul fondamento di ricerche o rigin ali ; tra tta zio n i
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RASSEGNA
BIBLIOGRAFICA
a lle quali l ’a g ilità del concepim ento e della form a assicura anche
una m aggior vivezza e u n ’a ttr a ttiv a in più per il lettore.
S o tto questo riguardo va m esso in primo piano il saggio su « /
Genovesi in Affrica O ccidentale nel medio evo ». D elin ea to con abi­
lità e con n itidezza di disegno — e non nuoce anche un certo s a ­
pore d ’a ttu a lità — il lavoro m ette in evidenza una sicura ed am pia
inform azione s u ll’argom ento, una sagace valutazione dei particolari
e una vision e d e ll’insiem e chiara e sensata.
Il X III è il secolo p rediletto dal Lopez, che di ta le periodo a u ­
reo del Com une genovese si è già occupato anche in a ltr i sc ritti pre­
ced en ti di ricon osciu to valore. A nche il presente volum e si riferisce
prevalentem ente a ta le secolo ; tu tta v ia il saggio ora ricordato ab­
braccia più v asto spazio di tem po, giungendo tino a ll’epoca m oderna.
Se l ’esp an sion e di Genova in oriente è sta ta oggetto di una rag­
guardevole m esse di ricerche storiche, non così si può dire per quella
verso occidente, non ostan te ottim i lavori come quelli del Caddeor
del C iasca, del D i T u cci; onde più che opportuna si ritien e la pub­
blicazione di questo stu dio, che è anche e sovratutto lavoro di s in ­
tesi e che si spera possa essere com pletato per altre epoche e per
a ltre zone di p articolare interesse.
Lo scopo d ella ricerca è in d icato con precisione d allo stesso au ­
tore, in quanto essa « non vuole essere una sto ria a n n alisticam en te
n arrata, ma sop rattu tto una m essa a punto generale fon data su a l­
cune pubblicazioni recenti e su lla nostra personale esperienza ; e
una segn alazion e di punti in teressan ti e m al noti ».
Carte portolaniche e scrittori arabi sono fo n ti preziose già in te r ­
pretate, ed egregiam ente, da a ltr i come il La R oncière ; ma una ric­
ca fo n te da esplorarsi è co stitu ita dai cartulari n otarili, sp ecialm ente
per chi voglia stu diare il fenom eno dal punto di vista econom ico
c h e 'è p oi quello che, secondo giustam ente afferma il Lopez, deve es­
sere p osto a fondam en to di ogni ricerca al riguardo.
Le fin a lità prevalentem ente com m erciali — che per la segre­
tezza che esigevano furono purtroppo causa delle scarse n otizie tr a ­
m andateci — son o perseguite per secoli da intere fam iglie quali i
V iv a ld i, i M alfante. i M alocello.
Ma vi sono a ltri asp etti che occorre considerare e che l ’au tore
esam ina con efficace rilievo : il religioso e il m ilitare. L ’opera dei
F ran cescan i al M arocco nel X III secolo e in generale il fattore re­
lig io so n e lla penetrazione d e ll’A ffrica sono argom enti degni di par­
ticolare segnalazione. Qui sono ricordati rapidam ente insiem e con
le spedizioni m ilita ri, delle quali il nostro autore esam ina quella
più im p ortan te di Ceuta, che porta alla creazione d ella prim a
« m aona ». A una successiva p o litica fondata su pacifici tra tta ti si
avvicendano le due crociate di L uigi IX, alle quali ta n ti genovesi
parteciparono privatam ente, e che provocarono per qualche tempo·
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RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
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un arresto dei rapporti com m erciali con le terre d ’A ffrica, com e a t ­
testano gli a tti notarili. Seguono infine l ’istitu zio n e d e ll’« Officium
Robarie » — ricondotta dal Lopez verso il 1290 — e le sp ed izion i p u ­
n itive del doge A ntoniotto Usodim are (1389 e 1390), quando già il
prestigio genovese in occidente era in piena decadenza.
Se poco nota è la storia economica di Genova dei secoli ΧΙΥ-Χλ ,
u n ’opera del Krueger di questi u ltim i anni dovrebbe colm are la la ­
cuna per il sec. XII, specialm ente in quanto essa è fo n d a ta sui se tte
cartulari di detto secolo giu n ti fino a noi. Il Lopez an alizza, con la
sua competenza in m ateria, l ’opera del K rueger facendo in te r e ssa n ti
osservazioni. Manca in questa il regesto, clie pur sarebbe sta to op ­
portuno, dei documenti adoperati ; le statistich e, ricavate da n otai
non contemporanei fra loro e non fondate su una media di d a ti,
non possono avere valore sicuro; im precisi restano talora questi u l­
tim i, come quelli relativi alla questione delle stagion i in cu i i \ia g g i
avevano luogo. Preziose invece sono le notizie su lle persone e fa m i­
glie che attendono ai traffici n e ll’Affrica occidentale, per i quali
aumentano gli investim enti negli u ltim i decenni del secolo.
Ma quello che è trascurato del tu tto dal K rueger è da una parte
« la natura, la provenienza, le proporzioni degli a r tic o li di sca m ­
bio », d all’altra « l ’ordinamento interno delle colon ie com m erciali
genovesi ».
Il secondo è argomento mal noto anche per il L evante. Q uanto
a ll’occidente sembrerebbe dalle fo n ti che fra il X II e il X III secolo
non esistesse che la sola m agistratura degli « scribi », m entre di
consoli non si parla che a partire dal 1237 per Ceuta e d al 1232 per
Tunisi, senza però che possiamo ricavare deduzioni sicure in p ro­
posito.
Il Lopez si sofferma quindi a tratteggiare la figura d ello « sc r i­
ba », che troviam o nel Maghreb fin dal 11G1 e vi sopravvive alla
istitu zion e dei consoli. Ma osserva che finora ta le m agistrato è sta to
confuso con gli appaltatori della scribania o con i so liti scribi della
metropoli, laddove « lo scriba coloniale non è ta n to un cancelliere
e uno scrivano quanto il rappresentante del fisco della m adrepatria »,
e come tale è probabile che esercitasse di fatto attrib u zion i che fu ­
rono poi dei cònsoli, la cui istituzione sarebbe sta ta per ta le ragione
ritardata.
Circa la quantità, il valore e la provenienza delle esportazioni ed
im portazioni l ’autore, riferendosi ai dati più o m eno com pleti rac­
c o lti dal Krueger e dallo Schaube e a fonti inedite, ci presen ta una
sintesi interessante delle caratteristiche del com m ercio col M aghreb,
alla quale fa seguire una rapida rassegna delle svariate m erci di
scambio^
Fra queste merci particolarm ente prende in esam e l ’oro prove­
niente, con gli schiavi e rallum e, d a ll’interno d ell’A ffrica, dalla re­
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RASSEGNA
BIB LIO G R A FICA
gion e del Bam buk fra Senegai F aleine e N iger, in torn o a lla quale si
co stitu ir o n o tu tti i grandi im peri sudanesi d agli an tich i im peri di
G hana e di M ali tino ai m oderni di A ll-H agg-O m ar e di Sam ory.
G elosam ente era celato dai cercatori il procedim ento con cui rica ­
vavano la polvere preziosa, e il curioso scam bio m uto del m eta lla
con le m erci im portate avveniva nel medioevo in u n ’iso la fluviale
del Bam buk, senza incontro e c o n ta tti con i m ercanti, che la sc ia ­
vano colà i propri a rticoli ritornando più tardi a ritirare l ’oro che
i negri vi d epositavano in com penso : la religione an im istica g iu s ti­
ficava poi il m antenim ento di quel segreto.
L ’oro del Sud an per le carovaniere del Sahara sboccava ai porti
della B arb eria e d e ll’E g itto e a lla costa atla n tica . I G enovesi sin o
a lla fine del X III secolo avevano concentrato il proprio com m ercio
nel M editerraneo ; tu ttavia il primo contratto pervenutoci per S a leh r
oltre G ibilterra, segue im m ediatam ente il tra tta to stip u la to da Ge­
nova con lo sta to A lm ohade nel 1161. Ma dopo il 1161 la denom in a­
zione di Saleh è so stitu ita da quella generica di « Garbo », che ser­
viva a tu te la r e m aggiorm ente quella segretezza com m erciale, che
rende ta n to r eticen ti gli a tti n otarili del tempo.
Q uesto scalo, che su llo scorcio del duecento occupa per a ttiv ità
nei com m erci di Genova il terzo posto dopo Oeuta e B u gia prece­
dendo T u n isi, era frequentato dai G enovesi — come suppone il L o­
pez — specialm en te per l ’oro del Bam buk, che veniva da quei m er­
ca n ti tra sp o rta to dal Sudan a ll’A ffrica m editerranea; ed i rapporti
pacifici durarono fin oltre il vano ten tativo di dom inio religioso di
Innocenzo IV e l ’effimera conquista cristian a del 1260.
In ta n to le n avi genovesi avevano già raggiunto un nuovo porto
p iù m eridionale e vicino a lla regione d ell’oro, quello di Safi ; fatto
questo che il nostro autore m ette in relazione e spiega con la sim u l­
tanea con iazion e del genovino d ’oro avvenuta nel 1252. Ed ecco lasublim e im presa dei V ivald i (1291), quella di Lanzerotto M alocello
alle C anarie (1312), ed a ltri sem pre più frequenti viaggi, dal X III
al XV secolo, verso l ’A tla n tico m eridionale ; viaggi che hanno certo
un fondam en to ed uno stim olo econom ico ma che nulla perdono per
ciò d ella loro luce eroica ; im prese a cui forse giovarono i perfezio­
n am enti della tecnica navale (pur discutibile in qualche caso), ma
che rim angono testim onio sop rattu tto d ell’audacia dei m arinai ita ­
lia n i. P urtrop p o però, con la decadenza politica di Genova, l ’ard i­
m ento dei suoi figli veniva orm ai m esso a servizio dello straniero.
In teressan te è pure la penetrazione terrestre dei G enovesi nell ’A ffrica occidentale, anche più difficile però a conoscersi d ell’esp lo­
razione m arinara. Il prim o viaggio a noi noto è del 1202 ed ha per
m eta Tazuta (a sud di M elilla). Secondo l ’ipotesi d e ll’autore, si
tra tta della spedizione di un in viato del Comune genovese o di B e­
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R ASSE GNA B I B L I O G R A F I C A
223
nedetto Zaccaria in rapporto alla vittoria allora rip o rta ta da que­
s t ’ultim o su la flotta marocchina.
Altro anonimo è il viaggiatore e « dignus m ercator » genovese,
dimorante a Ligelmessa e in relazioni com m erciali con i m ercanti
Fonaregh, che — senza accennare a ll’oro — aveva fo rn ito n otizie a
Giovanni Mauro di Carignano per il suo planisfero, in cu i sono se ­
gnate le località riguardanti il m uto baratto d ell’iso la P a lo lu s.
Più tardi, nel 1447, d all’oasi di Tuat a dodici giorn ate di c a ­
valcata n ell’interno del deserto, m anda, con una letter a al socio P e i civalle Marioni, il suo poco favorevole « rendiconto com m erciale »
Antonio M alfante, del quale già si è occupato p articolarm ente il D i
Tucci. 11 viaggio gli era stato certo isp irato dai cartografi ebrei di
Maiorca e lo scopo dovette essere senza dubbio il solito : l ’oro del
Bambuk. Egli aveva portato panni per il b aratto; m a quei ben ed etti
negri andavano nudi ! Onde suggeriva al socio altre m erci di scam ­
bio : sale e rame. Anche questa volta, come intorno al 1252, m otivo
determinante della spedizione dovette essere una nuova tra sfo rm a ­
zione monetaria avvenuta in Genova appunto nel 1447, quando cio è
la casa di S. Giorgio instaurava, per con siglio di B en ed etto C en­
turione, una specie di m onom etallism o aureo.
Ma certo di numerosi altri viaggi non giunse a n oi n o tizia , com e
ce ne pervenne invece di quelli com piuti da A n to n io tto U sod im are
col Ca’ da Mosto lungo il Gambia e fino alle isole B issa g o s, sem pre
intensi alla medesima ricerca. S i intensificavano fr a tta n to le sp e­
dizioni nel Sahara e nel Sudan, alla fine del XV se c., quando la
scoperta dell’Am erica e quella della via per le In d ie, venivano a
modificare sostanzialm ente la situazione ; non così però d a stroncare
del tutto la penetrazione dei G enovesi n e ll’A ffrica occid en tale d u ­
rante l ’età moderna, intorno alla quale l ’autore c i prom ette un a l ­
tro saggio.
Studio ben inquadrato e solido è quello sulle « O rigin i d e ll'a r te
della lana ». Erudizione ed acuta interpretazione di docum enti e di
situazioni non cedono dinanzi alla ponderata a g ilità del saggio pre­
cedente.
L’autore, dopo uno sguardo a ll’a n tich ità e a ll’a lto m edioevo,
prende le mosse da una constatazione di fa tto : il com m ercio in G e­
nova riassorbe naturalm ente in sè le m igliori e le m aggiori energie
e i più cospicui capitali, di fron te a ll’industria r istr etta , oscura,
per lo più finanziata da donne, da provinciali e d a vecchi m ercanti
a riposo. Denaro e braccia sono chiam ati irresistib ilm en te al m are:
debole è l ’operosità industriale anche poco stu diata del resto d agli
storici, specie per il periodo più antico ; in oltre fra le tip ich e figure
del mondo medioevale genovese quella d ell’artig ia n o non è sta ta
peranco completamente tratteggiata.
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RASSEGNA
BIBLIO G RAFICA
Il Lopez concorre a colm are siffatta lacuna con lo stu d io di una
d elle a r ti più im p ortan ti. E g li pensa che non sempre, com e com une­
m ente si fa , possa ricostru irsi il periodo di form azione d e ll’in d u stria
com u n ale su lla base di tard ivi s ta tu ti delle a r ti; così per Genova
osserva che la situ azion e del X III sec. non è per nulla rispecchiata
d a g li s ta tu ti del B o u cica u lt e che « il regim e econom ico e giuridico
delle o rig in i d e ll’arte laniera è totalm en te diverso da quello che si
sta b ilirà più ta rd i ».
A l qual p rop osito una prem essa fondam entale è a n zitu tto neces­
saria. E d è q u esta : che il lavoro che stiam o per esam inare non ha
un sem plice in teresse locale, ma possiede un suo p articolare valore
di ca ra ttere generale, che lo distacca nettam ente da tu tte le prece­
d en ti opere pubblicate su lle arti delle diverse regioni. D i fa tto è in
esso tra c c ia to ed applicato un m etodo nuovo nello stu d io della storiad elie a ttiv ità a r tig ia n e : quello di rifarsi, nelle ricerche sul periodo
d elle o rigin i, non alle regole sta tu ta r ie di epoche posteriori, ma agli
a tti sin cron i, che il Lopez anche qui sa scegliere con felice m ano dai
p reziosi c a r tu la r i n otarili.
Ciò prem esso, notiam o che, fra g li ostacoli che si opponevano al
progredire d e ll’in d u stria della lana in Genova l ’autore ricorda s u ­
b ito il com m ercio estero, data la forte concorrenza che questo creava
a ll’in tern o. E più tem ib ile ancora della concorrenza dei panni francesch i e in g le si era quella dei lom bardeschi, per quanto m eno pre­
g ia ti, che a G enova confluivano anche per la riesportazione verso a l­
tre parti d ’I ta lia e fu ori. M ancavano poi m isure protezionistich e, che
sarebbero sta te svan taggiose alla m assa preponderante dei m ercanti
e dei n avig a to ri, i quali tenevano nelle proprie m ani il Comune.
Così d e ll’arte della lan a non si ha per lungo tem po traccia nei
docum enti. N el n otu lario di G iovanni Scriba (1154-1164) non si trova
nessuna in d icazion e di la n aioli, e scarsi riferim enti si hanno in quel­
li dei n o ta i su ccessivi, rinvenendosene un numero meno esiguo so l­
ta n to n eg li a tti di M aestro Salm one (1222-1226), che pur ci fornisce
il nom e di appena tren tasette artigian i della lana, e questi quasi
t u t t i fo restieri, im m igrati isolatam ente o in cerca di fortuna o per
sfu ggire persecuzioni religiose, favoriti dalla larga osp ita lità co n ­
c e ssa dal Com une genovese. Fra di essi va ricordato un nucleo di
U m ilia ti, i quali nel 1228 fondavano in Genova una Aliale della
casa m adre di A lessandria. A proposito di questi però il Lopez m o­
stra su lla scorta dei docum enti e correggendo l ’opinione corrente,
che la loro im portanza circa lo sviluppo d ell’arte della lan a n ella
c ittà lig u r e va alquanto lim itata, esistendovi già tale in d u stria
prim a d ella venuta di essi, e non apparendo la loro a ttiv ità m aggiore
d i quella d egli a ltri lanaioli.
Cinque m onasteri esercitavano in città l ’arte, ma, a quanto si
p uò dedurre d agli a tti n otarili illu stra ti dal nostro autore, non ec·
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RASSE GNA B I B L IO G R A F IC A
225
G elivam ente prosperi dovevano essere i loro affari ; m entre in ta n to
si accresce, fra il 1234 e il 1240, il numero degli a r tig ia n i nuovi im ­
m igrati che vengono in Genova con la fiducia di trovarvi un cam po
meno sfruttato e perciò più redditizio, e le condizioni dei lavoratori
sembrano m igliorare ed essi com inciano a fissarsi in un quartiere
proprio fra la- Cliiesa di S. Stefano e il R ivotorbido.
L’incremento d ell’arte si accentua dopo il 1241 per culm inare
nel primo semestre del 1255; e il Lopez, che ne docum enta la co n ­
sistenza, ne dà pure ingegnosa spiegazione in rapporto a lla guerra
del Comune con Federico II e al sistem a bim etallico del 1252. A u ­
mentano i contratti di garzonato e di lavoro ; si aprono nuove b o t­
teghe e nuove vie nel Borgo dei Lanaioli ; nativi d e lla c ittà sem pre
in maggior numero si aggiungono ai forestieri n e ll’esercizio d e ll’arte.
Notizie im portanti sui vari generi di panni, su lle q ualità delle lane
e loro provenienze e sulle sostanze coloranti portano l ’au tore alla
conclusione che il minor progresso di tale in d u stria risp etto alle
Fiandre ed a Firenze non dipendeva certo dalla deficienza di buone
m aterie prime in Genova, dove anzi queste ultim e in parte si a c ­
centravano per la riesportazione un p o’ dovunque.
Utilizzando opportunamente i dati fo rn iti da num erosi a tti, il
Lopez può parlarci poscia delle condizioni delle a p o th ecae del d u e­
cento genovese, delle diverse categorie di artig ia n i e lavoratori in
rapporto a ll’arte studiata, ricostruendo le diverse fa si d ella la v o ra ­
zione dei panni.
Una particolare trattazione hanno alcu ni m estieri più o m eno in ­
tim amente collegati con l ’in d u stria laniera. Così i tin to r i, che ci
presentano con i loro rectores del 1222 il primo esem pio conosciuto
di m agistratura professionale in Genova (i più an tich i consules m u ­
lionum appartengono a un m estiere propriam ente fu ori del cam po
artigiano), costituiscono una categoria più antica e conservarono in
generale una certa superiorità risp etto ai lanieri. Come i tin to r i,
così i tonditori e garzatori sono quasi tu tti genovesi e precedono in
tempo i lanieri, fatto dovuto alla precedenza d e ll’introdu zione dei
panni forestieri di fronte alla tessitu ra locale. E con i tavern arii
(mediatori di panni) e i negozianti di la n a sono pure ricordati i
maclia/t'oUi, che gareggiano con i lanieri, ottengono propri cap itoli
nel 1306 ed abitano in un quartiere distinto e lon tan o a P orta dei
Vacca.
A com pletare il quadro della v ita dei nostri a rtig ia n i non m an ­
cano infine accenni alla figura della m oglie del laniere (laneria), alle
risse interne, ai costum i fam iliari e alle condizioni econom iche di
detti artefici.
Riguardo al loro ordinamento interno, vengono esam in ati a n z i­
tu tto i contratti di garzonato, che sono contro la consu etu d in e va­
riabilissim i di forma.
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RASSEGNA
BIBLIO GRA FICA
La d istin zio n e fra d iscipu li e laborantes e quindi fr a d iscep olati
e c o n tr a tti di lavoro, com e quella fra il lanerius stesso e il lavo­
r a n te non è sem pre ben chiara e n etta ; in generale si può afferm are
che il progresso d elP arte si accom pagni con un m iglioram ento delle
con d izion i dei garzoni, probabilm ente, come osserva il Lopez, per
l'in ter e sse che avevano i la n a io li ad attirare alla loro in d u stria gio
vani, che si sarebbero altrim en ti d ed icati ad a ltre a ttiv ità più rim u ­
n erative quali quelle del com m ercio e della navigazione.
I l num ero dei collaboratori nella bottega del lan aiolo era vario
ma non m ai m olto elev a to ; ta lv o lta il m aestro ricorreva a ll’opera
di lavoratori a sa la rio , e m eno frequentem ente ancora dava lavoro
da esegu irsi fu ori della sua bottega : si hanno in oltre anche form e
di so c ie ta te s fra a rtig ia n i dovute al bisogno di reciproco aiu to, ta n to
che col dim in u ire della penuria di ca p ita li, ta li rapporti a sso cia tiv i
vanno pure scom parendo.
1
grossi ca p ita li non venivano in v e stiti in questa in d u stria e gli
ste ssi m in u ti risparm i trovavan o spesso im piego più redditizio nel
traffico in tern azion ale. T ale penuria^ di denaro determ inava con se­
guenze d eleterie n ell'arte, com e lo scarso num ero di vendite a cre­
d ito, che il Lopez, a differenza di a ltri, ritien e dovuto alla necessità
di vendere a c o n ta n ti per realizzare il denaro occorrente per il p a ­
gam ento della la n a com perata a credito, a breve scadenza e n a tu ­
ralm ente d i so lito al m in u to. E ta le m ancanza di denaro, prim a a n ­
cora del form arsi di regole com parative, strin ge i lanieri in s o li­
darietà vicend evole, la quale a sua volta, nell isolam ento in cui essi
vivono in m ezzo a lle a ltre varie form e di a ttiv ità econom iche, p ro­
voca una in ev ita b ile e generale ripercussione di ogni dissesto che col­
pisca anche pochi di d etti a rtigian i.
T rattan d o d e lla prim a organizzazione giuridica d ell’arte,^ l ’autore non si riferisce di proposito, per le ragioni già dette, nè a s ta ­
tu ti contem poranei di altre c ittà , nè a quelli tard ivi del B ucicald o.
S e d etta organizzazione va delineandosi per tu tti i m estieri nel se ­
colo X III, giungendo al principio del trecento al suo com pleto sv i­
luppo, essa non presenta dapprim a, in tu tti i casi, un egual grado
di evoluzione, variando il tem po in cui si form arono le diverse a t t i­
vità artig ia n e.
D a una perspicua interpretazione dei docum enti esam inati, il L o
pez deduce le non m olte notizie che si possono fissare sul prim o p e­
riodo d elP arte della lana. Certo il Comune, fin dai prim i tem pi em a­
nò norm e rigu ard anti i diversi m estieri (si veda il breve della Cam ­
pagna del 1143) : ma nulla si conosce relativam ente ai lanieri fino
al 1244. In quest'anno abbiamo il primo esem pio pervenutoci di un
accordo collettivo di lan aioli : ma solo nel 1255 troviam o m enzionati
in altro istrum en to « m inistri seu rectores laneriorum », senza però
che P arte propriam ente detta risu lti organicam ente costituita^ m an­
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BIBLIOGRAFICA
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cando i consoli di tale corporazione ancora nel 1261 fra quelli che
sottoscrivono il trattato di N infeo. F in alm ente n el 1274 dopo la co.
stituzione della « felix societas apostolorum S im on is et Ju d a e » con
l ’Abate del popolo, troviamo m enzione di uno sta tu to d elP arte della
lana, retta ormai da due consoli e da un regolare C on siglio. S e si
considerano però le attribuzioni di questi m agistrati, non pare che
esse fossero sempre ben definite, come nel caso d e ll’a rb itrato, d e­
ferito, per quanto ci risulta, a com pagni di lavoro. D a q u esta o s ­
servazione e dalle altre fatte precedentem ente s u ll’incertezza di re ­
gole interne relative al garzonato, ai dipendenti del m aestro, ai r a p ­
porti con le arti affini, a ll’ingresso dei forestieri, si giu n ge a lla c o n ­
clusione che la nostra corporazione non dovette avere quella s a l­
dezza di organizzazione che possedeva tale arte in a ltr e c ittà ita lia n e.
Fu anche questa una delle cause principali d ella crisi che si d e ­
terminò a Genova in questa sfera di a ttiv ità in d u stria le verso la
fine del 1255.
Il fatto è per la prima volta portato a nostra conoscenza dal L o­
pez, che attraverso lo studio atten to ed acuto dei num erosi a tti n o ­
tarili consultati, ricostruisce i m omenti fondam entali di ta le c r isi,
adeguatamente valutata nelle sue cause e nelle sue conseguenze.
N ulla fa pensare al tracollo: in quello stesso anno vi è m ovi­
mento insolito n ell’arte e si avvia anche una esp ortazione d i panni
genovesi, iniziata già negli anni precedenti. N el 1255 i la n a io li dànno più di frequente la loro merce in accomm enda, anziché a cred ito,
per mercati relativam ente vicini in Ita lia e in P rovenza, ed essi s te s ­
si esercitano in persona tale commercio m arittim o : segno d ella d if­
ficoltà di vendita· sul mercato interno e di una crisi di sovraproduzione che non può essere superata, per la scarsezza dei ca p ita li di
riserva di cui possono disporre. E d ecco la serie dei fa llim en ti im ­
provvisi e per somme che non paiono davvero cospicue con la co n se­
guente depressione dei prezzi e la ripercussione in ev ita b ile — per le
ragioni già accennate — anche nelle più solide aziende e per g li a n ­
ni successivi, che registrano un allentam ento n egli affari e nella v i­
talità delParte laniera.
D a ll’esposizione di tali avvenim enti il Lopez prende in oltre lo
spunto per riesam inare rapidamente i torbidi popolari che portarono
alla creazione del primo Capitano del popolo, G uglielm o B occanegra, nel 1257. P iù che nelle m alversazioni del P odestà F ilip p o D ella
Torre, la causa del rivolgim ento egli vede specialm ente nella rea­
zione contro l ’aristocrazia ; nè crede doversi respingere fra i m o­
tivi determ inanti del moto la introduzione negli s ta tu ti com u n ali
delle costituzioni pontificie contro gli eretici (1256) ; cosa che ebbe
certo a suscitare m alcontento fra i lan aioli, non pochi dei q uali in ­
clinavano a ll’eresia.
Si presenta quindi a questo punto il quesito: quale p arte ebbero
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RASSEGNA
BIBLIO G RA FICA
le a r ti nella rivoluzion e del 1257? N u lla si sa di preciso. È da o s­
servarsi per altro che tu tte le corporazioni artigian e propriam ente
d e tte p otevan o avere ragion i di m alcontento e per la concorrenza
d elle m erci im p ortate dai traffici dom inanti, e per la d istrazion e di
c a p ita li e d i u om in i dal loro campo di a ttiv ità , donde le deboli r i­
sorse finan ziarie, l ’affluire di a r tig ia n i forestieri, e un certo d isagio
generale (fatta eccezione per l ’arte d ella seta) nel periodo dei m olti
fa llim e n ti dei la n ie r i sopra ricord ati. Per questi u ltim i poi i m ali
risu lta v a n o sem pre p iù accen tu a ti : la loro crisi cadeva n e llo stesso
anno d e ll’in fe lic e p od estariato del D ella Torre, sotto il quale il
gravoso sistem a di tassazion e con relativo ap p alto a benefìcio d ella
n o b iltà aveva determ in ato d ann i e proteste da parte del popolo.
N u lla più verosim ile, dunque, anche se ne m anchino le prove,
che g li a r tig ia n i e fra questi i la n a io li avessero parte n ella riv o lu ­
zion e che creò il C apitano del popolo, pur non avendo g li artifices
potenza di organizzazion e sufficiente per esercitare essi ste ssi una
prem inente azion e nel nuovo ordinam ento politico. P iu tto sto si d o­
vrà pen sare che il B occan egra — figura che, come rilevò il V itale,
m olto si accosta a quella del « signore » — cercasse n ella cla sse a r­
tig ia n a un appoggio e una base contro la nobiltà, com e m ostrò c h ia ­
m ando in torn o a sè i « consules m inisteriorum ac cap itud inem a r ­
tiu m ».
Lo stu d io si chiude con la pubblicazione in tegrale di una serie
d i im p o rta n ti docuinenti e con am pie ed accurate T abelle, le quali
p er se stesse costitu isco n o una fon te u tilissim a di dati che, desunti
d ai c a r tu la r i n o ta r ili, valgono a comprovare m olte delle precedenti
a sser z io n i e a dare, per i diversi lan aioli, una precisa idea d e ll’a t ­
tiv ità com m erciale, del potere d ’acquisto e delle form e della loro
produzione.
L ’u ltim o lavoro è una « N o ta sulla composizione dei p a trim o n i
p r i v a t i nella p r im a m età del D uecento » : lavoro che veram ente, co­
me dice l ’autore, « considera e riflette la v ita econom ica e sociale
da un p u n to di vista insueto ».
Il p rin cip a le valore della pubblicazione consiste proprio nei venti
docum enti to lti essi pure dai cartulari d ell’A rchivio genovese. Si
tr a tta di una serie interessan te di inventari, che vanno d al 1227 al
1201, dai q uali si può comprendere quale fosse la con sisten za dei
p atrim on i p rivati in detta epoca, per le diverse classi so cia li, quanto
a ricchezza m obiliare e im m obiliare, commende, terreni, case, ecc.
G li inventari sono razionalm ente scelti fra m olti a ltr i esam inati,
in modo da fornire una esem plificazione sufficientem ente com pleta
suH ’argom ento stu d iato, che non è qui, come di solito, il costum e o
la lin g u istic a , bensì la v ita econom ica e sociale della c ittà . Anche
so tto questo particolare riguardo m olte sono le deduzioni che se ne
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RASSEGNA B I B L IO G R A F IC A
potrebbero ricavare ; e il Lopez ne dà nelle pagine in tro d u ttiv e un
saggio rapido e succoso.
Pone egli in rilievo le caratteristiche patrim oniali di m em bri di
fam iglie feudali, come il marchese di Gavi, o di fa m ig lie v isc o n tili,
come i I)e Castro o De Cassello e i D alla V o lta a n ta g o n isti d egli
Avvocato, da cui si differenziano oltre che nel cam po p o litico anche
in quello economico, m anifestandosi una; m aggiore resisten za di p o­
tere da parte dei primi, che avevano rivolto tu tta la loro a ttiv ità
al commercio, mentre gli avversari ne erano rim asti del tu tto
estranei.
A ltri inventari riguardanti nobili fam iglie vengono illu str a ti ; in ­
ventari nei quali appariscono numerose commende e in un caso a n ­
che quietanze di commende.
Imm obili rurali si riscontrano in prevalenza fra i beni di f a ­
m iglie minori venute dal contado, quando già esse non abbiano in ­
vestito, come talora si verifica, il loro patrim onio nei traffici. D i in ­
teresse particolare sono poi gli inventari di p rofession isti, b ottegai,
artigiani, come quelli di un giudice, di uno scriba del com une, di
uno speziale e di vari a/ì'tifices fra cui un lavaiolo, il più m odesto
di tu tti.
Importante osservazione generale è che, n onostante la poca u n i­
form ità patrim oniale delle diverse classi, la proprietà della terra
ed il commercio risultano di regola nettam ente sep arati, alm eno per
l ’epoca qui considerata.
Cose degne di nota sono infine l ’intensa a ttiv ità affaristica delle
donne ; la larga diffusione delle commende ; il fa tto che denaro l i ­
quido, gioielli, oggetti di abbigliam ento non si trovan o più abbon­
danti presso le fam iglie m aggiorm ente ricche; il possesso generale
di armi ; lo scarso numero di servi, ecc.
La lettura di quest’ultim o lavoro com pleta così una vision e s u f­
ficientemente precisa, colorita ed anche organica — non ostan te le
lacune e le ombre — del duecento genovese stu d iato so tto P asp etto
economico-sociale, che è poi fondam ento al processo p o litico e ci
permette di penetrare più a dentro nella vita reale del popolo.
Visione eminentemente plastica, penetrazione viva, rea ltà e c o n ­
cretezza che solo si possono attingere attraverso il docum ento p a l­
pitante, attuale, quando questo si sappia analizzare, in ten d ere ed
interpretare con intelligenza e dottrina. Ed è ciò appu nto che il
Lopez sa fare egregiamente.
O norato
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P à s t in t b
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RASSEGNA
BIBLIOGRAFICA
A . M. G h i s a l b e r t i , L e tte r e <U Felice O rsini, R. I s titu to per la S to ­
r ia del R isorgim en to Ita lia n o , Rom a, V ittorian o, 1936-XIV.
I l G h isalb erti, da tem po, indagatore solerte dello sp irito e delF opera di F e lic e O rsini, presen ta una raccolta di lettere, n ella
q u ale, ripubblicandone di già note, altre m utile ne in tegra, altre
ne aggiu n ge di in ed ite.
La ra ccolta è preced uta da una in form atissim a prefazione, accom ­
p a g n a ta da opportune note e segu ita da u n ’appendice interam ente
in ed ita .
U n gruppo di queste lettere si riferisce al nucleo dei M azziniani
d i G enova che ebbe, fino a ll’agosto 1852, n ella casa di M aria M az­
z in i, il suo centro di riunione. Le lettere, dirette, ad esem pio a Carlo
Lefèbvre, a G erolam o R em orino, d al 1850 al 1854, valgono a farci
conoscere l ’a ttiv ità d e ll’O rsini nel periodo che precede l ’esplosione
di quella scorb u tica natu ra, contro il M azzini e i suoi seguaci.
P er M aria M azzini, frequentem ente ricordata in questo carteg­
gio, se n tì il R om agnolo una deferenza affettuosa, ricam biata dalla
sign ora con u n a fiducia cord ialissim a, non dovuta solam ente alle
p arole d i stim a con cu i il figlio g lielo aveva presentato.
L egatosi, P O rsin i, d ’am icizia con Carlo Lefèbvre, durante il suo
soggiorno genovese, continu ò con lu i una regolare corrispondenza,
specie d al m arzo 1850 al 1853, periodo in cui, tra sferito si a N izza,
in ten sificò la sua azione di propaganda m azziniana, adoperandosi e f ­
ficacem en te per collocare le cartelle del P r e s tito N azionale emesso
d a l M azzini, e dedicandosi a quegli stu di storici di cui rip etutam en­
te p a rla a g li am ici e che g li suggeriscono osservazioni sem pre a t­
tu a li : « Si parla di sim p atia p. e. d e ll’Inghilterra per le idee di
lib ertà e d ’indipendenza : illu sio n i : sino a che il suo in teresse vuole
c osì avrà sim p a tia , p assato quello, finisce anche questo. » (Lettera
a N . F a b rizi, 24 agosto 1850).
S u lla evasion e da M antova, l ’A ppendice porta gli estratti dai
D ia r i di P . C ironi, rigu ard an ti quell’avvenim ento, dai quali ap ­
pare che, se m olto fu fa tto d a lla H erw egh, qualcosa si fece anche
d a i M azziniani e da quelli genovesi in ispecie. N apoleone Ferrari,
se pure si lagn a, con il C ironi, che tan to s ’adoperò per aiu tare l ’Orsini-, d ’aver dovuto faticare per raccogliere danaro, notifica però
(l’averlo m andato.
Se il M azzini dette solo 200 lire, e per lui, in quel m om ento di
a n gu stie finan ziarie durissim e, erano assai, non m eritava, per que­
sto, il rim provero d e ll’O rsini che lo accusò, più tard i, di n u lla aver
fa tto per la sua liberazione. La fam iglia e i pochi am ici in tim i del
prigioniero fecero alm eno questo? G iustam ente osservava ciò il M az­
zin i, pur deplorando che il P a r tito non si fosse prodigato come sa ­
rebbe stato suo dovere.
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RASSEGNA
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BIBLIOG RAFICA
Ma oramai, ΓO rsini sta passando clam orosam ente tra g li accu ­
satori e i rin n egatoli. Eccolo repubblicano puro e non più repub­
blicano m azziniano. D istinzione so ttile o sem plicem ente sciocca?
I l dissidio del Meldolese non nasce da un fondam en tale d issen ­
so d’idee — egli non lia alcun sistem a di principi da opporre a M az­
zini, differisce sui mezzi da usarsi per app licarli, su p articolari.
Non altro. In realtà egli vuol prim eggiare e dom inare. La sua p re­
sunzione è tale che gii farà scrivere a proposito del « P ro feta » :
<( io voglio demolire quelPuomo » (L ettera ad A . F ran ch i, 2 novem ­
bre 1857). Povero untorello, che, per darsi coraggio a « d istruggere
il partito mazziniano, perchè contrario a lla vera lib e r tà .... » affer­
mava « non bisogna dar troppa im portanza a M azzini » (L ettera ad
A. Franchi, 15 settembre 1857) e cercava l ’alleanza di un d isg ra ­
ziato apostata quale A usonio F ranchi :
Lo portò al distacco dal M aestro, oltre Pam bizione estrem a, l ’ir ­
ritazione prodotta in lui da m azziniani di scarsa levatu ra in te lle t­
tuale e morale e da altri in tran sigen ti m onopolizzatori del' verbo
del Capo.
Ma POrsini va giudicato quando le forze pure e buone e h ’erano
in lui agiscono in pieno : alla v ig ilia della sua m orte e n ella sua
morte dignitosam ente redentrice. Scrive il m orituro a ll’im p eratore
parole che il ripudiato Maestro avrebbe potuto sottoscrivere come
su e: « E i m iei com p atrioti.... sap p ian o.... che la redenzione loro
deve conquistarsi co ll’abnegazione di loro stessi, co lla co sta n te u n ità
di sforzi e di sacrifizi, e c o ll’esercizio della virtù v era ce.... ».
L
E
eona
R
avenna
L a z z e r o n i , II viaggio d i Federico I I I in I ta l i a (l’u ltim a in ­
coronazione im periale in Rom a), in « A tti e M emorie del I . C on­
gresso Storico Lombardo », 1936.
n r ic o
Precedenti ricerche sul carattere, su lla p ersonalità, s u ll’opera d i­
plom atica e p olitica d ’un em inente personaggio lu n igian ese (« N icodemo T rincarini nella storia del secolo XV »), e su m om enti p a r ti­
colarm ente delicati della vita ita lia n a (« Congiura contro P iero de'
Medici » etc.) hanno efficacemente concorso a preparare l ’A u tore a l­
la trattazione d ’un tem a che dagli storici era stato a torto alquanto
trascurato come argom ento di scarsa im portanza, quasi viaggio di
piacere e di lucro conclusosi — come da tem po soleva orm ai a c c a ­
dere — con un nuovo e m aggiore discredito del p restig io im periale
in Italia.
In realtà, la discesa d’un Im peratore, che n el nom e ricordava
fa sti e fa tti e m isfatti di tem pi lon tan i orm ai a v volti d alle leggend e,
rivestiva anche in sè considerata, u n ’im portanza che trascendeva,
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232
RASSEGNA
BIBLIO G R A FIC A
nel m om ento in cui la discesa aveva luogo, il fatto con tin gen te. A n ­
che allora « un cadavere » am morbava l ’atm osfera, nè si aveva il co ­
raggio o la volontà di procedere al seppellim ento : la cad u ta d e ll’ef
lim erà repubblica am brosiana per opera di Francesco Sforza, assisosi su l tron o ducale. A ppunto in quel tem po il dram m a p o litico
ita lia n o era en trato in una fase acu tissim a : n aturale perciò l ’in ­
ten sissim a a ttiv ità diplom atica e presso il Pontefice e presso 1’Im ­
peratore ; il quale u ltim o avrebbe potuto essere, come fu, una figura
da p arata, m a avrebbe anche p otu to inserire nuovam ente l ’im pero
nel vivo delle lo tte p olitich e italian e.
V enezia, F iren ze, N ap oli : una tern a ben fam osa n egli an n ali m e­
d iterran ei, e ben degna di continuare (Firenze — come aveva fatto
chiaram ente in ten d ere a i prim ordi del Secolo — in veste di erede dì
P isa) le a n tich e glorie delle repubbliche m arinare e del regno n or­
m anno. E M ilano? Ma forse che non era ben fresco ancora il ricor­
do d ella dom hiazione viscontea su lla « Superba »? A chi conosceva
l ’anim o d e ll’audace cap itan o di ventura giunto ad afferrare la co ­
rona ducale, non era difficile presagire che, prim a o dopo, da M i­
lan o si sarebbe ripresa la m arcia su lle vie già b attu te d alla p olitica
v isc o n te a : b a ttu te, s ’intend e, da quella più a rd ita e più energica.
E G enova, con i su oi porti ed i suoi com m erci, con le sue n a v i e d
i su oi m arinai, offriva — in certa com ’era su lle direttive da segu ire
— u n ’o ttim a pedana per chi volesse tentare un grande sa lto nel»
m ondo.
O gnun vede perciò quali ansie, quali speranze cozzassero in lo tta
sord a e rabbiosa, so tto le apparenze m elate d e ll’om aggio reso a chi
scendeva in Ita lia nel nome ancora affascinante d e ll’im pero. L 'im ­
p ortanza d ella p osta (che, partendo da presupposti m arittim i e coni
m erciali, finiva c o ll’esser giuocata in terraferm a assorbendo nel gor­
go d ella p o litic a continentale i sin goli sta ti italian i) vale a far
com prendere da sola- gli arm eggìi, le so ttili astu zie, le fulm inee botte
e le pronte p a ra te che infiorettano le accanitissim e scherm aglie degli
oratori veneziani, fiorentini, senesi, sforzeschi. Più rudi questi u lti­
m i, od alm eno alcu n i di essi, e talora anche meno destri, e perciò
ste sso m eno in sin u a n ti e meno a tti nel c o n c e s s o a far breccia nei
g ià prevenuti am bienti delle corti papale ed im periale : sosten u ti
p eraltro, al m om ento buono, dal riflesso lucente della spada del
loro sign ore, pronto a far valere il peso d’uno stato di fa tto com ­
p iu to. S i ten ta persino da parte degli oratori sforzeschi di far r iv i­
vere ad un certo momento, n e ll’anim o del Pontefice, lo spettro d ella
lo tta secolare tra Chiesa ed Im pero. Ma qui è j)i*oprio il P ontefice
che in sorge sdegnato contro il ten tativo di ricatto, trovando parole
roven ti. N on è forse errato sospettare che sin d ’allora la m ente di
N icco lò V afferrasse la necessità d ’una nuova crociata in difesa
della p ericolante B isanzio (dopo, s ’intende, l ’auspicato suo ritorno
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RASSEGNA
BIBLIO G R A FIC A
233
al Cattolicesim o, che m olti elem enti gli facevano sperare non più
tan to lontano), e che per conseguenza P atteggiam en to p on tifìcio
verso l ’im pero, verso la Serenissim a e verso il Re di N ap oli fosse a p ­
punto dettato da questo suo sentim ento e dalP esam e com p lessiva
della situazione del momento. P arlar di crociate senza V enezia e
senza N ap oli.... che scabrosa faccenda!
Questo, in succinto, il retroscena della grossa questione del ri
conoscim ento, o meno, del nuovo D u ca di M ilano da p arte d e ll’lm peratore : questione che, nel lavoro del Lazzeroni, si snoda in una
serie di alterne fasi, in una successione di tem peste e di sch iarite
(dovute in gran parte alPanim o venale delPIm peratore), in episod i
talora incresciosi a ll’occhio del buongustaio am ante degli sp etta co li
d ’effetto. Talora l ’effetto non m ancava davvero, ma assom igliava
straordinariam ente a quello che suol produrre una rissa fra g e n ti­
luom ini.... Il lavoro del Lazzeroni (e la sua com p lessità nonché l ’in ­
quadratura conferitagli ce ne danno una ragione) prescinde d a ll’esaminare la guerra diplom atica, attizzata dalla discesa d e ll’im p e ­
ratore, su tu tto il complesso del fondo storico che abbiam o r ite ­
nuto necessario riassum ere, appunto per porre in m aggior r iliev o
l ’importanza del lavoro medesimo. Si potrebbe anche osservare che
forse la vera ed intim a essenza del conflitto, apparentem ente di pura
« precedenza », scoppiato fragorosam ente s u ll’ultim a fra oratori ve­
neziani e sforzeschi, ed il collegam ento del conflitto stesso con le
fasi precedenti e con la questione giuridica del riconoscim ento del
Duca e dell’incoronazione im periale in Lom bardia, non sono sta ti
resi con efficacia pari a ll’andam ento delle altre parti del lavoro.
Ma, a parte tu tto ciò, è in d iscu tib ile che il P ro f. Lazzeroni ci
ha recato con la sua intelligente fatica un preziosissim o con trib u to
alla storia della diplomazia e della politica ita lia n a a mezzo il s e ­
colo XV ; ci ha porto, netto e definito, un filo della tram a com plessa
che abbiamo accennato; ci ha perm esso di scoprire alcu ne delle r a ­
gioni più intim e che, riallacciandosi da un lato a cause p reesisten ti,
contribuirono potentem ente a provocare di lì a poco il fallim en to dei
ripetuti ten tativi pontifici di leghe europee contro la m inaccia tu rca,
ed a protrarre (talora per secoli, ed in fa si o m om enti storici non ben
lum eggiati neppur oggi) il doloroso dissidio tra forze a ttiv issim e ed
efficenti della scena politica italian a. L ’A ., già favorevolm ente n o to
agli studiosi lunigianesi (e non soltanto ad essi) dà con questo la ­
voro piena conferm a della sua non comune preparazione di storico :
l ’indagine si svolge con Pesame e l ’illu strazion e d ’una fo lta serie di
documenti tra tti da numerosi A rchivi e Fondi (M ilano, S iena, V e ­
nezia; Biblioteche N azionali di Firenze e di P a rig i), p resen tati con
sicuro metodo scientifico, corroborati da esam e c ritico e dei d ocu ­
menti medesimi ove occorre e delle fo n ti letterarie (alcune delle
quali poco note), e com pletati infine da una serie accu rata di cenni
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RASSEGNA
B IB L I O G R A F T C A
biografici su i p iù im p ortan ti personaggi che si m uovono a lla scena.
S o tto q u esti a sp e tti, il lavoro del Lazzeroni può definirsi com pleto.
E n oi, ricordando lo stu d io del G runzwei recensito su questo
G iorn ale dal P rof. V ito V ita le (1933, I), abbiam o riten u to n ecessa­
rio diffonderne la conoscenza perchè pensiam o che sarebbe m olto
in teressa n te ed opportuno uno stu d io (che fosse accurato quanto
quello del Lazzeroni) su lle azion i e reazioni provocate d alle vicende
d el v iaggio su lla p o litica in tern a ed estera della repubblica genovese
in q u ell'a g ita to periodo di sua v ita che intercorre fra la caduta d e l­
la dom in azione viscon tea, la passeggera afferm azione francese al
tem po di C arlo V I I , ed il secondo dom inio m ilanese so tto l ’insegna
sforzesca.
F e r r u c c io
A
S a ssi
M o n t i , G li I ta lia n i e il canale di Suez. R. I s titu to per la
S toria del R isorgim en to, B ib l. Scien tifica, I I serie: F o n ti. V o ­
lum e X IV , (pagg. 594 in 8°).
n t o n io
Le pub b licazion i del R egio I s titu to per la S toria del R isorgim en­
to Ita lia n o s i sono accresciute q u est’anno di un nuovo volum e che
a. tu tta prim a pare esorbitare d a lle finalità d ell’Istitu z io n e . Il v o ­
lum e è di in d o le geografìco-storico, cioè attraverso i docum enti n u o­
vi e vecchi segue lo svilupp o dei p rogetti per la costruzione del c a ­
n a le di Suez e l ’esecuzione di e ssi dagli in izi a lla inaugurazione.
Ma il tito lo in tero d e ll’opera preziosa di A n tonio M onti « Gli
ita lia n i e il can ale di Suez » e, p iù, l ’esam e del conten uto di essa ci
rivela l ’a ltissim o sen tim en to di ita lia n ità che sostenne l ’A . nel m et­
tere in siem e ta n ti docum enti probatori della prevalente opera degli
I ta lia n i dalla concezione di tu tto il progetto, al tracciam ento par­
tic o la re g g ia to d i esso, a lla sua esecuzione da parte di d irigen ti ed
operai. P u r riconoscendo la ten acia del banditore Ferdinando di
L esseps per la p arte econom ica, p olitica e propagand istica, si r ia f­
ferm a la preziosissim a collaborazione tecnica del P aleocap a, che
volle il can ale d iretto fra i due m ari accanto a cui sorgesse un ema­
n a le n ilia co di acqua dolce, dal Cairo ad Ism ailia, attraverso al
d elta e al d eserto e p arallelo al canale, m a indipendente da Ism a ilia
a Suez : canale d ’acqua dolce indisp en sab ile per eseguire nel deserto
il canale m arittim o. L ’azione pubblicitaria ed econom ica del T o­
re lli, che ta n ta p arte ebbe n e lla propaganda europea del canale, so*
v r a ttu tto quando parve pericolare l ’im presa per m ancanza di fondi,
è m essa in giu sto rilievo. D a ta poi m eritata lode agli ingegneri fra n ­
cesi, fra cui fu frazion ata l ’esecuzione, si stab ilisce la parte prem i­
n en te avu tavi nel settore più difficile d a ll’ingegnere torinese Edoar
d o G ioia che costru ì le poderose draghe, italian e ed uniche nel mon-
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RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
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do per lungo tem po, che superarono E l Seuil n ei tr a tti rocciosi e
collin osi che il canale doveva ancora percorrere per giungere a Suez.
G li operai furono (oltre i fellah egiziani e le m aestranze francesi)
specialm ente italian i, che affrontarono il colera, quando quasi tu tti
gli altri disertavano : e furono tu tti ita lia n i i m in atori, in su p era­
bili e vittoriosi unici delle difficoltà m aggiori del can ale.
In questi ultim i anni e in particolare dal 1930 in poi in Ita lia
Mario B aratta e Silvio M anfredi, dotti stu diosi di geografia econ o­
m ica e di storia ben noti, e A n tonio M onti, em erito storico m ila ­
nese del R isorgim ento nostro, hanno riesum ato (chè paiono ora r i­
su scitati, dopo esser sta ti per lungo tem po ign orati d ai più) nom i
di nostri grandi e opere da essi com piute, che gli sto rici d e ll’istm o
ita lia n i e stranieri, in buona o m ala fede, ignorarono quasi com p le­
tam ente e a volte del tutto. Ma gli ita lia n i hanno im p arato a m o­
rire (per un po’) nella memoria degli uom ini, per essere poi dopo
m orti più vivi di prima.
La virtù tenace e trionfatrice d e ll’opera geniale di L u igi Negrelli è già nota quale primo progettista del can ale, che ced ette
tu tti i suoi stu di al Lesseps. Lo è meno quella del bergam asco P ie
tro Paleocapa, il m inistro del Regno di Sardegna, che ta n ta parte
ebbe nelle due opere più grandiose del sec. XIX, il traforo del Moncenisio e il taglio d ell’istm o di Suez; m a la sua fam a europea di
scienziato e uomo politico superiore si sovrappose a quella pur
grandissim a di ingegnere idraulico m aestro, specie n ella questione d e­
gli insabbiam enti dei porti, che era di cap itale im portanza, e in
quella delle acque stagnanti, in cui stravinse Roberto Stephenson.
figlio del Grande e celebre quasi quanto lo stesso.
Meno noti il Ghedini e il G ioia: il primo che sin dal 1820 esco­
gitò un progetto; il secondo, come vedemmo, realizzatore del c a ­
nale e ignorato trionfatore silenzioso d ell’opera condotta a com p i­
mento (*). Il Monti è il primo benem erito rivendicatore della fam a
del Gioia.
Gli archivi degli eredi del Paleocapa e di quelli del G ioia, non
potevano avere un esploratore più abile del M onti. L ’opera di p ro­
pagandista di L uigi Torelli come giorn alista, conferenziere, finan­
ziere, m inistro e uomo politico attrasse già l ’atten zion e del M onti,
che ne scrisse una diligentissim a v ita : ora m ette in nuova lu ce que­
sta, tra le più dinam iche figure del R isorgim ento n ostro, che tra il
1856 e l’84 fu tra i più ardenti sostenitori del canale, e forse il più
acuto divinatore delle m ondiali conseguenze econom iche p o litich e
morali e civili, che sarebbero sorte dalPapertura- di esso.
0 ) Interessanti e documentarie quanto mai le 21 tavole annesse, riproducenti fotografie dei progressivi lavori del canale, fatte dal Gioia.
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RASSEGNA
BIBLIOGRAFICA
È stra n o che la N azione E uropea, che fu più contraria alla c o ­
stru zion e del can ale fu quella che ne doveva trarre il m aggiore van ­
ta g g io , che dura tuttora e durerà chi sa sino a quando. A n z itu tto
fu aperta a ll'In g h ilter r a la p iù d iretta com unicazione c o ir Im p ero
In d ia n o , c o ll'A u stra lia , coll'E strem o O riente e colle co lo n ie m e­
rid io n a li e o r ie n ta li d ell'A frica . A buon conto, già prim a d e ll'in a u ­
gu razion e del can ale l'In gh ilterra s i accaparrò l'iso la di Perini e
andò svilu p p an d o il p iano della ferrovia d elP E ufrate sin da quando
era con trario e im perava il prim o m inistro Lord P alm erston , il più
accan ito op p ositore all'im presa con tu tte le arm i, le subdole e le
sfa c c ia te . M orto nel 1S57 il P alm erston , il D israeli irretì con ab ile
m ossa bancaria q uasi tu tte le a zio n i del canale (quando pareva che
per esau rim en to di c a p ita li dovesse fallire, ad opera q uasi com p iu ­
ta , la « C om pagnia U n iverselle du canal m aritim e de Suez », co sic­
ché il 17 dicem bre 1869 all'in au gu razion e del canale le navi britan ­
niche sfilaron o superbam ente le prim e dopo il corteo im p eriale fran ­
cese a rappresen tare la n azione che più si era opposta, m entre l'I t a ­
lia (ma aveva allora ben altro filo da torcere) era rappresentata m o­
d estam en te, benché avesse dato il m eglio d e ll'in te lle tto e il vigore
d elle braccia dei su oi tìgli, e il proprio denaro. Ma in com penso navi
d i n azion i che non avevano neppure com prata un'azione né in v ia to
un uom o, sfilaron o nel « loro » can ale.
E p pure l'In g h ilterra fra tu tte le nazioni era stata la più agguer­
rita per affrontare il problema del ta g lio d ell'istm o. La più bella
e p erfetta carta idrografica del Mar R osso è quella incisa dalP« H y­
drographie office », edita nel 1834, e ritoccata nelle successive ed i­
zion i, rilevata tra il 1830 e il 1837 dal cap. T. E lw on, dal com m o­
doro M aresby e d ai lu ogotenenti P in ch in g e C arless della F lo tta
in d ia n a , con un sondaggio m inuzioso e perfetto di tu tta la costa
eritrea, riscon trata nuovam ente nel 1858 (alla vigilia d ell'apertura).
L'eccellenza della carta appare evidente se per poco la si confron ta
co lle m ig lio ri carte fran cesi dell'epoca : da quella del 1827 di F ed e­
rico C aillaud del corso del N ilo sino « dans la haute et la basse N u­
bie » (com e si era ancora lo n ta n i dalla scoperta delle sorgen ti del
N ilo!», discreta nella toponom astica delle due sponde del N ilo e del
N ilo A zzurro sin o ad O ndurm an: a quella presuntuosa e fa n ta stic a
del 1836, d ell'H érisson con una grande boriosa tabella delle vittorie
napoleoniche tra il 1798 e il 1801, ricostruita su quella in glese appena
abozzata di Jam es B ruce, risalen te al 1770 circa. Ben a ragione il
T orelli fece riprodurre dal M inistero d'agricoltura e com m ercio, cui
era preposto, la carta del M oresby, per la propaganda.
A voler indagare, parecchie sono le ragioni che spiegano Popposizione in glese, oltre la lunga egem onia, esercitata tu ttora, su gli
ocean i: la gelosia della F rancia im periale afferm antesi in E gitto,
le continu e guerre e i m ovim enti in Oriente, che costringevano g li in ­
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R ASSE GNA
BIBLIO G RA FICA
237
glesi a tenersi saldi padroni di tu tto il M editerraneo : le ragion i
economiche, commerciali, numerose e im portanti, che im ponevano
loro il dom inio del Mar Rosso. D i qui l ’aizzam ento continu o della
Turchia contro il viceré di E gitto, suddito del S u lta n o , e contro la
Francia. D i qui il logico rovesciam ento econom ico e p o litico del
D israeli, con Γaccaparram ento di quasi tu tte le azion i del can ale
e co ll’elim inazione progressiva dei concorrenti, dal m egalom ane
sp erperatoli viceré, ai francesi vin ti a Sédan, a g li a ltr i trascu rab ili
azionisti, tra i quali la povera Ita lia , rappresentava la m eno t e ­
m ibile.
Ma torniamo in più spirabil aere.
L'Italia diede all'E gitto sotto ogni aspetto, il fior fiore d e ll’in ­
telligenza e delle forze dei suoi figli con i suoi m issio n a ri, i su oi
esploratori, i suoi ingegneri, i suoi operai. Vedem m o il G hedini,
primo ideatore, il N egrelli, che delineò tu tti i p rogetti, il P aleocap a,
che senz’altro impose il canale m arittim o. L'opera d ell'in g . E doardo
Gioia (per merito del nostro genovese A lessandro B ix io , fr a te llo
di N ino, e suo estim atore m algrado la giovinezza, p o sto a fianco
del Lesseps) fu più m odestam ente risolutiva attraverso i su ccessivi
impieghi per cui passò dal 1861, sin o alla direzione d eg li scavi d i
El Guisr. Superando difficoltà d'ogni fa tta , ideò m acchine id r a u li­
che, costruì argini e cantieri, scaricò le sabbie del d eserto e le roc­
ce delle alture nel lago Timsah e nei laghi am ari: rifo rn ì d elle a c ­
que potabili del canale N iliaco i suoi cantieri, provvide a lla pro­
tezione sanitaria de' suoi m inatori.
Compiuta la grande opera, anzi dal suo inizio, com inciò la corsa
delle nazioni per assicurarsi oltre il canale basi di riforn im en ti ca r­
boniferi e colonie sulle coste del Mar R osso e n e llO c e a n o in d ian o.
E commuove vedere che anche in quei tem pi così difficili per l'I t a ­
lia un nostro oscuro ma grande, presago del fu tu ro, fu n ostro p re­
cursore nelle conquiste africane. Il Lazzarista G iuseppe Sapeto. m is­
sionario in quelle terre, ci diede fra l'altro, una gram m atica e un
vocabolario arabi, fece opera di propaganda p a trio ttica colà e in
Italia, perché quelli ricorressero a noi, questi si in teressassero alle
questioni coloniali : e nel 1865 (quattro anni prim a che il canale
fosse compiuto) presentò una memoria al M inistero d elF agricoltu ra
e commercio, per accaparrare a ll’Ita lia , non ancora u scita d a lle
lotte del Risorgim ento, un approdo eritreo. E più ta rd i, nel 1886,
per opera sua. iniziò la penetrazione nostra colla com pra d ella baia
di Assab.
Tutto questo ci racconta il M onti n e ll’opera sua egregia e d ocu ­
menta col carteggio preziosissimo annesso al volum e, che può d ir si
un eccellente « messa a punto » dei n ostri tito li, s p ir itu a li e rea li,
sul Mediterraneo, sul canale di Suez e sul Mar R osso, che spiegan o
e danno ragione, anche sotto la visuale storica più rem ota, d e ll'im ­
presa nostra nell’A . Ο. I.
A d o lfo B a s s i
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SPIGOLATURE E NOTIZIE
P R E IS T O R IA
Paolo Graziosi : 1 B alzi Rossi. Guida delle caverne preistoriche di Gri­
m aldi presso V enti m iglia in « Itinerari storico-turistici della R iviera di Po­
nente », Edito a cura della R. Dep. di Storia Patria per la Liguria, Sez. Ingauuo-Intem elia. [Buona guida pratica per il turista. Ottima l ’impostazione
e chiara se non esaurienti notizie. Quasi nulla la bibliografia]. S cavi aà'cheologici nella C averna dei B alzi R ossi in « Il Secolo XIX », 10 agosto, XV. [Dà
notizia dei prossim i scavi].
S T O R I A
MEDIOEVALE
G. Sacco : Un im portante ed erudito studio sulVimpresa del genovese Malfa n te in « Il nuovo Cittadino », 10 agosto 1937. G. Marchi : L a singolare im ­
presa d i Luca Tarigo in « Giornale di Genova », 1S agosto 1937.
M ODERNA
R. Ciasca : Genova nella « relazione » di un in viato francese alla vigilici
del "bombardam ento del 1684 in « A tti della Società di Scienze e Lettere »r
aprile-giugno 1937. A. Rossi : Il bombardamento di Genova da parte della
flo tta f rancese in « Il Corriere M ercantile », 7 luglio 1937.
NAPOLEONICA
U. O xilia: M assena alVassedio di
27 luglio 1937. [Succosa sintesi degli
Baccino : Stom a eroica della F ontana
20 agosto 1937. [Narrazione sommaria
tanabuona nel 1797-1800].
Genova in
avvenimenti
del D iavolo
della rivolta
« Il Corriere M ercantile »r
fortunosi del blocco]. R..
in « Giornale di Genova »,
contro i Francesi in Fon­
CONTEMPORANEA
N. Cuneo : 1 prim i liguri in Argentina in « Le Opere e i Giorni », Genova,,
giugno 1937. Marbet : Come un francese ha visto Genova 80 anni fa in « II
Lavoro », 13 agosto 1937.
M ISTICA ED ECCLESIASTICA
P. M. Raffo : L a Lanterna e VOratorio di S. Antonio in Sarzano in « Il
Nuovo C ittadino», 4 luglio 1937. L. De Sim oni: La Madonna di P orta P ila
in « Il Nuovo Cittadino », 16 luglio 1937. Li. De Simoni : La chiesa dell’Annunziata e quella delVIncarnazione, in « Il Nuovo Cittadino », 17 agosto 1937.
L. De Sim oni: L a chiesa che fu dispogliata dai Saraceni in « I l Nuovo Cit­
tad in o», 7 agosto 1937. [Tratta dell’ex chiesa di S. Sabina in via Fontane]..
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S P IG O L A T U R E
E
N O T IZ IE
239
GENOVA E LIGURIA
U. Bettinottì : Terre della Liguria : Rio maggiore in « Il Lavoro », 4 lu­
glio 1937. L. De Sirnoni : Rapallo in « Il Nuovo Cittadino », 11 luglio 1937.
Stella Aurora : Liguria Pittoresca : Il Castello di Dolceacqua in « Il Lavo­
ro », 24 luglio 1937. G. C. Mazzoni : Bordigiterà di ieri e d i oggi in « G iornale
di Genova », 28 luglio 1937. G. M. : Punti oscuri ed angoli ign oti della vecchia
Genova in « Il Corriere Mercantile », 31 luglio 1937. Albertario : B ordighera
lembo di paradiso in « Secolo XIX », 5 agosto 1937. E. B. di Santafiora : Ccvpitan Razeto di Camogli in « Il Corriere Mercantile », 6 ?;gosto 1937. P a ­
raggi in « Il Lavoro », 10 agosto 1937. Saladini di Rovetino : P assaggi quasi in
volo a Monte Bignone in « Il Corriere Mercantile », 12 agosto 1937.
CORSICA
Corsica antica e moderna, I quadrimestre del 1937. R. Ciasca : I m ano­
scritti della Biblioteca Brignole-Sale relativi alla Corsica in « Archivio Sto­
rico di Corsica », aprile-giugno 1937.
C R IT IC A
L E T T E R A R IA
F. Viglione : Genova nella storia della letteratura inglese 111. Il Rom an­
ticismo e Lord Byron in « Genova », Rivista municipale, giugno 1937. F.
Nòberasco : TJn poeta patriota in « Cronache savonesi », 15 giugno 1937. [Trat­
ta di Domenico Martinengo]. Mario G. Celle : Poeti nostri : Ceccardo in « Ge­
nova » Rivista municipale, luglio 1937. Januensis: Tra arch ivi e biblioteche
in « I l Nuovo Cittadino», 2 luglio 1937. U. Monti: Cornelio De Sim oni in
« Il Nuovo Cittadino », 25 agosto 1937 e 8 settembre 1937. Januensis : Tra a r­
chivi e biblioteche in « I l Nuovo C ittadino», 13 agosto 1937. g. b. : L a So­
cietà di Lettere e di Conversazioni scientifiche, 12 agosto 1937.
C R IT IC A
D ’A R T E
ARCHEOLOGIA
N. Ljamboglia : La via « Aemilia Scauri » in « Atheuaeum », Pavia, gen­
naio-aprile 1937. L. Bernabò Brea: Un nuovo vaso apulo al Museo Archeolo­
gico di Pegli in « Genova » Rivista municipale, agosto 1937. A. Daglio : Quan­
do fu distrutta Libarna? in « Giornale di Genova », 6 agosto 1937. [Recensisce
un recente studio su Libarna di Giorgio Monaco]. Il Civico Museo Archeolo­
gico in « Il Lavoro », 10 agosto 1937. E. Cavalli : La « Croce gam m ata » nel
nostro musaico romano in « Gazzetta di Loano », 17 agosto 1937. [Sono certo
più antiche le svastiche della tomba misteriosa dei prati di S. Anna presso
Rapallo, studiate da A. Issel].
PITTURA E SCULTURA
O.
Grosso: La mostra postuma di Giovanni Ardi/ in « G en o v a » R ivista
municipale, luglio 1937. Riva: La III esposizione d’arte del giovane fa scista
in « Giornale di Genova », 10 agosto 1937.
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
240
SP IG O L A T U R E E
N O T IZ IE
ARCHITETTURA E RESTAURI
N. Lamboglia : £. Giorgio in Campochiesa in «Itinerari storico-turistici
della Riviera di Ponente », Edito a cura della R. Dep. di Storia P atria per
la Liguria, Sezione Ingauno-Intemelia, Albenga, 1937. [Interessantissim a gui­
da cbe è in fondo una vera e propria trattazione erudita d ell’argomento].
E. Lanzarotto : P er la conservazione della zona dei Fieschi in « Il Lavoro »,
7 luglio 1937. M. Corio: Dove collocheremo G. Mameli? in « I l L avoro», 18
luglio 1937. [In piazza della Vittoria, dice ΓΑ.]. M. La Sorte: G. M am eli sul
colle di Oregina in « I l Lavoro», 11 agosto 1937. [Ameno davvero!]. E. Lan­
zarotto: P er la conservazione della zona dei Fieschi· in « I l L avoro», 28 lu­
glio 1937. a. p. : La Basilica e il palazzo dei Fieschi a S. S a lv a to re di La­
vagna in « Il Secolo XIX », 28 luglio 1937. Dove S. Pietro avrebbe fondato la
j)rim a chiesa cristiana in « Il Lavoro », 2S luglio 1937.
T O P O G R A F IA
T O P O N O M A S T IC A
IN D U S T R IA
A R A L D IC A
C O STU M I
P a st: N uovi toponimi genovesi: Via Ernesto B ay per in « G en o v a » R ivi­
sta municipale, giugno 1937. Carcos: Una piazzetta che non e siste più in « I l
Corriere Mercantile », 2 luglio 1937. E. Cavalli : Il nome di C ertale in « Gaz­
zetta di Loano », 9 luglio 1937. S. Rebaudi : Due celebri m elodie dello Bohème
create in primo tempo per il pubblico genovese in « Il Corriere M ercantile »,
21 luglio 1937. Arco: muovi toponimi genovesi: Via Nicolò A rduino in «G e­
nova », R ivista municipale, luglio 1937. T. Pastorino : V entagli, p izzi e mi­
niature al Carlo Felice in «G enova» Rivista municipale, luglio 1037. G. Carraro : Toponimi e varietà d ’opinioni in « I l Nuovo Cittadino», 13 agosto 1937.
F . Zarnier : Il Segreto di Paganini sarebbe stato scoperto in « Il Secolo XIX »,
13 agosto 1937. Karaban : Strade romite nella Genova nuova in « Giornale d i
G enova», 13 agosto 1937. Arco: Nuovi toponimi genovesi: Via A. Cantore, e,
P a st.,Via Filippo Santacroce in « Genova » Rivista municipale, agosto 1937.
Arco : N uovi toponim i genovesi : Via Giacomo Giovannetti in « Genova » R i ­
vista municipale, settembre 1937. A. Podestà : La partecipazione ligure all*Esposizione di P arigi in « Genova » Rivista municipale, settembre 1937.
R enzo
D ire ttore responsabile : A R T U R O C O D IG N O L A
S ta b ilim e n to T ipografico L. C A P P E L L I - R o c ca £> L a sc ia n o , 1937-XV.
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
B a c c in o
LO ZUCCHERO
N E L LA V O R O E MEGLI SPO RTS
D a to l ’a t tu a l e r itm o d e lla v ita , lo z u c c h e ro d o v re b b e
e s s e re l ’a lim e n to d i e le z io n e i n o g n i c a m p o d e lla v ita p ra tic a
e i n t e l le t tu a l e , d o v e s i la v o r a e d o v e si p e n s a , n e lle fa b b ric h e
e n e lle s c u o le , n e lle c a s e rm e e n e llo s p o rt, là do v e n e c e ssita
a t t u a z io n e p r o n t a d i e n e r g ia e d i v e lo c ità .
Q u a n d o si la v o ra , i l la v o ro r is u lta fisio lo g ic a m e n te p iù
e c o n o m ic o se v ie n e e s e g u ito d o p o u n p a s to ric c o d i z u c c h e ro ,
c h e d o p o u n p a s to i n c u i a b b o n d a n o g ra ssi e c a rn e . E ciò,
n o n s o lo p e r c h è lo z u c c h e r o s c a ld a m e n o i c o n g e g n i d e l n o ­
s tr o o rg a n is m o , m a p e r c h è è l ’a lim e n to p r o p r io e p iù i n d i­
c a to n e l la v o r o d e i m u s c o li.
L o z u c c h e r o è i l v e r o c a rb o n e d e l m o to re a n im a le , e
c a r b o n e d i p r im a q u a lità , a n c h e p e r c h è n o n d à sc o rie , n è
o r ig in a , n e l s u o r ic a m b io , a lc u n a so sta n z a to ssic a .
S i c o m p r e n d e , q u i n d i , c o m e , in g e re n d o z u c c h e ro d u ra n te
i l l a v o r o , s i p o s s a d a r e u n m a g g io r re n d im e n to e co m e esso
p o s s a g io v a r e n e l r i s t o r o d o p o la fa tic a . S o n o c la ssic h e le r i ­
c e r c h e e s e g u ite d a l M o sso e d a lla su a s c u o la , e d a l H a rle y ,
s u l p o t e r e r i s t o r a t o r e d e llo z u c c h e ro n e lle a s c e n s io n i a lp in e
e d , i n g e n e r e , n e g li s p o r ts v io le n ti.
S c r iv e A n g e lo M o sso n e lla “ F is io lo g ia d e ll’u o m o n e lle
A lp i „ : “ L o z u c c h e r o h a i l p o te r e d i a u m e n ta re la fo rza d e i
m u s c o li. D a l m u s c o lo a ffa tic a to p u ò o tte n e r s i u n a p iù g ra n d e
e n e r g ia b e v e n d o s e m p lic e m e n te u n a so lu z io n e d i z u c c h e ro
n e l l ’a c q u a . A c h e c o sa è d o v u ta l ’im p ro v v is a c a d u ta di fo rze,
la d é f a illa n c e c h e , a v o lte , c o g lie l ’a tle ta n e l fe rv o re d e lla
g a r a o l ’a lp i n i s ta c h e a s c e n d e la m o n ta g n a ? In d a g in i m o d e rn e
h a n n o d im o s tr a to c h e d ip e n d e d a u n a d isc e sa d i z u c c h e ro
n e l s a n g u e , d a u n a ip o g lic e m ia . B a sta a llo ra m a n g ia re u n
p o ’ d i z u c c h e r o , b e r e u n o s c iro p p o , p e r s e n tir e rin a s c e re le
f o r z e e l ’e n e r g ia d i p r o s e g u ir e „.
L o z u c c h e r o , a lim e n to fisio lo g ic o , d e v e e sse re c o n su m a to
s o p r a tu t t o d a i l a v o r a to r i e d a g li s p o rtiv i.
D a lla p u b b lic a z io n e d el co m p ia n to P ro f. G a e t a n o V i a l e , D iretto re d el­
l ’is t itu to d i F isiologia d e lla R . U n iv ersità d i G enova : L o zu cch ero
n e lV a lim e n ta z io n e , n e lla te r a p ia , n e g li sp o rts, n e l lavoro. (G en o ­
v a, 1933, B a ra b in o e G raev e).
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
GIORNALE STORICO
E LETTERARIO
DELLA L I G U R I A
L a p u b b lic a z io n e esce so tto g li a u sp ic i d e l JM u n icip io e d e lla
R . U n iv e r s ità d i G e n o v a , d e lla R . D e p u ta z io n e d i S to r ia
P a t r i a p e r la L ig u ria e d e l JM unicipio d e lla S p e z ia
ABBONAM ENTO A N N U O :
p e r l ’I t a l i a L i r e 3 0 ^ p e r l ’E s te ro L ir e 6 0
U n fa scico lo s e p a ra to L ir e 7 ,5 0 - D o p p io L ir e 15
D IR E Z IO N E
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Genova. Via Lomellini, n
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che - Caviglie · Chiodi - Bulloni - Aratri tipo Miliani - Ligniti - Ce­
menti - Materiali refrattari - Carburo di Calcio - Calciocianamide Ammoniaca Sintetica - Alcool Metilico sintetico - Acido solforico —
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l’elettrochimica - Produzione e commercio di energia elettrica.
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
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ANNO X III - 1937 - X V I
R . D E P U T A Z IO N E D I
Fascicolo IV - Ottobre-Dicembre
S T O R IA P A T R IA P E R L A L IG U R IA
GIORNALE STORICO
E LETTERARIO
DELLA LIGURIA
P U B B L IC A Z IO N E T R IM E S T R A L E
D ire tto re :
ARTURO
C O D IG N O L A
Direzione
e Amministrazione
GENOVA,
Viadigitale
Lomellini,
Società
Ligure di Storia Patria
- biblioteca
- 201211 (Casa Mazzini)
S O M M A R I O
M ario P e d e m o n te, Paganìniana, pag. 241 — F. H osm er-Z am b e lli, Gli scavi in Val delVAquila, pag. 249 -— U m b erto Va­
le n te , Lettere di Reali alVAmmiraglio Conte Giorgio Des Geneys,
pag. 257 — R enzo B accino, Discussioni e commenti, pag. 267
— F erru ccio S a ssi, Riviera di Levante e Lunigiana nella poli­
tica navale genovese dopo lo sfacelo della Marca, pag. 271 —
R A SSE G N A BIBLIOGRAFICA: Vito V itale, 1 dispacci dei di­
plomatici genovesi a Parigi (Arturo Codignola) — P aolo P eola,
L'Am bra, il Cigno e Vorigine dei Liguri (Renzo Baccino) — Carlo
A g ra ti, I M ille nella storia e nella leggenda ; D a Palermo al
Volturno (Leona Ravenna) — P ietro F errari, I l «Comune» di
Pontremoli e la sua espansione territoriale in Val di Vara (Fer­
ruccio Sassi), pag. 279 — R enato G iard elli, Saggio diuna^ 5ibliografia generale della Corsica, pag. 294 — C om u n icazion i
d ella R. D ep u ta zio n e di sto r ia p atria per la L igu ria, pag. 303
— R enzo B accino, Spigolature e notizie, pag. 306 — A p pu nti
p er u n a b ib lio g ra fia m a zzin ia n a , pag. 311.
CASSA DI RISPARMIO E MONTE DI PIETÀ’ DI GENOVA
RICEVITORE PROVINCIALE PER LA PROVINCIA DI GENOVA
FILIALI
GENOVA
GENOVA
GENOVA
GENOVA
GENOVA
GENOVA
GENOVA
GENOVA
GENOVA
GENOVA
CENTRO
(Agenzia A)
(Agenzia B)
SAMPIERDARENA
SESTRI
PEGLI
VOLTRI
RIVAK0L0
B0LZANET0
P0NTEDECIM0
NERVI
VALB SAGNO
ALASSIO
ALBENGA
ARENZANO
BORDIGHERA
BUSALLA
CAMPOUGURE
CHAVARI
FINALE LIGURE
IMPERIA II
L0AN0
MONTOGGIO
NOVi LIGURE
PIETRA LIGURE
PIEVE DI TECO
RAPALLO
RECCO
REZZOAGLIO
S. REMO
S. MARGHERITA LIGURE
SESTRI LEVANTE
TAGGIA
TORRIGLIA
VARAZZE
VARESE LIGURE
A ccogliete con amicizia ed ascollale con attenzione I Δ gente produttore dell’
ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI
che viene a proporvi un contratto. Esam inando senza pre­
concetti le sue offerte, agirete da persona intelligente e per­
spicace. I pochi minuti di attenzione che esso vi chiederà e
che voi riterrete di avere dedicati a lui, S A R A N N O IN V E C E
I M E G L IO SPESI PER V O I E PER LA V O S T R A F A M IG L IA
N O N R IM AN D A TE A DOMANI
CIO’ CHE PO TETE FARE OGGI
AGENZIA GENERALE DI G EN O VA - VIA G. BO C CAR D O 1 p.
Agente Generale Grand’Ufficiale ALBERTO P. SALT
Tel. 2-51-265 - 51-593 - 580-814
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
Anno X I I I - 1 9 3 7 -X V I
Faecicolo IV - Ottobre-Die· rubre
G I O R N A L E S T O R IC O E LETTERARIO
D E L L A LIGURIA
D ir e tto r e :
ARTURO
C O D IG N O L A
Com itato d i redazione : CARLO BORNATE - PIETRO NURRA - VITO A. VITALE
PAGrANINIANA
Il
t i t o l o , t r o v a t o da A r tu r o C od ignola per comprendervi la mia
p r i m a r e c e n s i o n e a « P a g a n in i in tim o » ed a lcu n i spunti polemici
r i g u a r d a n t i l a « V it a d i N ic o lò P a g a n in i » del Conestabile, nuo­
v a m e n t e e d i t a e d a n n o t a t a d a F ed erico M om pellio, mi pare con­
v e n g a o t t i m a m e n t e ad u n a s p e c ie di rubrica, che intendo iniziare
i n q u e s t o n u m e r o d el « G io r n a le » e spero con tin u are nei successivi,
p e r e n u n c i a r e , e s p o r r e , d is c u te r e argom enti che abbiano un preciso
r i f e r i m e n t o , m e d ia t o o im m e d ia to , a lla v ita o a ll’arte del grande
v io lin is ta ita lia n o .
I n a l t r e p a r o l e il t it o lo r ia s s u m e un vasto programma di lavoro
p e r m e , n e l l o s t e s s o te m p o r iv o lg e un cortese in v ito a tutte le per­
s o n e d i b u o n a v o lo n t à , p e r c h è com u n ich in o al « Giornale » dubbi,
i p o t e s i , s u p p o s i z i o n i , p r o p o s te , d a t i certi o probabili, insomma tut
te le n o t i z i e c o m u n q u e in te r e s s a n ti il tem a « P a g a n in i », comprese le
s e g n a l a z i o n i d i o p u s c o li o c c a s io n a li ig n o ra ti, di articoli in quoti­
d i a n i o p e r i o d i c i v e c ch i e n u o v i, d i passi o a ccen n i trovati in libri
o r i v i s t e d e l l e p i ù d is p a r a te s p e c ia lità .
S e l ’i n i z i a t i v a g e r m o g lia e c r e sc e ad albero robusto, apporterà
i n d u b b ia m e n t e n n n o te v o le c o n tr ib u to a lla preparazione d ell’immin e n t e c e n t e n a r i o , ch e G en o v a , c o m e su ol sem pre fare, celebrerà in
m odo d egn o.
Π ο d e t t o c h e i l t it o lo fu t r o v a to per la m ia prima recensione a
« P a g a n i n i i n t i m o », la s c ia n d o c o s ì supporre che di recensioni io ne
a b b ia s c r i t t e p i ù d ’im a . F in o r a h o pubblicato so lta n to quella, nella
q u a le p e r ò a c c e n n a v o ch e s a r e i r ito r n a to s u ll’argom ento, anche per
t e n e r v iv a l a fia m m a a c c e s a d a l C od ign ola. A questo scopo e in ­
s ie m e p e r d o c u m e n t a r e la v a s t a riso n a n za d estata in tutta Europa
e d in A m e r ic a d a l lib r o d i A r tu r o C od ignola, avrei voluto pubbli­
c a r e a n z i t u t t o u n a r a sse g n a p a r tic o la r e g g ia ta d elle numerose recen
s i o n i c h e h o p o t u t o r a c c o g lie r e , e com pletare di poi il mio primo
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
242
MARIO P E D E M O N T E
g iu d izio esponendo quanto mi hanno suggerito i giu d izi a ltr u i. I n ­
fa tti i m olteplici recensori, illum inan do con varia predilezione que­
sto o quel d ettaglio della v ita o d e ll’arte p agan in ian a, m i hanno
la sc ia to scorgere in d izi ed elem enti, ai quali non avevo badato
prim a, com e del resto non vi hanno badato g li a ltri, m entre ora r i­
conosco che m eritan o di essere con sid erati con atten zion e. A vevo anzi
p en sato di in iziare questa « R ubrica » colla « R ecensione d elle R e­
cen sion i » a « P agan in i intim o », senoncliè mi è sem brato che una
ta le rassegn a di giu d izi si presen tasse p iu tto sto com e una co n clu ­
sione. non com e un in izio. D ’altra parte, poiché il libro d i A rturo
C odignola acq u ista ogni giorno im portanza più evid en te e d iffu sa ,
sarà sem pre di a ttu a lità il parlarne anche fra qualche tem po, q u an ­
do se ne potrà con statare l ’influenza d ecisiva sui biografi e com ­
m en tatori, la cui a ttiv ità ferve in te n sa in questa v ig ilia del cen ­
ten ario.
In ta n to com incio col dichiarare che proprio « P a g a n in i in tim o »
mi ha su ggerito l ’idea di questa « R ubrica » e in certo m odo me ne
ha tracciato il Program m a preventivo.
H o detto preventivo perchè attu alm en te il program m a si presen ta
com e un elenco di in terrogativi, ai quali sarebbe u tile rispon dere in
m odo esau rien te e preciso, m entre invece ci dovremo a c co n ten ta re di
ben a ltro. P urtroppo m olte risposte saranno incom plete, a ltr e so lta n to
probabili, alcu ne continueranno ad essere un desiderio in so d d isfa tto .
Ma se anche la speranza più rosea per certi in terro g a tiv i ci lasci.a
prevedere tu tto al più una conseguente concatenazione di ip o te si, più
o m eno fon d ate, non si deve rinunciare al ten ta tiv o generoso. Le ip o ­
te s i hanno spesso la cap acità di su scitare ed infervorare la d isc u s­
sion e, ed è appunto questa la m eta che si propone la « R u brica » .
Interessare a ll’argom ento una sem pre più v a sta cerch ia di persone e
in d u rle a interloquire con sem pre più an im ata vivacità.
La m eta è lon tan a, forse in accessib ile, m a la difficoltà ne accresce
l ’a ttr a ttiv a , an zi ad d ita u n ’a ltra m eta più lon tan a, p iù im p ervia,
più seducente an cora: ridestare tra le fo lle il fascin o p a g an in ian o
e creare u n ’atm osfera di passion e e di fervore, perchè le m a n ife ­
stazion i celebrative del prossim o centenario si svolgan o in un clim a
di en tu siasm o vivo, diffuso, sincero, fecondo.
Non m i faccio illu s io n i; so benissim o che per d estar ech i sonori
e m u ltip li si richiede una voce possente, ma è pur bello la n c ia r a lto
il nostro grido n e ll’aria, che lo porti lon tan o e ripeterci col p o e ta .
H eu milvi, quod n o stro est p a rv u s in ore s o n u s !
Sed tam en exiguo quodcum que e pectore r iv i
F lu x e r it, hoc p a tria e serviet omne m eae.
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
P A G A N I N I AN A
*
*
243
*
D a t o i l c a r a t t e r e e lo sc o p o d e lla « R ubrica » essa si dividerà
i n d u e p a r t i ; n e l l a p r im a v i s a r à la trattazione di un argomento pag a n i n i a n o , n e l l a s e c o n d a s a r a n n o catalogate le comunicazioni rice­
v u t e , a c i a s c u n a d e lle q u a li s e g u ir à subito· un commento o il preav­
v i s o d i u n c o m m e n t o p iù v a s to n e lla pun tata successiva.
G l i a r g o m e n t i c h e p er o r a p rop on go a me ed a i miei ipotetici colla b o r a to r i s o n o :
I ) L ’a m b i e n t e m u s ic a le g e n o v e se nel ’700, considerato nelle tre
m a n i f e s t a z i o n i : m u s ic a in c h ie s a ; m usica in tea tr o ; musica in con­
certo .
I I ) I ‘m a e s t r i g e n o v e s i d i N ico lò P agan in i, con speciale ri­
g u a r d o a G i a c o m o C o sta e s e c u to r e , d idatta, compositore.
I l i ) I m u s i c i s t i g e n o v e si, d i n ascita o di elezione, coetanei di
N ic o lò P a g a n in i.
I V ) I g r a n d i e s e c u to r i a m m ir a ti da N icolò Paganini nella sua
a d o l e s c e n z a e g io v in e z z a .
V ) P a g a n i n i e se c u to r e .
V I ) P a g a n i n i c o m p o sito r e .
V I I ) L ’o r g o g li o d e ll’a r t is t a , la fierezza d e ll’italiano, la gene­
r o s i t à d e l l ’u o m o v erso i f a m ig lia r i, g li am ici, ed anche verso i
n e m ic i.
V i l i ) L a t e c n ic a v io lin is t ic a prim a e dopo Paganini.
IX ) L ’a r t e d e lla s tr u m e n ta z io n e prim a e dopo Paganini.
X) L a s t o r i o g r a f i a e la c r it ic a paganiniana contemporanea, im ­
m e d i a t a m e n t e p o s t e r io r e , a t t u a le .
Q u e s t ’e l e n c o d i a r g o m e n ti p u ò subire va ria n ti impreviste e im­
p r e v e d i b i l i , s o p r a t u t t o n e l l ’o r d in e ; in oltre ogni argomento può es­
s e r e s v o l t o s o t t o v a r i a s p e t t i, e, speriam o, anche in contradditorio.
S e n e s s u n o in t e r l o q u i s c e , s o n o d e c iso a con tin u are da solo il mono­
t o n o m o n o l o g o , n e lla c e r te z z a d i riuscii* egualm ente utile, e cercherò
io s t e s s o i n g i o r n a l i , r iv is te e lib r i qualche accenno paganiniano, de­
g n o d i c o m m e n t o . S e in v e c e l a conversazione sboccia e si propaga
v i v a c e e d a r g u t a tr a p a r e c c h i, n o n solo la « Rubrica » acquisterà
i m p o r t a n z a e d in t e r e s s e ed a t t r a t t iv a , m a dal rapido intrecciarsi di
p r o p o s t e e r i s p o s t e im p r o v v is e sorgeranno a ltr i argomenti, altre
id e e , a l t r e i n t e r p r e t a z i o n i ed u n a sem pre più intim a e diffusa co­
n o s c e n z a d e l l ’u o m o e d e ll’a r t is t a .
N e l l a s p e r a n z a , a d ir i l v e r o te n u e e vaga, di trovar sul mio cam­
m in o u n a c o m p a g n i a n u m e r o sa e garrula, affron to serenamente la
p r im a t a p p a .
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
244
MARIO
L ’A M B I E N T E M U S I C A L E
PEDEMONTE
GENO VESE
NEL
SETTECEN TO
I
LA M U SIC A IN C H IE S A
Q uando, a ll’in iz io del seicento, la severa p olifon ia vocale pura
ced ette il posto alla p olifon ia ed alla m onodia accom p agn ata; qu an ­
do a ll’organo si associarono a ltr i strum enti e tra g li esecu tori c o ­
m inciò ad eccellere un gruppo di so listi, poi un un ico s o lista , la
m usica in C hiesa acquistò sempre m aggior popolarità, non solo nei
grandi cen tri, m a anche nei m inori e persino nelle u m ili borgate,
tu tte am biziose di sfoggiare nelle loro feste solen n i un decoro m u­
sica le attraen te e fastoso.
M entre da prim a u n ’esecuzione decorosa di sacre p o lifo n ie vo­
c a li era esclu sivo privilegio di C appelle g en tilizie e d i B a silic h e in ­
sig n i, quando com inciò ad afferm arsi la m usica m ista di can to e
suono, con prevalenza di suono e di virtu osità canora e stru m en tale,
le esecuzioni eccezion ali si m oltip licarono, si diffusero, si su sse g u i­
rono a in te r v a lli più brevi, perchè il popolo, anche il più m inu to,
se ne com piacque'e pretese che fossero organizzate con d ilig en te cura
e che non vi m ancasse il so lista m eraviglioso.
G enova, che al tem po d ella polifon ia vocale pura celebrava le
sue so len n ità religiose in modo splendido, anche m u sicalm en te, s o l­
ta n to n ella C attedrale e in poche chiese gen tilizie, dove le r is p e t­
tiv e cantorie erano dirette da m aestri em inenti, con tin u ò in segu ito,
fino al M otu proprio di P io X, a m antenere elevato il to n o delle
esecu zion i m usicali in queste sue Chiese p rivilegiate, m a n e llo ste sso
tem po favorì il m an ifestarsi di u n ’a ttiv ità m usicale prom etten te a n ­
che n elle Chiese M inori e periferiche, a lla quale a ttiv ità un generoso
ferm ento di em ulazione ha subito dato un im pulso vivacissim o.
A ll’in izio del settecen to si accende nel popolo genovese e lig u re
un nuovo fervore m usicale, appunto perchè la C hiesa g li f a co n o ­
scere un nuovo genere di m usica, più aderente al gu sto del popolo.
G ià si delinea la fam a di qualche concertino ; già si prean n u n zian o
g li im m in en ti v irtu o si stru m en tisti. Q ualche celeberrim o ca n ta n te r i­
torn a sp esso e si indugia alcun tem po o n ella città o nei p aesi d elle
due· riviere, t u tt i in gh irlan d ati da v ille sontuose di p a trizi m ecen ati,
e, forse rich iesto dal benefattore, partecipa alle esecuzioni che, in
occasione di feste, si svolgono n ella Chiesa P arrocchiale o nel S a n ­
tuario. U n fam oso ten orista, G iovanni P a ita (di lu i so lo abbiam o
n otizia d etta g lia ta ), si stab ilisce definitivam ente in G enova ed apre
u n a scuola di virtuosism o canoro, che si affianca a lle v a rie scu ole
d i stru m en ti e di canto corale, già ben avviate.
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P A G A N I N I AN A
245
G li a l l i e v i d i q u e s te s c u o le c o stitu isc o n o la m assa strumentale e
c o r a le , d a c u i e m e r g e co n s p ic c a t o risalto il so lista ed il virtuoso,
n e l l e m o l t e p l i c i e v a r ie e s e c u z io n i d i m usica sacra, che s’avvicendano
i n i n t e r r o t t a m e n t e n e lle n u m e r o se Chiese, grandi e piccole, dove il
p o p o l o a c c o r r e i n f o lla , a m m ir a , s i entusiasm a.
!La c r o n a c a d i q u e s te e s e c u z io n i, come la cronaca di tutta F atti­
v i t à m u s i c a l e g e n o v e s e e lig u r e n e i secoli p assati, non è mai stata
c o m p i l a t a , n è s a r e b b e f a c ile ab b ozzarne subito un disegno organico.
N o i p o s s e d i a m o , è v e r o , a lc u n i riferim en ti, che sembrano sfuggiti
i n a v v e r t i t a m e n t e a g li a u t o r i d e lle più disparate pubblicazioni con
t e m p o r a n e e e p o s t e r io r i, m a c o n u n sim ile m ateriale, così sparso, di
v e r s o e d i s c o n t i n u o , s i p u ò co n clu d ere ben poco.
P e r o r a b i s o g n a a c c o n te n ta r c i di radunare le poche notizie s i­
c u r e e s i g n i f i c a t i v e , c o n tr o lla r n e per quanto è possibile l ’esattezza,
c o o r d i n a r l e c r o n o lo g ic a m e n t e e conseguentem ente, cercando in esse
u n s u g g e r i m e n t o p e r in d o v in a r e le n o tizie com plem entari, la cui docu­
m e n t a z i o n e è f o r s e s e p p e llita in archivi in accessib ili. In tal modo
s i p o t r à c o n t i n u a r e , s ia p u r e c o n toppe e ram m endi multipli, una
t r a m a p r o v v i s o r i a d el r a c c o n to d i e c ’in teressa, per giungere, mercè
la c o l l a b o r a z i o n e , a t t e s a e s p e r a ta , di cui ho p arlato nella premessa,
a t e s s e r n e u n ’a l t r a se n z a to p p e e ram m endi.
C o m i n c i a m o d a u n a c o n s ta ta z io n e , che può assurgere a docu­
m e n to p r o b a tiv o .
N e l l a q u a s i t o t a l i t à d e lle C h ie se di Genova e Liguria, o sulla tri­
b u n a d e l l ’o r g a n o o a ltr o v e , fu tr o v a to e attrezzato convenientemente
u n o s p a z i o p e r c o llo c a r v i l ’o r c h e str a . Siccom e la tribuna orchestrale,
c h e i l M o t u P r o p r i o d i P io X ha reso superflua, lascia facilmente
c a p i r e d i e s s e r e u n ’a g g iu n t a , u n ad attam en to, un ripiego, se ne può
d e d u r r e d i e a g g i u n t a , a d a tta m e n to , ripiego furono imposti dal de­
s id e r i o d i p o t e r o s p ita r e l ’o r c h e str a .
L ’e l e n c o d e l l e C h iese in c u i la tribuna orchestrale rimane una
s t o n a t u r a a r c h i t e t t o n i c a n o n è fo r se necessario ; un esempio tipico
e d i u n a c e r t a im p o r t a n z a p u ò so stitu ir lo efticacemente. In S. Am ­
b r o g io , la c u i c a p p e lla n e l ’700 ra g g iu n se una notorietà particolare,
i d u e p r o l u n g a m e n t i la t e r a li d e lla tribuna d e ll’organo sono un evi­
d e n t e s u p p l e m e n t o , r ic h ie s to d a l bisogno di spazio non dalla linea
a r c h ite tto n ic a .
D i m o s t r a t a , s ia p u re m o lto a lla buona, l’esisten za di complessi 01*
c h e s t r a l i e c o r a l i , sa r eb b e n e c e ss a r io individu are i nomi dei solisti
e d e i d i r e t t o r i d e i s in g o li g r u p p i. F orse si potrebbe giungere a co
n o s c e r e a n c h e i n o m i d i t u t t i i com p on en ti le varie orchestre e i vari
n u c l e i c o r a l i , s e s i a v e s se s o tto m a n o u n ’am pia raccolta di libretti
d ’o p e r a s e t t e c e n t e s c a , s ta m p a t i in G enova e L iguria. In tali libretti
e r a q u a s i s e m p r e r ip o r ta to l ’e le n c o com pleto d egli esecutori, coni-
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246
MARIO
PEDEMONTE
presa l ’orchestra, il coro e il corpo di ballo, quindi, confrontando
con accorgim ento i vari elenchi, se ne ricaverebbero notizie u tili. D i
ta li lib retti ne ho visto qualuno, conservato n ella B ib lio teca Brign ole-S ale, ma il loro num ero esiguo non mi ha perm esso di rica­
varne m olte n otizie. Probabilm ente il fondo m u sicale e lib rettistico
d e ll’a n tic a C asa patrizia uon è giu n to in tegro a lla B ib lioteca a ttu a ­
le. H o accen nato a questo cam po di ricerche non certo per accin ­
germ i su b ito a scavarlo, che non sarebbe fatica breve, ma per isc r i­
verlo subito nel program m a di lavoro. P er ora credo convenien te
una rapida sin te si, che vedrem o svolgersi in seguito attra v erso sem ­
pre più d e tta g lia te an alisi.
N oi sappiam o che Genova nel ’TOO lia educato una bella schiera
di esecutori e di m aestri, i quali, dopo aver fa tte le prim e prove
n elle Chiese d ella c ittà , em igrarono e furono a ssu n ti da C appelle
fam ose, dove si segnalarono e furon consid erati elem en ti di prim o
p iano e qualcuno fu anche chiam ato a lla direzione in B a silic h e in ­
sig n i. D i costoro si trovano cenni in varie pubblicazioni, ma dei
rim a sti si sa m olto poco, anche perchè diffìcilm ente son r iu sc iti a
crearsi una rinom anza, anche locale, e divenire i so lis ti o i d irettori
delle cappelle citta d in e, dove pare si sia data la preferenza a m ae­
s tr i fo restieri. E di m aestri forestieri a G enova nel ’700 ne son v e­
n u ti m olti.
P resen to su b ito un primo elenco di nom i, non in u tile , credo, per
m ettere in opportuno risalto l ’im portanza ed il fervore d ella vita
m u sicale genovese nel ’TOO. N e lla prossim a p un tata esporrò alcu ne
con sid erazion i in torn o al repertorio delle C appelle genovesi e in co ­
m incerem o a vedere l ’elenco a ttu a le arricchirsi di nuovi nom i e per
ciascu n nom e elencato com incieranno ad emergere d etta g li, d a ti, p re­
cisa zio n i, rigu ard an ti l ’a ttiv ità a r tistic a dei sin g o li esecutori e m ae­
stri. e, col procedere delle consid erazioni su altre a ttiv ità m u sicali,
le n otizie aum enteranno e si chiariranno. C osi a poco a poco la tr a ­
ma si farà' sem pre più u n ita e con sisten te, perm ettendo la stesu ra
di una cronaca di una certa co n tin u ità e precisione.
Tra i m aestri genovesi e lig u r i che nel settecen to furono in G e­
nova d iretto ri di C appella, eccellono : N icolò R in a ld i, ign orato da
tu tti, forse perchè non si è m ai a llo n ta n a to da G enova ed ha d ed i­
cato tu tta la sua a ttiv ità alla m usica da Chiesa, m a non per questo
deve esser tra sc u r a to ; la sua produzione è degna di uno stu d io d ili­
gente e m inu zioso.
M atteo B isso , c ita to in parecchie pubblicazioni perchè a lcu n i suoi
oratori sono « ta ti esegu iti a V enezia, a Rom a, e fuori d ’I ta lia .
G aetano Iso la , v issu to a lungo in S ic ilia , operista di b ella fam a,
fecondo autore di m usica da Chiesa.
L u igi Cerro, direttore in varie c ittà ita lia n e, m a torn ato spesso
a Genova a dirigervi esecuzioni iso la te, di particolare im portanza.
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P A G A N I N I AN A
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F r a n c e s c o F ed erici, op erista non oscuro e direttore di cappella
o c c a sio n a le .
F r a n c e sc o G necco, op erista, q u a rtettista degno di m olto m iglio­
re fa m a , a u to r e di m usica sacra in teressan tissim a, direttore m olto
stim a to .
L u ig i D e g o la , v issu to a lungo fu ori Genova, com positore di varia
m u sica.
C om e vedrem o in segu ito, l ’elenco è incom pleto per varie r a ­
g io n i, m a s o p r a tu tto perchè di alcu n i, che non si sono m ai a llo n ta ­
n a ti d a G en ova, n u lla si conosce di preciso e le supposizioni, pei­
ora, so n o tr o p p o vaghe e confuse.
T ra i m a e s tr i forestieri, s ta b ilitisi a Genova e d ivenuti d irettori
di c a p p e lle g e n tiliz ie , sono ricordati da tu tti i dizionari il veneto
A n d rea A d o l ia t i ed il francese Onorato Lauglé. Probabilm ente si è
fer m a to a G en ova lungo tem po anche Gregorio S ciroli, m u sicista fe ­
c o n d issim o , m a poco conosciuto, che alcu n i dicono napoletano, a ltri
lom bardo, e probabilm ente non è nè lombardo nè napoletano, la cui
m u sica h a t u t t a l ’apparenza di im provvisazione, ma è spontanea e
sin cera , sp e c ia lm e n te la sua m usica da Chiesa ha pagine di in ten so
fervore. N o t o an cora i due B ru n etti, G aetano e G ualberto, Carlo
S tu r la e G iu sep p e G azzaniga, m aestri pochissim o n oti, però non in ­
d eg n i d i e sse r ricord ati e stu d ia ti.
S o n o r im a s ti a G enova solam ente pochi m esi L u igi B occherini,
che tr a l ’a ltr o in Genova ha com posto l ’oratorio « G iuseppe rico­
n o sc iu to » a p p u n to per la F am iglia F ilip p in a locale ; Tom m aso
T r a e tta , N ic o lò P iccin n i, G iovanni M aria R u tin i, P ietro G uglielm i.
P e r i s o lis t i n ostran i è un po’ difficile com pilare ora un elenco
a p p r o ssim a to , per la stessa ragione accennata a riguardo di N icola
R in a ld i. In d u b b iam en te tr a M artini B itti, vio lin ista in sign e, che se
ne è a n d a to d a G enova nei prim i anni del settecento, e G iovanni
P e d e v illa , c h e n e ha seguito l ’esem pio sul finir del secolo, sono com ­
p resi u n a v e n tin a d i v io lin isti genovesi, che si d istinsero a ll’estero
te s tim o n ia n d o così l ’efficacia e l ’efficienza della scuola v io lin istica
g en ovese. C oi v io lin isti possiam o m ettere a ltr e tta n ti vio lo n cellisti,
r ic o r d a ti a n c h ’e ssi come elem en ti ottim i di cappelle estere, e qualche
o b o ista , c la r in e ttis ta , fa g o ttista . P er costoro sono nom i certi quelli
d i M ario S t e lla , dei G allo, dei Gambaro, del L asagna, esecutori di
u n a n itid e z z a lim p id a e trasparente, che senza dubbio si è im pressa
n e lla m en te viv a cissim a di P agan in i giovinetto. Indubbiam ente a G e­
n ova n e l se tte c e n to fiorì una elettissim a schiera di fla u tisti, m a è
un p o ’ d ifficile segnalare ora qualche nom e sicuro.
D e i s o lis t i forestieri chiam ati a Genova per qualche m a n ifesta ­
zio n e im p o r ta n te ne potrei ricordare una lu n ga teoria, ma desidero
e v ita r e il so sp e tto che io esageri. Considerando gli in d izi che s u g ­
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geriscono l ’ip o te si d i un loro soggiorno in Genova, vedrem o quali
nom i si possono accogliere n e ll’elenco, sia pure con qualche riserva.
D i due so li e gran d issim i abbiam o notizie precise, del vio lo n cel­
lis ta S tefan o G aleotti, che fu indubbiam ente un esecutore eccezionale
ed un com p ositore poderoso, e del sop ran ista G aspare Pacchiar o tti. Q u est’u ltim o, che era sta to a Genova prim a di recarsi a L on­
dra, vi ritornò dopo il 1790 e in questo suo secondo soggiorno cantò
esclu sivam en te in Chiesa, dove eseguiva in modo m irabile i M ottetti
per voce so la ed orchestra, vera ap oteosi del p iù a rd ito acrobatism o
canoro.
G aspare P a cch ia ro tti era paurosam ente m agro e b rutto d ’a sp e t­
to , m a quando can tava nessuno più si accorgeva d ella d i lu i b ru t­
tezza, n essuno si poteva sottrarre al fascin o di q u ella voce d o lcis­
sim a, a g ilissim a , sicu rissim a.
P a g a n in i gio v in etto lo a scoltò in'dubbiamente, forse lo am m irò
anche da vicin o, sedendo n e ll’orchestra a fianco d el suo1 m aestro.
N o tò q u ella bruttezza che s i trasform ava in una bellezza id ea le e la
sua m ente accesa divinò l ’avvenire e form ulò il v a ticin io : Tu sarai
com e lu i, m eglio di lu i.
M a r io P e d e m o n t e
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GLI SCAVI IN VAL DELL’AQUILA (1)
L a c a v a S im o n etti, situ a ta su lla sin istra del torrente A quila
che s i in n e s ta a v a lle di F in a le Borgo col torrente Porrà, è a q u at­
tro g r a d i s e tt e prim i e 20 secondi di longitudine -Owest del M eridia­
n o d i R o m a , quarantaquattro gradi dodici primi- e venticinque se ­
co n d i d i la titu d in e N ord (tav. F in ale ligure I .S .E . del F o glio 92).
Q u esta c a v a n ettam ente orien tata ad Owest è aperta in una v a ­
sta c o n c a v ità d ella parete rocciosa a picco ; a i piedi della quale avvi
un co n o d i deiezion e form ato di grossi blocchi di pietra e di terra
v e g e ta le, d o v e si notan o tre caverne principali ed una p iccola cav e r n e tta , A sin is tr a di chi guarda la- pianta della lo ca lità si p re­
sen ta u n o sp eco con direzione N ord Est da noi denom inato cunicolo
d i s in is tr a . E s s o è certam ente originato da una profonda spaccatura
della m o n ta g n a ed uno scivolam ento della parete ovest del cu n i­
c o lo . L a s u a sezione è trian golare, fortem ente allu n gata. N ella p a­
rete d i fo n d o , non ancora esplorata per la sua ristrettezza, si n ota
u n a fo r te co rren te d ’aria.
A d e str a d i questo cunicolo, ancora ricoperto a ll’in gresso da un
b locco d i p ie tr a in equilibrio, vi è una piccola cavernetta non an ­
cora da n o i e sp lo r a ta nel sottosu olo ; poco più a Sud si apre la c a ­
vern a c e n tr a le che era chiusa da un muro a secco di non an tica
data ; e d o p o a ltr i v en ti m etri circa più a Sud si scorge un antro ove
sem bra a b b ia n o origine due cavità m olto lim itate in profondità, e
d iv ise d a u n diafram m a di roccia.
Su t u t t e le pareti di queste caverne si riscontrano tracce pro­
fo n d e d i fu o c h i a n tich i, e qua e là strati di rocce cariate ( I s s e l -,
L ig u r ia P r e is t o r ic a ) . D a ll’esam e degli stra ti com posti del solito c a l­
care tr ia s s ic o del F in a lese, sopra le cavità descritte, risu lta ch iara­
m en te c h e in tem p i non del tu tto rem oti, in seguito a movüjmenti
te llu r ic i e ad azion e degli agen ti atm osferici, è crollata una parte
d e lla p a r e te ch e form ava come un grande antro al disopra delle c a ­
v ità in esa m e. I m assi fra n a ti cospargono la piattaform a e la scar­
p a ta ; q u e s t’u ltim a è co stitu ita da un am masso di blocchi di varie
d im e n sio n i e d i terriccio nerastro o bruno com m isto a carboni, fram ­
m en ti d i f it t ili di varie epoche, ossam i e fram m enti di o ggetti dì
i 1) R ela zio n e sugli assaggi eseguiti dall’istituto D. Mochi (li Imperia alla
cava di p ietre Olinto Simonetti a Finale Ligure Borgo.
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F . HO SM ER-ZA M BELLI
serp en tin a. N e llo strato più profondo è com posta di terreno a r g il­
lo so m escolato an ch ’esso a carboni, ocra, fram m enti di fittili ed ossa
di an im a li. Si direbbe che questa scarpata o T alus sia un am m asso
di rifiu ti com m isto a i m assi cad u ti. 11 franam ento di questi m assi
deve essere avvenuto· certam ente in due tem pi.
I l S im o n etti ha aperto nel T alus varie trincee per u tilizzare i
m assi in esso con ten u ti, ed è appunto da queste trincee che abbiam o
p otu to fa rci un concetto d ella stratificazion e di questa m assa di de­
tr iti. D u ra n te l ’apertura d elle trin cee g li operai del S im on etti hanno
rin ven uto asce, m acin elli, fìttili ed ossa che sono sta ti con segn ati
al m useo di F in a le.
C u n i c o l o d i s i n i s t r a . - I l liv ello di questo cunicolo è di circa tre
m etri superiore a llo spiazzo an teriore a lla caverna cen trale. V i si
accede da un cum olo di rocce acca ta sta te che appaiono corrose sia)
d a g li a g en ti atm osferici che da un in ten so e prolungato calp estio.
A lla im boccatura vi è la tra ccia di un grosso m uro a secco, in parte
d em olito, di costru zion e non troppo rem ota, e che doveva servire a
tap p are in p arte l ’im bocco del cunicolo.
L a prim a p arte di questo cunicolo fino a lla stretto ia m isurante
m etri uno e sessa n ta , appare priva dello strato superficiale, per uno
spessore d i 50 o 60 cen tim etri. Ciò può essere sta to origin ato da
a n tic h i scavi regolari, con asportazione della terra, oppure d a lla u ti­
lizzazion e del terriccio da parte d eg li in d igen i, per g li orti.
E se g u ito un prim o piccolo a ssa g g io ci siam o tro v a ti di fron te ad
un terreno a sc iu tto , polverulento, com m isto a d etriti vegetali e
fram m isch iato di p ietre d elle dim ensioni di un dee. cubo a dieci
c ir c a ; qualche fram m ento di ossa di U rsus e n u li’altro.
Ë sta to a llo r a deciso di p raticare una trin cea trasversale per
tu tta la larghezza del cunicolo. L ’a ssa g g io è sta to fa tto per una la r ­
ghezza di m etri uno e 20 circa. Sono sta ti r isco n tra ti tre str a ti :
1) Q uesto str a to è com posto di terra color bruno con resid u i ve­
g e ta li, fram m en ti di fittili en eo litici e n e o litic i fram m isch iati ad
ossa um ane e di a n im ali, in p arte con tracce di cottu ra. T anto i fit­
t ili q uan to le o ssa sono s ta ti tro v a ti ai la ti d ella caverna, evid en ­
tem en te g ià scon volti. Lo spessore di questo strato varia da 18 a
25 cen tim etri e con tien e poche p ietre di non grande dim ensione. I n ­
dubbiam ente an ch e qui lo strato· superficiale è sta to asp ortato.
2) H a u n o spessore che varia da tre a cinque cen tim etri ed è d i
colore q uasi nero perchè em inentem ente ricco di carboni e di ceneri.
N on vi si sono tro v a ti avanzi.
3) N on è sta to p ossib ile determ inare lo spessore di questo stra to ,
perchè l ’a ssa g g io è stato sospeso doj>o circa 00 cen tim etri di scavo.
P ia n ta ta una barram ina nel centro d ella trincea fino ad un m etro
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G L I SCA VI
IN
VAL
D E L L ’A Q U IL A
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(li p r o fo n d ità , non se n ’è trovato il fondo e non si è riscontrato alcun
c a m b ia m e n to d i colore del terreno.
I n q u esto stra to , che è di colore più bruno del prim o, subito sotto
lo s tr a to d e i carboni, sono sta te rin tracciate ossa e denti di felin i
e di U r s u s giovan e, qualche piccolo osso um ano ; verso il centro
d ello sc a v o o s s a lunghe di U rsus adulto (Speleus?) e denti dello
ste s s o a n im a le . A ssenza o quasi di fìttili.
L a p r o fo n d ità del terreno in questa caverna è certam ente r ile ­
v a n te e q u in d i per una esplorazione com pleta occorrerà asportare un
c o n sid er e v o le volum e di terra.
C a v e r n a c e n t r a l e - Q uesta caverna si presentava chiusa da un
m uro a se cc o con uno stretto passaggio. L ’im boccatura è ad arco
e llit t ic o p iù b a sso in chiave della volta interna. La p ian ta di questa
cavern a è p ressoch é pentagonale. E ssa è riem pita lino al liv ello d e l­
l'im b o cc a tu r a e cosparsa di m assi caduti dalla volta particolarm ente
verso i l fo n d o .
I l p rim o str a to è form ato da pulviscolo, proveniente d alla ero­
sio n e d e lla ro ccia, com m isto a ceneri ; è dello spessore variabile da
50 a 55 c e n tim e tr i fortem ente com m isto a pietre. 11 suo colore è g ri­
gio bruno ; ap p are evidentem ente sconvolto.
P o ic h é a sin istr a d e ll’in gresso la caverna ha tendenza a scen ­
dere co n se n sib ile svasatura, abbiam o deciso di praticare una tr in ­
cea d i a s s a g g io che partendo d a ll’asse d ella caverna arrivasse alla
p arete d i s in is tr a .
I l seco n d o str a to è anch’esso dello spessore di 10 50 centim etri,
di colore p iù ch iaro del precedente, meno ricco di residui vegetali e
di cen eri, e com m isto a blocchi di pietra. Apparirebbe vergine da
sca v i. I n q u e sto strato è sta ta trovata una diram azione di corno di
C ervus p erfe tta m e n te conservata.
I l te r z o s tr a to appare p iù chiaro in colore, quasi bianco, e privo
di r e sid u i v e g e ta li. A circa un m etro e 60 di profondità lo scavo è
sta to so sp e so , non senza aver prima p raticati due fori con una bar­
ram in a fino a lla p rofondità di m etri uno e cinquanta dal fondo dello
scavo, i q u a li hann o riv ela to che il terzo strato ha term ine a circa
un m etro d a l fondo d e ll’assaggio e che poscia ha in izio un quarto
str a to se n sib ilm e n te colorato da arg illa e del quale non è sta to p os­
sib ile tro v a r e il fondo.
I l ter z o s tr a to ha forn ito pochissim o m ateriale ; è sta to rinvenuto
r o tta in v a r i pezzi, la porzione ossea di un grande corno di Capra
H y b ex e d u e d en ti di cervide. Il fondo d ella caverna centrale è in ­
d u b b iam en te m olto basso ; probabilm ente coincide con la porzione
m ed ia d el T a lu s.
Il
q u a n tita tiv o di m ateriale da scavare è considerevole. Sarà n e­
c e ssa r io p r a tic a r e una trincea secondo l’asse lon gitu d in ale della c a ­
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F.
HOSM ER-ZAM BELLI
vern a lino al T alus per poter asportare il m ateriale in senso o r iz ­
zon tale e non fa re fa lse m anovre.
A n t r o d i d e s t r a . - Indubbiam ente qui ci· troviam o di fron te ad un
an tro in esp lorato. Abbiam o deciso di aprire una trin cea a ll’in gresso
di un cu n icolo che si apre nel fondo e verso sin istra , prolungando
lo scavo in a van ti verso l ’in gresso ed il ta lu s.
11 prim o stra to d ello spessore variab ile di 50-70 cen tim etri, è
quasi in teram en te com posto di sfald atu ra d ella roccia sop rastan te,
con resid u i veg eta li, ceneri di fuochi recen tissim i ed ossa di ani
m ali m oderni. V erso il fondo lo str a to assum e una colorazion e sem ­
pre più bruna (strato primo bis) fino a che si in co n tra lo str a to se ­
condo che è d ello spessore di 5 10 cen tim etri, di color nero perchè
quasi in teram en te com posto di carbone e cenere.
S otto il secondo strato appare il terzo di color bruno d ello sp es­
sore di 30 cen tim etri circa, ove abbiam o trovato fìttili e n e o litic i e
del n eo litico superiore ed ossa cotte.
I l quarto stra to è com posto d i resid u i di carboni e ceneri d ello
spessore di 4-5 cen tim etri, sterile, e il quinto appare al di so tto dei
carboni d a llo spessore di 30-35 cen tim etri. A nche esso è di colore
bruno e con ossa um ane e cocci n e o litic i ed e n eo litici. A l d iso tto dii
un so ttile stra to di carboni e ceneri che delim ita questo str a to a p p a­
re un sesto strato di color grig io , assolu tam en te sterile ed in ta tto .
In corrispondenza d e ll’arco d e ll’an tro e d egli str a ti I I , I I I , IV
e V è sta to trovato un m u retto a secco clie chiudeva il fondo della]
caverna. E vid entem ente questo m uro è sta to eretto per tappare il
fondo del cu n icolo, in u tiliz z a b ile perchè trop po basso, e contro il
quale venivano accesi i fu och i. A l di là del m uro m ancano il I I e
I I I strato.
In una u lteriore esplorazione condotta n ella prim avera del 1937,
in corrispondenza del quarto str a to ed im m ediatam ente so tto la c o r ­
da d e ll’arco d e ll’in g resso del cunicolo term in ale d e ll’an tro di d e­
stra, a m età ed a l d iso tto di un grosso m asso caduto d a lla v o lta in
epoche lon tan e, si scoperse una tom ba in ta tta .
La tom ba scavata nel quarto stra to ed ap p oggiata d irettam ente
su llo str a to sesto indifferente, appartiene al gruppo d elle sepolture
a casson e, fo rm a ta da la str e d i pietra giu stap p oste. O rien tata da
E s t a O w est, d elim itata da due grandi la stre di pietra,, la tera lm en ­
t e , da una più p icco la al piede (verso O w est), dei m assi a lla te s ta ta
(ad E st), coperta da due la stre di pietra p resen tan ti tracce di a s ­
so ttig lia m en to artificiale ed an n erite d ai fuochi', m isura a ll’in terno
m etri uno per 30 cen tim etri, in altezza solo 13 centim etri essendo il
con ten u to e le lastre d elim itan ti com presse ed affondate per la c a ­
du ta del gran m asso di cui si diceva sopra. C aduta avvenuta in
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GLI
SCAVI
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VAL
D E L L ’ A Q U IL A
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ep o ca n on m o lto lo n ta n a d alla inum azione (come è dim ostrato d alla
m a n c a n z a d el terzo str a to , n e lla sua p arte superiore tra il m asso
e la c o p e r tu r a d ella tom ba e per il fa tto che i vari stra ti d escritti
p er P a n tr o d i d estra s i succed ono perfettam ente p aralleli ed indistu r b a ti a i la t i del m asso stesso).
A lP in te r n o d ella tom ba si notarono, nel terriccio del quarto str a ­
to , rare o s s a um ane, fram m en ti di ossa di an im ali vari e d enti di
c e rv id e , n o n d is p o s ti in m odo da potere ricostru ire la loro posizione
s tr a tig r a fic a (forse m ateriale di rig etto dallo scavo della tom ba al
tem p o d e lla in um azione) com e pure in vicinanza si notarono n u ­
m erosi fr a m m e n ti di fittili di vario tip o appartenenti a varie ep o­
ch e d el n e o litic o ed en eo litico .
S c o p e r c h ia ta la tom ba, questa apparve ripiena di un terriccio g ri­
g ia str o , r ic c o d i cen eri, fram m en ti di carbone, piccoli nuclei di c a l­
ca re. S u b ito a l d iso tto , il terriccio ha il caratteristico colore marrone
d el q u a r to s tr a to . A sp ortan d o il terriccio com paiono le ossa di uno
s c h e le tr o u m a n o , a p p arten en te ad un individu o di sesso fem m inile,
r a n n ic c h ia to su l la to sin istr o , con le due m ani sotto la te s ta ; le
gam b e fo r te m e n te flesse su lle cosce, e queste sul bacino, anzi a d ­
d o ssa te al tr o n c o . B a c in o in p osizione non naturale. T u tte le ossa
p r e sen ta n o n u m erose fra ttu r e, il cran io è com pletam ente schiacciato.
S u p p e lle tt ile tom bale a sso lu ta m en te m ancante. Si ritrovarono
d u e fr a m m e n ti di fittili, p arte di un m olare di cervide ed una scheg­
g ia d i se lc e n on la v o ra ta . N u m erosi fram m en ti di carboni. I l su d ­
d e tto m a te r ia le m o lto probabilm ente è p en etrato n ella tom ba a ttr a ­
verso a p e r tu r e tra le la str e lim ita n ti.
L o s c h e le tr o ap p artien e ad un individu o di sesso fem m inile d el­
la a p p a r e n te e tà di circa 40 a n n i; altezza (desunta d alla m isura
c o m p a r a tiv a d e lle ossa lu n gh e, essendo la colon na vertebrale a sso ­
lu ta m e n te fra m m en ta ria ) m etri uno e quaran tasette circa.
I l c r a n io a p p a rtien e ad un tip o brachicefali co, m esoprosopo; orto g o n a to , a fro n te liev em en te sfu ggen te, arcate zigom atiche fo rte­
m en te s v ilu p p a te in lu n gh ezza, forte sviluppo delPapofisi m en to­
n iera , b ra n ch e m an d ib olari ascen d en ti quadrangolari. D en ti piccoli
a r a d ic i c o r te , fortem en te u su ra ti nella superficie m asticatoria. Si
n o ta n o c a r ie d en ta rie, e segn i di period on titi e p eriosteiti, notevole
sv ilu p p o d e lle creste p terigoid ee ed ioidee.
C la v ic o le fo rtem en te in cu rv a te e s o ttili, la destra meno in cu r­
vata d e lla s in is tr a e più lu n g a . Coste e sterno norm ali.
O ssa lu n g h e gen eralm en te e sili e m olto svilu p p ate nei processi
a r tic o la r i ch e ap p a io n o più sp u gn osi ed areolati del norm ale (spazio
m id o lla r e e sa g er a ta m e n te volu m in oso, pareti d ella porzione diafis a r ia a s s a i s o ttile ). N o tev o li le inserzioni m uscolari a carico d ella
cresta d e lto id e a e d elle sop rascap olari. G li om eri presen tano una
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F.
HOSM ER-ZA M BELLI
in cu rv a tu ra an tero laterale d eltoid ea affatto caratteristica. O ssa d el­
l ’avam braccio esilissim e. Il braccio destro è più lungo del sin istro ,
specie nel suo segm ento superiore (omero). Scapole e sili, grande
svilu p p o del processo acrom iale.
F em ori fortem ente in cu rvati in avanti, angolo tra d ialisi e collo
del fem ore quasi retto ; testa del fem ore piccola, apofìsi trocanterica m o lto svilu p p ata, capo articolare d istale piccolo, tib ia platiem ica p resen tan te due incurvature, a ll’in n anzi ed a ll’esterno, tracce
di lesio n i in corrispondenza d ella spina tib iale superiore (da reci­
sion e dei ten d in i?). N otevole sproporzione tra arti inferiori e su p e­
riori a tu tto svan ta g g io d egli in feriori.
B a cin o p iccolo, svasato e ad ossa esili ; sacro incurvato. M an­
cano le ossa dei p ied i. M ani lunghe con d ita ben svilupp ate.
Le poche vertebre restan ti non presentano note anatom iche p ar­
tic o la ri, tra n n e le ad d om in ali le quali sono proporzionalm ente più
volum inose che n ei tip i um ani a ttu a li. Le due vertebre addom inali e
la prim a sacrale presentano gravi lesion i d istru ttive da carie ossea
specifica. T u tto lo scheletro ap p artien e ad un individuo rachitico.
Lo scavo ven n e sospeso in a tte sa di un sopra-luogo d ella R egia
S op rain ten d en za. V enne solo esegu ito qualche assaggio a ll’in gresso
d e ll’a n tro d i destra, ove d agli operai della cava furono rin ven uti un
m a cin ello (in quarzite) e parte del cranio di un equus asin us (?) e
n um erose ossa ap p arten en ti al Cervus Capreolus.
V erranno in seg u ito rip resi i lavori con la speranza di poter ad ­
d iven ire a lla scoperta di a ltre tombe.
È questa la prim a v o lta , forse, che nel F in alese viene esegu ito lo
scavo di una tom ba controllandone la posizione stratigrafica e p a­
leo n to lo g ic a , avvalen d osi della tecnica in seg n a ta d alla m oderna P a ­
letn o lo g ia .
A s in is tr a di ch i guarda la cava Sim on etti esistev a una specie
d i prom on torio, oggi scom parso, perchè ha servito ad alim en tare la
cava di blocch i di p ietra. A lla sua base esisteva u n a cavern etta
che si ap riva a circa dieci m etri so tto il livello dello spiazzo su p e­
riore s itu a ta s u lla ram pa di accesso a lle altre caverne, portante
tra cce di lu n g h i fu och i che doveva c o stitu ir e com e l ’avam posto d el­
la colon ia.
È da r iten ersi p ertan to, a llo sta to delle cose, che qui esistesse
u n a trib ù od alm eno un gruppo di fam iglie durante il N eo litico ed
E n eo litico , ma le grotte debbono aver servito di abitazione o di r i­
covero anche in epoche m oderne, come apparirebbe dai fram m enti
f ittili recen ti tr o v a ti anche ad una certa profondità.
Il
m ateriale scien tifico rin ven uto durante gli assaggi è sta to in
p arte g ià con segn ato al M useo di F in a le Ligure.
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GLI
SCAVI
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V A L D E L L ’A Q U I L A
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E L E N C O D E L M A T E R IA L E S C IE N T IF IC O R IN V E N U T O N E G L I
A S S A G G I A L L A C A V A SIM O N E T T I IN VAL D E L L ’A Q U IL A
F I N ALBORGO (FIN A L M A R IN A )
C a v e r n a d i S in is t r a :
I
S tr a to : F ram m en ti di vasellam e n eolitico a p asta om ogenea ;
A n se a tip o v a rio, arrotond ate e fascicolari; F ittili a coste r e ttili­
n ee se n z a p iz z ic a tu r e ; F it t ili a costa ornata scalare; D en ti di p ic­
c o li f e lin i.
I l i S tr a to : F ram m enti diafisari di ossa lunghe di U rsus ; F ram ­
m en ti c a lc a n e a r i di U rsus ; Fram m enti omero di Homo ; F ram m enti
U lna E q u u s ; D e n ti m ascellari superiori di E quido; Fram m ento m a­
scella re in fe r io r e di S u s; O ssa e denti di U r s u s /
C averna C en tra le :
I
S tr a to : F ram m en ti di fittili moderni ; Fram m enti di fìttili m e­
d io ev a li (’400 ’500) ; F ram m enti di fittili eneolitico e n eolitico supe­
riore ; F r a m m e n ti di fittili a costura rettilin ea.
I
e I I S tr a to : O ssa e denti di ovini ; D en ti di Bos? D en ti di
O vis A r ie s ; O ssa lunghe di Bos? (assai fram m entarie) ; F u sarola di
co tto ; F r a m m e n to di cucchiaia in cotto a p asta rossastra e a gros­
sa g r a n a ; F r a m m e n ti di fittili a coste con pizzicature a pasta om o­
genea e g r a n u la ta ; F ram m enti di anse forate ed a lin g u etta ; D ira ­
m azion e d i co rn o di cervide.
I l i S t r a to : Fram m ento m ascellare di Sus dom estico ; F ram ­
m en to di co rn o sin istro (porzione ossea) di Capra H ybex ; D en ti di
m a sc e lla r e Superiore di C ervide; D en ti di m ascellare superiore di
O vis A r ie s.
C a v ern a d i D estra :
I S tr a to : F ram m en ti ed ossa varie e denti di ovino.
I I e I I I S tr a to : F ram m enti ossa volta cranica di in fan te con
tra cce di ab b ru ciatu ra ; Fram m ento m ascellare inferiore di neo­
n a to ; F r a m m e n ti di ossa cranio di Canis Vulpes e qualche d ente;
U ln a d i M eles T axu s e fram m enti vertebrali del m edesim o; V a sel­
lam e e n e o litic o e neolitico ; Fram m ento di bacino e fem ore di Canis
L u p u s (tu tto con tracce di cottura).
IV
S tr a to : Scheletro um ano quasi com pleto a tipo brachicefali
co, in esop rosop o-ortogn ato ; D en ti di ovis aries e di bos ; M ascellari
ed o ssa di o v in i ; F ram m enti di bacino e femore di Lepus tu tto con
tra cce d i c o ttu r a ; F ram m enti di fittili eneolitici ; F ram m enti di
fittili n e o litic i a pizzicature su lle co ste; M acinello di d iasp ro; Due
m a cin e lli c o m p le ti; Una scure di serpentina a taglio sem ilu n are;
U n a g o in o sso ; O ggetto non ben classificato (fram m ento di cuspide
di la n c ia ? ).
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F . H O SM ER-ZA M B ELLI
Yr S tr a to : O ssa di in fa n te e d en ti dello· stesso (età an n i uno e
sei) ; O ssa di capra e di ovini ; N um erosi fram m enti di fittili n eo­
litic i a p a sta grossolana con rilevatu re d i vario tip o ; F u sa r o la in
osso spezzata.
V I S tr a to : S terile.
D al T a l u s :
S tr a ti su p eriori: F ram m enti di vasellam e rom ano (?) e d e ll’eneo­
litic o e n eo litico superiore ; F ram m enti di ossa di cervide ; F ra m ­
m enti di ossa di O vini.
S tr a ti medi : F ram m enti di fìttili eneolitico e n eo litico su p erio­
re e m edio com m isti ; F u sarola di cotto ; F it t ili n e o litic i a costure
con pizzicatu re ed a ltri a costoni d ir itti ed ornati ; A n se di fìttili di
vario tipo e fo rm a ; A n se a m an icotto, d igitate, ed a bottone.; F ram ­
m ento di lam pada in cotto (eneolitica) ; A nse n eolitich e di serp en­
tin a di vario tip o (una a ta g lio a sezione trian golare, a ltr a a se ­
zione e llittic a ) ; D en ti di B os e di Cervide ; O ssa di B ovin i, cervidi,
ovin i ed u m an e; Fram m ento di cranio di Equus A sin u s (?).
S tra to profondo : B reccia con rare ossa di U rsus.
F . H o s m e r -Z a m b e l l i
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LETTERE DI REALI ALL’AMMIRAGLIO
CONTE GIORGIO DES GENETS
( Continuazione e fine ; ved. numero precedente).
L E T T E R E D I CARLO A LBERTO A L L ’AM M IRAGLIO
D E S GENEYS
S on o tr e d ic i in tu tto e acquistano im portanza dal m om ento s to ­
rico in c u i fu ro n o d e tta te : 1816-1837.
L a p iù im p o rta n te della raccolta, quella datata da Torino il 20
m arzo 1821, fu in ser ita da P aolo B oselli in una ben nota m onogra­
fìa ricca d i a m p io com m ento, perchè la m issiva del P rincipe di Carig n a n o è s c r itta « con sì m anifesta sin cerità, che essa va an n o­
verata fr a q u elle pochissim e testim onianze che ci rim angono r i­
sp e tto a l l ’in tim o d e ll’anim o suo, ai m otivi delle sue azioni, in quel
m om en to che fu il più com battuto e che parve a m olti il più en igm a­
tico d e lla su a v ita » t1).
Il
g r u p p e tto ep istolare dim ostra a ll’evidenza come fossero ben
sa ld i i s e n tim e n ti di am icizia del P rincipe verso il Conte, al quale
e g li s i r iv o lg e v a fiducioso in quegli anni tr isti, rivelandogli per in ­
tero i l su o cu o re e la sua passione.
D ia m o d i ognun a di esse qualche cenno schem atico, rim andando
il le tto r e , ch e volesse approfondire le in d agin i, a lla bibliografia
str e tta m e n e in d isp en sa b ile d e ll’argom ento (2).
(!) P . B o s e l l i , Carlo A lberto e VAmmiraglio Des Geneys nel 1821. Torino,
C lausen, 1892, pagg. 4 e 7.
(2) C. B a l b o , Autobiografia, in M editazioni storiche. Torino. U.T.E., 1858.
N . B i a n c h i , S c ritti e lettere di G. Alberto.
C a r l o A l b e r t o , Réflexions historiques. Commento di A. M o n t i , suU’ed izio n e torinese del 1838. Modena, Soc. Tip. modenese, 1936.
L·. C i b r a r i o , R icordi di una missione in Portogallo. Torino, 1850.
------- N o tiz ie sulla v ita di C. A lberto. Torino, 1861. Tip. Eredi Botta.
A . C o l o m b o , Gli albori del Regno di Y. E. II secondo nuovi documenti.
(« R a ss. stor. del Risorgimento Italiano», 1936, fase. X).
C o s t a d e B e a u r e g a r d , La jeunesse du Roi Gharles A lb ert, 1892. Paris.
P ion , pag. 24.
------- E p ilo g u e d ’un Règne.
------- L e s d ern iers années du Roi Charles A lbert.
--------Un hom m e d ’autrefois.
L. C a p p e l l e t t i , V ita di G. Alberto.
A . C o n t i , C. A lberto (nel vol. L etteratu ra e patria.
Firenze, Barbe­
ra, 1892).
C o r t a n z e ( M a r q u i s e d e ) Notice sur la Reine M arie Thérèse.
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M o n sieu r le Comte Des G eneys,
J e me p la is à me rap p eler d an s la personne de V. E. un G énéral égale­
m e n t d istin g u é p a r sa v a le u r e t p a r sa prudence. V otre e n tie r dévouem ent au
serv ice d u Roi m ’e st connu. Avec de te ls sentim ene il m ’a é té bien agréab le
d ’a p p re n d re à la nouvelle année les so u h aits h eu reux que vous m ’avez ad réssés. J ’aim e à vous m a rq u e r de m a m ain to u te m a sa tisfa c tio n au ssi bien
que le d é sir de vous en d onner de preuves.
J e su is, m o n sieu r le Com te, avec la plus g ran d e considération de V. E.
T u rin , ce 10 Ja n v ie r 1816.
Le trè s affectionné
C h a rl es A lbert
de
S a v o ie P . c e
Q uesta prim a lettera di Carlo A lberto, ritornato in
1814, dopo la restaurazione* le riconosciuto nel 1815,
gresso di V ien n a, erede della Corona, non è soltan to
ricam bio di fr a si au gu rali, ma è pure giu sta valu tazion e
dote non sem pre com une a i giovani d iciotten n i.
de
C a r ig n a n
p a tr ia nel
d al C on­
un gen tile
d i uom ini ;
M on C her C om te,
J e profite de l ’a rriv é e de m on cheval à Gênes pour vous a ssu re r p a r cette
le ttr e que m a lg ré q u ’il y a it d é jà quelque tem ps je ne vous a i vu, e t que vous
A. D ’A n c o n a , C. A lberto g iu sta n o tizie e docum enti nuovi.
L. D e s A m b r o i s , N otice su r B ardonnéche. F irenze, C ivelli, 1873.
F . G s a l t e r i o , Gli u ltim i rivo lg im en ti ita lia n i, F irenze, 1850-51.
F . L e m m i , L a politica estera d i C. A lberto nei suoi p rim i a n n i di re­
gno. F ire n z e , Le M onnier.
A. L uzio, C. A lberto e M azzini. T orino, Bocca, 1923.
A. M a n n o , Spicilegio nel R egno di C. A lberto.
_x — Scorsa nel mio portafogli.
------- L e tte re inedite di C. A lberto al suo scudiere Carlo di R o b ila n t.
------- V en tu n o in P iem onte.
E . M a s i , I l segreto del R e C. A lberto.
A . F . P i n e l l i , S to ria M ilita re del Piem onte, voi. 2°, pag. 216. Torino-,
T ip. D e G iorgis, 1851.
D. P e r r e r o , G li u ltim i R e a li d i Savoia. T orino, C asanova, 1899.
E . P o g g i , S to r ia d ’Ita lia dal 181Jf al 1846, vol. I e sc ritti v ari.
C. R a n d a c c io . S to n a delle M arine M ilitari Ita lia n e dal 1Ί56 al 1860, voi.
I, p a r te I.
N . R o d o l ic o , ΰ . A lberto negli anni 1831-1843. Firenze, L e M onnier, 1935.
------- C. A lb erto , P rincipe di Carignano. F irenze, Le M onnier, 1935.
S t u d i C a r l o A l b e r t i n i , P ubblicazioni del Comitato P iem ontese della
S ocietà N azionale per la S toria del Risorgim ento Ita lia n o , vol. X I.
F . S a l a t a - D a C. A lberto a V. E . I I in « R . S t . R. I . », 1935.
M. Z u c c h i , I m o ti del 182.1 nelle m em orie inedite di A lessandro Saluzzo,
in « L a Rivoluz. P iem ontese del 1821 ». S tudi e docum enti. Bibl.
Soc. S tor. Subalpina, T orino, 1927, vol. I.
M. Z u c c h i , C. Alberto dalla restaurazione alV avvenim ento al trono
nelle m em orie ined ite di A. Saluzzo. Bibl. di St. Ita l. R ecente,
vol. X II.
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LETTERE
DI
REALI
ALL*AMMARAGLIO C O N T E
G IORGIO
DES
GENEYS
259
n e m ’av ez p a s m êm e é c rit, comme je l ’esp e rais; je n ’en conserve pas moins
p o u r v o u s u n e a m itié bien vive e t que je d é sira is beaucoup pouvoir vous
m o n tre r, é t a n t b ien p e rsu a d é de vos sentim ene à mon égard.
V ous a v e z v o u lu en c e tte occasion, comme en ta n t d ’a u tre s, me tém oigner
v o tre a m itié , e t en vous a s s u ra n t d u nouveau de la m ienne, je suis p a r la vie
V otre trè s affectionné
Charles A lbert
de
S a v o ie
T u r in , ce 9 J a n v ie r 18.18.
Q ui il P r in c ip e orm ai venten ne e lan ciato nella vita, esprim e
a c c o n c ia m en te il desid erio di stringere col G overnatore di Genova,
co sì a lto n e lla pubblica stim a, rapporti più cordiali e durevoli di
a m ic izia .
L e p la is ir q u e m e p ro c u re n t to u jo u rs vos le ttre s, é ta n t en ra iso n de la
h a u te e stim e e t de l ’am itié bien sincère que je vous porte, la d ern ière que
vous avez b ie n v o u lu m ’é crire, d a n s laquelle vous m ’esprim ez les voeux que
vous fo rm e z p o u r moi, m e p ro d u isit une satisfac tio n d ’a u ta n t plus grande,
que j e ne p e u x m e ttr e en d o u te v o tre sincérité, e t que je me fa is honneur de
vos se n tim e n s à m on ég ard . J ’éspère, m on G énéral, que vous serez au ssi bien
p e rs u a d é d e s v o eu x a rd e n ts que je form e pour v otre prospérité, pour v o tre
b o n h e u r, a in s i q u e j ’a i de pouvoir to u jo u rs posséder v otre am itié.
N ous fa s o n s ici les p ré p a ra tifs pour envoyer à Gênes tro is com pagnies
d ’a r tille r ie a in s i q ue vous en avez m ontré le d é sir; je fe ra i to u jo u rs mon pos­
sible p o u r se c o n d e r en to u t vos v ues. Le Comte de Saluces vous a u ra com­
m u n iq u é la d e m a n d e que je fu s obligé de fa ire du Colonel de l ’a rtille rie de
m a rin e ; je n e l ’a i f a it q u ’au d e rn ie r m om ent, lo rsq u ’on m ’ô ta to u te espé­
ra n c e d e v o ir v e n ir au cu n s de ceux actuellem ent en F ran ce. J e le u r a u ra is
to u jo u rs p r é f é r é R ap p allo , p u isq u ’il a v a it une ré p u ta tio n à to u te épreuve
e t q u ’a y a n t eu l ’a v a n ta g e d ’ê tre p lu sieu rs années sous vos ordres, il ne pou­
v a it m a n q u e r d e p osséder, s u rto u t pour n o tre pays, to u s le av antages dési­
ra b le s. J e r e t a r d a i to u jo u rs c ra ig n a u t que la so rtie ne vous fu t point ag réa­
b le ; m a i p e n s a n t m a in te n a n t que vous v erriez l’u tilité m a jeu re qu’il ré su lte ra it
p o u r n o tre p a y s à ce q u ’il passe à l’a rtille rie de te rre , vous ne m ’en tiendriez
p o in t de r a n c u r e . J e vous em b rasse, m on cher G énéral, e t vous p rie de m e
c ro ire p o u r to u jo u r s
T u rin , ce 2 ja n v ie r 1820.
V otre affectionné am i
Charles A
lbert
E sp r e ssio n e di se n tita am icizia.
Il
P r in c ip e , m entre assicu ra d ie fervono i preparativi per in ­
viare a G enova, tre com pagnie di artig lieri, gli conferm a la n o tizia
d a ta g li d a l C o n te A lessan d ro Saluzzo di M onesiglio (lo stesso che
n el feb b ra io 1821 sarà chiam ato al M inistero della Guerra e d ella
M arina) di a v er eg li d isp osto il passaggio a g li artig lieri di terra del
C o lo n n ello d e g li a r tig lie r i di m are. S i scusa di non avergli data
p a r tec ip a z io n e d iretta del provvedim ento, e confida che il Com an­
d a n te di G en ova abbia, a riconoscerne rop p ortu n ità.
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260
UMBERTO
VALENTE
Q uoique d ep u is bien long tem ps je n ’ai pas eu de vos nouvelles, m on cher
D es G eneys, je vous ré g a rd e tro p comme de m es am is pour n e p a s la isse r
p a s s e r la jo u rn é e sa n s vous p a rte c ip e r le bonheur que j ’épreuve p a r la d e­
m a n d e officielle qui eu t lieu ce m a tin p a r le P rin ce de S tarem b erg , au nom
d e l ’E m p e re u r, de la m ain de m a soeur pour l ’A rchiduc R a n ie ri, Vice-Roi
d u rè g n e L om bardo-veneto; j ’ép reuve un si g ran d contentem ent de r é ta b lis ­
sem en t convenable d e cette p a u v re soeur, que ne doute pas, vous co n n aissan t
assez, d u p la is ir qu e ça vous p ro c u rera . J e suis po u r to u jo u rs
T u rin , ce 2 m a rs 1820.
V otre affectionné am i
C h a r l es A lbert
Il
P r in c ip e com unica a ll’am ico il fidanzam ento d ella sorella E l i ­
sa b etta di S avoia-C arignan o (1783-1853) con l ’A rcid u ca G iuseppe
R a n ieri (figlio d e ll’im p eratore Leopoldo II) viceré del Lom bardo
V en eto d al 1818 a l 1848.
F ig lia d i E lisa b e tta fu M aria A delaide, la sposa del G ran Re
V itto r io E m a n u le I I .
E n a c c u sa n t à V otre E xcellence la réception de la le ttre qu ’E lle a bien
voulu m ’é c rire , j ’éprouve le besoin d e vous exprim er, mon cher Comte, to u te
la re c o n n a isa n ce , que je vous ai, p a r ta n t de bontés que vous avez bien
vo u lu a v o ir p o u r m oi p e n d a n t m on séjo u r à Gènes. J e re g re tte infinim ent
to u s les e n n u is que vous a u re z eu à cause de nous, et ai été d ’a u ta n t plus
sen sib le a la m a n iè re aim able avec laquelle vous me les cachez. M on am itié
e s t peu de choses, m ais p o u rta n t si ja m a is je peu ê tre à m êm e de vous en
d o n n e r d es p reu v es, je vous a ssu re que je me ré g a rd e rai com m e heureux.
Si les choses ici n ’a lla sse n t p as avec a u ta n t de len teu r, j ’a u ra is d é jà pu
vous envoyer v o tre F rè re , p uisque le R oi a approuvé la tra n s la tio n du s u r ­
plu s des pièces d ’A lex an d rie à Gênes. M ais, lorsque j ’en a u ra i l ’au to risa tio n ,
je le fe ra i avec d 'a u ta n t plus de p la isir, que j ’a tte n d s son re to u r avec im p a­
tien ce. N ous venons de te rm in e r l’é ta t de d o tatio n de la place de Gênes,
d ’a p rè s le p ro je t que vous aviez com m uniqué au Colonel De A n d reis; aussi
comm e j ’eus l ’h o n n e u r de le d ire au Roi, nous n ’avons f a it que pro fiter de
v o tre tr a v a il e t é te n d re le p la n d ’arm em ent.
Avec u n n o u v eau p la is ir je vous assure, mon cher Comte, de l ’am itié la
plu s sin cère que je vous p o rte, e t vous p rie de m e croire po u r to u jo u rs
T u rin , ce 4 novem bre 1820.
V otre affectionné am i
C harles A
lbert
S c r itto in form a su ccin ta, ma efficace. T ralasciando di a n n o ­
tare la conferm a del proposito sovrano di aum entare le d ifese di G e­
nova con d otazion e di cannoni trasp ortati da Alessandria., e l ’in te n ­
zion e di d estin a re a quella città il T. Colonnello G iuseppe D es
G eneys, fr a te llo d e ll’A m m iraglio, è da n otarsi l ’accenno a lle
preoccu pazioni ed alle noie che la m om entanea com parsa di Carlo
A lberto a Genova aveva procurato al governatore d ella c ittà e c o ­
m an d an te d ella m arina m ilitare.
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LETTERE
DI
REALI
A L L ’A M M ï R A G L I O
CONTE
G IO R G IO
DES
GENEYS
261
F in da q u ei giorni com inciavano a circolare per tu tto il territorio
lig u r e -p ie m o n tese lib elli e fo g li volanti d iretti ad ottenere dal Re
V itto r io E m a n u ele I riform e costitu zion ali. L ’A u stria era consid e­
rata com e n em ica della N azion e; si gridava: V iva la C ostituzione,
m orte a l M arch ese B rign ole e al Conte Roburent, cioè ai personaggi
r ite n u ti c o n tr a r i ad ogni riform a.
M on c h e r G én éral, je su is doublem ent content de la prom otion de Mon­
s ie u r v o tre F r è r e , p uisque j ’a i ré u ssi à vous fa ire plaisir, en m êm e tem ps
que j ’a i f a i t u n a v a n ta g e a u Corps, en p ria n t S. M. d ’élever du g rad e un
officier a u s s i d istin g u é q u ’e st le C hevalier Des Geneys. D ans la nouvelle o r­
g a n is a tio n d u C orps R oyal, a y a n t obtenu de pouvoir tra n sp o rte r dans les
p laces f o r te s to u s les canons de siège disponibles, et de m ettre les dites-places
en é t a t d e d e fe n se , j ’envois un officier à A lexandrie pour d irig e r les tra v a u x
à y fa ire , a in s i qu e les tra n s p o rts des canons, que nous ésperons vous envoyer.
M o n sieur v o tre F r è r e est celui que j ’ai destiné pour cette com m ission, ésper a n t q u ’il v o u s s e r a it plus agréable d ’avoir à tr a ite r avec lui, et qu ’il ne
m a n q u e ra it p o in t d ’occasions qui l’obligeassent d ’aller à Gênes, où je me
r e n d r a i je c ro is d a n s peu, p our y concerter avec vous l’arm em ent des f o rti­
fications. E n a tte n d a n t, je vous fa is mes plus sincers rem ercim ens pour l ’obli­
geance q u e v o u s avez bien voulu m ontrer dan s la tran slo catio n de deux offi­
c iers de v o tre C o rp s dans le notre, et vous p rie de croire à la sincère a m itié
de v o tre a ffe c tio n n é am i
Ch . A lbert.
(senza d a ta )
I m p o r ta n te l ’allu sion e al M aggiore Cav. G iuseppe D es G eneys,
g ià U fficiale d e ll’esercito francese agli ordini di M assena, prom osso
T en en te C o lo n n e llo per suggerim ento di Carlo A lberto.
La le tte r a con tin u a nella, descrizione dei preparativi per la fo r ­
tifica zio n e d i G enova.
Le L ie u te n a n t Vicino se re n d a n t à Gênes, je le charge de ces peu de
ro les p o u r v o u s, a in si que des c a rte s qui vous fero n t voir to u t ce que j ’ai
obligé de f a i r e ici ; quoique d a n s le m alheur, je sens l’honneur plus
ja m a is , a in s i j e ne peux vous recom m ander que vos d ev o irs; v o tre
fe c tio n n é am i
C harles A
pa­
été
que
a f­
lbert.
A S. E . L e C o m te Des Geneys, governeur de la province de N ovare.
(senza d a ta )
Il
b ig lie tto sen za data contiene la bella afferm azione del P r in ­
cip e M a g n a n im o : J e sens l’honneur plus que j a m a is . In realtà
C arlo A lb e r to , anche nel periodo più an gustiato del suo regno non
com p rese m a i la vita senza onore, e non ondeggiò m ai un m om ento
fra un d o lo re e un dovere (1).
i 1) C. R i n a x t d o ,
pag. 14.
Discorso ai giovani su «L o S t a tu to ». T orino, B o tta , 18 9 8 ,
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262
UMBERTO
VALENTE
J ’a i reçu avec bien vive sa tisfa c tio n , mon ch e r A m iral, le c h a rm a n t tab le au
que vous m 'a v e z envoyé p a r v o tre neveux e t qui re p résen t les m anoeuvres,
q u ’éx écu te l’e scad re dev an t la ville de G ênes; ce f u t une bien belle jo u rn é e
p o u r m on coeur que celle où je vis n o tre m arin e, ap rès av oir a rm é si pro m p te­
m en t les b âtim en s, de m o n tre r puis d ’une m anière si b rilla n te qui nous don­
n a it l’a ssu ra n c e q u ’elle c o n trib u e ra to u jo u rs puissam m ent à l’h o nneur e t à
la glo ire de n o tre P a trie .
E lle e st en tiè re m e n t v o tre o u vrage, m on cher A m iral, c’e st v o tre c ré atio n ;
vous re n d îte s p a r là un service im m ense à n o tre pays, dont je me tro u v e
h e u re u x de vous d ev o ir la plus vive reconnaissance. En vous r é ité r a n t m es
rem ercim ens, m on ch er Comte, croyez moi à ja m a is
V otre am i
C harles
A lbert.
(senza d a ta )
Ben m eritato il caldo elogio trib u tato da Carlo A lb erto a l l ’Amm iraglio, cbe aveva m ob ilitate le sue navi, arm andole di tu tto punto,
con grande so len n ità , in occasione della v isita del P rin cip e.
E sse in fa t t i rappresentavano la potenza m arittim a del R egno di
Sardegna : i G enovesi festeggiaron o l ’avvenim ento con vive a c c la ­
m azioni di sim p atia, ed a ltre p atriottich e m an ifestazion i.
A v an t d e d escen d re du b âtim en t, je viens vous exprim er, m on trè s cher
G én éral, m es rem ercim en s les plus sincères, pour la le ttre obligeante que
vous avez b ie n voulu m ’écrire, et pour tous les soins q u ’on m ’a prodigué
s u r le b â tim e n t, sû rem en t d ’ap rès vos ordres. J e prie v o tre Excellence de
v o u lo ir bien re m e ttre à Sa M ajesté le Roi la le ttre ci-incluse; et d ’accepter,
en m êm e tem p s, les a ssu ran ces de m es sentim ens d ’affection les plus in v a­
ria b le s.
A l b e r t I ) f S a v o ie
Le 7 a v ril 1S23.
È fo rse la lettera che prelude alla spedizione del D u ca d A n g o lilèm e nella Spagna per reprim ere con centom ila so ld a ti fran cesi
l ’insu rrezion e co stitu zion ale e rim ettere sul trono l ’a sso lu to m o­
narca F erd in an d o V I I . A l Trocadero, presso Cadice, l ’esercito
fran cese soffocò nel sangue la som m ossa liberale ; a ll’espugnazione
di quella fortezza (31 a g o sto 1823) partecipò Carlo A lberto di Carign an o, segn alan d osi per ardim ento e bravura m ilitare.
J e ne s a u ra is assez vous exprim er, mon trè s cher G énéral, comme je suis
ra v i et e n c h a n té des superbes b arq u es que vous eûtes 1 ex trêm e bonté de
f a ir e f a ir e p o u r m o i; elles sont l ’a d m ira tio n de to u t le m onde et m es d é lic es,
l’hom m e, qui les a accom pagné, nous a été aussi extrêm em ent utile p o u r to u te
n o tre p e tite m a rin e ; et si ce ne f u t point une indiscrétion, j ’o serais vous
dem an d er l ’a u to risa tio n de le conserver encore quelques jo u rs. J e d é sire ra is
bien vivem ent p ouvoir vous posséder quelques jo u rs à R acconis; c’est un
so u h a it, que je fo rm e depuis longtem s, et dont la possibilité de re a lité est
une de m es plus douces expérances. E n vous renouvellant, mon trè s cher
G énéral, les expressio n s de m on plus vive g ra titu d e , je vous em brasse, et
su is p our to u jo u rs v o tre trè s affectionné ami
A lbert D
R acconis, ce 14 ju in 1827.
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e
S a v o ie .
LETTERE
DI
R E ALT A L L ’A M M I R A G L IO
CONTE
G IORGIO
DES
GENEYS
263
A llu d e a i m odelli delle piccole navi corvetta « Aurora » di 20
c a n n o n i, « A q u ila » di 24, ed alle fregate « B eroldo », « H auteCom be » di 50 cannoni, fa tte costruire dal D es G eneys nel 1827. F u
q u ello il p erio d o più im p ortan te per l ’organizzazione della M arina
S a rd a . I l r e g io n aviglio fu potenziato, la darsena rim odernata e
fo r n ita d i m ezzi id on ei a l trafi&co accresciuto.
A l te r m in e d ella m issiva, il P rincipe esprim e il desiderio di
o sp ita r e q u a lch e giorno l ’A m m iraglio nel grandioso C astello di R ac­
c o n ig i, c o s tr u ito da E m anuele F ilib erto nel 1570, e dato in app an ­
n a g g io da C arlo E m anuele al suo secondogenito Tom m aso, p rin ­
cip e d i C a rig n a n o .
C om ’è n o to , Carlo A lberto lo am pliò nel 1834, e lo arricchì di
m arm i e d i scu ltu re.
M on c h e r G én éral,
J e v ie n s re c o m m a n d e r à vos bontés Eugène, gui vous re m e ttra c ette le ttre ,
l ’a im a n t a u t a n t que s ’il f u t u n de m es propres enfans. J ’éprouve un v rai
b o n h e u r en p e n s a n t q u ’il v a com m encer sa c a rriè re sous v otre direction,
d a n s u n C o rp s q u e vous avez form é, et qui a acquis, sous vos auspices, un
si ju s te e t b r illa n te ré p u ta tio n . E n vous le recom m andant, je n ’entends p a rle r
qu e d e v o tre bien v eillan ce que je lui désire, ca r vous m ’obligerez infini­
m en t, a u c o n tr a ir e , en ne le m én ageant aucunem ent; eu l ’em barquant le plus
so u v e n t p o s s ib le ; en lui fa is a n t f a ire le même service qu ’aux a u tre s élèves;
c a r c ’e s t ce q u e je vous d em an d erais pour un de mes propres enfans. J e re ­
g r e tte d e d e v o ir a v o u er qu 'il est fo rt re ta rd é dans le études pour son âg e;
m a is j ’ose m e f la tte r q u ’il fe ra tous les éftorts pour m é rite r d ’a p p a rte n ir a
u n C o rp s a u s s i d istin g u é .
C royez m o i à ja m a is , mon ch er G énéral.
v otre bien affectionné am i
A lbert
de
S a v o ie
T u r in , ce 4 a v r il 1830.
Q u esto s c r itto rivela ?e prem ure ui Carlo A lberto verso il cugino
E u g en io d i S a v o ia , che stava per im prendere la carriera della m a­
rin a. La le tte r a che segue, è in parte dedicata a llo stesso a rg o ­
m en to, m a le raccom andazioni sono più in sisten ti.
E b be E u g e n io anim o nobilissim o e m ente superiore; a lla m orte
del D e s G en ey s, avvenuta Γ8 gennaio 1839, gli successe n e ll’a lto
ufficio di C om a n d a n te generale della m arina sarda. Tenne a ltre c a ­
rich e d i r e sp o n sa b ilità , di cui si dirà in appresso.
J e n e .p u i s a sse z vous ex p rim e r de reconnaissance, mon cher G énéral, pour
la b o n té q u e v o u s e û tes d e m e com m uniquer la relatio n du G énéral de Chate a u V ie u x , q u i m ’a infinim ent intéressé, ainsi que pour les nouvelles que
vous v o u lez m e d o n n e r d ’E ugène. J e suis bien h eu reux de ce que vous me
d ite s a son é g a r d , fo rm a n t des voeux bien ard en s pour qu’il puisse, d e to u tes
m a n iè re s , se m e r ite r to u jo u rs de plus v o tre affection, v o tre estim e; q u ’il puisse
se r e n d r e d ig n e d e f a ir e p a rti d ’un Corps qui justifie to u jo u rs de plus la ju s te
c é lé b rité q u ’il v o u s d o it, e t q u ’il v ien t de si bien prouver p a r la seule e t
é n e rg iq u e p ré s e n c e d e v a n t T un is. A yant to u jo u rs d ésiré d ’av oir un de mes
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
264
UMBERTO
VALENTE
e n fa n s sous vous, d a n s la m arin e, je desire, s’il p e u t y ré u ssir, qu ’il y fasse
to u te sa c a rriè re , q u ’en y a c q u é ra n t des connaissances, des ta le n s, q u ’il puisse
y re n d re de co n tin u els services à la p a trie .
C royez m oi à ja m a is, m on ch er G énéral, v o tre tr è s affectionné am i,
A
lbert
de
S a v o ie
R acconis, le 17 ju in 1830.
Con parole di profonda am m irazione e d i g iu sta lod e per l ’Amm iraglio, C arlo A lb erto prende a tto dei p rogressi f a tt i d a l P rin cip e
E u gen io n e lla m arina. E sa lta g li svilupp i d elle forze arm ate, e
la v itto r ia d i C apo M alfatano rip o rta ta nel 1811 con tro i p ira ti t u ­
n isin i d ai m arin ai della Sardegna. A d essa contrib u ì il D es G eneys,
che preparò accu ratam en te uom ini e navi. A quel prim o scontro n a ­
vale, a ltr i segu iron o, più m em orabili e più degni : la spedizione di
T rip oli del 1825 e quella di T u n isi del 1830, a cui più vo len tieri r i­
pensa C arlo A lb erto in q u esta m issiva, scritta pochi m esi prim a
di sa lir e al tron o.
R acconis, le 17 a o û t 1837.
J e vous rem ercie, m on ch er G énéral, de l’é ta t de la M arine, que vous
m ’avez envoyé, e t à l ’exception d u g ra d e pour le M ajor O rrù , que je n ’a i pu
acco rd er, p a rc e q u ’il a d a n s l ’arm ée p rè s de cinquante c a p itain es d e v a n t lui,
j ’a i ap p ro u v é h ie r, d an s la R e la tio n de V illam arin a, to u te s les prom otions
qu e vous m ’avez p ro p o sé; e t j ’a i au ssi f a it ce que vous d ésiriez po u r Eugène.
Soignez b ien v o tre précieuse san té, mon cher G énéral, e t croyez moi à
ja m a is
V otre affectionné ami
Charles
A
lbert
Re C arlo A lb erto discorre, in questo b ig lietto , di ordinaria am ­
m in istra zio n e; com u nica a ll’A m m iraglio che, ad eccezione di una,
tu tte le p rom ozioni da lu i proposte sono sta te approvate su rap ­
porto del M archese E m anuele P es di V illam arin a, M in istro d ella
G uerra e d e lla M arina.
L E T T E R E D I E U G E N IO D I SA V O IA -C A R IG N A N O
A L L ’A M M IR A G LIO D E S G E N E Y S
Le due letter e che seguono furono dirette a ll’A m m iraglio da
E u gen io di Savoia (14 a p rile 1816-15 die. 1888), figlio del principe
G iuseppe (1783-1829) ap p artenente a quel ramo ca d etto SavoiaV illa fr a n c a , che ebbe per fon d atore E ugenio, Conte di V illa fra n ca ,
n a to d al principe L u igi di C arignano (1721-1778).
D u ran te le guerre per l ’indipendenza, nazionale, dal 1848 al 1866,
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LETTFRE
DI
R E A L I AL L*AM M IRAGL IO
C O N T E GIORGIO
DES
GENEYS
265
E u g en io d i S a v o ia coprì l ’alto ufficio di Luogotenente generale del
R egno. N e l 1861 tenne con onore la Luogotenenza di N apoli.
C arlo A lb e r to , com e vedemmo, m ostrava particolare affetto a
questo su o p a r e n te, che teneva in conto di figlio. Con lettere p atenti
28 a p r ile 1834 lo dichiarò principe di sangue reale e capace di su c­
cedere a l tro n o .
T u rin , ce 7 ja n v ie r 1837.
E x c e lle n c e,
J e ne p u is suffisam ent vous tém oigner la satisfaction que mon coeur éprou­
v a à la ré c é p tio n de v o tre aim able le ttre d u 30 décem bre d ern ier vos félici­
ta tio n s e t vos sin cères so u h aits pour la nouvelle grâce que S. M. Mon Au­
g u ste S o u v e ra in a bien daigné me faire, en me nom m ant C hevalier de ΓO r­
d re S u p rè m e d e l ’A nnonciade. Les bontés, que V. E . a to u jo u rs eûes pour
m oi, ne s ’e ffa c e ro n t ja m a is de mon coeur. Vous voudrez bien, p a r un nouvel
a cte de v o tre b o n té , tém oigner mes vifs rem erciem ents à ces braves officiers,
q u ’o n t p r is p a r t à l’honn eu r que S. M. a bien daigné me fa ir e ; chacun d ’eux
n ’e st o u b lié d e m o i, e t je fa is des voeux pour leur bonheur, auquel je so u h aite­
r a is o ccasion d e p ouvoir y contribuer.
A gréez, E x cellen ce, mes sentim ens d ’affection et de reconnaissance, et
croyez q ue je n e m anque pas de p rie r pour votre prospérité.
Fu g è n e
de
S a v o ie C a r ig n a n
T u r in , ce 3 septem bre 1837.
E x cellen ce,
J e v o u s s u is infinim ent redevable des félicitations que vous me fa ite s et
des m a rq u e s d e s sa tisfa c tio n s que vous me donnez, ainsi que de la p a r t du
C orps d e la M a rin e , pour m a nom ination à C apitaine de V aisseau, que S. M.
mon A u g u ste S o u v e ra in et Seigneur a bien voulu fa ire en mon faveur. J e
tie n s, non m o in s q ue vous, au Corp de la M arine, qui a le bonheur d ’avoir pour
son ch e f u n e p erso n n e de ta n t de m erites, tels que vous, qui veillez a leur
b o n h eu r, e t so u s l a direction de qui j ’ai fa it mes prem iers pas d a n s la c arriè re
des a rm e s. V eu illez tém oigner m a satisfaction et mes rem ercim ens à tous
ces b ra v e s officiers, e t agréez vous même les sentim ens de m a plus p a rfa ite
co n sid é ra tio n e t d e la plus h a u te estim e, que j ’ai pour V. E.
E
u gène
de
S a v o ie
C a r ig n a n
N e lla p rim a m issiva, il P rincipe ringrazia l 'A m m iraglio degli
au gu ri r iv o lt ig li in occasione del Sovrano conferim ento d e ll’Ordine
suprem o d e lla S S . A nnunziata, avvenuto su proposta del D es Ge­
n eys, e lo p reg a di ringraziare altresì gli ufficiali che p artecip a­
rono a lle on oran ze in suo onore.
N e lla se co n d a esprim e la sua gratitudine agli ufficiali di M arina
per aver fe s te g g ia to la sua nom ina a, Capitano di vascello co n ferita ­
g li d al R e, ed accenna sim paticam ente ai primi anni d ella sua ca r­
riera m a r in a r a , trascorsi sotto la guida saggia ed esperta d elP A m ­
m ira g lio .
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266
UMBERTO
VALENTE
L 'ep isto la rio ha term ine quando in Europa si determ in a la r in a ­
sc ita id e a listic a , sotto l ’im pero di nuove forze so cia li e p olitich e.
V in cen zo G ioberti sarà co stretto ad esulare a P a rig i e a B r u sse lle ;
iv i pubblicherà il suo celebre « P r im a to » preconizzando a ll’Ita lia
u n a m ission e di c iv iltà universale ; M assim o d ’A zeglio ne G li u ltim i
casi d i R o m a g n a accentuerà l ’opera di rigenerazione c iv ile g ià in i­
z ia ta ; Cesare B alb o riporrà le « Speranze d ’I ta l i a » p rincipalm en te
nel P iem onte.
R in asce in ta n to la fiducia nel governo dei P rin cip i ; si chiedono
riform e, si riassum e il program m a delle rivend icazioni n azion ali
n ella so la fo rm u la : u n ità e indipendenza.
U m berto V alente
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DISCUSSIONI E COMMENTI
A P B O P O S IT O D E L L ’ « A U R E L I A »
N e g li u ltim i fascicoli del « G iornale Storico e Letterario della
L igu ria », R . B accino tr a tta della « strada romana A urelia » nel
percorso da P is a a V ado : non vi porta alcun contributo nuovo e
rip ete a n z i a lcu n i d egli errori in cui altri prima di lu i eran caduti.
N e l 1924, n elle « Memorie della Accadem ia L unigianese di S cien ­
ze » io av ev o pubblicato uno studio sugli « Itinerari rom ani in Lu
n ig ia n a ». L e conclu sioni cui pervenivo rim angono, anche dopo lo
stu d io d el B a c c in o , senza positiva opposizione.
P e r q u e sto A . Boron e Boaoeas sono una m edesima cosa mentre
ciò non è d e tto in alcu na fonte nè lo si può dedurre perchè i due
nom i c o m in c ia n o con l·. L ’uno o l ’altro luogo non identificabile a s ­
so lu ta m e n te c o l Borghetto di Vara che è borgo storicam ente datato
(1274). S e il B a ccin o ebbe un dubbio su questa identificazione qu an ­
do o sser v a v a com e fossero poche le 12 m iglia in d icate d a ll’itin e r a ­
r io d i A n to n in o come intercedenti tra Luni e il B orghetto, questa
sua s te s s a con sid erazion e avrebbe dovuto condurlo a diversa con clu ­
sion e.
M anca an cora una prova d ella sa lita della A urelia dal B oron B o a c e a s-B o r g h e tto a ll’a ttu ale Roverano : come m anca ancora la pro­
va che l ’A u r e lia romana seguisse quell’assurdo incom prensibile tra c­
c ia to che se g u e l ’A u relia di oggi.
Le v is ib ili tracce d ell’A u relia sul Bracco aspettano ancora, io
dicevo a llo r a , una autorevole conferm a sulla loro età e questa, di
per sè so la , difficilm ente proverebbe che esse avessero fa tto parte
d e lla rom ea, m eglio d ell’A urelia.
T racce v isib ili si osservano ancora, e meglio, lungo il tracciato
da me in d ic a to , che, non ostan te lo studio del B accino, è ancora
quello che è so sten u to dai m igliori argom enti, ancora inoppugn ati.
A fferm a il B accino che « resta di squisitam ente rom ano il tr a c ­
c ia to d e ll’A u re lia ». Ma che sia romano il tracciato per il Bracco è
voler afferm are un poco troppo e troppo affrettatam ente. S i è chiesto
il B a c c in o perchè i rom ani si siano arram picati fino a quota 600
q uando a q u o ta assai m inore la strada avrebbe potuto, conservando
i su o i c a r a tte r i, valicare i contrafforti di monte S. N icolao? E v i­
d en te m e n te , n o . S i è chiesto il B accino perchè fra Luni e M oneglia,
secon d o il tr a c c ia to da lui seguito, non si incontrino lu oghi di s i ­
cu ra a n tic h ità ?
I
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268
Μ.
N.
CONTI
P ercorra, non in com oda autom obile, F attu ale A u relia, ma un
poco più faticosam en te quella strada che da T rigoso, che è quasi ce r ­
ta m en te la T eg u la ta dell*Itinerario di A ntonino, per la valle di S.
L azzaro raggiu n ge M oneglia e per Lem eglio, v a lica ta l ’in c is a a quo­
t a 309 (presso le rovine di S . Bernardo) — dove va id en tificato In
A l p e pennino — raggiunge Mezema. Troverà, ho detto, visibilm ente
tracce d e ll’Au relia. Prosegua- per P assano e raggiu nga F ram ura (a
V ico presso F ram u ra furon trovate m onete rom ane d e ll’im p ero ;
su l B racco, ch ’io sappia, non ne furon m ai trovate) e prim a di g iu n ­
gere a lla chiesa di Fram ura passerà accanto a due case che si ch ia ­
m ano oggi C a’ R essa (e non potrebbe in questo luogo· essere id en ti
fìcato il R exu m in d ica to da Guido G eografo e dall·’A nonim o R aven ­
n ate?). L a sc ia ta la chiesa (ch’è pieve, ch’è vetusta) di Fram ura rag­
giunga quella, pur pieve e pur v etu sta, del M ontale di L evanto (l’an
tic a Ceula) in d i per g li a ttu a li Legnaro e Chiesanuova e valicando
il P iccin o al T erm ine (per i luoghi di Albaredo che ci han dato
segni di indubb ia an tich ità) raggiunga P ignone e P adivarm a. Q uindi
il suo tra c c ia to sin o a Luni. A vrà percorso in ta l modo 18 km . circa
pari a X II m .p .m . tra Trigoso e Fram ura e in essa identificherà
B o d e t ìa ; ne avrà percorsi a ltri 40 pari a XXVII m .p.m . tra Fram ura e C eparana che identificherà con Boaceas d e ll’itin e r a rio , e a n ­
cora a ltr i 18 p ari a X II m .p.m . tra Ceparana e L u n i: o ssia esatta
m en te e p recisam en te quanti ne indica l ’itin e r a rio di A ntonino.
A vrà in c o n tr a to luoghi i cu i ricordi storici non recenti abbon­
d a n o : avrà in co n tra to 7 pievi di cui alm eno 6 datano d al 1000 (in ­
d izio d ’aver in co n tra to alm eno 6 pagi romani) e avrà percorsa una
strad a veram ente rom ana nel tra ccia to nella concezione nel per­
corso.
D a P ad ivarm a a l Bracco non un solo luogo le cui notizie p ositive
risa lg o n o oltre il 1100 : non una pieve, solo un tracciato, errato, a s ­
so lu ta m en te in d egno di esser d etto romano.
Troppo sca rsa è n ello stu d io del B accino la b ib liografia; s ’egli
ha con osciu to quanto si è scritto s u ll’argom ento, anche incidental
m en te, m ale ha fa tto a non ricordare e* sop rattu tto a non confutare.
Μ. N . C onti
E d e b ito d ’o n e stà affermare che all’epoca della com pilazione .del
m io piccolo saggio sull’A u re lia , non ebbi la ven tu ra di conoscere lo
“ s tu d io ,, del C on ti p e r quanto il mio lavoro di ricerca sia s ta to
a llo ra non indifferente. Colui che s’occupa di storia e che si se n te
mondo d ’un qualche p e c c a to , scagli lo prim a p ie tr a ! Confesso che
O ) M. N . C o n t i , Itin era ri rom ani in Lunigiana, in « Memorie della Acca­
demia Lunigianese di Scienze Giovanni Capellini >>, vol. V, 1924, pagg. 137 e segg.
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D ISC U SSIO N I E
COMMENTI
269
quando v e n n i a conoscenza di ciò che il Conti aveva s c ritto a m io
r i g u a r d o f p r o v a i vivo dispiacere nell’apprendere d ’aver trascurato,
sia p u r e in buon a fed e , un autore tan to im p o rta n te e così sicuro
del f a t t o su o. Oggi che conosco questo “ stu dio ,, tanto autorevole,
m i s e n to la coscienza tranquilla. S ta r e i per dire che se anche l ’avessi
co n o sc iu to p r i m a cfti t r a tta r e la romea di L evante, l’avrei lasciato
d o r m ir e i s o n n i del giusto. Il perchè apparirà ovvio ma/n mano che
te n te r ò d i sc a g io n a rm i delle.... terribili accuse che m i sono s ta te
s c a r a v e n ta te addosso.
E p e r c o m in c ia re dalla p rim a , che è quella di non aver p o r ta to
alcu n c o n t r i b u t o nuovo allo stu dio d e ll’A u relia ligure, dirò che que­
s ta g r a t u i t a afferm azione prova a lume d i sole, come al C on ti sia
sfu g g ito lo s c o p o del m io lavoro che era quello di raccogliere orga­
n ic a m e n te t u t t o ciò che d i serio e di ponderato era s ta to s c r itto s v i
tr a c c ia to d e lla v ia romana da Luni a Vado, per darne un profilo
d ’in s ie m e , c h ia ro , p e r quanto succinto. E che m i s p e tt i un p o ’ di
p r io r i tà in q u e s to , il Conti, non p otrà negare. In quanto poi ai f a ­
m osi e r ro r i che il mio c o n tradditore ha rilevato, è un a ltro paio di
m aniche! P e r c h è nella logica m atem atica e stringente dell’ing. C o n ti ,
t u tt o ciò che non collim a ammodino con le sue personali ( tr o p p o
p e r s o n a li! ) v e d u te , è b u tta to sdegnosamente al macero. Vediam oli
un p o ’, q u e s ti errori!
E d ecco B o r o n e Boaceas. Tralasciando la storia puerile del b che
fa sorridei'e e prenden do la questione con le molle della se rie tà , m i
pare che n u l l a v ie ti di identificare i due toponim i colla stessa loca­
lità o s ta z i o n e m ilita r e , ta n to più che indubbiam ente, seguendo la
tr a d iz io n e c la s s ic a del tracciato del Bracco, Vuna e l’a ltra stazione
son d a p o r s i n e lla v a lla ta del V ara. Ma questa è m ia personale o p i­
nione t u t t ’a l t r o che indiscutibile. Che poi Borghetto Vara sia sorto
d i p u n to i n bianco nel 1274, quasi per opera dello S p ir ito S a n to ,
e che q u e s ta d a t a n atalizia escluda assolutam ente la preesistenza,
nella lo c a lità o nei pressi, d ’una stazione milita/re rom ana, è g r o s ­
sa , v ia !
E d o r a v e n ia m o a l nocciolo. A l famoso tracciato d e ll’A urelia.
L a quale p e r m e , e me ne sto in o ttim a compagnia, saliva al Bracco
e lo v a li c a v a ! L ’itin erario da me seguito, che è a l l ’incirca quello
del B o l l o , ( m a il C on ti non lo cita quest’autore fo n d a m e n ta le, e
fo rs e n o n lo c o n o sc e!) è quanto corrisponde alle m ie personali osser­
v a z io n i e n o n ha p ro prio nulla di cervellotico. Seguo le o m e del
F e r r e tt o , d e l R is s o , d el O a b o tto , e non sono labili orm e! (M a il
C o n ti f o r s e i g n o r a ‘quanto questi signori han d e tto in m erito, p e r ­
chè n o n ne f a m en zio n e !).
D e l t r a c c i a to che dal mio oppositore è recisam ente afferm ato con
incì'ollabile sic u r e z z a come quello autentico, già avevo a v u to nOtizia
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270
nel Bon o (M e m o rie di M o n ta rc to ) che il C on ti non conosce, m a l’ho
r e p u ta t o se m p re ed ancor oggi lo re p u to il tra c c ia to d ’ una “ v ic i ­
nalis ,, tributariar della romea,. E d ecco come s i spiega il f a tt o che
su qu esta s t r a d a d i allacciam ento si siano allineate ta n te p ie v i a n ­
tiche ( le quali non si può affermare che corrispondano a d a l tr e tt a n t i
p a g i ro m a n i come il C on ti fa , perchè nulla r i è di a ssolu to, d i m a ­
te m a tic o nel cam po della s to r ia e il f a tto d i d a ta re dal 1000 non
a u to r iz z a una p ie v e a p ro c la m a rsi crede d ’u n pago rom ano. A n ­
diam o, adagio con questa fam osa regola che soffre ta n te eccezion i!).
Quando si r if le tta poi che VA u re lia , stra d a tip ic a m e n te m i l it a r e ,
con scopi esclu siva m e n te s tr a te g ic i qu in di, a v e va ben a ltr e esigenze
d ’una com une v ia d'allacciam en to f r a pa g i e v ic i e che d a i R om an i....
£i la b re vità fu se m p re a n te p o sta a ll’a g e v o le z z a ,, ( R i s s o ) , c i si
sp ie g a come I’ (c assurdo ,, percorso del B racco, che affronta/va una
regione a s p r a e se lv a g g ia , incontrasse sc a rsissim i a g g lo m e ra ti etnici.
Ma questo poco vuol dire. E che il tracciato del B racco fosse i l più
breve, allora com e oggi, b a s ti pensare che fu scelto anche pe r la n a ­
zion ale. (M a anche questo tra c c ia to m oderno il C on ti chiam a a s ­
su rdo!).
D a t a l’a s s o lu ta d is p a r ità d i v e d u te fra me e il C o n ti, tralascio
di co n fu ta re quan to si riferisce alle sue identificazioni. Voglio i n - 1
vece c ita r n e un a carina pe r quel che rig u a rd a il c om pu to delle m i ­
g lia , che d im o s tre r à lu m inosam en te quali sono i m eto d i usati dal
m io c o n tr a d d ito r e . B er f a r to rn a r g iu sta la d ista n z a in miglia· fra
” Genua ,, e ” M onilia ,, , crea di punto in bianco una nuova s t a ­
zion e f r a ” G enua ,, e ” R icin a ,, , a N e r v i, in te rp o la n d o a suo p ia ­
cim e n to la ta v o la pentìngeriana. Sicché fra ” Genua ,, e ” R icin a ,,
( d a t u t t i fino ad oggi id en tific a ta con Recco) corrono ben 22 m ig lia ,
p a r i a K m 32,5. T roppi? N ien te pa u ra ! L ’autore trasloca ” R icin a ,,
a R a p a llo , ” D e lp h in is ,, , ” ad. S o ia ria ,, a L avagn a, e t u tt o è a c ­
co m o d a to nel m ig lio re dei m odi. E questo fia suggel....
R e s ta u n ’u l ti m a accusa, quella cioè di “ troppo scarsa ,, biblio­
grafia. N o n voglio d ifen derm i da una così g r a tu ita affermazione.
Chi f a pro fe ssio n e seria, non d i le tt a n t is t ic a , di s tu d i s to r ic i, p o tr à
pron u n cia re u n g iu d izio sereno sul mio lavoro. N on il C o n ti, il q u a ­
le o ltr e a tra s c u r a r e t u t t i gli a u to r i che ho già s e g n a la to , d im o s tr a
d i non conoscere, ad esem pio, i lavori d e ll’Oberziner che sono, sino
a prova c o n tr a r ia , quanto di più o b b iettivo, di più eru d ito si s i a
s c r itto su lla L ig u r ia antica. E se oggi in essi, qualche cosa v ’ha di
s u p e r a to , r e s ta n o sem pre come opere classiche, delle quali non può
fa r e a m eno chi abbia veri in te n ti d i storico.
Ma il le tto r e l’ha capita p rim a di me. E evidente che q u e sta a c ­
cusa d i “ tro p p o scarsa ,, bibliografìa, deriva dal solo f a tt o d i non
a v e r c ita to il saaqio del C on ti.
...
R
enzo
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B
a c c in o
/>'
R IV IER A DI LEVANTE E LUNIGIANA
NELLA POLITICA NAVALE GENOVESE
DOPO LO SFACELO DELLA MARCA
(Continuazione ; ved. numero 'precedente).
S in o r a ab b iam o accennato ai feudatari m aggiori. Ma possiam o
sp in g ere la n o stra indagine anche ai feudatari m inori o vassalli,
sia p u re p er som m i capi. Sono i Lagneto, che nella sottom ission e
del 1145 a ccen n a n o alP esistenza di propri « valvassori » ; sono i P a s­
san o che, r isp ettiv a m en te nelle p attu izioni del 1157 e del 1171, p ar­
lan o d i p r o p r i « hom ines vassallos » e di proprie « m asn ate », di
propri « d o m n ic a ti arim anni » e « dom nicati m anentes » (3).
P a ssa n d o a llo r a a trattare direttam ente del potere g iu risd izio ­
nale, tro v ia m o u n a prova ancor più decisiva della vigorosa esistenza
di un reg im e feu d a le in tu tta la R iviera in questo periodo. Le c la u ­
sole d e lla c ita ta sottom ission e dei Conti di Lavagna, del 1166, l i ­
m itan o, nel ter r ito r io soggetto a lla loro sovranità, precisam ente l ’e ­
sercizio d el p otere giurisdizionale, cioè di quello tra i poteri che
più d ’o g n i a ltr o definisce in regim e feudale la qualità e la natura
delle « p u b b lice functiones » a ttrib u ite alla classe sign orile. S e vi
sono d e lle lim ita z io n i, delle rinunzie a ll’esercizio di questo potere da
parte d ei C o n ti, è segno evidente che in esso si estrinsecava ancora
in m odo p a r tic o la r e l ’au torità com itale.
In c o n c lu sio n e insom m a, l ’im perio d e ll’organizzazione feu d ale
appare p ie n a m e n te efficiente; la R iviera di Levante e la L unigiana
non si tro v a n o ancora, al m omento in cui il Comune genovese in izia
la su a a z io n e di conquista, in una fase avanzata di trap asso da un
p reced en te sfr u tta m e n to terriero a caratteri feu dali-cu rtensi ad una
fa se di sfr u tta m e n to con caratteri di economia ca p ita listica . L ’or­
ga n izza zio n e d e ll’intera zona è tuttora im perniata sul concetto p ar­
tic o la re d i so v r a n ità caratteristico d ell’epoca feu d ale; la base d el­
l ’o rd in a m en to so cia le riposa tu ttavia su lla natura e su lla q u alità
delle p u b b lich e fu n zion i, dei poteri attrib u iti nel campo del d iritto
pubblico a i feu d a ta r i. Il rapporto tra signori e v assalli, tra v a ssa lli
e a s u d d iti » d e lle inferiori classi sociali va ricercato in questo cam ­
po : sareb b e a n o stro parere intem pestivo ricercarlo nella definizione
di d ir itti p r iv a ti di proprietà.
(J) L ib. J u r. cit., I, col. 110-195-263 il 265.
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FER R U C C IO
SASSI
IV .
Q uesto, che abbiam o d escritto, è per som m i capi il quadro p o li­
tico -so cia le trovato dai G enovesi n ella R iviera di Levante al m o­
m ento in cui la n ecessità d ’un più vigoroso m oto di espansion e li
sosp in ge a porvi stab ile piede. Il m oto procede, con n a tu ra li in te r ­
ferenze, con a zion i e reazioni reciproche, nel cam po m ilitare ed in
quello p o litic o ; i m ezzi im p iegati sono diversi a seconda dei m o­
m en ti, e d u ttili ne sono le ap p licazion i. T u tto rivela insom m a m en­
t a lità a g ili, in possesso d’una chiara percezione dei rapporti in ogni
m om ento in tercorren ti tra i m ezzi ed il fine ultim o da conseguire.
A bbiam o accen nato ai ben m agri r isu lta ti otten u ti d ai G enovesi
n elle azion i sv o lte nel 1110-1111 ed agli in izi d ella posteriore cam pa­
gna in iz ia ta nel 1132. Se, più o m eno apertam ente, si capisce, lo c o n ­
fessa Caffaro — ab ilissim o tra g li abili nel lasciare in chiaroscuro
le im prese riten u te non onorevoli perchè non vittoriose (quasi che
onore e g lo ria non vadano ta lo ra u n iti alle più b rucianti sconfitte)
— non vediam o proprio alcu n m otivo per dubitarne noi.
La cam pagna del 1110-11 si era chiusa in terraferm a con uno
sm acco ; l ’altra aveva prodotto come so li r isu lta ti ta n g ib ili la con ­
q u ista d ella lo c a lità di R ivarolo, seguita d a ll’erezione del castello
om onim o, e la sottom ission e dei dom ini di P assano pel ca stello di
F rascaro. È vero che il Caffaro assegna al 1133 la d istruzione dei
c a s te lli dei C onti e la resa di questi u ltim i ; ma, a prescindere anche
d a l fa tto che il giuram ento di fed eltà e di cittad in an za dei C onti
più p rossim o a g li avvenim enti narrati dal cronista avviene so lta n to
nel 1138 (l), e cioè ben cinque anni dopo l ’asserita resa, è certo che
l ’atto relativo non ci dice sostanzialm ente n u lla più di quanto si
può argu ire d al precedente decreto consolare d e ll’aprile 1128 (2),
eson eran te i C on ti da oneri fiscali superiori a quelli da essi corrisp o­
s ti anteced en tem en te « si steterin t in voluntate Januensium co n su ­
lum et com unis popu li ». E lem en to sgusciante, quello feu d ale, ele­
m ento infido, d ’accordo ; ma quale differenza fra il ten ore d egli a tti
ora in d ic a ti e quello delle più tarde p attu izioni del 1145 e segu en ti !
In queste u ltim e, possiam o effettivam ente scorgere — e li vedremo
— g li effetti d e lla m orsa genovese gradatam ente a tta n a g lia n te alia
gola i vecchi feu d atari della R iviera. Ma non nelle prim e, n elle quali
t u tto si lim ita in fondo ad un atto di sem plice valore form ale, che
avrebbe anche p otuto im pegnare — in quanto e perchè ta le — i feu ­
d atari m edesim i, m a che non sarebbe stato evidentem ente osservato
da una volon tà difforme e ribelle, se questa non fosse sta ta gravata
O) n . , col. 58.
(2)
/&.. I, col. 31. V. a col. 32 la revoca per inosservanza dei patti da parte
dei Conti.
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RIV IER A
D I LEVANTE
E
LUN1G1 AN A E C C ,
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d a ll’im p o siz io n e d ’una forza superiore. Convien dedurre che, neppu­
re n el 1138, il Com une genovese si sen tisse sufficientem ente potente
per im p o r si con un deciso a tto di forza.
Che d ire a llo r a delle d ecan tate vittorie del 1133? Evidentem ente
e sse d ovevan o rid u rsi a ben poca cosa, assa i lon tan a d alla d istru ­
zion e d e lle fo rtezze lavagnin e e d alla resa del consorzio com itale :
fo rse a lla c o n q u ista , forse a qualche slabbratura n ella cin ta dei c a ­
s te lli c o m ita li e r etti lungo quella che potremmo definire la fa scia
d i fr o n tie r a . A c q u isti fa c ilita ti d a ll’esser venuto meno ai C onti il
tem p estiv o , efficiente aiu to dei M archesi, im pelagati ed im p astoiati
in a ltr e a v v e n tu r e lu n igian esi, tortonesi, piacentine. Dobbiam o p en­
sare che, p r o p r io contro la cin tu ra dei castelli, fosse venuto a rom ­
persi, in lu n g h i e penosi travagli, lo sp irito offensivo delle schiere
gen ovesi. E c i in d u ce a ]iten ere verisim ile ta le presunzione, il d e­
c iso m u ta m e n to n e ll’orientam ento del Comune avvenuto proprio a
c om in ciare d a l 1132. N otiam o, a partire da questo anno, un ritorno
a p iù sa n i p r in c ip i, a llo sfruttam ento razionale dei m ezzi d isp o n i­
b ili e d e lle ten d e n z e in n a te ; una ripresa di quella san a p olitica m a­
rin ara, che s o la poteva consentire il raggiungim ento di quei su c­
cessi d e fin itiv i sin o ad a llora invano ricercati con m ezzi esclusiva m ente te r r e s tr i.
D a lla p a c e stip u la ta con la c ittà di Narbona nel 1132, passando
per l ’a d e sio n e d el M archese A leram o a lla cittadin anza genovese, si
era g iu n ti in breve volger d ’an n i a ll’afferm azione di un vero e pro­
prio p r o te tto r a to genovese su tu tta la costa dalla C atalogna a N iz ­
za (*). È , q u e sto , un vero trion fo ottenuto, si n oti bene, su un com ­
p lesso d i c it t à , o di s ta ti r e tti a form e feu dali, che traevano dal
m are o g n i lo ro ragion e di prosperità e di esistenza. È l ’im posizione
d ’una c it t à m arin ara su altre c ittà ed en ti parim enti viven ti sul
m are e p el m a re, cioè su rivali per lo meno nel cam po com m erciale
e q u in d i fa c ilm e n te nem ici anche nel cam po politico. Ma questo trio n ­
fo non p u ò e sse r e che n aturale fase di sviluppo d ’un germ e dato da
un su ccesso an teriorm en te otten u to nel campo conteso e fon te di con ­
te s ta z io n i, c io è sul mare : successo non necessariam ente m ilitare,
m a sq u isita m e n te p o litico quale può essere conseguito m ediante un
tem p e stiv o , a d e g u a to , persuasivo schieram ento di forze, vale a dire
d i sq u ad re n a v a li relativam ente potenti ed in piena efficienza. C af­
faro n o n n e f a cenno nei suoi A n n a li; ma il fatto rientra troppo
n e ll’o rd in e n a tu r a le delle cose, perchè sia consentito dubitarne. E
sono le s te s s e squadre che, con il fa tto solo d ella loro esisten za, e
fo r s ’a n ch e d e lla loro presenza nelle acque della R iviera dopo lo sp ie ­
i 1) II)., col. 39-51-56. Cfr. M a n f r o n i , op. cit., pag. 195 e S c h a u b e , Stoica del
com m ercio d e i p opoli la tin i del M editerraneo sino alla fine delle Crociate. To­
rino, U tet. 1915, pag. 337-8.
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FER RU C CIO
SASSI
g a m en to n elle acque occid en tali, influiscon o s u ll’a tteggiam en to dei
C on ti di L avagn a e dei loro feu d atari inducendoli a più m iti c o n si­
g li ed a lla rinnovazione dei vecchi p a tti, che si ten ta v a far cadere
n el d im en ticatoio.
S i apre ora un nuovo periodo di in ten sa attività, genovese in R i­
viera ed in L u n igian a, col preciso in ten to di estendere i r isu lta ti
c o n seg u iti d a ll’audace e b rilla n te p olitica in au gu rata. R ien tra in
questo quadro la regolarizzazione giu rid ica d ello sta to di fa tto com ­
p iu to creato con l ’occupazione di P ortovenere sin dal 1111. Per ben
tre decenni il costru ito ca stello di P ortovenere era rim asto in d istu r ­
bato, in pacifico e tran q u illo possesso del Comune, p resid iato sì in
terraferm a — si capisce — m a guardato sostan zialm en te dal m are
e per m ezzo del dom in io del m are. È noto che la regolarizzazion e av­
viene nel 1139, m ed iante la ven d ita e la « tra d itio » — da parte dei
dom ini di V ezzano a favore dei C onsoli genovesi — del terreno sul
quale erano s ta ti co str u iti il ca stello ed il borgo ; ed è a ltr e tta n to
noto che i rap p orti tra Com une e dom ini sono sta ti illu s tr a ti dallo
Sforza (J). Sarà quindi sufficiente ricordare che dalla definizione dei
rapporti hanno origine d eterm in ati vincoli ed obblighi personali dei
dom ini m edesim i, con cretati essenzialm ente n ella gen eralità del ser­
vizio « p e r m a re » esteso a tu tti i dom ini ed a tu tti g li uom ini loro,
m entre pel servizio in terraferm a — a m eno che non si tra tta sse della
d ifesa del borgo e del ca ste llo — si ritenevano sufficienti le p r e sta ­
zioni d ’un solo dei dom ini per ogn i « casa » senza segu ito d ’arm ati.
C ertam ente, pur se Caffaro ta ce in proposito, non si tr a tta v a d ’una
in con su eta generosità del Com une o d ’un atto di p o litica , per così
dire, in tern a, d iretto a svilupp are correnti di sim p atia. P rob ab il­
m ente lo sforzo fa tto per estendere l ’influenza genovese nei m ari di
P rovenza si era ap p alesato alquanto grave, e necessitava ora conser­
vare in efficienza l ’apparato di forze spiegato in quella circostan za.
I quadri e g li organ ici delle squadre venivano validam ente rin fo r­
za ti d alla con clu sion e dei p a tti con i dom ini di V ezzano, a prescin ­
dere da ogn i a ltr a considerazione sul valore m ilitare e p olitico della
terra il cu i dom in io veniva così non indispensabilm ente perfezionato
d al la to form ale.
Con la g ià precedentem ente avvenuta cessione da parte dei do­
m ini di P a ssa n o delle ragion i loro sp ettan ti sulle zone di Levanto
e di M oneglia, e con la presa di possesso d e ll’isola di S estri seguita
dalla costruzione del relativo, im m ancabile castello, tu tta la costa da
P ortofino al g olfo della Spezia è addentata nei suoi p un ti più v u ln e­
rab ili d al m are, là dove può esercitare tu tta la sua efficacia il po­
tere m arittim o. N e risu lta fa cilita ta la già in iziata penetrazione at(!) L a ven dita di Portovenere ai Genovesi e i prim i signori di Vezzano, in
« Giorn. St. Lett. della Liguria », 1902.
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DI
LEVANTE E
LUNJGIANA
ECC.
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traverso le m a g lie d ella cin ta fortificata di confine; Poccupazione
di fa tto , o r m a i non più facilm ente elim inabile, co n siglia a i feu d a­
ta ri p a r tic o la r i accordi per salvare il salvabile ; u n ’altra p olitica
sub en tra a lla prim a, avvalendosi delle prem esse poste da q uest’ultim a , e g rad u alm en te si afferma in modo sem pre più efficente : una
p o litic a ch e s a d i blandizie e di lusinghe, n ella quale il Com une g e ­
novese p u ò la n c ia r si per alquanti anni con passo sicuro attendend o
p a zien tem en te che ne giungano a piena m aturazione i copiosi fru tti.
T a n to a m a g g io r ragione in quanto in buon punto, e forse so tto m a­
no a ttiz z a ti d a Genova stessa, sopravvengono i d issen si p isan o-lu c­
ch esi sc o p p ia ti nel 1143> e proprio i P isa n i sentono il bisogno di in ­
tra tten er e con Genova am ichevoli rapporti, possibilm ente — nelle
in te n z io n i lo r o — sinché durerà il contrasto tra i due Com uni t o ­
scan i (*).
L ’Im p e r ia le di S a n t’A ngelo, nella sua opera c ita ta , traccia un
av v in cen te quadro della figura di Caffaro e pone l ’in sig n e uom o a lla
testa d e ll’a t tiv it à p olitica genovese in tu tto questo periodo e per
m o lti a n n i an cora : sia che egli abbia mano d iretta nel governo d el­
lo S ta to , s ia che — divenuto per un certo tem po im popolare — in ­
fluisca ed is p ir i le decisioni del corpo consolare. L ’appassion ata rie­
vocazione sem bra quasi conliuire in un’esaltazione a p o lo g etica ; ma
in r e a ltà il lavoro m ostra una serie di fini in tu izion i, con d otte o
su lla scorta d i docum enti o s u ll’interpretazione dei d ati offerti dalle
scarse n o tiz ie rim aste o» pervenute sino a noi. E ffettivam ente (ed ab ­
biam o c e r c a to di trarre nuovi indizi d a ll’esame d egli avvenim enti)
la p o litic a gen ovese di questo periodo m ostra una serietà e una fo n ­
datezza d ’im p ia n to non com uni a quell’epoca, una co n tin u ità di
sv ilu p p i, u n ’org a n icità ed una bontà di vedute, ta li da conferm are
p ien am en te il sosp etto che tu tto ciò sia dovuto alle percezioni chiare
ed u n ita r ie d ’u na m ente ben quadrata, sia che q uest’ultim a abbia
co n cep ito ed esegu ito da sola, sia che abbia saputo infondere a
tu tto l ’o rg a n ism o consolare e burocratico del Comune ferm a fede
n ella b o n tà in trin seca delle proprie convinzioni, m aturate per mezzo
d ella lu n g a esperienza form atasi, sin dalla non più recente giovin ez­
za, d a ll’a ttiv a partecipazione alle spedizioni oltrem are e dal non
in fr u ttu o so c o n ta tto con tante stirpi, razze, regni e sta ti diversi.
C ertam en te, anche dalla lotta contro i feudatari, solitam en te pre­
se n ta ta com e trad izionabile ed inevitabile per insanabile con trasto,
vediam o sb occiare le linee m aestre d ’una sana p olitica navale di
vasto resp iro .
» * *
P o ssia m o ora scendere ad esam inare, nelle m an ifestazion i e s ­
se n z ia li, le d ir e ttiv e seguite ed applicate dal Comune in R iviera. N on
( 3) TAb. J u r ., I, col. 82 e 87.
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m an cavan o a llo ra elem en ti favorevoli, a tti ad offrire a ll’azion e del
C om une o ttim i p u n ti di appoggio. A n zitu tto , notevole il la te n te sta to
d i u rto — sco p p ia to talora in ap erta guerra n e ll’ulteriore corso del
secolo — e siste n te tra i C onti ed alcu ne d elle m aggiori fa m ig lie vas
s a lle , p rin cip alm en te i dom ini d i P assan o e di N a s s o ; su ccessiv a ­
m ente — ina d ’im portanza non m eno d ecisiva —. i rapporti co rd ia ­
lissim i, anche troppo cord iali, correnti tra il Com une e la Chiesa
d i G enova sp ecialm en te dopo che il n otissim o decreto di P apa I n ­
nocenzo I l sottom etteva a ll’archid iocesi genovese le sedi episcop ali
di B obbio e d i B ru gn ato in terraferm a nonché una p arte d ella
C orsica (x).
N e lle vertenze n ob iliari, il F orm en tin i intravvedeva — o ltre l ’eco
d i rem ote co n tese di probabile origine fam iliare — u n ’espressione
di ten d en ze c a p ita listic h e , o alm eno con caratteri di form azione
c a p ita listic a . S u questo u ltim o punto si può concordare, quando si
ten g a p resen te — per le ragion i g ià precedentem ente accen n ate —
l ’o p p o rtu n ità di ten ere ben d istin te le a ttiv ità di ca ra ttere econom ico-p atrim on iale (svolte dai ceppi sig n o rili e d ai sin g o li m embri
di e ssi, e con cretate essenzialm ente n elle con cession i liv e lla r ie di
gran d i ten u te in prevalenza m onastiche od in genere ecclesiastich e),
d a lle a ttiv ità dipen d en ti invece d a ll’esercizio dei pubblici p oteri n e l­
la zona o in sin g o le p arti di essa. In questo secondo cam po le ver­
ten ze appaiono m eno frequenti ; un accenno esp licito lo ritroviam o
so lta n to n ella prom essa fa tta dai C onsoli a i dom ini di L agn eto di
salvare le ra g io n i che a questi u ltim i sp ettassero sul ca ste llo di
Z erli o su a ltr i della V al G raveglia. Ma siam o già arriv a ti con
q u est’a tto a ll’an n o 1156 (2), e non si può escludere che — in vista
del non più lon tan o crollo del sistem a feudale, e so tto la sp in ta
d elle riform e orm ai in corso di applicazione da parte del Com une —
g li ste ssi beneficiari ritenessero un qualsivoglia d ir itto feu d ale f a ­
cilm en te con vertib ile in un d ir itto di esclu siva n atu ra p atrim oniale
m ed ian te un r isc a tto « una tantu m » ovvero m ediante il pagam ento
d ’u n « feu d o » annuo.
C irca il ca ra ttere originariam ente fam iliare delle con tese, mi
perm etto ricordare l ’ip otesi da me espressa in precedente stu d io s u l­
la c o n sa n g u in e ità od alm eno stretta affinità dei dom ini di P assan o
e d i N a sso (3).
In izia lm en te la p olitica genovese non si presenta certam ente con
ca r a tte ri decisam ente rivoluzion ari, e ne abbiam o veduto un esem ­
p io n ella p attu izion e relativa al castello di C alosso; se così non
avesse operato, non avrebbe certam ente raggiunto lo scopo. PreO) II·., col. 41.
(2) Ih., col. 193.
( 3) Il C om itatulus etc., cit.
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LEVANTE E
L U N I GHANA E C C .
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vale in v e c e i l ricon oscim en to dei d ir itti a cq u isiti, e solo a grandi ,
lin e e , s e -n o n p rop rio di sop p ia tto, com paiono qua e là tin te dii c a ­
r a tte r e « c o m u n a le » ; giocan do poi su l dissenso, ancora conten uto,
fra le s tir p i fe u d a li, riesce più facile senza dubbio sedurre ed a t ­
tra rre g r a d u a lm e n te i dom ini di quei ca stelli così fa stid io si e così
poco d ig e r ib ili. D opo i dom ini di P assan o — per la sua posizione
sem bra im p o r ta n tissim o il ca stello di F rascati, da e ssi ten u ta — si
p a ssa a g li a lt r i ceppi più d irettam ente legati ai C onti di L avagna
ed a llo s te s s o ram o com itale. Un secondo solenne giuram ento, quel­
lo del 1144 (1), non è ritenuto sufficiente salvaguardia, così com e
si era r e p u ta to evidentem ente insuffìcente allettam en to l ’offerta del
C om une, ch e si a d a tta a spendere com plessivam ente ben 300 lire
di « b ru n etoru m » per l ’acquisto della terra e la conseguente costru ­
zion e d i c a se in G enova, per abitazione e dei Conti e dei P assan o (2>.
L a p o litic a può espugnare quei ca stèlli dinanzi ai quali l ’a z io ­
ne m ilita r e p u ra e sem plice potrebbe esaurirsi, e può costru irn e
ag ev o lm en te d e i nuovi. E sono allora i dom ini di Lavaggi che, nel
1145 (3), d o n a n o al Comune di Genova quanto già era sta to da esso
occu p a to d i f a tto , e cioè tu tto il « ronco » (ritorna la caratteristica
ter m in o lo g ia d i Calosso) sul quale erano sta ti co stru iti borgo e c a ­
ste llo , ed era sta to escavato il fossato di recinzione. E n ello stesso
1145 è la v o lta dei C onti di cedere al Comune i loro d ir itti in Rivarolo e s u lle terre d ella collin a d ell’isola di Sestri « a terragiis su p e­
riu s » : « a ter r a g iis in feriu s », potranno, se lo vorranno, costruire
case d i o r d in a r ia abitazione col beneplacito del Comune, al quale è
ric o n o sc iu ta fa c o ltà di acquistare il resto al giu sto prezzo corrente
a v a n ti la co stru zio n e del castello (4). Costruzione che doveva avere
evid en tem en te contribuito a rialzare i valori dei beili im m obili n ella
lo c a lità . L ’a tto dei dom ini di L avaggi è rogato nel castello di R iva­
lsolo, che d iv ie n e un poco, in terraferm a, il nodo od il punto focale
d a l qu ale s i diparton o, e nel quale trovano scioglim ento, le pa­
zie n ti te s s itu r e genovesi.
A d o g n i m odo — insegna la tattica d ell’epoca — non è m olto
sa lu ta r e che ca se di comune abitazione siano costru ite troppo v i­
c in e a lle m u ra di u n ’opera fortificata; ed ecco allora spuntare un
c a r a tte r is tic o atteggiam ento della politica religiosa del Comune, p ie­
n a di r is p e tto sì, ma anche discretam ente tendente ad esercitare
u n a vera e propria tu te la su ll’A u torità ecclesiastica. Un decreto dei
C on soli b asta per dichiarare appartenente al dem anio com unale la
ter r a su cu i era stato costruito il castello e, assiem e con questa.
(i) TJb. J u r., I, col. 90.
(?) Ih ., col. 60 e 62.
( 3 ) lb ., col. 102.
(i) lì)., col. 103.
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FERRUCCIO
SASSI
l ’a ltr a che d al vecchio muro a secco circondante il ca ste llo stesso
scen de g iù sin o a l colle verso Genova. N è l ’A bbate di S. F r u ttu o so
o si con trad d ire : il decreto torn a anche a benefìcio d ella C hiesa. Il
Com une darà in fa tti ogni anno una lira d ’incenso ; chi verrà ad
ab itare su lla terra porterà a sua volta annualm ente due denari per
ogn i ta v o la d i terra occupata da abitazioni, uno per ogn i ta v o la di
terra d e stin a ta a vign eto o ad a ltr a coltivazione. G li in te r e ssi sono
co sì c o n c ilia ti, ed il Com une potrà liberam ente vig ila re su lle persone
che verran no a sta b ilir si n ella zona. A nzi, poiché coi provvedim enti
a d o tta ti si ten de, pur senza dirlo, a provocare lo svilupp o del borgo
favorend o l ’im m igrazione di ceti sociali liberi e form andone un lu o ­
go di r ifu g io per chi in ten d a sottrarsi* a vin coli di n a tu r a feu d ale,
il Com une fa rà di più e tu telerà convenientem ente le n e c e ssità s p i­
r itu a li d ella popolazione assegn ando spontaneam ente tren ta tavole
d i terra sul co lle per la costruzione d ’una nuova chiesa p ievan a:
salvo in seg u ito a ritogliere la terra stessa ai sacerd oti d ella P ieve,
e a d istru ggere la casa da e ssi costru ita, adducendo la m ancata
costru zion e d ella nuova chiesa (*). È n e ll’assiem e u n a m anifesta
zion e di q u ella p o litica protezion istica, non ancora del tu tto sp in ta,
per la quale i C onsoli interverranno nel 1155 (2) ad an n u llare una
rem ission e di decim e, d isp osta nientem eno d a ll’A rcivescovo S iro a
favore d egli uom ini di P assan o e di N asso, dich iaran d osi « con ser­
vatores jurium e t bonorum arcliiepiscopatus ».
M a ritorn iam o pure a lle p a ttu izion i del 1145 che segnano, come
abbiam o g ià ch iarito, un decisivo abbassam ento del p restig io e d ella
forza dei C on ti di Lavagna e dei loro fed elissim i v a ssa lli, i dom ini
d i L agn eto, di Cogorno e di C alosso. G ravissim o il colpo in ferto
a i C onti con le restrizion i loro im poste a ll’uso dei p oteri g iu r isd i­
z io n a li. N essu n a giu risd izion e più su lle cose che, com e essi sono c o ­
s tr e tti a d ich iarare, hanno in a ltri tem pi to lte « irra tio n a b iliter » ;
n essu n a, « in fra dom ignonem » dei ca stelli di M uscarolo e di Zerli
(nel cuore ste sso del com itato), nè su lle persone di T ed isio di Petra r u ta e fr a te lli, nè su g li u om in i residenti fuori d e ll’arcivescovado
gen ovese, a d d irittu ra. N u llo per d iritto ogni p atto infine, che li
legava a g li u om in i del vescovado. A coronam ento, si im pone d ’a u to ­
r ità la pace tra i C onti ed i L agneto da una parte, e l ’avverso sch ie­
ram ento dei P assan o e N asso d a ll’a ltra (3).
F e r r u c c io
( Continua)
(!) lì).,
(2) lì).,
col. 112 e 156.
col. 181.
<3) lì)., col. 103-108 a 110.
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S assi
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
V i t a l e , I disp a c c i dei d ip lo m a tic i genovesi a P a r ig i (17871793), in « M iscellanea di S toria italian a », S. I l i , vol. XXIV,
T o rin o , 1935 (ma 1936), Torino, B occa, pagg. I-X II, 1-681.
V it o
Q u esta n u o v a opera del nostro V ita le porta un n otevolissim o
co n trib u to a lla storia della diplom azia ita lia n a nel periodo della
riv o lu z io n e fra n cese integrando, sia per la ricostruzione critica , sia
per l ’im p o r ta n z a dei docum enti resi n oti, l ’opera del Lem mi e dell ’O lm o per la sto ria diplom atica di quegli anni del regno sardo,
del C ia m p in i per il G randucato di Toscana, del K ovalew skv e del
M azzu cck elli per la repubblica di V enezia e del M orandi, il quale
però ba re se n o te le relazion i degli am basciatori sabaudi, genovesi
e v e n e ti d i u n periodo storico più rem oto.
V ito V ita le , che i nostri lettori seguono con particolare in te r e s­
se, per i su o i sagaci stu di sulla storia m edievale, dove eccelle, e
per q u e lli in to r n o al settecento e alla prim a m età d e ll’ottocen to (*)
era fo r se t r a i nostri storici, il più preparato e capace d i darci,
in sie m e con la conoscenza dei docum enti d ip lom atici genovesi, una
r ic o stru zio n e c r itic a esauriente sopra un periodo ta n to ricco d ’esp e­
rien za p o litic a come fu quello che precedette e segu ì lo svolgersi
d ella r iv o lu z io n e francese.
(!) V ed. O nofrio Scassi e la v ita genovese nel suo tem po, in « A tti della
S ocietà L igure di Storia P a tria » , Genova, 1932; Inform azioni d i polizia sul­
l'a m b ien te lig u re (1814-1815), in « A tti Soc. Lig. Storia P a tria » , 1933; Un gior­
nale d ella repu bblica ligui'e: Il R edattore italiano e le sue vicende, in « A tti
della Soc. Lig. di Storia P a tria » , 1933; D iplom atici e consoli della R epub­
blica di G en o va , in « A tti della Soc. Lig. di Storia Patria », 1934; G enova.
P iem o n te e In g h ilterra nel 1814-1815, in questo Giornale, 1930, fase. I l i ,
U in su rrezio n e genovese nel dicem bre llJfi, ibid, 1931, fase. IV ; Ancora sulki
rivo lu zio n e genovese del 111/6, ibid, 1931, fase. I; Cristoforo Vincenzo Spinola
e Vinnocuo com plotto contro la repubblica di Genova, ibid, 1935. fase. II ;
O sse rv a to ri genovesi della rivoluzione di Francia, ibid, 1936, fase. I e I I ,
D ocum enti d i sto ria ligure (1789-1815), ibid, 1937. fase. II.
Non elenchiam o le numerosissime recensioni critiche. Facciam o un’eccezio­
ne per quella dedicata al volume del Borei — pubblicata n ell’ultimo fa sci­
colo — per correggere vari intelligenti errori tipografici: a pag. 213 riga 24
G uidiccioni si è trasform ato in Guicciardini; nella stessa pag. a riga 32 ac­
canto è sta to sostituito da quanto ; a pag. 216 l'ultimo capoverso invece di
com in ciare: « S u due p u n ti....» comincia « In due punti.... » ; a pag. 217 i
« p o s te r i» giudici del march. d’Argenson, sono diventati «p o sterio ri» ....
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280
RASSEGNA
B IBL IO FR A FIC A
Il Colucci aveva già reso noti i dispacci dei diplomatici geno
vesi dal 1794 al 1799, degli anni cioè nei quali la prevalenza fran­
cese nella repubblica di Genova era già un fatto compiuto; i di
spacci invece presi in esame e resi noti dal Vitale di Cristoforo
Vincenzo Spinola e di Francesco Masuccone non solo ci fanno as­
sistere agli eventi così eccezionali dei primi sei anni della nuova èra,
ma soprattutto alla lotta delle influenze politiche esercitate sulla
repubblica di Genova, la quale dopo aver difeso in ogni modo la sua
neutralità, dovette rinunciarvi, ponendo così in forse la sua stessa
indipendenza, con conseguenze incalcolabili per la futura storia del­
la penisola italiana.
Prima di iniziare l'esame analitico della nuova monografia del
Vitale, è necessario rilevare l'importanza dell'atto di rinuncia alla
neutralità nella storia italiana; e su ciò non potremo dir meglio di
quanto ha già detto il Vitale stesso, presentando un'altra impor­
tantissima opera sua: « Posta accanto alle grandi potenze marit­
time del Mediterraneo a volta a volta protettrici e insidiatrici,
sbocco alla Lombardia, perpetuo teatro della lotta, minacciata dal­
l ’espansione del Piemonte desideroso di arrivare al mare, in co­
stante contatto con l’impero, così per la continua sua partecipa­
zione alle vicende italiane come per diritti su terre alle spalle e
dentro gli stessi confini della Repubblica, Genova ha avuto per qua
si tre secoli a principale strumento di azione e di difesa la diplo­
mazia. Una diplomazia nella quale ai più cospicui rappresentanti
della nobiltà cittadina si alternano quelli della nobiltà minore e
rivierasca; una diplomazia tanto più importante e organica e infor­
mata in quanto per lo più composta di appartenenti ai supremi
Consigli della Repubblica e perciò partecipi del governo e piena­
mente consapevoli dei suoi intendimenti. Diplomazia che ha avuto
non pochi uomini degni di ricordo, tenaci difensori degli interessi
del proprio paese, abili negoziatori, acuti osservatori degli avveni­
menti e conoscitori dei caratteri e della vita dei popoli e governi
coi quali si sono trovati a contatto.
« I)i questa seconda parte della vita della Repubblica dominata
dall'azione diplomatica molte corrispondenze e non poche istruzio
ni del governo e relazioni di ambasciatori meritano di essere tolte
dall’oblio, indagate e studiate, talune anche in tutto o in parte
pubblicate....
« Nessun dubbio che l ’età medioevale sia il momento eroico ilei
la storia genovese e ligure, quello sul quale con maggiore compia
cimento e maggiore orgoglio, si fermano gli studiosi. Ma è canone
illogico quello di chi vorrebbe trascurate o escluse le ricerche sulle
età dette di decadenza, canone curioso che sopprimerebbe per i po
steri una parte di verità ed climinerebl>e arbitrariamente una parte
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di vita. Ogni età storica ha la sua importanza e ha compiuto la
sua funzione, senza notare che questa famosa decadenza va intesa
con certa discrezione....
« La vitalità con la quale Genova si è difesa, la destrezza dut­
tile degli atteggiam enti tra i grandi vicini pericolosi e a volta a
volta m inaccianti, la resistenza palese o coperta- anche in momenti
difficili, talvolta addirittura tragici (basta ricordare i rapporti con
la Spagna nel 1548 e nel 1054, con la Francia nel 1084, con l’impero
nel 1746, coi coalizzati dal 1792 al 1790) mostrano che questa de
cadenza, se tale debba ancora essere chiamata, non è stata inerte
0 imbelle come troppo si è detto e ripetuto.
« A una più equa valutazione della storia di Genova, negli ul
timi secoli della sua esistenza nulla può valere quanto Pesame della
corrispondenza diplomatica scambiata con gli ambasciatori presso
1 diversi Stati d’Italia e d’Europa, attraverso la quale si vede
« farsi »> giorno per giorno nelle istruzioni del governo, nelle in
formazioni dei diplomatici, nelle laboriose, talvolta interminabili
trattative, nelle soluzioni politiche che ne derivano, la storia della
Repubblica » (*).
Per ciò che riguarda i rapporti fra Genova, la Francia e i coa­
lizzati dal 1787 al 1793 la monografia che stiamo esaminando nei
suoi ultim i risultati pienamente conferma quanto abbiamo udito
teste affermare dal Vitale. L’infj»ortanza dell’opera non sta, inten­
diamoci bene, in nuove rivelazioni su una delle più profonde rivo­
luzioni che la storia abbia registrato, ma nei commenti degli osser
valori e soprattutto nella rielaborazione critica dell’editore.
Nell'am pia e nutrita introduzione è criticamente rievocata ad
ogni momento la situazione internazionale in cui venne a trovarsi
la repubblica eli Genova negli anni immediatamente precedenti la
rivoluzione e in quelli in cui più violentemente esplose; e le rela­
zioni acute dello Spinola e del Massuccone degne talvolta di grandi
diplom atici, servono al Vitale per rettificare con sicuro sguardo
di storico certi giudizi avventati, ma che sino ad ora hanno fatto
t esti», sui rapporti intercorsi tra Genova e i suoi potenti vicini.
E valeva la spesa di far conoscere questi dispacci: vi sono in
essi certe pagine che meriterebbero di essere scelte per una anto
logia. N o n è lo storico paludato, ina è l’osservatore partecipe sen­
tim entalmente degli eventi che viene narrando, il quale informan­
do come venne ρο/sto sotto processo e sopportò l’estremo supplizio
Luigi XVI. scrive pagine degne non solo di un fine ed accorto di
plomatico. ma anche di uno scrittore non di secondo ordine; altret­
tanto si dica di quelle in cui si narra la fine della Gironda, l’esplo
i i ) V ed
V . V it a lk ,
IHpi omni ici
r
roncoli ree.,
c it ., pngg. V i l -V I I I .
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R A SSEG N A BIB L IO C R A FIC A
2 8 2
sio n e r iv o lu zio n a ria avvenuta n e ll’e sta te del 1793, il c o n flitto tra
g iro n d in i e g iacob in i, e g ii errori dei colleg a ti con tro la F ran cia
« rig en era ta ».
Ma l ’im p ortan za d ella m onografia appieno si rivela n e lla t r a t ­
ta zio n e di due im p ortan ti problem i : quello d ella n e u tr a lità d ella
repubblica di G enova, oggetto d i ta n ti stu d i tra loro co n tra sta n ti
n elle co n clu sio n i ed ora finalm ente esaurientem ente tr a tta to ; c Quel­
lo d e lla c essio n e d ella C orsica a lla F ran cia, in torn o a lla quale,
a ttin g en d o ai d isp a cci d ello S p in ola, il Senatore M attia M oresco,
p resid en te d e lla n ostra D ep u tazione, potè con una profonda e bril
la n te d isam in a rivend icare la sovran ità di G enova e cioè d e ll’I ta lia
s u ll’iso la d al p u n to d i v ista giu rid ico, anche se la prepotenza potè
p iù d el giure.
N é è superfluo ricordare, concludendo, che con questa raccolta
d i d isp a cci si ha ora a stam pa u n a narrazione in in te r r o tta degli
even ti d e lla s to r ia fran cese n ei rigu ard i di uno S ta to ita lia n o dai
prodrom i d ella rivoluzion e a l C onsolato.
N essu n a ltr o d egli S ta ti ita lia n i, del tem po in cu i la p en isola
era ta n to d iv isa , ha questo p rivilegio.
A rturo
C o d ig n o l a
P a o l o P e o l a , L ’A m b r a il Cigno e Vorigine dei L ig u r i, in
« A tti d ella S o c ietà di Scienze e L ettere di G enova », vol. I I ,
fa se . I , 1937.
P ro f.
I l L igure fu uno fra i più an tich i popoli che abitarono la terra
n o stra . L a su a origin e si sm arrisce n ella caligin e dei tem pi rem oti
ch e non valgon o a diradare le poche e fram m entarie n otizie giu n te
a n oi a ttra v erso le narrazioni m onche ed im precise d egli scritto ri
greci e la tin i che vissero trop po stran ieri alle vicende dei L iguri,
perchè s u lla loro a u to rità si possa ten tare la ricostru zione d ’un
profilo sto rico q u a lsia si. N eppure in questi u ltim i tem p i si è r iu ­
s c iti a fran gere il velario che cela le origini della razza ligu re :
a n zi, d irei, la qu estion e è più aperta che m ai.
A ta le con clu sion e che ha valore di prem essa giunge pure il
prof. P a o lo P e o la in questo recente suo saggio che porta a lla com ­
p le ssa q u estion e u n origin ale contributo. L ’autore, noto ed apprez­
z a to n a tu r a lista , rileva col B a r r ili, col P a is, col P u llè la fra/mm en ta r ietà e la u n ila te r a lità di vedute « ... colla quale (è il P u llè
ch e parla) i sin g o li stu d iosi, restando ferm i nelle trincee d ella r i­
sp e ttiv a d iscip lin a , pretesero risolvere i problemi com plessi della
p r e isto r ia ». D ’accordo. F ra storici, archeologi, antropologi, g lo t­
to lo g i c ’è guerra a m orte. Ma è anche fa ta le che sia così, vog lio a g ­
g iu n g ere io, finché qualche ingegno a lla P ico non ram polli ancora
d a lla n o stra inesau ribile stirpe, perchè le varie d iscip lin e di per
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RASSEGNA B IB L lO G R A FfC A
283
sè ste s s e so n così form idabili e com plesse al punto che l ’approfon
d im en to d ’u n a soltan to di esse, assorbe interam ente la vita d ’un
uom o. S ic ch é difficilm ente si troverà uno storico che sia del pari
buon a n tro p o lo g o , glottologo, archeologo, o viceversa. Lo stesso
T ais che il P e o la cita m oltissim o, storico di valore in d iscu sso, quan­
do si m ette a trarre etim ologie toponom astiche diventa per lo m eno
m olto d isc u tib ile . Lo stesso credo non abbia m ai asp irato a lla fam a
di a n tro p o lo g o e neanche, in fondo, a quella di archeologo. E quel
poco d is sim u la to disprezzo che trapela dalle pagine del P a is a p ro­
p o sito d e g li « in colti paletnologi » non è in fondo un irrigid irsi
n ella p rop ria d iscip lin a, supervalutandola a danno delle altre?
H o c ita to l ’esem pio ciel P a is come il più alla m ano, m a a ltri in
fin iti se ne potrebbero scovare. La tendenza a lla specializzazione,
p rop ria d ei giorn i nostri, tende ad acuire questa fram m entarietà,
an zich é a le n ir la . Ed ecco che il Peola il quale, in illu stre com p a­
g n ia la d epreca, si presenta in veste di n atu ralista a dare il suo
a u to rev o le giu d izio in m erito a due questioni m argin ali : quella
d e ll’am bra e quella del cigno che si ricollegano n e lla loro solu zione
al d ib a ttu tiss im o problema delle origini dei L iguri.
*
* *
È in d u b b io, a quanto afferma Strabone (IV-6) che i L iguri ave
vano in « abbondanza » l ’ambra, cespite d ’im p ortan tissim i scambi
c o m m ercia li. I reperti archeologici delle nostre caverne e delle te r ­
ram are conferm ano la notizia del grande geografo. Ma la questione
v iv a n on è qui. E ssa invece si pone col dilem m a seguente. R icava
van o i L ig u r i questa preziosa resina fossile da giacim en ti indigeni
com e afferm ò Teofrasto, o, secondo il parere d i E rodoto e di P l i ­
nio, dobbiam o credere che l ’ambra, di origine esclusivam ente b a l­
tic a , la possedessero solo per via di successivi scam bi com m erciali?
I l q u a si unanim e parere dei dotti è che l ’ambra non fosse in d i
gen a e che il prezioso succino a noi giungesse dalle sponde del B a l­
tic o per la v ia del Brennero che, come asserisce il M ommsen (Star.
R om . 1-X) in a n tico era d etta appunto strada d e ll’A m bra G ialla.
D i ta le p arere fu pure l ’Oberziner (■) che però con m eraviglia, non
tro v o c ita to n ello stu dio del P eola. Il quale è in fondo anche lu i
di q u esto parere ma, da buon natu ralista ha volu to affrontare il
dilem m a con serietà scientifica, ponendosi questa dom anda : in Li
g u r ia v i so n o sta te le condizioni necessarie per la form azione del
l ’am bra fo ssile ?
S ì, risp o n d e l ’autore dopo m aturo esam e. E questa, a n a lisi delle
( i ) O b e r z in e r G., I liguri antichi e i loro commerci. In « Giorn. stor. e lett.
d e lla L iguria », anno I l i Genova 1902, pagg. 220 e 225.
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RASSEGNA
BIBLIOGRAFICA
p o ssib ilità form a appunto la parte più origin ale e viva del suo
d ire. M a poi, tra sc in a to d a ll’argom ento il P e o la passa dal terreno
d elle p o ssib ilità a quello d elle probabilità e qui non oso seguirlo.
I n f a tt i am m esso che sp eciali con d izion i geologiche dei terren i l i ­
gu ri e p iem on tesi d iano com e teoricam ente possib ile la presenza
d ’am bra fo ssile , non è d etto con ciò che q u est’am bra effettivam ente
s ia stata; tro v a ta ed e str a tta . E se si trovò e fu estra tta perchè
oggi non è più reperibile? Per esaurim ento dei d ep ositi, risponde
il P eo la , d ato l ’in ten so sfru ttam en to dei giacim en ti. Ma poiché già
E rod oto a i su oi tem pi (V secolo) afferm ava che l ’am bra era un
prod otto esclu sivam en te proprio dei paesi setten trio n a li, io sono
p iu tto sto in c lin e a p restar fede al grande corografo d ’A licarn asso
del quale la scien za m oderna ha rivendicato la sin cerità ed onestà,
che non a T eofrasto, del quale non conosciam o le fo n ti. Lo stesso
Strabone, quando afferma che i L iguri posseggono· in « abbondan­
za » l ’am bra, non dice esp licitam en te che la estraessero d al so tto ­
suolo della loro terra. E neppure posso accettare l ’accostam en to
etim o lo g ico fra il « lin gu rio » (ambra) e il nom e dei L iguri.
·*
*
*
E a p rop osito di questo nom e di L iguri mi sia concessa u n a o s­
servazione. R icord a P lu tarco (M ario, 194) come a lla b a tta g lia di
A q uae S e x tia e , i L igu ri d e ll’esercito di M ario, prim i fra g li it a ­
lic i, si avventaron o n ella pugn a con indom abile valore facend o tu o
nare il loro fa tid ic o grido di guerra (Ambroi? — Am brò?) che essi
ste s s i afferm avano fosse il nom e d ella loro nazione. Ebbene, furono
ben s tu p iti n e ll’intend ere che era pure il grido d egli A m broni in ­
vasori. Q uesto ep isod io così chiaro nel testo di P lu tarco dà occa­
sion e a l P e o la d i citare una lu n ga tir a ta d’un certo A . V a lle n ella
quale si vuol d im ostrare che questi fam osi Am broni a lle a ti dei Cim ­
bri. non erano g ià un popolo, ma u n ’accozzaglia m ostruosa d ’u o ­
m ini senza te tto , senza fortu n a, senza m orale che vivevano rubando,
ardendo, d isonorando. E ciò il V alle, alle conclu sioni del quale il
P eo la in c lin a , lo afferm a fon dand osi su un luogo di F e sto che a me
pare m alissim o in terp retato. E cco il testo : — A m b ro n e s fu e ru n t
gens quaedam G a llic a , qui subitu inundatione m aris cum ami-vis­
s e n t sedes suas r a p in is prae d a tio n ib u s se suoque alere coeperunt.
E o s et C im b ro s T eotonosque C. M arius delevit. E t quo tr a c tu m est
u t tu r p is v ita e hom ines am brones d ic e r e n tm . — E dal fa tto che g li
uom in i di vita scellera ta eran per antonom asia d e tti « A m broni »
a ll’afferm are che questi ste ssi Am broni non fossero un popolo, ci
corre ! N on d iciam o oggi ancora « vandalo » ad un d istru ggitore
bru tale, e con ciò neghiam o forse l ’esistenza del popolo vandalo?
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S icch é, a m io credere, gli Am broni erano un popolo ben definito.
E il fa tt o che i L iguri portassero lo stesso nome (è P lu tarco solo
che lo d ice !) non obbliga di necessità ad afferm arli d ella stessa
razza. S e q u e sta d e ll’om onim ia fosse una regola assiom atica, si
dovrebbe a ttr ib u ire ad u n ’unica razza i V eneti ita lic i e quelli ar
m orican i ! E neppure credo che vi sia parentela etim ologica fra i
due n om i d ’« am bra » e di « Am broni », perchè col P a is son co n ­
vin to d e lla la tin ità del nome « a m b r a » (*).
A g g iu n g e r ò che mi pare non poco strana la pretesa di questo
A . V alle (m a perchè il P eola ha stanato fuori costui?) nel volerci
con vin cere che in sostanza L iguri e Ambroni se le suonarono di
m aggior le n a , quando s ’accorsero di aver lo stesso grido di guerra :
e ciò per g e lo s ia di m estiere, essendo consuetudine d e ll’uno e l ’a l ­
tro p op olo d i fare il m ercenario. Che i Liguri usassero di prefe­
renza d e d ic a r si alle arm i per mercede, è pacifico, m a non lo è del
pari per g li A m broni. I quali s ’erano un iti ai Cim bri volon taria­
m ente e s ’eran m ossi c o ll’intero popolo che aveva perduto le p r is­
che sed i. E questo non è costum e di mercenario, m a semplicem ente d i p op olo barbaro.
I n c a so co n tra rio anche i Cimbri, anche i T eutoni e m agari g li
E lvezi v in ti da Cesare potrebbero dirsi m ercenari (ma di chi?). E
che non aven d o sedi proprie da tem po si fossero d a ti alle rapine,
qui s i v u o l in ten d ere per tu tto il popolo, che si spostava ove m e­
glio lo a ttir a v a m iraggio di preda.
* * *
E d ora tra la scia n d o le deduzioni di A. V alle che non credo
faccian o te s to , passiam o ad u n ’altra interpretazione, del Peola
questa, d el lu ogo plutarchiano fam oso. (Interpretazione che l ’A .
chiam a e g li stesso « del tip o di quella data d a ll’A . V a lle »). L a
riproduco in teram en te per non aggiungere nulla di mio (pag. 66
d e ll’e.). « G l i A m broni assalgono l ’esercito di M ario e grid an o:
A m broni, A m broni, sia per dire chi erano, sia per incutere terrore
ag li a v v ersa ri. I prim i a presentarsi loro sono i L iguri, i quali r i­
peterono lo s te sso grido, poiché i Liguri con questo nom e appunto
si ch ia m a v a n o . N oi abbiam o visto che la m aggior parte d e ll’am bra
veniva d al B a ltic o , che essa era com m erciata specialm ente dai L i­
gu ri, i q u a li prendevano l ’ambra dai B altici, la vendevano ai R o ­
m ani ed a i G reci, e portavano così oro é ricchezza a i S e tte n tr io ­
n a li. G li A m broni, bim illenari precursori degli odierni sa n zio n isti,
col grid o di A m b r o n i, intendevano qualificarsi com e p r o d u tto r i
O) Vedi a n ch e: D iez E., Etimologisclies Wortcrbucìi der Roinanischen Rprachen, B on, 1861. Voce: ambra.
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RASSEGNA
BIBLIOGRAFICA
d ’a m b r a , di q u e ll’am bra cbe alim entava il com m ercio e la ricchezza
dei L ig u ri e .n e llo stesso tem po intendevano di in tim orire i L igu ri
che anche a llo r a avevano fam a di m ercatores, m inacciandoli di ro ­
vin are il loro com m ercio e la loro ricchezza col d ivieto del com ­
m ercio d e ll’am bra. Ma i fieri L iguri, bim illenari precursori degli
od iern i fa s c is ti risposero che anche essi erano A m b r o n i, cioè p r o ­
d u t to r i d i a m bra ; cd a lle m in acciate sanzion i risposero con un f e ­
roce a tta cco ».
E cco, prem esso che certi avvicinam enti con la sto ria odierna li
trovo del tu tto fu ori luogo, m i lim ito a notare che u n ’in terp reta ­
zion e così a r c h ite tta ta fa per lo meno sorridere. In sostanza fra
L igu ri ed A m broni si sarebbe svolto questo bel d ialogh etto. Ani bra­
ni : — Ohe, L igu ri ! O vi to g liete di mezzo o vi m andiam o in ma
lo ra il com m ercio, perchè ambra non ve ne venderem o più ! — L i ­
g u r i : — D avvero? B ravi m erli ! Ma l ’am bra se non lo sapete (e
p are che non lo sapessero) n oi la produciam o n ostrale e ce ne in ­
ii schiantò d elle vostre proibizioni ! — D a i l ’uno, dai l ’a ltro , si viene
a lle m ani col r isu lta to che t u tt i sanno. Mi piacerebbe però sapere
che faccia avrà fa tto M ario a questa lite fra bottegai ! Sicché,
scherzi a parte, m i pare che questa interpretazione del luogo pluta rch ia n o , più che « ragionevole » e « um ana » com e il P eo la la
cla ssifica , s ia p iu tto sto am ena.
* * *
N on ho ancora parlato del m ito del cigno, secondo l ’interpreta
zion e d e ll’A . La. quale è atten d ib ilissim a, dim ostrando egli come
il fa tto che i L igu ri si fregiassero eli questo anim ale, per nulla,
prova che q u esto popolo fosse di origine nordica, essend o la p ia­
nura p adan a abbon dantissim a di cign i. Che poi non ci s ia un s i­
gn ificato m itico religioso in questo emblema, il P eola per quanto
ci si a ccin g a , non può dim ostrare, perchè intorno alle credenze d e ­
g li a n tich i L igu ri siam o pressoché al buio.
E qui vo g lio fa re di scorcio u n ’osservazione. Il Peola a propo­
s ito del m ito del C igno, ci parla di L iguri senz’altro. D irei che s ia
il caso di p arlare di L iguri padani. I L iguri d ella m arina ed i
m on tan i probabilm ente poco sapevano del cigno, an im ale ad essi
sco n o sciu to o qu asi, e non ci risu lta assolutam ente che si fr e g ia s ­
sero di ta le an im ale. Sicché è poco meno che assurda la dom anda
che si pone la d o tt. A . Bram billa e che il Peola rip orta, se cioè
non p ossano essere cign i quei m odelli di terracotta a forma d ’uc
cello tro v a ti n e lla caverna· (sic) del F in ale. Ma per am or di D io Î
P o sso n o essere tu tto ciò che s i vuole, tan to sono inform i ! A l punto
che a m e proprio non sem brano neanche uccelli !
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RASSEGNA
287
B I B L IO G R A F IC A
Ed ora con clu diam o sullo stu dio del Peola e sui « lum i » che la
sto ria n a tu r a le ci lia dato là dove le altre disciplin e brancolano
nel buio. P e r l ’am bra abbiarn v isto : siamo al punto di prima e
cioè, am m essa teoricam ente possibile resisten za di giacim en ti l i ­
gu ri, non è s ta to provato che effettivam ente ne esistessero. A nzi fi­
dando su E ro d o to e su P lin io (ottim i testim oni, il secondo de v isn ,
fino a p rova contraria) direi che non ne siano mai e s is titi in barba
a T eo fra sto di cui non conosciam o le fonti e che perciò m erita poco
cred ito.
P er ciò che riguarda il m ito del cigno la storia naturale p r e s s a
poco ci d ice : la v allata del Po era ricca di cigni, quindi per sp ie ­
gare il m ito d i questo em erito uccello non è necessario attrib u ire
ai L ig u ri u n ’origine nordica. Ma che il tign ò fosse com unissim o
nella v a lle p ad an a l ’ha detto quasi duem ila anni fa P roperzio: Cyfjnus o lo r if e r v e n it al· a m m P adi e quell’« olorifer » è più e lo ­
quente di t u tt e le deduzioni scientifiche d ’oggi.
Q uin di? N eg a tiv o lo studio del Peola? Non voglio dir questo.
È anzi opera notevole e si legge con m olto interesse. Solo voglio
so tto lin e a r e ch e di « lum i » la storia naturale ne ha portati po­
chini al d ib a ttu to problema delle origini. Meno, con buona pace
del P e o la , d elle altre discipline.
R
enzo
B
a c c in o
A g r a t i , I Mille nella storia e nella leggeiìda, M ilano, M on­
d ad ori, 1033.
C a r l o A g r a t i , D a Palermo al V o ltu r n o , Milano, M ondadori, 1937.
C
arlo
Q u esti d u e volum i sono il risu ltato di un’im ponente mole di r i­
cerche, d i una paziente e diligente preparazione, di un lavoro fa tto
con p rob ità d ’in te n ti: perciò è spontaneo e doveroso un senso di
sin cero r isp e tto .
Il q u a le fa sentire più vivo il rammarico di non trovare in que­
sto co m p lesso stu d io, quello che si attendeva.
L ’A . p are non riesca a dominare la vastissim a m ateria, sop raf­
fa tto d a ll’a n a lis i m in u ta; preoccupato di dire sempre t u t t o : il par­
tic o la re in sig n ific a n te come il fatto di rilievo, ma non di giungere
alla s in te s i risolu tiva.
N on vi è sceverato il grano dal lo glio: accade di trovare il d o­
cu m en to d e c isiv o quale argom ento di discussione com e il fa n ta sio so
raccon to d i un qualsiasi rievocatore di quella grande vicenda.
N el p rim o volum e — in modo speciale — non c ’è u n ’esposizione
organ ica e viva, ma un’angosciosa serie di contrad dizioni, in e sa t­
tezze, erron ee interpretazioni rilevate d all’A. e — tu tte coscien zio­
sam en te e sp o ste — nei racconti di coloro che o parteciparono al·
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RASSEGNA
BIBL IO G R A FIC A
l ’im p resa o n e fu ron o in form ati da chi vi partecipò o com unque ne
scrissero.
D isg r a z ia ti t u t t i — a- quanto pare — e con sid erati, spesso, come
fa ls i testim o n i e m essi lì uno di fro n te a ll’a ltr o a veder di sb rogliar­
se la tr a loro poiché uno d ice bianco e l ’a ltr o nero e un terzo big)Lo.
Con questo sistem a, 1 Ά . sta n ca e d istrae il letto r e ; to g lie ogni
co n siste n z a a l raccon to il quale si fran tu m a e si perde n elle c o n ti­
nue rettifich e, che non riescono p oi sem pre n e ll’in ten to.
N on è in freq u en te il caso, in cui, dopo· aver m esso in evidenza
le co n tra d d izio n i e le incongruenze dei vari in form atori e aver p a l­
leg g ia ta l ’a tte n z io n e del lettore, lo la sc i p oi in so d d isfa tto .
(( L a co n clu sio n e è, purtroppo, che n u lla è dato sta b ilire con p ie­
n a sicu rezza » (p. 143). Q uesta v o lta lo dice, a ltre vo lte lo lascia
dire a chi legge. I n qualche caso, la narrazione lim p id a e sicu ra non
am m ette dubbi e controversie, a llo r a è l ’A . che va proprio a /'escare
ch i « arruffa la m a ta ssa » (p. 150). O perchè non la scia r d a parte
g li arruffoni e non procedere sp ed iti e franchi?
Le « v a r ia n ti » nel raccon to dei vari d ia risti diventano un in ­
cubo per il letto re. È p eggio che tuffarsi n ello spinoso roveto d e ll’ed izion e c r itic a d i un m u tilo testo classico.
E per fa tic a r su lle v a ria n ti, l ’A . non fa. caso che esse r isu ltin o
d a lla n arrazion e di G aribaldi o del D ezza, d e ll’A bba o d e ll’Oddo, del
C risp i o del B a n d i, del N ievo o del Sylva, del Pozzi o del D e Cesare.
I l fa tto ste sso di esporre un particolare diversam ente d a un a l­
tr o dà pieno d ir itto a quello di provocare una lu n ga d iscu ssion e.
N el raccon to dei reduci della spedizione non si può cercare l ’e ­
sa tte z z a ; ma n e ll’e sa lta ta , in conscia o voluta deform azione, si trova
il segreto del fa scin o che dal raccon to em ana, il valore p sicologico
del docu m en to è così a ssa i m aggiore e m igliore di una p recisa, im ­
person ale esp osizion e co n trollata e controllabile.
T ale c o n tro llo sarà com pito d ello storico che, per essere tale, do­
vrà però fa re qu alcosa di pili, s ’intend e.
V icenda q u an to m ai prestigiosa quella dei M ille e, n e lla su a s in ­
g o la rità , ta le da rinnovare in chi la stu dia, ogni volta ammiratasorpresa e, per quan to sop p esata a lla b ilan cina d ’orafo d ella critica
e r ic o stru ita nei su oi elem enti e nei suoi term ini, m ai si riesce a
sp iegarla in teram en te con la sola scorta· dei dati m ateriali.
N el suo lavoro, l ’A . non dà la dovuta im portanza e il n ecessa­
rio svilupp o a ll’opera m irabilm ente tenace e fru ttu osa d ella propa­
ganda m azzin ian a senza d ella quale l ’im presa dei M ille non sarebbe
avven u ta.
Q ui, invece, il M azzini è il grande assente, il grande dim en ticato
ed è colp a g ra v e: non certo pei riguardi del M azzini che, ricon osci­
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m e n to p iù r ic o n o s c im e n t o m en o, rim ane quel che è ; ma per chi detta
c r i t i c a s t o r i c a c o n in su ffic ie n te sen so storico.
A l M a z z in i s ’a c c e n n a a p p en a con un in ciso , con un generico r i­
c h ia m o ; n e m m e n o s i a llu d e a lla su a opera di cau ta, abilissim a ri­
c o n q u i s t a d e l B e r t a n i d iffid en te e avverso, che, m anovrato dal Mae
s t r o , a s u a v o l t a , in flu ir à d ec isa m e n te su G aribaldi. E ch i sono i
M i l l e s e n o n u n it a r i, c io è c o n s c i o in con sci M azziniani?
E l a S i c i l i a d e i p i c c i o t t i , d e g li in so rti, sen za della quale l ’im ­
p r e s a n o n a v r e b b e a v u to l ’e s it o ch e ebbe, da chi, se non dal M azzini,
f u m o r a lm e n t e p r e p a r a ta ?
E i d a n a r i e i f u c ili d a ti d a l p a rtito m azziniano non contano?
E T e s s e r s i i l M a z z in i m esso da p arte, pur facendo agire i suoi, per
n o n s u s c i t a r e s o s p e t t i e d iffidenze non deve essere m esso in evidenza?
C o s ’è i l « p a r t i t o d el B e r ta n i » d i cu i l ’A . parla? N iente altro che il
p a r t it o m a z z in ia n o . L ’u n ic o ricon oscim en to d e ll’opera d ell’A postolo
F A . lo f a in f o r m a d u b ita tiv a : « Senza il M azzini forse il principio
d e l l ’I t a l i a u n a e in d ip e n d e n te n on avrebbe con q u istato gli anim i di
t u t t i g l i I t a l i a n i ». Q uel f o r s e n o n lo avrebbe m esso nemmeno il Ca­
v o u r c h e lia a v u t o la c ertezza d i q u ell’azione e l ’ha tem uta e com*
b a t t u t a c o n t u t t e le su e fo rz e .
Il
s u c c e s s o « fa v o lo s o » d i G arib ald i preoccupa il grande Mini
s t r o p e r c h é h a « d a to al p a r tito u n itario un potere irresistibile » e
a m a r o n o t a : « t u t t i son d iv e n ta ti u n ita ri ». E il Cavour non teme
G a r ib a ld i, m a te m e il M a z zin i, che ha ben a ltr a mente.
« N o i s o l i p o s s ia m o c o n tr o b ila n c ia r e l ’influenza di Garibaldi alla
c o n d iz io n e d i n o n la sc ia r g li il m on op olio d e ll’id e a unitaria » scrive
lo S t a t i s t a p ie m o n te s e , cìiè, p er non lasciare il monopolio a chi con
l ’e s il io e il s a c r if ic io d i t r e n t ’a n n i se l ’era ben m eritato, spiega tutta
l a s u a s a g a c is s im a opera p er trasform are in successo monarchico
l ’im p r e s a v o l u t a d a l M a zzin i, d ir e tta da G aribaldi, com piuta dagli
u n i t a r i . N e l g iu d iz io d el N ig r a : « G aribaldi non è buono che a d i­
s t r u g g e r e » c ’è u n a g ran v e r ità e per n u lla irriverente. A ltri giù
d iz i d e l M a z z in i, di C risp i e del C avour son più severi perchè anche
p iù r e a l i s t i c i .
M a t a l e r e a l t à non d is tr u g g e e non d im in u isce i grandissim i m e­
r i t i d i q u e st.’U o m o ch e eb b e il cu ore pari al valore n ell’arm i. Ed è
c iò c h e s p ie g a il fa sc in o c h e a n co r oggi la sua figura suscita e
propaga.
L ’a c c u r a t a e s p lo r a z io n e fatta- d a ll’A . d e ll’A rchivio Sirtori, l ’e sa ­
m e d e lle c a r t e O r s in i, G u a s ta lla , C anzio, B e r ta n i e M issori, anche
s e — e n o n e r a p o s s ib ile — n on p ortano n otevoli fa tti ed eJem enti
n u o v i, h a n n o p e r ò il p r e g io d i rettificare e ch iarire momenti e posi
z io n i d i q u e lla fa m o sa v ic e n d a , e ta lv o lta di docum entarne altri fi­
n o r a d u b b i o c o n tr o v e r s i.
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V a s to quad ro questo d e ll’im presa dei M ille in cu i le im m anca­
b ili om bre rendono più vivid e le lu ci e i cald i colori d i qu elle lu ci ;
quadro dove s i fon d on o in arm on ia le più discord an ti tonalità», dove
i dram m i dei sin g o li scom paiono in quello trio n fa le d e ll’U n ità v itt o ­
riosa e ch e, sem pre, a v v in ce ed esa lta .
L eo na R avenna
P ie t r o
F e r r a r i,
te r r i to r i a le m
I l « C om une » d i P o n tr e m o li e la su a espansione
Val d i V a r a , P on trem oli, B ertocch i, 1937.
Il
G enerale D o tt. F errari, proseguendo n ell'op era in d efessa di
stu d io so a m an te d ella sua L u n igian a, ha recentem ente r iu n ito in v o ­
lum e, s o ttr a tto a l com m ercio, una collana di a r tic o li p u b b licati sul
« C orriere A p u an o ». P er la stessa destin azion e orig in a ria d egli
s c r itti, non si tr a tta , com e l ’A . prem ette, d ’u n ’opera di carattere
volu tam en te c r itic o : ciò che peraltro non ha im pedito al F errari di
sfiorare in alcu n e pagine del te sto , e sp ecialm ente n elle con clu sion i
e n elle n ote, num erosissim e ed accu rate, le p rin cip ali q u estion i s to ­
riche r ela tiv e a l m edioevo lu n ig ia n ese, e so p ra ttu tto il processo di
form azion e del C om une pontrem olese, l ’organizzazione e l ’evoluzione
p o litic a sociale-econ om ica della L u n igian a, il sorgere e rafferm arsi
d elle s tir p i sig n o r ili m inori di V a l di M agra e di V al di V ara.
Ma l ’a sp e tto del volum e più in teressan te per noi, o m eglio, l ’a ­
sp e tto d ella tra tta zio n e che riteniam o necessario porre in m aggior
risa lto , sta n e ll’esam e dei rapporti territo ria li che ad un certo m o­
m en to legan o, nel basso m edioevo, le due v allate, com e d iretta con
seguenza di rap p orti p o litici e di fa tti storici ben d efin iti, in se ­
g u ito ai q u ali e Com une di P on trem oli e M archesi M alasp in a d ila ­
gano d a lle loro sed i tra d izio n a li in V al di V ara. Il tem a, così come
— per osservanza di lim iti di tem po e d i spazio — è sta to im p ostato
d a ll’A ., si può dire prenda le m osse appu nto d a ll’afferm azione d ’un
d om in io te r r ito r ia le effettivam ente esercitato dal Com une e dai Mar
c h esi, fr u tto di a tte g g ia m e n ti p olitici c o n sig lia ti od im posti alla Lnnigian a dal con tegn o dei m aggiori p oten tati viciniori. Ora, il porre
a pietra b asilare d e ll’edificio fa tti più o meno rigorosam ente d e­
term in ati n elle loro cau se ed effetti, se pienam ente g iu stifica to da
n ecessità di com p ilazione, potrebbe però indurre un lettore, non
ben ad d en tro nei m eandri d ella sto r ia lu n igianese, a ritenere che i
r a p p o rti tr a le d ue v a lla te presen tino un carattere artificioso com e
di cosa in n a tu ra le ed an tisto rica , ovvero abbiano un’origin e del tu tto
ca su a le ed accid en tale.
In realtà g li stu d io si delle cose lu n igian esi, l ’A . com preso, son
ben con vin ti del contrario. N ella n otte dei tem pi (è il caso di dirlo)
si perde l ’o rigin e di ta li rapporti, particolarm ente in ten si fra la
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zon a eli Zeri e q u ella di C h iu sola-G od an o-S esta. P e r sisten ti al tem ­
po d e lla d om in azion e ligu re e d e ir unificazione rom ana, e ssi non deb­
bono aver m ai p ra tica m en te su b ito in terru zion i n otevoli neppure al
tem p o d elle c o n tese longobardo b izan tin e. Mi vien fa tto di rilevare
a q u esto p ro p o sito che m i sem brerebbe eccessivo collegare il to p o ­
nim o C h iu sola ad uno sbarram ento difensivo c o s tr u ito da- g en ti del
nord. C om e e n u n c ia il F errari, riportando il giu d izio d ’un g lo tto ­
logo, il P r o f. M accarone, il term ine « tan ga » (che vediam o u sato
n e g li S t a tu ti p on trem olesi per d esign are le d ifese di C hiusola e di
G odano) ven iva ad op erato nel m edioevo lungo tu tta la costa mediterra n ea d a lla L igu ria a lla C atalogna, ed è ancor oggi in uso nel
d ia le tto gen ovese so tto la form a « tangon » come term ine pretta
nente m arina reeco. P iù che la nordica derivazione, m i sem bra me•iti co n sid era zio n e il fenom eno d ella diffusione dei vocabolo. Q uesto,
cioè, non m i pare presen ti alcu n necessario riferim en to con cettu ale
al to p on im o « C hiusola » (che raccosterei p iu tto sto , idealm ente, al
b iza n tin o « c le isu r a »), per m odo che la sua apparizione n egli S ta
tu ti p on trem olesi appare n u ll’a ltr o che una m anifestazione d e ll’influenza gen ovese.
In flu en za non contrastata», m a anzi da tem po attivam en te so lle ­
c ita ta d a ll’elem en to d irigen te pontrem olese, per con trob ilaaciare in
q ualche m odo sul terreno econom ico p o litico gli a tteg g ia m en ti di
volta in v o lta tu to r i od aggredivi dei M archesi e dei lim itrofi Com u­
ni di P ia c en za , di P arm a, di Lucca (si veggano in proposito i p a tti
del 1153). Influenza successivam en te accresciu tasi, allorché i Fieschi p on evan o p iede in P on trem oli col n oto N iccolò nel 1251, e che
si d im ostra lam p an te negli att^ n o ta r ili del secolo X III, a tte sta n ti
r e s is te n z a d ’u n a buona corrente di traffici e d i relazion i tra la V al
di M agra e G enova, nonché la presenza, in q u est’u ltim a C ittà, d'una
c o lo n ia p on trem olese ab b astanza numero*sa.
C on sid erata so tto q u est’a sp etto , ed in questa cornice storica, l'o c ­
cu p azion e pon trem olese d elle lo ca lità di C hiusola e di G odano —
previa liq u id azion e dei d ir itti d om in icali della consorteria n obiliare
di G odano — si p resen ta come il n atu rale appagam ento d ’u n ’aspirazione lu n g a m en te c o ltiv a ta d ai P on trem olesi: il desid erio, la n e ­
c e ssità an zi, d ’in tra tten ere più sicu ri rapporti com m erciali, p o litici,
c u ltu r a li con la m etropoli ligure m ediante il p assaggio d iretto d a lle
terre d e ll’un Com une a quelle d e ll’a ltro, evitando il lungo giro pe
ricoloso e v izio so attraverso le terre dei M archesi a piè di m onte per
la confluenza M agra-V ara.
E che proprio q u esta d irettrice P ontrem oli-Z eri Sesta, rappresen­
ti la so lu zio n e più n atu rale e più logica del problema d elle com unieazion i tr a l ’a lta M agra e la R iviera, è com provato d alla p ersisten za
tu tto ra di relazion i com m erciali tra la v a llate del G ottero e d e lla
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G ord an a : ancor oggi, n on ostan te l'in terven u to progresso n ei m ezzi
d i tra sp o rto renda m aggiorm ente sensibile la m ancanza di strade d e­
g n e d i t a l nom e e m inacci di provocare gradualm ente l ’abbandono
d e lle terre e lo spopolam ento d elle valli.
* * *
Che non si tr a tta sse di avvenim enti fo r tu iti, m a in vece di fr u tti
d i pon d erato c a lc o lo dei pontrem olesi, lo si rileva fr a l ’a ltr o dalias te s s a m in u zio sa cu ra posta n e lla redazione d elle norm e s ta tu ta r ie
reg o la n ti la d ifesa m ilita re e l'am m in istrazion e civ ile d elle d ue roc­
che e dei d u e d is tin ti d istr e tti di G odano e di C h iusola. E bene'
ha fa tto il F erra ri a pubblicare ed illu stra re le norm e stesse, che
c o stitu isc o n o realm en te una novità. Ma il possesso dei due lu oghi
c it a t i ed il co n tro llo di tu tta la v a lla ta del G ottero, co stitu iv a n o
n e lla m ente dei p on trem olesi so lta n to una tappa, non g ià la m eta :
è m olto eloq uente al riguardo la m enzione, n egli a tti ufficiali del
Com une, d eg li im p egn i a ssu n ti d ai dom ini di V ezzano per la c e s­
sio n e dei lu ogh i di Z ignago e di Serram aggiore al Com une di P o n ­
trem o li.
T u tta la zona dom in ata o sosp irata dai pontrem olesi in V al di
V a r a , e sp ecia lm en te il forte c a ste llo di G odano, occupa una parte
r ile v a n te n e lle lo tte del 1273 tr a Genova da un lato ed i g u e lfo -a n ­
g io in i d a ll’a ltr o . N ella seconda m età del secolo X III, e nei prim i
d ecenni del su ccessivo, il casato dei F iesch i, genovese m a fu oru ­
sc ito , gran d eggia su llo sfon do d e ll’in trica ta sto ria lu n igian ese com e
l ’id ea to re ed il centro propulsore d ’una tendenza palese a ll’u n ifica­
zion e d e lla region e lu n igian ese. C oncetto questo che, m ercè le re­
la zio n i e le p aren tele da esso co n tra tte, appare in più occasion i c a l­
d eg g ia to e so ste n u to anche con le arm i dal Com une di P arm a, ed
in certo m om ento persino da quello di R eggio. N è, ten u ti presen ti i
c a si occorsi a M esser N iccolò, troviam o in fondo m otivo alcu no per
chè il p rogetto dovesse in con trare la decisa o stilità di G enova.
N on a ltr e tta n ta fortuna hanno i F iesch i presso il Com une di
L u cca. S e m ercè l ’appoggio di q u est’ultim o, il C ardinal Luca ed i
fr a te lli riescono a riporre piede in Pontrem oli nel 1313, non è però
m en vero che proprio Lucca aveva già provveduto ad infeud are G o­
dano e C h iu sola ai M alaspina di M ulazzo e di Villa-franca. Libertà,
v ig ila ta , in so m m a ....
M a, in generale, fa tta eccezione per la costruzione t u tt a perso
n a ie di C astruccio, si può affermare che l ’azione p olitica d elle città
to sca n e si è sem pre m ostrata o stile a q ualsiasi ten tativo od a sp ir a ­
zion e di unità regionale d ella L u n igian a; unità che esse non furono
m ai cap aci di realizzare — od alm eno conquistarsi durevolm ente —
s o tto la propria egida, tendendo invece a spezzare u n ’u n ità consa.-
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orata d a lla ste ssa configurazione geografica. P er m otivi p o litici, si
c a p isc e , che gli stu d io si non avrebbero e sita to a classificare tran
s e u n ti.
M olto sv ilu p p a ta , e ricchissim a di d etta g li, è anche q uella p arte
del lavoro d el F errari che espone i successivi avven im en ti sino a l ­
l ’a sso rb im en to del feudo di G odano da parte d ella R epu bblica gen o ­
vese. R iu sc e n d o im possibile, so tto questo aspetto, una recensione ac­
c u r a ta , d a ta la grande varietà dei d ettagli e la lim itazion e d ello sp a ­
zio, b a ster à conferm are che si tratta, nel com plesso, di opera di u t i­
lissim a c o n su lta z io n e , buon com plem ento di quella n o tissim a d ello
Sforza n on ch é del classico lavoro del B ranchi, che dal F errari v en ­
gono m o lto opportunam ente in tegrati e qua e là corretti con l ’a iu to
di m a te r ia le in e d ito o m ediante la revisione di in terp retazion i errate.
Q u esti pregi raccom andano il lavoro del F errari a ll’atten zion e
degli s tu d io s i di storia lunigianese, com e au silio alla- vision e c o m ­
pleta d e lla sto r ia d ella L u n igian a che, pur essendo s ta ta orm ai s u ­
p erata in buona parte la fase aneddotica, rim ane ancora da tracciare.
In v ero tro p p i sono gli ostacoli che ancora si frappongono a l rag­
g iu n g im en to d e lla m eta; troppi, i periodi oscu ri; trop p i, i legam i
ancora ig n o ti : palestra per ora di saggi critici, n ella quale la buona
v o lo n tà d i stu d io si trova cam po di cim entarsi in ardue qu estion i,
sp esso col r isu lta to di dare convincenti spiegazioni per a lcu n i la ti di
esse, e di la sc ia r n e gli a ltri in penombra. M alattia, questa, della quale
dal più al m eno siam o affetti un poco t u tt i: ta n to che, a questo
p u n to, non so resistere a lla tentazione di porre in guardia l ’em erito
A . dai p e r ic o li derivanti d alla tendenza ad estendere eccessivam ente
nel tem p o e n ello spazio presunti o presum ibili vin coli di sangue di
ca ra ttere a g n a tizio , e quindi — in Lunigiana e n elle regioni finitim e
— d alla concezion e d ’un longobardism o to ta lita rio , esclu siv ista , s o f­
fo ca n te, che si sarebbe affermato nello spazio ed anche nel tem po per
opera dei cep p i u sciti dalla longobarda fucina lucchese. Ë pur n e ­
cessario con ferire la debita im portanza agli effetti dei m oltep lici i s t i ­
tu ti di d ir itto privato, sia personale e di fam iglia, che reale. È poi
n ecessa rio ten er ben aperto l ’occhio sullo svolgersi degli avvenim enti
p o litici. P u rtrop p o, si sa, non sono m olti i docum enti lu n ig ia n esi a tti
a g e tta r lu ce in proposito.
C om unque, giustam ente lia avvertito il Ferrari la n ecessità di a c ­
cin gersi a l l ’esplorazione delle m olte zone incolte o c a lig in o se, senza
id ee p recon cette, anche contro più o meno pacifiche acq u isizion i, e,
in ogn i c a so , con molta cautela.
F erruccio S a s s i
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SAGGIO DI UNA BIBLIOGRAFIA
G E N E R A L E DELLA CORSICA
(Continuazione e fine)
M ARCAGGI J . B. — L 'ile de Corse. G uide p ra tiq u e aveo p réfa ce de M. E m m an u e l A rène.
— A jacoio, S y n d ic a t d ’in itia tiv e de la Corse, V alence, Duoros e t L o m b ard , 1908, Ιθο, p a ­
g in e VTII-204.
M A RCEL E. — A tr a v e r s la Corse. R evue G én érale. — B ruxelles, 1891, X X V II, A gosto. Reo. in
R iv . S to r ., IX , p a g . 347.
M A R I (De) P . — V oyage de F la u b e r t en Corse, in R evu e de la Corse, 1922, ( I I I ) , p a g g . 110-11 +
M A R IA N I X av ier. — A jaccio e t p rin c ip a le s ex cu rsio n s en Corse. V alence e t L yon, G. T o u rsier,
s. a. 24°, p a g g . 128.
M A R S. — E n C orse p a r l a R iv ière. — P a r is , Im p r. P ion N o u rrit, s. a. (m a. 1906)', 8«.
M E Y E R . — R e ise b ü c h e r R iv ie ra S ü d fra n k re ic h K o rsik a, A lgérien, und T u n is. 7 Aufl. m it 26
K a r te n 4 P là n e n un d 1 G ru n d riss. — L eipzig. B ib lio g ra p h . I n s t i tu t, 1907, 8o, pag. XII-320.
M E R IM E E P ro s p e r. — N otes d ’un voyage en Corse. P a ris , 1840, p ag g . 236, T av. X I. — 1848,
8o, p a g g . 248 [n o tiz . su lla p r e is to r ia e sul periodo rom ano. I l lu s t r a usanze d e ll’isola
e r i p o r ta u n v o cero : n o tizie sui m o n u m en ti]. Ree. S an to n i, in R evu e de la Corse,
1922, ( Ι Π ) , p a g g . 97-102; p a g g . 153-157; 170-175.
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m
t
s a g g io
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g en era le
della
295
c o r s ic a
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T ie rs O rdre
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8P O N T
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60 fo to ­
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c ip a lm e n to
di
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F e r A ra o lla , P in to r e a l t r i :
in d ia le tto ].
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296
RENATO
G IA R D E LL Ï
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V E R T U N N O G iulio, P ad o v an o . — V iag g io e P ossesso d i C orsica nel m ese d i s e tt. del M D L V III
co’ 1 suo r ito r n o da la B a s tia a G enova oom posto d a G iulio V e rtu n n o P ad o v an o . I n
G enova. 1560. [N o tizie sto ric h e , su i oostum i. su B a stia , eoe.].
V IA G G IO d i L icom ede in C orsioa.
A r r ig h i d i S pelo n o ato ].
P aris* p resso
L erouge,
1804, 2
voli.,
8o.
[ A ttrib u ito
ad
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G. B.
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B ib l. A jaooio.
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B üon.
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RENATO
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E p h e m e rid e s n a tu r a e curiosorum , N o rim b erg ae , 1770.
ex s c rip tis
B urm an n o ,
D.
in
V IV IA N ! D om enico. — A ppendix a lt e r a ad F lo ra e C orsicae prodrom um . G enuae, 1830.
\ I Y I A N I D om enico. — A p p en d ix ad F lo ra e C orsicae P a d ro n u m . A nno p r a e te r ito 1824.
G enuae, a e d itu m e t sp ecim inibus a d ilecto olim a u d ito re meo M. D. S tep h an o S erap h in o
sc rip tis . G enuae, G ra v ie r, 1825, 80, T av. I .
V IV I A N I D om enico — F lo ra o C orsicae sp e cieru m novarum vel m in u s c o g n ita ru m D iagnosis,
q u a m in F lo ra e ita lio a e fra g m e n ta a lte r iu s prodro m u m e x h ib u it D. V iv ian i. G enuae,
P a g a n o , 1824, 80, p a g g . 16.
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p a r le C onseil des M ines de la R é p u b liq u e. A nn. X r. f. p a g g . 369-376.
B A R R É . — A r c h ite c tu re d u sol de la F ra n c e . P a r is , Colin, 1905. [C o rsica], p a g g . 358, 362.
B E N S O N . — S u r la m ém o ire p ré c é d e n t [d u c it. B a r r a i] p a r le cito y en B enson, in sp e c te u r des
m in es de F ra n c e , en J o u r n a l des M ines. .. anno X, ^r. f..), p a g g . 377-384. [ P r o d o tti del
suolo o a g r ic o li u t il i ] .
B E R T IE R P . — E s s a i d ’u n m in é ra l de f e r de Corse, in A n n a le s des M ines, 1843, I I , p ag g . 807-808.
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B uon.
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d a n s l ’É ta t
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cu riep ses s u r l a C him ie le tr a v a i l des m in es e t m in é ra u x . A m sterd am , 1739, 80.
D E L E S S E . — S u r la d io r ite o rb ic u la ire de Corse, in Animales des M ines, 1849, (XV), p a g g . 58-59.
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pléisto cè n es d e
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in
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
l ’île
B u ll
de
des
S AGGIO
DI
UNA B IB L IO G R A FIA
299
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Corse. 1883.
H O L L A N D E . — G éologie de la Corse, in B u ll. Soc. h is t. Corse, 1918, (A n n . 35),
p a g g . 1-467. [B ib lio g ra fia d eg li stu d i d i n a t u r a sc ie n tific a d a l 171L a l 1915].
373-374,
H O L L A N D E D ieudonné. — G éologie de l a Corse, in B u ll. S o c. h is t. de la Corse, 1918. [ F o n ­
d a m e n ta le ].
H O L L A N D E (D .). — Le « C a to o h ite» p ie r re de Corse, in R e v u e de la Corse, 1921, ( I I ) , p a g . 75.
H O L L A N D E (D .). — L e
p a g g . 41-46.
M onolithe d ’A lg a io la
( g ra v u re ),
in
R evue de
la
Corse,
H O L L A N D E . — L a p ie tr a q u a d r a ta , p ie r re de Corse, in R e v u e de la Corse, 1923,
g in e 75-78 ; 110-113. [M a g n e tite e p ir ite di f e rr o ]
1921,
(II),
(IV ), p a ­
L U C E R N A . — Die E is z e it a u f K o rsik a u n d d. V e rh a lte n d. exogenen N a tu r k r à ft e se it d. E n d e
d. D ilu v ia lz e it : U n tersu c h u n g e n u b e r d. eiszeitl. u n d s ta d ia le Y e rg le ts c h e rg d. M or­
p h o lo g ie d. H o ch g eb irg es d. flu v io g lazialen u n d s ta d ia le n S o h o tto r d e r g la z ia te n un d
p r a g la z ia le n . S tà n d e d. M ittelm eeres in A b h an d lu n g en d e r Κ . K. G eo g rap h iso h e n Ges e lls c h a ft in W ien, (B an d . IX , n . 1), 1910, p a g . V I, 143, T av. 15 e c a rte .
M A U R Y E u g è n e . — L a D io rite o rb ic u la ire
C orse, 1924, (Y ), p a g g . 49-53.
de
S a in te
L uoie
de
T a lla n o ,
in
R evue
de
la
M A U R Y . — S u r la présen o e de n ap p es de reco u v rem en t au n o rd e t à l ’est d e la Corse. N o te
de M. E . M a u ry p ré se n té e p a r M iohel L evy, in C om pts R e n d u s des S éanoes de i’A oadém ie des Scienoes, 1908, (Tom . 146), p a g g . 945-947.
M AURY
—
C orse,
R oches de
1920,
( I) ,
la
C orse
pagg.
pouvant
se rv ir
de
P ie r re s
o rn e m e n ta le s,
in
Ï02-105.
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
R evue
de
la
300
RENATO
G IA R D E LL I
N I.N T IE N — E tu d e s s u r l a c o n s titu tio n G éologique de la Corse, in M ém oire p o u r se rv ir à
Ve x p lic a tio n d e la C arte G éographique fra n ç a ise, 1897, 4o, p a g g . 224. E x tr . P a ris ,
I m p r. N a tio n a le , 1897.
N E N T 1 E N . — E tu d e su r les g ite s de la Corse, in A n n a le s des M ines, 1897, (X II), p a g g . 231-296.
OR S E L . — N o tes m in é ra lo g iq u e s e t p é tro g ra p h iq u e s su r la Corse, in B u ll. Soc. h is t. Corse,
1924, 2 tr im . R ee. R e v u e de la C orse m od., 1924, (V ), p a g g . 68-69. [S tu d io im p o rta n te
su i m in e ra li d e lla C o rsic a].
P A R E T O . — C enni g eo g n o stio i s u lla C o rsica, M ilano, P iro la ,
4o, T av. I I .
PARETO.
C enni g e o g n o stic i su lla C orsioa, in A tti d e lla S e sta riu n io n e
it a lia n i t e n u t a a M ilano nel se tte m b re 184i, p a g g . 601', M odena.
d e g li
R A M P A S S E — On a c a lc a ro u s b re c c ia o o n ta in in g
ch o lso n ’s jo u rn a l, 1809, vol. 24, p a g . 193.
C orsioa,
fo ssil
bones
found
R A M P A S S E . — S u r la b rèch e osseuse des en v iro n s de B a stia , in
sto ir e n a tu re lle , T om . X, 1807.
in
S oienziati
in
iVt-
A n n a le s du M u séu m d 'h i­
R A N T E A U . — G éologie e t M in é ra lo g ie de la Corse, in B u ll. Soc. h ist. Corse, 1881, (I)
ja n v ie r .
R E Y N A U D . — M ém oires su r l a c o n s titu tio n géologique de l a Corse,
cié té G éologique, vol I , 1833.
η. 1,
in M ém oires de la S o ­
R E S U M É des t r a v a u x s u r l a G éologie de l a Corse, p a r Μ. N ., in B u ll. S o c. h is t. Corse, XXI.
(1901), fa se . 250. p a g . 101. [B ib lio g ra fìa ].
T H E R M IE R e t D E P R A T . — S u r le n ap p es de l a Corse o rie n ta le . N ote de P ie r r e T h e rn ie r
e t E u g èn e M a u rv , p ré se n té e p a r M ichel Levy. in C om ptes R e n d u s des Séances de
l ’A cad é m ie d es Sciences, 1908,' (146), p a g g . 1426-1428.
J E R M IE R . — R e m a rq u e s s u r la d ire c tio n des p liessem en ts et des c h a rria g e s d a n s la Corse
o rie n ta le , in B u ll. Soc. G éologique fra n ç a ise, Ser. IY , (1907), Y I I, p ag g . 421-423.
T E R M IE R . — L es p ro b lèm es de la
in R e v u e d e S cien ces, 1911.
T R A V E R S O S te fa n o . — I l
p a g g . 11.
p o rfido
G éo g ra p h ie tecto n iq u e d a n s la
di
M onte
C into
in
C orsica,
M é d ite rran ée
G enova,
occidentale,
C im inago,
1894, 8o,
Scienze mediche.
B A T T E S T I F e lix . — Étm de m éd icale s u r les c lim a ts e t les eaux m in érales de la
B u ll. S o c. h is t. Corse, 1903, (A nn. X X III), fase. 276, p ag g . 103.
B A T T E S T I F . — O b se rv a tio n s s u r le P a lu d ism e en Corse. C om m unication
fra n ç a is e p o u r l ’av an ce m e n t des S ciences. C ongrès d ’A iaccio, 1901.
C A R A B IN F . — L ’e au m in é ra le d ’O rezza, in
N o rd , 1925, A v ril.
à
Corse, in
l ’A ssociation
R evu e de la F édération Corse de l'A fr iq u e da
C.ASABIANCA. — O rezza, les eaux, B a s tia , 1921; B a stia , 1923, (2a ediz.). [S ta tio n -h y d ro m in ér a l O rezza le s eau x ].
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
301
S A G G I O D I U N A B I B L I O G R A F I A G E N E R A L E D E L L A C O R S IC A
C H A L L A N Do B e iv a i. — À p ro p o s d u p a lu d ism e des jjla in e s o rie n ta le s de la C orse d a n s
C o m p te R e n d u d u C o n g rès d e l ’A sso ciatio n F r a n ç a is e p o u r l ’a v a n c e m e n t des sciences
ten 'u à A ja c c io en 1901.
F A B R IZ I P a o lo . — L e tte r a al C o n sig lio G e n e ra le d e l D ip a rtim e n to d e lla C o rsic a in to rn o a
u n v ia g g io m ed ic o -c h iru rg ic o f a tt o a p r ò dei p o v eri in fe rm i d e lla C o rsic a d u r a n te
g li a n n i 1845-47, A jaccio , T ip . G. M arch i, 1847, 4o, p a g g . 30.
G R IM A L D I V ito d i N iolo. — D iscorso d i G rim a ld i V ito d i N iolo, d o tto r e in m e d ic in a ,... r e ­
c it a to n e lla so c ie tà m ed ico -so io n tifica d e ll’is o la d i C o rsic a a d ì 15 nov. 1834. B a s tia , T ip .
F a b ia n i, 8o, p a g g . 12.
G U A SCO A le x a n d re . — L e p a lu d ism e e t Γ i n itia tiv e p riv ée en Corse, in Q u estio n s d ip lo m a ­
tiq u e s e t co lo n iales. R e v u e de p o litiq u e e x te r ic u re . P a r is , 1903, ïo fe b b ra io , p a g g . 157-166.
J A U B E R T L . — E tu d e m éd icale
18%, p a g . X, p a g g . 116.
L A V E R A N . — C orse,
m a la r ia ] .
in
et
a n th ro p o lo g iq u e
D ic tio n n a ire
su r
E n c y c lo p é d iq u e
des
la
Cor3e.
soiences
B a s tia ,
O lla g n ie r,
m édicales.
[ S tu d i
1893-
su lla
L É G E R M a rc e l e t S é g u in an d . — F iè v re d e P a p p a ta c i en C orse, in B u ll, S o c. F a th o l. e x o t.,
( P a r is ) , 13 novem bre, 1912, T om . Y, n . 9, p a g g . 710-713 ; R ee. B u ll. S o c. h is t. C orse,
1913, (A n n . 33), n n . 352-54, p a g g . 135-137.
LÉGER
M a rce l, D o m in io i-U rb an i. — F o y e r de m elito co ccie en C orse, in B u ll. S o c. P a th o l.
e x o t. ( P a r is ) , 9 oct.. 1912, T om . Y, n. 8, p a g g . 657-667. R ee. B u ll. Soc. h is t. C orse,
1913, (A n n . 33), n n . 352-354, p a g g . 135-136.
LEGER
M a rcel. — L e p a lu d ism e en Corse, R e c h e rc h e s m io ro b io lo g iq u es. E tu d e p ro p h ila c tiques. P a r is , I n s t i t u t P a s te u r, (L . B a rn e o u d e C .), 1913, 8o, p a g g . 60, con c a r te .
M O R A C C H IN I F r . —
1911, p a g g . 100.
R iohesses
T h é ra p e u tiq u e s
de
la
C orse.
P a r is ,
Im p r.
C o o p erativ e,
M U S E L L I P . — Le p e rm iss io n a ire s d ’O rie n t e t le s re v e ils d u P a lu d ism e . L e p a lu d ism e en
C orse. T h èse de d o c to r a t de l a f a c u lté d e m édecine de M o n tp e llie r. F irm in e t M ontane,
1918. [ S tu d ia il risv e g lio d e lla m a la r ia dopo il 1917, p ro d o tto d a i co n g e d a ti d ’O rie n te .
D à n o tiz ie d ei m ezzi u s a ti p e r c o m b a tte re i l p e ric o lo ]. R ee. T h ie rs B onelli, in B u ll,
h ifft. C orse, 1919 (A nn. 39), p a g g . 104-110 (n n . 397-400).
P IE T R A
S a n ta . — L a C orse e t la S ta tic n d ’A jaccio . P a r is , B a illiè re e t F ils , 1868, 8o, o. 75.
P O M P E A N I. — L e
P a r is , 1897.
c lim a t
d ’A jaccio
S E R G E N T E d m o n d . — L a défense
1924, (V ), p a g g . 65-66.
et
le
c o n tre
tr a ite m e n t
les
de
la
tu b erco lo se
m oustiques,
in
R evue
de
p u lm o n aire .
la
T hèse
Corse M oderne,
S E R G E N T e t P a r r o t . — L e ttr e s s u r le p a lu d ism e en Corse, in R e v u e de la Corse, 1923, (IY ),
p a g g . 65-74; p a g g . 100-105 ; p a g g . 124-139; p a g g . 167-173.
S T A T IO N S
c lim a té riq u e s de la Corse, in
L a B elle F rancç, 2]
m a rs 1920.
Y A N N U C C I A . di C orte. — T a b le a u to p o g ra p h iq u e e t m édical de l ’île de C orse p re sé n té à l ’Aoadém ie de m édeoine de P a r is , B a stia , F a b ia n i, 1838, 8o, p a g g . 134.
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302
YELDE
RENATO
G IA RD ELLI
(Y an de) L a C orse au double p o in t de vue s a n ita ir e e t p itto re s q u e , in L e G lo b e :
j o u r n a l de la S ociété G éo g rap h iq u e de Genève, 1873, (Tora. X I I) , p a g g . 117-142.
Z U C C A R E L L I. — E tu d e su r l ’eau
g eo lo g ia d e lla re g io n e ].
m in é ra le
d ’Orezza,
1905, p a g g . 372.
[S to ria ,
c lim ato lo g ia,
Z U C C A R E L L I P A S C A L . — L e p a lu d ism e e t les m oyens de le c o m b a ttr e ; n o tio n s étiologiq ues, in d ic a tio n s p ro p h ila e tiq u e s e t th é ra p e u tiq u e s avec p lu sie u rs g ra v u re s, p a r le
d o c te u rs F . T h ie rs e t P . Z u c c a re lli. B a stia , Im p r. S a n ti, 1914, p ag g . 95.
Z U C C A R E L L I P a s c a l. — R a p p o rt s u r les épidém ies de l ’a rro n d is se m e n t de B a stia , a o û t : 914,
a o û t 1916. B a s tia , Im p r. Jo se p h S a n ti, 1916, p a g g . 55.
Z U C C A R E L L I. — S ta tio n s c lim a té riq u e s e t eau x m in érales de la Corse. P a r is , B a stia , 1909 ;
R ee. A b b a tu c c i, in R e v u e de la Corse, [d a p a g . 161 a p ag . 225 p a r la d i O rezza].
RENATO
G IA R D E L L I
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COMUNICAZIONI DELLA R. DEPUTAZIONE
D I STORIA PATRIA PER LA LIGURIA
l i giorno 4 dicem bre 1937-XVI hanno avuto luogo successivam ente presie­
dute dal Sen. M attia M oresco, l’adunanza interna e l ’adunanza generale della
R. D epu tazione. Dopo le com m em orazioni del deputato prof. Leopoldo Λ alle
e d el corrispondente prof. Costanzo Rinaudo tenute rispettivam ente dai proff.
V ita le e P and iani, è stato riferito sulle opere presentate per ia pubblicazione
ed è sta to deliberato che il prossim o volum e sarà una m iscellanea contenente
quattro o cinque studi. Sarà anche edito col valido concorso del Comune un
volum e di im portanti iscrizioni genovesi della moschea di Arab Giamé di Co­
stantinopoli.
Il P resid en te ha dato notizia del lavoro preparatorio per la pubblicazione
d ei più an tichi notai, annunciando im m inente una relazione, redatta per in­
carico d ella D eputazione stessa e della Collezione di Docum enti e Studi per
la storia del commercio e del diritto commerciale, d al prof. G. P. B ognetti,
dalla quale risulteranno evidenti l’im portanza e il programma d ell’opera. Ag­
giunge che alcuni aiuti finanziari sono già assicurati, altri verranno indub­
biam ente quando la pubblicazione sarà avviata e se ne vedrà l ’im portanza per
la storia del commercio e del diritto non soltanto a Genova ma in tutto il
bacino M editerraneo nel secolo X II. Si spera che almeno due volum i possano
essere pubblicati nel prossim o anno.
A pprovato il bilancio consuntivo per l’anno XV e il preventivo del XVI,
il P resid en te ricorda come il Capo del Governo abbia disposto che quest’anno
le celebrazioni d elle glorie italian e siano destinate a ricordare i grandi Liguri
ed l·. sicuro interprete del sentim ento delFAssem blea inviando al Duce l’e­
spressione della devota riconoscenza di tu tti gli studiosi delle glorie liguri.
Propone perciò l ’invio del seguente telegram m a che è approvato per accla­
m azione :
« A S·. E . il Capo del Governo - Roma. La R. D eputazione di Storia P atria
per la L iguria riunita in assem blea generale rivolge alla E. V. un ringra­
ziam ento devoto per avere ordinato che nel ciclo delle glorie italian e siano
celebrati q u est’anno i grandi Liguri.
D eferen ti ossequi
II Presidente
M o resco »
I
N O S T R I
L U T T I
LEOPOLDO VALLE
N ato a Buenos A ires, di fam iglia genovese, nel 1873, e venuto giovanissim o
a Genova, fece i suoi prim i studi al Giunasio Liceo Colombo che doveva averlo
per 40 anni valoroso insegnante. Docente provetto e indefesso lavoratore, volle
evitare ogni occasione che potesse allontanarlo dalla sua scuola e dalla sua
città e rim ase costantem ente a quel Ginnasio che ha onorato con la coltura
e col valore. È stato un tipico esempio di quelFoscuro eroismo che non è in­
frequente, anche se rim ane inosservato e incompreso, tra gli insegnanti medi,
perchè con resistenza m irabile e indomita volontà, tra le fatich e di un la­
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304
C O M U N IC A Z IO N I D E L L A R .
D E P U T A Z I O N E D I STORTA P A T R I A E C C .
voro continuo e sfibrante per la scuola e per le necessità fa m ilia r i, trovava
il tempo e la forza di dedicarsi agli stu d i; studioso per pura p assio n e, ba la ­
vorato per sè, per il bisogno e la soddisfazione del suo sp irito, sen za n ulla
chiedere e senza nulla sperare.
R icercatore dotato di m olteplici curiosità spirituali, sì è rivolto con eguale
fervore ai canti carnascialeschi del F oglietta e al canzoniere di A lessandro
S-forza, a ll’illustrazione dei codici danteschi liguri e alle in d a g in i su g li a tti
dei più antichi notai, specialm ente chiavaresi ; e in ogni cam po ha portato
quelle sicure doti di chiarezza, di esattezza scrupolosa, di precisione im pec­
cabile che lo facevano ricostruttore sicuro, paleografo insigne e insuperabile
bibliografo. B asta ricordare quella sua bibliografìa nel volum e « D a n te e la
Liguria » curato d a ll’allora Sezione Ligure d ella D eputazione d i T orino, che
è un modello del genere.
La stessa coscienziosa esattezza esigeva negli altri ed era severo, ta lv o lta
sino a ll’asprezza, soltanto verso la leggera faciloneria e l'incom petenza pre­
suntuosa : l ’opuscolo « P er una edizione veram ente critica d egli A nnali di
J acopo D oria » ne è saggio eloquente.
bi era dato con passione alla ricerca dei più antichi docum enti p olitici
genovesi e di revisione dei « Libri Jurium » per la redazione d i un vero Coe
dice D iplom atico e stava studiando le pergam ene degli antichi m onasteri :
e continuò le sue ricerche anche quando il programma prim itivo sfum ò e uno
solo dei tre iniziatori continuò per proprio conto la raccolta. D i queste in ­
dagini, com piute anche a ll’estero, è frutto la scoperta di docum enti inediti
sui rapporti di G enova con la C atalogna nel secolo X II tro v a ti a B arcellona
e pubblicati n e ll’A nnuario del R . L iceo Colombo.
Sulla sua d iligen te com petenza, sulla perizia paleografica, su lla sp e cia lis­
sim a conoscenza della toponom astica ligure la Deputazione fa cev a a ssegn a­
m ento per 1 ardua opera della pubblicazione dei più antichi notai, in modo par­
ticolare per la com pilazione di quegli indici che egli nella nostra ultim a adu­
nanza aveva caldam ente raccom andato e che rimangono per noi com e il suo
testam ento scientifico. Ed invece alla D eputazione non rim ane che inchinarsi
riverente alla m em oria dello studioso forte e severo nella sch iva e scontrosa
m od estia ; e il collega che lo ebbe accanto per 25 anni nel quotidiano lavoro
scolastico e collaboratore prezioso nell’opera rim asta sospesa, è sicuro in ter­
prete d i tu tti i colleghi della D eputazione mandando alla cara m em oria l ’e­
spressione del più profondo rim pianto e alla desolata fam iglia le più v iv e e
com m osse condoglianze.
y 1T0 v i t a l e
COSTANZO RINAUDO
Si è spento pochi m esi or sono a Torino il prof. Costanzo R inaudo, m em ­
bro d ella R. D eputazione genovese, notissim o da anni n ell’am biente degli stu ­
d io si di storia.
Il
suo stato di servizio dim ostra la vasta base culturale con cui egli iniziò
la sua v ita di studioso e la sua larga partecipazione alla vita p olitica e scien ­
tifica della P atria.
V algano come esem pio pochi dati cronologici : a 16 anni consegue il diplom a
di L icenza licea le ed ottiene un posto di allievo al R. C ollegio C. A lberto
di T orino e tre premi consecutivi; a venti anni è dottore in L ettere, a ventuno
è dottore in F ilosofia, a ventidue è dottore in Teologia (dopo un corso di cin ­
que anni), a ven titré anni è laureato in Giurisprudenza e tu tte le sue d is­
sertazioni di Laurea sono dichiarate degne di stam pa. A venti sei anni è p rofes­
sore di Storia nel R. Liceo Gioberti di Torino, a ventinove è dottore c o lle ­
giato nella F acoltà di Lettere di Torino, a trentuno è consigliere com unale di
B usca, su a patria, e consigliere provinciale di Cuneo.
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
C O M U N IC A Z IO N I D E L L A R . D E P U T A Z IO N E D I STO R IA P A T R IA E C C .
305
A trentadue anni è scelto ad insegnare l’italian o, poi la Storia nella Scuo­
la di Guerra. A trentasette anni, nel 1884, assum e la direzione della « R ivista
Storica Italian a », e qui interrompiamo questo brillante stato di servizio per
raccogliere in sunto la sua vita, che si affermò nella scuola, nella scienza e
nelPam ore di patria e potè svolgersi arm onicam ente per l’am biente fido e se­
reno della fam iglia am ata teneram ente.
L ’opera scolastica fu forse meno appariscente, ma la più efficace e dura­
tura perchè le sue lezioni di Storia furono u tile viatico a generazioni di R o ­
vani studenti e di giovani ufficiali.
Per la scuola, anzi per tu tte le scuole medie, compose una serie di m a­
nuali di storia, che per m olti anni furono i più pregiati ed i più diffusi nelle
scuole italiane.
Anche per g li insegnanti delle scuole m edie d ’Italia egli si adoperò fion­
dando la associazione nazionale degli Insegnanti ed assum endo la direzione
del giornale sociale, che fu palestra di ampie discussioni didattiche e punto
di partenza per m iglioram enti economici.
Svolse ugualm ente opera politica per la parte am m inistrativa, sia in fa ­
vore della sua piccola Busca, sia per la regale Torino, ove fu per trenta
anni consigliere comunale e spesso assessore con num erosi incarichi, dando
la sua attiv ità per im portanti opere di bene, come i soccorsi alle popolazioni
colpite d al terremoto nella M arsica, e la raccolta di fondi per le fam iglie
bisognose dei com battenti della grande guerra.
T uttavia più che uomo politico egli fu un grande, coscienzioso, solerte stu ­
dioso della Storia d’Italia. E gli ne percorse tu tte le età, dalle fonti della sto­
ria d ’Italia nei tre primi secoli del medio-evo alla età m oderna; poi len ta ­
m ente si avvicinò alla grande epopea del nostro Risorgim ento e se ne dim o­
strò sicuro conoscitore in una serie di conferenze alla scuola di Guerra. Que­
ste conferenze furono m eritam ente fam ose per la ricchezza di notizie, per la
larga visione sintetica, per la form a fluente e sim patica e furono raccolte in
due poderosi volum i, che per alcuni anni rappresentarono quanto di meglio
poteva dirsi sul Risorgim ento.
Ma neppure questi lavori storici sono il m aggiore m erito del grande stu ­
dioso. A nostro parere il Rinaudo fu veram ente benem erito degli studi di sto ­
ria in Ita lia per avere diretto dal 1884 fino al 1922 la « R ivista storica ita ­
liana ». Questa R ivista fu per quaranta anni la più im portante raccolta di
m em orie e di recensioni di lavori storici italian i e stranieri, con particolare
riguardo alla storia d’Italia.
Ad essa collaborarono num erosi e valenti studiosi, ma innanzi tu tti vi lavorò
lo stesso Rinaudo con m oltissim e recensioni. La R ivista storica fu utilissim a
per le n otizie che essa forniva agli studiosi, per la critica serena delle opere
storiche e per lo spirito di em ulazione che destava nella Gioventù studiosa.
A lla altezza d ell’ingegno, alla serietà del lavoro, alla integrità della vita
egli unì anche la cordiale affabilità, la dignità d ell’eloquio e della figura, che
sapevano attirare la sim patia e la devozione di chi aveva a trattare con lui.
A questa felice combinazione di buone qualità, sono da attribuirsi gli ono­
revoli incarichi che egli ebbe dal Municipio di Torino, da E nti universitari,
da M inisteri, da Commissioni, incarichi che egli seppe assolvere sem pre de­
gnam ente. Perciò egli fu compensato da num erosissim e onorificenze nazionali
e straniere.
M algrado tanti tito li egli fu sempre m odestissim o e m olti di noi lo ricor­
dano m ite e sorridente nelle adunanze della R. Deputazione di Storia patria di
Torino, presso al grande Presidente Paolo B oselli, e riodono la sua voce
calm a, il suo periodare sem plice ed elegante, e specialm ente, in ogni occa­
sione, il geueroso dono della sua am icìzia e della sua esperienza della vita.
E m il io
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P a n d ia n i
SPIGOLATURE E NOTIZIE
P R E IS T O R IA
G. B. A. : L ’u ltim a g io rn a ta del Congresso di Paleontologia, in « Il Lavoro »,
2 settem bre 1937. E. A sto ri: « R iv ista di Storia, Arte, Archeologia », 1937.
[R ecensisce benevolm ente il Saggio del Peola sui Liguri di cui si discorre in
questo fascicolo. N ella rivista stessa si trova un sommario circa il congresso
di P aletn ologia già cita to ]. P . P eo la : N ote sulla p reisto ria ligure in «G eno­
va », riv ista m unicipale, ottobre 1937. G. B. A. : L ’am bra, il Cigno e l’origine
d ei L ig u ri in « Il Lavoro », 29 ottobre 1937. [Recensione dell’omionimo saggio
del P eola]. R. B accin o: I l m istero dei laghi delle m eraviglie in « I l Giornale
di Genova », 18 novem bre 1937.
S T O R I A
ANTICA E M EDIOEVALE
W iken E r ik : D ie K u n d e der H ellenen von dem haude und den Vólken der
A ppen nin enh albin sel bis 300. v. Chr. hund Gleesupska Universitetsboklandeln,
1937, pp. VII-210. [U tile per lo studio d ell’espansione elleua sulle coste italiach e]. N . L am boglia : L a v ia « Æ m ilia Scanriy) in « Athenaum », Pavia, fa ­
scicolo I, pag. 57. [R isolleva con nuovi, interessanti argomenti la questione
del tracciato d ella v ia di Scauro]. A. P a sin i: Vita e sc ritti di Cristoforo Scan­
nello, F o rli, 1937-XV. [F ra i vari documenti riportati, può interessare « La
cronica u n iversale d e ll’antica Toscana » con accenni a Luni ed alla Lunigiana
e la « cro n ica di tu tta la L om bardia», con qualche riferim ento a Tortona].
M. 1 . F orm igé : L e com blem ent du po rt rom ain de F réjus (Var) in «M émoires
de la S. N. d es A ntiquaires », P aris, Serie V III, vol. X. M. Giuliani : Livio ed
11 p reteso m onte A nido dei L ig u ri A puani in « Giovane Montagna », Parma,
1 settem bre 1937. L. B a lestrieri : La spedizione del JU/6 contro Minorca ed Air
m erla in « N u o v o C itta d in o » , S settem bre 1937. R. B accino: Una bega in Polceyera 2054 anni fa in « Giornale di Genova », 2 ottobre 1937. M. Foresi : Luni
fAgure-Rom ana in « Il Lavoro », 9 ottobre 1937. V. Fum agalli : Documenti con­
ta b ili del ’400 in « G iornale di Genova », 23 ottobre 1937.
M ODERNA E CONTEM PORANEA
N a vig a to ri, esp lo ra to ri, m ercan ti, pionieri.
G. B. F erra ri: Leone P ancaldo e la sua spedizione in « I l m are», Rapallo,
18 settem bre 1937. E. P isa n i: L ’insegnam ento di Colombo in « I l Secolo X IX »,
12 ottobre 1937. E. B alestrieri : Rielnumazioni colombiatic in « Corriere Pada­
no », 13 ottobre 1937. G. D escalzo : G. B . Posterie fon datore di Valparaiso in
« Giornale di Genova », 3 novembre 1937.
NAPOLEONICA
X. : L ’um ile nostrom o M illeUre che sconfisse il giovane B uonaparte in « La
Stam pa », 13 ottobre 1937.
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S PIG O LA T T/R E E
N O T IZ IE
307
RISORGIM ENTO
F.
Geraci : La leggendaria im presa di G aribaldi in « Giornale di Genova »,
25 novem bre 1937. F. Geraci : L ’a rriv o e lo sbarco a Genova d i C a rlotta A glae
d*Orléans in « Giornale di Genova », 14 novembre 1937. i. po. : Teodoro k o r n&)' e Goffredo M am eli in « Il Secolo XIX », 7 novembre 1937. G. Falzone :
Nino B ix io , precursore delVIm pero in « Giornale di S icilia », P alerm o, 3 no­
vem bre 1937 ; « Corriere Padano », 29 ottobre 1937. [R ecensione del saggio <11
A. C odignola: Carlo A lberto in a tte sa del trono]. G. B. M iram onti : Cam ogli
nel p atrio R isorgim en to in « L’Italia com battente », 31 ottobre 1937. G. Zibordi : G aribaldi, come lo v id e e lo sen ti un popolano in « Il L avoro », 26 o t­
tobre 1937. M. Lupinacci : V ita temera^'ia d i B ixio in « Omnibus », 9 ottobre
1937. M. F ierli : Nino B ixio in « Argento vivo », Roma, 9 ottobre 1937. E. B . di
Santafiora : L e g esta eroiche dei m arinai di S iv o ri e d i Cagni in « Il Corriere
M ercantile », 27 settem bre e G ottobre 1937. Nelson Gay : Lvncoln offre urn, co ­
m ando a G aribaldi in « I l Corriere M ercantilè», 27 settem bre 1937. L. « La>bindo » in « Popolo Apuano », Carrara, 24 luglio 1937. X. : I l m assim o illu s tr a ­
tore dei fr a te lli R uffini : a vv. G. Conio in « Gazzetta di Loano », 3 agosto 1937.
G. B. di Santafiora: L a eroica fine del 11 nocchiero R o llin i (1825) in « Il Cor­
riere M ercantile», 20 settem bre 1937. Ludam : I due rom an zieri R uffini e DiIcens in « Tribuna Illustrata », 19 settem bre 1937. P. G higliazza : Il G enerale
N icola A rdoino e il suo fiero proclam a ai G enovesi in « G iorn ale di G en ova»,
17 settem bre 1937. A. Bernieri-Nardini : Nino Costa, le A puane e P ellegrino
R ossi in « Popolo Apuano », 4 settem bre 1937. L ’ultim o caduto della grande
gu erra: A lberto R iva V illasanta Μ. O. in «G iornale di G en ova», 4 novem bre
1937. Anonimo : I l congresso per la sto ria del R isorgim ento italiano in « N a­
zione fa scista », Cremona, 15 ottobre 1937. [S i dà notizia della relazione di G.
F onterossi sulla cessione del Lom bardo e del Piem onte a G. Garibaldi e della
contro-relazione di Arturo Codignola, che ha nettam ente dem olito l ’arbitraria
tesi del relatore]. Anonim o: Saranno pu bblicati i re g e sti dei processi contro
i Carbonari in « P ic c o lo » , T rieste, 15 ottobre 1937. [Si dà notizia di una pub­
blicazione deliberata il 14 ottobre durante una seduta del congresso del R>
Istituto per la storia del Risorgim ento. Si tratta di pubblicare i registri dei
processi dei Carbonari conservati nel R. Archivio di Stato di M ilano. F u no­
m inata a ll’uopo una Commissione presieduta da S. E. De Vecchi e composta
dal prof. Codignola, dal prof. Alberti e dal prof. G hisalberti]. P er un grande
Museo delle guerre d ’Ita lia a Genova in « L ’Italia com battente », Roma, 31
agosto 1937. [Si rende nota l’iniziativa presa dal Podestà di Genova. A far
parte della Commissione è stato chiam ato il nostro direttore prof. Codignola].
R. Baccino : La Monarchia di Savoia e V Inghilterra nelVultim o periodo del
predom inio napoleonico in « La nuova scuola italiana », Firenze, 25 luglio 1937.
[Recensione della monografìa di A. Codignola già segnalata]. A. B elviglieri :
P erchè fu pubblicato a Torino il rom anzo « 7 m ille d i M arsala » d i G iuseppe
G aribaldi » in « La Stampa della Sera » di Torino, 5 m aggio 1937. [Il B. da
elem enti tratti dal volume III deiredizione nazionale degli S c r itti di Garibaldi
rievoca, naturalm ente senza indicare la fonte delle sue osservazioni, le vicende
della pubblicazione del noto romanzo dell’Eroe].
M ISTICA ED ECCLESIASTICA
F.
Noberasco : Il primo secolo del Santuario di N. S. della M isericordia.
Savona, S.t.e.r., 1937. [In quest’opera d ’alto interesse, PA. fa la cronistoria
degli avvenim enti che contrassegnarono la vita del Santuario dal 1536 al 1636].
A. Muston : I prim ordi delVopera evangelica a N izza M. e i V aldesi in « B ol­
lettino della Società di Studi V ald esi», settembre 1937. L. D e Sim oni: Il leb-
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308
R E N Z O BACCINO
brusi!rio ih S. L azzaro in « I l Nuovo C itta d in o » , 2 settem bre 1937. L·. D e Sìmoni -. T erre e chiese d i L ig u ria : Albentja in « I l N uovo C itta d in o » , 3 se tte m ­
bre
C. P a n seri: Il bambino ili P rava in « I l Giornale di G enova»,, 4 se(.
tem bre 1937. G. Μ. : Il cam panile di 8. 8 iro in « Il Corriere M ercantile », 17 set
tem bre 1937. L·. D e Sim oni: Im Chiesa di 8. Sabina, in Via D onghi in «11
Nuovo C ittad in o», 17 settem bre 1.S37. Fra Ginepro: Il m are d i L ig u ria e i
suoi S a n ti in « Il Nuovo C ittadino », 21 settem bre 1937. K. B accino : Com e L u ­
cifero costru ì un c o n ten to in «G iorn ale di G en ova», 21 settem bre 1937. R.
D e A rim annis : Il libro dei ca p ito li delle M onache di S. Antonio d i P o n trem o li
in « G iovane m ontagna », Parm a, 1 ottobre 1937. a. p. : 8. F ru ttu o so e l’Abo h iü ’ J- T°.r i a . ln « I1 Secolo X IX », 2 ottobre 1937. L. D e S im o n i: T erre e
t Z in t n
Z r ' Z : i CC0 in (< n Nbovo Cittadino », 3 ottobre 1937. I l San2 r ltn 1
e I1 I a v o to »■ 7 ottobre 1937. L. D e S im o n i: L a
!L
t
« %
centenario d i S. C aterina in « Il N uovo C ittadino »,
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l;? ottobre 1987· E · C anesi : L a chiesa e il convento
l ì
™
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norn i ì f Ti XT
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C aterina r '
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. J >nv J Ì
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?*αΊ“Τ π 1° m (<11 N uovo C ittad in o», 26 novembre 1937. Fra G inepro:
L n parIre d ell Erem o a Bordigli era [S. Ampelio] in « I l Nuovo C itta d in o » , 27
novem bre 19o7. P . L uigi M. L ev a ti: N ecrologio dei B a rn a b iti in « G e n o v a » , d i­
cem bre iJo7. I . N oberasco: I / apparizion e d i M aria Vergine d i A ntonio B o tta
in nn a n tic a « R a p p resen ta zio n e s a c r a ». Savona, 1937. U. F orm en tin i: Chiese
lunensi d ip en d en ti dai m on a steri a tto n ia n i deW E m ilia in « G iovane M onta­
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GENOVA E L IG U R IA
A. A ccam e : P ie tr a Ligure. C hiavari, Tip. A rtigianelli, 1936. [N ote in m ar­
g in e alla storia di P . L .]. R. C iasca : Genova n ella relazione d 9u n in v ia to fra n ­
cese a lla v ig ilia del bom bardam ento del 1648 in « Atti Soc. Ligure di Scienze
N a t. e Scienze e L ettere» , Genova, 1937. D. B iaggini : Trionfo della natura
nel golfo d ei P o e ti in « L ’Opinione », Spezia, 17 luglio 1937. R. B accino : D ove
g erm o g lia va Verba « cacciaiebbre » in « Giornale di Genova », 2 settem bre 1937.
A nonim o ponentino : I l feudo d i R ezzo e il Castello di Clavesana in « Il Giorn a ie di Genova », S settem bre 1937. G. B alestrieri : B alli e b allerin i n ella Ge­
nova d e l 300 in « Il Lavoro », 10 settem bre 1937. A. D ellepiane : L e Capanne
d i M arcarolo in « Il Lavoro », 19 settem bre 1937. G. P eschiera : In quel d i
R o sso in « Il Lavoro », 24 settem bre 1937. G. M. : V ita e m iracoli d e ll9antico
a rtig ia n a to genovese in « Il Corriere M ercantile », 2 ottobre 1937. R. B accino :
11 passo delle cento croci in « Giornale di Genova », 18 ottobre 1937. G. M. :
S. B enigno e il prom ontorio di Capo Faro in « Il Giornale di Genova », 5 o t­
tobre 1937. P. F erra ri: D ue le tte re del M archese Azzo G iacinto M alaspin a di
M ula zzo in « G iovane Montagna », 10 ottobre 1937. Sac. E. B adino : G abriello
C h iabrera in « I l Nuovo C ittad ino», 14 ottobre 1937. Marbet : Un cappellaio
sp ezzin o poeta e com m en tatore dantesco in « Il Lavoro », 15 ottobre 1937. G. S. :
M o n ta n esi in « Il Lavoro », 16 ottobre 1937. G. M. : L 9antico a rtig ia n a to geno­
v e se in « Il Lavoro », 25 ottobre 1937. e. c. * Genova nella sto ria della lettera -
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^
1
S PIG O L A T U R E
E N O T IZ IE
309
tura inglese in « Il Secolo XIX », 20 novembre 1937. [R ecensione d ell’opera
omonima del prof. Viglione edita per i tip i F ratelli Pagano]. R. B accino:
II convegno dei m o rti in « Il Giornale di Genova », 2 novembre 1937. R. B ac­
cino : Agonia del Santuario nella P in eta in « G iornale di Genova », 13 novem ­
bre 1937. a. p. : Jm grande storia d ’una piccola c ittà : Noli in « Il Secolo XIX »,
13 novembre 1937. M. B ettin otti : R icordo d i Bacheri in « 11 Lavoro », 16 no­
vembre 1937. V ìetti : D i n o tte verso Portofino in « Il Secolo XIX », 23 novem ­
bre 1937. G. M. : Il B everato in « 11 Corriere M ercantile », 27 novem bre 1937.
F . Striglia : Un giorn alista m ale inform ato d i cen t’anni f a in « Genova », r i­
vista m unicipale, novembre 1937. G. P esce: Il M agistrato di S an ità della R e­
pubblica di G enova in « G en o v a » , rivista m unicipale, novem bre 1937. L. De
Sim oni : C apitan Cano in « Genova », rivista m unicipale, novembre 1937. B . Min oletti : D i alcuni is titu ti au siliari dei traffici nel porto d i G enova. Genova,
1937. B. M inoletti : D er H afen von Genua in den Jaliren, 1935 und 1936. Estr.
da « N avigazione e Commercio Italo-Austriaco », Amburgo, aprile 1937.
CORSICA
A rch ivio storico di C orsica, Livorno, 1937, n. 3. [Contiene : C. B ornate :
Clero corso e caccia a i benefizi alla fine del ’lfQO. G. Sim onetti : C ristoforo S a ­
liceti e la R epubblica di Lucca. W. Savelli : La Corsica non fu ven du ta alla
F rancia. V. V itale: Una le tte ra p ro testa del C om m issario D. Invrea sulla po­
litic a genovese in Corsica']. B artoli Sabate: Le Général B onaparte à. A jaccio
in « R ev u e de la Corse A ncienne e M oderne», P aris, agosto 1937. * * * : / Pegliesi di C arìoforte in « Il Corriere M ercantile », 12 novembre 1937. F. Guerri,
M. Grosso, A. Fropiani : La traduzione in fran cese della « Conquista francese
della Corsica » in « Il T elegrafo », Livorno, 11 agosto 1937. D elta : B arbarie
genovese o francese? in « F ronte unico », 21 luglio 1937.
PA GANINIANA
Anonimo : In gloria di P aganini in « G azzetta Azzurra », 1937. [L’autore­
vole giornale turistico fa propria la proposta fa tta da M. Grossi su questa no­
stra rivista di pubblicare nella ricorrenza del centenario della morte di Paganini, la m usica da lui la scia ta ]. A nonim o: Paganini in tim o in « L ’A ssa lto » di
Ferrara del 13 novembre 1937. [Acuta recensione della monografia di A. Codi­
gnola già segn alata]. C. V olpati: La quasi m oglie di Niccolò P a g a n in i: A n to­
nia B ianchi in «C u ltura m oderna», M ilano, ottobre 1937. [Sugli elem enti for­
niti d alla monografìa su P aganini di A. Codignola e su una lettera della
B ianchi fornitagli dallo stesso, il V olpati traccia un indovinato profilo d el­
l ’amica di P aganin i].
C R IT IC A
D 'A R T E
PIT T U R A E SCULTURA
A. P o d està : P itto r i e scu lto ri a lla II m ostra del 8 .N .B .A . in « I l Secolo
XIX », 15 settem bre 1937. B. Biancini : Giulio M onteverde in « Giornale di Ge­
nova », 6 ottobre 1937. A. D ellepiane : Nel centenario della n ascita di G. Mon­
te v e rd e in « Il Lavoro », 8 ottobre 1937. A. Canesi : P ittu re m u rali q u a ttro ­
centesche scoperte nel Chiostro d i S. Caterina in « Il Secolo XIX », 23 otto­
bre 1937. F av. : L ’a rte in L igu ria : L ’a n tica chiesa dei « cinque campanili » in
« G iornale di Genova », 29 ottobre 1937. M. R. : I nuovi m onum enti di Staglieno
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4
3.10
R E N Z O BAC C IN O
in « Il C orriere M ercantile », 1 novembre 1937. Monumenti nuovi a Staglìeno
in « Il Secono XIX », 2 novembre 1937. Riva : L ’arte a Staglieno in « Giornale
d i G enova », 2 novem bre 1937. a. po. : Una mostra di pittori ungheresi in « Il
Secolo XIX », 5 novem bre 1937. Riva : Le mostre d'arte : p itto ri ungheresi in
« G iornale d i Genova », 5 novembre 1937. Ang. : Diciannove p itto ri ungheresi
a l rid o tto del Carlo F elice in « Il Lavoro », 10 novembre 1937. Riva : M ostre
d ’A r te : A. D a fo m o Casonati e R . Da forno in «Giornale di G enova», 10 no­
vem bre 1937. R iva : M ostra d ’arte : Ottone Rosai in « Giornale di Genova », 20
novem bre 1937. A ng. : M ostra d ’a rte : Ottone Rosai in « Il Lavoro », 20 no­
vem bre 1937. R iv a : M ostra d ’a rte : La m ostra postuma di D ante Conte in
« G iornale di G enova », 25 novembre 1937. L ’inaugurazione delle Collezioni F ru­
g o n e a P a la zzo B ianco in « I l L avoro», 26 novembre 1937. O. Grosso: Giulio
M o n teverd e in « G enova », rivista municipale, ottobre 1937.
A R C H IT E T T U R A , R E ST A U R I, M USEI
A. C ap pellini: Le fo rtificazion i di G en o va : Le mura antiche in «G en ova»,
r iv ista m un icipale, ottobre 1937. F ilm : La ricostruzione della v illa d i Stono tò
B occa negra in « I l L a voro», 12 ottobre 1937. Per il Museo delle guerre d ’lU n
H a: L e p rim e a d e sio n i in « I l Corriere M ercantile», 30 settembre 1937. G. B.
F . : I l m useo m a rin a ro m unicipale in « Giornale di Genova », 15 luglio 1937.
P e r il M useo d e lle g u erre d ’Ita lia in « Genova », rivista muncipale, agosto 1937.
I l M useo d e l R iso rg ù n en to in « Il Piccolo », Genova, 2 agosto 1937. Offerta di
c im e li p e r il M useo d el R isorgim ento in « Il Nuovo Cittadino ». 3 agosto 1937.
P e r i l M useo d elle gu erre in « Il Secolo XIX », 3 agosto 1937. D. P. : L a B asi­
lic a d e i F iesch i e la stra d a d i accesso alla zona monumentale in « Il Seco­
lo XIX », 2 settem b re 1937. P er il Museo delle guerre d’Italia in « Il Corriere
M erca n tile », 30 settem bre 1937. Il palazzo del « melograno » in Cam petto in
« Il N u ovo C ittad in o », 7 novembre 1937.
T O P O G R A F IA ,
T O P O N O M A S T IC A ,
IN D U S T R IA ,
A R A L D IC A
C O STU M I
M . A sc a r i, R . B a c c in o , Gr. S an g u in eti : Le spiagge della· R iviera Ligure.
a cu ra d e l C o n sig lio N a z . d e lle R icerch e C. N. G. R om a, A ternum , 1937. ^ R i­
c e r c h e s u lle v a r ia z io n i sto ric h e d ella lin ea di B a ttig ia ]. M. P ognet : Fra· ven­
ta g li, m e r le tti e m in ia tu re alla m ostra di Genova in « È va », M ilano, 21 agos t o 1937. A . C o d ig n o la (A rco) : A ntonio Cantore l’eroe alpino in « I l C orriere
M e r c a n tile », 8 se tte m b r e 1937. G. C arraro : Toponomastica spicciola in « Il
N u o v o C itta d in o », 22 settem b re 1937. P iz z i e ricam i attraverso la storia in « Il
C o rr ier e M e r c a n tile » , 29 settem b re 1937. T. P astorin o (P a s t): N uovi toponim i
g e n o v e s i: Vico G iovan n i Scan zio in « G e n o v a » , riv ista m unicipale. In difesa
della bellezza [d i Portofino] : La nuova legge delVEnte Autonomo in « G ior­
n a le d i G en ova », 31 o tto b re 1937. G. D esc a lz o : Arguzie popolaresche in « G ior­
n a le d i G enova ». 10 n ovem bre 1937. Lo D uca : Per una storia della ceramica
in « G iorn ale di G en ova », 2 d icem b re 1937. T. P astorino (P ast) : Nuovi topo­
n im i genovesi : lo scu lto re Giuseppe Gaggini in « Genova », riv ista m unicipale,
n o v em b r e 1937.
R enzo
<>
B a c c in o
*
Società Ligure di Storia Patria - biblioteca digitale - 2012
APPUNTI
PE R
U N A
B IB L IO G R A F IA
M A Z Z IN IA N A
O p e r e e s c r i t t i su G . M a z z i n i p u b b l i c a t i a l l ’e s t e r o
R ic h a r d W
ic h t e r ic h
,
Giuseppe M azzini, d er P ro f e t (les neuen Ita lie n s, Berlino,
K e i l - V e r l a g , 1937.
U n a g ra v e la c u n a n e lla b ib lio g ra fia g e rm a n ic a si colm a con q u e s ta m o n o g ra fia d e d ic a ta
al M azzini oon v ig ile s p ir ito d i com p ren sio n e e con s c ria p r e p a ra z io n e c u ltu r a le . A n ch e la
G e rm a n ia p o tr à o ggi a v v ic in a rsi a ll'A p o sto lo d e ll’U n ità p e r m ezzo d i u n a g u id a sio u ra e
se ren a .
F e r r u c c i o C a f p i R e n t i v e g n a , Con Giuseppe M azzini
in « S q u i l l a i t a l i c a », B e r n a , 9 g e n n a i o 1937.
L ’A . rie v o c a il b rev e p erio d o d e ll’esilio svizzero
n o tev o li suoi am ici ed a m m ira to r i colà re s id e n ti.
E n r i c o D i s c o l i , 1 prim i giorni
L o n d r a , 15 g e n n a i o 1937.
p a s s a to
lungo il lago d i B ienne,
dal
M azzini
londinesi di M azzin i , in
a
« L ’I t a l i a
L A. riev o ca, dopo c e n t’a n n i d e ll’a r riv o d i G. M azzini e d ei R uffini in
a m a re o re p a s s a te d a l l’esule in t e r r a in g lese .
H.
I .,
B ien n e
e
i
p iù
n o s t r a ».
L o n d ra ,
le p rim e
C avour e t M azzini, in « L a T r ib u n e », L o s a n n a , 2 8 g e n n a i o 1937.
R eso co n to d i u n a co n feren za con ta le tito lo te n u ta a L o sa n n a il 26 g e n n a io d a G eorges
W ag n ière, g ià a m b a s c ia to re svizzero i R om a.
U n a ltr o am pio reso co n to d ella ste ssa co n feren za fu p u b b lic a to d a I . N r. n e lla « G a z e tte
d e L o u san n e» d el 29 g e n n a io 1937.
------- ·, A lla
scuola di S. P ietro .
Com m em orazione m azzin ian a, in
« L ’I t a l i a
n o s t r a », L o n d r a , 1 9 m a r z o 1937.
A m pio reso co n to d e lla com m em orazione di M azzini a v v e n u ta in L o n d ra n e lla ric o rre n z a del
c e n te n a rio del suo a r riv o in I n g h ilte i r a .
---------, Com m em orazione
d i G iuseppe
c k u s s e t t s », B o s t o n , 20 m a r z o 1937.
M azzini,
in
« G a z z e tta
del
M a ssa -
S u ccin to reso co n to d e lla com m em orazione te n u to d a lla colonia i ta l i a n a d i B o stn n el 65o a n n i­
v e rsa rio d e lla m o rte di M azzini.
R ich ard W ic h t e r io h , D an te, M achiavelli,
t u n g », E s s e n , 13 g i u g n o 1937.
M azzini, in
A c u ta d isa m in a d e lla d o tt r in a n az io n a le dei t r e
g r a n d i ita lia n i.
N ik o la s B e n o k is e r ,
24 o t t o b r e 1937.
« K o ln is c h e
V o lk s z e i-
M a zzin i , in « F r a n k f u r t e r Z e it u n g », F r a n c o f o r t e s u l M e n o .
A m p ia recen sio n e d e lla nu o v a m o n o g ra fia te d esca d i R . W ic h te ric h , g ià s e g n a la ta .
R ic h a rd
W enz,
M azzin i, i n « K o ln is c h e Z e it u n g », K o ln , 17 o t t o b r e 1937.
A m p ia recen sio n e d e lla m o n o g rafia d i R . W ic h te ric h .
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31 2
APPUNTI
W e n z , Ai a zzin i, der I t aliener, in Italien g efang en,
V olk szeitu n g », Koln, 5 settembre 1937.
R
ic h a r d
ìli
« Kolnische
N o tiz ia s u lla m o n o g ra fia di R , W inoliterioh.
K
L o i u a r T a n k , D er « P roph et des neuen Italien
lino, 16 novem bre 1937.
urt
»,
in « Germania », Ber­
S a g a c e re c e n sio n e d e lla m onografìa di R . W ichterich.
O p e r e e s c r i t t i su G . M a z z i n i p u b b l i c a t i in I t a l i a
G
M a z z i n i , S c r itti e d iti ed in ed iti, voli. LXXII, LXXI1I, LXXIV,
LXXV, Im ola, 1937.
iu s e p p e
Si p ro se g u e a la c r e m e n te la s ta m p a d e ll’edizione nazionale degli s c ritti m azzin ian i. Col
v o i. 75 si è g iu n ti a l l a p u b b licazio n e d e ll’e p is to la rio sino al luglio del 1S63 e d e lla « P o litic a »
sin o a lla l e t t e r a in v i a t a il 5 o ttc b re del 1863 d a li’A postolo alla società del P ro g resso di R av en n a.
L ’ed izio n e, com e d i c o n su eto , è m olto a c c u ra ta .
G
C a l o g e r o , I l pensiero filosofico di Giuseppe M azzini. Prefazione di
F rancesco O restano, in 8°, pag. 338, Brescia, Vannini, 1937.
iu s e p p e
F a c c ia m o n o s tr o i l s e g u e n te giu d izio espresso s u ll’o pera d a P ie tro F i l a r e l l i : «È di q u esti
g i o r n i u n a p u b b lic a z io n e su l p en siero filosofico del Genovese d a p a r te d i certo G. C alogero,
g io v a n e d o tto re . P a r e che s ia q u e s ta la su a te s i di la u re a . I l lib ro rise n te l'influsso d i u n a fede
g io v a n ile , m a v o g lio s u b ito o sse rv a re che esso m a n c a di v e ra c o m b attiv ità. Si n o ta il p e ri­
co lo d i c o m p ro m e tte rs i, l a p a u r a d i assu m ere u n a p re sa di posizione personale. N e è v en u ta
f u o r i \ i n a s in te s i oi d i n a t a e b en c o n d o tta d i q u a n to e ra noto, con m olte oitazioni e m o lta
p e s a n te e ru d iz io n e . A v rem m o p re fe rito u n ’a n a lis i p a rtic o la re del pensiero del M azzini e non
d e lle o p in io n i su l M a z z in i. U n ’a n a lis i s p re g iu d ic a ta vivace s e rra ta . Così 'co m e o ra è s ta to
p r e s e n t a t o a l p u b b lio o , i l lib ro del g iovane C alogero, s’in tu isce subito, è f ru tto di u n a m en­
t a l i t à d a c a tto lic o c o n v in to , d a m azzin ian o in b u o n a fede, d a fa sc ista accom odante. P iù che
u n riv o lu z io n a rio , è u n te m p e r a to e pacifico ohe scrive. I l libro è m olto in te re ss a n te p e r chi
n o n co n o sce M a zzin i. L ib r o u tile anzi u n poco a t u t t i ; m a lib ro che la sc ia le cose al p u n to
d i p r im a » .
L
P i v a n o , M a z z in i e G iu d itta S idoli con prefazione di Innocenzo Cappa,
M odena, G uanda, 1936.
iv io
Q u esto v o lu m e, su l q u a le si sono p r e c ip ita ti come su g h io tta p red a non pochi g a z z e ttie ri
d e l l a p e n is o la , d ice b en poco di nuovo s u ll’arg o m en to . Facciam o p er ciò n o stro il g iudizio
d a t o su d i esso d a l « M e rid ia n o d i R om a» d el 7 feb b raio 1937.
« L ’a u to r e a v v e r te ch e il suo lib ro non è s to r ia ro m a n z a ta ; m a un poco lo è, quel poco
c h e a la v o r i d i q u e s to g e n e re è le c ito esserlo . Se poi badiam o a c e rta m a n ie ra di esporre,
e a q u a lc h e d iv a g a z io n e se n tim e n ta le , p ossiam o an ch e d ire, senza tim o re di esa g e ra re , che
q u e s ta s t o r ia h a r id o n d a n z e che in fa stid isc o n o il le tto re in te llig e n te e non commuovono il le t­
t o r e p a s s io n a to . F o r s e p e r il P iv a n o c u n p re g io del lib ro quello che qui ei a d d ita come d i­
f e t t o : q u e s tio n e d i g u s ti. Com unque il v alo re so stan ziale del lib ro ne r is u lta m eno a p p a r i­
sc e n te a n a h e se n o n n e rim a n e , com e è ovvio, in firm ato .
V a lo re che si a p p r e z z a n e lla c u ra d e lla documentazion-3, nella pen etrazio n e d e lic a ta m a si­
c u r a d e ll’an im o d ei p r o ta g o n is ti, n e lla c a u te la delle co n g ettu r3 e delle deduzioni, nel t a t t o
co n cu i le in te r p r e ta z io n i si pongono e si svolgono, nella giustezza di ta lu n e v edute o rig in a li
6u p e r s o n a g g i e a s p e tti d el R iso rg im e n to . L ’a n a lis i d ella corrispondenza f r a M azzini e la S i­
d o li è sp e c ia lm e n te n o tev o le p e r l a Sua efficacia nel m o stra re come ta lu n i d ei p iù n o b ili
id e a li d e ll’a p o sto lo fo sse ro p e r lei in accessib ili. L a questione del figlio di M azzini e di G iu ­
d i t t a S id o li è d i nuovo a tte n ta m e n te e s a m in a ta con l ’effetto di ap p ro fo n d ire i dubbi sugli
a r g o m e n ti di co lo ro che n e afferm ano l ’e s iste n z a : m a si t r a t t a di a rg o m en ti che se an ch e
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APPUNTI
no n conferiscono co rtezza re s ta n o sem pre assa i im p re s s io n a n ti p e r f a r p e n s a re ad u n a g r a n d e
p r o b a b ilità .
Da t u t t o il lib ro em erge infine un r i t r a t t o di M azzini, in cui non rav v isiam o fo rs e nessun
segno che g ià non conoscessim o, m a così a ttr a e n te , così am o ro sa m e n te d ise g n a to d a re n d e rc i
p iù fa m ig lia re , p iù in tim a m e n te am m o n itric e e is p ir a tr ic e l a g ra n d e f ig u ra d i lu i» .
P iz z o l o r u s so , L a C arboneria ed il pensiero d i M azzin i e di G ioberti
nel R isorgim ento nazionale, in « Idea », Andria, 23 marzo 1937.
L u ig i
S ag g io
c ritic o
che non p ec c a di eccessiva o r ig in a lità .
G. M a z z i n i , Paffine viv e , con una prem essa e note a cura di Arturo Codi­
gnola, Società editrice nazionale, Milano, 1937.
U n cenno in fo rm a tiv o su q u e s t’o p era è g ià s ta to d a to d al n o stro G iornale nel fase. I l i
q u e s t’anno.
G i u s e p p e C a p r a r e l l i,
di
Ombre e luci di M azzini, Milano, Edizione del Convivio
letterario [1937].
S ono poche p a g in e n elle q u a li si t e n t a u n ’in te r p re ta z io n e d el p en siero
m o lto colore e p assio n e m a n on con a l t r e t t a n t a p re p a ra z io n e .
d i G.
M azzini con
La peste bolscevica. L ’um anesim o di M azzini. Il Fascism o.
Ed. « La Prora », Milano, 3937.
G i u l i o G a g g ia n o ,
I n t r e s a g g i ra c c o lti in q u esto v o lu m etto l ’a. rievoca le t r i s t i co n d izio n i in cui è s t a ta r i ­
d o tta la R u s sia d i o ggi, opponendo a q u e lla bolsc ev ica la concezione u m a n is tic a di M azzini θ
la ric o stru z io n e c o m p iu ta in I t a l i a d a l F asc ism o .
L a m o n o g ra fia è s t a t a r e c e n s ita da a l l P o p o lo » di T o rin o d el 9 novem bre 1937.
A ld o b ra n d in o
M a lv e z z i,
C ristina d i B eigioioso, vol. II e vol. I l i , Milano, Tre-
ves, 1937..
Si è g ià a c c e n n a to in q u e s ti A p p u n ti a lP im p o rta n z a d i q u e s t'o p e ra , an c h e in rife rim e n to
al M azzini, aU ’a p p a r ir e d el p rim o volum e. A d o p e ra c o m p iu ta no n p ossiam o che co n fe rm a re
il n o stro g iu d izio , se g n a la n d o non s o lta n to v a rie l e tt e r e in e d ite d el L ig u re re se n o te daJ.
M alvezzi, m a l 'a c u t a d is a m in a che e g li fa d ei r a p p o r ti in te r c o rs i f r a l a p a t r i o ta lo m b a rd a e
l ’A postolo
deU’U n ità .
Il pensiero e Vazione edu catrice di G iuseppe M azzin i, pagg. 1-90,
Como, Cavalieri, 1937.
B r u n o N e d ia n i ,
O ttim o sa g g io d i in te r p re ta z io n e d el p e n sie ro e d e ll’o p e ra di G. M azzini.
P r im a d i essere ra c c o lto in opuscolo venne p u b b lic a to a p u n ta ta in « T o g a p r a e te x ta » d i Como
d al g e n n a io a l l’ag o sto . « C am ioia R ossa» d i R om a ne p u b b licò u n a p a r t e nel fascico lo del
lu g lio 1937.
E rm anno A
m ic u c o i ,
P ie r Carlo Boggio, Torino, Soc. E ditrice Torinese, 1937.
N e ll’a p p en d ice sono r ip u b b lic a ti in te g ra lm e n te i c a r te g g i M azzin i-D iam illa M u ller e M azziniB oggio.
------- f L e tte ra in edita d i G. M azzini, in « Grido d ’Ita lia », Genova, 2S marzo 1937.
L a l e tt e r a del 25 ag o sto 1864 è in d iriz z a ta ad u n a so c ietà o p e ra ia d i G enova.
L e tte re di M azzin i a N. A. O gareva, in « R as­
segna storica del Risorgim ento », Roma, settem bre 1937.
J e n n y G r iz io t t i K r e t so h m a n n ,
F in a lm e n te si h a u n a tra d u z io n e di q u este im p o rta n tis s im e o tto le tte r e di M azzini a lla
O g arev a. che g ià sino d a l 1931 oi e ra n o s e rv ite p e r t r a t t a r e del p e n s ie ro re lig io s o d el L i­
g u re n e lla p re fa z io n e al I I
volum e dei F r a te l li R uffini.
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APPUNTI
d e S e t a , Una le tte r a inedita di Giuseppe Manzini, in « Cronaca di
bria », C osenza, 22 agosto 1937.
P ie tro
C a la ­
L a l e t t e r a è s t a t a s c r i t t a d a l M azzini il 1 agosto 1862 a lla nobild o n n a F ilo m en a A ceti in
F u s c a ld o p e r e s o r ta r la a p r e s ta r s i a p rò d e lla redenzione d i R om a e V enezia.
F
V i g l i o n e , Genova nella storia della letteratu ra inglese, in rivista
« Genova », fa scico li dal marzo al settembre 1937.
rancesco
I m p o r ta n te la p a r te dello stu d io che si rifo riso e a i ra p p o rti c u ltu ra li f r a il M azzini e la
l e t t e r a t u r a in g lese .
A r tic o li v a ri in riv iste e eio rn ali
G. L. C a p o b i a n c o , M a zzin i triu m viro della repubblica romana, in « Opere e i
giorni », G enova, 1 gennaio 1937.
R e c e n sio n e d e ll’o p e r a d i I . B onom i g ià s e g n a la ta . Si occuparono d e lla m o n o g rafia anche
a M e rid ia n o d i R o m a» d el 3 g en n aio , « I ta lia » d i M ilano del 13 gennaio, il «P opolo B iellese»
d e l 14 g e n n a io , « P ro b le m i d el lav o ro » d i M ilano del 16 gennaio, «Nuovo G iornale» di F ire n z e
d el 19 g e n n a io , « P o le sin e F a s c is ta » di R o v ig o del 24 gennaio, « P o litic a nuova» di R o m a del
31 g e n n a io , « L e o n a rd o » d i F ire n z e del g en n a io , « L ’U rbe» di R om a del gennaio, « B ib lio g rafia
F a s c is ta » d el g e n n a io , « G rid o d ’I t a lia » di G enova del 7 feb b raio , « Il L avoro» di G enova del
9 f e b b ra io , « I l G io rn a le d ’I t a l ia » d i R o m a del 19 feb b raio , « L 'O ra della S era» di P alerm o del
20 fe b b ra io , « L ’I t a l i a che sc riv e» d i R o m a del g en n aio -feb b raio , « L a p a ro la e il lib ro » d i M ilano
d e l fe b b ra io , « I l r e g im e c o rp o ra tiv o a del fe b b ra io , a P ro v in c ia di B olzano» del 4 m arzo, « Il
P e r io d ic o » d i F e r r a r a d e l 7 m arzo , «V oee d i B e rg am o » del 25 m arzo, « R iv is ta di s to r ia eco­
n o m ic a » d i T o rin o d e l m a rz o , «N uova I ta l ia » d i F ire n ze del m arzo, « R a sse g n a s to ric a del R i­
so r g im e n to » d i R o m a d e l m arzo , « C iv iltà m o d ern a» di F ire n ze del m arzo-giugno, « Il V eneto
d e l l a S e ra » d i P a d o v a d el 9 ag o sto , « R e lig io » di R om a del novem bre 1937.
C a p a n n i n i , C ospirazioni d i M azzin i, in « Corriere del Tirreno », Li­
vorno, 2 gennaio 1937.
R o m o lo
A r tic o lo d iv u lg a tiv o c o n d ito con non poca re to ric a .
P ie r
P a lu m b o ,
R ito rn o a M azzin i, in « Il Riccio », Roma, 3 gennaio 1937.
N o te v o le , c a ld o , efficace ric h ia m o a lla d o ttr in a m azzin ian a nel m om ento presen te. Il P . p re n ­
d e le s p u n to d a ll a m o n o g ra fia d el B onom i se g n a la ta .
G iu lio
D e l B ono,
M a zzin i e K o ssu th , in « Il Popolo di Roma », 7 gennaio 1937.
P a r a l l e l o no n tr o p p o fe lic e , c e rto d isc u tib ilissim o in sede sto rica. 11 «G rido d ’I ta lia » di Ge­
n o v a d e l 24 g e n n a io 1937 rip u b b lic a n d o lo , fa p a re c c h ie g iu ste rise rv e a varie afferm azioni
d e ll'a u to r e .
A n s a l d o , F. E . M orando, i M azziniani e i G aribaldini, in « Tele­
grafo », Livorno, 8 gennaio 1937.
G io v a n n i
È l a p re fa z io n e d i G . A n sald o a lla silloge d i s c r i tt i postum i del
s e g n a la ta .
F ram ,
M a estri d ’a rte e d i v ita , in « Il
Bò
com pianto M orando, g ià
», Padova, 9 gennaio 1937.
R e c e n sio n e a lla r a c c o lta d i sa g g i d i R egdo Scorno, g ià se g n alata, -‘he è s t a ta re c e n sita
a n c h e d a « G rid o d ’I t a l ia » d i G enova del 10 g en n aio , dal « C orriere del T irren o » di L ivorno
del ii fe b b ra io , d a l « M e rid ió n e di R om a» del 7 fe b b ra io e da « L ’E roica» di M ilano del m arzoa p r i l e 1937.
M ic h i e le S iv ie ro ,
E tic a del M azzini, in « Roma della Domenica », Napoli, 10 gen­
naio 1937.
N o tev o le a rtic o lo d i c a r a tte r e d iv u lg ativ o .
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315
APPUNTI
Am ore (li M ozzini : G vuditta S idoli, in « Popolo di S ici­
lia », Catania, 19 gennaio 1937.
G i u s e p p e I n t e l is a n o ,
Oose tro p p o volte r ip e tu te senza a p p o r ta re n u o v a lu ce s u ll'a rg o m e n to .
L ’a rtic o lo è s ta to rip u b b lic a to n e lla a G a z z e tta d i V enezia» del 25 g e n n a io
A lessandro C u t o l o ,
1937.
Centenario d i una fu g a , in « Am brosiano », M ilano, 20 gen­
naio 1937.
Sono rie v o c a ti i p rim i te m p i d e ll’esilio in g le se d i G. M azzini.
M., M a zzm i e G iu d itta S idoli, in « Pensiero », Bergamo, dicembre-gennaio 1937.
R ecensione a lla m o n o g rafìa d i L . P iv an o s e g n a la ta . S crisse ro d e ll’o p e ra « C o m b a tte re » d i T o­
rin o del 1-15 fe b b ra io , « C o rrie re em ilian o » d i P a r m a d el 2 m arzo , « C o rrie re d e l T irre n o » d i
L iv o rn o del 13 m arzo, « I l P opolo» di T o rin o del 27 m arzo, « I l r a g g u a g lio lib ra rio » d i M ilano
del m arzo, « R a sse g n a delle p o ste , d ei te le g ra fi d ei te le fo n i» d i R om a, « S ta m p a d e lla S era» di
T o rin o del 16, 17, 19, 20, 23, 24 a p rile , « L a Voce di B e rg am o » del 17 ap rilo , « L a M a rca » d i T re ­
viso del 17 a p rile , «N uova r i v is t a s to ric a » del g e n n a io -a p rile , « I l T e le g ra fo » d i L iv o rn o d e l
14 m ag g io , « U n iv erso » d i F ire n z e del m ag g io , «V oce d i B e rg am o » d el 9 g iu g n o , « C o rrie re d e lla
S era» di M ilano del 12 ag o sto , « G io rn ale d elle donne» d i M ilano d el 20 se tte m b re , « P a g in e »
d i M ilano del se tte m b re e « A m b ro sian o » d i M ilano del 6 novem bre 1937.
------- G randezza d i M azzini, in « L'Opinione », La Spezia, 0 febbraio 1937.
I l g io rn a le spezzino rip u b b lic a d a l « Q u a d ra n te » d i R o m a d el B a rd i,
q u ale si illu s tr a l ’a tt u a l i t à del p en siero e d e ll’o p e ra di M azzini.
u n a b re v e n o ta n e lla
------- L’ex M inistro di S v izze ra a R om a parla a Losanna su C avour e M a zzin i,
in « Piccolo della Sera », T rieste, 15 febbraio 1937.
S u c c in ta n o tiz ia d e lla c o n feren za te n u ta a L o sa n n a d a G io rg io W a g u iè re , g ià s e g n a la ta .
A rturo C a r c a ssi .
M azzin i e il d iritto , in « L ’O pinione», La Spezia, 27 feb­
braio 1937.
Si rip u b b lio a u n a p a r te d e lla co n feren za te n u t a d a ll’esim io g i u r is ta a l corso d i s to r ia del
R iso rg im e n to prom osso l ’anno decorso d a l C o m ita to d i G enova del R . I s t i t u t o p e r la sto ria
di G enova.
------- , Ombre e luci d i M azzini, in « P olitica nuova », Rom a, 2S febbraio 1937.
S u ccin ta recen sio n e d e ll’opuscclo di G. C a p ra re lli, g ià se g n a la to .
—1 —. Che c’entrano?s in « Cam icia rossa », Roma febbraio 1937.
U n p eriodo, che co n tie n e un in co n cep ib ile g iu d izio su l M azzini, d e tta to d a F ra n c e so o C a sn a ti,
a p p a rso n e lla « Illu s tra z io n e v a tic a n a » d el 16-28 fe b b ra io 1937, h a p ro v o c a to q u e s ta fierissim a
n o ta p o lem ica. L ’in c rim in a to p e rio d o è il s e g u e n te : «L o avvolsero p erciò [C a rlo A lb e r to ] d i
p ro p izie om bre, p a r la ro n o d i r e am le tic o , d i re e n ig m a , lo re s p in s e ro d is c re ta m e n te n ei fo n d a li
d e lla s to r ia pero h è l a su a p re se n z a non g u a s ta s s e il q u a d ro d ’u n R is o rg im e n to n a z io n a le f a l­
sificato in cui la p a r te b e lla to c c a v a a quel Subdolo ip o c r ita del M azzini».
A lla v io le n ta p r o te s ta di * C am icia R o ssa» fecero eco il « R e g im e F a s c is ta » d el 12 m arzo ,
« L 'Id e a F a s o is ta » d i P is a del 19 m arzo , il «P o p o lo B iellese» del 19 m arzo , « L ’E v a n g e lis ta » d i
R om a del 24 m arzo , il « P o p o lo di L ecco e d ì i 27 m arzo, « L ’a m m in istra z io n e lo cale» d i F o lig n o
d e l 10 a p rile , il « M e rid ian o di R om a» d e ll’l l a p rile , « I l Bò» d i P a d o v a d e l 24 a p r ile , il
« G rid o d ’I ta l ia » d i G enova del 25 a p rile e il « P o p o lo B iellese» d el 26 a p r ile 1937.
L. S., L e tte ra tu ra m a zzin ia n a, in « I l L avoro», Genova, 10 marzo 1937.
I l S a lv a to re lli so tto p o n e ad a c u ta o ritic a , n o ll'a n n iv e rs a rio d e lla m o rte di M azzini, le t r e
o p e re su l p en siero e la v ita d ell’A postolo, g ià d a n o i se g n a la te , d i B onom i, d i C a lo g e ro e
d i P iv an o .
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316
APPUNTI
L. S., Meni. M a zzin i, in cc II Gazzettino », Venezia, 10 marzo 1937.
B rev e n o ta c o m m e m o ra tiv a n el 65o an n u a le d e lla m orto di G. M azzini.
------- , I. Cappa com m em ora il grande pensatore all’is titu to m azziniano, in « Se­
colo XIX », Genova, 11 marzo 1937.
A m pio reso co n to d e lla co n feren za te n u ta il 10 m arzo a lla C asa di M azzini d a l se n a to re
C a p p a . L a c o n feren za fu p u b b lic a ta in te g ra lm e n te d al «G rido d 'I ta lia » di G enova d el 28 m arzo
successivo.
L odovico B a r a t tisi , A ttu a lità di M azzini, in « L ’O pinione», La Spezia, 13 m ar­
zo 1937.
A rtico lo d i c a r a t t e r e
d iv u lg ativ o .
R enzo B accino , L a pietrificazione tifila salina di M azzini, in « Giornale di Ge­
nova » del 10 marzo e in « Provincia di Bolzano », 13 marzo 1937.
I l B. s o p r a ttu tto s u lla s c o rta d e ll’A bba riev o ca l ’o pera del G o rin i p e r la conservazione della
s a lm a di G . M azzini. L ’a rtic o lo fu anche rip u b b lic a to nel «R esto del C arlino» d i B o lo g n a del
15 m arzo successivo.
G. S., T r iu l z i , S o rrisi fem m in ili e voti virili nell'onomastico di M azzini e di
G aribaldi, in « Lavoro », Genova, 19 marzo 1937.
A rtic o lo d i v a rie tà .
A ntonio J u l i a , V incenzo Julia cantore di Giuseppe M azzini, in «C ronaca di Ca­
labria », C osenza, 22 marzo 1937.
L ’J u l i a riev o ca v a r i s a g g i e d isco rsi del p a d re suo d e tta ti in onore del M azzini.
------- , M azzin i and B yro n , in « L e lingue estere». Milano, 1 aprile 1937.
Si r ip u b b lic a la
so b rio co m m ento.
n o ta
p a g in a
di
S w in b u rn e
sul
M azzini,
unendovi
la
tra d u z io n e
ed
un
P . A. C o nti , M a zzin i alla Spezia nei V ici, in « L’Opinione », La Spezia, 3 apri­
le 1937.
I l C o n ti, con n u o v e n o tiz ie sui S o lari, p a r e n ti della fa m ig lia M azzini, rievoca i lu o g h i ove
si r ifu g iò e s ta b ilis c e la d a ta d i una non lu n g a perm anenza a la S pezia d e ll’À postolo delr U n ità .
G i u s e p p e B r o n z in i , In izia tric e Ita lia , in « Quadrivio », Roma, 4 aprile 1937.
R e cen sio n e a l l ’a n to lo g ia m azzin ian a di A rm an d o L odolini, g ià se g n alata.
G i u s e p p e C apalbo , M azzin i critico e M azzini a Roma nel ./,9 di Vincenzo lu lia ,
in « Cronaca di Calabria », Cosenza, 4 aprile 1937.
A co m p lem en to d i q u a n to h a s c ritto A n to n io J u lia sul suo g en ito re, g ià se g n a la to , il C.
p ie n d e in esam e le d u e o p ere di arg o m en to m azziniano la sc ia te da V incenzo J u lia .
P ietro P izz a r e ll i , Il pensiero filosofico di Giuseppe M azzini, in « La Gazzetta
del lunedi », M essina, 5 aprile 1937.
R e cen sio n e d e lla m o n o g rafia di G. C alogero
d e l T irre n o » d i L iv o rn o del 20 a p rile successivo.
Si o c cu p aro n o d e ll’o p e ra an ch e il «P opolo di
d e l 12 m arzo , il « P o p o lo d i R om a» del 6 a p rile ,
c a tto lic a » d el 7 a g o stc e i « D ir itti d ella scuola»
se g n a la ta ; essa fu
rip u b b lic a ta
nel « C o rrie re
B rescia» d'.*l 23 gennaio, la « S era» di M ilano
la «Voce di N apoli» del 19 a p rile , l a « C iv iltà
d i Rom a del 10 agosto 1937.
A ldobrandino M alvezzi , Cristina di Beigioioso all’assedio di Rom a, in « Nuova
A ntologia », Rom a, 16 aprile 1937.
I
r a p p o r ti f r a il M azzini e la B eigioioso vengono illu s tr a ti in q u este
a p p a r s e p o i n el I I volum e d e ll’o pera del M alvezzi su lla ste ssa Belgioiso.
p ag in e
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che
sono
317
E m il ia M orelli , S c r itti ed iti ed in editi d i G. M azzin it in « R assegna storica
del R isorgim ento », Roma, aprile 1937.
R ecensione sii voli. LX X I e L X X II d e lla edizione n azio n ale d e g li s c r i t ti d i M azzini.
------- , Il 65° anniversario della m orte di G. M azzini, in « Genova », aprile 1937.
R esoconto su lle o n oranze rese a lla m em o ria d i M azzini in G enova il 10 m arzo 1937.
F rancesco V airo ,
M azzini a G aeta, in « Giornale della Sicilia », Palerm o, S m ag­
gio 1937.
S u lla sc o rta dei r ic o rd i d i L orenzo G io ia l ’a . riev o ca la b ra v e p e rm a n e n z a d i M azzini nel
fo rte di G a e ta n el 1870.
------- . Il 73° volum e degli seiritti di M azzini, in « Corriere padano », Ferrara,
9 maggio 1937.
Si d à n o tiz ia d e ll’u s c ita del nuovo volum e d e g li s c r ì t t i m a z z in ia n i e si d an n o i se g u en ti
p a r tic o la ri su q u a n to v e r rà com piuto d a o g g i sino a l 1941:
• A ltr i t r e volum i d e lla p reg ev o lissim a o p e ra v e rra n n o p u b b lic a ti e n tro il c o r re n te aniio ;
se g u ira n n o d a l 1938 in ra g io n e d i sei a l l’an n o sino a l c o m p letam en to d e ll’o p e ra che si com ­
p o r rà di 100 volum i, di m odo che s a rà u l tim a ta e n tr o il 1941: ciò a se g u ito d i re c e n te d e li­
b erazio n e a d o tta ta p e r in te re ssa m e n to del S en ato re G en tile, d a l M in istro B o tta i, che La v o lu to
e sa u d ire il voto d e g li stu d io s i e dei c u lto ri d e lla s to r ia p a tr ia che la m e n ta v a n o la eccessiva
le n tezza con la q u ale av v en iv a sino ad og g i la p u b b licazio n e» .
Giu se p p e
B ia n c h in i , M azzini e Proudhon, in
« Il Lavoro fascista », Roma.
14 maggio 1937.
S ag ace sa g g io c r itic o n?l q u ale vengono rie s a m in a te le c a r a tte r is tic h e ta n to d iv e rse
q u e s ti due p e n s a to ri coetan ei. L ’a rtic o lo è s ta to rip u b b lic a to da cTl P op o lo » d i T o rin o
14 m ag g io successivo.
fra
del
A rnaldo C ervesato, « Signora M aria ». La m adre di G useppe M azzin i, in « R o­
ma », Napoli. 22 maggio 1937.
R ievocazione di c a r a tte r e d iv u lg a tiv o , d e lla fig u ra di M a ria M azzini.
M amerte, La filosofìa nazionale d i M azzin i, in « Lavoro fascista », Roma, 3 giu ­
gno 1937.
O ttim o sa g g io c r itic o su lla filosofia del M azzini.
A V a lth e r A n g e lin i.
A ttu a lità di M azzin i, in «C orriere del L u n ed i». Ferrara.
7 giugno 1937.
L ’a.. rie sa m in a n d o l ’o p era del G riffith su l M azzini, r in tr a c c ia n e lla d o t tr i n a d el G enovese,
q u a n to in essa vi sia a n c o ra og g i di vivo.
A u g u st o M a n c in i . S o te m azziniane, in « Via dell'im pero », P isa. 24 maggio8 g i u g n o 1937.
R ecen sione d e lla m o n o g rafia d i G. Nicolefcti, se g n a la ta .
------- Le v is ite genovesi del m inistro B o tta i, in « La Tribuna ». Rom a. 9 g iu ­
gno 1937.
R eso conto delle v isite co m p iu te 1*8 g iu g n o d a l m in is tro B o tta i a G enova ed in
m odo d i q u e lla a ll’i s t i t u t o m azziniano.
Il
diciannovista .
La civ iltà di M azzini, in « L’Opinione ». La Spezia, 19 giu­
gno 1937.
A rtico lo
di
p a r tic o la r
c a r a tte r e
d iv u lg ativ o .
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318
I l
APPUNTI
D i c i a n n o v i s t a , I l Jf5° libro d e ll' E pistolario di Giuseppe M azzini, in « C o r r ie r e
P adano », F errara, 22 giugno 1937.
Si d à n o tiz ia d e lla a v v e n u ta pubb lio azio n e del 7Φο volum e degli s c r itti m azzin ian i.
M i c h e l , Un corse à Joseph M azzini, in «A rchivio storico di C orsica»,
Rom a, aprile-giugno 1937.
E r s il io
I l M ichel d à n o tiz ia di un lib ello anonim o a n tim azzin ian o
d i N ap o leo ne I I I id e n tific a n d o n e l ’a u to r e in O. M a rte lli.
so ritto n el 1858 d a u n
fa u to re
G. G. T r i u l z i , L e am iche d i M aria M azzini, in « Il Lavoro », Genova, 2 set­
tembre 1937.
R a p id o ex c u rsu s su lle fe d e li am iche d e lla m ad re di M azzini: Is a b e lla C am biaso,
C elesia, F a n n y B a lb i P io v e rà , M a ria Q u a r ta r a P a ssa n o e C a rlo tta B e n e ttin i.
C a ro lin a
G erm ania e I ta lia nel pensiero di M azzini, in « Popolo d ’Italia », Mi­
lano, 16 settem bre 1937.
M il e s ,
Q u an to il M azzini p ro p u g n ò dopo M e n ta n a è o g g i u n f a tto com piuto. L ’a. pone in riliev o con
sa g a c e in te r p r e ta z io n e critica-, q u a n to sia d iv e rsa la te o r ia e la p ra s s i p o litic a d i M azzini e di
B ism a rc k . 11 « L a v o ro f a s c is ta » del 18 se tte m b re rip u b b lic a , in p a rte , l ’a rtic o lo .
A lfredo
R ota,
M aria M azzin i e ì Gia/nsemsti, in rivista « Genova », settem ­
bre 1937.
Cose sa p u te e r is a p u te m a p r e s e n ta te d a l R o ta con un a c e r ta eleganza.
B r u n i , L 9in te m a zio n a le com unista nella profezia d i Mazzi/m, in
« F ron te unico », Rom a, 10 novembre 1937.
G iu s e p p e
Il
g io r n a le ro m an o rip u b b lic a u n in d irizz o d i M azzini ag li o p erai ita lia n i, d e tta to il 13
lu g lio 1871, facen d o lo p re c e d e re d a lle se g u en ti p a ro le : « E sa tta m e n te se ssan tasei a n n i or sono
G iu se p p e M azzin i si riv o lg e v a al popolo ita lia n o com m entando il so rg ere d ell’In te rn a z io n a le ,
a lla q u a le e g li negò su b ito la su a p a rte c ip a z io n e e ne p ro fetizza v a oon lu c id ità e con c r is ta l­
l i n a c r itic a i fini e i m ezzi. A llo s p ir ito rom ano del M azzini l ’I n te rn a z io n a le ap p a rv e sin
d a l p rim o m om ento n e lla su a v e r a s in is tr a luce e le p aro le oon le q u a li eg li h a f u s tig a to
l ’asso ciazio n e al suo n a sc e re , to rn a n o oggi a lla n o s tra m em oria, vivificate e p a lp ita n ti di re a ltà ,
n e ll’eco m o n d iale del p a tt o italo -g e rm an ico -n ip p o n ico .
L ’in d iriz z o d el M azzini fu rip u b b lic a to an ch e d a l « C orriere del T irren o » del 16 novem bre
successivo.
G iuseppe M azzini profeta della nuova Ita lia , in « Il Resto
del Carlino », Bologna, 10 novembre 1937.
T aulero Z u l b e r t i,
A m p ia e b en in f o rm a ta n o tiz ia su lla m onografia, g ià ric o rd a ta , di R . W ich terich .
D opo u n d ic i a n n i d i q u esta appassionata fa tic a , lascio la cura d i co ntinuare la redazione
d e g li A p p u n ti d i b ib lio g ra f ia m azzin ian a alla P ro f. d o tt. L eona R avenna, n o stra collabora­
tric e , ta n to a tte n ta m e n te se g u ita dai n o s tr i le tto ri.
A R TU RO CODIGNOLA
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IN D IC E
D E L L ’A N N A T A
1937
Tommaso di Savoia Carignano nella guerra contro Genova
Pagg. 1 $ 104, 175
R en zo B a c c in o , La strada romana A u r e l i a ....................................Pagg. 15, 114
G aetano P a p p a i a n n i , N otizie sulla m anifattura dei cappelli in Massa di Lu­
nigiana (secoli X V I I - X I X ) ................................................................ Pagg. 26, 121
A n t o n io Gi u s t i , Appunti sul d ialetto l i g u r e ....................................Pagg. 35, 197
A ndré E. S a y o u s , Les travaux des am éricains sur le commerce de Gênes aux
XII et X III s i è c l e s ......................................................................................Pag. 81
V ito V it a l e , Docum enti di storia ligure (1789-1815) nell’Archivio Nazionale
di P arigi
............................................................................................................
Pag. 90
F erruccio S a s s i , R iviera di levante e Lunigiana nella politica navale genovese
dopo lo sfacelo della M a r c a ..........................................................Pagg. 161, 271
U mberto V a l e n t e , L ettere di R eali a ll’Am miraglio Conte Giorgio D es Geneys
Pagg. 182, 257
C a m il l o P a r ise t , Animi ed avversari anconitani di Nino B ixio .
. P a g . 191
M ario P e d e m o n t e , P a g a n i n i a n a ........................................................................ Pag. 241
F . H osmer Z a m b e l l i , Gli scavi in Val d e ll’A q u i l a .............................P a g . 249
R enato G ia r d e l l i , Saggio di una bibliografìa generale della Corsica
Pagg. 45, 135, 206, 294
R om olo Q u a z z a ,
V A R IETA ’
R iccardo M a in e r i , Pellegrino B o c c a r d o ..........................................................Pag. 42
A n t o n io C a p p e l l i n i , Un m ecenate genovese a Padova . . . .
Pag. 129
D ISC U SSIO N I E COMMENTI
Μ. N. C o n t i , R enzo B accino , A proposito della via Aurelia .
.
. Pag. 267
COMUNICAZIONI
Comunicazione della R. Deputazione di Storia patria .
. Pagg. 50, 134, 205, 303
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
L . B o r e l l o e M . R osazza , S t o r ia d ’O r o p a ; O r o p a s t o r i c a , p r e is t o r i c a e p r o t o c r i ­
s t i a n a - L . B o r e l l o e M . R o s a z z a , O r o p a : S a n t u a r io , C e lt i, S t r e g h e e d a l t r e
c o s e (Carlo Borriate) - A t t i d e l la S e z io n e d i S a v o n a d e l la R . D e p u t a z i o n e d i
S t o r i a p a t r i a p e r l a L i g u r ia (R enzo Baccino) - L u d o v ic o G io r d a n o , I l C a s t e l ­
v e c c h io d ’O n e g lia (Renzo Baccino) - I t a l o S c o v a z z i, I l p r im o r o m a n z o d i A .
G . B a r r i l i - I t a l o S c o v a z z i, D u e i n e d i t e p o e s i e d i A . G . B a r r i l i - I t a l o S c o v a z z i, A . G. B a r r i l i - I t a l o S c o v a z z i, C o n fid e n z e g i o v a n i l i d i P i e t r o S b a r b a r o
(Leona Ravenna) - A r t u r o C o d ig n o la , L a M o n a r c h ia d i S a v o i a e l ’I n g h i l ­
t e r r a n e lF u lt im o p e r io d o d e l p r e d o m in io n a p o le o n ic o (Fæona R avenna)
Pagg. 56 74
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320
IN D IC E
I . B o n o m i, M a z z in i t r iu m v ir o d e l la r e p u b b lic a r o m a n a ( Costantino P anìgada) T ito R o s i n a , C e c c a r d o R o c c a t a g l i a t a C e c c a r d i ( Enrico T eiracm i) - R e n é e de
S a u s s i n e , P a g a n i n i l e « m a g e » (M ario Grossi) - A . C o lo m b o , G li a lb o r i d e l
r e g n o d i V i t t o r i o E m a n u e l e I I (Leona Ravenna) - F . E . M oran d o, S t u d i d i
l e t t e r a t u r a e d i s t o r i a (Leona R avenna) - G io r g io P i n i , V i t a d i U m b e r to C a ­
g n i (E nrico T e r r a c c i n i ) ........................................................................................P a g g . 140-155
G a s t o n E . B r o c h e , L a r e p u b b liq u e d e G ê n e s e t l a F r a n c e p e n d a n t l a g u e r r e d e
l a s u c c e s s i o n d ’A u t r i c h e ( V ito V itale) - G . M a z z in i, P a g i n e v i v e {Leone R a­
venna) - R o b e r t o L o p e z . S t u d i s u l l ’e c o n o m ia g e n o v e s e n e l m e d io e v o (Ono­
rato P a stin e) - A . Μ. G h i s a l b e r t i , L e t t e r e d i F e l i c e O r s in i ( Leona Ravenna) E . L a z z e r o n i, I l v i a g g i o d i F e d e r ic o I I I in I t a l i a ( Ferruccio Sassi) - A . M o n t i,
G li i t a l i a n i e i l c a n a l e di· S u e z ( A dolfo B assi) . . . .
P a g g . 212-237
V i t o V i t a l e , I d i s p a c c i d e i d i p l o m a t i c i g e n o v e s i a P a r i g i (1787-1793) ( A rturo
Codignola) - P a o l o P e o l a , L 'A m b r a , i l C ig n o e l ’o r ig i n e d e i L ig u r i ( Renzo
B accino) - C a r l o A g r a t i , I M i l l e n e l la s t o r i a e n e l la l e g g e n d a ; D a P a le r m o
a l V o l t u r n o ( L eona R avenna) - P i e t r o F e r r a r i, I l « C o m u n e » d i P o n t r e m o l i e
l a s u a e s p a n s i o n e t e r r i t o r i a l e in V a l d i V a r a ( F erruccio Sassi) P a g g . 279-293
R e n z o B a c c i n o , S pigolature e N o t i z i e ................................... P a g g . 75, 150, 238, 306
A r t u r o C o d ig n o l a , Appunti per una bibliografìa m azziniana .
.
. Pag. 311
NECROLOGIE
Leopoldo V alle, Costanzo Rinaudo
..................................................Pagg. 303-305
D ir e tto r e resp o n sa b ile : A R T U R O C O D IG N O L A
S ta b ilim e n to T ip o g ra fic o L . C A P P E L L I - R o c c a S. C a s c ia n o , 1937-XVI.
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LO ZUCCHERO
r i E L L A V O R O E M EG LI SP O R T S
D a t o l ’a t t u a l e r i t m o d e l l a v i t a , lo z u c c h e r o d o v re b b e
e s s e r e l ’a l i m e n t o d i e l e z i o n e i n o g n i c a m p o d e lla v ita p ra tic a
e i n t e l l e t t u a l e , d o v e s i l a v o r a e d o v e s i p e n s a , n e lle f a b b ric h e
e n e l l e s c u o l e , n e l l e c a s e r m e e n e llo s p o r t, là d o v e n e c e s s ita
a t t u a z i o n e p r o n t a d i e n e r g i a e d i v e lo c ità .
Q u a n d o s i l a v o r a , i l l a v o r o r i s u l t a fis io lo g ic a m e n te p iù
e c o n o m i c o s e v i e n e e s e g u it o d o p o u n p a s to r i c c o d i z u c c h e ro ,
c h e d o p o u n p a s t o i n c u i a b b o n d a n o g ra s s i e c a rn e . E ciò ,
n o n s o l o p e r c h è lo z u c c h e r o s c a ld a m e n o i c o n g e g n i d e l n o ­
s t r o o r g a n i s m o , m a p e r c h è è l ’a l im e n to p r o p r i o e p iù in d i­
c a to n e l la v o r o d e i m u s c o li.
L o z u c c h e r o è i l v e r o c a r b o n e d e l m o to r e a n im a le , e
c a r b o n e d i p r i m a q u a l i t à , a n c h e p e r c h è n o n d à sc o rie , n è
o r i g i n a , n e l s u o r i c a m b i o , a l c u n a s o s ta n z a to s s ic a .
S i c o m p r e n d e , q u i n d i , c o m e , in g e r e n d o z u c c h e ro d u r a n te
i l l a v o r o , s i p o s s a d a r e u n m a g g io r r e n d i m e n t o e c o m e esso
p o s s a g i o v a r e n e l r i s t o r o d o p o l a f a tic a . S o n o c la ssic h e le r i ­
c e r c h e e s e g u i t e d a l M o s s o e d a l l a s u a s c u o la , e d a l H a rle y ,
s u l p o t e r e r i s t o r a t o r e d e l l o z u c c h e r o n e l l e a s c e n s io n i a lp in e
e d , i n g e n e r e , n e g l i s p o r t s v i o l e n t i.
S c r i v e A n g e lo M o s s o n e l l a u F is io lo g ia d e ll’u o m o n e lle
A l p i „ : “ L o z u c c h e r o h a i l p o t e r e d i a u m e n ta r e la fo rza d e i
m u s c o l i . D a l m u s c o l o a f f a t ic a t o p u ò o t t e n e r s i u n a p iù g ra n d e
e n e r g i a b e v e n d o s e m p l i c e m e n t e u n a s o lu z io n e d i z u c c h e ro
n e l l ’a c q u a . A c h e c o s a è d o v u t a l ’im p r o v v is a c a d u ta d i fo rz e ,
l a d é f a i l l a n c e c h e , a v o l t e , c o g lie l ’a t l e t a n e l fe rv o re d e lla
g a r a o l ’a l p i n i s t a c h e a s c e n d e la m o n ta g n a ? I n d a g in i m o d e rn e
h a n n o d i m o s t r a t o c h e d i p e n d e d a u n a d is c e s a d i z u c c h e ro
n e l s a n g u e , d a u n a i p o g l i c e m i a . B a s ta a l l o r a m a n g ia re u n
p o ’ d i z u c c h e r o , b e r e u n o s c i r o p p o , p e r s e n t ir e rin a s c e re le
f o r z e e l ’e n e r g i a d i p r o s e g u i r e „ .
L o z u c c h e r o , a l i m e n t o f is io lo g ic o , d e v e e s s e re c o n s u m a to
s o p r a t u t t o d a i l a v o r a t o r i e d a g l i s p o r tiv i.
D alla p ubblicazione del compianto Prof. G a e t a n o V i a l e , Direttore del­
l'istitu to di* Fisiologia della R. Università di Genova : Lo zucchero
n e l l 9a lim e n ta z io n e , n ella te r a p ia 9 negli sports, nel lavoro. (Geno­
va, 1933, Barabino e Graeve).
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GIORNALE STORICO
E LETTERARIO
DELLA L I G U R I A
L a p u L M ic a sio n e esce s o tto g li a u sp ic i d e l M u n ic ip io e d e lla
R . U n iv e r s ità d i G e n o v a , d e lla R . D e p u ta z io n e d i /S to ria
P a t r i a p e r la L ig u ria e d e l M u n ic ip io d e lla S p e z ia
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