Manuale L`ospedale delle bambole - Istituto Comprensivo di Pisogne

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Manuale L`ospedale delle bambole - Istituto Comprensivo di Pisogne
Ann Margaret Sharp
DARE SENSO AL MIO MONDO
Manuale
L’ospedale delle bambole
Adattamento cura e traduzione di Maura Striano
Liguori Editore
1
Tutti i diritti sono riservati. La riproduzione di questa pubblicazione a fini didattici è libera
Making sense of my world :
© Ann Margaret Sharp
Adattamento cura e traduzione: Maura Striano
Prima edizione italiana Giugno 2000
Liguori Editore, Srl
via Posillipo 394
I 80123 Napoli
http://www.liguori.it
Copyright © Liguori Editore, S.r.l. 2000
Sharp, Ann Margaret :
Dare senso al mio mondo - Manuale: L’ospedale delle bambole/Ann Margaret Sharp
Napoli : Liguori, 2000
ISBN 88 - 207 - 2965 - 2
Ristampe:
—————————————————————————————————–––––––———
9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
2
2005 2004 2003 2002 2001 2000
CAPITOLO 1
1. LA PAROLA "OGNI "
L'Ospedale delle bambole si apre con la frase "Credo che quasi ogni bambino abbia una bambola".
Potreste incominciare una discussione del libro chiedendo ai bambini cosa pensano che significhi questa
frase. In questo caso, "ogni" funziona come "tutti". Quando i bambini se ne rendono conto, potrebbero
mettere in questione la verità dell'affermazione. È realmente vero che tutti i bambini hanno bambole?
Come lo possiamo scoprire?
Forse una bambina o un bambino sottolineerà che la narratrice o il narratore sembra contraddirsi.
Prima dice "Credo che quasi ogni bambino abbia una bambola", poi chiede "Anche tu, vero?".
ESERCIZIO: Come funziona la parola ogni?
Indicazioni: Puoi dire cosa significa ogni nelle frasi seguenti?
1.
Ogni bambola in questa stanza ha il pannolino.
2.
Le bambole in ogni stanza hanno il pannolino.
3.
Vuoi chiedere ad ogni bambino della scuola di portare la sua bambola domani?
4.
Vuoi chiedere ai bambini della scuola di portare ogni bambola che possiedono domani?
5.
Portami ogni bambola nell'armadio.
6.
Ogni bambola ha il diritto di essere accudita.
7.
Ogni bambola ha il diritto di essere protetta.
8.
Posso comprare una bambola in ogni negozio di giocattoli.
9.
Posso avere ogni bambola del negozio.
10.
Amo ogni bambola.
3
2. COS'È UNA PERSONA?
La narratrice o il narratore sembra confondere bambole e persone quando intende che se tutti
portassero le loro bambole ci sarebbe il doppio di persone nel gruppo. La domanda che sorge spontanea
a questo punto è: qual è la differenza tra una bambola e una persona? O, posta in un altro modo,
cos'hanno le persone che le bambole non hanno? Alcuni bambini potrebbero dire che una è viva e l'altra
no. Altri potrebbero dire che una può pensare e l'altra no. E un altro bambino potrebbe dire che una
persona ha sentimenti e la bambola no. D'altro canto, alcuni bambini potrebbero sostenere che le
bambole abbiano una personalità proprio come le persone e che entrambe sono reali.
ESERCIZIO: Cos'è una persona?
Dimmi se le parole seguenti indicano o no una persona e dammi un motivo per la tua affermazione.
È una persona
Non è una persona
?
Un orsacchiotto.
❑
❑
❑
Una pietra portafortuna.
❑
❑
❑
Superman.
❑
❑
❑
La Bella Addormentata.
❑
❑
❑
Un robot.
❑
❑
❑
Il ritratto di un bambino.
❑
❑
❑
Un gatto di nome Mieke.
❑
❑
❑
Un bambino.
❑
❑
❑
Una bambola.
❑
❑
❑
4
3. CHE COS'È UNA BAMBOLA?
È stato detto che una bambola è un giocattolo umanizzato, una cosa per giocare. La bambole
possono essere fatte di quasi tutti i tipi di materiale. Una bambola ha la funzione primaria di essere un
giocattolo e non un'opera d'arte.
ESERCIZIO: Cos'è una bambola?
Indicazioni : dimmi se le seguenti sono cose che fanno le bambole o che le bambole sono o possono
essere. Dammi un motivo per la tua risposta.
Una bambola può
fare
Una bambola può
essere
Una bambola può
avere
?
fare il bagno.
❑
❑
❑
❑
parlare.
❑
❑
❑
❑
piangere.
❑
❑
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❑
bere acqua.
❑
❑
❑
❑
giocare.
❑
❑
❑
❑
felice.
❑
❑
❑
❑
ballare.
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❑
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❑
amici.
❑
❑
❑
❑
fare un disegno.
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❑
❑
❑
pensare.
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❑
❑
❑
amare.
❑
❑
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❑
provare dolore.
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buona.
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mentire.
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❑
rompere una promessa.
❑
❑
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❑
5
4. FARE COLLEZIONE
Le persone fanno collezione di molte cose: francobolli, figurine e persino bambole. Fare collezione di
qualcosa significa prenderne possesso non solo in senso personale, ma anche rispetto ad altri, che così
possono vederlo ed ammirarlo. Per esempio, gli adulti spesso mettono in mostra le loro collezioni di
farfalle o di bambole. I vostri bambini non ci troveranno forse nulla di sbagliato. Comunque, fare
collezione può diventare un problema quando troviamo difficile individuare la differenza tra quelle cose
che possono essere collezionate e quelle che è inappropriato collezionare. Per esempio, alcune persone
potrebbero sostenere che gli amici non dovrebbero essere collezionati perché non sono cose che si
possono possedere. Ma ci sono cose che sono più discutibili. Per esempio potreste chiedere ai vostri
bambini cosa pensano del collezionare farfalle, fiori, coccinelle e granchi. Sono vivi. Potrebbero o non
potrebbero avere sentimenti. Sono parte della natura. Ma sono il tipo di cose che si può collezionare?
ESERCIZIO: Fare collezione
Dimmi se puoi fare collezione delle cose seguenti e dammi un motivo per la tua risposta.
Posso farne
collezione
Non posso farne
collezione
?
bambole.
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❑
❑
macchinine.
❑
❑
❑
i miei disegni.
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scarpe.
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francobolli.
❑
❑
❑
amici.
❑
❑
❑
voti.
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❑
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insegnanti.
❑
❑
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madri.
❑
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soli.
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❑
❑
lune.
❑
❑
❑
parole.
❑
❑
❑
6
5. QUANTI ANNI HAI?
Il concetto di tempo dei bambini piccoli è spesso molto confuso. Non sono sicuri di cosa costituisca
un giorno, un mese o un anno. Potrebbero non essere neanche sicuri del passato, del futuro, del
presente. Quando dicono che hanno quattro anni, spesso stanno verbalizzando una risposta appresa, di
cui hanno poca comprensione. Ma forse no. Forse hanno elaborato una teoria molto interessante sulla
loro età.
A ciascuno dei vostri bambini probabilmente è stato chiesto molte volte: "Quanti anni hai?". Quella
che sembra una domanda molto semplice non è così semplice quando ci pensiamo su. Per esempio,
quando dovremmo incominciare a contare? Secondo convenzione, incominciamo dal giorno in cui siamo
nati, ma è davvero una cosa precisa? E come contiamo: con giorni, mesi, anni? Quando diciamo che
abbiamo quattro anni, cosa intendiamo? Alcuni dei vostri bambini potrebbero pensare che hanno vissuto
sulla terra per quattro anni. Altri potrebbero dire che hanno vissuto per un tempo molto più lungo ma che
sono venuti su questa terra quattro anni fa. Ed ancora altri potrebbero chiedere: "Cosa intendi per
tempo?"; "Si svolge come una linea o in cerchio o all'indietro?"
PIANO DI DISCUSSIONE: Quanti anni hai?
1.
Quanti anni hai?
2.
Come lo sai?
3.
Significa che hai vissuto sulla terra per un certo numero di anni?
4.
Che cos'è un anno?
5.
Un anno ha un inizio?
6.
Un anno ha un centro?
7.
Un anno ha una fine?
8.
Quanto sei vecchio?
ATTIVITÀ: Disegna la tua età
Usando come colori il verde e il grigio o il blu e il giallo o il rosso e il rosa o il rosso e il nero disegna
la tua età, poi appendi il tuo disegno alle pareti dell'aula e vedi se gli altri bambini possono indovinare la
tua età guardando il tuo disegno.
7
6. QUANTI ANNI HA LA TUA BAMBOLA?
Questa domanda può essere un'ulteriore fonte di perplessità. Se dobbiamo capire quanti anni hanno
le bambole, incominciamo a contare i giorni a partire da quando sono arrivate a casa nostra o a partire
da quando sono state costruite dal fabbricante di bambole? E se il fabbricante di bambole ci ha pensato
a lungo prima di costruire effettivamente la bambola, che età ha la bambola?
ESERCIZIO: Che età ha la tua bambola?
1.
Se la tua bambola ti è stata portata a casa la scorsa settimana, significa che ha una settimana?
2.
Se tua mamma ti ha regalato la tua bambola ieri, significa che ha un giorno?
3.
Se la tua bambola sembra nuova, significa che ha un anno?
4.
Se la tua bambola ha i capelli in disordine e vestiti vecchi significa che è vecchia?
5.
Come capisci l'età della tua bambola?
8
7. DARE UN NOME
La maggioranza delle cose nel mondo ha nomi. Glieli abbiamo dati noi. I nomi sono cose molto
misteriose. Appartengono al mondo del linguaggio più che al mondo fisico. Eppure giocano un ruolo
importante nel determinare l'identità di una persona o di una cosa. I nomi sono generalmente assegnati
dagli adulti, ma non sempre. Molto spesso sono i bambini che danno i nomi alle bambole. Sarebbe
interessante chiedere ai bambini di condividere con noi ed i loro compagni i nomi che hanno dato alle
loro bambole o a se stessi (i loro soprannomi) chiedendo loro di spiegare perché abbiano scelto questi
nomi e non altri. Si può anche chiedere loro se pensino di poter dare un nome ad una bambola senza
nome, o se ci sia qualche criterio di cui si deve tener conto prima di assegnare un nome.
Notate che Manù ci dice: "Il mio nome è Manù. Penso che il mio nome mi stia bene". Manù è un
nome (anzi un diminutivo) che può essere sia femminile (per Manuela o Emanuela) che maschile (per
Manuele o Emanuele). La cosa importante è che Manù pensi che il nome le/gli stia bene, le/gli sia
appropriato. Vede una relazione tra il suo nome e la sua identità.
ESERCIZIO: Dare un nome
1.
Hai una bambola?
2.
Se hai una bambola, le hai dato un nome?
3.
Perché hai scelto quel nome?
4.
Quando parli con la tua bambola, la chiami per nome?
5.
Pensi che la tua bambola assomigli al suo nome?
6.
Se la tua bambola avesse un nome diverso, sarebbe una bambola diversa?
7.
È possibile che una cosa diventi il suo nome?
8.
È possibile che una cosa agisca come il suo nome?
9.
Potresti dare di nuovo un nome alla tua bambola?
10.
Se dessi di nuovo un nome alla tua bambola, quale nuovo nome sceglieresti?
11.
Se la tua bambola è una femminuccia, potresti darle il nome di un maschietto?
ATTIVITÀ:
Fai un disegno copiando la fotografia della bambola e poi incollaci sopra dei vestiti fatti di carta o
stoffa.
9
8. DA DOVE VENGONO LE COSE ?
Quando i bambini si interrogano sull'origine delle cose, spesso pensiamo che chiedano una
spiegazione causale. Ma non è necessario. In molti sensi "Da dove viene questo?" è una fondamentale
domanda filosofica (piuttosto che scientifica). Spesso, nel parlare con i bambini, scopriamo che hanno
elaborato sistematiche teorie sulle bambole, sull'acqua, sugli animali, sulle persone, sulla terra e
sull'universo. Manù sembra preoccupata/o dell'origine di Rotolina. La risposta della mamma : "Te l'ho
comprata al negozio di giocattoli" non la/lo soddisfa. Anche quando le/gli dice: "La fabbrica delle
bambole" non ne è soddisfatta/o. Quando la mamma suggerisce, ancora: "La testa del fabbricante di
bambole" sembra fermarsi un momento. Ma notate che non è sicura/o di comprendere cosa intenda la
mamma con : "La testa del fabbricante di bambole".
ESERCIZIO: Sai dire da dove vengono queste cose?
1.
le macchinine.
2.
la spazzatura.
3.
gli alberi di Natale.
4.
un'aragosta.
5.
una stella.
6.
un panino con il würstel.
7.
Babbo Natale.
8.
il tempo.
9.
gli hamburger.
10.
la pioggia.
11.
un orsacchiotto.
10
9. COLORE
La questione della natura del colore è una di quelle che ha perplesso i filosofi per molti secoli. Se
tutte le cose hanno un colore, se bianco e nero sono colori, e qual è il posto del colore, sono tutte cose
che si possono discutere. I bambini hanno una tendenza ad imparare per primi i colori primari, rosso,
blu, verde etc. e, poi, più tardi i colori che sono una miscela di due o tre colori. Grigio - verde è uno di
questi colori. se vi ricordate, Manù ci dice che gli occhi di Rotolina sono grigio-verdi. Questo colore è una
combinazione di grigio e verde. In alcune parti del mondo, le persone hanno spesso occhi grigio-verdi. In
certi momenti della giornata, quando la luce va in una particolare direzione, i loro occhi appaiono verdi.
Altre volte appaiono grigi.
ATTIVITÀ: Colore
Indicazioni:
Dividere i bambini in quattro cerchi di quattro persone ciascuno.
Ogni gruppo sceglie un colore, poi il gruppo fa una danza che racconta la storia del colore che ha
scelto. I bambini possono scegliere della musica da accompagnare alla danza.
ESERCIZIO: Colore
Indicazioni: Sedete in un cerchio e parlate del colore. Ogni persona cerca di rispondere a una
domanda e poi spiega al gruppo come è arrivato a conoscere la risposta.
Di che colore sono i tuoi occhi?
Come lo sai?
Di che colore sono gli occhi della persona alla tua destra?
Come lo sai?
Di che colore sono gli occhi della persona alla tua sinistra?
Come lo sai?
Di che colori sono gli occhi della tua maestra?
Come lo sai?
Di che colore è il cielo adesso?
11
10. CAUSA E EFFETTO
Generalmente diciamo che una cosa può causarne un'altra. la cosa che viene prima è chiamata
"causa". La cosa che viene dopo generalmente è chiamata "effetto". La relazione tra le due cose è una
relazione causale. Per esempio, se lancio una palla attraverso la finestra il vetro si romperà. Il lancio
della palla attraverso la finestra è stato la causa della rottura della finestra. Quando siamo piccoli, è
importante ricevere aiuto nell'individuare le relazioni causali. Se dico qualcosa di cattivo, potrei rattristare
un altra persona. Le mie parole hanno causato la tristezza. Le azioni delle persone possono causare
molti effetti diversi, alcuni buoni ed altri non così buoni. Ma a volte non comprendiamo la relazione tra
l'azione precedente e l'effetto. Ancora una cosa, gli effetti possono avere cause. Ma gli eventi non hanno
sempre cause.
ESERCIZIO: Causa e effetto
Indicazioni:
Nei casi seguenti, indicare quale è la causa e quale è l'effetto.
1) Do dell'acqua alla mia bambola.
2) La mia bambola si bagna.
3) La mia bambola si bagna..
4) Cambio il pannolino alla mia bambola.
5) Cambio il pannolino alla mia bambola.
6) Tolgo i vestiti alla mia bambola.
7) Tolgo i vestiti alla mia bambola.
8) La mia bambola cade dal tavolo.
9) La mia bambola cade dal tavolo.
10) La mia bambola si rompe la testa.
11) La mia bambola si rompe la testa.
12) Io divento triste.
13) Io divento triste.
14) Le lacrime mi scendono sulle guance.
15) Le lacrime mi scendono sulle guance.
16) Il mio amico mi abbraccia.
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11. SOMIGLIANZE E DIFFERENZE
Le due fondamentali mosse filosofiche e cognitive sono:
1) essere in grado di distinguere in che modo le cose sono diverse;
2) essere in grado indicare in che modo le cose sono simili.
Essere in grado di esprimere in che modo le cose sono diverse significa essere in grado di
distinguere o di fare distinzioni. Essere in grado di vedere in che modo due cose sono simili significa
essere in grado di fare connessioni. I bambini hanno bisogno di far pratica nel tentare di esprimere le
somiglianze tra due cose che sembrano molto diverse e le differenze in due cose che appaiono molto
simili. Questa mossa fondamentale, che consiste nel distinguere differenze e nel vedere somiglianze,
mette i bambini in grado di distinguere tra se stessi e gli altri e tra se stessi e le cose nel mondo.
PIANO DI DISCUSSIONE: Somiglianze e differenze
Indicazioni:
Sediamoci in cerchio. Ogni persona risponderà a turno ad una domanda. Se ha difficoltà, gli altri
possono aiutarla.
Domande: In che modo sono simili le cose seguenti?
1.
una bicicletta ed uno skateboard.
2.
un bastoncino di zucchero e un biscotto.
3.
una bambola e un bambino.
4.
una lampadina ed il sole.
In che modo sono diverse le cose seguenti?
1.
una maestra e una mamma.
2.
un modellino e la macchina di papà.
3.
un cestino e un secchio.
4.
una matita e una penna.
5.
la casa delle bambole e la tua casa.
6.
una bambola e un bambino.
7.
la colazione e la cena.
8.
due uova sode.
9.
una carota e uno zucchino.
10.
un amico e un amico immaginario.
13
12. LE BAMBOLE POSSONO PARLARE CON LE PERSONE?
Manù sembra pensare che Rotolina possa parlare con lei/lui. Molti dei bambini nella vostra classe
potrebbero dirvi che le loro bambole parlano con loro. Il discorso o il dialogo interiore è spesso chiamato
pensiero. Quando lo fanno gli adulti, non ascrivono una parte del dialogo ad una bambola, a un
orsacchiotto o ad un giocattolo. Ma i bambini spesso lo fanno. Per mezzo di questo processo non solo
pensano le cose, ma cercano di dare ordine e significato alla loro esperienza.
ATTIVITÀ: Le bambole possono parlare alle persone?
Scegli un compagno. Ora racconta al tuo compagno una breve storia su quello che ha detto la tua
bambola prima che venissi a scuola per la prima volta. Dopo, il tuo compagno racconterà la storia a tutto
il gruppo.
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13. LE BAMBOLE SONO VERE?
Per poter rispondere a questa domanda, i bambini nella vostra classe dovranno cercare di capire
cosa intendono con la parola "vero". Spesso i bambini molto piccoli confondono "vero" con "vivo" quando
si riferiscono alle bambole. Ma le pietre non sono vive e l'acqua non è viva ed i libri non sono vivi eppure
certamente sono tutti veri, o meglio, reali. I pensieri non sono vivi e sono "veri", "reali". Altri bambini
potrebbero dirvi che, perché qualcosa sia vera o reale, dovete poterlo toccare, assaggiare o vedere o
ascoltare. Ma anche questo può esser messo in discussione. Non possiamo vedere i numeri, eppure
sono veri, reali. Non possiamo assaggiare i desideri, eppure sono veri, reali. Possiamo avere sogni veri e
reali, e speranze vere e reali, e sentimenti veri e reali anche se non possiamo toccarli o vederli.
Potreste voler chiedere ai vostri bambini se pensano che i personaggi delle storie che ascoltano siano
veri, reali. Per esempio, se Manù è vera/o, reale. Potrebbero rispondere che è un personaggio vero, reale
in una storia ma che non è vero, reale nello stesso modo in cui loro sono veri, reali. Pensare alla
verità/realtà del mondo e delle cose nel mondo può essere molto affascinante sia per gli insegnanti che
per i bambini.
ESERCIZIO: Sono vere le bambole?
Sono d'accordo
Non sono d'accordo
1.
Questa bambola è vera perché posso vederla.
❑
❑
2.
Questa bambola è vera perché posso toccarla.
❑
❑
3.
Questa bambola è vera perché posso pensare a
lei.
❑
❑
4.
Questa bambola è vera perché posso farle il
bagno.
❑
❑
Questa bambola è vera perché posso inventare
una storia su di lei.
❑
❑
6.
Questa bambola è vera perché posso parlare
con lei.
❑
❑
7.
Questa bambola è vera perché posso capirla.
❑
❑
5.
15
14. COME POSSIAMO DIRE COS'È VERO?
La sorella di Manù cerca di convincere Manù che le bambole non sono vere/reali. Ma Manù non è
convinta/o. Fa la seguente argomentazione: 1) le faccio il bagno 2) le ho dato un nome 3) parlo con lei,
se non fosse vera/reale non potrei farlo.
In altre parole, Manù fa appello alla sua esperienza per convincere il lettore e se stessa/o che la sua
bambola è vera/reale. Può vedere e toccare la sua bambola. Può darle un nome. Può parlare con la sua
bambola. Riferirsi all'esperienza è un modo per dire se le affermazioni sono vere o indicano la realtà di
una cosa.
ESERCIZIO: Come si può dire che una cosa è vera?
Indicazioni:
Dimmi se le frasi seguenti sono vere, false o indeterminate e dammi un motivo per le tue
affermazioni.
Vero
Falso
?
1.
Due monete da cento valgono
ducento lire.
❑
❑
❑
2.
Ogni bambino ha una bambola.
❑
❑
❑
3.
Babbo Natale esiste.
❑
❑
❑
4.
I bambini sono persone.
❑
❑
❑
5.
Domani non verrà mai.
❑
❑
❑
6.
Non ci sono uomini nello spazio.
❑
❑
❑
7.
Possiamo viaggiare fuori
dall'universo.
❑
❑
❑
8.
Gli animali possono sentire dolore.
❑
❑
❑
9.
I bambini crescono per diventare
adulti.
❑
❑
❑
16
15. DARE PROVE
Quando qualcuno ci chiede di provare quello che diciamo o di provare quello che crediamo, ci sta
chiedendo di dare prove per la nostra opinione.
Manù, nel riferirsi alla propria esperienza, tenta di farlo. Ma questo è solo un modo di provare la
verità di un'affermazione. Non si deve sempre fare riferimento all'esperienza. Si può anche fare
riferimento alla definizione di un termine o al ragionamento. Per esempio, se io vi dico: "Tutte le bambole
sono cose vere/ reali" non sarebbe vero che ogni cosa vera/ reale che vedete è una bambola. Ma
sarebbe vero che ogni bambola nel negozio di giocattoli è vera/reale.
PIANO DI DISCUSSIONE: Dare prove
Indicazioni:
Puoi provare le seguenti cose? Se rispondi di sì, spiega come.
1.
Che tu puoi camminare.
2.
Che tu puoi parlare.
3.
Che la tua bambola è vera.
4.
Che puoi pensare.
5.
Che non stai sempre sognando.
6.
Che ci sarà un domani.
7.
Che hai un amico.
8.
Che hai un corpo.
9.
Che hai una mente.
10.
Che vuoi bene a qualcuno.
PIANO DI DISCUSSIONE: Dare prove
1.
Come puoi provare che sai disegnare?
2.
Come puoi provare che la tua bambola è vera?
3.
Come puoi provare che c'era una finestra nella stanza?
4.
Come puoi provare che hai voluto bene a qualcuno?
5.
Come puoi provare che due monete da cento valgono duecento lire?
6.
Come puoi provare che avevi mal di stomaco?
7.
Come puoi provare che eri una persona?
8.
Come puoi provare che eri un caro amico di qualcuno?
9.
Come puoi provare che l'erba è verde?
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16. CHE COSA SIGNIFICA VERO?
Ai bambini in classe vostra si chiede di prendere in considerazione il modo di ragionare di Manù, di
pensare ai criteri cui fanno riferimento quando usano la parola "vero" e poi di formulare un giudizio
indicando se Rotolina sia vera/reale o meno. Si chiede loro non solo di valutare il modo di ragionare di
Manù, ma di formulare un proprio giudizio con l'aiuto dei loro pari e dell'insegnante. Spesso
dimentichiamo che i bambini sono molto capaci di farlo ed un modo per ricordarci delle loro capacità è
quello di dare loro un'opportunità per farlo.
Manù pensa che Rotolina sia vera/reale. Ha cercato di dare ragioni per ciò che crede. Chiedete ai
bambini se pensate che Manù abbia dato buone ragioni per convincerci che le bambole siano vere/reali.
Una cosa che potreste voler tenere a mente è che spesso i bambini pensano che i loro pensieri non
siano veri/reali e quindi non siano molto importanti o preziosi. Se potessero arrivare a capire che
"toccare, vedere e assaggiare" non solo gli unici criteri di realtà, forse incomincerebbero a pensare ai loro
pensieri, ai loro sogni, alle loro immaginazioni non solo come a qualcosa di vero/reale ma anche come
ad una dimensione molto preziosa della loro esperienza.
PIANO DI DISCUSSIONE: Che cos'è vero?
1.
Se puoi toccare qualcosa, è vera?
Dai un esempio.
2.
Se puoi vedere qualcosa è vera?
Dai un esempio.
3.
Se puoi odorare qualcosa, è vera?
Dai un esempio.
4.
Se puoi ascoltare qualcosa, è vera?
Dai un esempio.
5.
Se puoi gustare qualcosa, è vera?
Dai un esempio.
6.
Se puoi sognare di qualcosa o di qualcuno, sono veri?
Dai un esempio.
7.
Se puoi leggere di qualcuno o di qualcosa, sono veri?
Dai un esempio.
8.
Se puoi interrogarti su qualcosa, è vera?
Dai un esempio.
9.
Se puoi giocare un ruolo, come ad esempio il poliziotto o il pompiere, è vero?
Dai un esempio di qualche ruolo che tu giochi che è vera.
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CAPITOLO 2
1. COME SAPPIAMO QUELLO CHE È BUONO PER NOI ?
Quando cerchiamo di capire se una cosa è buona per noi, ci sono alcune cose che dobbiamo
prendere in considerazione: a) in che modo questa cosa è utile. In altre parole, a cosa serve, quale
desiderio o bisogno soddisfa. È una visione strumentale della bontà delle cose; b) ci potrebbero essere
altre cose che pensiamo siano buone in sé. Per esempio, alcune persone potrebbero sostenere che
l'amicizia o la giustizia siano buone in sé, e quando siamo amici con qualcuno o quando facciamo una
cosa giusta, siamo partecipi di questa bontà.
Comunque, cercare di capire che cos'è buono per noi non è un compito facile. Implica una
conoscenza di noi stessi, dei nostri desideri e di cosa ci potrebbe aiutare a crescere in senso qualitativo e
ad essere felici. Spesso facciamo l'errore di pensare che, se qualcosa ci dà immediato piacere, è quindi
una cosa buona per noi, per scoprire solo più tardi che non ci aiuta a crescere e non ha contribuito a
nessuna felicità duratura.
ESERCIZIO: Certe cose sono buone per noi ?
Dite se le cose seguenti sono buone per noi e datene una ragione.
Buona
Cattiva
?
1.
I sedili delle auto.
❑
❑
❑
2.
Le cinture di sicurezza.
❑
❑
❑
❑
❑
❑
3.
I seggiolini.
4.
I vapori di benzina.
❑
❑
❑
5.
Le tazze di plastica.
❑
❑
❑
6.
Le luci stradali.
❑
❑
❑
❑
7.
Il fumo di sigaretta.
❑
❑
8.
I libri di storie.
❑
❑
❑
9.
Le penne giocattolo.
❑
❑
❑
❑
❑
❑
10.
Il vasino.
11.
I pannolini.
❑
❑
❑
12.
I serpenti.
❑
❑
❑
13.
Le zanzare.
❑
❑
❑
14.
Le lumache.
❑
❑
❑
15.
I fiori selvatici.
❑
❑
❑
19
2. REGOLE
Alcune persone pensano alle regole come ad imperativi o a comandi. Per esempio, quando sei in
macchina, devi mettere la cintura di sicurezza. E se sei molto piccola/o, devi sedere in un seggiolino
speciale. Questo tipo di regole sono stabilite dalle persone per la difesa di tutti. Altre persone pensano
alle regole come a linee-guida e ancora altre pensano ad esse come a proibizioni. Per esempio: "Non
cogliete i fiori!" o "Non andate sulla strada da soli".
Quando le persone si riuniscono per lavorare o per giocare spesso devono stabilire delle regole o dei
piani per regolare la loro giornata e rendere le cose più facili per tutti. Questi piani sono anche chiamati
regole. Per esempio, a scuola, ci potrebbero essere delle regole che i bambini e gli insegnanti seguono in
modo che la giornata scorra senza intoppi e che tutti ricevano le migliori attenzioni per i loro bisogni.
Anche i giochi hanno regole. Quando giochiamo a campana o a pallone o anche a mamma e figli
creiamo delle regole e poi le seguiamo. In un certo senso, ogni aspetto della vita sociale è un gioco, e se
il gioco deve andare avanti, i giocatori devono attenersi a certe regole. In una situazione democratica, i
giocatori creano le regole che vogliono seguire perché pensano che le regole siano nel loro interesse. In
molti modi, crescere significa imparare ad internalizzare le regole che crediamo abbiano un senso per
noi e che ci aiutano a condurre una vita più felice e più piena.
PIANO DI DISCUSSIONE: Regole
1.
Quando guidi la macchina ci sono regole ?
2.
Da dove vengono queste regole ?
3.
Quando passeggi ne parco, ci sono regole ?
4.
Da dove vengono queste regole ?
5.
Quando vai a casa, ci sono regole ?
6.
Da dove vengono queste regole ?
7.
Quando parli, ci sono regole ?
8.
Da dove vengono queste regole ?
9.
Quando pensi, ci sono regole ?
10.
Da dove vengono queste regole ?
11.
Quando disegni, ci sono regole ?
12.
Da dove vengono queste regole ?
13.
Quando vai a nuotare, ci sono regole ?
14.
Da dove vengono queste regole ?
15.
Quando vai a casa di un tuo amico, ci sono regole ?
16.
Da dove vengono queste regole ?
17.
Quando attraversi la strada, ci sono regole ?
18.
Da dove vengono queste regole ?
19.
Quando cerchi di decidere se fare una cosa o no, ci sono regole a cui devi pensare ?
20.
Da dove vengono queste regole ?
20
ESERCIZIO: Ci sono certe cose che non puoi fare perché sei troppo giovane ?
Dite se il fatto di essere troppo giovane è una buona ragione per non fare le cose seguenti
Sì
No
?
1.
Non posso andare a scuola
perché sono troppo giovane.
❑
❑
❑
2.
Non posso leggere perché sono
troppo giovane.
❑
❑
❑
3.
Non posso portare la bicicletta
perché sono troppo giovane.
❑
❑
❑
4.
Non posso fare il bagno perché
sono troppo giovane.
❑
❑
❑
5.
Non posso guidare la macchina
perché sono troppo giovane.
❑
❑
❑
6.
Non posso dire una bugia perché
sono troppo giovane.
❑
❑
❑
7.
Non posso pulire la mia stanza
perché sono troppo giovane.
❑
❑
❑
Non posso decidere cosa voglio
fare ogni giorno perché sono
troppo giovane.
❑
❑
❑
Non posso giocare a palla perché
sono troppo giovane.
❑
❑
❑
Non posso capire le regole dei
giochi perché sono troppo
giovane.
❑
❑
❑
Non posso capire un cane o un
gatto perché sono troppo
giovane.
❑
❑
❑
Non posso capire la mia
insegnante perché sono troppo
giovane.
❑
❑
❑
8.
9.
10.
11.
12.
ESERCIZIO: Tutte le cose che posso fare anche se sono piccola/o
Dite se potete fare le cose seguenti anche se non siete molto grandi
Posso farlo
Non posso farlo
?
Anche se sono piccola/o posso
farmi degli amici.
❑
❑
❑
2.
Anche se sono piccola/o posso
fare dei disegni.
❑
❑
❑
3.
Anche se sono piccola/o posso
capire le parole.
❑
❑
❑
4.
Anche se sono piccola/o posso
fare dei giochi.
❑
❑
❑
Anche se sono piccola/o posso
capire le regole della scuola.
❑
❑
❑
Anche se sono piccola/o posso
pensare a quello che mi rende
felice.
❑
❑
❑
1.
5.
6.
21
Posso farlo
Non posso farlo
?
7.
Anche se sono piccola/o posso
capire quello che rende tristi
alcune persone.
❑
❑
❑
8.
Anche se sono piccola/o posso
guidare la macchina.
❑
❑
❑
9.
Anche se sono piccola/o posso
insegnare qualcosa agli altri.
❑
❑
❑
Anche se sono piccola/o posso
pensare.
❑
❑
❑
10.
22
3. CHE COS'È UN INSEGNANTE?
Si potrebbe incominciare una discussione su questa idea chiedendo ai bambini di fare un disegno di
un insegnante che parla con un alunno. Forse poi i bambini potrebbero scambiarsi i disegni e si potrebbe
parlare di che cosa i disegni dicono sulla relazione insegnante-alunno.
Il signor Esposito è l'insegnante di Manù ed a Manù piace. Ma alcuni degli altri bambini del racconto
pensano che sia buffo e strano. Forse si potrebbe indurre i bambini a pensare che cosa distingue un
buon insegnante da un cattivo insegnante. Che cosa devono fare gli insegnanti in classe? Perché ci sono
gli insegnanti? Come sarebbe il mondo senza insegnanti?
La scuola materna è un' importante opportunità educativa per i bambini, che imparano a stare
insieme per apprendere molte cose nuove, mentre crescono in consapevolezza sociale, etica ed estetica
e sviluppano abilità cognitive e verbali.
Con l'aiuto di buoni insegnanti, gli alunni possono imparare a distinguere un buon ragionamento da
un ragionamento fallace e mettere in pratica la capacità di formulare giudizi corretti in relazione a temi e
problemi della vita quotidiana. Quanto prima i bambini saranno invitati a discutere il ruolo degli
insegnanti e gli scopi dell'educazione, tanto prima incominceranno a rendersi conto di poter assumere un
ruolo attivo nell'assumersi la responsabilità della propria educazione.
ESERCIZIO: Come fai a distinguere un insegnante ?
Dite se le cose o le persone seguenti sono insegnanti. Fate in modo da dare ragioni per quello che
dite.
1.
È un insegnante
Non è un insegnante
?
Una persona che aiuta gli altri a
capire cose che non capiscono.
❑
❑
❑
2.
Una televisione.
❑
❑
❑
3.
Un computer.
❑
❑
❑
4.
Una casa per le bambole.
❑
❑
❑
5.
Una persona più vecchia.
❑
❑
❑
❑
❑
❑
6.
Una bambola.
7.
Una montagna.
❑
❑
❑
8.
Un gatto.
❑
❑
❑
9.
Una persona che vi dà
informazioni.
❑
❑
❑
10.
Una persona che vi aiuta a
rendervi conto delle cose.
❑
❑
❑
23
4. CHE COSA SONO LE PAROLE?
Le parole sono idee e segni scritti che esprimono quelle idee. Si può scrivere una parola su un pezzo
di carta e poi distruggere il pezzo di carta o cancellare la parola. Ma non significa che si è distrutta la
parola. Si è distrutta solo una versione scritta della parola, i piccoli segni neri sul pezzo di carta.
Le parole sono le più piccole porzioni di significato contenute nel linguaggio. Combiniamo le lettere
per formare le parole. Le lettere, in sé, non hanno significato ma le parole sì. Quando combiniamo le
parole, formiamo delle frasi. Ogni parola ha un significato o una serie di significati. Così, quando
formiamo delle frasi, noi scegliamo delle parole che esprimano il significato che vogliamo veicolare.
Spesso non pensiamo neanche a questo processo. Parliamo solo usando frasi, comunicando quello che
vogliamo dire. Ma ogni tanto diciamo qualcosa che noi intendiamo dire e questo di offre l'opportunità di
ritornare indietro e di ripensare alle parole che abbiamo usato ed al modo in cui le abbiamo messe
insieme. Spesso ci rendiamo conto che abbiamo scelto la parola sbagliata o che abbiamo messo
insieme le parole in modo da non riuscire a comunicare quello che intendevamo. Quando impariamo a
scrivere, questo ci offre ancora un' altra opportunità per riflettere su quello che vogliamo dire e sul modo
in cui possiamo esprimerlo nel modo più chiaro possibile.
I bambini spesso sono affascinati dalle parole. Sentire parlare una persona in un linguaggio diverso
dal proprio può essere un'altra esperienza affascinante. I bambini che crescono in ambienti bilingui
hanno una meravigliosa opportunità di imparare ad esprimersi in più di una lingua sviluppando allo
stesso tempo l'abilità di tradurre da un linguaggio all'altro. Pensare che due parole, il cui suono è
completamente diverso, possono riferirsi allo stesso concetto può generare molta confusione e timore in
un bambino.
ATTIVITÀ: La parola disegnare
Sediamoci in cerchio e pensiamo alla nostra parola preferita. Poi, a turno, diciamola all’insegnante
che scriverà le parole alla lavagna con accanto il nome di ciascun bambino. Queste parole, poi, possono
essere incollate sul muro. Dopo aver messo le parole sul muro, chiedete a ciascun bambino di fare un
grande disegno della sua parola preferita.
Gioco: Il gioco della parola
Ecco alcune parole:
•
Giraffa.
•
Casa.
•
Bambino.
•
Luna.
•
Nonna.
Ora, a turno, ogni bambino può contribuire alla creazione di una storia che contenga queste parole.
Ancora una volta l’insegnante fungerà da scrivano, e metterà giù la storia.
Sarebbe bene poi che la scrivesse a macchina e ne desse una copia ad ogni bambino.
ATTIVITÀ: Parole
Ogni bambino può scegliere una parola da dire all’insegnante. Poi l’insegnante scrive la parola sulla
lavagna. Quando ogni bambino avrà una parola sulla lavagna il gruppo cercherà di costruire delle frasi
con le parole che sono alla lavagna.
24
5. SCOPRIRE LE COSE
Ci sono molti modi di scoprire le cose quando vogliamo davvero sapere qualcosa. Possiamo
chiederlo ai nostri genitori o ai nostri insegnanti, possiamo chiederlo ai nostri amici, possiamo fare in
modo che un genitore o un insegnante lo cerchino su un libro, possiamo fare degli esperimenti o dei
ragionamenti. Imparare a fare quest'ultima cosa e rendersi conto che la si sta facendo può essere
un'esperienza molto stimolante e liberatoria per il bambino. Per esempio, se l'insegnante dice che: "Se
domani nevica la scuola sarà chiusa" e il bambino si sveglia e vede neve fuori dalla finestra ne dedurrà
che la scuola sarà chiusa. Non deve cercarlo in un libro o chiederlo ai genitori o agli insegnanti. Può
capirlo da solo. Allo stesso modo, se sua madre lo sveglia dicendo: "La scuola è aperta e stiamo
facendo tardi" può capire da solo che non ha nevicato.
Un aspetto di una buona educazione è imparare a scegliere il miglior approccio per scoprire le cose.
ESERCIZIO: Scoprire le cose
Per le seguenti cose, indicate cosa fareste per trovare una risposta alla vostra domanda.
Lo chiedete
ai vostri
genitori
Lo chiedete
all’insegnante
Ne parlate
con gli amici
Lo cercate
su un libro
Ci pensate
da soli
1.
Volete sapere come dare
da mangiare al gatto.
❑
❑
❑
❑
❑
2.
Volete sapere se potete
uscire a giocare.
❑
❑
❑
❑
❑
Volete sapere quanto è
lontano il sole.
❑
❑
❑
❑
❑
4.
Volete sapere se è giusto
rompere una promessa.
❑
❑
❑
❑
❑
5.
Volete sapere se le
bambole sono vere.
❑
❑
❑
❑
❑
6.
Volete sapere se esistono
altre lingue.
❑
❑
❑
❑
❑
Volete sapere se esistono
altri paesi.
❑
❑
❑
❑
❑
Volete sapere che
succederà se dite una
bugia.
❑
❑
❑
❑
❑
3.
7.
8.
ATTIVITÀ: Scoprire le cose
Dividete la classe in coppie. Chiedete alle coppie di discutere il seguente problema: Come si fa a
scoprire come sarebbe il mondo se non ci fosse il tempo.
Dopo che ogni coppia ha discusso il problema per un po', ritornate in cerchio e scambiatevi le
risposte.
25
6. CHE COS'È UN AMICO?
Manù sembra essere molto sicura/o del fatto che Gianni e Arturo non sono suoi amici. Quindi,
possiamo dedurne che abbia qualche nozione di che cosa sia un amico. Successivamente chiede a
Rosalia perché non piaccia a Gianni e ad Arturo. Forse Manù pensa che un amico sia qualcuno a cui tu
piaci.
L'amicizia è un concetto molto ricco a cui vale la pena dedicare del tempo per discuterlo con i vostri
alunni. È una relazione che può essere estremamente importante nel loro sviluppo sociale e nella loro
autostima. Potrebbero perciò trovare molto interessante e significativo discutere che cosa rientra e che
cosa non rientra nel concetto di amicizia.
Alcuni filosofi hanno sostenuto che nella misura in cui due persone sono amiche, sono uguali. Altri
hanno sostenuto che l'amicizia è una relazione reciproca, cioè non si può essere amico di chi non ci è
amico. Altri ancora non sono sicuri di questi criteri. Hanno sostenuto, invece, che un amico è qualcuno la
cui felicità conta per noi quanto la nostra e forse, a volte, anche di più.
La scuola offre ai bambini molte opportunità di fare amicizia e quindi di crescere nella conoscenza di
se stessi e degli altri. Queste relazioni sono essenziali nello sviluppare il senso del significato e del valore
della persona, il senso del proprio valore e della propria identità. Sono anche essenziali nello sviluppo
della capacità di ragionamento in una situazione sociale.
ESERCIZIO: Che cos’è un amico ?
Parte A
Siete d’accordo o no che le cose seguenti completano la frase: “Se è un’amica allora...”
Sì
No
?
1.
Gioco molto con lei.
❑
❑
❑
2.
Parlo molto con lei.
❑
❑
❑
3.
Ci scambiamo i nostri pensieri.
❑
❑
❑
4.
Ci fidiamo l’uno dell’altra.
❑
❑
❑
5.
Scambio i miei giocattoli con i suoi.
❑
❑
❑
6.
Mi aiuta quando ne ho bisogno.
❑
❑
❑
7.
È sempre gentile con me.
❑
❑
❑
8.
Mi piace.
❑
❑
❑
9.
Voglio starle vicino.
❑
❑
❑
10.
Penso molto a lei.
❑
❑
❑
ESERCIZIO: Cos’è un amico
Parte B
Siete d’accordo o no che le seguenti completino la frase “avete mai avuto un amico che o con cui.../di
cui/ a cui...”
Sì
No
?
1.
Non vi piaceva molto giocare.
❑
❑
❑
2.
Non parlavate molto.
❑
❑
❑
26
Sì
No
?
3.
Non vi scambiavate i pensieri.
❑
❑
❑
4.
Non vi fidavate.
❑
❑
❑
5.
Non scambiavate i giocattoli.
❑
❑
❑
6.
Non chiedevate aiuto.
❑
❑
❑
7.
Sapevate che sarebbe stato
scortese con voi.
❑
❑
❑
8.
Non vi piaceva.
❑
❑
❑
9.
Non volevate stare vicino.
❑
❑
❑
10.
Non pensavate molto.
❑
❑
❑
Va bene
Non va bene
?
ESERCIZIO: Dove potete portare la vostra bambola ?
1.
A casa di amici.
❑
❑
❑
2.
In chiesa.
❑
❑
❑
3.
In sala da pranzo.
❑
❑
❑
4.
Nella vasca da bagno.
❑
❑
❑
5.
Nel vostro letto.
❑
❑
❑
6.
Alla festa di compleanno di vostra
mamma.
❑
❑
❑
Al circo.
❑
❑
❑
8.
In piscina.
❑
❑
❑
9.
A casa della nonna.
❑
❑
❑
10.
A scuola.
❑
❑
❑
7.
27
CAPITOLO 3
1. LA VERITÀ
"Dobbiamo sempre dire la verità" è una delle regole del signor Esposito.
Bisogna distinguere tra la domanda "Che cos'è la verità?" e "Ddire la verità".
Quando diciamo la verità, riferiamo cosa pensiamo una cosa sia. Non abbiamo nessuna intenzione di
ingannare. Ma se qualcuno dice "Sto dicendo la verità" si presuppone qualcosa sulla stessa natura della
verità. Almeno, si può presupporre di poter distinguere la verità da qualcosa che non lo è.
Ma allora, come possiamo distinguere cosa è vero? Un modo per farlo è per definizione. Per
esempio, se diciamo che "Mille lire valgono dieci cento lire" o "Un cerchio è rotondo" o "Una mucca è un
mammifero" possiamo dire che queste affermazioni sono vere per definizione. I termini inclusi nelle
affermazioni sono definiti nel linguaggio proprio in questo modo.
Un secondo modo di attribuire verità ad un affermazione è per esperienza. Per esempio, se diciamo
che "Ai gatti in genere piace il latte" o che "Generalmente il fuoco brucia la carta" o che “In genere i
bambini sono individui curiosi", si può dire che queste affermazioni siano vere alla luce della nostra
esperienza. Gli esseri umani hanno scoperto che queste affermazioni sono vere non attraverso una
riflessione sul significato dei termini ma attraverso l'osservazione e la sperimentazione nel mondo reale.
Ma attenzione: generalmente le affermazioni basate sull'esperienza piuttosto che su una definizione
devono essere qualificate per poter essere vere. Per esempio, dire che "tutti i bambini sono curiosi"
potrebbe essere molto discutibile. Basta un solo bambino che non sia curioso per provare che
l'affermazione iniziale è falsa.
ESERCIZIO: La verità
Vero
Falso
1.
Tutti i gatti hanno quattro zampe.
❑
❑
2.
La luna è un cerchio bianco.
❑
❑
3.
L’erba è rossa durante la notte.
❑
❑
4.
Le persone potrebbero vivere senza mangiare.
❑
❑
5.
Una pianta è una cosa vivente.
❑
❑
6.
Un computer può pensare.
❑
❑
7.
Dormire è divertente.
❑
❑
8.
Dieci cento lire fanno mille lire.
❑
❑
9.
Tutti i cerchi sono rotondi.
❑
❑
10.
Le zebre sono cavalli con le strisce.
❑
❑
11.
Il cielo è davvero grigio.
❑
❑
28
2. TRATTARE UNA PERSONA COME UNA PERSONA
Quando il signor Esposito dice ai bambini che devono sempre trattarsi l'un l'altro come persone,
sembra presupporre che i bambini sappiano cosa intenda dire. Un modo per interpretare questa
affermazione è "non dovresti mai trattare una persona come un oggetto", oppure "dovresti sempre
trattare una persona come un fine in se stessa piuttosto che come un mezzo per raggiungere qualche
fine". Le persone non sono cose da usare.
Comunque, i vostri alunni potrebbero chiedere qual'è la differenza tra una persona e un oggetto. Che
cos'è che rende persona una persona? È veramente "ciò che vi rende voi" in un senso più generale.
Alcuni dei vostri alunni potrebbero dire che una persona è "una creatura che pensa e/o che ha dei
sentimenti". Ma è possibile che gli animali pensino e/o abbiano sentimenti? Un altro alunno potrebbe
dire: "Una persona è una creatura che ride e piange". Ma gli uomini sono le sole creature che ridono e
piangono? Un altro potrebbe osservare: "Le persone hanno il linguaggio". Ma gli animali hanno un
linguaggio? Le opere d'arte hanno un linguaggio?
Altri punti di vista potrebbero includere affermazioni come: "una persona è una creatura che accetta
responsabilità per quello che fa" o "una persona è una creatura non solo cosciente, ma autocosciente", o
ancora "una persona è una creatura capace di riflettere sulla propria vita", oppure "una persona è una
creatura che si pone delle domande".
Tutti questi punti di vista hanno senso e non c'è una particolare procedura per decidere in favore di
uno o dell'altro. La cosa importante è che voi incoraggiate i vostri alunni a dare ragioni per i loro criteri
riguardo ciò che rende persona una persona. Gli esercizi in questo capitolo incoraggiano tutti a
considerare diversi criteri.
Trattare una persona come una persona o una cosa come una persona
ATTIVITÀ: Role playing
Scegliete due bambini per rappresentare le seguenti scene:
•
due alberi che si amano.
•
due sedie che vogliono diventare amiche.
Scegliete due bambini per rappresentare le seguenti scene:
•
rendi il tuo amico/la tua amica molto triste.
•
un bambino che offre il biberon al suo alluce.
29
3. ESSERE EGOISTI
Graziella dice a Manù che non vuole che giochi con la sua bambola. Manù pensa che questo sia un
segno che Graziella è una persona egoista. Essere egoisti può avere una connotazione positiva ed una
connotazione negativa. In un senso negativo, può significare che tu non voglia mai condividere né i
giocattoli né i pensieri e i sentimenti. Sei incapace di dare qualcosa di te o di quanto possiedi sia per
paura sia per una sorta di fraintendimento. Il fraintendimento potrebbe trovarsi nel fatto che tu pensi di
poter perdere un importante parte di te se la condividessi con gli altri.
Essere egoisti può avere anche un aspetto positivo: significa che ti preoccupi di te, che hai sviluppato
un abilità di prenderti cura di te e di fare quanto è necessario per consentirti di crescere in modo
qualitativamente ricco. Sotto questo aspetto, potremmo dire che la persona ha una sana autostima o un
sano concetto di se. Si prende sul serio, e vuole essere unica/o. Persone del genere spesso vogliono fare
una differenza nel mondo.
I bambini piccoli devono imparare a distinguere tra queste due accezioni del temine "egoista" nel
corso delle loro esperienze quotidiane. Da un lato, si dovrebbero offrire loro molte opportunità per
condividere i loro giocattoli, i loro pensieri, i loro disegni e sperimentare il piacere che deriva da questa
condivisione. Dall'altro lato, hanno bisogno di avere un opportunità di riflettere su ciò che li rende unici e
sul modo in cui possono meglio prendersi cura della propria crescita. Devono imparare a pensare a se
stessi come a qualcosa di importante.
ESERCIZIO: Essere egoisti
Indicazioni: dite se i seguenti sono esempi di egoismo.
Essere egoisti
Non essere egoisti
?
1.
Non condividi le tue macchinine con i tuoi amici.
❑
❑
❑
2.
Non ti metti le scarpe.
❑
❑
❑
3.
Non fai dare un morso al tuo panino a tua sorella.
❑
❑
❑
4.
Non dici a tua mamma quello che avevi pensato
l’altra sera mentre eri a letto.
❑
❑
❑
5.
Dai un calcio a un amico che ti aveva dato un
calcio.
❑
❑
❑
6.
Non vuoi che nessuno entri nella tua stanza.
❑
❑
❑
7.
Vuoi dire a tutti quello che sai.
❑
❑
❑
8.
Ti rifiuti di dire un segreto a tua sorella.
❑
❑
❑
9.
Non mangi la colazione.
❑
❑
❑
❑
❑
❑
10. Non dici a tuo papà cosa hai sognato l’altra notte.
ATTIVITÀ: Essere egoisti
Chiedete a due bambini di rappresentare le seguenti situazioni e poi chiedete agli altri bambini di dire
se una persona è stata egoista nei confronti dell’altra.
1.
2.
3.
4.
5.
30
Un bambino in classe che divide la sua merenda con un compagno.
Un coniglio che non permette all’altro coniglio di giocare con la sua bambola.
Un gatto che non vuole dividere il suo latte con un altro gatto.
Un cavallo che non vuole dividere il suo fieno con un altro cavallo.
Un bambino che non vuole dividere le sue figurine con un altro bambino.
4. CHE COS'È UNA BUONA RAGIONE?
Manù non sente che Graziella le/gli abbia dato una buona ragione per negarle/gli il diritto di giocare
con la sua bambola. Ma che cos'è una buona ragione?
Una ragione è qualcosa che offriamo per sostenere i nostri punti di vista una volta che li abbiamo resi
pubblici. Quando diamo una ragione, ci dovrebbe essere un collegamento evidente tra la ragione e
l'opinione in questione. La ragione deve essere fondata sull'argomento. In altre parole, deve essere
rilevante.
Ma spesso una ragione potrebbe essere rilevante ma non sufficiente. In questo caso, dobbiamo
spesso fornire più di una ragione. Insieme, potrebbero essere adeguate. Ogni ragione potrebbe avere
peso e credibilità ed il loro peso, combinato, dovrebbe essere maggiore di quello dell'opinione in
questione. In altre parole, la ragione o le ragioni devono essere forti.
Perciò, le buone ragioni sono sempre forti e rilevanti, ma la loro forza potrebbe venire dal loro
funzionare da sole o in combinazione. Un avvertenza: spesso abbiamo difficoltà nel determinare la
rilevanza di una ragione. Ciò che una persona vede come irrilevante potrebbe essere molto rilevante per
un'altra che ha una visione più ampia della questione.
ESERCIZIO: Distinguere una buona ragione da una che non lo è
Indicazioni: ogni bambino cerca di dare una ragione per le affermazioni seguenti. Dopo che lo
studente ha dato la sua ragione il resto della classe deve decidere se è una buona ragione o meno.(In
questo modo i bambini possono elaborare dei criteri per indicare cosa rende una ragione una buona
ragione, come ad esempio forza e rilevanza).
1.
Oggi non vado a scuola perché.......................................................................................................
2.
Chiudo questo gatto nel frigorifero perché...................................................................................….
3.
Chiamerò il mio cane “Mezzanotte” perché......................................................................................
4.
Voglio togliermi i calzini perché...................................................................................................….
5.
Nascondo il mio giubbotto sotto il banco perché.....................................................................….....
6.
Ho preso dei soldi dal cassetto della maestra senza chiederlo perché..............................................
7.
Voglio andare a nuotare adesso perché...........................................................................................
8.
Voglio mangiare verdure al posto della carne perché.......................................................................
9.
Oggi non mi sono messo/a le scarpe perché..................................................................................
10.
Non voglio buttare la spazzatura nella strada perché.......................................................................
ESERCIZIO: Che cos’è una buona ragione ?
Indicazioni : nelle seguenti affermazioni cercate di giudicare se la persona sta dando una buona
ragione per le sue azioni.
Buona ragione
Non buona ragione
?
1.
Decido di cogliere dei fiori dal giardino
del mio vicino per regalarli alla maestra.
❑
❑
❑
2.
Do un calcio ad una bambina perché mi
sta fissando.
❑
❑
❑
Tolgo la testa alla mia bambola perché
voglio vedere cosa c’è dentro al suo
corpo.
❑
❑
❑
3.
31
Buona ragione
Non buona ragione
?
4.
Mi rifiuto di mangiare la colazione per
fare arrabbiare il mio papà.
❑
❑
❑
5.
Decido di andare in bicicletta perché
mi va.
❑
❑
❑
Mi rifiuto di andare alla festa di
compleanno di un bambino perché mi
sta antipatico.
❑
❑
❑
Piango quando apro un regalo di mia
nonna perché non mi piace.
❑
❑
❑
8.
Disegno sul muro della mia stanza
perché voglio renderla carina.
❑
❑
❑
9.
Esco sotto la piaggia senza
impermeabile perché voglio sentire la
pioggia sulla pelle.
❑
❑
❑
6.
7.
32
5. CHE COS'È UNA STORIA?
Generalmente pensiamo ad una storia come ad una narrazione che ha un inizio, un centro ed una
fine. A volte, quando pensiamo alla nostra vita di ogni giorno, è difficile vedere strutture di significato. Ma
quando iniziamo a collocare in una storia un aspetto della nostra esperienza quella struttura incomincia
ad emergere. La nostra esperienza inizia a prendere forma e con la forma viene fuori il significato. Da un
punto di vista pedagogico, la comprensione di cosa sia necessario ad una storia perché acquisti
significato è di estremo valore per i bambini. La produzione di una narrazione coerente e coesa richiede
abilità organizzative più complesse di qualsiasi altro esercizio. È anche un'opportunità per i bambini
affinché crescano nella loro capacità di immaginare, di descrivere, di usare metafore e similitudini e di
rielaborare cose che generano sorpresa e curiosità.
In tutto il manuale ci sono esercizi che sollecitano i bambini a costruire storie su determinati temi,
questioni e concetti. Ma, in quanto insegnanti, dovreste essere anche voi vigili nel cogliere temi, concetti
e questioni a cui i bambini sembrano essere particolarmente interessati ed incoraggiarli a raccontare
storie su di essi. Nel corso della giornata, i bambini esprimono molte intuizioni sulla natura delle relazioni
e del mondo. Se accolte dagli insegnanti, queste intuizioni possono essere rinforzate attraverso il dialogo
e poi diventare il nucleo centrale di una bella storia. Poiché gran parte dei bambini non sanno ancora
scrivere, potreste offrirvi come scrivani e mettere le loro storie sulla lavagna o su carta. Le storie
possono essere individuali o collettive. Ogni tanto, sarebbe bene dattiloscrivere queste storie e rilegarle.
Allorché i bambini incominciano a pensare a se stessi come a narratori, crescerà la loro abilità di
raccontare storie sempre più efficaci. Inoltre, i bambini avranno avuto l'esperienza di rivolgersi a se
stessi come fonte di storie affascinanti e di divertimento piuttosto che essere totalmente dipendenti dagli
altri per questa fonte di piacere.
PIANO DI DISCUSSIONE : che cos’è che rende una storia una storia ?
1.
Una storia deve avere un inizio ?
2.
Una storia deve avere una fine ?
3.
Una storia deve essere vera ?
4.
Una storia può trattare di animali ?
5.
Una storia può trattare di cose ?
6.
Può esserci una storia in cui non succede niente ?
7.
Può esserci una storia senza parole ?
8.
Può esserci una storia senza pensieri ?
9.
Può esserci una storia in cui niente sia collegato ?
10.
Che cosa rende una storia una storia ?
33
6. TRATTARE UNA COSA COME UNA PERSONA
Prima abbiamo detto che trattare una persona come una persona implica non trattare una persona
come un oggetto, non usare una persona come un mezzo per arrivare ad un fine, rispettare la persona
come un fine in se stessa. Ma che cosa accade al contrario? Cosa succede quando le persone trattano le
cose (ad esempio i sassi, le macchine, la televisione, le scarpe...) come persone? Parlano con loro, le
portano dappertutto e in qualche caso li amano come fini in se stesse? È una cosa appropriata?
La questione diventa molto complicata quando pensiamo a cose che sono parte della natura: foreste,
montagne, laghi, oceani. Queste cose non dovrebbero essere trattate come fini in se stesse e non come
strumenti per soddisfare i bisogni degli esseri umani? Non dovrebbero essere trattati con rispetto?
C'è un'altra categoria che si trova a metà tra le persone e le cose: sono le cose che comunicano i
pensieri e le idee degli esseri umani. Ad esempio le opere d'arte, i libri. Queste cose non dovrebbero
essere trattate come fini in se stesse? Non dovrebbero essere rispettate? Non se ne dovrebbe aver cura?
Non dovrebbero essere protette?
E che dire degli animali? Gli animali sono come persone per il fatto che provano dolore, tristezza e,
qualcuno dice, persino felicità... Non si dovrebbe rispettarli come fini in se stessi? E cosa implica questo
rispetto? Per esempio, potreste chiedere ai vostri alunni se pensano che sia possibile uccidere un
animale per mangiarlo e comunque manifestargli rispetto. Infine, si potrebbe parlare di giocattoli e di
bambole, in particolare. Come bisognerebbe trattarli? Come fini in se stessi? Con rispetto o come oggetti
da usare?
ESERCIZIO: Trattare una cosa come una persona e una persona come una cosa
Trattare una
cosa come una
persona
Trattare una
persona come
una cosa
?
Dici nell’orecchio di un compagno qualcosa su
un altro compagno mentre questo è nella
stanza con voi.
❑
❑
❑
2.
Metti un cappottino al tuo cane.
❑
❑
❑
3.
Non riesci a stare senza il tuo sasso preferito.
❑
❑
❑
4.
Ignori un vicino quando entra nella stanza.
❑
❑
❑
5.
Fissi una vecchia signora.
❑
❑
❑
6.
Ami la tua bicicletta.
❑
❑
❑
7.
Parli con la tua bambola.
❑
❑
❑
8.
Giochi con un bambino perché non hai
nessun’altro con cui giocare.
❑
❑
❑
9.
Piangi quando il tuo orsacchiotto cade per terra.
❑
❑
❑
10.
Fai il disegno di un uomo che vive vicino a te.
❑
❑
❑
Trattare una
persona come
una persona
Trattare una
persona come
una cosa
?
1.
ESERCIZIO: Trattare una persona come una persona
1.
Il dottore ti fa una siringa.
❑
❑
❑
2.
Una ragazza divide con te le sue idee.
❑
❑
❑
34
Trattare una
persona come
una persona
Trattare una
persona come
una cosa
?
3.
Un ragazzo picchia un altro ragazzo.
❑
❑
❑
4.
Il dentista ti tira un dente di latte.
❑
❑
❑
5.
Un ‘insegnante rimprovera un bambino.
❑
❑
❑
6.
Rendi triste il tuo amico.
❑
❑
❑
7.
Un’infermiera ti pulisce la ferita.
❑
❑
❑
8.
Un poliziotto ti ordina di uscire dal campo di
giochi.
❑
❑
❑
9.
Dici una bugia a tua mamma.
❑
❑
❑
10.
Parli di tuo papà mentre lui è nella stanza.
❑
❑
❑
11.
Aiuti tua mamma a fare il bagnetto al tuo
fratellino.
❑
❑
❑
Tua zia ti taglia i capelli.
❑
❑
❑
12.
35
7. INFRANGERE LE REGOLE
Manù pensa che Rosalia e Gianni non la/lo trattano come una persona perchè insistono sempre che
faccia la figlia/il figlio quando giocano alla casa. Dicono che lo fanno per la sua altezza. Manù pensa
anche che Graziella non la/lo stia trattando come una persona perché non vuole condividere con lei/lui la
sua bambola. Per quanto riguarda Manù, "nessuno rispetta le regole". Notate che Manù si sposta da tre
persone a "tutti". Dovreste chiedere ai bambini se questo è un buon modo di ragionare.
Cosa succede quando non rispettiamo o infrangiamo le regole? Questa regola particolare: trattare
una persona come una persona, è la regola dell'insegnante? Cosa succede quando infrangiamo le regole
degli insegnanti o di altre persone che abbiano autorità? Sarebbe una questione importante da discutere
con i bambini. Alcuni pensano che: "passerebbero dei guai". Altri pensano che "succederebbero terribili
catastrofi cosmiche. Per esempio, il cielo crollerebbe". Altri potrebbero pensare che "non accada nulla".
È una buona opportunità per ascoltare. I bambini della classe potrebbero avere molte diverse teorie
sulle conseguenze dell'infrangere le regole. Forse durante la discussione arriveranno a distinguere tra
diversi tipi di regole (regole stabilite per protezione, per il gioco, per il buon funzionamento sociale e per
considerazioni etiche). Forse pensano che le conseguenze di infrangere tali regole dipendano dal tipo di
regole stabilite in primo luogo, dal perché sono state stabilite e da chi le ha stabilite.
Ancora una cosa: alcuni bambini potrebbero pensare alle regole come a qualcosa di prescrittivo e
come creazioni degli esseri umani per regolare le nostre vite quotidiane. Potrebbero dirvi che le regole
sono qualcosa che "noi facciamo" per poter "condurre il gioco".
Altri potrebbero confondere le regole con le leggi o coi i principi e dirvi che le regole sono parte di
"come va" o della natura delle cose. Ancora altri potrebbero pensare alle regole come a qualcosa che, in
qualche caso, creiamo per regolare il nostro comportamento e, in altri casi, come parte della natura. Se
queste distinzioni emergono dalla discussione, potreste portarle all'attenzione dei bambini. La cosa
importante da ricordare è che le regole sono spesso molto misteriose e preziose per i bambini, qualcosa
di molto importante nelle loro vite, anche se le infrangono. È, quindi, importante che gli insegnanti
prestino attenzione alle teorie che essi hanno a proposito della natura delle regole e delle conseguenze
che derivano dall'infrangerle.
PIANO DI DISCUSSIONE: Cosa succede se infrangi una regola ?
1.
Cosa succederebbe se non ti mettessi la cintura di sicurezza quando vai in macchina ?
2.
Cosa succederebbe se andassi in bicicletta sulle aiuole dei giardini pubblici ?
3.
Cosa succederebbe se attraversassi la strada con il semaforo rosso ?
4.
Cosa succederebbe se andassi a nuotare dopo aver mangiato tanto ?
5.
Cosa succederebbe se prendessi la bambola di una tua amica senza chiederle il permesso ?
6.
Cosa succederebbe se non ti lavassi le mani prima di mangiare ?
7.
Cosa succederebbe se non ti mettessi l’impermeabile quando piove ?
8.
Cosa succederebbe se non dessi ascolto a nessuno a scuola ?
9.
Cosa succederebbe se non si seguono dei turni quando si gioca con gli amici ?
10.
Cosa succederebbe se prendessi un pallone e lo lanciassi attraverso la finestra ?
ESERCIZIO: Cosa si può mettere in un parco-giochi ?
Indicazioni: dite se le cose seguenti appartengono ad un parco giochi. Date una ragione per la vostra
risposta.
1.
scivoli.
2.
altalene.
36
3.
case per le bambole.
4.
alberi.
5.
leoni.
6.
automobili.
7.
dondoli.
8.
erba.
9.
fiori.
10.
luna.
11.
stelle.
12.
finestre.
13.
uccelli.
37
8. PARCO GIOCHI
Manù ci dice che c'è un parco giochi, un piccolo parco giochi, fuori dalla porta della scuola. I parchi
sono luoghi importanti per i bambini. Potreste sfruttare questa opportunità per chiedere ai bambini quali
tipi di cose appartengono ad un parco - giochi e perché devono stare lì. Per esempio, potrebbero
argomentare che ci dovrebbe essere una scatola di sabbia in tutti i parchi perché ai bambini piace
costruire castelli ed isole di sabbia. In questo modo, state aiutando i vostri alunni a raggruppare e a dare
criteri sul motivo per cui sostengono che alcune cose appartengono ad un parco - giochi.
Potreste anche invitare i bambini a disegnare un parco - giochi ideale o a rappresentarlo con
costruzioni di carta. Mentre lo fanno, chiedete loro ragioni sul perché stiano mettendo determinate cose
nel parco giochi e sul perché le stiano collocando in determinati spazi.
ATTIVITÀ: Cosa metteresti in un parco giochi ?
Fate un grande disegno di un parco giochi con tutte le cose che ci mettereste se doveste crearlo per i
bambini che conoscete.
38
9. FELICITÀ
Alcuni filosofi hanno pensato che la felicità sia il bene più grande per le persone. Altri hanno pensato
che essere buoni lo sia. E ancora altri hanno pensato che "essere buoni è il modo più sicuro per essere
felici". Scegliere cosa potrebbe rendere una persona felice implica un giudizio, giudizio su interessi a
lungo termine, su desideri comprensivi che promuovono la vita, compatibili con la salute biologica.
Giudicare un desiderio come buono significa rendersi conto se è compatibile e favorevole alla
promozione di questo nucleo di interessi disposizionali, o se, al contrario, non lo è - anzi è in conflitto con
esso. In questo caso, è da giudicarsi cattivo.
Il fine ultimo è raggiungere un'armonia, una razionale armonia di interessi.
Nella misura in cui giudicare ciò che ci renderà felici implica la considerazione delle conseguenze
della soddisfazione di particolari desideri, i bambini – specie quelli più piccoli – hanno bisogno di fare
molta pratica. La considerazione delle conseguenze e di come queste conseguenze influenzeranno la
nostra felicità a lungo termine non è una cosa facile ed immediata per i bambini. Eppure essi sanno
capire la differenza tra la felicità ed il piacere immediato. La soddisfazione di un impulso determina
piacere. Per esempio, se mi piace il gelato e ne trovo un secchiello nel freezer soddisferò il mio piacere
mangiandolo. Ma se mangio l'intero secchiello mi sentirò male. Il valore della soddisfazione dell'impulso
o del desiderio per il gelato è minimo se lo affianco con il valore negativo creato dall'impedimento della
soddisfazione di impulsi più permanenti e comprensivi. In contrasto con il piacere, che si attacca alla
soddisfazione dei desideri, la felicità è il frutto di una vita sana e razionale. È essenzialmente la
soddisfazione di impulsi ad ampio raggio, non di impulsi momentanei. La felicità implica piacere, ma non
è mai un arrendersi alla soddisfazione di desideri immediati.
ESERCIZIO: Cosa ci rende felici e perché
Indicazioni: dite se le cose seguenti vi renderebbero felici o no e perché.
Ti rende felice
Non ti rende felice
?
❑
❑
❑
1.
Mangiare un gelato.
2.
Andare a nuotare.
❑
❑
❑
3.
Giocare con un amico.
❑
❑
❑
4.
Fare un disegno.
❑
❑
❑
5.
Parlare con la tua bambola.
❑
❑
❑
6.
Cogliere un fiore.
❑
❑
❑
7.
Guardare il mare.
❑
❑
❑
❑
❑
❑
8.
Andare a letto.
9.
Fare un bagno.
❑
❑
❑
10.
Fare un sogno.
❑
❑
❑
PIANO DI DISCUSSIONE: Felicità
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Se dovessi andare al circo, questo ti renderebbe felice ?
Perché ?
Saresti ancora felice quando lo spettacolo è finito ?
Perché ?
Se dovessi giocare con un amico, questo ti renderebbe felice ?
Saresti ancora felice quando il tuo amico se ne va ?
Puoi pensare a qualcosa che ti renda felice per un tempo lunghissimo ?
In che modo questa cosa è diversa dall’andare al circo ?
39
10. MENTIRE
Mentiamo quando intendiamo ingannare. Il signor Esposito chiede a Manù perché abbia mentito, ma
tutto quello che Manù riesce a fare è piangere e negare di aver mentito.
I vostri alunni potrebbero chiedersi se una bugia abbia mai una giustificazione e voi potreste
discutere la cosa con loro. Se dire la verità potrebbe tradursi in un danno per un'altra persona, si
potrebbe argomentare che in questo caso mentire è giustificato. Eppure ci sono altri che pensano che
mentire sia sempre sbagliato.
ATTIVITÀ: Disegnare una bugia
Indicazioni : distribuite a ciascun bambino quattro evidenziatori di diversi colori. Poi chiedete ai
bambini di fare un disegno della bugia più grande a cui possono pensare. Infine chiedete ai bambini di
scambiarsi i disegni per vedere se tutti i bambini riescono a verbalizzare qual è la bugia rappresentata in
ciascun disegno. Incoraggiate i bambini a spiegarvi come sanno che si tratta di una bugia.
ATTIVITÀ: Role playing
Scegliete cinque bambini. Uno sarà una porta, uno un albero, uno una giraffa., uno una sedia ed uno
un tavolo. Lasciate che insieme creino una scenetta che rappresenta una grande bugia.
40
11. ESSERE RESPONSABILI DELLE PROPRIE AZIONI
Manù dice di non aver mentito. Non vuole accettare la propria responsabilità per la sua azione. È una
risposta molto umana quando si viene colti a fare qualcosa di sbagliato o a mentire. Spesso i bambini
diranno che è stato il gatto a bagnare il letto o l'orsacchiotto a rovesciare il latte...Accettare la
responsabilità per le proprie azioni non è facile, eppure è un passo importante verso l'autonomia
personale. Rendersi conto di essere una persona in grado di scegliere di fare determinate cose e che
queste azioni sono proprie è essenziale per sviluppare un senso di responsabilità per se stessi e per gli
altri. Si potrebbe aggiungere che non solo i bambini trovano difficile farlo, a volte. Anche gli adulti
tendono ad incolpare gli altri quando compiono azioni che sanno essere sbagliate o distruttive. La
capacità di superare questa tendenza non è qualcosa che si raggiunge una volta per tutte, è qualcosa su
cui tutti dobbiamo lavorare quotidianamente. Prima cominciamo, meglio ci riusciremo.
PIANO DI DISCUSSIONE: Chi è il responsabile dell’azione ?
1.
Se rovesci il latte sul tavolo, hai fatto qualcosa di male ?
2.
Sei responsabile per aver rovesciato il latte ?
3.
Se ti svegli nel bel mezzo della notte, hai fatto qualcosa di male ?
4.
Sei responsabile per esserti svegliata/o ?
5.
Se hai fame, hai fatto qualcosa di male ?
6.
Sei responsabile del fatto che hai fame ?
7.
Se dici una bugia, hai fatto qualcosa di male ?
8.
Sei responsabile per aver detto una bugia ?
9.
Se ti addormenti a scuola, hai fatto qualcosa di male ?
10.
Sei responsabile del fatto che hai sonno ?
11.
Se ti prendi il giocattolo di qualcuno senza chiederglielo, hai fatto qualcosa di male ?
12.
Sei responsabile per aver preso il giocattolo ?
13.
Se fai del male ad un gatto, hai fatto qualcosa di male ?
14.
Sei responsabile per aver fatto male al gatto ?
15.
Se butti della cartacce per terra, hai fatto qualcosa di male ?
16.
Sei responsabile per aver gettato le cartacce per terra ?
17.
Se picchi un tuo amico, hai fatto qualcosa di male ?
18.
Sei responsabile per aver picchiato il tuo amico ?
19.
Se ti arrabbi con un’altra persona, hai fatto qualcosa di male ?
20.
Sei responsabile per esserti arrabbiato/a ?
41
12. UNA BUONA GIORNATA
Spesso i bambini diranno ai loro genitori che hanno avuto una buona giornata a scuola. È stata una
giornata piena di belle esperienze. Quando Manù va a letto e parla con Rotolina le chiede se pensa che
sia stata una "buona giornata". Rotolina non esita a dire "no". È stata una giornata in cui Manù non ha
detto la verità. È stata una giornata in cui ha infranto una delle regole del signor Esposito. Tutte queste
cose non rendono Manù contenta/o di sè. Forse una buona giornata è una giornata in cui ci sentiamo
contenti di quello che abbiamo pensato, detto e fatto durante il giorno, un giorno pieno di un senso di
soddisfazione o di contentezza.
Un modo per rendersi conto di ciò che rende una giornata buona è identificare ciò che la rende non
buona. Questo sembra essere il modo che utilizza Manù.
ESERCIZIO: Qual è una buona giornata ?
Indicazioni : se succedessero le cose seguenti, sarebbe una buona giornata ?
Una buona
giornata
Non una buona
giornata
?
1.
Inciampi e ti fai male al ginocchio.
❑
❑
❑
2.
Ti arrabbi con un amico.
❑
❑
❑
3.
Dici una bugia.
❑
❑
❑
4.
Mantieni una promessa che avevi fatto a tua
mamma.
❑
❑
❑
5.
Rovesci il latte.
❑
❑
❑
6.
Mangi la cena.
❑
❑
❑
7.
Prendi dei soldi dal tavolo di cucina.
❑
❑
❑
8.
Vedi un film buffo in televisione.
❑
❑
❑
ATTIVITÀ: Una buona giornata
Fai un disegno di te che stai trascorrendo una buona giornata a scuola.
Fai un disegno di te che stai trascorrendo una cattiva giornata a scuola.
Quando hai finito, spiega che cos’è che rende la tua giornata buona nel primo disegno e cattiva nel
secondo.
42
13. PERCHÉ DICIAMO LA VERITÀ?
Manù dice a Rotolina che non vorrebbe vivere in un mondo in cui tutti mentissero. Manù dice che non
sarebbe un bel mondo. Certamente, sarebbe anche del tutto incoerente e probabilmente non
riusciremmo ad arrivare alla fine di una giornata in cui non avessimo mai potuto contare su qualcuno che
ci dicesse la verità. Poiché questa era una delle regole del signor Esposito per la scuola, si potrebbe
indurre i bambini in classe a riflettere sul dire la verità nei seguenti termini:
1. In che modo il dire la verità li influenzi (notate che Manù lo fa).
2. In che modo il dire la verità influenzi gli altri intorno a loro.
3. In che modo il dire la verità rifletta il loro carattere (o il complesso sistema di abitudini in cui si
trovano implicati ogni giorno).
4. In che modo il dire la verità influenzi il mondo di cui sono parte (ad esempio la struttura della loro
famiglia, la chiesa, la scuola...).
ESERCIZIO: Perché diciamo la verità ?
Le seguenti sono davvero le ragioni per cui diciamo la verità ?
Sì
No
?
1.
Diciamo la verità per farci degli amici.
❑
❑
❑
2.
Diciamo la verità per dar senso alle cose.
❑
❑
❑
3.
Diciamo la verità per renderci conto delle cose.
❑
❑
❑
4.
Diciamo la verità per essere corretti con gli altri.
❑
❑
❑
5.
Diciamo la verità per divertirci.
❑
❑
❑
6.
Diciamo la verità per stare lontano dai guai.
❑
❑
❑
7.
Diciamo la verità per far contenti i nostri genitori.
❑
❑
❑
8.
Diciamo la verità perché odiamo le bugie.
❑
❑
❑
9.
Diciamo la verità per essere contenti di noi stessi.
❑
❑
❑
10.
Diciamo la verità per nessun motivo preciso.
❑
❑
❑
PIANO DI DISCUSSIONE: Cosa succederebbe se tutti mentissero ?
1.
2.
3.
4.
5.
Se tutti
Se tutti
Se tutti
Se tutti
Se tutti
mentissero,
mentissero,
mentissero,
mentissero,
mentissero,
potresti
potresti
potresti
potresti
potresti
avere amici ?
avere insegnanti ?
fare qualche gioco ?
andare a scuola ?
andare a dormire la notte ?
ATTIVITÀ
Fai un disegno di come sarebbe il mondo se tutti al mondo mentissero.
ATTIVITÀ
Chiedete alla classe di inventare una storia di come sarebbe il mondo se ogni persona al mondo
mentisse sempre. L’insegnante può scrivere la storia e poi leggerla ai bambini in un secondo momento.
43
CAPITOLO 4
1. PENSARE CON I “SE” (PENSARE IN MODO CONTROFATTUALE)
Il signor Esposito chiede a Gianni di pensare a come sarebbe se avesse una bambola. Chiedersi
quali sarebbero le conseguenze se le cose fossero diverse dal modo in cui sono realmente significa
costruire un condizionale controfattuale. Le condizioni controfattuali sono utili per indurre i bambini ad
immaginare come sarebbe il mondo se le cose fossero diverse. Sono anche utili per la ricerca scientifica
perché ci aiutano a distinguere tra ordinarie affermazioni di verità e leggi di natura (le leggi di natura
sono ipotesi che sono state accettate dalla comunità scientifica ed ora sono considerate vere). Per
esempio, se è vero che tutti i pianeti ruotano intorno al sole, allora deve essere anche vero che "se Manù
fosse un pianeta, ruoterebbe intorno al sole". La condizione controfattuale è sostenuta dalla legge della
natura.
Pensare in modo controfattuale è naturale per i bambini. A loro piace chiedersi come sarebbe il
mondo se tutte le persone fossero bambini o se tutti gli animali fossero giraffe. Questa attività è un modo
per costruire visioni alternative delle cose che, sebbene contrarie a dati di fatto, possono essere molto
divertenti da pensare, da soli o con i propri amici.
PIANO DI DISCUSSIONE: Pensare con i “se”
1.
Se tu avessi una giraffa, come sarebbero le tue giornate ?
2.
Se tu avessi un colore di pelle diverso, come sarebbero le tue giornate ?
3.
Se tu fossi nato in un altro paese, in che modo saresti diverso ?
4.
Se tu vivessi in uno zoo, come sarebbero diverse le tue giornate ?
5.
Se tu vivessi su un altro pianeta, come sarebbero diverse le tue giornate ?
6.
Se tu potessi viaggiare avanti ed indietro dalla terra alla luna, che differenza farebbe ?
7.
Se tu potessi andare in giro essendo invisibile che differenza farebbe ?
8.
Se tutto nel tuo mondo fosse alla rovescia che differenza farebbe ?
9.
Se il tempo andasse all’indietro, che differenza farebbe ?
10.
Se tutti i giocattoli fossero vivi, che differenza farebbe ?
44
2. PERCEPIRE LE DIFFERENZE
Prima abbiamo osservato che le abilità di individuare somiglianze e differenze sono disposizioni
intellettuali fondamentali. Quando verbalizziamo queste differenze, stiamo facendo delle distinzioni. Se
vogliamo conoscere noi stessi in relazione al mondo in cui viviamo, dobbiamo essere preparati ad
identificare ciò che è identico, ciò che è simile in qualche modo e ciò che è differente.
Quando il signor Esposito chiede ai bambini se tutte le loro bambole hanno lo stesso aspetto, non
hanno nessun problema a rispondergli: "no". Percepiscono le differenze. Eppure, hanno appena detto al
signor Esposito che le loro bambole sono tutte simili in un certo modo, sono tutte belle. Quando il signor
Esposito chiede loro : "Come è possibile che le vostre bambole siano tutte belle eppure così diverse?"
sta sollecitando distinzioni basate sulla percezione e criteri per il loro concetto di "bello".
Spesso pensiamo di osservare qualcosa con attenzione mentre non lo facciamo.
Non ci siamo esercitati ad osservare dettagli e spesso sono proprio questi dettagli a distinguere una
bambola dall'altra, una stanza dall'altra, un oggetto dall'altro. L'osservazione è un'abilità essenziale in
tutti i contesti educativi, e in particolare per quello che riguarda le scienze o l'educazione artistica. Più i
bambini hanno occasione di apprendere e praticare la verbalizzazione delle loro percezioni, di cercare
somiglianze, di tastare le differenze, di odorare con precisione, di ascoltare differenze nelle voci, di
gustare con discernimento, più saranno preparati a confrontarsi con tutti gli aspetti dell'arte, delle scienze
e di tutte le discipline che incontreranno nel curricolo della scuola elementare.
Mentre l'abilità di osservare somiglianze e differenze è molto importante, ancora più importante è
l'abilità di individuare elementi di differenza tra cose altrimenti simili ed elementi di somiglianza tra cose
altrimenti diverse. Questa è la base del ragionamento analogico, ed il ragionamento analogico, a sua
volta, è la base dell'educazione sia scientifica che poetica. Il signor Esposito richiama l' attenzione sul
fatto che i bambini stanno percependo una somiglianza tra tutte le diverse bambole.
Il gioco delle differenze
Insegnante: mettiamoci in cerchio. Io indicherò due cose che facciamo e ciascuno di voi mi dirà la
differenza tra le due cose.
1.
Sognare ad occhi aperti ed immaginare.
2.
Giocare e fare finta.
3.
Fingere e far credere.
4.
Dire una bugia e fingere.
5.
Sognare ad occhi aperti e sognare quando si dorme.
6.
Raccontare una storia ed immaginare.
7.
Raccontare una storia e raccontare una bugia.
8.
Recitare e fingere.
45
3. COLORI
Kaori cerca di sviluppare quello che ha detto Graziella, suggerendo che forse delle bambole belle
possono avere un diverso colore della pelle. I bambini della scuola materna non sono troppo piccoli per
diventare consapevoli del fatto che le persone e le bambole sono di colori diversi: bianche, gialle, rosse,
nere...Notate che Graziella e Kaori sembrano suggerire che il colore della pelle non è un criterio
necessario per determinare se una persona o una bambola è bella.
Più i bambini incominciano a rendersi conto che il mondo è fatto di persone che hanno un aspetto
diverso dal loro e parlano in un modo diverso dal loro più sarà facile, per loro, ampliare il loro concetto di
"grazioso" e di "bello" per includervi persone di colori diversi, di diversa tonalità di pelle, di diversa qualità
di capelli e di forme differenti...Si potrebbe dire che questa prima consapevolezza può essere l'inizio di
un educazione che combatta il razzismo e tutti i tipi di pregiudizio.
ESERCIZIO: Quali cose possono essere di colori diversi ?
Dite se le cose seguenti possono essere di colori diversi ed indicate due colori che possono avere.
Possono essere di
colori diversi
Non possono essere di
colori diversi
?
1.
Cani.
❑
❑
❑
2.
Gelati.
❑
❑
❑
3.
Il cielo.
❑
❑
❑
4.
Fiori.
❑
❑
❑
5.
L’erba.
❑
❑
❑
6.
Acqua.
❑
❑
❑
7.
Sabbia.
❑
❑
❑
8.
Fuoco.
❑
❑
❑
9.
Persone.
❑
❑
❑
10.
Serpenti.
❑
❑
❑
46
4. VEDERE È UNA BUONA RAGIONE?
Vedere è una forma di percezione. Gustare, toccare, ascoltare ed odorare sono altre forme di
percezione.
Francesco ha cercato di dare un certo numero di buone ragioni a giustificazione del fatto che ritiene
la sua bambola bella. Ma Stefano vuole sapere come provare che Francesco si sbaglia. Supponiamo,
dice: "Che non abbia mai visto prima una faccia come quella". Sarebbe una buona ragione per provare
che la bambola di Francesco non è bella? Manù non la pensa così e Arturo sembra essere d'accordo con
lei/lui. Arturo sembra pensare che si possano avere diversi tipi di bambola con diversi colori della pelle e
diverse forme degli occhi e della bocca e che tutte possano essere belle.
Manù e Arturo sembrano suggerire che ci sia qualcosa di oggettivo nel concetto di bello, che ci siano
dei criteri sui quali tutti possiamo essere d'accordo per determinare se una particolare faccia sia bella o
no, non importa quanto insolita possa essere.
Forse Stefano non pensa che il bello sia oggettivo in questo modo. Forse Stefano voleva dire che la
bambola di Francesco non era bella per lui e forse, come molte persone, pensa che il bello sia una
qualità totalmente soggettiva. Comunemente si dice che "non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che
piace" e forse Stefano pensa che sia così.
ESERCIZIO: Quand’è che “vedere” serve come buona ragione ?
Indicazioni : dire se “vedere” serve come una buona ragione nei casi seguenti.
“Vedere” serve come
una buona ragione
“Vedere” non serve come
una buona ragione
?
1.
Susanna : non voglio colorare
l’erba di rosso perché non ho mai
visto l’erba rossa.
❑
❑
❑
2.
Toni : so che i fantasmi non
esistono perché non ne ho mai
visto uno.
❑
❑
❑
3.
Carolina : non esiste una cosa
come la tristezza perché non l’ho
mai vista.
❑
❑
❑
4.
Maria : penso che il tuo disegno
sia brutto perché non ho mai
visto una faccia come quella
prima d’ora.
❑
❑
❑
5.
Tommaso : non voglio venire a
casa tua perché c’è il tuo cane e
non ho mai visto un cane come
quello da nessuna parte.
❑
❑
❑
47
5. IDENTIFICARE BUONE RAGIONI
Notate che, quando Stefano dice: "E se non ho mai visto una faccià così prima d'ora?" Manù
immediatamente risponde "cattiva ragione". Questo suggerisce che Manù ha alcuni criteri per distinguere
una buona ragione da una cattiva ragione.
Dare ragioni per le nostre opinioni è un segno della nostra ragionevolezza. Pensiamo sia importante
essere in grado di dare ragioni per le nostre opinioni, specialmente se vogliamo persuadere gli altri ad
essere d'accordo con noi o far capire loro perché siamo di una determinata opinione. Se non siamo mai
capaci di dare buone ragioni per ciò che crediamo, possiamo cominciare a sentirci insicuri di queste
credenze, non importa con quanta forza le affermiamo.
Certamente, non è abbastanza fornire qualsiasi ragione per le nostre opinioni. Dobbiamo essere in
grado di fornire buone ragioni:
le buone ragioni sono spesso fattuali;
le buone ragioni sono rilevanti;
le buone ragioni producono comprensione;
le buone ragioni sono credibili e plausibili per chi ascolta.
Se le ragioni siano buone o meno è una questione di comparazione: una ragione è più fondata o
migliore di un'altra se è fattuale, rilevante, ben conosciuta, se produce comprensione o se è una
combinazione di queste cose.
Quando Manù dice a Stefano "cattiva ragione" sembra dirgli: "Non capisco come il fatto che tu non
abbia mai avuto esperienza di facce diverse abbia a che fare con la possibilità di determinare se questa
faccia è bella". In altre parole, sembra usare il criterio della rilevanza e, poiché non trova rilevante la
ragione di Stefano, Manù non la trova nemmeno credibile e plausibile.
ESERCIZIO: Cos’è una buona ragione ?
Indicazioni : dite se la persona che sta parlando dà una buona ragione per quello che fa.
Buona ragione
Cattiva ragione
?
1.
Ho preso i soldi dalla tasca del mio amico
perché volevo comprare le caramelle.
❑
❑
❑
2.
Ho pianto quando sono arrivata/o a scuola
perché mi sentivo di piangere.
❑
❑
❑
Ho buttato il fazzolettino di carta per strada
perché non ho visto un bidone per i rifiuti.
❑
❑
❑
4.
Ho lasciato la stanza perché un uomo stava
fumando.
❑
❑
❑
5.
Sono rimasta/o sveglia a lungo la notte scorsa
perché stavo pensando.
❑
❑
❑
6.
Ho tolto la testa alla mia bambola perché
volevo vedere cosa c’era dentro.
❑
❑
❑
Ho calpestato una formica andando a scuola
perché mi andava di farlo.
❑
❑
❑
Ho preso la macchinina di Giorgio perché
volevo giocarci.
❑
❑
❑
3.
7.
8.
48
6. STUPIDA/O
Manù si sente stupida/o quando non sa dare o indicare i criteri che usa quando identifica la ragione di
Stefano come una cattiva ragione. In altre parole, riconosce i propri limiti e la propria ignoranza.
Quando i bambini usano questo termine l'uno con l'altro, lo intendono spesso come un insulto. Sei
stupido se dovresti conoscere qualcosa ma non lo conosci. Comunque, un altro modo di guardare alla
situazione è rendersi conto che siamo tutti stupidi in molti modi. C'è molto che non conosciamo. Ma è
importante che, una volta realizzato di non conoscere, questo diventi il primo passo di un'indagine che ci
porta a scoprire nuove cose. Socrate pensava che riconoscere di non sapere sia essenziale per a)
incominciare a rendersene conto b) diventare saggi. Le persone sagge sono persone che si rendono
conto di tutte le cose che non conoscono e di quanto poco conoscono.
È interessante che Manù pensi di essere stupida/o perché "dice parole e non sa neanche che
significano". Non ha problemi nell'identificare la ragione di Stefano come una cattiva ragione. Ciò che
le/gli manca è la capacità di verbalizzare i criteri per definire le "buone ragioni" che sta usando nel
giudicare questa particolare ragione.
49
7. AIUTARE GLI ALTRI
Manù è sorpresa/o quando Arturo viene in suo aiuto e cerca di dare un contro-esempio al
ragionamento di Stefano. I bambini nella storia stanno offrendo un modello di "comunità di ricerca", un
gruppo che si costituisce per deliberare su qualcosa di importanza. Un gruppo di questo tipo formula
ragioni, si autocorregge ed impara reciprocamente a costruire sulle idee degli altri. È un impegno di
collaborazione più che di competizione. Arturo sta costruendo su quello che ha detto Manù e nel fare ciò
non solo aiuta Manù (con gran sorpresa di Manù) ma cerca di seguire la direzione dell'indagine. Gli
esercizi e i piani di discussione in questo manuale sono stati costruiti per cercare di operazionalizzare i
concetti e le abilità di ragionamento indicate nel racconto in modo che i bambini a scuola possano
mettere in pratica le regole e le procedure che orientano la partecipazione ad una "comunità di ricerca".
Nella misura in cui imparano a costruire gli uni sulle idee degli altri e a seguire la direzione dell'indagine
diventano sempre più capaci e più abili nella partecipazione alla "comunità".
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8. FARE A TURNO
Non possiamo fare ricerca in una comunità fino a che non impariamo a fare a turno. Quando il signor
Esposito dice ai bambini "dobbiamo parlare a turno" Manù sembra rendersi conto che se tutti i bambini
parlano insieme non possono ascoltarsi, non possono sentire ciò che ciascuno ha da dire e non possono
costruire l'uno sulle idee dell'altro. Perciò sembra conseguirne che se non impariamo a parlare a turno è
impossibile intraprendere una ricerca collaborativa.
Alcuni insegnanti insistono che i bambini alzino la mano quando vogliono parlare e si ascoltino l'un
l'altro quando non stanno parlando. Potreste trovarlo necessario, specialmente se avete molti bambini in
classe. Altri pensano che i bambini possono imparare a rispettare i turni parlando e ascoltando gli altri
con attenzione così come i bambini imparano a parlare con i membri della loro famiglia intorno alla
tavola. Sia che decidiate di fare alzare la mano, sia che non lo facciate (notate che il signor Esposito
sembra farvi ricorso solo quando le cose gli sfuggono un po' di mano...) la cosa importante è che i
bambini facciano pratica nel parlare a turno, ascoltando attivamente gli altri in modo che possano
internalizzare il processo dell'indagine. Significa internalizzare determinate abilità come: dare contro
esempi, chiedere ragioni, sollecitare modi alternativi di guardare alla questione, richiedere assunzioni,
chiarificazioni, significato di termini ed identificare inferenze fallaci ed analogie. La pratica quotidiana
delle procedure che strutturano una "comunità di ricerca" dovrebbe preparare i bambini a lavorare con
queste procedure funzionali all'auto -correzione anche quando sono soli, quando fanno ricerca da sé.
Ancora un'avvertenza: apprendere le procedure della “comunità di ricerca” sia come gruppo che
come individui richiede tempo. Le/gli insegnanti devono essere pazienti. I progressi possono essere
molto lenti all'inizio e poi, improvvisamente, diventare parte integrante della pratica quotidiana. Piccole
notazioni, come "non sento se parlate tutti insieme" possono essere necessarie per un bel po'.
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9. CHE COS'È UNA BUONA DOMANDA?
Notate che il signor Esposito dà segni di apprezzamento quando i bambini si comportano bene nella
“comunità di ricerca”. Quando Rosalia chiede: "Quando pensi ad una persona che ti piace molto, non
pensi che è bellissima?" il signor Esposito dice: "È una buona domanda, Rosalia". Stefano nota,
comunque, che Rosalia ha spostato la discussione dal concetto di "grazioso al concetto di "bellissimo" e
poi formula un'altra buona domanda quando chiede della differenza tra i due concetti.
Una domanda è una richiesta di determinati tipi di informazione. A differenza delle affermazioni
dichiarative, non è né vera né falsa. Sebbene non vi siano delle regole specifiche nel formulare "buone"
domande, possiamo dire qualcosa a proposito di domande insoddisfacenti. Tra queste formulazioni
insoddisfacenti possiamo trovare:
1. domande basate su assunzioni scorrette;
2. domande troppo vaghe per potervi rispondere;
3. domande che rispondono a se stesse;
4. domande che non hanno senso;
5. domande che si contraddicono;
6. domande calibrate, che presuppongono una particolare risposta.
La classe in quanto "comunità di ricerca" che state cercando di formare dovrebbe, con il passare del
tempo, imparare ad evitare questo tipo di domande e formulare buone domande. È problematico riuscire
ad esprimere ciò che si pensa. Quando Stefano chiede: "Qual è la differenza tra grazioso e bellissimo?"
è particolarmente acuto. Nota: a) che il gruppo ha deviato, incominciando a parlare di bellissimo anziché
di grazioso b) che forse i suoi compagni assumono si tratti della stessa cosa.
Ancora un'avvertenza: se prestate particolare attenzione ai contributi del signor Esposito alla
"comunità di ricerca" noterete che, per la maggior parte, questi contributi sono in forma di domande. Le
chiamiamo "follow up questions" o "domande di monitoraggio" che seguono l'iniziale risposta di un
alunno e sollecitano assunzioni, significato, chiarificazione, contro-esempi, conseguenze o visioni
alternative. Il modellaggio delle "domande di monitoraggio" è essenziale se il gruppo deve imparare il
processo dell'indagine per essere in grado di metterlo in pratica anche in assenza del signor Esposito.
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10. LA PAROLA "BUONO"
Ci sono vari modi in cui possiamo usare la parola "buono". Possiamo riferirci ad essa per indicare
una qualità intrinseca ad una persona o come un giudizio che formuliamo su una cosa o una persona in
particolare basandoci su determinati criteri. Quando ci riferiamo ad una buona domanda, stiamo
parlando di quest'ultima cosa. Una domanda è una buona domanda se evita una formulazione
insoddisfacente ed allo stesso tempo favorisce il procedere dell'indagine. Non è solo rilevante e
percettiva, ma spinge innanzi l'indagine identificando gli elementi di problematicità ed aiutando il gruppo
a focalizzarsi su una possibile soluzione.
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11. GRAZIOSO E BELLO
Stefano sollecita una distinzione tra "grazioso" e "bello". La bellezza è un ideale, come una perfetta
organizzazione delle parti. Può avere un senso estetico, cioè qualcosa che è bello a vedersi, e può avere
un senso etico, come, per esempio, quando ci riferiamo ad una persona che ha un buon carattere morale
in cui tutti i desideri sono armonizzati in un perfetto intero. Grazioso, d'altro canto, tende ad essere
superficialmente attraente, puramente piacevole da osservare, ma privo della grandezza e del sublime
che emanano da una bella opera d'arte o da una bella persona.
La cosa importante per ora, comunque, è aiutare i bambini della vostra classe a verbalizzare ragioni
e criteri per cui pensano che qualcosa sia bello e che qualcosa sia grazioso. I bambini nel racconto
sembrano avere qualche intuizione del fatto che qualcosa è bello a causa del modo in cui le sue parti
sono in relazione tra loro e non perché queste parti sono belle in sè.
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12. DENTRO E FUORI
Dentro e fuori sono concetti importanti per tutti noi, ma specialmente per i bambini. Spesso nel
processo che ci porta a conoscere noi stessi ed il mondo che ci circonda è importante comprendere le
cose oltre la semplice superficie. Le cose spesso non sono quello che sembrano essere a prima vista.
Inoltre, imparare a comprendere le altre persone spesso ha a che fare con la comprensione dei loro
sentimenti, dei loro umori, le loro disposizioni e le loro paure. Spesso c'è un'importante differenza tra il
modo in cui le persone ci appaiono ed il modo in cui sono veramente.
Manù sembra pensare che il concetto di "grazioso" possa avere qualcosa a che fare con "l'esterno" ed
il concetto di "bello" possa avere qualcosa a che fare con l'interno. Ma che cosa c'è all'interno?
Sentimenti, pensieri e disposizioni?
Quando Manù parla in questo modo, sembra parlare sia in un senso estetico sia in un senso etico.
Forse le persone belle sono persone che hanno armonizzato o organizzato in qualche tipo di struttura
unificata buoni sentimenti, buoni pensieri, buone disposizioni e buone azioni. Ma notate che quando si
incomincia a parlare delle azioni di una persona vi siete spostati dall'interno all'esterno.
55
CAPITOLO 5
1. COMPLEANNI
I compleanni sono giorni molto speciali per i bambini. Il compleanno è il loro giorno. Spesso si
organizza per loro una festa e vengono loro offerti doni. I compleanni sono giorni in cui celebriamo noi
stessi ed il giorno in cui siamo venuti al mondo.
I bambini tendono a ricordare il proprio compleanno ma non quello delle altre persone. Sono rari i
bambini piccoli che conoscono il giorno del compleanno dei loro fratelli eppure non hanno problemi a
ricordare il giorno del proprio compleanno. È anche più difficile per alcuni bambini pensare ai compleanni
di persone che sono morte, ad esempio il compleanno di Mozart, di Cristoforo Colombo, di Guglielmo
Marconi...Eppure in molti paesi si ricordano i compleanni di persone che sono morte...Perché? Perché
commemoriamo la nascita degli eroi nazionali, degli inventori, di famosi artisti e compositori? Forse se i
bambini potessero rispondere a questa domanda potrebbero scoprire un altro piano di significato per
comprendere perché festeggiano il proprio compleanno.
Piaget ci dice che i bambini credono molto alle tradizioni. Le cose devono esser fatte "secondo le
regole". E quali sono le regole di una festa di compleanno? Forse dovreste chiederlo ai bambini?
Includono una torta di compleanno? Includono regali? Includono candele? Includono l'espressione di
desideri? Includono la condivisione della torta con altre persone? Oppure escludono qualcuna di queste
cose? Per esempio, una persona potrebbe fare una festa di compleanno da sola? Si potrebbe fare una
festa di compleanno se la/il festeggiata/o non esprimesse un desiderio soffiando sulle candeline?
Il signor Esposito ha detto ai bambini che una delle regole della scuola è quella di trattare una
persona come persona. Le feste di compleanno sono una forma di rituale in cui impariamo che cosa
questo stia a significare: ognuno ha un compleanno, anche i più poveri. La torta è condivisa da una
comunità e il desiderio espresso deve essere interpretato come una tensione verso come le cose
dovrebbero essere piuttosto che come sono.
ATTIVITÀ: Compleanni
Usando cinque tipi di colori diversi (pastelli, pennarelli, colori ad olio etc.) fate un disegno di una festa
di compleanno. L’insegnante appenderà tutti i disegni alle pareti. Poi la classe parlerà di quello che c’è di
simile e di diverso nei disegni.
56
2. PARENTI
Un parente è un membro della vostra famiglia. Ma allora molti bambini si chiederanno: Che cos'è una
famiglia? Come si può determinare chi appartenga ad una famiglia e chi ne sia fuori?
Questo argomento è un'opportunità per voi e per i bambini di cercare di fare ricerca sul concetto di
"famiglia". I bambini probabilmente non avranno problemi nel collocare "mamme" e "papà", "sorelle" e
"fratelli" all'interno della famiglia. Ma gli altri parenti? Come consideriamo nipoti, cognati, e cugini di
secondo grado...? Possono essere concetti molto difficili per dei bambini piccoli...
Spesso un disegno aiuta. Potreste disegnare un grande cerchio della famiglia nucleare sulla lavagna
e poi, attraverso una serie di domande, vedere se i bambini possono cominciare ad allargare il concetto
di famiglia prendendo in considerazione i matrimoni e le nuove nascite all'interno di questi matrimoni...
La famiglia è spesso un concetto molto elastico per alcuni bambini. La signora che viene sempre a
trovarli la domenica viene da loro chiamata "zia", oppure l'amico del fratello che qualche volta dorme a
casa viene considerato come un "cugino". Alcuni bambini potrebbero dirvi che in realtà c'è solo una
famiglia, la "famiglia delle persone".
ATTIVITÀ
Fate un grande disegno di tutte le cose viventi nella vostra casa che non siano vostri parenti.
ATTIVITÀ: Raccontare
Chiedete ai bambini di inventare una storia di un bambino che pensa di non avere parenti e poi piano
piano scopre di averne molti.
PIANO DI DISCUSSIONE: Parenti
1.
Tuo fratello è un tuo parente ?
2.
Perché ?
3.
Tuo nonno è un tuo parente ?
4.
Perché ?
5.
Il tuo cane è un tuo parente ?
6.
Perché ?
7.
Il pollo che hai mangiato la settimana scorsa è un tuo parente ?
8.
Perché ?
9.
L’albero in giardino è un tuo parente ?
10.
Perché ?
11.
Cosa rende qualcosa un parente ?
12.
Qualcuno può diventare un parente ?
13.
Come ?
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ESERCIZIO: Parenti
Indicazioni : indica se le seguenti persone o i seguenti animali e le seguenti cose sono tuoi parenti.
Poi spiega perché ciascuno di loro è un tuo parente.
1.
Tua sorella.
2.
Tuo zio.
3.
Tuo cugino.
4.
La tua bambola.
5.
Il tuo gatto.
6.
Tua mamma.
7.
Il tuo cane.
8.
Il tuo amico.
9.
Tuo papà.
10.
Tua nonna.
58
3. RENDERE GRAZIOSA LA TAVOLA
Notate che quando il padre di Manù chiede: "È bella la tavola?", Manù risponde: "Molto graziosa".
Manù fa una distinzione tra "bello" e "grazioso" sebbene, riflettendoci, si renda conto che non saprebbe
verbalizzare questa distinzione anche se lo volesse. In ogni caso, sa che ha qualcosa a che fare con la
discussione che hanno fatto a scuola su questi due concetti.
A molti bambini piace rendere graziose le cose. Rendere graziosa la tavola è un avvenimento di ogni
giorno che implica convenzione (mettere gli utensili in determinati luoghi), forma (la collocazione di piatti,
zuppiere, tovaglioli e candele in relazione reciproca) e colore (la scelta di determinati fiori, tovaglioli ed
altri accessori che possano essere accoppiati con piatti e zuppiere...). È un'attività che può esser fatta in
fretta e senza riflessione, senza alcun spirito artistico. Eppure, è un'attività quotidiana che può dare ai
bambini l'opportunità di esprimersi in modo estetico e con cura. Se i bambini sono incoraggiati non solo
a "rendere le cose graziose" ma a verbalizzare perché pensano che determinate cose aggiungeranno
grazia ed altre ne sottrarranno, diventano più abili nel fornire ragioni per le loro preferenze estetiche e,
allo stesso tempo, possono scoprire la meraviglia e la bellezza delle relazioni estetiche.
ATTIVITÀ: Rendere graziosa la tavola
Prendete un tavolo e mettetelo al centro della stanza. Ora, usando tutte le cose che trovate a scuola,
tutti i bambini devono pensare ad un modo per rendere il tavolo grazioso. Ogni bambino dovrebbe fare
qualcosa o dare un suggerimento sul modo di rendere il tavolo più grazioso. Quando il progetto è
completo, se è possibile, l’insegnante dovrebbe fare una fotografia del tavolo e farla ingrandire in modo
da appenderla in classe.
Nota: si dovrebbe incoraggiare la discussione quando ciascun bambino spiegherà che cosa intende
fare per rendere il tavolo grazioso. Ogni bambino dovrebbe poter dire perché quello che farà renderà il
tavolo grazioso.
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4. SE SOLO NON AVESSI...
In precedenza abbiamo parlato di pensiero o ragionamento controfattuale, che consiste nel
considerare come sarebbe il mondo se certe cose non fossero accadute o non fossero nel modo in cui
sono. Quando Manù dice: “Se solo non avessi portato Rotolina fuori per un giro! Ora starebbe bene" sta
ragionando in modo controfattuale. Il fatto è che "ha portato Rotolina fuori per un giro" e "si è fatta
male".
Comunque, è importante riconoscere che questo tipo di ragionamento spesso ci aiuta a vedere molto
chiaramente le conseguenze delle nostre azioni. Manù ora vede un collegamento tra il portare Rotolina a
fare un giro in bicicletta e il suo essersi seriamente ferita. Sebbene non possa ritornare indietro nel
tempo e modificare la sua azione, può imparare a proiettare le conseguenze delle azioni nel futuro. Le
azioni sono connesse alle conseguenze e a volte, specialmente quando siamo molto piccoli, è difficile
rendercene conto. Quando ci facciamo più grandi, possiamo farlo, ma non ci vogliamo pensare o non
vogliamo perdere tempo a pensare davvero alla varietà di conseguenze che possiamo causare con le
nostre azioni.
In un certo senso, si potrebbe dire che il ragionamento controfattuale sia una buona preparazione per
l'immaginazione morale necessaria ad una vita etica.
ESERCIZIO: Se solo non avessi....
Indicazioni : potete dire cosa deve essere successo nei seguenti casi ?
1.
Se solo non avessi mangiato quella pizza...
2.
Se solo mi fossi alzata/o quando mia mamma mi ha chiamato…
3.
Se solo non avessi detto quella bugia…
4.
Se solo non fossi andata/o al parco giochi quel giorno...
5.
Se solo non fossi andata/o a quella gita in pullman…
6.
Se solo non mi fossi portata/o la bambola…
7.
Se solo non avessi versato il latte sul tavolo...
8.
Se solo non avessi pensato a giocare mentre l’insegnante spiegava cosa fare…
9.
Se solo non mi fossi tolta/o il giubbotto…
10.
Se solo non fossi saltato nella piscina...
60
5. INFERENZE PERCETTIVE
Se sono in cucina e sento sbattere la porta, ne inferisco o che qualcuno è entrato in casa o che ne è
uscito. Da un suono, penso che ne consegua che si sia verificata una certa azione. Se guardo fuori dalla
finestra e vedo un sacco d'acqua per terra, ne inferisco che deve essere piovuto, cioè, penso che ne
consegua che è piovuto.
Ecco che cosa intendiamo per inferenza percettiva: percepire qualcosa e poi pensare che una
determinata cosa derivi da quella percezione.
Manù ci dice che quando sua madre ha visto Rotolina, ha "capito subito" quello che era successo.
Quando ha guardato la bambola, ne ha inferito che "Rotolina si era seriamente ferita".
ESERCIZIO: Inferenze percettive
Indicazioni : chiedete ai bambini di dirvi in quale circostanza si percepiscono le cose seguenti :
1.
Se sentite sbattere la porta della cucina, cosa potrebbe essere ?
2.
Se guardate in alto e vedete un sacco di nuvole scure nel cielo cosa pensate potrebbe succedere
presto ?
3.
Se state stesi per terra davanti alla porta della sala da pranzo e vostra mamma entra con un
vassoio di bicchieri in mano, cosa pensi che potrebbe succedere ?
4.
Se il vostro gatto vi si strofina sulla gamba quando tornate a casa, cosa pensate stia cercando di
dirvi ?
5.
Se mettete tutti i vostri giocattoli uno sull’altro sul tavolo di cucina, cosa pensate potrebbe
succedere ?
6.
Se entrate in una stanza di sera e la luce è spenta, cosa pensate significhi ?
7.
Se sentite il vostro cane abbaiare, cose pensate possa essere successo ?
8.
Se sentite dei passi nell’atrio, cosa pensate che sia ?
61
6. MOSTRARE INVECE DI DIRE
Un altro modo di guardare allo stesso incidente con la mamma di Manù e Rotolina sarebbe quello di
dire che si tratta di un caso eloquente: mostrare la situazione è una spiegazione sufficiente di ciò che è
accaduto. Mostrare invece di dire è spesso molto efficace con i bambini piccoli. Per esempio, se volete
aiutare i bambini ad internalizzare le procedure della "comunità di ricerca" è molto più efficace mostrare
queste procedure con il vostro comportamento, con le vostre domande di monitoraggio ("follow up
questions"), con il modo in cui interagite con gli altri bambini piuttosto che dare una spiegazione.
Chiedere ai bambini di mostrare delle cose (ad esempio con un mimo) e chiedere ai loro compagni
cosa pensano che rappresentino o spieghino è un modo molto efficace per aiutare i bambini a ricavare
inferenze percettive da sé, divertendosi un mondo...
ATTIVITÀ: Mostrare invece di dire
Indicazioni : chiedete a tre bambini di mostrare le cose seguenti. Non possono usare parole.
1.
Un clown triste.
2.
Un bambino che ha perso le scarpe.
3.
Una bambina che non vuole mangiare la colazione.
4.
Un fiore felice.
5.
Una palla che non vuole rimbalzare.
6.
Una macchina ammalata.
7.
Un albero di natale nel bosco prima di essere tagliato.
8.
Una pianta che ha sete.
9.
Una sedia felice.
10.
Un gatto che ha fame.
62
7. CHE COSA DOVREBBE SUCCEDERE NEGLI OSPEDALI?
Manù sembra pensare che gli ospedali sono posti dove la gente va quando sta per morire. Come può
essersi fatta questa idea?
La mamma di Manù, d'altro canto, pensa che gli ospedali siano posti dove le persone malate vanno
per guarire.
Manù si preoccupa di come sarà trattata Rotolina. È importante che il lettore rifletta sulle
preoccupazioni di Manù:
1. come le faranno il bagno le infermiere?
2. Le daranno la medicina giusta al momento giusto?
3. Ci saranno altre bambole con cui potrà parlare e giocare?
4. I dottori le parleranno con voce dolce?
5. I dottori le faranno male?
6. I dottori la faranno davvero star bene?
Forse queste sono alcune delle domande che le persone più grandi si fanno quando portano parenti e
amici all'ospedale? Manù sembra suggerire che gli ospedali dovrebbero fare queste cose ma non è
sicura/o che tutti gli ospedali lo facciano.
Ancora una cosa: il fatto stesso che Manù sia in grado di indicare questi criteri per un buon ospedale
potrebbe suggerire che abbia anche incominciato a capire un po' più chiaramente cosa significa trattare
una persona come persona.
ESERCIZIO: Che cosa dovrebbe succedere negli ospedali ?
Dite se le cose seguenti dovrebbero succedere negli ospedali
Dovrebbero
succedere
Non dovrebbero
succedere
?
1.
I pazienti stanno a letto.
❑
❑
❑
2.
I pazienti hanno lenzuola pulite ogni
giorno.
❑
❑
❑
3.
I pazienti fanno il bagno ogni giorno.
❑
❑
❑
4.
I pazienti hanno da mangiare e da bere
ogni giorno.
❑
❑
❑
5.
I pazienti possono fare dei giochi.
❑
❑
❑
6.
I pazienti ricevono iniezioni.
❑
❑
❑
7.
I pazienti ricevono medicine.
❑
❑
❑
8.
I pazienti riposano molto.
❑
❑
❑
9.
I pazienti sentono molto rumore.
❑
❑
❑
10.
I pazienti prendono molto sole.
❑
❑
❑
11.
I pazienti parlano con gli altri pazienti.
❑
❑
❑
12.
I pazienti possono tenere le loro
bambole.
❑
❑
❑
63
8. RELAZIONE DOTTORE/PAZIENTE
Potreste chiedere ai vostri alunni cosa pensano siano le caratteristiche ideali di una buona relazione
dottore - paziente, il tipo di relazione che vorrebbero avere con i loro dottori. Forse indicheranno l'onestà,
la cura, la gentilezza, l'empatia, la comprensione e l'esperienza come alcune caratteristiche...
E potrebbero indicarne ancora altre. È importante ricordare che sia il dottore sia il paziente sono
persone e che le persone dovrebbero essere trattate in determinati modi e non come oggetti. Quando i
bambini vi dicono come pensano dovrebbero essere trattati dai loro dottori, sarebbe opportuno chiedere
loro se tutte le persone dovrebbero essere trattate in quel modo. In altre parole, il concetto stesso di
persona implica determinati comportamenti da parte dei dottori. Potrebbe essere un modo indiretto di
chiarire la concezione di persona che hanno i vostri alunni ora che siamo verso la fine del lavoro
didattico.
ATTIVITÀ: Recitare
Chiedete a tre bambini di rappresentare tre bambole malate sedute sullo scaffale dell’ospedale delle
bambole mentre aspettano di essere visitate dal dottore. Di che cosa parlano ? Hanno paura ? Pensano
che il dottore farà loro del male ? Pensano che potranno tornare a casa dopo la visita ? Hanno nostalgia
delle persone a casa ?
ATTIVITÀ: Recitare
Che succede all’ospedale ?
Si scelgono quattro bambini per rappresentare una scena in un ospedale. Il paziente, una bambina di
quattro anni, è in ospedale perché si è rotta una gamba. È con sua mamma e suo fratello. I personaggi
sono : la paziente, la mamma della paziente, il fratello della paziente e il dottore.
Che cosa si dicono quando si incontrano nella sala d’aspetto dell’ospedale ?
ATTIVITÀ: Recitare
Paziente e dottore
Organizzate una piccola rappresentazione su due dottori che lavorano su due bambole malate
all’ospedale delle bambole. Una bambola viene portata all’ospedale dalla sua proprietaria con un braccio
e una gamba rotti. L’altra ci viene portata da Manù. Ha la testa rotta.
64
9. DISTINGUERE LE BUGIE DALLE AFFERMAZIONI VERE
Il dottore dice a Manù: "Rimetteremo a posto la tua bambola proprio per benino". Manù
immediatamente vuole sapere: "Mi stai dicendo la verità?".
Prima abbiamo detto che una bugia è un'affermazione in cui la persona che pronuncia l'affermazione
ha un'intenzione, un'intenzione cosciente, di ingannare.
Comunque, anche se siamo d' accordo sul fatto che il dottore non sta mentendo, potremmo sempre
rimanere col dubbio se la sua affermazione: "Rimetteremo a posto la tua bambola proprio per benino" sia
un'affermazione vera. Ricordate inoltre che, all'inizio della storia, abbiamo parlato del fatto di poter
decidere se certe affermazioni fossero vere per definizione (ad esempio :"Tutti i cerchi sono rotondi") o
per esperienza ( ad esempio: "La maggioranza delle ragazze tende a sposarsi"). Ma che possiamo dire
dell'affermazione del dottore? Sta dicendo questo sulla base della sua esperienza passata di riparare
bambole, può guardare la bambola e sapere con certezza che la può "aggiustare proprio per benino?".
Può sbagliarsi? Il dottore in questo caso non si riferisce all'esperienza passata ma al futuro. È come se
dicesse che l'esperienza futura deciderà la verità della sua affermazione. Un altro modo di esprimere ciò
è che l'affermazione del dottore diventerà vera. Metterà in essere la sua verità per mezzo delle azioni del
dottore.
PIANO DI DISCUSSIONE
Come si distingue una bugia dalla verità ?
1.
La frase : “il cielo è giallo” è vera ?
2.
Come lo sapete ?
3.
La frase : “il gatto è un cane” è vera ?
4.
Come lo sapete ?
5.
Qual è la differenza tra una bugia e la verità ?
65
10. COSA CONSEGUE DALL'AVERE UNA TESTA NUOVA?
Manù sembra essere scioccata/o quando il dottore dice che darà a Rotolina una testa nuova.
Perchè? Forse Manù sa cosa ne consegue, cioè, chiede a se stessa/o : "Cosa ne consegue?".
Se si parlasse di persone, cosa conseguirebbe dall'avere una testa nuova? Avreste pensieri diversi?
Avreste sentimenti diversi? Avreste una personalità diversa? Avreste un aspetto diverso? Avreste una
mente diversa? Avreste ricordi diversi? Sareste una persona diversa?
Se i vostri alunni pensassero che la risposta a qualcuna delle domande precedenti sia "sì", allora
forse possono comprendere perché Manù sia così shoccata/o quando il dottore dice che darà a Rotolina
una testa nuova. Manù sembra pensare che quello che consegue dal dare una testa nuova ad una
persona sia lo stesso per una bambola? Potreste chiedere ai vostri alunni se pensano che Manù abbia
ragione a riguardo.
ESERCIZIO: Se tu avessi una testa nuova
Succederebbe
Non succederebbe
?
1.
Se avessi una testa nuova, avresti un
viso più grazioso.
❑
❑
❑
2.
Se avessi una testa nuova, avresti
pensieri diversi.
❑
❑
❑
Se avessi una testa nuova, avresti
sentimenti diversi.
❑
❑
❑
4.
Se avessi una testa nuova, gusteresti le
cose in modo diverso.
❑
❑
❑
5.
Se avessi una testa nuova, avresti
capelli più lunghi.
❑
❑
❑
6.
Se avessi una testa nuova, saresti più
felice.
❑
❑
❑
Se avessi una testa nuova, saresti più in
gamba.
❑
❑
❑
Se avessi una testa nuova, saresti
un'altra persona.
❑
❑
❑
3.
7.
8.
ESERCIZIO: Se dovessi avere una testa nuova
Se dovessi avere una testa nuova, le cose seguenti sarebbero diverse?
Sarebbe/sarebbero
diversa/o/i
Non sarebbe/sarebbero
diversa/o/i
?
1. La tua faccia.
❑
❑
❑
2. I tuoi occhi.
❑
❑
❑
3. La tua bocca.
❑
❑
❑
4. I tuoi sentimenti.
❑
❑
❑
5. I tuoi pensieri.
❑
❑
❑
6. I tuoi disegni.
❑
❑
❑
7. Le tue storie.
❑
❑
❑
66
Sarebbe/sarebbero
diversa/o/i
Non sarebbe/sarebbero
diversa/o/i
?
8. I tuoi sogni.
❑
❑
❑
9. I tuoi amici.
❑
❑
❑
10. Le tue speranze.
❑
❑
❑
67
11. IDENTITÀ
Il principio di identità significa che una cosa è ciò che è e non qualche altra cosa. Tu sei te stessa/o,
non qualcun altro. La tua bicicletta è la tua bicicletta e non quella di qualcun altro. Una cosa non può
essere un'altra cosa. La madre di Manù dice che il dottore troverà una testa "identica" per Rotolina. Manù
è immediatamente perplessa/o e chiede a sua madre : "Cos'è una testa identica?". E la madre risponde:
"La stessa".
Come potrebbe una testa nuova essere la stessa testa? Forse una testa nuova potrebbe essere
simile in molti modi, ma potrebbe essere identica? Manù ne dubita molto. Dice: "Dovrà essere una testa
diversa. Rotolina non sarà mai più la stessa Rotolina".
È come se Manù dicesse: "Rotolina può essere solo Rotolina e se le cambiate la testa non è possibile
avere la stessa Rotolina". Essere in grado di formulare un giudizio di identità è fondamentale per il
ragionamento. È fondamentale come i giudizi di somiglianza e di differenza. Implica l'essere in grado di
riconoscere che ciascuna persona o cosa è esattamente quello che è e non qualche altra persona o
cosa. Una persona incapace di formulare giudizi di identità sarebbe, infatti, una persona molto confusa.
ATTIVITÀ: Cosa significa identico?
Disegno di gruppo:
1.
Quattro bambini fanno un disegno di Rotolina.
2.
Altri quattro bambini cercano di disegnare esattamente lo stesso disegno di Rotolina.
3.
Si scelgono due bambini per paragonare i due disegni. In che modo sono diversi o sono gli stessi?
In che modo sono diversi?
4.
Sono esattamente gli stessi? Identici?
Danza di gruppo
1.
Chiedete ai bambini di formare un cerchio e di ballare una tarantella.
2.
Chiedete ad altri bambini di ripetere la danza.
3.
Chiedete ai bambini di indicare tutte le differenze tra la prima e la seconda danza.
4.
Erano identiche?
68
12. CHE DIFFERENZA FA?
Il papà di Manù sembra cambiare registro in un certo senso quando dice: " Aspetta a dirlo fino a
quando non la vedrai". Sembra suggerire che : "Se non riesci a vedere la differenza, allora non c'è
differenza". Inoltre, sembra suggerire che, se non riesci a vedere la differenza, allora non fa nessuna
differenza? Ma Manù non accetta il ragionamento del padre. In primo luogo, nega il fatto che non
sarebbe in grado di notare la differenza. È come se dicesse: "Non importa quanto possano apparire simili
le teste. So che non sono identiche. Quindi, fa una differenza reale". Molti filosofi hanno sostenuto la
stessa cosa quando hanno sostenuto che un falso artistico è immorale anche quando non si riesce a
distinguere la differenza tra un falso e un' opera d'arte. Il fatto che il falso potrebbe essere persino
un'opera migliore non cambia la situazione. L'originale era unico, esisteva in un certo tempo e luogo.
Aveva una certa storia che non avrebbe mai potuto essere replicata.
E non è la stessa cosa con Rotolina. Rotolina non è solo un insieme di parti. Era Rotolina ed aveva
condiviso molti momenti di intimità con Manù in un periodo di anni. Avevano avuto una storia che non
avrebbe mai potuto essere replicata. Notate anche che Manù sta ragionando in modo analogico. Sta
ragionando in questo modo: "Se andassi all’ospedale e tornassi a casa con una testa nuova, sareste
certamente in grado di notare la differenza!". Quindi, è la stessa cosa con Rotolina. Il padre sembra
pensare che sia una falsa analogia. Dice che è una situazione completamente diversa. Sottolinea che
Manù è una persona e Rotolina una bambola. Ciò rende la situazione non analoga.
Manù non pensa che sia una falsa analogia. Forse, se riuscisse a verbalizzare il principio di identità
in forma di ragione insieme alla storia che Rotolina ha avuto nella sua vita, suo padre l'ascolterebbe.
ESERCIZIO: Che differenza fa?
Dite se pensate che le cose seguenti facciano una differenza.
Fa una differenza
Non fa differenza
?
1.
Ti metti prima la scarpa sinistra.
❑
❑
❑
2.
Sogni un gatto invece che un topo.
❑
❑
❑
3.
Arrivi a scuola cinque minuti prima.
❑
❑
❑
4.
Giochi con un tuo amico invece che con
la tua bambola.
❑
❑
❑
5.
Starnutisci due volte invece di una.
❑
❑
❑
6.
Mangi un cornetto invece di biscotti a
colazione.
❑
❑
❑
Scegli un bambino come migliore amico
invece di una bambina.
❑
❑
❑
7.
69
13. QUAND’È CHE “NON MI SENTO DI FARLO” SERVE COME BUONA
RAGIONE ?
In tutto L'ospedale delle bambole siamo stati preoccupati del fatto che non dovevamo dare ragioni,
ma buone ragioni. Abbiamo cercato di fare delle distinzioni tra cattive ragioni e buone ragioni. Ora,
nell'ultimo capitolo, Manù indica un sentimento ("non mi sento...") come una buona ragione per non
partecipare alla festa di compleanno di suo padre. Ma è una buona ragione?
Da ora in poi, si renderà conto che spesso è il contesto a determinare se una ragione sia buona o no.
Se mi chiedeste di andare a ballare ed io rispondessi: "No, grazie", potreste chiedermene una ragione ed
io potrei rispondere: "Non mi sento di ballare". Molti sarebbero propensi ad accettare questo sentimento
come una buona ragione in questo contesto. Inoltre, se chiedeste a vostra madre perché ha sposato
vostro padre e lei rispondesse: "Perché l'amavo" ancora una volta sareste propensi ad accettare questo
sentimento come una ragione molto buona.
E allora, quand'è che "non mi sento" non serve come una buona ragione?
Una risposta potrebbe essere: quando non è rilevante. Se doveste dire che due più uno fa cinque e
che la ragione è perché sentite che è così, la stessa ragione sarebbe una cattiva ragione perché non è
rilevante. I sentimenti non sono in grado di determinare la somma corretta.
Un'altra situazione in cui "Non mi sento" non servirà come una buona ragione è quando altri fattori
contro- bilanciano i vostri sentimenti. Potrebbe darsi che Manù non si senta di andare alla festa di
compleanno perché Rotolina è in ospedale. Generalmente questa ragione sarebbe accettabile per non
andare ad una festa. Ma se la persona festeggiata è vostro padre ed il vostro esserci è estremamente
importante per la sua felicità, forse potrebbe essere questo il caso in cui altri evidenti fattori sono più
importanti dei sentimenti che si provano in un determinato momento.
Notate che la mamma di Manù le/gli ricorda che anche il papà è una persona con sentimenti che
possono essere facilmente feriti. Chiede a Manù: "Come ti sentiresti se papà non venisse alla tua festa di
compleanno?". Manù ammette che si sentirebbe molto triste e poi ci dice di essere andata/o alla festa,
anche se non si è divertita/o.
Il concetto di persona è qualcosa che appartiene a tutti. Forse è per questo motivo che spesso,
quando cerchiamo di formulare un giudizio etico su quale sia la cosa giusta da fare, mettersi nei panni
dell' altro è un buon modo per decidere cosa sia necessario. Chiedere a se stessi: "Come mi sentirei se
la stessa cosa fosse fatta a me" è spesso un modo per rendersi conto dell'effetto delle proprie azioni,
delle conseguenze che si produrrebbero per gli altri se ci si comporta in un certo modo. I bambini piccoli
spesso si chiedono l'un l'altro proprio questo quando si dicono: " Come ti sentiresti?". La stessa
espressione riconosce non solo il loro “essere persona”, ma “l'essere persona” dell'altro.
ESERCIZIO: Quand'è che "non mi sento" funziona come una buona ragione?
Istruzioni: Dite se "Non mi sento" è una buona ragione nelle situazioni seguenti.
È una buona
ragione
Non è una buona
ragione
?
1.
Qualcuno vi chiede di giocare a biglie.
Rispondete: "Non mi sento".
❑
❑
❑
2.
Qualcuno vi chiede di andare ad una festicciola
dopo scuola. Rispondete: "Non mi sento".
❑
❑
❑
Qualcuno vi chiede di smettere di dare calci al
gatto. Rispondete: "No. Non mi sento".
❑
❑
❑
4.
Qualcuno vi chiede si spegnere la televisione.
Rispondete: "No. Non mi sento".
❑
❑
❑
5.
Qualcuno vi chiede di smettere di infastidire
vostro fratello. Rispondete: "No. Non mi sento".
❑
❑
❑
3.
70
L'ULTIMO EPISODIO
L'Ospedale delle bambole si chiude con Manù che va a prendere Rotolina all'ospedale dopo cinque
giorni. Manù ci dice che Rotolina ora ha una testa nuova. Chiedete ai vostri alunni di raccontarsi l'un
l'altro cosa è successo in questi cinque giorni. Che cosa ha fatto Manù da sola/o che avrebbe prima
potuto fare con Rotolina?
Ricordate loro l'altro problema, se non lo sollevano. Rotolina non è più Rotolina. Ha una testa nuova.
Cos'altro c'è di nuovo?
Molte cose sono cambiate. Manù è cambiata/o. Rotolina è cambiata/o. E cosa è successo ai vostri
alunni? Mentre parlavano di Manù e Rotolina, sono cambiati anche loro? In che modo sono diversi da
quando hanno discusso il primo capitolo de L'ospedale delle bambole? Manù sembra accettare i
cambiamenti che si sono verificati. Ci dice che voleva parlare alla bambola quando è tornata a casa
dall'ospedale, ma non c'è riuscita/o. Manù la ispeziona con molta attenzione e ci dice che la tiene stretta
contro il suo petto. Ai vostri alunni piacciono i cambiamenti che hanno sperimentato negli ultimi mesi?
Incoraggiate i vostri alunni a discutere la decisione di Manù di non prendere più la bambola dal
cassettone. Pensano che Manù abbia preso una buona decisione? Perché ha fatto ciò che ha fatto?
Ascoltate con attenzione quello che hanno da dire i vostri alunni!
E voi? Siete cambiati, come insegnanti, nel discutere la storia con i vostri alunni?
In che modo? Pensate che i cambiamenti siano cambiamenti buoni? In che modo vi aiuteranno ad
essere insegnanti migliori?
71