relazione Coordinamento Genitori Democratici Roma
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relazione Coordinamento Genitori Democratici Roma
CONVEGNO #rischioErealtà 23 FEBBRAIO 2015 – ASL RM C INTERVENTO Coordinamento Genitori Democratici Roma e Lazio - Susanna Crostella L’associazione, che qui rappresento, è nata nel 1976 su ispirazione di Gianni Rodari e sull’onda dei movimenti di partecipazione e rinnovamento democratico delle istituzioni scolastiche. Accreditata a livello Istituzionale dal MIUR , anche per la formazione del personale della scuola, partecipa a molti Organismi Nazionali ed Internazionali quale osservatorio attento sul mondo dei minori; presente nel Comitato Nazionale Utenti, nel Comitato media e Minori e membro fondatore del gruppo di lavoro per la convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Prima di ogni cosa vogliamo ringraziare il Dipartimento di Prevenzione della ASL RM C che ha avvertito l’esigenza di ascoltarci su un tema molto complesso e molto sentito dai genitori. Speriamo che lo sforzo, da parte nostra, di descrivere oggi, in questo validissimo consesso, i loro dubbi, preoccupazioni , valutazioni e reazioni possa rappresentare un’ulteriore riflessione ed analisi sul contesto in cui il fenomeno delle dipendenze spesso affonda le sue radici. I genitori non possono che essere preoccupati dei dati statistici che emergono: 3 ragazzi su 4 hanno fatto uso, almeno una volta, di sostanze psicoattive e il 17% tra questi ha già un comportamento a rischio di dipendenza. Per questo, assumere consapevolezza del pericolo ed attivare comportamenti conseguenziali diventa per i genitori un passaggio obbligatorio. D’altra parte è ormai conclamato che la qualità delle relazioni e della comunicazione genitori /figli l’apertura al dialogo , la fiducia, l’affettività, come pure le regole chiare e condivise dagli adulti di riferimento, rappresentino per i ragazzi un importante fattore di protezione e un mezzo per imparare a gestire la frustrazione, le situazioni conflittuali, la rabbia, che sono spesso la spinta a comportamenti devianti , antisociali e quindi anche al consumo di sostanze psicoattive. Spesso l’esposizione a più fattori di rischio ( caratteristiche ambientali, conflittualità familiari, modelli antisociali ) può produrre effetti cumulativi e interdipendenti. Il problema della marginalità giovanile, ad esempio, particolarmente acuto nelle periferie delle metropoli, si va profilando come una delle grandi questioni sociali da affrontare: disorientamento , assenza di prospettive , crollo delle certezze, 1 abbandono scolastico e, per alcuni, aggregazioni e comportamenti devianti con aggressività manifesta sono l’esito di questi processi. In questo contesto può succedere che il ruolo educativo dell’adulto si sviluppi tra regole verbali e comportamenti scollegati proprio da quelle stesse regole che si pretende di trasferire nel percorso educativo. Per questo ci viene da affermare che una prima risposta su come prevenire certi fenomeni si possa trovare proprio dall’osservazione e dalla correzione del modello comportamentale adulto. Le evidenze scientifiche di questi ultimi anni hanno dimostrato che anche per i ragazzi più vulnerabili le modalità educative portate avanti in maniera coerente, sia in ambito famigliare che scolastico, facilitano l’acquisizione di comportamenti e buoni stili di vita e rappresentano una valida resistenza contro l’uso anche sperimentale di droghe e sostanze alcoliche. Il sostegno ad una genitorialità consapevole, quindi, diventa fondamentale, nella convinzione che spetti proprio all’adulto il compito di mettere in campo tutte le risorse disponibili per accompagnare l’adolescente nella delicata fase di transizione. L’esempio del genitore infatti incide molto sui futuri comportamenti del figlio. Un giovane che vive in casa con fumatori ha maggiore probabilità di divenirlo a sua volta. Anche per quanto riguarda l’abuso di alcol, le abitudini della famiglia giocano un ruolo importante. Per questo scoraggiare il più possibile l’accostamento del ragazzo alle sostanze psicoattive, legali ed illegali diventa necessario. Alcol e tabacco sono oggettivamente più difficili da contrastare perché socialmente e culturalmente accettati. Per questo l’uso ripetuto di bevande alcoliche può facilmente trasformarsi in abuso, senza che i genitori ,e i ragazzi stessi, ne percepiscano il rischio. Per quanto riguarda l’abuso di alcol è utile ricordare che l’Italia ha ottenuto purtroppo il primato europeo per l’età in cui si inizia a bere : 12 anni contro i 14 dei ragazzi europei. Certamente la pubblicità che associa l’uso di alcolici ad una maggiore accettabilità sociale appare forviante e pericolosa per i giovani; in una società sempre più 2 individualista in cui far parte di un gruppo sociale diventa fondamentale , l’alcol viene rappresentato come strumento per raggiungere questo scopo e di fatto si svuotano di importanza altre strategie di comunicazione e condivisione che porterebbero alla costruzione di una propria personalità in grado di relazionarsi con gli altri. Se i genitori vogliono svolgere una efficace azione di prevenzione devono essere attenti osservatori ; quando un ragazzo assume sostanze psicoattive appaiono prima o poi dei segnali: cambiamento nelle abitudini alimentari, richiesta di soldi, variazioni emotive, difficoltà di concentrazione. Certamente questi comportamenti vanno valutati in un contesto generale e richiedono un confronto con gli altri adulti significativi per il ragazzo al fine di verificare realmente la situazione e decidere quale sia l’atteggiamento migliore da adottare. Essendo impossibile utilizzare comportamenti di costante protezione dai pericoli, che risulterebbero anche anti-producenti, i genitori possono svolgere un ruolo determinante parlando apertamente con il figlio dei rischi connessi all’uso /abuso delle sostanze psicoattive, aiutandolo ad acquisire consapevolezza di sé e delle proprie azioni, rafforzando la sua capacità critica nei confronti di tali sostanze. Può succedere, però, che il genitore di fronte ai primi sospetti abbia una reazione di rimozione o di sottovalutazione del problema ritenendo il fenomeno passeggero e facilmente controllabile dal figlio stesso. Occorre invece avere un atteggiamento diverso, non nascondendo il problema, evitando di viverlo come un proprio fallimento educativo, ricercando anzi il colloquio, il dialogo, il confronto. A questo riguardo è auspicabile che il genitore senta l’esigenza di rivolgersi alle istituzioni sanitarie finalizzate alla consulenza e al sostegno del ragazzo e della famiglia. Il Sert occupa senz’altro un ruolo centrale in questo ambito ma è spesso avvertito come ultima spiaggia cui ricorrere quando i guasti sono avvenuti. Viceversa la percezione del Sert può essere migliorata se esso agisce in collaborazione con altri soggetti territoriali, cercando, ad esempio, una stretta intesa con i referenti 3 scolastici. Un Sert radicato nel territorio potrà infatti esercitare a pieno il suo ruolo preventivo. Non possiamo però limitarci ad esaminare il solo concetto tradizionale di quelle dipendenze derivanti dall’uso di tabacco, alcol, psicofarmaci e droghe; da molti anni si sono sviluppate altre dipendenze non chimiche che presentano però le stesse gravi caratteristiche compulsive : ci riferiamo a quelle derivanti dall’uso smodato e incontrollato della rete . In questo caso la dipendenza induce ad un progressivo allontanamento dalla vita sociale e relazionale reale; il ragazzo vive in un suo mondo virtuale popolato da persone e relazioni idealizzate. Quindi, se è pur vero che internet e i nuovi media rappresentino una risorsa straordinaria e una grande opportunità per i nostri ragazzi, per la loro crescita personale e formativa, non possiamo ignorare la necessità di un loro uso controllato ed intelligente. La nostra associazione, nei vari interventi effettuati presso scuole romane, ha accertato che molti dei ragazzi intervistati tramite questionari sull’uso della rete, avevano difficoltà a percepire il tempo trascorso davanti ad un computer e d’altra parte tra gli stessi genitori ascoltati in merito solo pochi avevano la consapevolezza degli eventuali rischi derivanti da un utilizzo incontrollato di questi mezzi di comunicazione. Le attività attraverso la rete facilitano l’anonimato, possono essere praticate in ogni momento e sfuggire al giudizio e controllo altrui :rappresentano quindi una forte tentazione per l’adolescente. L’uso di Internet, non ponendo alcun limite all’impulso quindi può sfuggire al controllo e generare comportamenti anche di estrema gravità. Ci riferiamo al cyber- sessuale, cyber – relazionale, cyber –bullismo, lettura ossessiva e compulsiva di news, giochi on line. Per prevenire episodi di cyber-bullismo il MIUR ha proposto recentemente un aggiornamento delle linee guida per contrastare tali fenomeni; le linee guida rappresentano la volontà significativa delle Istituzioni di intervenire su questo grave fenomeno peraltro in espansione che necessita di essere affrontato in una prospettiva plurale, attraverso efficaci interventi di tipo preventivo. L’auspicio è quello di sostenere un “fare insieme” , scuole e famiglie, volto a costruire un sistema 4 dell’istruzione più rispondente ai bisogni della società, a sostenere una genitorialità consapevole e a stimolare nei ragazzi il rispetto della legalità e della convivenza civile. Aspettiamo anche che vada a buon fine il progetto Parlamentare per la stesura di una Costituzione dei diritti dei cittadini in rete , peraltro richiesta dall’Europa, che andrà a sostituire il precedente codice di autoregolamentazione “Internet e minori”, adottato dalla Polizia Postale con il Ministero delle Comunicazioni, che non ha avuto a tutt’oggi alcuna attuazione. Sui giochi on line occorre soffermarsi ed aggiungere alcune riflessioni. I continui e pressanti messaggi virtuali hanno consolidato nei giovani una immagine positiva e vincente del gioco, tacendo di fatto la componente di rischio e il trend drammaticamente esponenziale di situazioni patologiche conseguenti. Può succedere, infatti , che il gioco on line sia il primo gradino verso lo stesso gioco d’azzardo. Dal poker online a tutte le possibile declinazioni lanciate da una pubblicità immorale, il gioco d’azzardo diventa una vera e propria emergenza sociale che richiede efficaci interventi educativi di prevenzione. Al riguardo la nostra associazione ha promosso in passato alcune campagne di sensibilizzazione volte a richiamare i decisori politici e gli educatori tutti alle loro responsabilità rispetto le nuove generazioni. Si è voluto in tal modo lanciare un messaggio di opposizione alle dipendenze, nella consapevolezza che vadano sostenute anche le famiglie coinvolte , vittime di situazioni che spesso portano alla loro completa distruzione. Dal panorama descritto emerge sempre più quanto sia oneroso il compito di un genitore che voglia affrontare e fronteggiare adeguatamente le problematiche che abbiamo delineato. Per questo è auspicabile che il ruolo delle famiglie e quello delle Istituzioni sia improntato ad un nuovo modello di rapporto e confronto ; già il patto di corresponsabilità educativa scuola /famiglia ,contenuto nelle “Linee di indirizzo” del Miur , va in questa direzione , ma non può essere sufficiente. Occorre costruire una rete territoriale di servizi socio-sanitari ed educativi, investendo gli stessi genitori , per proporre ed attivare nelle scuole e sul territorio 5 progetti non solo rivolti ai soggetti ritenuti a rischio ma indirizzati a tutti i ragazzi per contribuire al rafforzamento di una propria identità sociale anche in termini di maggiore benessere nelle relazioni con i coetanei e con gli adulti più significativi. Un esempio indicativo può essere rappresentato dal Programma Unplugged attivato fin dal 2009 dal Dipartimento di Prevenzione della ASL RM C e diffuso, con ottimi risultati, nelle scuole del territorio di sua competenza. Occorre prestare maggiore attenzione ai disagi e alle fragilità che rendono spesso vittime le nuove generazioni: i giovani chiedono di essere ascoltati e l’impegno deve essere di tutti. Si assiste invece ad un progressivo taglio dei fondi a sostegno delle istituzioni che operano nel campo sociale e sanitario; il drastico ridimensionamento che ne deriva colpisce maggiormente i servizi di prevenzione riducendo la possibilità di intervento, mentre purtroppo sono ancora tantissimi i minori che continuano a perdersi lungo il percorso. 6