giornale natale 3_12.qxp - Azienda per l`Assistenza Sanitaria n. 2

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giornale natale 3_12.qxp - Azienda per l`Assistenza Sanitaria n. 2
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Periodico di informazione dell’A.S.S. N. 5 “Bassa Friulana”
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La frenetica attività di queste settimane con l’impegno che state proferendo per garantire i servizi di
prevenzione, assistenziali, clinici o quelli ammini strativi e tecnici non può non farci notare che vi è,
nell’aria, l’atmosfera
sempre magica e parti colare che contraddi stingue l’avvicinarsi
alle Feste Natalizie.
Per tutti, credenti e
non, è comunque un
momento di riflessione ,
una “pausa” utile a capi re che la quotidianità
non potrà mai sopraffa re la Magia di questi
attimi che fin da bambini ci ha accompagnati
fedeli nell’interpretare
un rito che nello stesso
tempo vuole essere “anti co” per la sua lontana
origine, ma “moderno”
per l’attualità dei suoi
valori. Quante volte
abbiamo provato nel vivere queste particolari gior nate la sensazione di “gioia” per la possibilità che ci
è data di condividere questi attimi con chi più
amiamo e desideriamo e nel contempo incupirci di
“tristezza” per le preoccupazioni di un presente a
volte impervio o per l’assenza al nostro fianco di
persone a noi care. Il Natale può racchiudere tutte
queste contraddittorie emozioni come nessuna
altra festa dell’anno e consentirci di riflettere sui
“valori” e il significato di questa ricorrenza che va
aldilà della mera credenza religiosa. Sono felice nel
pensare che molti dei nostri operatori segnano il
loro vivere praticando la “generosità” e divulgando
la cultura del “dono”, quale impegno di vita,
costantemente durante tutto l’anno e dobbiamo
essere orgogliosi nel sapere che molti sono occupati
in missioni umanitarie laddove vi è più bisogno ed
in particolare in Africa. La coincidenza delle
Festività Natalizie con la fine/inizio dell’anno ci
impone ulteriori consi derazioni. Per ognuno
di noi è tempo di riflet tere su cosa è stato e su
quanto vorremmo che
sarà.
Sicuramente l’impe gno che è stato profuso
nel corso di questo
anno ha portato ancora
una volta al raggiun gimento di molti obiet tivi prefissati e ciò che
non è stato possibile
concretizzare rappre senterà uno stimolo di
crescita per l’anno
2010. La preoccupante
crisi economica che ha
attraversato l’intero
pianeta ha contrasse gnato l’anno trascorso entrando, a volte, nelle
nostre case e colpendo molte famiglie, anche le
nostre. Di un tanto anche il Sistema pubblico ne ha
risentito e ne risentirà per il prossimo futuro, ma
partiamo in vantaggio perché l’umanità, i valori, la
professionalità e la competenza presente in tutti Voi
sono una ricchezza inestimabile ed é con questa
consapevolezza che immaginiamo un 2010 più
sereno e prosperoso. Dovremo stare vicini e non divi derci, ascoltare e non essere sordi. Consentitemi di
ringraziarVi per tutto quanto avete fatto nel corso
di quest´anno 2009 e auguro a Voi e a tutte le
Vostre famiglie i miei più sentiti Auguri di Buon
Natale e Felice Anno 2010.
Paolo Bordon
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Il dialogo con i cittadini
La rete di sostegno comunitaria: esperienze e opportunità
Gli anziani, i ricordi e gli affetti. Auto-mutuo aiuto
Lo scorso 2 dicembre si è tenuta nella vecchia pescheria di
Marano Lagunare, rinata a Sala Convegni, l’annuale Conferenza
dei Servizi della nostra Azienda. Come nelle altre occasioni, la
Conferenza ha rappresentato un momento importante di vera
partecipazione e reale confronto tra Azienda Sanitaria e i cittadini, gli Enti locali, il Volontariato.
Il
leitmotive
delle
Conferenza di quest’anno
è stato sicuramente il
Mondo del Volontariato
che nelle sue più diversificate forme crea quella
meravigliosa rete di sostegno comunitaria sulla
quale cittadini ed Enti
pubblici possono fare affidamento.
Il nutrito programma ha
avuto inizio con i saluti
del Sindaco di Marano
Mario Cepile, è proseguito
con la presentazione della
Conferenza, del Bilancio
2009 e delle prospettive
2010 della nostra Azienda
da parte del Direttore
Generale dott. Paolo
Bordon e con l’intervento del Sindaco di Cervignano del Friuli
nonché Presidente della Conferenza dei Sindaci, Pietro Paviotti.
Sotto la regia del moderatore dr. Maurizio Andreatti, Direttore
Sanitario dell’Azienda “Bassa Friulana”, gli interventi si sono
susseguiti fra relazioni degli addetti ai lavori e racconti di esperienze
vissute di cittadini e volontari.
Estremo interesse hanno suscitato gli spunti dei vari relatori: da
Ornella Schiff, infermiera di comunità del Distretto Sanitario Ovest,
che ha focalizzato la propria relazione sulla nutrizione artificiale
domiciliare a Ugo Colonna, direttore del reparto di Anestesia
(Terapia del Dolore) di Latisana e
Gianni Iacuzzo, medico di medicina generale e referente del Gruppo
Territoriale di San Giorgio di
Nogaro, che hanno presentato
risultati e progetti del loro apporto
in Azienda per quanto riguarda il
dolore come “nemico”, da Ranieri
Zuttion, responsabile dell’Area
Welfare, che ha affrontato l’argomento della rete di sostegno comunitaria, a Mario Corbatto, direttore del Distretto Sanitario Ovest,
che ha studiato la possibile relazione tra il mondo del volontariato e quello dell’Azienda Sanitaria ed, infine, a Marco Scarbolo,
responsabile del Servizio Epidemiologia-Sistema Informativo,
che ha concluso con una relazione sull’accessibilità ai servizi sanitari offerti, C.U.P., Call Center e P.A.C.S.
Il dibattito che ne è seguito ha sicuramente fatto nascere riflessioni ed argomentazioni che sono alla base di una continua ricerca di nuove soluzioni e di future opportunità, tanto che questa
Redazione ha deciso di proporre le sintesi degli interventi a chi
non ha potuto assistere alla Conferenza, iniziando con quella di
Ranieri Zuttion e dando appuntamento ai lettori con le altre relazioni nei prossimi numeri.
Antonella Di Pangrazio - Direzione Sanitaria Aziendale
Nel corso degli ultimi decenni e soprattutto nella nostra regione, si é
delineato uno scenario demografico influenzato da un vistoso e progressivo invecchiamento della popolazione, accompagnato dalla crescita
esponenziale dell'incidenza di
malattie cronico-degenerative.
Accanto a questo fenomeno,
assistiamo a profonde trasformazioni sociali che, anche
nelle nostre terre, si caratterizzano per una maggior presenza di logiche privatistiche ed
individualistiche nei modelli
di convivenza civile. Se a tutto
questo aggiungiamo l’impatto
sui tessuti comunitari dei
nuovi sistemi occupazionali e
le problematiche connesse ai
processi migratori, possiamo
seriamente porci il problema
della tenuta e della sostenibilità di un sistema di protezione
sociale (di welfare) così come
oggi lo conosciamo.
Fino ad oggi la risposta è
consistita in un’azione di sostanziale “ricalibratura” degli elementi in
gioco ma in realtà, ora si vede bene che la situazione domanda un nuovo
paradigma di riferimento. È richiesta una modificazione profonda dell’assetto delle politiche sociosanitarie per fare spazio a nuovi modelli,
pur senza rimettere in discussione i principi di solidarietà ed eguaglianza che hanno caratterizzato l’avvento dei sistemi di welfare
attuali. Questa modificazione
profonda dell’assetto (culturale,
organizzativo,
professionale,
normativo, …) ha un suo specifico asse portante: il principio di
sussidiarietà. Non si tratta
banalmente, come talvolta si
sente dire, di dare più spazio al
privato. Si tratta, al contrario, di
immaginare e costruire un nuovo
sistema di tutele pubbliche che si
fondi, prima di tutto, sulla libera
assunzione di responsabilità delle
famiglie e delle comunità, promossa e sostenuta dai servizi istituzionali.
La nostra Azienda ha da tempo
intrapreso questa strada; con
progetti rivolti alle persone con
problemi di salute mentale ed alle
loro famiglie, con interventi progettuali a favore delle persone anziane,
fragili o in condizione di non autosufficienza (Nonos), con la riorganizzazione dei servizi infermieristici domiciliari (infermiere di comunità),
con progetti a favore di persone con problemi alcol correlati.
Molto è stato fatto, ma molto si può ancora fare. L’azione di sussidiarietà promozionale, cioè di un intervento pubblico che attivamente
susciti la nascita e lo sviluppo di forme auto-organizzate (di famiglie e
cittadini disposti a coinvolgersi) per affrontare i problemi che la condizione delle persone anziane non autosufficienti porta con sé, può trovare nuove forme di espressione. Penso, ad esempio, che si possa immaginare una maggiore incisività di quell’azione che i teorici della community care chiamano “intrecciamento”: intessere relazioni collaborative
tra servizi pubblici e soggetti comunitari per gestire ancora meglio alcu-
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ne aree di intervento a favore della popolazione anziana come l’accoglienza, il sostegno relazionale, l’informazione sui servizi, la raccolta e
la trasmissione delle osservazioni e delle segnalazioni…
Un’importante area di sviluppo è, certamente, quella che prevede di
realizzare precise strategie di intervento per raggiungere una maggior
capacità del sistema di conoscere e gestire le situazioni di fragilità che
non si sono ancora costituite come domanda di servizi. Questa capacità
“di presa in carico” dei bisogni inespressi della popolazione anziana rappresenta, secondo me, una effettiva nuova opportunità per incrementare la rete di sostegno comunitario.
In questa prospettiva voglio segnalare gli studi recentemente realizzati insieme a due colleghe, riguardo lo sviluppo di strumenti per la mappatura della fragilità di un territorio e delle strategie di presa in carico
anticipata che si possono realizzare.
In sintesi, i risultati che sono emersi da tali studi dimostrano che esi-
ste un’importante quota di persone anziane che non sono conosciute dai
servizi territoriali, ma che presentano importanti livelli di fragilità o di
non autosufficienza. Per queste persone è importante prevedere nuove e
diversificate strategie di intervento per ritardare il più possibile la comparsa di fenomeni che comportino una più grave condizione di non autosufficienza e, nel contempo, sostengano la famiglia evitando che arrivi al
punto di “scoppiare” prima di chiedere di essere aiutata. In queste strategie, credo che le reti informali ed auto-organizzate della comunità possano rivestire un ruolo cruciale. E’ con loro, infatti, che si possono realizzare proficue collaborazioni per costruire una rete di sostegno sempre
più efficace per le persone più fragili delle nostre comunità.
Ranieri Zuttion
Area Welfare
Se l’immagine va in P.A.C.S.
gruppo di riferimento tecnico-scientifico) ed un livello aziendale
Prima di parlare di questo progetto è bene spiegare cosa sia un
(composto da un gruppo di lavoro multidisciplinare). All’interno
PACS. L’acronimo inglese PACS significa “Picture Archive and
del gruppo di lavoro aziendale, l’azienda individua un referente
Comunications System” e con tale sigla si identifica un sistema
unico, che, per la nostra Azienda è la dr. Claudia Giuliani.
per la refertazione, archiviazione e trasmissione di bioimmagini
La copertura totale dei vari settori clinici è un obiettivo primaacquisite da diverse modalità di imaging diagnostico in formato
rio da raggiungere per i
digitale. E’ intuitivo che tale
passi successivi; inizialsistema, a grande valenza
mente il sistema PACS
tecnologica, diventa uno
regionale garantirà la
strumento fondamentale
copertura delle seguenti
per il sistema informativo
discipline
cliniche:
sanitario, sia che si tratti di
Radiologia, Medicina
un ospedale, sia che si tratti
Nucleare e Cardiologia.
di un distretto o di una
Altre discipline cliniregione.
che (radioterapia, endoNel mondo tale sistema è
scopia, ecc...) saranno
già molto diffuso con innuimplementate gradualmerevoli esempi sia nel
mente, secondo una scanord America che in
letta di priorità da defiEuropa (molto sviluppato
nire.
nella vicina Austria). In
Italia vi sono diverse realtà
Una prima parte del
che hanno adottato tale
progetto, già portata a
sistema per lo più a diffutermine, è consistita
sione ospedaliera o territonella realizzazione di
riale, come in Romagna o in
interventi di rinnovo
Toscana.
della tecnologia biomeNella nostra regione esidicale in radiodiagnostiste un sistema PACS
nell’Azienda Ospedaliero Immagine tratta dal sito dell’Agenzia Regionale della Sanità http://www.sanita.fvg.it/ ca, in modo che tutte le
apparecchiature radiologiche potessero dialogare in formato
Universitaria “Ospedali Riuniti” e nell’Istituto di Ricerca e Cura
digitale.
a Carattere Scientifico “Burlo Garofolo” di Trieste.
Attualmente si stanno espletando le procedure della gara di
acquisizione. In conclusione il progetto PACS è regionale nel
La Giunta Regionale del F.V.G. ha deliberato nel 2007 l’autorizsenso di estensione territoriale dell’impianto e deve essere percezazione per la realizzazione di un sistema PACS multidisciplinapito come progetto fortemente partecipato dalle Aziende.
re territoriale ad “estensione regionale”, da realizzarsi in tre anni
Sarà quindi fondamentale la garanzia di una attività di inforcon una previsione di spesa di 12 milioni di Euro.
mazione e formazione continua e diffusa.
Il modello proposto è di tipo multidisciplinare, cioè darà risposta alle esigenze dei vari centri “produttori” (radiologia, cardiologia, medicina nucleare, radioterapia, endoscopia, anatomia
patologica, ecc …) e “consumatori” (reparti ospedalieri, strutture
territoriali, ecc ...) di bioimmagini.
Vito Luigi Lombardo - Fabio Predonzan
Radiologia Latisana e Palmanova
La struttura organizzativa del progetto prevede un livello centrale (composto da un gruppo operativo multidisciplinare ed un
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GLI ABSTRACT DI TUTTI I CORSI CHE L’AZIENDA PROPONE SONO DISPONIBILI SUL SITO: http://ecm.sanita.fvg.it/ecm/OFRCatalogo.jsp .
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Per eventuali informazioni ci si può rivolgere al proprio referente di dipartimento o all’Area di Formazione Aziendale (0432/921440-496 3316885997) , per le Strutture afferenti a Palmanova, e al
numero 0431-520354 per le Strutture afferenti a Latisana). Possibili variazioni o integrazioni del programma verranno comunicate quanto prima.
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Corsi in programma nei mesi di
dicembre 2009 gennaio febbraio 2010
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I nostri incentivi
contrattazione nazionale.
Tale fondo può essere, inoltre, annualmente incrementato:
1. dalle risorse aggiuntive regionali, che annualmente vengono
destinate per la realizzazione di obiettivi strategici individuati
dalla Giunta Regionali;
2. da una quota fino ad un massimo dell’1% del monte salari
riferito all’anno 2001.
Quest’ultimo incremento è
subordinato alla chiusura del
bilancio aziendale in utile o
pareggio. Non è pertanto erogabile
qualora
il
bilancio
dell’Azienda chiuda in perdita.
Di un tanto vi è evidenza per
quanto riguarda i saldi incentivi
2008. La Giunta Regionale ha,
infatti, con deliberazione nr. 1953
del 27.08.09, preso atto che il
bilancio consuntivo anno 2008
dell’Azienda Sanitaria, n. 5
“Bassa Friulana” chiude con una
perdita di 1.441.047 euro e che
pertanto non sussistono le condizioni per integrare per l’anno di
riferimento il fondo incentivi della quota dell’1% del monte salari;
3. dalle quote derivanti dagli introiti di libera professione.
Il “Fondo della produttività collettiva per il miglioramento dei
servizi e premio della qualità delle prestazioni individuali” è
finalizzato alla valorizzazione dell’apporto dato da ciascun
dipendente al raggiungimento degli obiettivi aziendali, attraverso il miglioramento dell’efficienza, dell’efficacia e dell’economicità dei servizi stessi.
Esso è comunemente definito
fondo incentivi. I criteri di
riparto del fondo tra il personale dipendente sono definiti in
sede di contrattazione collettiva integrativa. Sulla base di tale
criteri e degli obiettivi annualmente individuati si fonda la
materiale erogazione dei compensi a ciascun dipendente. La
quantificazione del fondo nel
suo ammontare complessivo
non dipendente da una libera
scelta di ciascuna Azienda, ma
deriva dall’applicazione della
disciplina
risultante
dal
Contratto nazionale collettivo vigente nel tempo.
Attualmente, il fondo incentivi è quantificato in base alle regole poste dai CC.CC.NN.LL. 19 aprile 2004 e 31 luglio 2009. In sintesi il fondo incentivi è stato costituito nel 1995 e deriva dalla
sommatoria dei fondi della produttività sub 1 e sub 2 – oramai di
antica memoria – collegati all’effettuazione dei plus-orari e negli
anni via via incrementato secondo le percentuali indicate dalla
Tecla Del Dò
Direttore Amministrativo
Persone
regala soddisfazioni, a volte ci sembra eccessivo, altre volte
diventa “routine”.
Quale migliore occasione per prenderci una pausa di allegria e
di soddisfazione per il
nostro operato?
E’ stata una bella festa,
trascorsa “in famiglia” e
si è vista anche qualche
lacrima di commozione.
Siamo orgogliosi di pubblicare questa foto, scattata lo scorso 8
novembre in occasione della festa di compleanno della nostra
bella Ida, che ha raggiunto i 90 anni! Sono stati 90 anni non facili, trascorsi tra collegio,
guerra e povertà, sempre
con dignità e coraggio,
tutte doti necessarie ad
affrontare, insieme all’affetto dei familiari, anche
l’ultima sfida: la vita affidata alla dialisi ... e quindi a noi, operatori sanitari della Dialisi.
Non è certo usuale per
noi assistere dei novantenni dializzati, anche se
negli ultimi anni non è
poi tanto raro.
Abbiamo quindi particolarmente gradito l’invito della signora Ida a
festeggiare insieme questo traguardo. Non sempre il nostro lavoro ci
Ed eccoci, immortalati
intorno a Ida, insieme ai
“compagni di viaggio”
dializzati.
Grazie Ida, ci prenotiamo per la festa dei cento
anni, ce l’hai promesso!
Con affetto, il personale
della Dialisi
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Per Anna Candussio e Lucia
Rampado è arrivato il momento
di chiudere con il mondo del
lavoro!
Dopo tanti anni è finalmente
arrivato il momento di dedicare
tutto il proprio tempo alle gioie
della vita. Quando sarete in pensione sarete sommerse da dubbi
amletici: cosa guardare in TV, cosa mangiare a pranzo e cosa a
cena ecc..
Ma non preoccupatevi.... supererete anche questa!!!
Con un pizzico di invidia vi auguriamo noi tutti tanta fortuna!!
Tutti i colleghi della SOC di ostetricia e ginecologia di Palmanova.
IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT
Un saluto di benvenuto a:
• Mara Brescello, Maria Grazia Camarda, Silvia Martorelli
(P.O. di Palmanova)
• Jorge Luis Sfiligoi (Tecnologie, Inv. Approvv.)
• Sara Bologna, Tullia Calligaris, Rita Manias, Marinella Segato,
Daniela Tirelli (Dipartimento di Prevenzione)
• Annarita Crescenzi, Sabrina Moretti (Distretto Ovest)
Un arrivederci e grazie a:
• Loris Pietro Chiumento, Mirella Iacuzzo, Daniela Matone,
Eva Ocretti, Maurizio Pecorari, Francesco Vitale
(P.O. di Palmanova)
• Antimo Di Crosta, Maria Teresa Gulizia, Antonio
Larotonda, Arminio Marangotto, Daniele Marazza,
Valeria Mingolla, Maria Rosa Morassutto, Luca Papinutti,
Lara Stucchi, Clara Venudo (P.O. di Latisana)
• Luca Giacometti, Gabriella Stolf (Dip.to di Prevenzione)
• Marco Zuiani (Tecnologie, Inv. Approvv.)
• Paola Carbone, Marjan Markocic Cronberg, Cristina Ellero,
Odilla Anna Golosetti, Anna Mastellone, Ester Pittonet
(Distretto Est)
• Lucia Buratti, Lorenzo Gnoni, Alessandra Lioi
(Distretto Ovest)
Posta dei lettori Posta dei lettori Posta dei lettori Posta dei lettori Posta dei lettori
BUON NATALE
UN ALTRO NATALE
In quel luogo di dolore
le bianche stanze
sono quasi vuote.
Pochi pazienti
con diagnosi non indifferenti
anche se faticoso
vivono un silenzio dignitoso.
Emerge in camera
sopra un tavolino
una 'Stella di Natale'
rosso infuocato,
è il simbolo visibile
che un Bambino è nato.
Ma loro, gli ammalati,
inermi, assopiti
da malanni inauditi,
a fatica respirano aria
che odora di vita.
Gentile un'infermiera
al meriggio
controlla la temperatura,
misura la pressione,
nel tratto manifesta
gran rispetto
per quelle persone.
Forse si realizza con lei
l'annuncio di bontà che gli Angeli
in quella notte Santa
annunziarono agli uomini di buona volontà.
Si respira così
nel sacrale silenzio in ospedale, l'evento del Natale.
Maria Damonte
Un guizzo di fiamma
si scioglie sui secchi di rame,
la notte è di brina
e gli occhi
si fanno più grandi
in attesa
di un pugno di noci
e una mela....
Rintocchi
di un sogno già antico,
che vibra nel vuoto
sospeso sul nulla
di un outlet.
Vorrei per Natale
la voce
del vecchio bambino,
lo stesso racconto
lo stesso stupore.
Un altro Natale,
un pugno di noci e una mela,
non c'era una madre
e l'acqua gelava nei secchi di rame.
Graziana Ciani
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PICC e Midline: questi sconosciuti
- minor disagio da ripetute venipunture;
- minor rischio di complicanze gravi nella fase dell'impianto
(vedi pneumotorace e punture arteriose);
- minor rischio infettivo;
- possibilità di impianto anche in pazienti con turbe della
coagulazione (vedi piastrinopenia e/o
prove emogeniche alterate);
Da circa un anno ormai in Azienda si sente parlare di PICC e
Midline. Ma cosa sono? Quando si utilizzano? Chi li mette?
Il tutto è iniziato a novembre 2007, quando abbiamo partecipato ad un corso di aggiornamento dove un team medico-infermieristico del Policlinico A. Gemelli di Roma ci ha fatto conoscere
questi nuovi sistemi venosi e la loro
tecnica di impianto. Capendone l'importanza per la nostra realtà lavorativa, abbiamo deciso di iscriverci al
Master di I° livello “Nursing degli
accessi venosi” istituito presso
l'Università Cattolica “A. Gemelli” di
Roma. Al master, oltre alla gestione
degli accessi venosi, ci è stata insegnata, con prove pratiche su pazienti
ricoverati al Policlinico di Roma, la
tecnica di impianto di questi cateteri.
- possibilità di utilizzo intermittente
anche a domicilio.
A novembre 2008 il nostro percorso
di studi è terminato. Da allora abbiamo iniziato a posizionare questi presidi la cui inserzione prevede l'utilizzo dell'ecografo: tale strumento ci
consente di individuare il miglior
vaso degli arti superiori da incannulare e ci guida per tutta la procedura,
garantendo la sicurezza dell'intera
manovra.
Dopo i primi tentativi molto difficoltosi, da circa un anno a questa
parte abbiamo acquisito una buona
manualità ed esperienza, tanto che
l’ospedale di Palmanova risulta essePicc
re la struttura che più utilizza tale
tecnica a livello regionale. Al 30 agosto 2009, infatti, sono stati
posizionati circa 80 cateteri (12 PICC e 68 Midline). Di questo
importante risultato dobbiamo ringraziare sia la Direzione
Aziendale, per averci supportato nella partecipazione al Master,
sia le colleghe dei reparti che si sono occupate della gestione di
tali dispositivi, permettendoci di continuare.
Vediamo nello specifico cosa sono questi sconosciuti.
Dal punto di vista infermieristico,
l'introduzione di questi dispositivi ha
ridotto la tempistica dedicata al reperimento di accessi vascolari, soprattutto nei pazienti con scarso patrimonio
venoso.
Questa nuova tecnica permette di
ampliare la varietà dei presidi a disposizione, aumentando la qualità che
l'Azienda garantisce ai suoi pazienti.
Giovanna Dan
Ilaria Donat
Lorella Mauro
Anestesia e Rianimazione , Medicina,
Nefrologia e Dialisi di Palmanova
Il catetere Midline è un catetere venoso periferico di materiale
biocompatibile (poliuretano o silicone) di media lunghezza:
misura circa 25 cm. Essendo un accesso venoso periferico non è
utilizzabile per terapie iperosmorali, vescicanti. Il Center for
Disease Control di Atlanta raccomanda l'uso di questi cateteri
per terapie infusionali superiori ai 7 giorni, che possono rimanere in sede per oltre un mese.
Il catetere PICC (Perpherically Inserted Central Catheter) è un
catetere venoso centrale ad inserimento periferico, quindi un
catetere centrale a tutti gli effetti e come per i cateteri venosi centrali tradizionali necessita di controllo radiologico post impianto.
Può rimanere in sede per circa 6 mesi ed è utilizzabile per terapie iperosmolari, vescicanti e NPT (Nutrizione Parenterale
Totale).
La novità di questi presidi è che possono essere inseriti dagli
infermieri, con la giusta preparazione e formazione.
Ma perché utilizzare questi cateteri, considerando il fatto che il
loro costo è più elevato rispetto ai presidi centrali e/o aghi cannula utilizzati finora? La risposta si trova valutando alcuni aspetti che riguardano innanzitutto il paziente:
Midline
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Al lavoro con i guanti
guanti con polvere lubrificante. Le manifestazioni allergiche,
talora anche gravi, sono di vario tipo: più frequenti sono le dermatiti, ma sono possibili anche quelle inalatorie, come ad esempio l’asma.
In questi casi, la soluzione radicale è rappresentata dall’utilizzo
dei guanti costituiti da materiali sintetici. Al riguardo teniamo
presente che vi è un problema di costi, infatti i guanti latex-free
possono costare fino a 20 volte più di quelli in lattice. Ma va detto
che la salute non ha prezzo! Come prassi, i guanti “ipoallergenici” vengono forniti al lavoratore su prescrizione del medico competente.
In ogni caso, è bene che nei vari reparti vi sia sempre una dotazione di guanti privi di lattice, ciò in quanto vi possono essere
anche pazienti con sensibilizzazione al lattice.
I guanti sono sicuramente un “prodotto di largo consumo” in
sanità; tanto per avere un’idea, la nostra Azienda (compresi i
distretti e le case di riposo), nei primi dieci mesi di quest’anno, ha
utilizzato circa un milione e duecentomila paia di guanti (dati
cortesemente forniti dalla nostra Farmacia), il che non è certamente poco, anche in termini di costi. Ma di cosa sono fatti i
guanti?
I materiali costituenti e quindi le caratteristiche variano:
1) lattice, sostanza di origine naturale ricavata dall’albero della
gomma; vi vengono aggiunti additivi che conferiscono al guanto
elasticità, resistenza alla trazione, permeabilità e tenuta. I guanti
in lattice sono di norma sottili, aderenti e confortevoli ed il loro
uso non influisce sulla destrezza e sensibilità tattile. Da evitare il
contatto con oli, grassi e idrocarburi, ad esempio la benzina;
2) vinile, ottenuto per polimerizzazione del cloruro di vinile. E’
resistente all’usura ed agli
agenti chimici, come acidi e
basi. E’ alternativo al lattice,
ma presenta debole resistenza
meccanica (facili rotture) e
bassa elasticità; può, però,
venire
elasticizzato.
Assolutamente da evitare il
contatto con solventi come il
toluene e l’acetone;
3) nitrile, ottenuto per copolimerizzazione di acrilonitrile, butadiene e stirene; ha
buona resistenza all’abrasione,
alla perforazione ed ha un’elevata elasticità. Va assolutamente evitato il contatto con
solventi come l’acetone ed
acidi come quelli solforico e
nitrico.
Infine, nell’utilizzo dei guanti
vanno osservate alcune raccomandazioni:
- lavare le mani con saponi
prima di indossarli;
- non usare anelli, bracciali
od orologi;
- gettare via i guanti immediata
mente dopo averli tolti, mettendoli nel contenitore per rifiuti
speciali;
- non indossare guanti in lattice
in presenza di colleghi o
pazienti che presentino manifestazioni allergiche (chiedere
sempre ai pazienti se conoscono il loro stato di sensibilizzazione).
Giuliano Nardini - Medico Competente Aziendale
I diversi tipi di guanti devono rispondere a complessi requisiti
normativi e tecnici, che per brevità non stiamo qui ad elencare.
Sulle confezioni vengono, comunque, riportati dati importanti:
taglia, data di produzione e/o scadenza, marcatura CE, indice di
protezione, precauzioni d’uso, categoria del dispositivo di protezione, alcuni pittogrammi che corrispondono ai rischi o alle
applicazioni, sostanze potenzialmente allergizzanti contenute,
modalità di impiego. Viene riportato anche l’indice AQL (livello
di qualità), importante perché indica la percentuale di guanti
difettosi che ci aspettiamo di trovare in un lotto di produzione (è
infatti ammessa una certa difettosità).
I guanti, come dispositivo di protezione individuale (DPI)
assolvono alla funzione di protezione nei confronti del rischio
biologico, ma anche di quello chimico (pensiamo ad esempio ai
disinfettanti).
Nell’interazione operatore-paziente (anche quest’ultimo va evidentemente salvaguardato!), per quanto riguarda il rischio biologico, i guanti possono essere sterili o non sterili. Quelli sterili,
altamente impermeabili, vengono utilizzati per interventi chirurgici, manovre invasive, contatto prolungato con liquidi biologici.
I guanti non sterili vengono, invece, normalmente utilizzati
per prelievi, endovenose o intramuscolo, medicazione di ferite
chirurgiche, igiene del paziente, decontaminazione e pulizia di
dispositivi medici, trasporto di campioni biologici, ecc.
Tutte le qualità positive dei guanti in lattice, di gran lunga i più
utilizzati, possono però venire vanificate dalle frequenti allergie
dovute alle proteine del lattice, soprattutto quando si utilizzano
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Il ruolo prezioso dei volontari
familiari, nonché al fine di conoscere i servizi aziendali ed i percorsi per accedervi.
Le Associazioni hanno ricevuto un modulo per raccogliere la
loro disponibilità a partecipare alle Commissioni Aziendali
Qualità, delle quali è previsto, a breve, il rinnovo.
Lo scorso 20 ottobre 2009, il Direttore Generale dell’Azienda
per i Servizi Sanitari n° 5 “Bassa Friulana”dott. Paolo Bordon, ha
indetto una riunione invitando le Associazioni di Volontariato
presenti sul territorio della “Bassa Friulana”. All’incontro erano
presenti circa una ventina di Associazioni e, dopo l’esposizione
delle finalità della riunione da parte della
Direzione, i vari referenti
hanno presentato la propria associazione ed i
campi di azione di propria competenza, sottolineando le aspettative
relative all’incontro stesso.
Si è convenuto di
demandare all’Azienda
Sanitaria il coordinamento
dell’azione
delle
medesime Associazioni,
per evitare sovrapposizioni e dispersione di
risorse e per creare una
rete anche fra le associazioni stesse.
Viene infatti evidenziata l’opportunità di condividere le specificità delle singole associazioni per poter meglio affrontare eventuali problematiche che possono presentarsi.
Altro elemento emerso è la necessità, da parte dei volontari, di
poter seguire un percorso di informazione/formazione, soprattutto riguardo al modo migliore di accostarsi al malato e ai suoi
A disposizione dei
partecipanti materiale
informativo, depliant
e copie del notiziario
aziendale “A.S.S.ime
per 5 minuti” realizzato
dall’Azienda.
L’incontro si è concluso con l’invito a due
eventi di prossima
realizzazione: il convegno su “Economia
Sociale
e
Bene
Comune” a Latisana e
la Conferenza dei
Servizi a Marano
Lagunare.
L’iniziativa è stata
apprezzata da tutti i presenti ed è emerso un quadro significativo e ricco, soprattutto dal punto di vista umano e sociale, che
fotografa una presenza del Volontariato ampia e capillare.
In nome della madre
mo noi, è un evento naturale, semplice e
commovente, che avviene milioni di volte al
giorno nel mondo.
“Gli uomini hanno bisogno di parole per
consistere, quelle dell’angelo per me erano
venute da lasciar andare. Portava parole e
semi, a me ne bastava uno”
Un libro con poche pagine, scritto quasi in
punta di piedi, che descrive una storia universale, famosissima, ma che qui viene raccontata con una sensibilità e una semplicità
senza uguali.
E’ la Natività, ma raccontata in prima persona da Maria (Miriam) che sembra una
ragazza come tante, in una realtà difficile,
che all’improvviso riceve un dono più grande di lei. E l’incredulità di Giuseppe (Josef),
il suo tormento, l’angoscia per le conseguenze e la decisione comunque di sposare
Maria, per amore, contro il parere del villaggio e contro le regole.
Un gioiellino di lettura per tutti, credenti e
non.
“Entra Josef, questo adesso è tuo figlio”.
Intanto Maria pensa, osserva, parla con il
suo grembo, come tutte le mamme del
mondo. Si mette in cammino per il censimento a Betlemme (Bet Lèhem) dove dà alla
luce suo figlio in una stalla. Ma non c’è niente di divino, di religioso per come intendia-
Aldo Iop
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Avventura andalusa in mountain bike
(seconda parte)
ti. La gente è concentrata in piccoli paesini, le costruzioni isolate
sono inesorabilmente vuote e cadenti, le pareti incrinate da un
sole implacabile. La terra ha vinto, come sempre.
Giorno 3, IL DESERTO DI TABERNAS
Abbandoniamo l’Hotel La Sierpe, gli animali imbalsamati, i
denti di cinghiale e la splendida foresta intorno, direzione sud:
attraversiamo inizialmente l’altopiano dalla terra bianca e rossa,
poi le mille curve della Sierra
de Baza e infine scendiamo
verso Tabernas, il caldo, il
vento ed il suo deserto.
Finalmente di nuovo in
mountain bike: ci attendono i
canyon, scavati dall’acqua e
dove l’acqua corre a tratti in
superficie, per sparire nei
lunghi mesi della torrida
estate. Siamo nella polverosa,
sassosa e aspra Arizona (questa somiglianza ha fatto sì che
negli anni ‘70 venisssero girati qui più di 400 film
western): temperatura superiore ai 30°, vento asciutto,
cespugli verdi e conigli selvatici che fuggono al nostro
avanzare. Ci inoltriamo nelle
ramblas, così vicini e pur così
lontani dalle consuetudini,
chiusi tra mura di terra; ci
riposiamo sotto le palme dove hanno girato pezzi di “Laurence
d’Arabia”, risaliamo sentieri e colline tanto imponenti quanto
aleatorie, dove l’azione erosiva dell’acqua ha disegnato profonde
rughe su di una superficie liscia e fragile.
A fine giornata Katia e Giorgio decidono di entrare a visitare
uno dei due finti villaggi western; roba da turisti, paragonabile
alle sfere di vetro con gondole e neve. Rinuncio, salgo sulle montagne intorno, ho bisogno della terra e dei miei pensieri, appuntamento alla macchina tra due ore.
Ritornano con bandane e cappelli western, hanno fatto un giro
in calesse, sono stati nel saloon, forse anche una sparatoria: ancora peggio di quanto pensassi. Scopro poi dalle foto che i due
hanno familiarizzato con il finto (!) ubriacone del saloon. Mah !
Basta scemenze, si rimonta in macchina e via, si va a Las
Negras, Cabo de Gata.
Al rientro prendiamo un’improbabile
scorciatoia e veniamo
premiati: il bordo
della strada è un giardino fiorito, cesti di
fiori bianchi e colorati, ignari, in mezzo ad
aridi sassi striati di
rosso.
Serata in locale
affacciato sul porto di
un paesino microscopico, pavimento inclinato, mangiamo (e
beviamo) benissimo;
rientro in hotel, buio
pesto, 30 km all’ora,
difficoltà di messa a
fuoco.
GIORNO 6
E’ notte, la spiaggia di Agua Amarca risuona del rumore dei
sassi che rotolano, spinti dalla risacca.
Le poche luci del paese arrivano a mala pena a illuminare il
bagnasciuga, oltre è il vuoto e il buio sul mare e domani si rientra.
Maurizio Andreatti
GIORNO 4 e 5, IL CABO DE GATA
I due giorni si estendono e si sovrappongono, l’uno dentro l’altro e nelle pieghe dei giorni si confondono tra loro i sentieri sopra
la costa alta e ripida, le discese, i lunghi e sassosi sterrati, le baie
calde e sabbiose: luce, vento e sorpresa.
E’ un percorso tanto strepitoso quanto vario e impegnativo, con
inizio arcigno e ripido e poi veloci colline, stelle e mare, fino a
quando il sentiero ci avvolge in strette spire per poi allungarsi
improvvisamente in mezzo ad un ghiaione e perdersi infine nella
sabbia. Si risale la montagna e, come un anno prima, non intercetto l’inizio del sentiero: tra bianchi sassi e cespugli spinosi, veramente spinosi, direzione su; se Giorgio e Katia recitano improperi, dovendo come me portarsi la bici sulle spalle, lo fanno sottovoce. Prima di arrivare ad Agua Amarca l’altopiano si presenta
vuoto e pieno, grovigli d’erba e palme nane, allo stesso tempo
ostile e accogliente. Non è l’altopiano, è la vita che è così.
La striscia di pianura compresa tra la sierra del Cabo de Gata e
il mare ha un profilo basso, sfuggente, ma è il solo luogo dove il
confronto tra l’uomo e la terra è visibile, le piante ad inseguire
l’acqua nascosta e a disegnare misteriosi segni tortuosi e interrot-
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Il mâl di schene
Tancj di nô a àn vût mâl di schene almancul une volte te vite e
inde plen di libris che a fevelin dal argoment, e tantis a son lis
curis che vegnin proponudis ai pazients: massoterapie, tens, gjinastiche, agopunture...stant che il mâl di schene al è un probleme
tant intrigât, li che a si incrosin tantis causis e tancj elements difarents dificii di disberdeâ. Il mâl di schene a nol ven dome par vie
che i agns a passin e lis comissuris a si fruin, ma dispès i dolôrs
di schene a saltin fûr di ducj chei piçui sbalis che o fasin vie pal
di, ogni di, cence inacuarzisi, par esempli cuant che a sfuarcin la
schene intune maniere ancje lizere ma continue o di che altre
bande cuant che o fasin sfuarçs esagjerâts, o cuant che si movin
pôc o in maniere sbaliade.
Cussì dit e fat a scomencin a vignî fûr tancj dolôruts, simpri
plui dispès e simpri plui fastidiôs, te cervicâl, o te schene a dret
dai lombui, o dolôrs che a corin jù pe gjambe, (come che e sucêt
te siatalgjie) fin che il probleme si struture e al devente cronic.
La plui part dai pazients che van a fasi viodi dal fisioterapist a
son za di cheste fate, li che ormai il probleme no si pues plui curâ
ma si à dome di cirî di no lâ in piês. E alore ce ise di fâ? Tal câs
fortunât che il mâl al passi (par intant) cuntune punture o cun
cualchi pirule, il pazient al dismentee il mâl e al continue - ancje
magari cence savê - cui sbalis di posture o di moviment che o vin
dite prin. Vê alore che chest scrit al vûl inviâus a fâ un pensament: lis terapiis a coventin e a van ben par cirî di fâ lâ vie il mâl
o la rigiditât, ma se no lin a justâ il nestri mût di fâ te posture e
tal moviment e soredut se no fasin cun regolaritât un pôc di gjinastiche no podìn pensâ di risolvi une situazion che je stade agns
par imbastîsi e che cumò nus da dolôrs.
A chei pazients che vegnin ca di me ur fâs simpri chescj esemplis: un che al à mâl di schene cronic al è come ducj chei pazients
che a scugnin di fâ esamps o curis cuntune regolaritât; se no ju
fasin e va di mieç la lôr salût. E ancjemò: se o fâs esercizi cun
regolaritât o rivi ancje a cori par une ore di file, ma se o moli di
alenâmi o torni come prin, e cussì se moli di fâ gjinastiche la schene e torne a dulî come prin. O crôt che ducj podin cjatâ dîs minûts
vie pal dì par vê cure de schene: i esercizis che us propon cumò a
son une vore sempliçs e si pues fâju in cjase cence imprescj di
sorte. Ogni esercizi si à di tornâ a fâlu par 3-4 voltis di file e la
posizion e va tignude par almancul 30 seconts, se però o vês problemis particolârs al è miôr prime di tacâ di lâ a fevelâ cuntun
espert.
Molti di noi hanno sofferto di mal di schiena almeno una volta
nella vita e ci sono scaffali interi di libri ed articoli che trattano
l’argomento, e numerose sono le cure proposte: massotrapia,
tens, ginnastica, agopuntura…a dimostrazione del fatto che si
tratta di un problema estremamente complesso in cui elementi
anche molto diversi tra loro si incrociano a formare una trama talvolta molto difficile da sbrogliare. Il mal di schiena non viene
solo perché gli anni passano e le articolazioni si usurano. Spesso
i dolori alla colonna sono la somma di tanti piccoli errori che noi
commettiamo durante la nostra vita, muovendoci in modo sbagliato, sollecitandola in modo continuato ed esagerato o perché
ci muoviamo poco o in modo non corretto. E così ad un certo
punto iniziano piccoli, fastidiosi e sempre più frequenti dolori al
collo, in zona lombare o lungo la gamba, come nel caso della sciatalgia, fino a quando il problema si struttura e diventa cronico.
La maggior parte dei pazienti che noi fisioterapisti vediamo
sono da tempo entrati in questa fase cronica in cui oramai il problema non si può risolvere, ma semplicemente gestire. Allora che
cosa fare?
Nella fortunata evenienza che tutto si risolva con una puntura
o qualche pastiglia, lo dimentichiamo e continuiamo la nostra esistenza fatta dei soliti errori di cui sopra. Il mio intervento vuole
essere uno spunto per una riflessione: vanno bene le terapie per
cercare di risolvere il dolore o l’irrigidimento, ma se non correggiamo lo stile di vita e non facciamo regolarmente della ginnastica non possiamo pensare di modificare una situazione che ha
impiegato degli anni a strutturarsi in tal modo. Ai pazienti che
tratto faccio sempre questi esempi: un lombalgico cronico è come
un qualunque altro paziente che deve eseguire cure od esami
routinari; non può non farli, perché ne va di mezzo la sua salute.
E ancora se correndo regolarmente riesco a raggiungere l’ora di
corsa, smettendo di allenarmi perdo questa capacità che ho
acquisito con l’allenamento costante. Se smetto di fare ginnastica,
non vedo perché la schiena non dovrebbe tornare allo stato di
prima. Penso che si possano trovare dieci minuti al giorno da
dedicare alla propria colonna.
Gli esercizi che vi propongo ora sono molto semplici e si possono fare in casa senza attrezzature particolari. Ogni esercizio va
mantenuto per almeno 30 secondi e ripetuto 3-4 volte. Se però ci
sono problemi è meglio prima rivolgersi agli esperti.
Ivano Formentini Servizio Recupero
e Rieducazione Funzionale
Fig.1
Fig.2
Fig.3
Chest esercizi chi al va benon pai muscui de colone vertebrâl
Par tirà i muscui dal daur de cuesse.
Chest al va ben par meti in tension la muscoladure da bande
basse dal fîl de schene (dorso-lombâr).
Fig.4–5 Al è un bon mût par mobilizâ lis comissuris dal fîl de schene
Fig.6
L’estension dal trat lombâr di stant distirâts al lasse spostâ il
nuclei polpôs tal mieç de vertebre, lontan di lì che a saltin
fûr lis lidrîs dal siatic, e cussì cale la compression e va in
miôr la siatalgjie. Chest esercizi si pues fâ plui voltis vie pal
dì.
Fig.1
Ottimo esercizio di allungamento posturale per i muscoli
della colonna.
Fig.2
Per l’allungo dei muscoli posteriori della coscia.
Fig.3
Questo serve ad una messa in tensione della muscolatura
della colonna bassa (dorso-lombare).
Fig.4–5 E’ un ottimo modo per mobilizzare le articolazioni della colonna.
Fig.6
L’estensione del tratto lombare da prono permette di spostare il
nucleo polposo dei dischi verso il centro della vertebra, lontano
dall’emergenza delle radici dello sciatico, riducendone la
compressione con notevoli benefici in caso di sciatalgia.
Da ripetere anche più volte al giorno.
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Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi
Audit Civico Regionale
Rapporto 2007-2008
E’ a disposizione sul sito dell’Agenzia Regionale della Sanità alla pagina http://www.ars.sanita.fvg.it l’elaborato prodotto a conclusone del
primo ciclo di Audit Civico svoltosi a livello regionale nel 2007-2008. La
pubblicazione è la sintesi di un lavoro di conoscenza reciproca, condivisione di obiettivi e osservazione del sistema sanitario, svolto grazie alla
cooperazione tra rappresentanti dei cittadini e aziende sanitarie che si
sono costituiti nelle equipe locali. Questa collaborazione ha permesso di
evidenziare standard di qualità e di indicare criticità e aree di miglioramento presenti nel Sistema Sanitario Regionale.
Presso l’ASS n°5 “Bassa Friulana” in prosecuzione del progetto regionale, si è appena concluso il secondo ciclo di raccolta dati, tramite questionari e griglie condivisi, che ha coinvolto alcune delle strutture aziendali non valutate nel primo ciclo.
INCONTRI LITURGICI NATALIZI
- Incontro di preghiera mensile ogni primo venerdì del mese alle ore
13.30 presso la Chiesa dell'Ospedale di Palmanova.
- Celebrazione della Liturgia eucaristica ogni sera alle ore 19.00 presso la
Chiesa dell'Ospedale di Palmanova
- Incontro di preghiera in preparazione al Natale venerdì 18 dicembre
alle ore 13.30 presso la Chiesa dell'Ospedale di Palmanova
- Santa Messa di Natale alle ore 10 presso il soggiorno del reparto di
Medicina di Palmanova
- Santa Messa di Natale il 26 dicembre presso la Chiesa
dell’Ospedale di Palmanova
- Santa Messa della notte di Natale alle ore 24 presso la cappella
dell’Ospedale di Latisana
- Santa Messa di Natale alle ore 16.30 presso la cappella
dell’Ospedale di Latisana
- Santa Messa di Natale alle ore 10 presso la cappella
dell’Ospedale di Latisana
Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione
La redazione augura a tutti un buon Natale e un sereno 2010
A.S.S.ieme per 5 minuti
Periodico Bimestrale
dell’Azienda per i
Servizi Sanitari n. 5 ”Bassa Friulana”
Anno IV - Numero 22
dicembre 2009
Reg. presso il trib. di Udine
n. 29/06 del 28.06.2006
Direttore responsabile
Daniela Gross
Questo giornale é
stampato su carta riciclata
Redazione
Tiziana Bonardi
Patrizia Brunetti
Antonella Di Pangrazio
Melania Fichera
Marco Luigiano
Meri Marin
Giulia Morsut
Chiara Obit
Simona Schepis
Paola Virgolin
Contatti
Tel. 0432-921444
Fax. 0432-921500
E-mail:
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Posta interna : Redazione giornale
c/o Ufficio Relazioni con il Pubblico
Impaginazione e Grafica
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Loghi
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Stampa
GRAFICHE FILACORDA
viale Palmanova, 464/28
33100 Udine - Italy
tel. +39 0432 522 276
http://www.grafichefilacorda.it/
Il disegno della prima pagina é
stato realizzato da Tiziana Tellini
Pronto Soccorso e Medicina
d’Urgenza di Palmanova, a cui vanno
i ringraziamenti della Redazione
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A questo numero hanno collaborato:
Maurizio Andreatti
Luciano Andrian
Paolo Bordon
Graziana Ciani
Maria Damonte
Antonella Di Pangrazio
Giovanna Dan
Tecla Del Dò
Ilaria Donat
Ivano Formentini
Mauro Lorella
Vito Luigi Lombardo
Giuliano Nardini
Aldo Iop
Fabio Predonzan
Ranieri Zuttion