giornale natale 3_12.qxp - Azienda per l`Assistenza Sanitaria n. 2
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04/12/2009 10.17 Pagina 1 Periodico di informazione dell’A.S.S. N. 5 “Bassa Friulana” giornale natale 3_12.qxp La frenetica attività di queste settimane con l’impegno che state proferendo per garantire i servizi di prevenzione, assistenziali, clinici o quelli ammini strativi e tecnici non può non farci notare che vi è, nell’aria, l’atmosfera sempre magica e parti colare che contraddi stingue l’avvicinarsi alle Feste Natalizie. Per tutti, credenti e non, è comunque un momento di riflessione , una “pausa” utile a capi re che la quotidianità non potrà mai sopraffa re la Magia di questi attimi che fin da bambini ci ha accompagnati fedeli nell’interpretare un rito che nello stesso tempo vuole essere “anti co” per la sua lontana origine, ma “moderno” per l’attualità dei suoi valori. Quante volte abbiamo provato nel vivere queste particolari gior nate la sensazione di “gioia” per la possibilità che ci è data di condividere questi attimi con chi più amiamo e desideriamo e nel contempo incupirci di “tristezza” per le preoccupazioni di un presente a volte impervio o per l’assenza al nostro fianco di persone a noi care. Il Natale può racchiudere tutte queste contraddittorie emozioni come nessuna altra festa dell’anno e consentirci di riflettere sui “valori” e il significato di questa ricorrenza che va aldilà della mera credenza religiosa. Sono felice nel pensare che molti dei nostri operatori segnano il loro vivere praticando la “generosità” e divulgando la cultura del “dono”, quale impegno di vita, costantemente durante tutto l’anno e dobbiamo essere orgogliosi nel sapere che molti sono occupati in missioni umanitarie laddove vi è più bisogno ed in particolare in Africa. La coincidenza delle Festività Natalizie con la fine/inizio dell’anno ci impone ulteriori consi derazioni. Per ognuno di noi è tempo di riflet tere su cosa è stato e su quanto vorremmo che sarà. Sicuramente l’impe gno che è stato profuso nel corso di questo anno ha portato ancora una volta al raggiun gimento di molti obiet tivi prefissati e ciò che non è stato possibile concretizzare rappre senterà uno stimolo di crescita per l’anno 2010. La preoccupante crisi economica che ha attraversato l’intero pianeta ha contrasse gnato l’anno trascorso entrando, a volte, nelle nostre case e colpendo molte famiglie, anche le nostre. Di un tanto anche il Sistema pubblico ne ha risentito e ne risentirà per il prossimo futuro, ma partiamo in vantaggio perché l’umanità, i valori, la professionalità e la competenza presente in tutti Voi sono una ricchezza inestimabile ed é con questa consapevolezza che immaginiamo un 2010 più sereno e prosperoso. Dovremo stare vicini e non divi derci, ascoltare e non essere sordi. Consentitemi di ringraziarVi per tutto quanto avete fatto nel corso di quest´anno 2009 e auguro a Voi e a tutte le Vostre famiglie i miei più sentiti Auguri di Buon Natale e Felice Anno 2010. Paolo Bordon giornale natale 3_12.qxp 04/12/2009 10.17 Pagina 2 Il dialogo con i cittadini La rete di sostegno comunitaria: esperienze e opportunità Gli anziani, i ricordi e gli affetti. Auto-mutuo aiuto Lo scorso 2 dicembre si è tenuta nella vecchia pescheria di Marano Lagunare, rinata a Sala Convegni, l’annuale Conferenza dei Servizi della nostra Azienda. Come nelle altre occasioni, la Conferenza ha rappresentato un momento importante di vera partecipazione e reale confronto tra Azienda Sanitaria e i cittadini, gli Enti locali, il Volontariato. Il leitmotive delle Conferenza di quest’anno è stato sicuramente il Mondo del Volontariato che nelle sue più diversificate forme crea quella meravigliosa rete di sostegno comunitaria sulla quale cittadini ed Enti pubblici possono fare affidamento. Il nutrito programma ha avuto inizio con i saluti del Sindaco di Marano Mario Cepile, è proseguito con la presentazione della Conferenza, del Bilancio 2009 e delle prospettive 2010 della nostra Azienda da parte del Direttore Generale dott. Paolo Bordon e con l’intervento del Sindaco di Cervignano del Friuli nonché Presidente della Conferenza dei Sindaci, Pietro Paviotti. Sotto la regia del moderatore dr. Maurizio Andreatti, Direttore Sanitario dell’Azienda “Bassa Friulana”, gli interventi si sono susseguiti fra relazioni degli addetti ai lavori e racconti di esperienze vissute di cittadini e volontari. Estremo interesse hanno suscitato gli spunti dei vari relatori: da Ornella Schiff, infermiera di comunità del Distretto Sanitario Ovest, che ha focalizzato la propria relazione sulla nutrizione artificiale domiciliare a Ugo Colonna, direttore del reparto di Anestesia (Terapia del Dolore) di Latisana e Gianni Iacuzzo, medico di medicina generale e referente del Gruppo Territoriale di San Giorgio di Nogaro, che hanno presentato risultati e progetti del loro apporto in Azienda per quanto riguarda il dolore come “nemico”, da Ranieri Zuttion, responsabile dell’Area Welfare, che ha affrontato l’argomento della rete di sostegno comunitaria, a Mario Corbatto, direttore del Distretto Sanitario Ovest, che ha studiato la possibile relazione tra il mondo del volontariato e quello dell’Azienda Sanitaria ed, infine, a Marco Scarbolo, responsabile del Servizio Epidemiologia-Sistema Informativo, che ha concluso con una relazione sull’accessibilità ai servizi sanitari offerti, C.U.P., Call Center e P.A.C.S. Il dibattito che ne è seguito ha sicuramente fatto nascere riflessioni ed argomentazioni che sono alla base di una continua ricerca di nuove soluzioni e di future opportunità, tanto che questa Redazione ha deciso di proporre le sintesi degli interventi a chi non ha potuto assistere alla Conferenza, iniziando con quella di Ranieri Zuttion e dando appuntamento ai lettori con le altre relazioni nei prossimi numeri. Antonella Di Pangrazio - Direzione Sanitaria Aziendale Nel corso degli ultimi decenni e soprattutto nella nostra regione, si é delineato uno scenario demografico influenzato da un vistoso e progressivo invecchiamento della popolazione, accompagnato dalla crescita esponenziale dell'incidenza di malattie cronico-degenerative. Accanto a questo fenomeno, assistiamo a profonde trasformazioni sociali che, anche nelle nostre terre, si caratterizzano per una maggior presenza di logiche privatistiche ed individualistiche nei modelli di convivenza civile. Se a tutto questo aggiungiamo l’impatto sui tessuti comunitari dei nuovi sistemi occupazionali e le problematiche connesse ai processi migratori, possiamo seriamente porci il problema della tenuta e della sostenibilità di un sistema di protezione sociale (di welfare) così come oggi lo conosciamo. Fino ad oggi la risposta è consistita in un’azione di sostanziale “ricalibratura” degli elementi in gioco ma in realtà, ora si vede bene che la situazione domanda un nuovo paradigma di riferimento. È richiesta una modificazione profonda dell’assetto delle politiche sociosanitarie per fare spazio a nuovi modelli, pur senza rimettere in discussione i principi di solidarietà ed eguaglianza che hanno caratterizzato l’avvento dei sistemi di welfare attuali. Questa modificazione profonda dell’assetto (culturale, organizzativo, professionale, normativo, …) ha un suo specifico asse portante: il principio di sussidiarietà. Non si tratta banalmente, come talvolta si sente dire, di dare più spazio al privato. Si tratta, al contrario, di immaginare e costruire un nuovo sistema di tutele pubbliche che si fondi, prima di tutto, sulla libera assunzione di responsabilità delle famiglie e delle comunità, promossa e sostenuta dai servizi istituzionali. La nostra Azienda ha da tempo intrapreso questa strada; con progetti rivolti alle persone con problemi di salute mentale ed alle loro famiglie, con interventi progettuali a favore delle persone anziane, fragili o in condizione di non autosufficienza (Nonos), con la riorganizzazione dei servizi infermieristici domiciliari (infermiere di comunità), con progetti a favore di persone con problemi alcol correlati. Molto è stato fatto, ma molto si può ancora fare. L’azione di sussidiarietà promozionale, cioè di un intervento pubblico che attivamente susciti la nascita e lo sviluppo di forme auto-organizzate (di famiglie e cittadini disposti a coinvolgersi) per affrontare i problemi che la condizione delle persone anziane non autosufficienti porta con sé, può trovare nuove forme di espressione. Penso, ad esempio, che si possa immaginare una maggiore incisività di quell’azione che i teorici della community care chiamano “intrecciamento”: intessere relazioni collaborative tra servizi pubblici e soggetti comunitari per gestire ancora meglio alcu- 2 giornale natale 3_12.qxp 04/12/2009 10.18 Pagina 3 ne aree di intervento a favore della popolazione anziana come l’accoglienza, il sostegno relazionale, l’informazione sui servizi, la raccolta e la trasmissione delle osservazioni e delle segnalazioni… Un’importante area di sviluppo è, certamente, quella che prevede di realizzare precise strategie di intervento per raggiungere una maggior capacità del sistema di conoscere e gestire le situazioni di fragilità che non si sono ancora costituite come domanda di servizi. Questa capacità “di presa in carico” dei bisogni inespressi della popolazione anziana rappresenta, secondo me, una effettiva nuova opportunità per incrementare la rete di sostegno comunitario. In questa prospettiva voglio segnalare gli studi recentemente realizzati insieme a due colleghe, riguardo lo sviluppo di strumenti per la mappatura della fragilità di un territorio e delle strategie di presa in carico anticipata che si possono realizzare. In sintesi, i risultati che sono emersi da tali studi dimostrano che esi- ste un’importante quota di persone anziane che non sono conosciute dai servizi territoriali, ma che presentano importanti livelli di fragilità o di non autosufficienza. Per queste persone è importante prevedere nuove e diversificate strategie di intervento per ritardare il più possibile la comparsa di fenomeni che comportino una più grave condizione di non autosufficienza e, nel contempo, sostengano la famiglia evitando che arrivi al punto di “scoppiare” prima di chiedere di essere aiutata. In queste strategie, credo che le reti informali ed auto-organizzate della comunità possano rivestire un ruolo cruciale. E’ con loro, infatti, che si possono realizzare proficue collaborazioni per costruire una rete di sostegno sempre più efficace per le persone più fragili delle nostre comunità. Ranieri Zuttion Area Welfare Se l’immagine va in P.A.C.S. gruppo di riferimento tecnico-scientifico) ed un livello aziendale Prima di parlare di questo progetto è bene spiegare cosa sia un (composto da un gruppo di lavoro multidisciplinare). All’interno PACS. L’acronimo inglese PACS significa “Picture Archive and del gruppo di lavoro aziendale, l’azienda individua un referente Comunications System” e con tale sigla si identifica un sistema unico, che, per la nostra Azienda è la dr. Claudia Giuliani. per la refertazione, archiviazione e trasmissione di bioimmagini La copertura totale dei vari settori clinici è un obiettivo primaacquisite da diverse modalità di imaging diagnostico in formato rio da raggiungere per i digitale. E’ intuitivo che tale passi successivi; inizialsistema, a grande valenza mente il sistema PACS tecnologica, diventa uno regionale garantirà la strumento fondamentale copertura delle seguenti per il sistema informativo discipline cliniche: sanitario, sia che si tratti di Radiologia, Medicina un ospedale, sia che si tratti Nucleare e Cardiologia. di un distretto o di una Altre discipline cliniregione. che (radioterapia, endoNel mondo tale sistema è scopia, ecc...) saranno già molto diffuso con innuimplementate gradualmerevoli esempi sia nel mente, secondo una scanord America che in letta di priorità da defiEuropa (molto sviluppato nire. nella vicina Austria). In Italia vi sono diverse realtà Una prima parte del che hanno adottato tale progetto, già portata a sistema per lo più a diffutermine, è consistita sione ospedaliera o territonella realizzazione di riale, come in Romagna o in interventi di rinnovo Toscana. della tecnologia biomeNella nostra regione esidicale in radiodiagnostiste un sistema PACS nell’Azienda Ospedaliero Immagine tratta dal sito dell’Agenzia Regionale della Sanità http://www.sanita.fvg.it/ ca, in modo che tutte le apparecchiature radiologiche potessero dialogare in formato Universitaria “Ospedali Riuniti” e nell’Istituto di Ricerca e Cura digitale. a Carattere Scientifico “Burlo Garofolo” di Trieste. Attualmente si stanno espletando le procedure della gara di acquisizione. In conclusione il progetto PACS è regionale nel La Giunta Regionale del F.V.G. ha deliberato nel 2007 l’autorizsenso di estensione territoriale dell’impianto e deve essere percezazione per la realizzazione di un sistema PACS multidisciplinapito come progetto fortemente partecipato dalle Aziende. re territoriale ad “estensione regionale”, da realizzarsi in tre anni Sarà quindi fondamentale la garanzia di una attività di inforcon una previsione di spesa di 12 milioni di Euro. mazione e formazione continua e diffusa. Il modello proposto è di tipo multidisciplinare, cioè darà risposta alle esigenze dei vari centri “produttori” (radiologia, cardiologia, medicina nucleare, radioterapia, endoscopia, anatomia patologica, ecc …) e “consumatori” (reparti ospedalieri, strutture territoriali, ecc ...) di bioimmagini. Vito Luigi Lombardo - Fabio Predonzan Radiologia Latisana e Palmanova La struttura organizzativa del progetto prevede un livello centrale (composto da un gruppo operativo multidisciplinare ed un 3 10.18 4 GLI ABSTRACT DI TUTTI I CORSI CHE L’AZIENDA PROPONE SONO DISPONIBILI SUL SITO: http://ecm.sanita.fvg.it/ecm/OFRCatalogo.jsp . 04/12/2009 Per eventuali informazioni ci si può rivolgere al proprio referente di dipartimento o all’Area di Formazione Aziendale (0432/921440-496 3316885997) , per le Strutture afferenti a Palmanova, e al numero 0431-520354 per le Strutture afferenti a Latisana). Possibili variazioni o integrazioni del programma verranno comunicate quanto prima. giornale natale 3_12.qxp Pagina 4 Corsi in programma nei mesi di dicembre 2009 gennaio febbraio 2010 giornale natale 3_12.qxp 04/12/2009 10.19 Pagina 5 I nostri incentivi contrattazione nazionale. Tale fondo può essere, inoltre, annualmente incrementato: 1. dalle risorse aggiuntive regionali, che annualmente vengono destinate per la realizzazione di obiettivi strategici individuati dalla Giunta Regionali; 2. da una quota fino ad un massimo dell’1% del monte salari riferito all’anno 2001. Quest’ultimo incremento è subordinato alla chiusura del bilancio aziendale in utile o pareggio. Non è pertanto erogabile qualora il bilancio dell’Azienda chiuda in perdita. Di un tanto vi è evidenza per quanto riguarda i saldi incentivi 2008. La Giunta Regionale ha, infatti, con deliberazione nr. 1953 del 27.08.09, preso atto che il bilancio consuntivo anno 2008 dell’Azienda Sanitaria, n. 5 “Bassa Friulana” chiude con una perdita di 1.441.047 euro e che pertanto non sussistono le condizioni per integrare per l’anno di riferimento il fondo incentivi della quota dell’1% del monte salari; 3. dalle quote derivanti dagli introiti di libera professione. Il “Fondo della produttività collettiva per il miglioramento dei servizi e premio della qualità delle prestazioni individuali” è finalizzato alla valorizzazione dell’apporto dato da ciascun dipendente al raggiungimento degli obiettivi aziendali, attraverso il miglioramento dell’efficienza, dell’efficacia e dell’economicità dei servizi stessi. Esso è comunemente definito fondo incentivi. I criteri di riparto del fondo tra il personale dipendente sono definiti in sede di contrattazione collettiva integrativa. Sulla base di tale criteri e degli obiettivi annualmente individuati si fonda la materiale erogazione dei compensi a ciascun dipendente. La quantificazione del fondo nel suo ammontare complessivo non dipendente da una libera scelta di ciascuna Azienda, ma deriva dall’applicazione della disciplina risultante dal Contratto nazionale collettivo vigente nel tempo. Attualmente, il fondo incentivi è quantificato in base alle regole poste dai CC.CC.NN.LL. 19 aprile 2004 e 31 luglio 2009. In sintesi il fondo incentivi è stato costituito nel 1995 e deriva dalla sommatoria dei fondi della produttività sub 1 e sub 2 – oramai di antica memoria – collegati all’effettuazione dei plus-orari e negli anni via via incrementato secondo le percentuali indicate dalla Tecla Del Dò Direttore Amministrativo Persone regala soddisfazioni, a volte ci sembra eccessivo, altre volte diventa “routine”. Quale migliore occasione per prenderci una pausa di allegria e di soddisfazione per il nostro operato? E’ stata una bella festa, trascorsa “in famiglia” e si è vista anche qualche lacrima di commozione. Siamo orgogliosi di pubblicare questa foto, scattata lo scorso 8 novembre in occasione della festa di compleanno della nostra bella Ida, che ha raggiunto i 90 anni! Sono stati 90 anni non facili, trascorsi tra collegio, guerra e povertà, sempre con dignità e coraggio, tutte doti necessarie ad affrontare, insieme all’affetto dei familiari, anche l’ultima sfida: la vita affidata alla dialisi ... e quindi a noi, operatori sanitari della Dialisi. Non è certo usuale per noi assistere dei novantenni dializzati, anche se negli ultimi anni non è poi tanto raro. Abbiamo quindi particolarmente gradito l’invito della signora Ida a festeggiare insieme questo traguardo. Non sempre il nostro lavoro ci Ed eccoci, immortalati intorno a Ida, insieme ai “compagni di viaggio” dializzati. Grazie Ida, ci prenotiamo per la festa dei cento anni, ce l’hai promesso! Con affetto, il personale della Dialisi 5 giornale natale 3_12.qxp 04/12/2009 10.20 Pagina 6 Per Anna Candussio e Lucia Rampado è arrivato il momento di chiudere con il mondo del lavoro! Dopo tanti anni è finalmente arrivato il momento di dedicare tutto il proprio tempo alle gioie della vita. Quando sarete in pensione sarete sommerse da dubbi amletici: cosa guardare in TV, cosa mangiare a pranzo e cosa a cena ecc.. Ma non preoccupatevi.... supererete anche questa!!! Con un pizzico di invidia vi auguriamo noi tutti tanta fortuna!! Tutti i colleghi della SOC di ostetricia e ginecologia di Palmanova. IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT Un saluto di benvenuto a: • Mara Brescello, Maria Grazia Camarda, Silvia Martorelli (P.O. di Palmanova) • Jorge Luis Sfiligoi (Tecnologie, Inv. Approvv.) • Sara Bologna, Tullia Calligaris, Rita Manias, Marinella Segato, Daniela Tirelli (Dipartimento di Prevenzione) • Annarita Crescenzi, Sabrina Moretti (Distretto Ovest) Un arrivederci e grazie a: • Loris Pietro Chiumento, Mirella Iacuzzo, Daniela Matone, Eva Ocretti, Maurizio Pecorari, Francesco Vitale (P.O. di Palmanova) • Antimo Di Crosta, Maria Teresa Gulizia, Antonio Larotonda, Arminio Marangotto, Daniele Marazza, Valeria Mingolla, Maria Rosa Morassutto, Luca Papinutti, Lara Stucchi, Clara Venudo (P.O. di Latisana) • Luca Giacometti, Gabriella Stolf (Dip.to di Prevenzione) • Marco Zuiani (Tecnologie, Inv. Approvv.) • Paola Carbone, Marjan Markocic Cronberg, Cristina Ellero, Odilla Anna Golosetti, Anna Mastellone, Ester Pittonet (Distretto Est) • Lucia Buratti, Lorenzo Gnoni, Alessandra Lioi (Distretto Ovest) Posta dei lettori Posta dei lettori Posta dei lettori Posta dei lettori Posta dei lettori BUON NATALE UN ALTRO NATALE In quel luogo di dolore le bianche stanze sono quasi vuote. Pochi pazienti con diagnosi non indifferenti anche se faticoso vivono un silenzio dignitoso. Emerge in camera sopra un tavolino una 'Stella di Natale' rosso infuocato, è il simbolo visibile che un Bambino è nato. Ma loro, gli ammalati, inermi, assopiti da malanni inauditi, a fatica respirano aria che odora di vita. Gentile un'infermiera al meriggio controlla la temperatura, misura la pressione, nel tratto manifesta gran rispetto per quelle persone. Forse si realizza con lei l'annuncio di bontà che gli Angeli in quella notte Santa annunziarono agli uomini di buona volontà. Si respira così nel sacrale silenzio in ospedale, l'evento del Natale. Maria Damonte Un guizzo di fiamma si scioglie sui secchi di rame, la notte è di brina e gli occhi si fanno più grandi in attesa di un pugno di noci e una mela.... Rintocchi di un sogno già antico, che vibra nel vuoto sospeso sul nulla di un outlet. Vorrei per Natale la voce del vecchio bambino, lo stesso racconto lo stesso stupore. Un altro Natale, un pugno di noci e una mela, non c'era una madre e l'acqua gelava nei secchi di rame. Graziana Ciani 6 giornale natale 3_12.qxp 04/12/2009 10.20 Pagina 7 PICC e Midline: questi sconosciuti - minor disagio da ripetute venipunture; - minor rischio di complicanze gravi nella fase dell'impianto (vedi pneumotorace e punture arteriose); - minor rischio infettivo; - possibilità di impianto anche in pazienti con turbe della coagulazione (vedi piastrinopenia e/o prove emogeniche alterate); Da circa un anno ormai in Azienda si sente parlare di PICC e Midline. Ma cosa sono? Quando si utilizzano? Chi li mette? Il tutto è iniziato a novembre 2007, quando abbiamo partecipato ad un corso di aggiornamento dove un team medico-infermieristico del Policlinico A. Gemelli di Roma ci ha fatto conoscere questi nuovi sistemi venosi e la loro tecnica di impianto. Capendone l'importanza per la nostra realtà lavorativa, abbiamo deciso di iscriverci al Master di I° livello “Nursing degli accessi venosi” istituito presso l'Università Cattolica “A. Gemelli” di Roma. Al master, oltre alla gestione degli accessi venosi, ci è stata insegnata, con prove pratiche su pazienti ricoverati al Policlinico di Roma, la tecnica di impianto di questi cateteri. - possibilità di utilizzo intermittente anche a domicilio. A novembre 2008 il nostro percorso di studi è terminato. Da allora abbiamo iniziato a posizionare questi presidi la cui inserzione prevede l'utilizzo dell'ecografo: tale strumento ci consente di individuare il miglior vaso degli arti superiori da incannulare e ci guida per tutta la procedura, garantendo la sicurezza dell'intera manovra. Dopo i primi tentativi molto difficoltosi, da circa un anno a questa parte abbiamo acquisito una buona manualità ed esperienza, tanto che l’ospedale di Palmanova risulta essePicc re la struttura che più utilizza tale tecnica a livello regionale. Al 30 agosto 2009, infatti, sono stati posizionati circa 80 cateteri (12 PICC e 68 Midline). Di questo importante risultato dobbiamo ringraziare sia la Direzione Aziendale, per averci supportato nella partecipazione al Master, sia le colleghe dei reparti che si sono occupate della gestione di tali dispositivi, permettendoci di continuare. Vediamo nello specifico cosa sono questi sconosciuti. Dal punto di vista infermieristico, l'introduzione di questi dispositivi ha ridotto la tempistica dedicata al reperimento di accessi vascolari, soprattutto nei pazienti con scarso patrimonio venoso. Questa nuova tecnica permette di ampliare la varietà dei presidi a disposizione, aumentando la qualità che l'Azienda garantisce ai suoi pazienti. Giovanna Dan Ilaria Donat Lorella Mauro Anestesia e Rianimazione , Medicina, Nefrologia e Dialisi di Palmanova Il catetere Midline è un catetere venoso periferico di materiale biocompatibile (poliuretano o silicone) di media lunghezza: misura circa 25 cm. Essendo un accesso venoso periferico non è utilizzabile per terapie iperosmorali, vescicanti. Il Center for Disease Control di Atlanta raccomanda l'uso di questi cateteri per terapie infusionali superiori ai 7 giorni, che possono rimanere in sede per oltre un mese. Il catetere PICC (Perpherically Inserted Central Catheter) è un catetere venoso centrale ad inserimento periferico, quindi un catetere centrale a tutti gli effetti e come per i cateteri venosi centrali tradizionali necessita di controllo radiologico post impianto. Può rimanere in sede per circa 6 mesi ed è utilizzabile per terapie iperosmolari, vescicanti e NPT (Nutrizione Parenterale Totale). La novità di questi presidi è che possono essere inseriti dagli infermieri, con la giusta preparazione e formazione. Ma perché utilizzare questi cateteri, considerando il fatto che il loro costo è più elevato rispetto ai presidi centrali e/o aghi cannula utilizzati finora? La risposta si trova valutando alcuni aspetti che riguardano innanzitutto il paziente: Midline 7 giornale natale 3_12.qxp 04/12/2009 10.21 Pagina 8 Al lavoro con i guanti guanti con polvere lubrificante. Le manifestazioni allergiche, talora anche gravi, sono di vario tipo: più frequenti sono le dermatiti, ma sono possibili anche quelle inalatorie, come ad esempio l’asma. In questi casi, la soluzione radicale è rappresentata dall’utilizzo dei guanti costituiti da materiali sintetici. Al riguardo teniamo presente che vi è un problema di costi, infatti i guanti latex-free possono costare fino a 20 volte più di quelli in lattice. Ma va detto che la salute non ha prezzo! Come prassi, i guanti “ipoallergenici” vengono forniti al lavoratore su prescrizione del medico competente. In ogni caso, è bene che nei vari reparti vi sia sempre una dotazione di guanti privi di lattice, ciò in quanto vi possono essere anche pazienti con sensibilizzazione al lattice. I guanti sono sicuramente un “prodotto di largo consumo” in sanità; tanto per avere un’idea, la nostra Azienda (compresi i distretti e le case di riposo), nei primi dieci mesi di quest’anno, ha utilizzato circa un milione e duecentomila paia di guanti (dati cortesemente forniti dalla nostra Farmacia), il che non è certamente poco, anche in termini di costi. Ma di cosa sono fatti i guanti? I materiali costituenti e quindi le caratteristiche variano: 1) lattice, sostanza di origine naturale ricavata dall’albero della gomma; vi vengono aggiunti additivi che conferiscono al guanto elasticità, resistenza alla trazione, permeabilità e tenuta. I guanti in lattice sono di norma sottili, aderenti e confortevoli ed il loro uso non influisce sulla destrezza e sensibilità tattile. Da evitare il contatto con oli, grassi e idrocarburi, ad esempio la benzina; 2) vinile, ottenuto per polimerizzazione del cloruro di vinile. E’ resistente all’usura ed agli agenti chimici, come acidi e basi. E’ alternativo al lattice, ma presenta debole resistenza meccanica (facili rotture) e bassa elasticità; può, però, venire elasticizzato. Assolutamente da evitare il contatto con solventi come il toluene e l’acetone; 3) nitrile, ottenuto per copolimerizzazione di acrilonitrile, butadiene e stirene; ha buona resistenza all’abrasione, alla perforazione ed ha un’elevata elasticità. Va assolutamente evitato il contatto con solventi come l’acetone ed acidi come quelli solforico e nitrico. Infine, nell’utilizzo dei guanti vanno osservate alcune raccomandazioni: - lavare le mani con saponi prima di indossarli; - non usare anelli, bracciali od orologi; - gettare via i guanti immediata mente dopo averli tolti, mettendoli nel contenitore per rifiuti speciali; - non indossare guanti in lattice in presenza di colleghi o pazienti che presentino manifestazioni allergiche (chiedere sempre ai pazienti se conoscono il loro stato di sensibilizzazione). Giuliano Nardini - Medico Competente Aziendale I diversi tipi di guanti devono rispondere a complessi requisiti normativi e tecnici, che per brevità non stiamo qui ad elencare. Sulle confezioni vengono, comunque, riportati dati importanti: taglia, data di produzione e/o scadenza, marcatura CE, indice di protezione, precauzioni d’uso, categoria del dispositivo di protezione, alcuni pittogrammi che corrispondono ai rischi o alle applicazioni, sostanze potenzialmente allergizzanti contenute, modalità di impiego. Viene riportato anche l’indice AQL (livello di qualità), importante perché indica la percentuale di guanti difettosi che ci aspettiamo di trovare in un lotto di produzione (è infatti ammessa una certa difettosità). I guanti, come dispositivo di protezione individuale (DPI) assolvono alla funzione di protezione nei confronti del rischio biologico, ma anche di quello chimico (pensiamo ad esempio ai disinfettanti). Nell’interazione operatore-paziente (anche quest’ultimo va evidentemente salvaguardato!), per quanto riguarda il rischio biologico, i guanti possono essere sterili o non sterili. Quelli sterili, altamente impermeabili, vengono utilizzati per interventi chirurgici, manovre invasive, contatto prolungato con liquidi biologici. I guanti non sterili vengono, invece, normalmente utilizzati per prelievi, endovenose o intramuscolo, medicazione di ferite chirurgiche, igiene del paziente, decontaminazione e pulizia di dispositivi medici, trasporto di campioni biologici, ecc. Tutte le qualità positive dei guanti in lattice, di gran lunga i più utilizzati, possono però venire vanificate dalle frequenti allergie dovute alle proteine del lattice, soprattutto quando si utilizzano 8 giornale natale 3_12.qxp 04/12/2009 10.21 Pagina 9 Il ruolo prezioso dei volontari familiari, nonché al fine di conoscere i servizi aziendali ed i percorsi per accedervi. Le Associazioni hanno ricevuto un modulo per raccogliere la loro disponibilità a partecipare alle Commissioni Aziendali Qualità, delle quali è previsto, a breve, il rinnovo. Lo scorso 20 ottobre 2009, il Direttore Generale dell’Azienda per i Servizi Sanitari n° 5 “Bassa Friulana”dott. Paolo Bordon, ha indetto una riunione invitando le Associazioni di Volontariato presenti sul territorio della “Bassa Friulana”. All’incontro erano presenti circa una ventina di Associazioni e, dopo l’esposizione delle finalità della riunione da parte della Direzione, i vari referenti hanno presentato la propria associazione ed i campi di azione di propria competenza, sottolineando le aspettative relative all’incontro stesso. Si è convenuto di demandare all’Azienda Sanitaria il coordinamento dell’azione delle medesime Associazioni, per evitare sovrapposizioni e dispersione di risorse e per creare una rete anche fra le associazioni stesse. Viene infatti evidenziata l’opportunità di condividere le specificità delle singole associazioni per poter meglio affrontare eventuali problematiche che possono presentarsi. Altro elemento emerso è la necessità, da parte dei volontari, di poter seguire un percorso di informazione/formazione, soprattutto riguardo al modo migliore di accostarsi al malato e ai suoi A disposizione dei partecipanti materiale informativo, depliant e copie del notiziario aziendale “A.S.S.ime per 5 minuti” realizzato dall’Azienda. L’incontro si è concluso con l’invito a due eventi di prossima realizzazione: il convegno su “Economia Sociale e Bene Comune” a Latisana e la Conferenza dei Servizi a Marano Lagunare. L’iniziativa è stata apprezzata da tutti i presenti ed è emerso un quadro significativo e ricco, soprattutto dal punto di vista umano e sociale, che fotografa una presenza del Volontariato ampia e capillare. In nome della madre mo noi, è un evento naturale, semplice e commovente, che avviene milioni di volte al giorno nel mondo. “Gli uomini hanno bisogno di parole per consistere, quelle dell’angelo per me erano venute da lasciar andare. Portava parole e semi, a me ne bastava uno” Un libro con poche pagine, scritto quasi in punta di piedi, che descrive una storia universale, famosissima, ma che qui viene raccontata con una sensibilità e una semplicità senza uguali. E’ la Natività, ma raccontata in prima persona da Maria (Miriam) che sembra una ragazza come tante, in una realtà difficile, che all’improvviso riceve un dono più grande di lei. E l’incredulità di Giuseppe (Josef), il suo tormento, l’angoscia per le conseguenze e la decisione comunque di sposare Maria, per amore, contro il parere del villaggio e contro le regole. Un gioiellino di lettura per tutti, credenti e non. “Entra Josef, questo adesso è tuo figlio”. Intanto Maria pensa, osserva, parla con il suo grembo, come tutte le mamme del mondo. Si mette in cammino per il censimento a Betlemme (Bet Lèhem) dove dà alla luce suo figlio in una stalla. Ma non c’è niente di divino, di religioso per come intendia- Aldo Iop 9 giornale natale 3_12.qxp 04/12/2009 10.22 Pagina 10 Avventura andalusa in mountain bike (seconda parte) ti. La gente è concentrata in piccoli paesini, le costruzioni isolate sono inesorabilmente vuote e cadenti, le pareti incrinate da un sole implacabile. La terra ha vinto, come sempre. Giorno 3, IL DESERTO DI TABERNAS Abbandoniamo l’Hotel La Sierpe, gli animali imbalsamati, i denti di cinghiale e la splendida foresta intorno, direzione sud: attraversiamo inizialmente l’altopiano dalla terra bianca e rossa, poi le mille curve della Sierra de Baza e infine scendiamo verso Tabernas, il caldo, il vento ed il suo deserto. Finalmente di nuovo in mountain bike: ci attendono i canyon, scavati dall’acqua e dove l’acqua corre a tratti in superficie, per sparire nei lunghi mesi della torrida estate. Siamo nella polverosa, sassosa e aspra Arizona (questa somiglianza ha fatto sì che negli anni ‘70 venisssero girati qui più di 400 film western): temperatura superiore ai 30°, vento asciutto, cespugli verdi e conigli selvatici che fuggono al nostro avanzare. Ci inoltriamo nelle ramblas, così vicini e pur così lontani dalle consuetudini, chiusi tra mura di terra; ci riposiamo sotto le palme dove hanno girato pezzi di “Laurence d’Arabia”, risaliamo sentieri e colline tanto imponenti quanto aleatorie, dove l’azione erosiva dell’acqua ha disegnato profonde rughe su di una superficie liscia e fragile. A fine giornata Katia e Giorgio decidono di entrare a visitare uno dei due finti villaggi western; roba da turisti, paragonabile alle sfere di vetro con gondole e neve. Rinuncio, salgo sulle montagne intorno, ho bisogno della terra e dei miei pensieri, appuntamento alla macchina tra due ore. Ritornano con bandane e cappelli western, hanno fatto un giro in calesse, sono stati nel saloon, forse anche una sparatoria: ancora peggio di quanto pensassi. Scopro poi dalle foto che i due hanno familiarizzato con il finto (!) ubriacone del saloon. Mah ! Basta scemenze, si rimonta in macchina e via, si va a Las Negras, Cabo de Gata. Al rientro prendiamo un’improbabile scorciatoia e veniamo premiati: il bordo della strada è un giardino fiorito, cesti di fiori bianchi e colorati, ignari, in mezzo ad aridi sassi striati di rosso. Serata in locale affacciato sul porto di un paesino microscopico, pavimento inclinato, mangiamo (e beviamo) benissimo; rientro in hotel, buio pesto, 30 km all’ora, difficoltà di messa a fuoco. GIORNO 6 E’ notte, la spiaggia di Agua Amarca risuona del rumore dei sassi che rotolano, spinti dalla risacca. Le poche luci del paese arrivano a mala pena a illuminare il bagnasciuga, oltre è il vuoto e il buio sul mare e domani si rientra. Maurizio Andreatti GIORNO 4 e 5, IL CABO DE GATA I due giorni si estendono e si sovrappongono, l’uno dentro l’altro e nelle pieghe dei giorni si confondono tra loro i sentieri sopra la costa alta e ripida, le discese, i lunghi e sassosi sterrati, le baie calde e sabbiose: luce, vento e sorpresa. E’ un percorso tanto strepitoso quanto vario e impegnativo, con inizio arcigno e ripido e poi veloci colline, stelle e mare, fino a quando il sentiero ci avvolge in strette spire per poi allungarsi improvvisamente in mezzo ad un ghiaione e perdersi infine nella sabbia. Si risale la montagna e, come un anno prima, non intercetto l’inizio del sentiero: tra bianchi sassi e cespugli spinosi, veramente spinosi, direzione su; se Giorgio e Katia recitano improperi, dovendo come me portarsi la bici sulle spalle, lo fanno sottovoce. Prima di arrivare ad Agua Amarca l’altopiano si presenta vuoto e pieno, grovigli d’erba e palme nane, allo stesso tempo ostile e accogliente. Non è l’altopiano, è la vita che è così. La striscia di pianura compresa tra la sierra del Cabo de Gata e il mare ha un profilo basso, sfuggente, ma è il solo luogo dove il confronto tra l’uomo e la terra è visibile, le piante ad inseguire l’acqua nascosta e a disegnare misteriosi segni tortuosi e interrot- 10 giornale natale 3_12.qxp 04/12/2009 10.22 Pagina 11 Il mâl di schene Tancj di nô a àn vût mâl di schene almancul une volte te vite e inde plen di libris che a fevelin dal argoment, e tantis a son lis curis che vegnin proponudis ai pazients: massoterapie, tens, gjinastiche, agopunture...stant che il mâl di schene al è un probleme tant intrigât, li che a si incrosin tantis causis e tancj elements difarents dificii di disberdeâ. Il mâl di schene a nol ven dome par vie che i agns a passin e lis comissuris a si fruin, ma dispès i dolôrs di schene a saltin fûr di ducj chei piçui sbalis che o fasin vie pal di, ogni di, cence inacuarzisi, par esempli cuant che a sfuarcin la schene intune maniere ancje lizere ma continue o di che altre bande cuant che o fasin sfuarçs esagjerâts, o cuant che si movin pôc o in maniere sbaliade. Cussì dit e fat a scomencin a vignî fûr tancj dolôruts, simpri plui dispès e simpri plui fastidiôs, te cervicâl, o te schene a dret dai lombui, o dolôrs che a corin jù pe gjambe, (come che e sucêt te siatalgjie) fin che il probleme si struture e al devente cronic. La plui part dai pazients che van a fasi viodi dal fisioterapist a son za di cheste fate, li che ormai il probleme no si pues plui curâ ma si à dome di cirî di no lâ in piês. E alore ce ise di fâ? Tal câs fortunât che il mâl al passi (par intant) cuntune punture o cun cualchi pirule, il pazient al dismentee il mâl e al continue - ancje magari cence savê - cui sbalis di posture o di moviment che o vin dite prin. Vê alore che chest scrit al vûl inviâus a fâ un pensament: lis terapiis a coventin e a van ben par cirî di fâ lâ vie il mâl o la rigiditât, ma se no lin a justâ il nestri mût di fâ te posture e tal moviment e soredut se no fasin cun regolaritât un pôc di gjinastiche no podìn pensâ di risolvi une situazion che je stade agns par imbastîsi e che cumò nus da dolôrs. A chei pazients che vegnin ca di me ur fâs simpri chescj esemplis: un che al à mâl di schene cronic al è come ducj chei pazients che a scugnin di fâ esamps o curis cuntune regolaritât; se no ju fasin e va di mieç la lôr salût. E ancjemò: se o fâs esercizi cun regolaritât o rivi ancje a cori par une ore di file, ma se o moli di alenâmi o torni come prin, e cussì se moli di fâ gjinastiche la schene e torne a dulî come prin. O crôt che ducj podin cjatâ dîs minûts vie pal dì par vê cure de schene: i esercizis che us propon cumò a son une vore sempliçs e si pues fâju in cjase cence imprescj di sorte. Ogni esercizi si à di tornâ a fâlu par 3-4 voltis di file e la posizion e va tignude par almancul 30 seconts, se però o vês problemis particolârs al è miôr prime di tacâ di lâ a fevelâ cuntun espert. Molti di noi hanno sofferto di mal di schiena almeno una volta nella vita e ci sono scaffali interi di libri ed articoli che trattano l’argomento, e numerose sono le cure proposte: massotrapia, tens, ginnastica, agopuntura…a dimostrazione del fatto che si tratta di un problema estremamente complesso in cui elementi anche molto diversi tra loro si incrociano a formare una trama talvolta molto difficile da sbrogliare. Il mal di schiena non viene solo perché gli anni passano e le articolazioni si usurano. Spesso i dolori alla colonna sono la somma di tanti piccoli errori che noi commettiamo durante la nostra vita, muovendoci in modo sbagliato, sollecitandola in modo continuato ed esagerato o perché ci muoviamo poco o in modo non corretto. E così ad un certo punto iniziano piccoli, fastidiosi e sempre più frequenti dolori al collo, in zona lombare o lungo la gamba, come nel caso della sciatalgia, fino a quando il problema si struttura e diventa cronico. La maggior parte dei pazienti che noi fisioterapisti vediamo sono da tempo entrati in questa fase cronica in cui oramai il problema non si può risolvere, ma semplicemente gestire. Allora che cosa fare? Nella fortunata evenienza che tutto si risolva con una puntura o qualche pastiglia, lo dimentichiamo e continuiamo la nostra esistenza fatta dei soliti errori di cui sopra. Il mio intervento vuole essere uno spunto per una riflessione: vanno bene le terapie per cercare di risolvere il dolore o l’irrigidimento, ma se non correggiamo lo stile di vita e non facciamo regolarmente della ginnastica non possiamo pensare di modificare una situazione che ha impiegato degli anni a strutturarsi in tal modo. Ai pazienti che tratto faccio sempre questi esempi: un lombalgico cronico è come un qualunque altro paziente che deve eseguire cure od esami routinari; non può non farli, perché ne va di mezzo la sua salute. E ancora se correndo regolarmente riesco a raggiungere l’ora di corsa, smettendo di allenarmi perdo questa capacità che ho acquisito con l’allenamento costante. Se smetto di fare ginnastica, non vedo perché la schiena non dovrebbe tornare allo stato di prima. Penso che si possano trovare dieci minuti al giorno da dedicare alla propria colonna. Gli esercizi che vi propongo ora sono molto semplici e si possono fare in casa senza attrezzature particolari. Ogni esercizio va mantenuto per almeno 30 secondi e ripetuto 3-4 volte. Se però ci sono problemi è meglio prima rivolgersi agli esperti. Ivano Formentini Servizio Recupero e Rieducazione Funzionale Fig.1 Fig.2 Fig.3 Chest esercizi chi al va benon pai muscui de colone vertebrâl Par tirà i muscui dal daur de cuesse. Chest al va ben par meti in tension la muscoladure da bande basse dal fîl de schene (dorso-lombâr). Fig.4–5 Al è un bon mût par mobilizâ lis comissuris dal fîl de schene Fig.6 L’estension dal trat lombâr di stant distirâts al lasse spostâ il nuclei polpôs tal mieç de vertebre, lontan di lì che a saltin fûr lis lidrîs dal siatic, e cussì cale la compression e va in miôr la siatalgjie. Chest esercizi si pues fâ plui voltis vie pal dì. Fig.1 Ottimo esercizio di allungamento posturale per i muscoli della colonna. Fig.2 Per l’allungo dei muscoli posteriori della coscia. Fig.3 Questo serve ad una messa in tensione della muscolatura della colonna bassa (dorso-lombare). Fig.4–5 E’ un ottimo modo per mobilizzare le articolazioni della colonna. Fig.6 L’estensione del tratto lombare da prono permette di spostare il nucleo polposo dei dischi verso il centro della vertebra, lontano dall’emergenza delle radici dello sciatico, riducendone la compressione con notevoli benefici in caso di sciatalgia. Da ripetere anche più volte al giorno. 11 giornale natale 3_12.qxp 04/12/2009 10.22 Pagina 12 Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Avvisi Audit Civico Regionale Rapporto 2007-2008 E’ a disposizione sul sito dell’Agenzia Regionale della Sanità alla pagina http://www.ars.sanita.fvg.it l’elaborato prodotto a conclusone del primo ciclo di Audit Civico svoltosi a livello regionale nel 2007-2008. La pubblicazione è la sintesi di un lavoro di conoscenza reciproca, condivisione di obiettivi e osservazione del sistema sanitario, svolto grazie alla cooperazione tra rappresentanti dei cittadini e aziende sanitarie che si sono costituiti nelle equipe locali. Questa collaborazione ha permesso di evidenziare standard di qualità e di indicare criticità e aree di miglioramento presenti nel Sistema Sanitario Regionale. Presso l’ASS n°5 “Bassa Friulana” in prosecuzione del progetto regionale, si è appena concluso il secondo ciclo di raccolta dati, tramite questionari e griglie condivisi, che ha coinvolto alcune delle strutture aziendali non valutate nel primo ciclo. INCONTRI LITURGICI NATALIZI - Incontro di preghiera mensile ogni primo venerdì del mese alle ore 13.30 presso la Chiesa dell'Ospedale di Palmanova. - Celebrazione della Liturgia eucaristica ogni sera alle ore 19.00 presso la Chiesa dell'Ospedale di Palmanova - Incontro di preghiera in preparazione al Natale venerdì 18 dicembre alle ore 13.30 presso la Chiesa dell'Ospedale di Palmanova - Santa Messa di Natale alle ore 10 presso il soggiorno del reparto di Medicina di Palmanova - Santa Messa di Natale il 26 dicembre presso la Chiesa dell’Ospedale di Palmanova - Santa Messa della notte di Natale alle ore 24 presso la cappella dell’Ospedale di Latisana - Santa Messa di Natale alle ore 16.30 presso la cappella dell’Ospedale di Latisana - Santa Messa di Natale alle ore 10 presso la cappella dell’Ospedale di Latisana Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione Redazione La redazione augura a tutti un buon Natale e un sereno 2010 A.S.S.ieme per 5 minuti Periodico Bimestrale dell’Azienda per i Servizi Sanitari n. 5 ”Bassa Friulana” Anno IV - Numero 22 dicembre 2009 Reg. presso il trib. di Udine n. 29/06 del 28.06.2006 Direttore responsabile Daniela Gross Questo giornale é stampato su carta riciclata Redazione Tiziana Bonardi Patrizia Brunetti Antonella Di Pangrazio Melania Fichera Marco Luigiano Meri Marin Giulia Morsut Chiara Obit Simona Schepis Paola Virgolin Contatti Tel. 0432-921444 Fax. 0432-921500 E-mail: [email protected] Posta interna : Redazione giornale c/o Ufficio Relazioni con il Pubblico Impaginazione e Grafica Marco Luigiano Loghi Denis Battaglia Stampa GRAFICHE FILACORDA viale Palmanova, 464/28 33100 Udine - Italy tel. +39 0432 522 276 http://www.grafichefilacorda.it/ Il disegno della prima pagina é stato realizzato da Tiziana Tellini Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza di Palmanova, a cui vanno i ringraziamenti della Redazione 12 A questo numero hanno collaborato: Maurizio Andreatti Luciano Andrian Paolo Bordon Graziana Ciani Maria Damonte Antonella Di Pangrazio Giovanna Dan Tecla Del Dò Ilaria Donat Ivano Formentini Mauro Lorella Vito Luigi Lombardo Giuliano Nardini Aldo Iop Fabio Predonzan Ranieri Zuttion