attachment_id=9277 - Associazione Nazionale Alpini Como
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N. 38 - Anno XLI - Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46), art.1, comma 2, DCB Como Numero 2 - Como - Anno XLI - Aprile-Giugno 2015 associazione nazionale alpini - sezione di como L’Aquila 2015 2 La penna Alpina EDITORIALE Caro amico ti scrivo... sommario Eventi 2 3 4 5 6 Caro amico ti scrivo... Chicco Gaffuri Un Paese bifronte Giangaspare Basile I fatti di Milano Carlo Gobbi Ma i genitori dove sono? Arianna Gregori Soci 'aggregati', soci 'aiutanti', molto pi semplicemente amici, o meglio, 'Amici degli Alpini', come li chiamavamo in passato. D'altra parte, se non lo fossero, non si iscriverebbero di sicuro alla nostra Associazione, spendendo quattrini e assicurandosi lavoro da svolgere. "Siamo i migliori amici degli alpini" scritto su uno striscione che, di tanto in tanto compare nelle sfilate della nostra Sezione, portato da persone che non indossano il nostro cappello. E l'iniziativa viene dal desiderio di gratificare chi, pur non essendo stato alpino in servizio, lo diventato in cuor suo, per una questione di stima, di affetto, per affinit di vedute e di valori da sostenere e tramandare a chi verr dopo di la vitalit dell'A.N.A. a livelli accettabili. Se ci rassegnassimo a chiudere i battenti per mancanza di alpini, butteremmo alle ortiche il lavoro di quasi cento anni, le nostre opere decadrebbero giorno dopo giorno e lasceremmo andare nel dimenticatoio tutto ci che sosteniamo di amare e di voler difendere ad oltranza. Passato un po' di tempo, nessuno si ricorderebbe pi di quegli uomini con la penna sul cappello, pronti a donare e a donarsi sia in guerra, sia in tempo di pace; quegli uomini che credevano in un'Italia che fosse veramente Patria e non solo Paese. Se ci rassegnassimo andrebbe a finire proprio cos. Ma io non ci sto. Finch avr la possibilit di esprimere il mio pensiero, sosterr che noi. Amici, una preziosa risorsa, che contribuisce a fare della nostra Associazione ci che , un'incredibile organizzazione sempre capace di stupire, riuscendo addirittura a superare le aspettative di chi la osserva. E gli amici, lo voglio sottolineare, danno il loro contributo per il raggiungimento dei grandi risultati. E poi, diciamolo chiaro, la nostra Associazione avr un futuro solo se saremo capaci di fare una buona semina e di coltivare sin d'ora chi dovr continuare a svolgere il nostro lavoro, anche se non avr in testa il cappello con la penna. Certo, perch non ci vuole poi molto a fare il conto di quanti anni possano mancare al momento in cui non ci saranno pi alpini, o ne saranno rimasti talmente pochi, da non riuscire a mantenere l'A.N.A. deve sopravvivere e continuare l'opera iniziata nel 1919. E picchier i pugni sul tavolo, nel tentativo di far intendere ai pi duri che i grandi patrimoni devono essere difesi, come si fa con i patrimoni di famiglia, che ogni padre spera di lasciare domani ai propri figli. E i figli ai nipoti. E per fare tutto ci serve proprio che ci siano buoni amici su cui poter contare; amici fidati, ai quali poter consegnare i nostri beni, con la certezza che non li sperpereranno, ma li difenderanno e faranno il possibile per farli crescere. Amici scelti con cura tra chi pi simile a noi, soprattutto nel cuore. Amici che, pur senza penna sul cappello, continuino a parlare di alpini, a parlare da alpini. Chicco Gaffuri Adunata vista da un aquilano Paolo Pacitti 7 A lÕAquila con il cuore, la mente, gli occhi Achille Gregori 8 Le Compagnie Volontari Alpini del Batt. Morbegno Arcangelo Capriotti 11 Il CISA sulle rive del Lario Achille Gregori 18 Una puntata in Emilia-Romagna Cesare Di Dato 22 Grande Guerra: soldati di Dio e della Patria Giangaspare Basile 25 La valle di Sorico Achille Gregori Fatti...col NEWS 2015 Cappello Alpino Vita dei Gruppi 13-27 Albavilla - Caslino dÕErba Valmadrera - Castelmarte Albate - Gironico - Lurago dÕErba Cavallasca - Orsenigo - Ronago Zona Prealpi Ovest - Lipomo ... inchiostro e Penna Bandiera, memoria, parole di Achille Gregori 3 NEWS gli appuntamenti del 2015 Eventi -il calendario pu subire variazioniGiugno Luglio 28 Sezione - Battellata a Dongo 5 Pigra - Raduno ricordo Btg. Val dÕIntelvi 5 Canzo - Raduno Monte Cornizzolo 19 Uggiate Trevano - 50¡ quattro gruppi 26 Palanzo - Raduno Monte Palanzone Agosto 2 Lenno - Raduno Monte Galbiga 2 Caslino dÕErba - annuale raduno (93¡ fondazione) Settembre 6 Torno - 95¡ di fondazione 13 Beregazzo - 30¡ di fondazione e inaugurazione monumento 19 Cavallasca - Ricordo S. Maurizio zona prealpi-ovest 20 Albate - 40¡/85¡ fondazione e ricostituzione 27 Porlezza - 60¡ fondazione Ottobre 4 Pognana - 40¡ fondazione Appuntamenti Luglio 5 12 26 Settembre 6 27 nazionali Raduno Sacrario Cuneense Raduno Monte Ortigara Raduno in Adamello Raduno solenne Monte Pasubio Viareggio - Raduno 4¡ Raggruppamento 3 ... inchiostro e Penna Bandiera, memoria, parole Un Paese bifronte di Achille Gregori Cento anni fa, fra contrasti e valutazioni differenti secondo italico vezzo, inizi la guerra che avrebbe definito il territorio italiano. La storia riferisce che cominci con metodi poco concordi o addirittura contrastati. Ad ogni modo il 24 maggio lÕEsercito marciava per raggiunger la frontiera. Trascorsi 100 anni, si celebrato lÕevento in tanti modi. Alcuni eccessivi. I conflitti dovrebbero essere ricordati per rendere memoria a coloro che li hanno subiti, evitando eccessi. Lo scorso 24 maggio sono state molte le manifestazioni pubbliche per lÕevento e altrettante le polemiche. Il Presidente Mattarella sÕ recato sui luoghi ove il conflitto fu pi cruento. Purtroppo Gorizia si presentata con la scritta Nas Tito (nostro Tito) di chiara origine slovena. DÕaltra parte, in alcuni punti, la citt ha un confine di stato segnato solo da una striscia bianca. Fortunatamente il Presidente ha poi avuto altre manifestazioni degne della memoria di coloro che si ricordavano. Altrove sono montate polemiche legate allÕordinanza per lÕesposizione della Bandiera. LÕeco principale giunta da Trento e Bolzano, dove, in alcuni casi, stata esposta la Bandiera a mezzÕasta. In segno di lutto? Rispetto dei morti? Parti allora contrarie? Contestazione? Difficile rispondere. In particolare per lÕAlto Adige sulla cui situazione solo pochi giorni prima uscito il libro di Sebastiano Vassalli ÒIl ConfineÓ che traccia gli eventi del territorio dal 1919 ad oggi, riportando lÕattuale assenza di odio dopo anni di incomprensione. Dopo il continuo battage di stampa e TV sulla vicenda, valutate alcune considerazioni, ho deciso di sentire gli amici sudtirolesi che frequento da anni. Da loro ho avuto, come abitudine, affermazioni schiette e chiare. Risposte singolari espresse con il simpatico accento locale: <La Bandiera esposta come sempre sopra la porta del Comune. Qui non cÕinteressano le chiacchiere. Ci sono le elezioni e per queste si parla sempre tanto>. Questo mi ha ancor pi convinto che alcune posizioni politiche sono lontane dalla gente, come affermato dagli amici pusteresi. Anche gli eventi pi particolari, che dovrebbero vedere posizioni uniche in rispetto di coloro che ci hanno regalato il nostro Paese, sono finalizzate a ritorni elettorali distanti dal pensiero comune. Ricordare i nostri vecchi che combatterono fianco a fianco con commilitoni dai dialetti lontani e con loro collaborarono fino al sacrificio, porta a maggiore convinzione del mal vezzo italico pronto a usare ogni evento per puro ritorno, a scapito del vero segno della storia vissuta dai nostri vecchi che hanno costruito lÕItalia. Chi combatt 100 anni fa e in qualsiasi altro momento, meriterebbe rispetto, considerazione, memoria, onore, non strumentalizzazioni provenienti da ordinanze superflue e successive applicazioni di convenienza. di Giangaspare Basile Milano e LÕAquila, maggio. Strade devastate, fumogeni che si dissolvono, lanci di pietre, cariche di polizia e carabinieri, vetrine in frantumi e auto in fiamme: il passaggio dei barbari, lÕespressione di una rabbia covata, pensata, organizzata contro tutto e tutti. Il motivo ininfluente: una partita di calcio, un anniversario, uno sciopero, una celebrazione che, attraverso la rete, assumono la funzione di un richiamo internazionale che si trasforma in una calata di barbari. Pericoloso assistere: bene che vada ci sono lanci di uova, sassate e perfino colpi dÕarma da fuoco. E, per contro, strade imbandierate, gente alle finestre e sulle terrazze, aria di festa e una marea che sfila con fanfare e canti, bandiere e striscioni sui quali si leggono le parole Dovere, Patria, Solidariet. Chi sfila lo fa a fronte alta, non ha maschere n il volto coperto, non incappucciato, non vestito di nero per confondersi fra altri vestiti come lui, ma sfila con in colori della bandiera e ciascuno ha in testa un cappello con una penna nera, talvolta bianca ma come se fosse nera perch la penna presuppone rispetto e non ha bisogno di gradi. Fa grado da sola. La televisione e la rete mandano immagini in tutto il mondo da questi che sembrano due Paesi diversi mentre sono, purtroppo, lo stesso Paese. E purtroppo il divario fra uno e lÕaltro si assottiglia sempre pi, perch non passa giorno che non ci sia la rivelazione di uno scandalo che si sovrappone a quello precedente. La gente onesta disorientata e confusa davanti alle cronache di casi di corruzione, ruberie, scandali, illegalit. Chi ha funzioni amministrative spesso connivente e complice, la stessa classe politica fa pi notizia per le lotte intestine e le vicende giudiziarie che per il buon governo. DovÕ finito il giuramento alla Costituzione, con quellÕarticolo 54 che impone il dovere di svolgere il proprio mandato di rappresentanza Òcon disciplina e onoreÓ? Sentimenti che, pur senza giuramento, fanno parte del bagaglio culturale di centinaia di migliaia di italiani che ogni giorno studiano, lavorano, danno assistenza e aiuto. E vivono onestamente, rispettando le regole. Di loro si parla poco: fa pi rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Sul piccolo schermo si vedono gli alpini sfilare in una citt che palesa evidenti i segni del disastroso terremoto, in strade transennate con detriti ancora non rimossi ed edifici sorretti da impalcature. Sfilano fra gente che - nonostante i ritardi, le promesse non mantenute e perfino lÕindifferenza - non ha perso la fiducia nella rinascita: lÕimmagine evoca quella stessa dellÕItalia. La quale ha bisogno di disciplina e onore, di legalit e rispetto dei doveri e infine della solidariet manifestata dagli alpini e trasmessi sulle vie dellÕetere in tutta Italia e nel mondo. Non a caso si riparla di riavviare un servizio obbligatorio per i giovani, civile o militare che sia. La sua assenza ha spalancato le porte ai black bloc. EÕ ora di ricominciare, a partire dalla scuola, e dare un solo volto al Paese perch non sia bifronte. Trimestrale della Associazione Nazionale ALPINI di COMO Sped. in abbonamento postale Como Direzione, redazione e amministraz. via Zezio, 53 - 22100 Como [email protected] [email protected] www.alpinicomo.it Direttore responsabile: Achille Gregori Comitato di redazione: Arcangelo Capriotti Enrico Gaffuri - Flavio Pedretti Mario Ghielmetti - Carlo Gobbi Aldo Maero - Giangaspare Basile Aut. Trib. Como n.21 del 7/10/1976 Grafica: Matteo Rizzi Design Stampa: Lito Offset S.r.l. - via Stanga, 7/A - Erba - Co 4 Ricordiamo tutti la rabbia provata nel giorno dÕinaugurazione dellÕEXPO milanese vedendo la citt vilipesa da professionisti della contestazione fatta comunque, contro tutto, senza nessun altro tema se non la distruzione a prescindere. Solo per Òessere controÓ. Il maggio 2015 ha richiamato, in parte, a novembre 1919, quando in Galleria Vittorio Emanuele gli alpini difesero la Bandiera Italiana da ordinanze facinorose. Il maggio scorso un altro alpino, con gesto simile ai nostri ÒveciÓ, ha difeso la Bandiera esposta sul davanzale del suo studio con decisione, fermezza e piglio ironico verso i nuovi facinorosi. Ci pare giusto parlarne con impressioni diverse per stile e provenienza, paragonando Andreoletti 1919 a Parazzini 2015. Dopo 96 anni spirito, moralit e ideali per gli alpini sono sempre gli stessi. I fatti di Milano Carlo Gobbi Milano. Primo maggio. Festa dei lavoratori. Si', un tempo. Oggi, happening di orde scatenate dei nuovi lanzichenecchi in nero. I famigerati <black block>. La mia Milano, la mia citt per 45 anni. La capitale morale,economica, del lavoro. La metropoli che ha segnato l'input della ripresa di un Paese in ginocchio dopo una guerra disastrosa. Eccola l. Invasa, occupata, vilipesa, maltrattata, danneggiata, incendiata, saccheggiata, sporcata, rovinata, aggredita, violentata, affumicata, umiliata. Increduli,sbigottiti,amareggiati,arrabbiati, indignati, per quel pomeriggio da cancellare. Incollati alla tv, impotenti allo scempio. Strade e piazze ben note: Carducci, Cadorna, Boccaccio, Monforte, Vercelli, Conciliazione. Monti, Giulio Cesare, Buonarroti, Monte Rosa. Irriconoscibili causa il fumo di bombe carte e lacrimogeni.Scene da guerriglia urbana. Ricordi di battaglie cruente negli anni settanta con altri cortei, dipinti di rosso. Incendiate auto in sosta di sfortunati proprietari ingannati dai zigzag convulsi di un corteo <pacifico>. Ecco com'era pacifico...! Certo, non per tutti i ventimila che sfilavano. Un centinaio di ragazzotti, secondo il primo ministro Renzi, ben protetto nel quadrilatero dell'Expo. Cinquecento per il ministro degli interni Alfano. Che a fine giornata si congratuler:<non era scorso sangue>. S, ma grazie all'abnegazione, alla pazienza, alla forza d'animo,al coraggio,alla preparazione,alla resistenza,alla compostezza delle nostre forze dell'ordine. Polizia col Terzo Reparto Mobile di via Cagni, Carabinieri, Fiamme Gialle. Per non avere il sangue,in cambio,via libera ai distruttori. Ai ragazzotti venuti anche da oltralpe per un pomeriggio di violenza gratuita. A spese dei milanesi. Residenti e non. Dei negozi,chiusi per la festivit. Figuriamoci fosse accaduto in un sabato qualunque. Delle banche, obiettivo primario di una furia sconosciuta nella citt.Ma che ci ha riportato alla memoria altre disgraziate giornate di Genova, durante il G8 del 2003. In questo clamore annunciato dalle avvisaglie del giorno precedente. In questo frastuono inframmezzato sul video dagli urli delle sirene di ambulanze e Vigili del Fuoco, dagli scoppi delle bombe-carta, dei petardi, dei lacrimogeni.In mezzo a queste scene da film di guerra. Invece non era un film. Ma la cruda realt. Ecco scoprire un gigante. Si, lui, Giuseppe Parazzini,classe 1944, AUC al 52¡ corso alla SMA (Scuola Militare Alpina),poi ufficiale istruttore alla Chiarle di di Aosta. Per otto anni, dal 1996 al 2004, presidente della nostra Associazione Nazionale. Un alpino di ferro. Ma col sorriso sulle labbra.Un sorriso beffardo, irridente, divertito. Quando, il giorno avanti la kermesse dei nuovi barbari, si affacciato al terrazzo del suo studio di notaio, in corso Magenta. Ha esposto il tricolore. Rimanendo l a godersi la reazione rabbiosa stizzita incazzata dei lanciatori in nero. Che lo hanno bersagliato con uova e altro. <Volevo dare un saluto da milanese agli ospiti convenuti per l'apertura dell'Expo> dir poi. Stampa e Tv se ne sono accorti. Grazie. Un segnale della indiscutibile buona educazione dei milanesi. Ma anche del coraggio degli Alpini. Nel rispetto, loro s, delle istituzioni. Un gesto che ha riscattato l'ignavia sofferta di una citt percossa e percorsa da bande di scriteriati con licenza di fare i loro comodi. Purch non scorresse il sangue....! Milano vostra. Servitevi, signori. Invece no. Parazzini con la sua flemma e quel suo atteggiamento da gran signore, ha detto NO. Statevene a casa vostra, piantatela di rompere le scatole alla gente perbene. Gi le mani dalla nostra citt. Al centro di una giornata da dimenticare per tutti, milanesi e non. Ecco,il gesto di una persona civile, responsabile, educata. Con savoir faire, ha saputo dire BASTA alle orde di scalmanati che hanno attaccato Milano. Nella rabbia crescente di una giornata dove saliva l'indignazione verso il comportamento delle forze dell'ordine. Costrette da disposizioni superiori a mantenere il contatto senza reagire. Subendo quindi, senza dare protezione ai milanesi. Ecco, il gesto di Beppe Parazzini ci ha riconciliati. Con il mondo. No, non quello della politica. Rubbish. Con il nostro mondo alpino. Finch ci saranno alpini. Finch ci saranno persone come Parazzini, l'Italia non potr mai consegnarsi a questi cialtroni vestiti di nero. CosÕ il genio? é fantasia, intuizione, decisione e velocit d'esecuzione. Cos diceva il Perozzi di ÒAmici mieiÓ. Qui cÕ di pi per: cÕ anche la tenacia della ragione basata su valori profondi; cÕ la rabbia del vedere la tua citt e la tua Patria in mano a quattro ragazzotti che non sanno nemmeno perch protestano: lo fanno e basta come fosse uno sport pensando che tutto sia lecito. CÕ la dignit di chi non intende soccombere e subire lÕarrogante violenza della stupidit. CÕ lo Spirito dellÕAlpino che ama la sua bandiera, la sua Patria e che soffre nel vederla costantemente vilipesa. CÕ lÕangoscia di chi assiste, quasi impotente, allÕimpossibilit della coesione persino in un momento in cui i riflettori del Mondo sono puntati sulla Nazione pi bella del Pianeta, quella della genialit, del bello, del gusto ma anche dellÕoperosit intelligente. Quella fatta di una stragrande maggioranza di persone perbene che amano lÕItalia ma che stata relegata in un angolo da false demagogie di cattivi maestri che ritengono fuori moda amare il proprio Paese e che, ancora oggi, ti additano come fascista se ami la tua bandiera. Quelli che da decenni cercano di distruggere i simboli dei migliori valori di questa Nazione e che, in nome di un errato concetto di libert, giustificano ogni abuso. Di fronte a tutto questo il nostro Beppe Parazzini, con la sobria eleganza che lo contraddistingue, si affacciato al balcone del suo studio, ha esposto la bandiera tricolore ed rimasto fiero e impassibile al lancio di uova e di insulti che i bamboccioni urlanti e devastatori gli hanno riservato. Senza rendersene conto diventato il simbolo di un Italia che non ci sta.Ê Di unÕItalia che non piega la testa e non cala le braghe. Di unÕItalia che vuole dire che esiste e che non pi disposta a tollerare abusi di questo genere. Di unÕItalia che sogna la capacit di fare quadrato tutti assieme quando serve. Di unÕItalia che ha voglia di esporre le proprie eccellenze (che sono tante). Di unÕItalia che non disposta a negoziare i suoi valori, le sue tradizioni e la sua storia. Di unÕItalia che stufa di proteste fini a s stesse e che alla distruzione preferisce unÕintelligente opera di ricostruzione 5 Arianna Gregori Con ancora negli occhi le immagini della grave vicenda accaduta a Milano nel giorno dellÕExpo, mi rivolgo a voi, cari amici alpini, per esprimere alcune considerazioni che continuano a suscitarmi stupore e angoscia. Il desiderio di esprimere il mio pensiero mi venuto dopo aver visto il gi Presidente nazionale Parazzini fermo alla finestra a difendere la Bandiera esposta, nonostante il continuo lancio verso di lui di svariati oggetti. anche morale.ÊA noi alpini il gesto del nostro Past President ha immediatamente riportato alla mente quello dei nostri Soci Fondatori quando, a Milano, esposero il Tricolore il 4 novembre del 1919 e lo difesero per tutta la giornata da quanti lo volevano nascondere in nome di una fasulla pace sociale. Scriveva Arturo Andreoletti: ÒÉ Debbo citare tra gli episodi di quegli anni, quello del Tricolore esposto al balconcino della nostra sede in Galleria che la Questura ci imponeva di ritirare minacciando severe sanzioni. Ma quella bandiera non fu mai ritirata. Abbiamo saputo resistere sia pure con qualche sacrificio e con qualche rischio, ma con volont e fierezza indomabili e con la sicura coscienza di fare il nostro dovere.Ó Volont e fierezza indomabili e coscienza di adempiere ad un semplice dovere del cittadino si sono manifestati con incredibile potenza anche sul balcone dello studio del nostro Beppe Parazzini che diventato il simbolo dellÕItalia perbene. Potenza che, per una volta, stata recepita da tutti i media nazionali. Che rimbalzata sui social Questo mi ha portato al confronto fra gli imbecilli urlanti vestiti di nero pronti a distruggere tutto senza un vero motivo e lÕuomo degno, tenace, capace di difendere il valore della bandiera, senza scomporsi. Le successive dichiarazioni rilasciate da Parazzini hanno confermato questi saldi principi forse appresi grazie anche al servizio militare. Il confronto con il ragazzo con cappuccio in testa che ha ripetuto solo idiozie farneticanti mi ha portato ad altre riflessioni: per questi poveracci ci vorrebbero tanti, ma tanti mesi network, sulle televisioni e sui giornali ed ha dato una scossa a questa Italia stanca e sfiduciata. Una scossa che ha infuso nei cuori dei milanesi e degli italiani un nuovo orgoglio di cittadinanza che si manifestato allÕindomani delle devastazioni dei black block in quella meravigliosa immagine dei milanesi che ripulivano la loro citt. Una scossa che si manifestata anche nello sdegno per la storpiatura buonista del nostro Inno Nazionale allÕinaugurazione dellÕExpo. I simboli si difendono. Sempre e comunque. I valori non si negoziano. La memoria di quanti hanno dato la vita per questa nostra Italia non si umilia per non turbare la sensibilit di qualche anima bella. Grazie Beppe di questa bella scossa. Ne avevamo bisogno un poÕ tutti. Hai restituito lÕanima a questo Paese. Il sasso stato lanciato. LÕesempio sotto gli occhi di tutti. Ora sta a tutti noi proseguire su questo cammino con coerenza e determinazione. Cara Italia riparti dai tuoi alpini! Cesare Lavizzari di naia. E altrettanto immediatamente ad un altro pensiero: ma i genitori dove sono, perch permettono un comportamento simile? Solo la signora americana ha il coraggio di inseguire il figlio e portarselo a casa con decisione impedendogli di fare disastri? E le forze di polizia devono seguire gli ordini, limitarsi a osservare e non intervenire. Ho potuto vedere, mio malgrado, manifestazioni in altri paesi e osservare un comportamento deciso della polizia, soprattutto in una citt come Istanbul con dispersione dei manifestanti, ci che non stato fatto a Milano. In aggiunta penso alla dichiarazione fatta da chi oggi ci governa che ha lanciato quasi una goliardata affermando: << non ci fanno paura quattro teppistelli figli di pap>> e allora perch i danni non li pagano loro? Abbiate pazienza cari alpini, ma chiedo a voi di continuare ad educare i ragazzi in tutte le maniere, nelle scuole, con il lavoro accanto a voi, visto che il militare non lo possono pi fare. Solo voi siete nella condizione di indirizzarli evitandogli comportamenti assurdi come quelli del teppistello che ha dichiarato di sentirsi soddisfatto solo quando pu Òfare casinoÓ, senza neanche sapere il motivo della manifestazione, sempre che ce ne sia uno plausibile. E qui ripeto: ma i genitori dove sono, cosa fanno, perch lo permettono? Concluderei con una citazione del ragazzo sicuramente incommentabile: << stata una bella esperienza! >>. Frutto di totale assenza di principi, valori, educazione. 6 L’adunata vista da un aquilano di Paolo Pacitti Abbiamo voluto dare voce ad un aquilano estimatore degli alpini per comprendere meglio ci che ha destato la nostra adunata nei cittadini. Un giornalista ci racconta le sue impressioni dopo la lunga sfilata. é Paolo Pacitti, aquilano doc, 48 anni, capo redattore di Rai News 24. Giornalista professionista, specializzato nel rugby, esperto e profondo conoscitore del mondo ovale in Gran Bretagna, si accostato con interesse, rispetto, passione, entusiasmo al nostro mondo alpino. Ha frequentato professionalmente per diversi anni i CASTA a San Candido scoprendo la realt degli Alpini in armi. Vive a Roma per lavoro, ma non ha voluto mancare, insieme al figlio Ruggero, all'appuntamento con le penne nere nella sua citt. Ecco il suo ricordo dell'evento. Non so come la pensate ma a me lÕadunata aquilana degli alpini ha fatto bene. Da aquilano, - orgogliosamente aquilano - aprire le porte a 300 mila penne nere in una citt colpita al cuore dal terremoto del 2009 stato qualcosa che difficilmente dimenticher. Gi perch lÕadunata questa volta marca il territorio del tempo. CÕerano loro in quei giorni subito dopo quel 6 aprile, cÕerano le loro mani sulle spalle di una citt ferita a morte, cÕerano i loro occhi nei giorni successivi quando bisognava provare a rialzarsi per riprendere il cammino, cÕera il loro sudore quando si trattava di mettere in sicurezza i palazzi colpiti dal sisma. Sei anni dopo ci sono ancora i loro occhi, i loro sorrisi, la loro solidariet. La citt cambiata ma il dolore resta lo stesso. Quella ferita ancora aperta. Si vede nei vuoti, nelle assenze, in un centro storico che si riempie di tanto in tanto. Per questo la carica dei 300 mila rappresenta una svolta. Fa capire che prima e dopo lÕadunata, LÕAquila non sar pi la stessa. EÕ la consapevolezza di rappresentare qualcosa di molto caro a tutto il nostro Paese. Una questione nazionale, che allontana la sindrome da sito archeologico del secondo millennio che negli ultimi anni ha sfiorato la testa degli aquilani. La vita che hanno riportato in citt le penne nere tornata a pulsare almeno per il tempo dellÕadunata. EÕ il sorriso dellÕalpino che incrocia lo sguardo degli aquilani, gente dalla scorza dura ma dal cuore tenero. Per una volta questo che fa la differenza. Non i discorsi dei politici, non la carte di un mastodontico fascicolo in tribunale per una causa legata alla ricostruzione. 300 mila aquilani, tutti insieme a dire ÒSiamo tornatiÓ. In molti sono tornati sui luoghi dove sei anni fa cÕera una tendopoli e oggi cÕ un prato dove giocare a rugby o una pista dÕatletica. E negli occhi leggi lÕorgoglio dellÕessere alpino perch allÕAquila non cÕ famiglia dove attaccato al muro non ci sia un cappello. Julia, TaurinenseÉ Il 9¡ reggimento allÕAquila ha la sua ÒbaitaÓ. E prima o poi ci si arriva a quella ÒbaitaÓ perch fa parte della citt. Per questo lÕadunata stata qualcosa in pi di un ritorno a casa perch Òda Porta Napoli fino alla Madonna ForeÓ, lÕalpino di casa soprattutto in una citt colpita da una tragedia infinita come quella del 6 aprile. Il senso di solidariet e di vicinanza in quei giorni del dolore, sei anni dopo ha la stessa intensit, lasciando per spazio al piacere di stare insieme nella ÒbaitaÓ aquilana. E li vedi i ricordi negli occhi dellÕalpino che fissano i puntelli messi sei anni fa e ad un tempo sognano di toglierli in un futuro magari non troppo lontano. EÕ il sogno dellÕalpino ed anche quello di chi vive allÕAquila. Anche per questo lÕadunata stata vissuta come una festa dagli stessi padroni di casa. Qualcuno ha aperto le porte di casa, qualcun altro ha improvvisato il proprio giardino in un campeggio. Condivisione, per dirla in una parola, primo comandamento da tenere sul sentiero che per gli alpini esso stesso un modo di vita. Le polemiche davanti alla festa non hanno lasciato traccia. EÕ rimasto solo il sorriso, lÕamicizia e qualche bicchiere che nella baita ci sta pure bene! 7 A l’Aquila con il cuore, la mente, gli occhi di Achille Gregori Ad ogni adunata partecipiamo con tanto sentimento, vera e propria spinta che ci aiuta a recarci in ogni citt nella quale si svolge per ritrovarci, ricordare, esprimere la memoria verso i veci dellÕOrtigara, dellÕAdamello, di Grecia e Albania, della Russia, della Libia e di ciascun luogo dove il dovere ha condotto alpini in ogni tempo e modo, missioni di pace comprese. Questa volta a LÕAquila cÕ stato qualcosa in pi che ci ha spinto verso la gente in modo ancora pi riflessivo. Questo sentimento era l, nelle vie del centro storico. Attaccato ai fabbricati gravemente colpiti dal sisma di sei anni orsono. L, sopra le impalcature, i sostegni, i puntelli, le gabbie di sostegno, le reti rosse di delimitazione, le restrizioni delle strade, le gru, i cantieri in funzione o fermi. Un insieme che ci ha portato pi vicino agli aquilani. La citt cos ferita ci ha indotto a riflessione profonda, a condividere le sofferenze, a esprimere affetto verso chi tanto ha patito e continua ad avere sotto gli occhi, ogni giorno, il ricordo di ore terribili, di parenti e amici persi sotto le macerie. Ci ci ha fatto vivere giornate diverse, colme di riflessione e voglia dÕessere nuovamente partecipi allÕaiuto verso queste persone. Loro hanno risposto con calore, accoglienza, simpatia. Camminando per le strade ci siamo sentiti ripetere: <grazie alpini>É<siete venuti a ridarci speranza>É<sentiamo di nuovo la voglia di ricominciare> É <vedervi ci riporta fiducia> e tante altre espressioni semplici ma colme di gratitudine. Sono tanti i problemi de LÕAquila. Difficili da conoscere, da comprendere e interpretare, anche se a noi esterni sembra strano vedere ancora tanto squasso dopo sei anni. Lungo il cammino verso lÕammassamento abbiamo conversato con Francesco, alpino abruzzese anchÕegli vittima del terremoto, il quale ci ha descritto molte problematiche connesse alla ricostruzione. Fra queste le difficolt tecniche, burocratiche, di scelte e di volont dei cittadini, in alcuni casi sistematisi in periferia e non sempre propensi ai ripristini in centro, anche per fiducia esaurita, rassegnazione e paura legata a possibili futuri disastri. La gente grata agli alpini che poche ore dopo il sisma erano gi operativi sul posto, a sostenere le persone con il loro lavoro. La gratitudine emersa in ogni momento, dallÕarrivo il venerd alla ripartenza di domenica. In particolare durante la sfilata dove i molti cittadini hanno salutato da dietro le transenne ringraziandoci per la presenza, lÕaiuto prestato allora e rinnovato oggi con la massiccia partecipazione e il confermato, concreto, pronto affetto verso gli aquilani. Veniamo ai fatti dellÕadunata. Venerd il contatto con i nostri volontari di Protezione Civile (alloggiati nella Caserma Rossi), che nella settimana hanno svolto lavori di recupero del Parco Castello e Piazza dÕArmi, riportando le aree allÕuso per i cittadini. Per alcuni stato un ritorno. Nei pressi, la Cittadella delle Truppe Alpine con lÕabituale esposizione di materiali dÕogni tipo. Situazione incantevole per la collocazione e lÕinserimento ambientale. Molte le persone in visita, in particolare famiglie con bambini. Fra questi una bimba con cappello alpino in testa che mandava baci agli alpini che incrociava. Nel tardo pomeriggio il sempre commovente ingresso della Bandiera di Guerra, questa volta del 9¡ Reggimento Alpini, preceduto dalla lunga schiera dei Gonfaloni e dal Labaro dellÕANA scortato dal CDN. Presenti molti alpini e tanto pubblico. Il sabato, dopo lÕincontro con i cittadini e la visione del centro citt di cui sÕ detto, la S. Messa nella ristrutturata basilica di San Bernardino che a fatica ha contenuto i rappresentanti delle sezioni. é seguito lÕincontro allÕAuditorium Renzo Piano. Qui la presidenza nazionale ha intrattenuto le autorit abruzzesi. Massima la cordialit. Belle e fuori dai freddi schemi istituzionali le dichiarazioni dei presenti. Piacevoli gli interventi di Sindaco, Presidente Regione, Provincia, del Gen. Graziano capo di Stato Maggiore Esercito, Gen. Bonato, comandante Truppe Alpine e, naturalmente, del Presidente nazionale Favero. Interessante il momento della consegna dei contributi a sostegno di associazioni locali (oltre 80mila euro) e lÕassegnazione del premio al giornalista Marco Albino Ferrari, scrittore e alpinista, oltre che professionista della stampa. Motivo del premio il suo modo di parlare di alpini e Grande Guerra sulla rivista Meridiani e Montagne. Quadretto finale con il gi presidente Parazzini per rimarcare il suo gesto a difesa della Bandiera durante i fattacci di Milano Expo. A lui una scatola di uova di cioccolato a contrastare il lancio ricevuto dai manifestanti. LÕincontro interessantissimo, fatto di parole e immagini. Potrebbe essere divulgato sui tabelloni in citt per tutti i partecipanti. Sarebbe davvero piacevole. La sera di sabato solita festa con musiche, canti, incontri, consueto ingorgo nelle vie e conseguente difficolt di transito. La domenica, accompagnati dal sole, lÕattesa sfilata. Il nostro era il 6¡ settore. Ammassamento e formazione schieramento ai lati della caserma Rossi. In testa lÕimmancabile pannello di Griante con la scritta ÒLÕAquila continua a volareÓ, dopo lo striscione in favore dei Mar. A seguire Vessillo e presidente, la schiera degli alpini. Le fanfare di Asso e Olgiate Comasco hanno dato il passo ai 103 gagliardetti e agli oltre mille alpini in marcia. I messaggi lanciati agli aquilani sono stati dei gruppi di Albese con Cassano <costruire il futuro ricordando il passato>; Locate Varesino <Memoria e senso del dovere sono il DNA alpino>; Ronago <Nostro dovere trasformare il ricordo in memoria>; Villa Guardia <Abruzzo museo di opere di solidariet alpina>, che hanno avuto il plauso della gente aquilana. Particolare la composizione del pannello floreale, assemblato in loco con fiori portati a LÕAquila in frigorifero per mantenerne la freschezza. Dopo la lunga camminata gli alpini hanno salutato il Vessillo sezionale dallÕaltra parte della citt, davanti alla Caserma Pasquali, sede del 9¡ Reggimento Alpini. Per alcuni il rientro si concluso anche tre giorni dopo. AllÕorizzonte Asti 2016, adunata numero 89, con nuove emozioni e memoria per i veci. 8 Riportiamo un trattato riguardante vicende e personaggi che hanno dato origine alla nostra sezione. Si parla di eventi di 100 anni fa, di quei giovani che diedero parte della loro vita o addirittura la sacrificarono, nella certezza di servire la Patria. Terminato il tragico conflitto hanno fissato le basi dellÕalpinit fondando, il 5 luglio 1920, la nostra sezione che dopo 95 anni cammina ancora sulla stessa strada, con gli stessi ideali. Capriotti ne ha curato la stesura, vista la sua profonda conoscenza di ci che appartiene alla sezione, essendone anima storica sotto ogni profilo e conoscendone tutte le sfumature, avendola ereditata agli inizi anni Õ70 (del 1900) dai nostri vecchi, avendo saputo conservarla, valorizzarla e, la dove possibile, trasmetterla. Le Compagnie Volontari Alpini del Battaglione Morbegno Anno 1915 Come ci noto, il 5 luglio 1920 nacque la sezione di Como dellÕ Associazione Nazionale Alpini, grazie ad una trentina di alpini, reduci da vari fronti e con esperienze militari diverse, ma accomunati da uguali sacrifici e drammatiche traversie vissute sulle creste innevate e nelle trincee fangose, con la stessa aspirazione a mantenere nel tempo lo spirito di corpo, la solidariet nata tra di loro e la memoria dei commilitoni caduti sui campi di battaglia, trasmettendo ai posteri le glorie e le gesta di tutti i reparti alpini. Mentre tutto questo risaputo, non conosciuto, o forse stato dimenticato, che una decina dei nostri soci fondatori furono degli alpini un poÕ ÒspecialiÓ, perch si arruolarono volontari, essendo giovanissimi o fuori dallÕ obbligo militare. Cos fecero Gaetano Volpatti, eletto vice presidente sezionale nel 1920, il dottor Cesare Orsenigo, eletto cassiere, Adriano Auguadri, capitano della 44^ compagnia del Morbegno e medaglia dÕOro al Valor militare nella seconda guerra mondiale, caduto sul fronte greco, e, meno noti, Galliano Arrighi, Roberto Brunati, Ferdinando Casartelli e Camillo Pedraglio. Vediamo come avvenne <lÕavventura alpina> di questi nostri soci fondatori. Gi prima, ma in particolare negli anni 1913 e 1914, si accentu nella politica e in una parte della popolazione italiana lÕavversione verso lÕImpero Austro-Ungarico e il desiderio del ricongiungimento alla Patria del Trentino Alto Adige, di Trieste, di Pola e dellÕ Istria, quale compimento dellÕ unit dÕItalia, a completamento delle aspettative risorgimentali. Questi sentimenti patriottici furono sentiti e manifestati pubblicamente soprattutto dai giovani e subirono una ulteriore accentuazione alla fine del luglio 1914, quando lÕ Impero Austro-Ungarico e lÕ Impero tedesco entrarono in guerra contro Serbia, Francia, Inghilterra e Impero Russo. In varie localit della Lombardia e del Veneto si costituirono, su istruzioni del Ministero della guerra, comitati popolari per promuovere e raccogliere le adesioni dei volontari. In particolare giovani studenti tra 18 e 20 anni non ancora in et di leva. Si seppe poi che anche studenti di 17 anni, pur di essere arruolati, presentarono certificati con data di nascita abilmente modificata. Alla fine del 1914 nellÕ alta Lombardia vennero formate tre compagnie con circa 120 volontari alpini ciascuna. La 1^ compagnia con sede a Bergamo, formata da volontari bergamaschi e valtellinesi. La 2^ formata a Como con le adesioni di comaschi, milanesi e altri valtellinesi. La 3^ con volontari bresciani e della Valle Camonica. La 1^ e 2^ compagnia furono assegnate al battaglione Morbegno, mentre la 3^ fu affiancata prima al battaglione Val Baltea e successivamente al battaglione Edolo. I volontari comaschi della 2^ compagnia furono una sessantina. Ebbero come comandante di compagnia ed istruttore -fra la fine 1914 e per i primi nove mesi del 1915- il tenente Giuseppe Prada, personaggio a noi molto noto, in quanto nel 1920 fu uno dei soci fondatori e fu eletto primo presidente della nostra sezione. Il tenente Prada, ufficiale alpino, fu incaricato di curare il primo addestramento dei volontari comaschi che, non essendo ancora arruolati, a fine 1914 ricevettero per lÕ addestramento solo il fucile modello Ô91 e il cappello alpino che recava come segno distintivo sopra il fregio dellÕ aquila, una piccola stella e le lettere V A (Volontario alpino). Per i primi mesi del 1915 i volontari si ritrovarono il sabato e la domenica, con i loro abiti borghesi, per le istruzioni basilari di disciplina e regolamenti, con addestramenti pratici sui monti Bolettone e Bisbino e lezioni di tiro in un poligono che cÕera allora dalle parti di Maslianico. LÕaddestramento essenziale fu affrontato con entusiasmo ed impegno dai giovani volontari guidati del tenente Prada, per essere pronti allÕ entrata in guerra dellÕItalia, cosa che avvenne il 24 maggio 1915. Il mattino del 27 maggio i sessanta volontari comaschi furono convocati prima in piazza Castello e poi traferiti in piazza Cavour. Il tenente Prada, coadiuvato dal sergente Luigi Gerli, cerc di contenere lÕallegra e rumorosa agitazione dei pi giovani, ancora in abiti borghesi, ma con il cappello alpino, il fucile Õ91, valigie e fagotti, dati dai preoccupati genitori, riuscendo alla fine ad inquadrarli per la partenza. Mentre suonava una fanfara, si imbarcarono sul battello Bisbino, destinazione Varenna. Lungo il percorso raccolsero altri volontari a Cernobbio e Menaggio. Alla stazione ferroviaria di Varenna salirono sul treno, destinazione Tirano, dove trovarono gli altri volontari valtellinesi della 2^ compagnia e incontrarono i volontari bergamaschi della 1^ compagnia, comandata dal tenente Alcide Rodegher di Bergamo. 9 Ai primi di giugno i volontari della 1^ e 2^ compagnia ricevettero finalmente il corredo militare con la divisa e gli scarponi, tornando a Morbegno, in attesa di destinazione. In questo periodo i tenenti Rodegher e Prada impegnarono i volontari in marce ed addestramenti vari per migliorare la preparazione militare. A luglio le due compagnie furono spostate a Bormio e, pur rimanendo autonome, furono aggregate per esigenze operative al battaglione Valtellina. A fine luglio, in seguito a controlli dei certificati comunali, alcuni giovanissimi volontari, furono rimandati a casa, perch pur di essere arruolati, avevano modificato sul documento la data di nascita, non avendo ancora 18 anni, et minima prevista per lÕarruolamento. Alcuni di loro, appena raggiunta lÕ et prevista, fecero poi ritorno alla compagnia, come il giovanissimo Gaetano Volpatti, il futuro primo vice presidente della nostra sezione, poi Caduto in Russia a Jagodnjie nella seconda guerra mondiale, al comando del battaglione Tirano col grado di maggiore. In questo periodo continu lÕ istruzione sullÕ uso delle armi e lÕ addestramento marce sulle montagne attorno a Bormio, migliorando lÕ efficienza e la coesione tra volontari, anche se, bisogna ricordarlo, in questi primi mesi i volontari del Morbegno suscitarono una certa diffidenza negli alti comandi per una temuta scarsa disciplina e preparazione militare, oltre ad incomprensioni negli alpini dei reparti regolari che non capirono subito le motivazioni del loro patriottismo. Valutazioni negative che cessarono nei mesi successivi, quando i volontari affrontarono i primi combattimenti e seppero farsi apprezzare in ogni maniera. A met agosto le due compagnie furono trasferite a Santa Caterina Valfurva, dove arriv in visita re Vittorio Emanuele III. A fine agosto avvenne il primo impiego delle due compagnie in una vera operazione di guerra, in abbinamento col battaglione Val dÕ Intelvi. Mentre questo attaccava le posizioni austriache nella zona della costiera della Punta di Ercavallo, le due compagnie svolsero un ruolo diversivo, salendo sul passo Gavia, cresta della Sforzellina, ghiacciaio e passo Doseg, affrontando i primi scontri a fuoco con reparti austro-ungarici. Nel mese di settembre le due compagnie alternarono le basi a Santa Caterina e a Bormio, mentre i volontari furono impiegati in prima linea in servizi di corve per trasporti di munizioni e materiali, inoltre turni di guardia negli avamposti delle capanne Cedech, Milano e passo Zebr, dove in operazioni di ricognizione si distinse lÕ ufficiale medico dottor Cesare Orsenigo, futuro cassiere sezionale. A fine settembre il tenente Giuseppe Prada, comandante della 2^ compagnia, venne promosso a capitano e trasferito alla Terza Armata sullÕ Isonzo e sul San Michele, con dispiacere di tutti, lasciando nei volontari un buon ricordo del suo comando. In questo periodo diversi volontari delle due compagnie furono inviati, su loro richiesta, a frequentare corsi Allievi Ufficiali. Cos fecero i volontari comaschi Adriano Auguadri, Luigi Negretti, Orlando Orlandoni, Camillo Nani, Giovanni Porta, Attilio San Rom. Una volta nominati sottotenenti, vennero destinati a reparti impegnati su altri fronti. Altri volontari furono trasferiti a reparti regolari, per cui in ottobre le due compagnie, ridotte nei ranghi, furono fuse in una unica compagnia volontari alpini del battaglione Morbe- gno, al comando del capitano Alcide Rodegher, anche lui nel frattempo passato di grado. Gli alpini della compagnia continuarono ad essere impegnati in servizi di corve, trasporti di munizioni, viveri e materiali, contribuendo alla costruzione della nuova capanna Cedech nelle vicinanze della precedente che era stata distrutta ed in gravosi turni di guardia negli avamposti su creste, cime e ghiacciai, come Monte Cristallo, Cima Thurwieser, Monte Cevedale, Cima Doseg, Punta San Matteo e Passo dei volontari. Nella notte fra 30 e 31 ottobre settanta alpini ed artiglieri, al comando del tenente Cesare Orsenigo, trascinarono un cannoncino da 70 mm. dal passo Zebr al passo della Bottiglia (m. 3295), su neve fresca e in parte gelata che ritard la salita, per cui al mattino furono fatti segno di colpi di shrapnels da parte di un pezzo dÕartiglieria nemico del passo Cevedale. Il nostro cannone riusc a sparare efficaci colpi sul rifugio Schaubach in Val di Sulden, ma venne riportato in basso durante la notte seguente per non essere colpito dai grossi calibri austriaci. Nei giorni successivi il dottor Orsenigo dovette curare alcuni alpini ed artiglieri per congelamenti ai piedi causati dalle calzature scadenti. In questo periodo nel 5¡ reggimento Alpini furono creati reparti denominati ÒCenturieÓ, formati da un centinaio di alpini scelti, provenienti da vari battaglioni con lo scopo di effettuare colpi di mano ed imprese ardite. La centuria Valcamonica fu formata con alpini dei battaglioni Edolo, Morbegno, Valcamonica e Val dÕ Intelvi (circa 25 alpini per battaglione). In seguito questi reparti furono chiamati ÓArditi alpiniÓ. Nel mese di novembre nonostante la neve, il ghiaccio ed il gelo, un manipolo di volontari comandati dal sergente Egidio Castelli e dal caporale Camillo Pedraglio, uno fra i futuri soci fondatori della nostra sezione, riusc a salire dal passo Gavia sulla cresta del Corno dei Tre Signori per trovare un collegamento col battaglione Val dÕ Intelvi operante nella zona della Punta di Ercavallo, sopra Ponte di Legno. 10 Anno 1916 A met gennaio la 249^ compagnia del Valtellina e la compagnia volontari del Morbegno, furono impegnate in una azione sopra il Gavia, sul passo Doseg e in Vallumbrina, coordinata col battaglione Val dÕ Intelvi, contro avamposti dei Kaiserjager, conquistando tali posizioni. A febbraio il comandante della compagnia volontari, capitano Alcide Rodegher, a causa di una malattia, fu ricoverato in ospedale e venne sostituito dal capitano Radice. I volontari alpini durante i primi mesi furono impegnati in Val Zebr, a Baita del Pastore e, soprattutto, negli avamposti su tutta la linea del fronte, dallÕ Ables al Corno dei Tre Signori, in alternanza con altre compagnie. Duranti lÕinverno ci furono grandi nevicate con numerose valanghe, in particolare tra Santa Caterina Valfurva e passo Gavia, nei pressi del Ponte delle Vacche. Una di queste valanghe travolse in zona Dosso Bolon una squadra di volontari in servizio di corve con il tenente Cesare Orsenigo. Tutti gli uomini si salvarono, ma persero i materiali, per cui dovettero ripetere il trasporto. Il tenente dottor Orsenigo dovette anche assistere e curare un certo numero di alpini ammalati, denutriti e congelati per il terribile gelo e la scarsa alimentazione in linea. A fine luglio il dottor Orsenigo lasci i volontari per trasferimento ad altro reparto. Per tutto lÕanno gli alpini delle varie compagnie, compresi i volontari, furono impiegati in turni di sette giorni negli avamposti nel ghiaccio, sulla linea tra 3000 e 3600 metri, al passo dei Camosci, Cima Trafoier, passo dei Volontari, Cima Thurwieser, passo Ortler, Cima della Miniera, facenti capo alla capanna Milano, con frequenti scontri con gli austriaci e scavo di gallerie nel ghiaccio per nascondere i collegamenti ed essere al riparo dai tiri del nemico. Ci avvenne al Gavia, sulla cresta tra i passi del Doseg e della Sforzellina. Anno 1917 Durante i primi mesi la compagnia volontari fu di base a SantÕ Antonio in val Zebr e alla Baita del Pastore con compiti di servizi di corve per rifornimenti alla prima linea e, a turno, periodi di guardia negli avamposti sopra la capanna Milano. Diversi volontari aderirono alla costituzione di un plotone Arditi alpini per eseguire operazioni pi rischiose e pericolose sul Monte Zebr, Pale Rosse e Monte Cristallo. Il 2 maggio una grande valanga si stacc dal Sasso Rotondo e travolse la teleferica della Baita del Pastore, travolgendo molti alpini. 14 i deceduti, pochi altri salvati dai commilitoni. I volontari parteciparono alle ardue operazioni di tenuta e riconquista delle posizioni sulla cresta tra le Cime Thurwieser e Trafoier. A fine anno, per rinforzare i ranghi, furono aggregati alla compagnia volontari della 4^ compagnia che aveva operato in Valle di Ledro. Anno 1918 Nei primi mesi i volontari svolsero il loro servizio in Val Zebr e sul passo Zebr, sempre immersi nel grande gelo, molta neve e cadute di valanghe. In aprile lÕottimo capitano Radice venne trasferito e sostituito al comando dei volontari dal tenente Marconi, altro buon ufficiale. La compagnia venne ancora rinforzata con effettivi del battaglione Feltre del 7¡ alpini e trasferita a Santa Caterina per operare sopra il passo Gavia, Pizzo Tesero, Cima Doseg, Punta San Matteo, Pizzo Vallumbrina per la tenuta degli avamposti e il servizio rifornimenti, collaborando allÕinstallazione della teleferica da passo Gavia al Doseg. I volontari cooperarono col battaglione sciatori Monte Ortler allÕoccupazione del Monte Mantello e della Punta San Matteo. Dopo tanto tempo trascorso in linea, finalmente la compagnia venne inviata a fine settembre a Lovere per un mese di meritato riposo. A ottobre gli avvenimenti bellici precipitarono e la compagnia volontari venne trasferita con urgenza nella zona del fiume Piave, prima con una tradotta e poi a marce forzate fino a Volpago. Pass il Piave sul ponte di Vidor ed entr in Vagolino, completamente raso al suolo. Mentre gli austro-ungaricici e tedeschi erano in fuga. Con altri reparti, si diresse verso Valdobbiadene per rastrellare gli ultimi fuggitivi, proseguendo per Vittorio Veneto, con soste a Ponte nelle Alpi, Longarone, Pieve di Cadore e Calalzo. Qui, presso la stazione ferroviaria, a seguito di una mina predisposta dal nemico, ci furono tra gli alpini del battaglione Mondov ed i volontari una quarantina tra morti e feriti. Accolta con entusiasmo dalle popolazioni, la compagnia volontari prosegu per il Comelico, passo di Monte Croce e, con la popolazione meno entusiasta, a Sesto Pusteria, con posizionamento sulla linea dellÕarmistizio. In treno avvenne poi il trasferimento a Fortezza, Colle Isarco, Brennero e Vipiteno, fino ai primi mesi del 1919, con un ulteriore spostamento a Merano. Infine, nel mese di maggio 1919 ci fu il ritorno a Morbegno per lo scioglimento e la smobilitazione dei volontari alpini, dopo ben 4 anni di vicende belliche. Si concluse cos lÕ Òavventura militareÓ dei sessanta volontari alpini comaschi del battaglione Morbegno che comport il sacrificio di una quindicina di loro in varie localit del fronte, doloroso tributo per la generosa adesione agli ideali patriottici nazionali. Ricordiamo tra questi Caduti comaschi il tenente Orlando Orlandoni con due medaglie dÕArgento V.M., il sottotenente Luigi Negretti megaglia dÕ Argento V.M., il sottotenente Attilio San Rom medaglia di bronzo V.M., il tenente Giuseppe Bettoli, il tenente Camillo Nani, il sottotenente Cesare Galli, il sottotenente Giovannino Porta, il sergente Ernesto Taborelli, gli alpini Giuseppe Beretta, Bartolomeo Cavadini, Luigi Malinverno, Mario Manzoni, Emilio Rigamonti e Umberto Tergolina. Altri volontari furono feriti e vennero ricoverati in ospedale, soffrendo a lungo i postumi del conflitto. Alcuni di loro, purtroppo, perirono successivamente, allungando lÕ elenco di quanti donarono la vita per la Patria. La maggioranza torn alle proprie case e di questi, come detto, una decina nel 1920 contribu, con altri reduci, alla fondazione della nostra sezione A.N.A. Arcangelo Capriotti Opere consultate Compagnie Volontari Battaglione Morbegno Ð 5¡ Alpini 1915 Ð 1919 Edizione La Provincia di Como (1928). Aldo Rasero - 5¡ Alpini - Manfrini Editore (1964). 11 di Achille Gregori Siamo abituati da tempo ad usare acronimi, sigle, abbreviazioni divenute quotidiane, in particolare per lÕuso del computer. Cos per chi si occupa di stampa nellÕambito dellÕAssociazione Alpini, lÕacronimo CISA (Convegno Itinerante Stampa Alpina) porta con se lÕimmediata congiunzione verso lÕincontro annuale fra responsabili de LÕAlpino, della Sede Nazionale, addetti di sezioni e gruppi sparsi in Italia e allÕestero, che pubblicano una rivista dedicata alla loro attivit. Gran parte delle sezioni stampano una pubblicazione rivolta ai soci e non solo a loro, sulla quale viene riportata la vita associativa, la storia, lÕattualit con la quale anche la nostra associazione si confronta ogni giorno e dalla quale non pu estraniarsi. Si tratta di riviste che assumono vari formati. Quasi sempre eleganti, dai contenuti gradevoli ed interessanti sia nella grafica, sia nellÕesposizione. Normalmente siamo abituati a chiamarli giornali (mai definibili giornalini!), anche se il termine giornale pi adatto alla stampa quotidiana. Per bello dare questa definizione alla stampa alpina, perch rende le pubblicazioni vive e vicine ai lettori. Il termine, di norma, crea attesa per lÕuscita del Òproprio giornaleÓ portando alla voglia della successiva lettura. Queste testate sezionali, insieme elle pubblicazioni dei gruppi, si incontrano ogni anno nelle localit dove viene impostato il CISA per valutarsi, confrontarsi, cercare miglioramenti, vedere lÕoperato altrui per rincorrere crescita e sviluppo, assolvendo il desiderio di ritrovarsi e scambiarsi opinioni sul modo di lavorare per il Òproprio giornaleÓ, cercandone un costante miglioramento. Itinerante la caratteristica principale, perch ogni anno lÕincontro si tiene presso una sezione diversa, avendo lÕopportunit di spostarsi in modo differente, una volta andando pi lontano ed unÕaltra avendone minore necessit, consentendo a tutte le sezioni di poterlo ospitare. In particolare l dove le grandi manifestazioni nazionali non si possono svolgere. LÕultima edizione si tenuta a Marostica nellÕaprile dello scorso anno. Ottima la riuscita, come nelle precedenti occasioni, alle quali anche noi del Baradll partecipiamo da svariati anni. Giusto a Marostica, dove eravamo presenti Aldo Maero ed io in rappresentanza della sezione e del nostro periodico, dopo aver ritirato il premio assegnato alla nostra testata, abbiamo appreso della possibilit di presentare la candidatura per ospitare il CISA. Ci siamo informati a fondo anche sulle sue componenti dÕimpostazione e, appena rientrati, abbiamo intrattenuto il presidente presentando la possibilit di organizzare il Convegno della stampa alpina a Como. Opportunit di ospitare una manifestazione nazionale da abbinare, anche quale completamento, alle celebrazioni legate ai 95 anni della sezione, aggiungendo un evento importante di livello elevato. Trattandosi di un incontro nazionale, in sostanza lÕAdunata della stampa alpina, lÕargomento stato affrontato con attenzione e, dopo le dovute consultazioni, la sezione ha deciso di candidarsi. Richiesta accolta dallÕAssociazione con la segnalazione della data, questa volta portata ad ottobre. Da quel momento la macchina relativa allÕimpostazione partita direzionandosi verso le molteplici necessit collegate cui stato aggiunto un ulteriore impegno: lÕannuale ritrovo dei responsabili del Centro Studi, o CCS (Convegno Centro Studi). Altra ÒadunataÓ che coinvolge gli incaricati sezionali che collaborano con il Centro Studi nazionale. Questo concentrato sul confronto di tutta lÕattivit di solidariet, di ricerca, mantenimento della tradizione e della storia, lavoro con scuole e attivit culturali inerenti lÕassociazione. Il piccolo gruppo di lavoro, ha cominciato a muoversi in direzione delle varie necessit. Scelta del posto di ritrovo, sala riunioni, punto di ricevimento dei convenuti, ristorazione, alloggi presso gli alberghi, impostazione lavori, suddivisione delle dislocazioni in funzione al programma base impostato dalla Sede Nazionale, programmi collegati destinati agli accompagnatori non inseriti nei lavori, iniziative per lÕospitalit. Il tutto tenendo conto che nello stesso periodo Como avr le sue strutture impegnate al fianco della macchina dellÕEXPO milanese, esposizione che coinvolger in maniera intensa il territorio lariano, con il previsto arrivo di pubblico nelle strutture locali. La scelta caduta sulla sede dellÕANCE per lÕuso della sala riunioni e delle sale da destinare agli incontri di lavoro finalizzati ai temi del convegno. Sulla Caserma De Cristoforis per il cosiddetto check-in diretto allÕassegnazione logistica, definizione partecipazione e refezione. Per ospitare partecipanti e accompagnatori, si svolta la non semplice attivit di prenotazione alberghiera. Impegno cui il presidente, i suoi vice Frighi e Bianchi per la sezione, il sottoscritto e Maero per la redazione del nostro giornale, hanno dato vita con la certezza che coloro che si aggiungeranno cammin facendo per assolvere gli specifici compiti collegati, sapranno portare a termine questo importante impegno nel migliore dei modi. In aggiunta a ci abbiamo unÕaltra certezza. La possibilit di offrire le bellezze di Como, il suo lago, la natura che lo circonda, le qualit indubbie che tutti gli riconoscono e che noi non vediamo pi perch le abbiamo abitualmente negli occhi e nella mente. Ci auguriamo che anche molti dei lavori in atto in citt giungano al termine e Como possa accogliere gli ospiti provenienti dalle varie sezioni, anche collocate allÕestero, con il vestito migliore, affinch i nostri amici alpini dÕogni parte dÕItalia e oltre, possano tornare a casa con un buon ricordo degli alpini della sezione di Como e della citt in cui questa sezione, fra le prime a nascere dopo la fondazione, da 95 anni risiede, opera e divulga i valori legati allÕANA. Valori che le nostre testate continuano a rilanciare con tanta passione, seguendo lÕesempio dei vecchi che, a suo tempo, le hanno volute. Cosa che per noi e il nostro Baradll risale al febbraio 1975, addirittura quaranta anni orsono. Baradll che partecip fin da subito agli incontri della stampa alpina, allora di stanza a Milano e divenuto nel tempo il CISA che conosciamo, grazie al nostro Cesare Di Dato, per le decisioni prese ai tempi in cui diresse LÕAlpino, decisioni sulle quali si basa ancora lÕintero incontro. Non posso che chiudere con il migliore augurio aperto verso tutte le sfaccettature di questo incontro per il suo carattere nazionale per il quale dobbiamo il massimo impegno, in sezione e nei gruppi. Noi comaschi possiamo ospitare solo questo tipo di manifestazioni nazionali insieme a quelle di carattere sportivo come gi avvenuto in passato. Auguriamoci possano ripetersi. 12 Il 24 aprile, sotto un vero e proprio bombardamento mediatico che preannunciava le celebrazioni dell'indomani, non ho potuto fare a meno di telefonare all'amico che tutti gli alpini comaschi conoscono, il Gen. C.A. Luigi Morena, classe 1917. Il mio vecchio Comandante. Ho pensato a lui, che nella guerra di liberazione si guadagnato una Medaglia d'Argento al Valore Militare. Gli ho promesso che, di l a pochi giorni, sarei andato a trovarlo ad Aosta, dove ormai vive stabilmente. E incontrarlo stato un vero piacere, perch il suo sorriso accoglienza e la sua affabilit ti fa sentire in famiglia. Gli ho chiesto solo di raccontare e lui mi ha accontentato. Ancora allievo dell'Accademia di Modena, col grado di sottotenente, venne assegnato al 3¡ Alpini Btg. Fenestrelle e inviato in Francia con le truppe di occupazione. Fu poi la volta del Montenegro, dove, tra i tanti combattimenti, ci fu l'azione svolta col Btg. Intra, che port a liberare il Btg. Aosta circondato dai partigiani. <La guerra partigiana> racconta il Generale <pi che un combattimento fronte a fronte, era una situazione di armi che non si sapeva da dove sparassero e in che direzione volessero colpire>. Fu l'8 settembre a concludere il periodo in Montenegro. <Il mio battaglione, gi della Taurinense, pass in appoggio alla Divisione Venezia, nella zona delle Bocche di Cattaro. In quella localit combattemmo contro i tedeschi, che disponevano di rifornimenti ben funzionanti, A noi mancava tutto, dalle munizioni, al vettovagliamento ed eravamo mitragliati e bombardati dagli Stuka tedeschi. Quella situazione determin quello che io chiamo il Òsi salvi chi puÓ dell'8 settembre>. L'allora tenente Morena ebbe per la fortuna di riuscire a sganciarsi col suo plotone, per poi raggiungere un porticciolo, da cui partivano le navi che li avrebbero portati in Italia. <Era una situazione di finimondo> racconta <che faceva provare la nostalgia di qualcuno che ti dicesse quello che dovevi fare>. Arrivati a Bari, tutti gli alpini furono riuniti e andarono a costituire il Btg. Piemonte, chiamato cos visto che la gran parte della massa era piemontese. <Gli americani, quando seppero che c'era un reparto specializzato nelle azioni in montagna, iniziarono a corteggiarci, fornendoci vettovagliamenti e alimenti ricchi. Intendevano impiegarci per lo sfondamento della 'Linea Gustav', previa conquista del Monte Marrone. Si dice che gli Alleati abbiano iniziato a stimare le truppe italiane proprio dopo aver assistito a quella conquista, ritenuta quasi impossibile>. Il Monte Marrone venne tenuto dagli alpini, che riuscirono a contrastare i molti tentativi tedeschi di riconquista. Venne poi costituito il Corpo Italiano di Liberazione, con il supporto di un gruppo motorizzato. Iniziarono le operazioni lungo l'Appennino e vennero liberate molte localit, con una serie di combattimenti. <Ovunque arrivassimo, le campane suonavano a festa. Gli abitanti erano al culmine della gioia, perch a liberarli arrivavano i loro stessi connazionali>. Per la fase successiva dello sfondamento della Linea Gotica, gli Alleati provvidero a fornire ai soldati italiani equipaggiamenti adeguati. a <Ero tenente vicecomandante della 2 Cp. del Btg. Piemonte> continua il Generale <quando fui incaricato di fronteggiare i tedeschi, che avevano un caposaldo a 'Quota 363' di Valle Idice, posizione molto delicata, in quanto punto di sutura tra due Corpi d'Armata tedeschi. E fu proprio l che il mio battaglione sfond, aprendo la strada alle truppe celeri, quelle che sfruttano il successo di un'azione in attacco. I giorni successivi, 19 e 20 aprile, a Bologna gli Alpini e i Bersaglieri furono portati in trionfo in Piazza Grande>. Il Generale Morena mi parla della sua Medaglia d'Argento e dice che a guadagnarla sono stati tutti i suoi alpini. Viene conferita solamente a chi li comanda solo per non svilirne il valore. <Lo scopo principale del mio racconto> prosegue <vuole essere una specie di ricompensa a tutti i combattenti che hanno aderito all'Esercito ricomposto dopo l'8 settembre. Penso soprattutto agli alpini che hanno combattuto su tutta la catena appenninica per la liberazione dell'Italia e credo che si possano tranquillamente definire 'partigiani con le stellette'. Mi dispiace per che non siano stati valorizzati, come invece avrebbero meritato. Quei soldati morivano allo stesso modo dei Caduti in terra russa, ma purtroppo se ne parla molto poco>. All'amico Generale piace molto raccontare, ma il tempo passato in un baleno. Ci salutiamo con un abbraccio che vale mille parole e che ti rimane addosso per tanto tempo. Ciao, caro Comandante, sei veramente speciale. Sei unico. Enrico Gaffuri Lettera del sottotenente Adolfo Ferrero alla sua famiglia Monte Ortigara 18.06.1917 ore 24.00 Cari genitori, scrivo questo foglio nella speranza che non vi sia bisogno di farvelo pervenire. Non ne posso fare a meno: il pericolo grave, imminente. Avrei un rimorso se non dedicassi a voi questi istanti di libert, per darvi un ultimo saluto. Voi sapete che io odio la retorica, ...no, no, non retorica quello che sto facendo. Sento in me la vita che reclama la sua parte di sole, sento le mie ore contate, presagisco una morte gloriosa, ma orrenda... Fra cinque ore qui sar lÕinferno. Tremer la terra, sÕoscurer il cielo, una densa caligine coprir ogni cosa, e rombi, e tuoni e boati risuoneranno fra questi monti, cupi come le esplosioni che ora odo in lontananza. Il cielo si fatto nuvoloso: piove... Vorrei dirvi tante coseÉtanteÉma voi ve lÕimmaginate. Vi amo tutti. Darei un tesoro per potervi rivedere, ma non posso, il mio destino non vuole. Penso, in queste ultime ore di calma apparente, a te Pap, a te Mamma, che occupate il primo posto nel mio cuore, a te Beppe fanciullo innocente, a te o Nina É addio É che debbo dire? Mi manca la parola, un cozzare di idee, una ridda di lieti, tristi fantasie, un presentimento atroce mi tolgono lÕespressione... No, no, non paura. Io non ho paura! Mi sento ora commosso pensando a voi, a quanto lascio, ma so dimostrarmi dinanzi ai miei soldati, calmo e sorridente. Del resto anche essi hanno un morale elevatissimo. Quando riceverete questo scritto fattovi recapitare da unÕanima buona, non piangete e siate forti, come avr saputo esserlo io. Un figlio morto in guerra. Il mio nome resti scolpito indelebilmente nellÕanimo dei miei fratelli, il mio abito militare, e la mia fidata pistola (se vi verr recapitata) gelosamente conservati stiano a testimonianza della mia fine gloriosa. E se per ventura mi sar guadagnata una medaglia, resti a Giuseppe ... O genitori, parlate, fra qualche anno quando saranno in grado di capirvi, ai miei fratelli, di me, morto a ventÕanni per la Patria. Parlate loro di me, sforzatevi a risvegliare in loro il ricordo di me... MÕ doloroso il pensiero di venire dimenticato da essi... Fra dieci, venti anni forse non sapranno nemmeno pi di avermi avuto fratello ... A voi poi mi rivolgo. Perdono, vi chiedo, se vi ho fatto soffrire, se vi ho dato dispiaceri. Credetelo, non fu per malizia, se la mia inesperta giovinezza vi ha fatto sopportare degli affanni, vi prego perdonamene. Spoglio di questa vita terrena, andr a godere del bene che credo essermi meritato. A voi Babbo e Mamma un bacio, un bacio solo che vi dica tutto il mio affetto. A Beppe, a Nina un altro. E un monito: ricordatevi di vostro fratello. Sacra la religione dei morti. Siate buoni. Il mio spirito sar con voi sempre. A voi lascio ogni mia sostanza. EÕ poca cosa. Voglio per che sia da voi gelosamente conservata. A Mamma, a Pap lascio... il mio affetto immenso. EÕ il ricordo pi stimabile che posso loro lasciare. Alla mia zia Eugenia il crocefisso dÕargento, al mio zio Giulio la mia Madonnina dÕoro. La porter certamente. La mia divisa a Beppe, come le mie armi e le mie robe. Il portafoglio (lire 100) lo lascio allÕattendente. Saluti a zia Amalia e Adele e ai parenti tutti. Vi Bacio, Un bacio ardente di affetto dal vostro aff.mo Adolfo. Via posta militare 13 NEWS 2015 Fatti...col Cappello Alpino Albavilla rinnova l’incontro alla Croce Il 26 aprile si tenuto il quarto ritrovo lungo il sentiero degli alpini Nel 2012 gli alpini di Albavilla collocarono una croce di particolare fattura a met del sentiero che collega lÕabitato con la zona Alpe del Vicer, sentiero da loro tenuto in ordine da decenni. Da allora, lÕultima domenica di aprile si ritrovano l per celebrare una messa in ricordo di Caduti e soci andati avanti. Cos stato anche il 26 aprile. Pure questa volta, con rammarico dei partecipanti, la cerimonia stata accompagnata dalla pioggia. Ospiti graditi la sindaco dr.sa Giuliana Castelnuovo, presente insieme ad alcuni assessori, il presidente Enrico Gaffuri, alpini e gagliardetti di alcuni gruppi vicini. A fare gli onori di casa Achille Gregori che ha accompagnato la cerimonia a partire dallÕalzabandiera, facendo seguito con lÕintroduzione degli interventi della sindaco e del presidente, i quali hanno elogiato lÕoperato e le iniziative degli alpini albavillesi. La santa messa stata officiata al riparo di un gazebo. Padre Davide ha vivacemente coinvolto i presenti, richiamandoli alla necessit di ricordare chi non pi con noi, nel cui ricordo dobbiamo agire e svolgere lÕabituale impegno. Il corpo musicale Santa Cecilia ha eseguito musiche nellÕarco dellÕintera cerimonia, nonostante il fastidio della pioggia. LÕeco delle note e il susseguirsi delle parole, nella silenziosa atmosfera del bosco, ha completato il senso dellÕincontro, quasi a guidare il risveglio della natura dopo lÕinverno, nel segno del sentimento che lega gli alpini ai soci deceduti e, in particolare, ai Caduti per la Patria. Il capogruppo Angelo Proserpio ha chiuso lÕincontro ringraziando i presenti e lanciando lÕappuntamento per il prossimo anno 2016. (g.p.) Un particolare incontro si tenuto a Valmadrera il 14 aprile dove i neo istruttori di scialpinismo appartenenti alla locale sezione CAI, per celebrare il positivo termine del corso che li autorizza allÕinsegnamento, hanno impostato una serata da loro definita speciale. Dopo essere stati in quota, percorso creste e declivi sul San Matteo, il Gran Zebr, il Vioz, il Cevedale, lÕAdamello, hanno voluto ricordare che in quei luoghi cento anni fa uomini divenuti militari, fra i quali alpinisti e sciatori, hanno combattuto una cruenta guerra in condizioni oggi impensabili, su sentieri che attualmente si percorrono con piacere ma sui quali si combatt in maniera estrema, contando migliaia di morti. Per rendere memoria a chi ha combattuto la guerra bianca, stato chiamato Achille Gregori, direttore del Baradll, per una conferenza dedicata alla guerra a tremila metri di quota. Gregori ha intrattenuto i presenti sulle vicende del tempo, accompagnato da immagini a dissolvenza per confrontare situazioni di allora e di oggi nelle stesse localit, attrezzi attuali con i passati, abbigliamento precario di ieri con lÕodierna attrezzatura termica. Nella conferenza sono state descritte vicende particolari, fatti di alta umanit, vita quotidiana nelle trincee sui due fronti. Fra queste lÕascesa e titolazione della Punta Intelvi nei pressi del Corno dÕAola legata a vicende del Battaglione Valle Intelvi. La morte di Sepp Innerkofler detto teufel (diavolo) e il suo recupero da parte di Angelo Loschi, amici nelle scalate prima della guerra e poi dalla stessa divisi. La vicenda della spartizione del capriolo fra italiani e austriaci avvenuta in Vallon Propera. Fatti di umanit sconosciuti e sempre nascosti dai comandi. Una descrizione completa di oltre unÕora e mezza. Alla serata sono intervenuti i rappresentanti del CAI locale, i frequentatori della scuola di scialpinismo, la vicesindaco, alpini del gruppo di Valmadrera, un attento e incuriosito pubblico che ha apprezzato lÕidea dellÕincontro, il suo svolgimento, il ricordo del sacrificio di tanti giovani fatto insieme da amanti della montagna e alpini. (fra.re) 14 Fatti... col Cappello Alpino Caslino d’Erba: incontro con la Scuola Primaria Fra le numerose attivit degli alpini, ci sono gli incontri con le scuole. Di norma si tratta dei primi corsi, primaria e secondaria, quelle che definivamo elementari e medie che si trovano anche nei piccoli paesi. Scopo prevalente far conoscere la storia e le particolarit ad essa legate attraverso il pensiero degli alpini. Stanno divenendo sempre pi frequenti e quasi tutti i gruppi li svolgono. Il colloquio con i ragazzi li aiuta a vedere la storia, e non solo, con occhi differenti, cosa utile per giovani che devono crescere. A Caslino dÕErba gli alpini hanno incontrato gli scolari della primaria locale, ricevendoli in due turni, prima i pi piccoli, poi i grandicelli, ospitandoli nella bella sala del centro civico. Il 30 aprile, dopo il saluto del sindaco Marcello Pontiggia, il capogruppo Giuliano Vanossi, coadiuvato da Marco Bravi del gruppo di Ponte Lambro e dal consigliere sezionale Maurizio Invernizzi, hanno illustrato la bandiera italiana, spunti della Costituzione, fatti militari e caratteristiche allÕassociazione alpini, attraverso immagini proiettate. I ragazzi hanno cantato un paio di canzoni insieme agli alpini, oltre allÕInno dÕItalia. Particolari ed interessanti gli interventi del dirigente scolastico alpino Riccardo Redaelli e del presidente Enrico Gaffuri che hanno fatto partecipare i bimbi alla conversazione. Una giornata di scuola davvero diversa che ha portato i ragazzini a scoprire gli alpini. Andare nelle scuole e stare con i ragazzi unÕiniziativa fondamentale. Servono azioni che li interessino, facendoli partecipare in modo diretto e attivo evitando il nozionismo, portarli a lavori coinvolgenti, collegati a ci che si tratta negli incontri e in particolare motivando tutto quanto viene illustrato. Questo quanto svolgono normalmente gli alpini che, se ben fatto come di norma avviene, lascia un segno indelebile nei ragazzi. Segno che dura nel tempo e costituisce sicuro sostegno alla loro formazione, perch la memoria base per il futuro. ag Castelmarte: ricordare pensando al prossimo Donato un defibrillatore alla associazione di soccorso NellÕautunno scorso il gruppo di Castelmarte, guidato da Marco Minoretti (che spesso vediamo partecipe ad attivit sportive in rappresentanza della sezione alle gare nazionali), ha ricordato i trentÕanni di fondazione. LÕanniversario stato celebrato in modo tradizionale, coinvolgendo i concittadini e i gruppi della sezione. Contemporaneamente pensava ad uno sviluppo da farsi attraverso una azione in favore del territorio, perch la ricorrenza portasse con se qualche cosa di utile, come abitudine per gli alpini. Visto che nella zona opera una meritoria associazione di soccorso che serve lÕalto erbese con servizio auto ambulanze e volontari, lÕidea stata direzionata verso lÕattivit di questa organizzazione. Il servizio ambulanze e soccorritori SOS di stanza a Canzo. Per questo, lo scorso 28 Febbraio, quale appendice e chiusura della precedente celebrazione, avvenuta la consegna di un defibrillatore alla pubblica associazione SOS Canzo Ð Nesso (seconda sede operativa). Il kit consegnato composto da un defibrillatore adatto allÕuso su autoambulanze che rester dotazione della sede di Canzo e da un ÒtrainerÓ, vale a dire un defibrillatore da esercitazione, indispensabile per la formazione dei volontari destinati al suo utilizzo. La cerimonia stata piuttosto spartana, secondo costume degli alpini che al clamore preferiscono la concretezza, pur sapendo quale importanza assume questa attrezzatura per i molti interventi regolarmente svolti dal SOS nella zona. Essenziali le presenze. Fra queste il presidente dellÕassociazione SOS Fulvio Schiavio, accompagnato da alcuni volontari, alpini del gruppo di Castelmarte e naturalmente il capogruppo Marco Minoretti che ha materialmente consegnato lÕattrezzatura. Ancora una volta la concretezza degli alpini, abituati a motivare ogni ricorrenza per ricordare i ÒveciÓ, ha valorizzato il sentimento di alpinit a vantaggio dei concittadini dellÕintero territorio, applicando il principio: aiutare i vivi in ricordo dei nostri morti. (gio.min) Cerimonia per le Vittime delle Foibe ad Albate Marted 10 febbraio il Vessillo Sezionale ha partecipato con diversi gagliardetti e molti alpini alla giornata del Ricordo, celebrata in tutta Italia nella memoria delle vittime delle foibe e dellÕesodo dalle loro terre di Istriani, Fiumani e Dalmati. Il Comune e la locale sezione dellÕAss. Naz. Venezia Giulia e Dalmazia hanno organizzato una doppia cerimonia commemorativa. La prima nei giardini di Albate intitolati ai Martiri delle Foibe Istriane, con alzabandiera, onore ai Caduti, deposizione di corona e lettura della Preghiera dellÕEsule. Indi consegna al gruppo di Albate di un Tricolore destinato al monumento ai Caduti di Trecallo. Il canto Ó Va pensieroÓ eseguito dai ragazzi delle scuole ha segnato la chiusura di questa parte. La seconda cerimonia si svolta alla Biblioteca comunale di Como dove, alla presenza delle autorit cittadine trasferitesi da Albate, sono stati consegnati riconoscimenti e proiettati filmati tratti dal documentario ÒEsodoÓ. Cerimonia commovente e dovuta alle vittime, tenute nascoste per troppi anni. Fra le tante attivit degli alpini albatesi, continuano gli incontri con il gruppo di Collecchio, dopo gli interscambi iniziati nel 2010 per i 90 anni della sezione di Como. Gli alpini di Albate in Emilia hanno incontrato i ragazzi del locale Istituto comprensivo dove hanno illustrato la tecnica tridimensionale dei vetrini, proiettando le immagini della Grande Guerra Immagini molto apprezzate da studenti e insegnanti, intrattenuti poi da Piergiorgio Pedretti con una esibizione di cante alpine eseguita allÕorgano. LÕincontro si chiuso a Fornovo, in attesa di continuare gli scambi di visite e contatti fra alpini albatesi e emiliani. 15 Fatti... col Cappello Alpino Gruppo Gironco, esercitazione con Esercito Gioved 23 aprile, come ormai dÕabitudine, abbiamo accompagnato lÕesercito nella loro esercitazione mensile. Questa volta ÒlÕonoreÓ di ospitare la comitiva toccata al gruppo di Gironico. Le condizioni meteo, vista la presenza del Col. Comandante Marco Tesolin, naturalmente ottime. Campo base per la partenza la bellissima ÒbaitaÓ del gruppo ospitante. Alza bandiera con spettatori speciali, i bambini della vicina scuola materna, che, con la loro maestra, si sono affacciati e al termine hanno applaudito. Tra i partecipanti anche il Gen. ÒComascoÓ dei bersaglieri Scollo. Partenza per la brughiera e i colli di Gironico accompagnati dagli alpini Piergiorgio, capo comitiva, e Giancarlo e da un amico bersagliere paracadutista. Gli amici del gruppo non hanno lasciato niente al caso, infatti il Vecio Fermo ha pensato anche a portare con un trattore tavoli e viveri al punto fissato per il ristoro. Percorso bellissimo, gi testato la settimana dal col. comandante e dal nostro presidente, di circa 13 km. Ritorno alla baita dove gli insuperabili cuochi del gruppo hanno preparato il rancio. Al termine torta offerta dai militari; alla ciliegina ci ha pensato, ancora una volta, lÕamico Fermo che ha fatto arrivare il figlio di un reduce con dei reperti originali del pap reduce di Russia: il diario scritto durante la ritirata, la piastrina di riconoscimento e la gavetta. Consegnato ai familiari il piastrino dell’artigliere Bruno Trombetta Sabato 11 aprile con una semplice ma commovente cerimonia, la sezione ha consegnato alla sorella dellÕartigliere Bruno Trombetta, disperso in terra russa, il suo piastrino di riconoscimento, ritrovato da alpini di Abbiategrasso. La cerimonia si svolta nella sala consigliare del Comune di San Fermo della Battaglia, localit in cu la sorella, Signora Rina, ospite in una residenza sanitaria. Alla cerimonia sono intervenuti gli artefici del ritrovamento di molti piastrini che da tempo effettuano ricerche in terra russa nelle zone dove si combatt. Pi di trecento i presenti, molti dei quali alpini fra cui, Antonio Respighi e Giancarlo Riva del gruppo di Abbiategrasso, autori del ritrovamento. La serata, condotta dal nostro presidente, stata intervallata da commoventi letture di brani e poesie effettuate dal vicepresidente Enrico Bianchi, dal consigliere Emanuele Roncoroni. Per la parte storica sono intervenuti i due alpini di Abbiategrasso, Maurizio Casarola e Davide Masperi, presidente dei Volontari di guerra. Per il comune di Como, citt natale del disperso, la vicesindaco dr.sa Laura Magni. (ma.ghi) Nel Santuario del Beato sito in via Capecelatro, presieduta dal Cardinale Dionigi Tettamanzi, stata celebrata la santa Messa per ricordare la scomparsa del Beato Don Carlo Gnocchi. Presenti, in forma privata, il direttore generale A.N.A. Adriano Crugnola e signora. Per la Sezione il Vessillo e alcuni alpini di Moltrasio con gagliardetto. Oltre al nostro, presente solo il Vessillo di Varese accompagnato da diversi alpini con gagliardetti. Bella cerimonia con chiesa veramente gremita. Necessita segnalare un piccolo neo: la sorprendente mancata lettura della Preghiera dellÕAlpino. 16 Fatti... col Cappello Alpino Lurago d’Erba, alpini e studenti delle medie insieme Visita alla Linea Cadorna a Menaggio e alle postazioni di Cardina Lo scorso 9 Aprile, complice il bel tempo primaverile, ho trascorso una stupenda giornata che mi ha riconciliato con il mondo intero. Di buon mattino ho inforcato il mio scooter e mi sono diretto verso Menaggio, invitato da Flaminio Colombo del gruppo di Lurago, per partecipare alla visita alle trincee della Linea Cadorna recuperate dagli alpini del gruppo di Menaggio, organizzata per gli studenti delle terze medie di Lurago dÕErba. Gi allÕarrivo ho respirato aria alpina. Nulla fuori posto o lasciato al caso. Infatti, Mario Ortelli, gi consigliere di sezione, aveva predisposto tutto in maniera perfetta sistemando gli alpini nei punti strategici. Dopo il suo saluto e la breve introduzione dellÕimmancabile Carlo Pedraglio, i partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi che, affidati ad esperti accompagnatori fra i quali il consigliere sezionale per la zona Guido Valsecchi, hanno iniziato la visita di camminamenti, postazioni, ricoveri, depositi, dormitori, tutti ben conservati perci ancor pi istruttivi per lÕapprendimento dei ragazzi. Ritrovo davanti alla stupenda chiesetta eretta dagli alpini (le cui fondamenta sorgono su una postazione di mitragliatrice), seguito dallÕalza bandiera, canto dellÕInno dÕItalia e lettura della preghiera dellÕAlpino da parte di una studentessa. Pedraglio ha intrattenuto ragazzi con una piccola lezione di storia. Ortelli, intanto, impartiva gli ultimi ÒordiniÓ come fosse ancora sotto le armi, per definire la preparazione del rancio che i menaggini hanno offerto alla comitiva. La spedizione degli alpini di Lurago, giunti in buon numero usando per la prima volta il loro nuovo automezzo, stata impreziosita dalla presenza del sindaco Federico Bassani. Nel pomeriggio visita al Museo nella sede del gruppo di Menaggio. Il 22 maggio altra visita, altra localit, altra scuola, questa volta la quinta della primaria. La visita stata effettuata alle postazioni di Cardina, dove gli scolari sono stati accompagnati e hanno potuto constatare lÕimpostazione delle trincee, comprendere la difficolt di esistenza in quei luoghi, oltre a quanto comporta lÕessere in guerra. Questo grazie agli alpini di Monteolimpino sempre disponibili per affiancare visite e lezioni pratiche di storia. Gli alpini di Cavallasca Attività con la gente e le scuole Inizio dÕanno intenso per gli alpini di Cavallasca che ricordano la Grande Guerra con un programma ricco di avvenimenti. Inizio con gli alunni di 4 e 5 della primaria di Cavallasca intrattenuti dallÕalpino Carlo Pedraglio, gi insegnante. Successivamente, con lÕamministrazione comunale di San Fermo e lo scrittore Maurizio Casarola, amico degli alpini, hanno lavorato con gli alunni della scuola di San Fermo. Infine, il 22 febbraio presso la sala consiliare di San Fermo, hanno inaugurato la mostra ÒGli alpini e la guerra 1914-1918Ó, realizzata anche grazie al contributo degli assessorati alla cultura, delle biblioteche dei comuni di Cavallasca e San Fermo e del presidente dellÕAssociazione Nazionale dei Volontari di Guerra Davide Masperi . QuestÕultimo ha contribuito in maniera determinante allÕallestimento con cimeli e documenti di rara bellezza e importanza. Dopo gli interventi del nostro presidente e dei sindaci dei due comuni, il taglio del nastro toccato al presidente Enrico Gaffuri. A seguire, presso la sala polifunzionale, gli alunni della secondaria Marie Curie di San Fermo hanno tenuto uno spettacolo liberamente tratto dal romanzo storico ÒPer lÕImperatore e per il ReÓ scritto da Maurizio Casarola. Proseguendo, sabato 14 Marzo stato organizzato, sempre in collaborazione con lÕamministrazione comunale e la biblioteca, un incontro con la popolazione. La sala consiliare del comune di Cavallasca si riempita per ascoltare la narrazione del ÒCappello Alpino RaccontaÓ spettacolo teatrale proposto dalla compagnia Spingler e dal coro Nigritella di Monteolimpino. La domenica infine stata aperta la mostra ÒGli alpini e la guerra 1914-1918Ó, gi proposta a San Fermo della Battaglia, per consentire anche agli abitanti di Cavallasca di poter usufruire della mostra e ammirare cimeli e materiali esposti. (m.g.) La scuola primaria di Orsenigo in visita alle trincee di Cardina Prosegue in molti gruppi lÕattivit al fianco delle scuole. Gioved 12 Marzo il gruppo di Orsenigo ha portato le classi di 4¡ e 5¡ della primaria a visitare le postazioni della linea Cadorna recuperate in localit Cardina. I ragazzi sono stati accolti a Sagnino dove erano pronti gli alpini del gruppo di Monteolimpino (abbigliati con il nuovo giubbetto del gruppo), per scortarli durante la visita. La stupenda giornata primaverile ha reso spettacolare la salita alle postazioni, camminando tra primule e violette. Cicerone dÕeccezione il nostro Presidente che ha incantato non solo gli scolari ma anche le loro insegnanti, durante la visita alle postazioni che gli alpini di Monteolimpino tengono in ordine costantemente. Dopo una piccola merenda cÕ stato il ritorno a Sagnino e il rientro a scuola. Particolare soddisfazione per gli accompagnatori quando dai gruppetti forma- tisi al ritorno si sentiva dire ÒBella giornata, bella passeggiata era da un poÕ che non mi divertivo cosÓ. Questo grazie anche agli alpini di Monteolimpino, sempre a disposizione per scortare le visite. (ma.ghi) 17 Fatti... col Cappello Alpino Zona Prealpi Ovest, reliquia del Beato don Carlo Gnocchi Lo scorso 11 aprile gli alpini di Drezzo, sostenuti dai 15 gruppi della zona Prealpi ovest, hanno ospitato una reliquia del Beato Carlo Gnocchi. Ammassamento allÕoratorio di Drezzo, alla presenza del dr. Cristian Tolettini, sindaco di Colverde, (nuovo comune che incorpora Drezzo, Gironico e Par con i rispettivi gruppi alpini), dove il responsabile di Zona Silvano Miglioretto ha brevemente presentato la cerimonia, spiegandone il senso, quindi, accompagnato dalla Fanfara Alpina di Olgiate Comasco, diretta da Emilio Agolini, il corteo si diretto verso il Cippo degli Alpini in prossimit della chiesa. La lettura di una preghiera ha preceduto lÕingresso in sfilata della Reliquia, retta su una portantina sostenuta da alpini di Drezzo e di Par a conferma dellÕunione delle due frazioni nellÕunica comunit parrocchiale presieduta dal parroco don Sergio. Sulle note della Fanfara, stata raggiunta la croce in legno e dopo una breve lettura si affrontata la salita che porta al Santuario dellÕAssunta dove stata celebrata la S. Messa. La corale di Drezzo ha magistralmente ac- compagnato la messa con i appropriati canti. Don Sergio allÕomelia ha descritto il suo stato dÕanimo affermando di provare le stesse emozioni avute 3 anni e mezzo fa, quando fu esposta a Como lÕurna del Beato. Dopo la preghiera dellÕAlpino, don Sergio ha invitato i presenti allÕoccasione unica e irripetibile di baciare la Reliquia prima dellÕinserimento nellÕapposita nicchia. Lunga la fila per il bacio. La corale ha chiuso, secondo tradizione alpina, con il canto Signore Delle Cime. Anche la Fanfara ha seguito la tradizione eseguendo ÒSventola o tricolorÓ. Ora la chiesetta dellÕAssunta, gi famosa e venerata, aggiunge ulteriore importanza grazie alla presenza di un Alpino, un Uomo, un Prete, un Santo, stanco della guerra dopo il massacro di Russia. La Reliquia avvicina sempre pi il beato Carlo Gnocchi alla Popolazione ed ai suoi Alpini. Si rinnovato il lavoro di supporto alla curia comasca per le pubbliche attivit collegate alle celebrazioni pasquali organizzate in citt. Luned 30 Marzo un buon numero di alpini ha presenziato, insieme al vicepresidente Enrico Bianchi, per il servizio dÕordine in occasione della Via Crucis dei giovani, con partenza da Via Briantea verso la chiesa di SantÕ Agostino. Il Venerd Santo, 3 Aprile, gli alpini si sono adoperati per la sorveglianza agli altoparlanti situati lungo il percorso della tradizionale e storica Processione del Santissimo Crocifisso. Il Vescovo ha ringraziato gli alpini con una benedizione speciale e un sorriso quando questi hanno salutato al passaggio della processione. Ancora una volta gli alpini hanno risposto ad una necessit della citt e della sezione, cosa che per le celebrazioni pasquali si ripete da una dozzina dÕanni. Gli alpini di Ronago insieme ai ragazzi delle scuole Dopo aver incontrato lo scorso anno, in occasione del 50¡ di fondazione, le scolaresche della scuola elementare, il gruppo di Ronago ritornato di nuovo tra i ragazzi. Marted 14 aprile, infatti, si svolto un ulteriore incontro sul tema ÒLa prima guerra mondialeÓ. Dopo lÕalzabandiera effettuato alla presenza dellÕintera scolaresca, lÕincontro proseguito per i ragazzi di 4^ e 5^ in sala consiliare. Qui il maestro alpino Carlo Pedraglio ha intrattenuto i ragazzi in modo semplice, tenendo sempre vivo lÕinteresse e lÕattenzione. Per rendere pi concreta la lezione, successivamente i ragazzi saranno accompagnati a visitare le postazioni delle trincee di Cardina. Per chiudere il ciclo di attivit con gli alpini, saranno esposti i lavori effettuati in occasione della festa delle associazioni del 24 Maggio. 18 Fatti... col Cappello Alpino Una puntata in Emilia-Romagna di Cesare Di Dato Una bella immersione totale in Romagna e in Emilia quella che cinque alpini di Como Centro hanno vissuto all'inizio del mese. Infatti Clerici, capogruppo, Cantaluppi, segretario, Nando Colombo, fac totum, Molteni consigliere sezionale per lo sport e lo scrivente, aderendo all'invito di un dinamico alpino della Bolognese-Romagnola, Franco Casella del nucleo di P.C. di Faenza, si sono recati, con Vessillo e Gagliardetto, nel cuore dell'Appennino forlivese per ricordare il Tenente M.A.V.M. reduce di Russia Nelson Cenci, ben noto ai nostri lettori, che in quei luoghi trascorse la sua infanzia. Con loro l'alpino Carlo Gobbi, apprezzato articolista del Baradll, che si unito alla comitiva a Forl. Accolti con alpina (e romagnola) simpatia dai soci del gruppo Alto Bidente i Nostri si sono recati alla Rondinaia, balcone aperto sulla sottostante valle del Bidente, dove hanno potuto ammirare lo straordinario lavoro fatto dagli alpini della zona. Essi hanno ricostruito in breve tempo la Chiesetta di Santa Margherita, ridotta a rudere, trasformandola in un accogliente complesso divenuto ÒMemoriale degli alpini romagnoliÓ. Il manufatto all'interno impreziosito da quattro affreschi fatti da mano esperta con scene della 1^, della 2^ guerra mondiale, da cimeli e ricordi di sezioni, gruppi alpini, enti e personalit passati di l. Nel parco tre grandi scheggioni di roccia rappresentano il monumento ai Caduti; sul retro, a breve distanza sopra un rilievo, occhieggiano i resti martoriati di una torre, imponente ai suoi bei tempi, parte dell'ormai sparito castello dei Signori di Valbona che nel XIV secolo qui imponevano il loro dominio Dietro la Chiesa sorge la sede del gruppo ricavata, manco a dirlo, ricuperando quel che restava di una casa colonica diruta: anche qui sbalorditiva la capacit degli alpini romagnoli di creare tutto dal nulla secondo le migliori tradizioni alpine. La giornata si conclusa in localit Pietrapazza, una ventina di Km pi a sud, ove sorge un'altra bella chiesa antica accanto alla quale stata collocata una lapide in memoria del gi citato Nelson Cenci, del tutto naturale nella foto che lo ritrae con il suo accattivante sorriso e con la sua innata bonomia. La lapide stata ricavata da materiale locale ed integrata con l'ambiente caratterizzato da una valletta selvaggia e poco abitata. Il folto bosco accoglie un'area ultra protetta che funge da museo all'aperto per studiare l'evolversi della natura nei suoi due aspetti, animale e vegetale, senza la deleteria presenza umana. Infatti la zona interdetta all'uomo. La travolgente ospitalit dell'amico Casella e della sua bella famiglia ha concluso, nel suo fondo presso Faenza, una giornata faticosa ma esaltante. Il giorno dopo trasferimento a Fontevivo (Parma), 160 Km pi a ovest per il 60^ di fondazione del gruppo. Anche qui alpinit ad alto livello con la presenza di 12 Vessilli, tra cui, oltre al nostro, quello di Toronto in Canad e tanti gagliardetti. Cerimonia che ha seguito i canoni della tradizione alpina, con l'Alzabandiera sostenuto dalla fanfara storica di Vicenza nelle sue belle uniformi di fine '800 al cospetto delle lapidi dei Caduti: impressionante l'elenco di quelli del 1^ Conflitto che occupa due lastre, dunque pi di un centinaio di morti in un comprensorio di poco pi di 4.000 abitanti. Erano presenti quattro generali con a capo il Gen. di C.A. Ferrari di Parma, il consigliere Cordiglia per l'ANA, il sindaco e altre personalit tra cui il neo presidente della sezione di Parma, Roberto Cacialli. Coordinatore il felicissimo capogruppo Gianni Guerci. Fontevivo si segnala per la sua bella parrocchiale in cotto che ospita, nella navata di sinistra, la lastra sepolcrale di Guidone dei marchesi Pallavicino, famiglia alleata ai Visconti di Milano, che ebbe una posizione di rilievo dal XI al XV secolo tanto da regnare su un feudo incentrato sulla poco distante Busseto (la cittadina di Verdi, ndr). Nella navata di destra invece, in una nicchia, la Madonna in trono con il Bambino attribuita a Benedetto Antelami: il che rappresenta un sia pur tenue filo conduttore tra Como e Fontevivo. Ogni Pigotta adottata... Lo slogan completo ideato da UNICEF dice che "Ogni Pigotta adottata una vita salvata". E' riferito alle vite dei tanti bambini che, in ogni parte del mondo, muoiono per la mancanza di cure mediche. La Pigotta, che nella parlata lombarda equivale a una bambola di pezza, oggi per l'UNICEF rappresenta un bambino in attesa di un aiuto che gli pu salvare la vita. Pensate che con i pochi soldi spesi per l'acquisto di una di queste bambole (solo 20 euro) si pu acquistare un kit salvavita, che consente di ridurre il pericolo di mortalit nei primi cinque anni di vita di un bambino. Si possono acquistare vaccini, dosi di vitamina A, antiparassitari, kit ostetrici per la nascita sicura, antibiotici, oppure zanzariere antimalaria. Pensate un po' quanto bene si pu fare con il semplice acquisto di una bambola di pezza. Quest'anno le Pigotte saranno speciali, perch rappresenteranno l'alpino in congedo, quello della nostra Associazione. Un alpino con la camicia scozzese, proprio come quelle che contraddistinguono i nostri Gruppi. E indosseranno camicie fatte proprio con il tessuto raccolto a fine 2014 tra i Gruppi della nostra Sezione. Un'operazione riuscita veramente bene, a dimostrazione di quanto gli alpini siano sensibili e generosi. Da molti Gruppi arrivato tanto tessuto, che abbiamo consegnato all'UNICEF; sono arrivate vecchie camicie, pezze e addirittura interi rotoli di tessuto scozzese mai usato. E all'UNICEF si dato il via alla realizzazione delle Pigotte, confezionate a mano con fantasia e creativit da grandi e bambini nelle scuole, nei centri per anziani, nelle famiglie e in molte associazioni. Possiamo quindi dire con grande soddisfazione e con una punta di orgoglio che anche noi abbiamo collaborato a salvare la vita di piccoli abitanti delle diverse parti del mondo. Ma la soddisfazione e l'orgoglio saranno ancora pi grandi se compreremo noi stessi una Pigotta alpina. La Pigotta, da tenere a casa, o da lasciare nella sede del Gruppo, ci ricorder quanto sia facile e quanto valga la pena fare il bene. Sar una specie di certificato di adozione di un bambino, che non conosciamo, ma che probabilmente avr la fortuna di crescere e invecchiare, proprio come capita a noi. Quest'anno nelle occasioni associative pi importanti avremo la presenza di un punto vendita UNICEF, che offrir le Pigotte alpine. Per chi volesse, sar anche possibile adottare una Pigotta presso il 'Punto d'Incontro' in Via Bellinzona, 149. Sono certo che gli alpini comaschi saranno capaci ancora una volta di grandi gesti. Chicco Fatti... col 19 Cappello Alpino Quarant’anni per il Coro Sandro Marelli Gli alpini di Fino Mornasco festeggiano il loro Coro QuarantÕanni di dedizione al canto corale, traguardo raggiunto con sacrifici e impegno da parte di uomini amanti della coralit e orgogliosi di esercitarla con il Cappello Alpino. Nato nel 1975 in seno al gruppo alpini di Fino Mornasco dedicato ad un personaggio, Sandro Marelli, che Alpino non lo era stato ma nelle cui vene scorreva sangue con DNA alpino. Fedele allo Statuto, negli anni ha sostenuto iniziative di solidariet con grande senso civico e umanitario, animate da buoni sentimenti e valori di Alpinit, divulgati attraverso il canto, lÕamore per la montagna, la vita, la cultura alpina e lÕorrore della guerra. Il Coro, per onorare lÕanniversario, ha inciso un nuovo CD dal titolo ÒVoci nel vento di m a r z o Ó, r e g i s t ra t o n e l l a c h i e s e t t a dell'AssuntaÊche sorge sul colle di Sant' Ambrogio a Bizzarone. Quindici cante dirette dal maestro Davide Benzoni con la collaborazione del maestro Diego Cerutti. CD che si aggiunge al precedente del 1988 chiamato ÒEchi tra le valli del LarioÓ, registrato sotto la direzione del maestro Luigi Villa. Il 21 marzo durante il concerto dedicato allÕanniversario, avvenuta la presentazione ufficiale. Nella sala dellÕOttagono di Fino Mornasco, arricchita da una splendida coreografia, si tenuta la rassegna corale con lÕinterpretazione dei quindici brani. Sala gremita da appassionati del canto corale, autorit locali con alla tresta il Sindaco Giuseppe Napoli, numerosi alpini fra i quali il nostro ÒDon SergenteÒ al secolo don Antonio Larmi. Per la Sezione il Vice Presidente Mos Frighi che nel suo breve intervento ha elogiato il Coro per lÕimpegno profuso al raggiungimento del traguardo, per la bravura, ma soprattutto per lÕassidua presenza e disponibilit. Ha ricordato che lÕattuale Maestro Davide Benzoni ha armonizzato lÕInno del Battaglione Valle Intelvi e il Coro Sandro Marelli ne valido se non unico interprete. A rappresentare la storia del Coro, la presenza dei maestri che si sono succeduti alla guida e alla direzione: Edgardo Molteni, Luigi Villa, Paolo Sala, giustamente ricordati e premiati per il contribuito dato negli anni al coro. Gli alpini, la sezione e la redazione, esprimono con piacere un ÒBuon Anniversario Coro Sandro MarelliÓ. (Mo.Fri) LÕinterscambio fra la nostra sezione e la Canottieri Lario prosegue e si sviluppa senza sosta, nel segno di collaborazione e amicizia. Lo scorso 10 aprile, un buon numero di alpini stato ospitato nellÕelegante sede della societ dei rematori per parlare di storia grazie alla presentazione di una pubblicazione dedicata alla prima guerra mondiale. Il libro dal titolo ÒLA MIGLIORE GIOVENTUÕ vita, trincee e morte degli sportivi italiani nella Grande GuerraÓ, descrive e tratta vicende vissute da appartenenti al mondo sportivo di allora, dopo la chiamata alle armi e la dovuta partecipazione ad azioni belliche. Fra i personaggi impegnati nelle trincee, sono riportati fatti inerenti a Enzo Ferrari divenuto poi il fondatore della casa automobilistica, Vittorio Pozzo allenatore della nazionale di calcio campione del mondo anni trenta, al canottiere Giuseppe Sinigaglia cui intitolata la societ lariana di canottaggio, al campione dÕautomobilismo Tazio Nuvolari, al calciatore Virginio Fossati, al ciclista Amedeo Polledri. Tanti, tanti atleti. Alcuni hanno perso la vita, come Sinigaglia e Polledri. Altri sono riusciti a tornare e continuare la loro attivit sportiva. Ginnasti, ciclisti, calciatori, pugili, marciatori, schermidori, ca- nottieri, piloti. Il meglio dello sport di quegli anni, mandato al fronte ad assolvere il proprio dovere. LÕautore Dario Ricci insieme a Maurizio Casarola in funzione di presentatore, hanno illustrato la pubblicazione e letto alcuni brani. Un libro interessante, davvero da leggere. Enzo Molteni presidente della Canottieri nonch alpino orgoglioso dellÕappartenenza alla Scuola Militare Alpina, ha fatto gli onori di casa davanti ai suoi associati e agli alpini. Per la sezione presente il presidente Gaffuri e, come detto, un discreto numero di alpini. La serata si aggiunta ai tanti incontri dedicati al ricordo dei cento anni della grande guerra e alla memoria delle migliaia di giovani che hanno perso la vita nel tragico conflitto. (grac) 20 Fatti... col Cappello Alpino Lipomo, lezioni agli studenti Il 25 febbraio gli alpini di Lipomo hanno tenuto un incontro formativo presso le scuole medie di Lipomo e Lora. Dopo quattro anni di presentazioni informative agli alunni di terza media della scuola di Lipomo, su richiesta degli insegnanti e visto lÕinteresse espresso ogni volta dagli studenti, quest'anno la lezione stata estesa anche agli alunni della terza media di Lora. L'incontro stato incentrato sulla missione di Peacekeeping che gli Alpini hanno effettuato in Kosovo ed stato tenuto dal capitano Walter Valentini, iscritto al gruppo. LÕufficiale ha partecipato a molte missioni fra le quali quella trattata con gli studenti. Durante lÕesposizione sono state proiettate immagini dellÕattivit svolta dai militari. Al termine il capitano Valentini ha risposto alle numerose domande rivolte dagli alunni. Chiaro segnale dellÕattiva partecipazione dei ragazzi e dellÕinteresse verso gli argomenti. All'incontro di Lipomo intervenuto anche il sindaco Dott. Giordano Molteni, estimatore degli alpini. Mos Frighi CONSIGLIO SEZIONALE Riunione del 26 marzo Saluto al Vessillo, presentazione nuovi consiglieri Pietro Dassi e Silvano Marmori. Saluto e consegna di pergamena ricordo a Franco Arrigo e Mario Joo, dimessisi dal consiglio. ODG: rinnovo cariche istituzionali e assegnazioni fiduciarie confermati alla vicepresidenza Mos Frighi (vicario), Enrico Bianchi, Renzo Gatti. Tesoriere Pietro Re, segretario Gaetano Ragona. Incarichi fiduciari: Achille Gregori Baradll e stampa; Mos Frighi supervisione segreteria; Gianfranco Lodi Rizzini Coordinatore PC; Tiziano Tavecchio cerimoniere; Massimiliano Molteni sport; Silvano Miglioretto Centro Studi; Enrico Bianchi grandi opere; Florio Durini contabilit; Mario Ghielmetti internet; Angelo Proserpio (capogruppo Albavilla) coordinatore Servizio dÕOrdine Sezionale (SOS). Attivit programmate: Raduno Sezionale per il 95¡, Como sabato pomeriggio 13 giugno. Raduno Interarma, Como sabato pomeriggio 10 ottobre (data da definire); Messa Sezionale Duomo di Como sabato 7 novembre; 23-24-25 ottobre a Como 19¡ Convegno Itinerante Stampa Alpina (CISA) e Convegno Centro Studi incontri a carattere nazionale. Nomine collaboratori della commissione. Lavori in sede Imprese Edili, logistica Caserma de Cristoforis. Varie: raccolta fondi per sezione e Protezione Civile; Obbligo di formazione per volontari e formatori interni alla PC; Incontri Fanfara alpina Olgiate con Bande cittadine fra giugno e luglio; prossima pulizia Monumento Parco Rimembranze (Spina Verde). Riunione del 21 maggio Onori al Vessillo, sono ricordati Cesare Pusinelli e Giorgio Bonanomi, andati avanti. ODG: Adunata LÕAquila ottimo risultato anche per il significato collaterale. Bene gli striscioni fra i quali il ricordo dei Mar. Si decide di non portare in futuro cappelli nelle mani. Raduno Sezionale: conferma programma, sar presente generale Morena per Preghiera dellÕAlpino. Abituale piantumazione albero avverr il 3 giugno (mattino ore 11) nel giardino Scuola Venini in occasione premio Ostinelli. Varie: il 24 maggio tutti i gruppi ricorderanno Grande Guerra al proprio monumento ai Caduti; stessa data inaugurazione sede Laglio; 30 maggio a Cardina spettacolo teatrale (ore 17) per Grande Guerra; il 2 giugno in piazza Duomo a Como spazi espositivi per ANA e altre associazioni; San Fedele Intelvi il 4 giugno incontra scuole per donare lavagna elettronica; Raduno Interarma spostato a domenica 11 ottobre (NON sabato 10); effettuata pulizia monumento in parco Spina Verde; confermata battellata Como-Dongo il 28 giugno; approfondimenti per unit antincendio boschivo in zona medio lago; Raduno Sezionale 2016 assegnato a Ponte Lambro con collaborazione di Castelmarte e Caslino dÕErba. 24 maggio la Sezione ricorda i morti nella Grande Guerra La sera del 24 maggio gli alpini della sezione, contemporaneamente, si sono recati al monumento ai Caduti delle localit sede dei gruppi, per ricordare i 100 anni dellÕinizio della prima guerra mondiale, i tanti morti militari e civili che lÕevento ha portato con se. Semplice cerimonia nella quale si letto il messaggio del presidente, deposto una corona o un mazzo di fiori, osservato il silenzio in segno di memoria. Sul prossimo numero del nostro periodico, pubblicheremo le foto che i gruppi ci inoltreranno. Spazio e tempistiche di invio ci impediscono di farlo su questa edizione. OBLAZIONI PROTEZIONE CIVILE Gr. Lenno Gr. Lomazzo Gr. Ponte Lambro Gr. Monteolimpino Gr. Lezzeno Gr. Grandate Caminetto Gr. Lurago dÕErba Gr. Cavallasca Gr. Bellagio BARADELL Cason Gigetto Caminetto Gr. Cagno Gr. Cermenate Gr. Germasino Gr. Tremezzo Gr. Lomazzo Gr. Cabiate Gr. Cavargna Gr. Beregazzo Gr. Albese Gr. Grandate Gr. Cavallasca Gr. S. Pietro Sovera Gr. Binago Gr. Lurago dÕErba Carla Bernasconi in memoria del marito Gigi Gr. Bizzarone Gr. Lenno Gr. Appiano Gentile Gr. Lezzeno Gr. Ponte Lambro Gr. Bellagio 98,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 103,00 150,00 200,00 250,00 20,00 33,20 50,00 50,00 50,00 50,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 150,00 150,00 150,00 200,00 200,00 200,00 200,00 200,00 250,00 250,00 MANIFESTAZIONI SOCIALI Gr. Griante 650,00 CONTIBUTI STRAORDINARI Gr. Dizzasco Gian Battista Stoppani Clerici Andrea e Alessandro Gr. Como Gr. Lurago dÕErba 100,00 100,00 200,00 200,00 Fatti... col 21 Cappello Alpino LÕassemblea nazionale si tiene abitualmente due settimane dopo lÕadunata, per consentire la partecipazione delle sezioni estere, gi presenti per la stessa. QuestÕanno anche lÕassemblea scivolata di una settimana, rispetto alle abitudini, come avvenuto per lÕincontro di LÕAquila. I delegati della nostra sezione, si sono ritrovati di primo mattino in caserma a Como per proseguire verso Milano a bordo di un minibus della Protezione Civile. Mezzo utilizzato anche per la comodit di carico dei pacchi contenenti le copie del Libro Vedre della Solidariet destinate ai gruppi (circa 300 copie). Viaggiare insieme, inoltre, permette lo scambio di opinioni legate alla vita associativa. Al teatro Dal Verme, il ritrovo per i lavori, con i piacevoli saluti ai tanti amici delle altre sezioni, i consiglieri nazionali, il personale dipendente dellÕassociazione, sempre pronto Presentazione del libro del Generale Battisti Il 1^ aprile il Gen. Giorgio Battisti ha presentato a Roma il libro: ÒSTORIA MILITARE DELLÕAFGHANISTANÓ scritto congiuntamente alla giornalista e studiosa Federica Saini Fasanotti. Il Gen. Pennino ha svolto le funzioni di padrone di casa; moderatore il giornalista Toni Capuozzo, esperto di Afghanistan. In sala molte autorit, sia civili che militari. Per la sezione era presente il Presidente, che ha colto lÕoccasione per consegnare al Gen. Battisti e al giornalista Capuozzo una copia del ÒBaradellÓ . alle esigenze delle sezioni in ogni momento, assemblea compresa. A presiedere lÕincontro stato chiamato il gi presidente di Brescia Forlani. Mentre, anche questÕanno il compito di scrutatore stato assegnato a tre comaschi: Mario Ghielmetti (consigliere sezionale), Pasquale Gorla e Camillo Salvad del gruppo di Par, i quali hanno assolto il compito, restando fino a pomeriggio inoltrato. Inizio dei lavori dedicato alla variazione di alcuni articoli dello Statuto associativo per lÕinserimento di modifiche ritenute necessarie agli applicativi di recenti sentenze della Cassazione. Gli articoli interessati sono il 15 e il 20 e il nuovo inserito n¡ 31. La votazione, chiamata in unica espressione e non distinta, ha avuto esito positivo. La relazione del Presidente Favero ha percorso lÕintero anno di attivit, illustrando il massiccio lavoro associativo. Particolare il riporto del viaggio in Sudafrica per incontrare la locale sezione. Il Presidente ha riferito che un paio di alpini, figli di gi emigrati, nati e cresciuti laggi, hanno voluto rientrare in Italia per fare la naja da alpini e ripercorrere il cammino dei genitori. Vero segno di attaccamento alla Patria dÕorigine e ai valori alpini. Sono seguite le esposizioni sulla forza dellÕassociazione con il saldo positivo per il numero dei gruppi arrivati a 4271. Importanti le comunicazioni inerenti il 4 novembre 2018, giorno nel quale saremo chiamati ad una grande unica manifestazione nei nostri territori. La preventiva cura e sistemazione dei Sacrari. La proposta effettuata ai governanti per un servizio civile collegato ad istruzione di tipo militare. QuestÕultimo, se applicato, porterebbe benefici associativi con potenziale avvicinamento di giovani, dopo tale servizio. Durante la relazione si sono svolte le operazioni di voto, sistema che distoglie dallÕinterezza dellÕesposizione del Presidente, pur se concede un risparmio di tempo. Fra gli interventi, interessante lÕesposizione del generale Bonato, comandante Truppe Alpine, alla sua prima assemblea dopo la recente nomina in sostituzione del predecessore generale Primicerj. Bonato ha esposto lÕattualit degli Alpini, descrivendo lÕoperativit della Brig. Taurinense e il suo lavoro con le forze francesi, cos come per la Julia vige la collaborazione con le truppe slovene e ungheresi. LÕeccellenza rimane il Centro Addestramento Alpino che noi preferiamo chiamare SMA o SMAlp vale a dire la cara vecchia Scuola Militare Alpina che molti di noi ricordano con il numero del proprio corso. I saluti con i vari amici, i commenti nel viaggio di ritorno, ci hanno riportato a casa, pronti per il prossimo incontro che sancir il lavoro di un anno di oltre 350mila iscritti. 22 Fatti... col Cappello Alpino Grande Guerra: soldati di Dio e della Patria ÇTutti avevano la faccia del Cristo nella livida aureola dellÕelmetto tutti portavano lÕinsegna del supplizio nella croce della baionetta, nelle tasche il pane dellÕUltima Cena, nella gola il pianto dellÕultimo addioÈ (Lapide sulla galleria del Castelletto delle Tofane, autore Ignoto) conquista di una quota e facendo prigionieri 17 austriaci che forse, se non avesse comandato lui, sarebbero stati uccisi nellÕassalto. Lo stesso Bevilacqua, la mattina del 6 settembre del 1920, celebrando la Messa prima che venisse posata la Colonna Mozza, in una montagna che mostrava ancora tutte le ferite del massacro di cui era stata teatro, pronunci quello storico discorso sul sacrificio degli Alpini, degno di comparire sui libri di testo dei ragazzi e della porpora cardinalizia alla quale sar elevato anni dopo da papa Montini, del quale era divenuto segretario e amico. Storie di cappellani nella Grande Guerra, come quella del tenente don Edoardo Danieli di Loveno, cappellano del battaglione Alpini Val dÕIntelvi, che si guadagn due medaglie di Bronzo, la prima nel Õ15 durante la conquista del Torrione dÕAlbiolo (Ortles) e la seconda lÕanno dopo, per unÕazione sulla Presanella. di Giangaspare Basile Di certo, il tenente cappellano don Giovanni Minzioni aveva in mente le parole di santÕAgostino sulla guerra giusta, se diventa una Òdura necessitÓ, e i doveri che ne conseguono, quando alla testa di un plotone di Arditi andava allÕassalto di una postazione austriaca sul Piave, nel giugno del 1918. Per quellÕazione - che gli consent di fare numerosi prigionieri e di liberare due nostri soldati che erano stati catturati dal nemico - gli venne conferita la medaglia dÕArgento al Valor Militare. A conflitto concluso diverr acceso antifascista e sar bastonato a morte la sera del 23 agosto del 1923 ad Argenta (Ravenna), dovÕera parroco, mentre rientrava in canonica. Non fu certo lÕunico cappellano costretto, in virt del grado e in mancanza di ufficiali uccisi in combattimento a guidare un reparto in battaglia. E non fu Ôeroico furoreÕ il suo, misericordia infinita verso i suoi soldati che aveva rincuorato e guidato dando un esempio di dovere e sacrificio. E che dire del tenente cappellano Giulio Bevilacqua, che sullÕOrtigara - disarmato, come aveva chiesto - condusse gli alpini alla Danieli don Edoardo sacerdote da Loveno sopra Menaggio (Como) 5¡ Rgt. Alpini Btg. Val d'Intelvi Ponte di Legno 1915 medaglia di bronzo Passo dei Segni-Tonale - 1918 medaglia di bronzo La storia - I cappellani cÕerano gi nel 1865, quattro anni dopo lÕunit dÕItalia: prestavano servizio negli ospedali territoriali come elemosinieri. Vennero soppressi lÕanno dopo, ufficialmente per economie di bilancio, in realt per le scarse simpatie di cui godevano presso gli alti gradi dellÕEsercito, spesso massoni, e per il diffuso antagonismo fra Stato e Chiesa. Una situazione che si protrasse anche durante la campagna di Eritrea (1896) e di Libia (1911) anche se in questÕultima il servizio religioso venne assicurato dai Padri cappuccini mobilitati con la Croce Rossa. Fatti... col 23 Cappello Alpino Cambi tutto, e radicalmente, quando il cattolicissimo Luigi Cadorna fu nominato capo dellÕEsercito, nel luglio del 1914. Con una circolare del 12 Aprile del 1915, alla vigilia dellÕentrata in guerra dellÕItalia contro gli imperi centrali, assegn un cappellano con il grado di tenente, ad ogni reggimento delle varie specialit dellÕEsercito e ad ogni battaglione di Alpini, delle Guardie di Finanza e degli Arditi. Ovviamente anche la Marina e lÕAeronautica ebbero i loro cappellani, cos come gli ospedali militari. Cadorna era convinto che la presenza dei cappellani fra i soldati sarebbe stata approvata dal mondo cattolico ma soprattutto avrebbe incentivato la coesione morale e favorito lo spirito di disciplina. LÕarruolamento avveniva attraverso la scelta del ÒVescovo di campoÓ, che aveva la responsabilit diretta del servizio spirituale: gli aspiranti dovevano essere parroci o vice parroci. Tutti gli altri religiosi, preti, novizi, seminaristi venivano arruolati come soldati di leva e destinati ai reparti combattenti o ai servizi sanitari. Il Vescovo di campo, mons. Angelo Bartolomasi, aveva - e lo ha ancora lÕattuale Ordinario Militare - il grado di maggior generale, seguivano gerarchicamente il cappellano vicario (con il grado di maggiore) il cappellano capo (capitano) e il cappellano ordinario (tenente). Erano considerati ufficiali a tutti gli effetti anche, se necessario, combattenti. Complessivamente, nelle varie armi i cappellani furono da 2.200 a 2.400 e oltre diecimila gli altri sacerdoti arruolati come semplici soldati (dei quali oltre 500 nei reparti alpini, fra i quali mio nonno Bepi, che era seminarista e che dopo la guerra lasci il seminario, spos nonna Gigia e per tutta la vita continu a leggere ogni sera, per oltre unÕora, il breviario latino che si era portato in guerra). Va detto che preti-soldato e soprattutto cappellani furono esempi di disciplina e di dovere. Spesso era determinante il loro comportamento animato da amor patrio e spirito di sacrificio sia in trincea che negli assalti che, si sapeva, finivano in una carneficina. Era questa la tecnica di Cadorna, ancorato alla strategia ottocentesca secondo cui continuando ad attaccare, il nemico si sarebbe stancato, salvo poi addossare ai soldati Òcodardi le sconfitte. Purtroppo il nemico non si stancava: e usava lÕarma regina: la mitragliatrice. Gli italiani ne avevano 12 per reggimento gli austriaci 76, un rapporto che penalizzer il nostro esercito fino alla riscossa di Caporetto. Innumerevoli furono gli episodi di eroismo che ebbero come protagonisti i cappellani al comando di plotoni, o nel soccorrere i feriti durante le battaglie, affrontando serenamente la morte. Spesso si offrirono per missioni pericolose, erano i primi ad uscire dalla trincee, a rincuorare chi cedeva alla paura, a soccorrere i feriti esposti al tiro nemico, come il bergamasco cappellano tenente don Giovanni Antonietti MAVM, che radun i suoi alpini sbandati e li condusse allÕassalto. Ben 102 caddero in combattimento, 747 morirono per le ferite riportate e 795 furono i feriti. Centinaia i decorati: 3 con medaglia dÕOro al V.M., 108 con medaglia dÕArgento e 258 con medaglia di Bronzo. E tante le iniziative dei cappellani e degli stessi preti-soldato: mantenevano i rapporti con le famiglie trasformandosi in scrivani per i tanti analfabeti analfabeti, erano i consiglieri con i quali era possibile confidarsi; don Minozzi, cappellano capitano, si invent la Casa del Soldato e i Comitati Civici che riuscivano a portare fino in trincea non solo la posta ma anche libri, riviste e perfino grammofoni per alleviare la tensione della prima linea. Non mancava lÕassistenza ai tanti condannati a morte dai tribunali militari e ai prigionieri del fronte opposto che appartenevano a etnie diverse: tedesca, polacca, boema, slovacca, serbo-croata, ungherese e romena. Alcuni cappellani entreranno nella storia: don Angelo Roncalli (Papa Giovanni XXIII), don Giovanni Minzioni poi martire antifascista, padre Giulio Bevilacqua, poi cardinale con Paolo VI, Padre Agostino Gemelli, fondatore dellÕUniversit Cattolica, e il prete-soldato Giovanni Forgiane, che sar Padre Pio da Pietralcina. Grande e preziosa lÕopera delle migliaia di questi soldati di Dio e della Patria. Hanno dato esempio di apostolato estremo in quellÕassurdit che, SantÕAgostino o no, sempre la guerra. 24 Fatti... col Cappello Alpino Nuove dotazioni ai volontari Se parlassi di 'motocarrello Fresia' ai miei coetanei, molto probabilmente mi guarderebbero con lo sguardo di chi pensa "ma cosa sta dicendo?" Infatti, si tratta di un mezzo meccanico che ai nostri tempi non esisteva. Quando eravamo in servizio noi, c'era la cosiddetta jeep a pelo, con avviamento a voce, ovvero il mulo. E il motocarrello Fresia proprio il mezzo pensato per sostituire uno dei pi vecchi amici dell'alpino, il mulo. E' un mezzo militare piuttosto strano, costituito da un piano di carico delle dimensioni di circa due metri per uno, azionato da un motore da 700 cc. e mosso da quattro ruote motrici e indipendenti, tutte sterzanti, simili a quelle degli attuali quad. Indubbiamente un bel mezzo, anche se nella realt non stato in grado di replicare del tutto le performances dei muli, che riuscivano ad arrivare quasi ovunque. Ma per chi non abbia la necessit di avventurarsi su percorsi quasi impossibili, il motocarrello un ottimo mezzo di trasporto, capace di sostenere ben cinque quintali di carico. Grazie all'interessamento del nostro Direttore Generale Adriano Crugnola, abbiamo ricevuto due di questi carrelli dall'Ospedale da Campo, che non li utilizzava pi. Un bellissimo dono, che ha arricchito le nostre dotazioni. In particolare, uno stato assegnato alla squadra di volontari che lavorano a Villa Carlotta e verr usato per i numerosi trasporti, svolti sino ad ora con mezzi fuoristrada privati. Per raggiungere la zona di lavoro alle spalle della villa si deve superare un buon dislivello, attraverso un percorso ripido e in certi punti piuttosto sconnesso. Condizioni che il motocarrello Fresia affronta con la massima disinvoltura, visto che quella della montagna proprio la sua vocazione. L'altro carrello rimarr invece nel parco macchine della Protezione Civile e verr utilizzato nelle zone di lavoro pi impegnative. Quindi, nuovi mezzi molto performanti e di impiego piuttosto facile, ma da utilizzare con grande cautela, per evitare incidenti. Sono perci stati designati i futuri 'piloti' dei mezzi, ai quali stata fornita adeguata formazione. Una specie di scuola guida, svolta a Oltrona San Mamette, a cura dell'amico Cesare Spinardi, specialista di mezzi militari ed esponente dell'associazione dei collezionisti di mezzi militari d'epoca. I partecipanti al corso hanno svolto una vera e propria lezione di guida, che pu avvenire stando a bordo, oppure a terra, affrontando una prova su terreno a forte pendenza. Tutti promossi e adesso... al lavoro! Enrico Gaffuri E in villa si continua a lavorare Il cantiere di Villa Carlotta un po' come la Fabbrica del Duomo, un luogo dove i lavori non si fermano mai. Lavori che a volte procedono a rilento, per colpa della cattiva stagione, ma in ogni caso procedono. Poi, sinceramente, l'inverno non stato nemmeno tanto brutto e i soliti affezionati hanno avuto la possibilit di proseguire l'opera. Frequentatori assidui, che arrivano dai Gruppi pi vicini, come Lenno, Mezzegra, Brienno, Argegno, Menaggio, Porlezza, Garzeno e Santa Maria Rezzonico. Frequentano assiduamente il cantiere per lavorare, ma anche perch il piacere di passare una giornata con gli amici veramente impagabile. Sicuramente la stessa ragione a spingere gli alpini di altri Gruppi a tornare una seconda, una terza volta, dopo aver provato un primo approccio con l'ambiente. E non si tratta nemmeno di Gruppi molto vicini. Arrivano alpini da Albavilla, da Lurago d'Erba, da diversi paesi della Valle Intelvi. Ogni arrivo di nuovi collaboratori una vera e propria boccata di ossigeno, che permette di affrontare pi efficacemente le opere necessarie al buon mantenimento delle aree gi disboscate, che sono piuttosto vaste. L'attivit attualmente pi impegnativa il contenimento della continua avanzata del vero nemico: il canneto. Nemico difficile da sconfiggere, perch la canna di bamb un'infestante di grande vitalit e tenacia. Anche quando si crede di essere riusciti a fermarla, si scopre che continua ad avanzare. C' anche un altro elemento da contrastare, non proprio un nemico, ma pur sempre un elemento di disturbo. Si tratta dei tanti animali che popolano la montagna e i boschi circostanti, quali i cinghiali, i cervi e i mufloni. Il pi dannoso indubbiamente il cinghiale, che ara letteralmente tutti i terreni in cui si trova. Dovendo procedere alla piantumazione di tanti nuovi ulivi, l'Ente Villa Carlotta ha gi provveduto a posare una recinzione piuttosto resistente, per tenere lontani gli animali dall'uliveto. L'Ente ha anche mantenuto la promessa ed ha iniziato ad acquistare parte delle attrezzature che permetteranno di costituire una squadra che si occupi di antincendio boschivo, quello che tecnicamente viene chiamato A.I.B. Naturalmente servir anche un buon addestramento specifico agli aspiranti vigili del fuoco. C' poi una new entry, che ha ricevuto il benvenuto da parte di tutti i volontari. Si tratta di un maschio, ma stato chiamato con un nome femminile, 'Carlotta'. E' il motocarrello ricevuto dalla Sezione, mezzo che alleggerir parecchio certe fatiche fatte sino ad ora. Carlotta guidata da pochi, ma viene coccolata da tutti, proprio come si fa quando arriva un cucciolo in casa. Fiorenza Vasile Dietro l'obiettivo Piccolo riconoscimento a chi non vediamo mai E' presente ovunque ci sia una manifestazione, una celebrazione, qualunque occasione d'incontro. Potete star certi che lui c', sono ben poche le circostanze in cui manca. C' sempre, ma non lo si vede mai, perlomeno nelle documentazioni fotografiche delle tante attivit. Non lo si pu vedere, per una ragione semplicissima: si trova sempre dall'altra parte della macchina fotografica, lui sta dietro l'obiettivo. Han capito tutti che sto parlando del Consigliere sezionale Mario Ghielmetti, diventato da anni il fotografo ufficiale della Sezione, senza che nessuno glielo abbia chiesto. Lo diventato per sua stessa iniziativa e lo fa in modo eccellente. Non saprei dire quante migliaia di scatti faccia nell'arco di un anno, ma sono indubbiamente molti. Ma il nostro amico non si limita a fotografare; c' un'altra parte di lavoro, ben pi impegnativa, che svolge a casa. E' il lavoro di selezione dei fotogrammi e di inserimento nella 'galleria fotografica' del sito internet della Sezione, il tutto accompagnato da una breve descrizione dell'evento a cui le immagini si riferiscono. Potrebbe sembrare cosa da poco, ma non lo affatto, soprattutto per la tempestivit con cui le foto vengono inserite. Normalmente, entro sera sono disponibili per chi se le vuol gustare. E poi, quando domani qualcuno si chieder cosa facessero gli alpini dei primi anni Duemila, avr modo di soddisfare tutte le curiosit, vedendo uno ad uno i volti di chi c'era e tutto ci che stava accadendo. Grazie, Mario, grazie da parte di tutti gli alpini comaschi. Enrico Gaffuri 25 Fatti... col Cappello Alpino La valle di Sorico , str a d i l l e va s e n ti e ri di Achille Gregori Ci siamo lasciati parlando di vicende storiche collegate alla seconda guerra mondiale e agli eventi conosciuti in tutto il mondo che hanno coinvolto lÕestrema sponda lariana. Per ci interessano maggiormente le caratteristiche territoriali. Torniamo a valutarle. Merita menzione una particolarit tutta locale. In valle, nel 1905, fu installato un impianto idroelettrico, fra i primi del lago di Como. Composto da due alternatori tecnologicamente avanzati, forn per diverso tempo energia elettrica allÕintera zona costituendo un inizio di industrializzazione. Visionando lÕambiente, valutiamo quanto la valle e la sponda lacustre presentano. Molte le bellezze arricchite dalle opere dellÕuomo. In particolare i luoghi di culto. Fra questi il Santuario di San Miro collocato in zona isolata e raggiungibile attraverso una mulattiera. Si trova sopra Sorico nei pressi della grotta ove, secondo tradizione, il santo mor. Si presume sia sorto nel XII secolo. Un documento del 1286 lo nomina per la prima volta. AllÕinterno, sotto lÕaltare, conserva le spoglie di San Miro, santo di origine canzese cui dedicato un santuario sulle pendici dei Corni di Canzo. Ancora pi antico il Tempietto di San Fedelino, ai bordi del lago di Mezzola. Eretto fra X e XI secolo con caratteristiche dei Magistri Cumacini. Pur trovandosi nel territorio suricense, appartiene alla parrocchia di Novate Mezzola. Interamente costruito con pietre della zona, presenta archi e pilastrini in tufo del Pian di Spagna. Restaurato nel 1901 e nel 1992, anno in cui si scoprirono costruzioni preesistenti. A Bugiallo troviamo San Giovanni Battista, altra chiesetta interessante. Dovrebbe risalire alla met del XV secolo. Nata quale oratorio dellÕarcipretura di Sorico, fu descritta per la prima volta in una lettera vescovile del 1456. A met Ô500 fu ampliata con importanti lavori che la portarono alla struttura conosciuta. In facciata, sopra il portale, presenta una lunetta raffigurante il Cristo in Piet emergente dal sepolcro tra due angeli ceroferari. E ancora Santo Stefano in Sorico, di origini romaniche, fu ricostruita nel 1443 grazie a una donazione di 400 coronati -cifra elevata per allora- effettuata da Filippo Maria Visconti. L'edificio quattrocentesco era costituito da tre navate con cinque campate. Fu poi ricostruito nella forma attuale nel 1703 ad opera del Giulini. Altre chiese interessanti sono: San Giovanni Battista a Bugiallo; San Biagio a Dascio; San Sebastiano, costruzione settecentesca sul fianco del Berlinghera nellÕ abitato di Albonico. Continuando con i siti e le opere della zona, dÕobbligo presentare il Forte di Fuentes. La costruzione fu voluta da don Pedro Enrquez de Acevedo, conte di Fuentes, governatore dello Stato di Milano per la Spagna. Agli inizi del seicento gli spagnoli non avevano il pieno controllo dei valichi alpini. Erano Storia, paesaggio, curiosità, caratteristiche, percorsi (terza e ultima parte) perci esposti al pericolo di attacchi, soprattutto da parte francese. Il forte, con cinta muraria a forma di stella secondo gli schemi dell'epoca, doveva dissuadere le loro mire espansionistiche. La sua costruzione non piacque ai Grigioni, alleati dei francesi, che cercarono di impedirne la realizzazione senza riuscirvi. Iniziato il 25 ottobre 1603, termin lÕ11 giugno 1604, mentre nel 1606, dopo solo tre anni, fu completato. Ospitava guarnigioni composte da otto compagnie di fanteria, duemila guastatori e venti pezzi di artiglieria, rinforzati in seguito da altri otto pezzi. Sub nel tempo distruzioni. Durante la prima guerra mondiale, nel 1916 nel quadro del sistema difensivo della Frontiera Nord, sulle sue rovine, furono realizzati due appostamenti blindati per cannoni, destinati a svolgere lo stesso ruolo del vicino forte Montecchio Nord. Divenne poi propriet di privati fino al 1988, quando l'amministrazione provinciale di Como lÕacquis, eseguendo interventi per ripararne il degrado. Oggi sono visibili i resti delle mura che racchiudono la piazza dÕarmi, gli alloggiamenti dei soldati, l'edificio del comando, il mulino, il forno e la chiesa dedicata a santa Barbara. Dal 2012 gestito dal Museo della guerra bianca. Altra costruzione militare del territorio il Forte Montecchio Nord, dedicato ad Aldo Lusardi caduto nel 1935 nella campagna di Etiopia. Il nome Montecchio deriva dalla localit su cui sorge. Costruito tra il 1912 e il 1914, stato inserito nel sistema difensivo della Linea Cadorna per sbarrare il potenziale accesso nemico verso Milano e la Pianura Padana, vista la sua posizione alla confluenza fra Valtellina e Valchiavenna, sulla direzione dei passi Spluga, Maloja, Bernina, Stelvio, Aprica e Tonale, valichi esposti a potenziale invasione. Conserva quattro cannoni Schneider da 149mm con gittata di 14km in postazione girevole sotto cupola corazzata. Ancora in essere lÕimpianto elettrico, i serramenti e le blindature, i sistemi di ventilazione e di approvvigionamento idrico. Il forte rest inattivo durante la prima e seconda guerra mondiale. Gli unici colpi furono sparati il 27 aprile 1945 contro la colonna italo-tedesca che saliva verso la Svizzera dopo la cattura di Mussolini. In seguito fu utilizzato come deposito di munizioni fino al 1981 quando pass al demanio civile. Dal 2009 in gestione al Museo della Guerra Bianca. Territorio e gente della valle conservano antiche tradizioni. Fra queste vi la Fiera dei Morti. Mercato che si tiene lÕ 1 e il 2 novembre. La tradizione di un mercato tardo autunnale che permettesse alla gente della piana e dei monti di fare provviste per l'inverno, si perde nel lontano passato. La fiera sembra derivi dal mercato che anticamente si svolgeva ad Olonio, il borgo scomparso con le alluvioni dellÕAdda. Ad Olonio esisteva una fiorente attivit commerciale, grazie alla posizione che favoriva scambi commerciali. La ratifica dell'istituzione di un mercato ad Olonio avvenne ad opera dell'Imperatore Lotario I nell'anno 840, che cre un mercato in Òloco HaenohimÓ (Olonio). Perci la fiera ha quasi 1180 anni. Il periodo in cui svolgere la fiera fu poi definito nel 1281 dagli Statuti di Como, fissandolo nel periodo di ognissanti. Il mercato doveva essere assistito da un console di giustizia ed un ambasciatore del Podest di Como. La scomparsa di Olonio, sepolta dai detriti dellÕAdda nel XV secolo, non cancell la tradizione, trasferendolo a Sorico. L'abate Stampa, nel libro Atti del Beato Miro del 1724, riferisce dei Conti Giulini che cercarono di ampliarne i tempi. Fra varie traversie il mercato vive ancora oggi. In primavera, invece, si tiene lÕaltra fiera definita di "San Miro", Santo lariano. Miro (Paredi) il Santo della pioggia, nato a Canzo nel 1336 e morto a Sorico 45 anni dopo. Eremita itinerante, peregrinava confortando e beneficando la gente. In procinto di recarsi pellegrino a Roma, si narra che allÕatto di salutare la sua gente chiedesse quale grazia implorare a Dio e che un bimbo in braccio alla madre gli gridasse Óacqua, Miro!Ó e che da allora i fedeli, in caso di necessit, ripetano la supplica, anche attraverso processioni e preghiere. LÕacqua lo ha sempre accompagnato. Il credo di fede narra che Miro part da Onno (Oliveto Lario), dove stese il mantello sullÕacqua del lago e raggiunse miracolosamente Sorico, dove dopo una vita di stenti il 9 maggio 1381 mor. Intorno alle sue spoglie ci sono tanti ringraziamenti fra cui quello dei milanesi riconoscenti per la grazia ottenuta nel 1624 con la pioggia che spazz via la peste. Quanto altro si potrebbe dire di questo prezioso angolo fatto di molte bellezze. Chiudiamo qua riproponendoci al prossimo incontro con la visita ad un'altra valle del nostro splendido territorio. in cammino... Anello del monte Berlinghera*. Dislivello 920m. Tempo di percorrenza 5 ore. Dal parcheggio di Bugiallo (chiesetta di San Bartolomeo 1024 m.) seguire lÕAlta Via del Lario verso il bosco di pini sulla carrareccia fino a una baita isolata, poi salire alle baite di Pescedo e dellÕAlpe di Mezzo (1530 m). Proseguire la salita fino alla cresta scendente dal Sasso Canale zona muro Terminone (1854 m - vista su Valchiavenna e Bregaglia). Seguire la cresta erbosa in direzione Berlinghera verso la sommit. Proseguire verso la Bocchetta di Chiaro (pilone della linea elettrica a 1660 m). Seguire il versante ovest verso nord, fino alla cresta dove si trova una croce. Da qui, per il ripido pendio di erba e roccette, raggiungere la cima del Berlinghera (1930 m). Splendida vista a 360 gradi. Per la discesa, seguire il sentiero diretto sul pascolo e nella pineta verso Pescedo e lÕAlpe di Mezzo, tornando a S. Bartolomeo. (*da Valli Occidentali del Lario TCI-CAI) 26 Fatti... col Cappello Alpino Gara Sezionale di tiro con la carabina Grandi numeri per la gara sezionale di tiro con carabina 2015, anno del 95esimo sezionale. Nei giorni 10-11-12 aprile, al poligono nazionale di tiro di Camerlata, la sfida fra i concorrenti. Novit assoluta di questa edizione lÕapertura ai soci amici, come indicato dalla Sede Nazionale. Naturalmente con classifica separata. Ben 173 tiratori (159 alpini e 14 amici) si sono alternati alle piazzole di tiro. Olgiate Comasco ha fatto la parte del leone, piazzando un suo concorrente sul gradino pi alto del podio in tutte le categorie. Alla premiazione, effettuata dal vicepresidente Mos Frighi, hanno presenziato i signori Maino e Dassi, familiari dei personaggi cui sono dedicati i trofei. Il gruppo di Olgiate ha inoltre provveduto a rifocillare i partecipanti. Classifica a squadre alpini Olgiate Comasco punti Olgiate Comasco Appiano Gentile 585 384 576 Classifica a Squadre Amici Binago punti Casnate Capiago 357 356 343 Classifica a Squadre Maestri Camnago Faloppio punti Mozzate 579 384 Le classifiche individuali sono pubblicate sul sito www.anacomo.it (MM) Domenica 31 maggio si svolta la gara di AlpinBike, giunta alla sua ottava edizione. Gli alpini si sono ritrovati e sfidati nei boschi intorno a Solbiate, lungo il percorso di circa dieci chilometri da ripetere due volte. Oltre alla fatica e la competizione, si sono divertiti grazie anche allÕambiente é stato utilizzato parte del tracciato permanente dellÕassociazione sportiva Falchi Blu, utilizzato abitualmente per le prove di mountain bike, sul quale si tiene la Granfondo dei Longobardi. Oltre agli incaricati sezionali per lo sport, per lÕallestimento e tutte le necessit collaterali, hanno collaborato gli alpini del gruppo di Solbiate. I pi numerosi sono risultati i gruppi di Solbiate, Albate, Binago e Appiano Gentile. Come sempre il sito sezionale riporta le classifiche complete Di corsa nel deserto 8° Campionato Nazionale ANA di sci alpinismo Il capogruppo di Olgiate Comasco alla maratona per beneficenza Alessandro Fumagalli, capogruppo di Olgiate Comasco, ha partecipato alla Marathon Des Sables svoltasi dal 4 al 11 aprile 2015, classificandosi 395¡ su 1490 partecipanti. La Marathon des Sables -Maratona delle Sabbie una delle pi affascinanti ed impegnative corse del pianeta. Si svolge a sud del Marocco, nel Sahara, tra dune e pietraie. Oltre alla forza serve molta attenzione nel corso della gara. La manifestazione dura una settimana, prevede sei frazioni e un giorno di riposo. I partecipanti percorrono il tracciato della maratona in completa autosufficienza individuale. Lungo il percorso cÕ un ristoro ogni 10 km. I partecipanti qui ritirano nove litri di acqua, loro razione giornaliera. Alessandro ha convissuto lÕavventura con due amici: Antonella Spinelli e Stefano Grisoni. I tre hanno corso la gara anche per scopo benefico, raccogliendo fondi per lÕOnlus lÕAbbraccio di Milano, che si occupa del servizio diurno ai bambini disabili. Sabato 7 e domenica 8 Marzo sulle nevi di Schilpario in Val di Scalve la sezione di Bergamo ha organizzato la 38¡ edizione del campionato Nazionale ANA di sci alpinismo. La nostra Sezione ha partecipato con la pattuglia composta da Tiziano Corbellini e Manolo Pertusini che hanno concluso la gara con un ottimo piazzamento. 27 Anagrafe Alpina Defunti Albavilla Albese Beregazzo Binago Breccia-Rebbio Spreafico Camillo Pasutti Beniamino classe 1948 Giuseppe Missaglia Brianza Luigi classe 1951 Bonanomi Giorgio gi Capogruppo e volontario di P.C. Claino con Ost. DellÕOro Giovanni battista classe 1924 Reduce Como Colombo Angelo classe 1926 Laino Cer Arnaldo Sommariva Luigi Lezzeno Boleso battista classe 1931 Ponna Soldati Domenico classe 1939 Stazzona Bordessa Pietro classe 1935 Anniversari Albavilla Camnago Fal. Carlazzo Casasco I. Garzeno Griante Mezzegra S. Fedele S. Pietro Sov. Torno Valsolda 50¡ 55¡ 45¡ 40¡ 40¡ 40¡ 55¡ 50¡ 45¡ 55¡ 50¡ 55¡ 45¡ 60¡ 50¡ 50¡ 45¡ 20¡ 40¡ 50¡ di di di di di di di di di di di di di di di di di di di di Garofoli Pietro e Adele Morassi Gianantonio e Adriana Feggi Walter e Piera Proserpio Angelo e Enza Colombo Giacomo e Pinuccia Barzaghi Claudio e Ernestina Spinelli Luciano e Angela Francesco Valsecchi e Luigina Dirisi Lucio e Irma Di Capra Camillo e Rita Gandola Federico e Giulia Mazzucchi Celeste e Maria Merga Aldino e Mirella Ortelli valerio e Lidia Bianchi Vittorio e Marinella mazzetti Roberto e Margherita Cadenazzi Renzo e Luciana Pozzi Renato e Moira Alberto Usai e Sandra Gobetti Antonio e Paola Matrimoni Blessagno Silvia Greppi e Mauro Nascite Bulgarograsso Canzo Casasco I. Caslino dÕErba Castelmarte Castiglione I. Laglio Gabriele di Ceravolo Francesco e Paola Alice di Stefano Vigan e Roberta Edoardo di Prioni Massimo e Roberta Mattia di Trabattoni Matteo Gabriele di Giampaolo Ferraina e Anna Anna di Andrea Surdo e Lucia Neve di Squillaci Domenico e Pamela Emma di Martinelli Lorenzo e Elena sono...andati avanti! CESARE (Cesarino) PUSINELLI, classe 1921, appartenente ai Òragazzi di Aosta 41Ó, si spento nella sua Zelbio, borgo sulle pendici del monte S. Primo, del quale fu sindaco dal 1961 al 1966, quindi rappresentante in Comunit Montana. Reduce della seconda guerra mondiale, fu nei Balcani e sul confine francese. Appassionato di montagna e sport invernali, condusse la stazione sciistica sul S. Primo, conciliando passione e attivit di dottore agronomo. Fu per anni nella squadra di slalom gigante partecipe ai campionati nazionali ANA. Grande il suo attaccamento associativo col quale riusc a tenere in vita il gruppo di Zelbio in un difficile periodo. Ripeteva spesso <lÕassociazione necessita di pi azioni e meno fureria> per indicare attivit anzich parole. Se nÕ andato nei giorni dellÕadunata di LÕAquila e pochi alpini lÕhanno potuto salutare. Il suo esempio, il suo ricordo, al contrario, resteranno indelebili nel tempo in molti di noi. AMERICO DE ANGELI e BATTISTA CONTI, rispettivamente classe 1922 e 1923, conosciutissimi Reduci vallintelvesi se ne sono andati nello stesso giorno, a distanza di poche ore lÕuno dallÕaltro. Il 25 maggio sono stati salutati con i dovuti onori, lÕuno il mattino, lÕaltro nel pomeriggio. Il Vessillo della sezione ha tributato il dovuto riconoscimento a due veci che tanto hanno dato alla nostra Associazione. Hanno vissuto le vicende belliche della seconda guerra mondiale facendo il loro dovere fino in fondo, al fronte e in prigionia. Sono stati esempio per gli alpini dei loro gruppi di San Fedele e di Laino, ma anche dellÕintera valle. Eravamo abituati a vederli insieme nelle manifestazioni. Mai assenti al raduno per il btg. Valle Intelvi. Quasi fatalmente il richiamo di Cantore stato scoccato nello stesso giorno, accomunandoli anche nella salita lass nel Paradiso degli alpini. Dopo tanti insegnamenti elargiti in terra, ora guideranno dal cielo gli alpini vallintelvesi e comaschi che conserveranno il loro esempio cercando di applicarne i valori. Pochi giorni prima, il 15 aprile, se nÕera andato BATTISTA DELLÕORO, classe 1924, anchÕegli Reduce di anni di prigionia e maestro di alpinit a Claino con Osteno, paese nel quale ha passato la sua vita e svolto parecchie attivit con il gruppo. Pure Battista lascia un grande esempio e il vuoto che resta quando un vecio se ne va, ma lascia la certezza del suo esempio del suo insegnamento. GIANNI MOLINARI, gi capogruppo di Erba dal 1973 al 1990, ci ha lasciato agli inizi di maggio. Corso AUC ad Ascoli Piceno poi sottotenente al Btg. Susa. Da capogruppo diede forte impulso allÕattivit alpina. Fra le tante iniziative la costruzione del monumento allÕalpino collocato nel parco comunale. Importante anche lÕallestimento della prima sede di gruppo in villa Nava. Oltre a questo, promosse numerose attivit associative e in favore della comunit locale. Dopo la lunga militanza, il distacco, la malattia, il decesso. Nel giorno del commiato stato salutato da molti alpini del suo gruppo, della zona e di altre provenienze che lo ricorderanno a lungo per il suo impegno. GIORGIO BONANOMI, storico componente dellÕunit di Protezione Civile attivo fin dai primi giorni, in qualit di autista, ci ha lasciato. Fu partecipe alla spedizione ICARO in terra russa, alla guida della mitica autobotte che riforn ogni giorno i partecipanti di acqua fresca. Per anni capogruppo a Rebbio Breccia, partecip allÕallestimento della sede in localit Raspa in Spina Verde, sopra il Parco della Rimembranza nel quale lavor per il recupero presenziando spesso. Alpino vero in ogni senso. Schivo, silenzioso, attento, disponibile, generoso, pronto a qualsiasi lavoro dopo il rituale mugugno. Quando il lavoro scarseggiava, il mugugno era espresso per averne altro, importante e impegnativo. Anche lui ci indicher la via da lass, come ha fatto tante volte con nelle mani il volante di un autocarro. Giorgio sarai sempre con noi. Lutti Albate Alessandra moglie di Frigerio Elio Vittoria madre di Castelletti Alberto Rosamarina madre di Macr Roberto Bulgarograsso Lino marito di Emilia Negretti (madrina) e suocero di Castelli Renato Cant Teresa moglie di Renato Marelli Vincenzo padre di Muglia Salvatore Pierino e Costante fratelli di Allievi Carlo Camnago Fal. Marco fratello di Francesco Valsecchi Canzo Ettore padre di Andrea Paredi Pina Carla ved. Corti Pina Vincenzo Antonicelli Nicola Caslino dÕErba Augusto padre di Mariangelo Porro Castelmarte Rosa madre di Nava Luigi Garzeno la madre di Robba Costantino Germasino Rosa madre di Chiaroni Clemente Gironico Rina madre di Locatelli Mario Laglio Caterina moglie di Bonzi Fernando Maddalena madre di Cadei Luigi Angelina madre di Buffoni Germano Mozzate Rita madre di Colombo Paolo Ponna I. Anna madre di Soldati Claudio Rovellasca Alfredo padre di Valerio Zauli Rovello Porro Cinzia moglie di Bailico Giuseppe S. Pietro Sov. Marino padre di Giovanni e Pierluigi Sala e fratello di Giuliano Egidio suocero di Rusconi Giacomo Valsolda la madre di Gorni Paolo e sorella di Edoardo Luigi fratello di Campagnola Giuliano ANGELO DALLA VALLE (a sinistra) e PIETRO FERRARI (a destra) si sono ritrovati a distanza di 50 anni. I due hanno vissuto la tragica esperienza della valanga caduta il 27 gennaio 1962 in Val Mazia su pattuglie di alpini impegnati in esercitazioni. Angelo Dalla Valle, con la pattuglia esploratori, ha contribuito a salvare Pietro Ferrari rimasto sepolto sotto la neve. Altri alpini perirono sotto la coltre nevosa. Per entrambe stata una grande emozione ricordare lÕevento vissuto cinquantatr anno orsono. Ricordi e... memorie QUEI PRIMI FANTI, IL 24 MAGGIO 1915 la pagina VERDE di Giangaspare Basile Aquile funeste volavano sullÕEuropa nel primo decennio del Novecento. LÕintero continente si trovava su una china che lÕavrebbe fatto inesorabilmente scivolare nel baratro dÕuna guerra lunga e feroce. Condotta per annientare lÕavversario: avrebbe vinto chi fosse stato in grado di sostenere a lungo lÕimmane sforzo che le condizioni estreme di una guerra nuova richiedevano. Ci furono dieci milioni di morti, scomparvero quattro imperi russo, turco, austro-ungherese e tedesco - e lÕEuropa devastata venne ridisegnata dai vincitori le cui economie non erano dissimili da quelle degli sconfitti. La guerra rivel una grande potenza, gli Stati Uniti dÕAmerica, decret la fine della Belle poque, di trentÕanni di pace e stabil uno spartiacque fra Otto e Novecento. Quanto allÕItalia, ridotta quasi alla fame, incapace di riassorbire i milioni di reduci nella forza lavoro (per lunghi anni furono le donne a sostenere la produzione in assenza degli uomini, in guerra), delusa dalla Òvittoria mutilataÓ, divisa fra il Nord industriale e il Sud in depressione sar percorsa da forti tensioni, instabilit sociale e politica che creeranno i presupposti per lÕavvento del fascismo. Era possibile evitare tutto questo? é lÕinterrogativo sul quale gli storici dibattono ancora oggi. Il primo decennio del Novecento fu di brevi guerre bilaterali, una sorta di prova generale combattuta secondo gli schemi tradizionali dellÕOttocento: cariche di cavalleria, scontri frontali, una battaglia risolutiva e quindi un armistizio. Rivelarono tuttavia lÕinquietudine e le incertezze del tempo, la tensione dei rapporti fra grandi potenze, i loro interessi e mire espansionistiche, la rivalit nelle colonie, soprattutto la precariet delle vecchie alleanze e la nascita di nuove intese. Alla vigilia della guerra lÕItalia navigava in un mare di incertezza sociale e politica, divisa fra interventisti e pacifisti, percorsa da scioperi e fermenti rivoluzionari. In questo quadro di drammatica precariet va inquadrato il mancato rinnovo nel 1902 del trattato di alleanza austro-tedesca da parte dellÕallora ministro degli Esteri Giulio Prinetti e, per contro, la stipula di un accordo di non aggressione con la Francia. Intanto il feldmaresciallo Alfred von Schlieffen, capo di Stato Maggiore dellÕesercito del tedesco, aveva predisposto un piano che prevedeva lÕinvasione della Francia attraverso il Belgio, una guerra lampo che avrebbe vanificato lÕintervento dellÕInghilterra. Nel mirino cÕera anche lÕItalia: il capo di Stato Maggiore austroungarico Franz Conrad von Htzendorf progettava di invadere il nord e impadronirsi delle industrie perch considerava il nostro Paese un pericolo per Vienna in caso di conflitto. Il piano verr respinto dallÕimperatore. Nel frattempo, tanto per dimostrarci fiducia, fu ultimata la costruzione di poderosi forti lungo lÕarco alpino, rivolti verso lÕItalia. Forse per prendere tempo, vista la situazione politica internazionale che stava per esplodere, Giolitti confermer nel 1912 la permanenza nella Triplice, pur fra reciproche diffidenze. Il nostro capo del governo era possibilista allÕinsegna del Òn aderire n sabotareÓ i movimenti interventisti e considerava che cÕera Òpi da guadagnare che da perdere restando neutraliÓ. Ma la situazione stava ormai sfuggendogli di mano tanto che nel Õ14 sar sostituito al governo da Salandra, affiancato dal ministro degli Esteri Sonnino: una coppia che trasciner lÕItalia in guerra, con lÕavallo del re Vittorio Emanuele III. Il ricorso alle armi lo chiedevano anche movimenti di varia natura, prima di tutti i futuristi guidati da Filippo Marinetti che - parafrasando il tedesco nazionalista Heinrich Gothard von Treitschke, precursore del pangermanismo e del culto della forza svincolata dal diritto ( ÒLa pace un male, la guerra un atto generoso...Ó) e distorcendo la teoria dello Òslancio vitaleÓ del filosofo Henry Bergson - predicher ÒAlla guerra, alla guerra, unica igiene del mondo!Ó. Marinetti sar seguito da una schiera di intellettuali, artisti, scrittori e poeti (da Ungaretti a Montale, da Sironi a Saba, Carr e poi dal filosofo Gentile e Papini (che invitava Òa tuffarsi nel caldo bagno di sangue...Ó) e da tanti altri che una volta in guerra ne scopriranno le atrocit e scriveranno pagine sublimi e amare, compiangendo i tanti morti. Come il sottotenente degli Alpini Emilio Gadda (Giornale di guerra e di prigionia) e lÕaustriaco Robert Musil (La guerra parallela), che da fronti contrapposti racconteranno la disumanizzazione della guerra e del soldato. Esemplare anche Un anno sullÕAltopiano di Emilio Lussu. Sul fronte interventista cÕerano infine gli industriali, gli alti gradi dellÕEsercito che vedevano nella guerra la possibilit di carriera, i circoli massonici, i repubblicani, i socialisti riformisti e infine gli irredentisti, come Cesare Battisti e lÕAssociazione nazionalista italiana. La stessa Chiesa accett lÕidea della guerra, e nonostante il nuovo papa Benedetto XV, eletto nel settembre del Õ14, avesse pi volte esecrato lo Òspettacolo mostruosoÓ e ÒlÕinutile strageÓ, migliaia di preti accorsero volontari, scrivendo pagine di eroismo, di amor di Patria e di grande umanit (ne riparleremo prossimamente sul Baradll). E dire che unÕinchiesta svolta dai prefetti fra le masse popolari nellÕaprile del Õ15 rivel quasi un plebiscito a favore della pace! Identico fenomeno di apologia e di entusiasmo per la guerra si verific in Francia, in Inghilterra, in Germania, in Austria e nelle colonie, dove migliaia di volontari accorsero con entusiasmo ad arruolarsi, come se la guerra fosse una festa collettiva. Ben presto, invece, si rivel qual era: una strage a est come a ovest, fronti bloccati, trincee nel fango, inutili assalti e contrassalti. Bench fosse intervenuta dieci mesi dopo gli altri, lÕItalia non aveva fatto tesoro dei rapporti che arrivavano dai vari fronti. Calandra e Sonnino, trattarono a lungo con gli anglo-francesi le condizioni della nostra partecipazione e senza consultare il Parlamento firmarono il 26 aprile del 1915 il Patto di Londra che prevedeva lÕintervento dellÕItalia entro 30 giorni. Il patto era ÒsegretoÓ, i giornali italiani ne appresero lÕesistenza attraverso le pagine di un giornale belga. Per una decina di giorni fummo ufficialmente alleati sia della Triplice che dellÕIntesa. Poi la dichiarazione di guerra allÕAustria, la mattina del 23 maggio 1915, domenica di Pentecoste: Ò...a partire dalle ore 6 della sera lÕItalia si considerer in guerra... Segu un caotico ammassamento di truppe, blocco di convogli ferroviari, strade intasate nella confusione ed eccitamento generale: per noi era solo lÕinizio, come se fossimo stati colti di sorpresa. Il Comando Supremo fu costretto ad ammettere che Òappare ormai palese lÕentrata nel penoso periodo dellÕesperienza della nuova forma di guerraÓ. LÕItalia era impreparata a una guerra totale, non aveva riserve n un piano strategico, non era armata ed equipaggiata adeguatamente per affrontare lÕincognita di un conflitto che impiegava una gran quantit di armi moderne e tecnologiche, adatte allo sterminio di massa. Aveva soltanto quattro armate, 750 mila fucili, 600 mitragliatrici (tante quanto quattro reggimenti avversari!), fanti e bersaglieri ne erano sprovvisti (avranno da due a otto mitragliatrici per reggimento solo a guerra gi iniziata), artiglierie obsolete (sul fronte del Trentino qualche cannone aveva la scritta ÒMuseo del Risorgimento - RomaÓ). Gli stessi soldati, ancora senza elmetto, sul Carso ormai innevato avevano lÕequipaggiamento estivo, gli ufficiali attesero mesi per avere la pistola dÕordinanza: andavano allÕassalto con la sciabola, venendo ovviamente subito identificati e falciati per primi. ÒUfficiali in testaÓ, erano gli ordini... Per contro, gli austro-tedeschi avevano allÕinizio una mitragliatrice ogni 500 fanti, ma in breve ne ebbero una ogni venti! E poi artiglieria pesante e leggera, mortai, lanciafiamme e i gas che venivano usati sempre prima di ogni attacco, un ottimo armamento individuale. In attesa del nostro arrivo, tardivo (lÕordine era: Òavanzare con prudenzaÓ) avevano predisposto una doppia, tripla fila di reticolati e trincee mascherate e protette che i nostri scoprivano allÕultimo momento, bloccati fra un varco e lÕaltro della barriera di filo spinato. E proprio contro questa barriera invalicabile si infransero gli attacchi italiani nelle prime battaglie dellÕIsonzo. Cadorna aveva schierato 400mila uomini lungo i 160 chilometri del fronte dellÕIsonzo. Per contro, gli austriaci ne avevano solo 100mila: von Htzendorf scrisse nelle sue memorie che se gli italiani avessero concentrato le forze in un solo punto avrebbero facilmente sfondato. I nostri soldati, allÕinizio, non disponevano neppure di pinze per tagliare i reticolati (le poche in dotazione si rivelarono inadatte) e sui rari varchi aperti dallÕartiglieria si concentrava il fuoco delle mitragliatrici avversarie. Le maschere antigas costituiscono un capitolo a parte: i nostri soldati morirono a migliaia nelle trincee perch erano inefficaci contro i gas, anche se una circolare dello Stato Maggiore diramata ai vari comandi, dichiarava che erano ottime. Gli insuccessi venivano addossati ai soldati, accusati di vilt e codardia, gli stessi soldati che erano invece protagonisti di imprese sovrumane e che riscuotevano lÕammirazione dei nemici. Ci furono decine di episodi di fraternit e di casi in cui gli austriaci sospesero di sparare sullÕeroico nemico che continuava ad avanzare andando incontro a morte certa. Verr pure - al di l della retorica celebrativa ma con civile partecipazione iniziando dalle scuole, dove si apprende (o si dovrebbe apprendere) lÕidentit nazionale - il giorno della verit, in cui si celebrer lÕeroismo dei nostri soldati e non solo nella Grande Guerra, il loro senso del dovere e della Patria, scritta con la P maiuscola, in un tempo in cui quasi ci si vergogna a cantare lÕInno nazionale, quel ÒFratelli dÕItaliaÓ per il quale morirono in cos tanti. EÕ questo il senso della celebrazione degli anniversari.