N. 12, 15 giugno 1913

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N. 12, 15 giugno 1913
'Periodico quindicinale
Anno I, n. 12
Qui non ,I canta al moJo Jelle rane.
Firenze, 15 giugno 1913
Costa 4 soldi
_C(?f'!TIE.NE:
MARINETII, L'immaginazione senza fili e le parole in libertà - SBARBARO, Torbidità - FOLGORE, Correnti d1 stmpatia ~ SOFFICI, Max Jac~b - M':'X ]ACOB, Etablissement d'une Communauté au Brésil - GIAN PAOLO, Accenni
- PICASSO, Disegno - SOFFICI, Giornale d1 bordo - Il " Corriere " e Mallarmé - Primi scontri - Sciocchezzaio (HEGEL).
MARINETTI.
L'IMMAGINAZIONE
SENZA FILI E LE
PAROLE IN LIBERTÀ
La sensibilità futurista.
Il mio n Manifesto tecnico della Letteratura futurista"
( I 1 Maggio 1812) col quale inventai il lirismo essenziale e sintetico, l'immaginazione senza fili e le parole
in libertà, concerne esclusivamente l'ispirazione poetica.
La filosofia, le scienze esatte, la politica, il giornalismo, l'insegnamento, gli affari, pur ricercando forme sintetiche di espressione, dovranno ancora valersi della sintassi
e della punteggiatura. Sono costretto infatti, a servirmi
di tutto ciò per potervi esporre la mia concezione.
Il Futurismo si fonda sul completo rinnovamento
della sensibilità umana avvenuto per effetto delle grandi
scoperte scientifiche. Coloro che usano oggi del telegrafo, dei telefono e del grammofono, del treno, della
bicicletta, della motocicletta, dell'automobile, del transatlantico, del dirigibile, dell'aeroplano, del cinematografo, del grande quotidiano ( sintesi di una giornata
del mondo) non pensano che queste diverse forme di
comunicazione, di trasporto e d'informazione esercitano
sulla loro psiche una decisiva influenza.
Un uomo comune può trasportarsi con una giornata di treno da una piccola città morta dalle piazze
deserte, dove il sole, la polvere e il vento si divertono
in silenzio, ad una grande capitale irta di luci, di gesti e di grida.... L'abitante d'un villaggio alpestre, può
palpitare d'angoscia ogni giorno, mediante un giornale,
con i rivoltosi cinesi, le suffragette cli Londra e quelle
di New York, il dottor Carrel e le slitte eroiche degli esploratori polari. L'abitante pusillanime e sedentario di una qualsiasi città di provincia può concedersi
l' ebrietà del pericolo seguendo in uno spettacolo di cinematografo, una caccia grossa nel Congo. Può am·
mirare atleti giapponesi, boxeurs negri, eccentrici americani inesauribili, parigine elegantissime, spendendo un
franco al teatro di varietà. Coricato poi nel suo letto
borghese, egli può godersi la lontanissima e costosa
.
voce di un Caruso o di una Burzio.
Queste possibilità diventate comuni non suscitano
curiosità alcuna negli spiriti superficiali, assolutamente
incapaci di approfondire qualsiasi fatto nuovo come gli
arabi che guarda-vano con indifferenza i primi aeroplani nel cielo di Tripoli. Queste possibilità sono invece per l'osservatore acuto altrettanti modificatori della
nostra sensibilità, poichè hanno creato i seguenti fenomeni significantissimi :
l - Acceleramento della vita, che ha oggi, un
ritmo rapido. Equilibrismo fisico, intellettuale e sentimentale sulla corda tesa della velocità fra i magnetismi
contradittorii. Coscienze molteplici e simultanee in uno
stesso individuo.
2 - Orrore di ciò che è vecchio e conosciuto.
Amore del nuovo, dell'imprevisto.
3 - Orrore del quieto vivere, amore del pericolo
e attitudine all'eroismo quotidiano.
4 - Distruzione del senso dell' al di là e aumentato valore dell'individuo che vuole 1'irJre sa vie secondo
la frase di Bonnot.
5 - Moltiplicazione e sconfinamento delle ambizioni e dei desideri umani.
6 - Conoscenza esatta di tutto ciò che ognuno
ha d'inaccessibile e d'irrealizzabile.
7 - Semi-uguaglianza delr uomo e della donna, e
minore slivello dei loro diritti sociali.
8 - Deprezzamento dell'amore {sentimentalismo o
lussuria), prodotto della maggiore libertà e facilità erotica nella donna e dall'esagerazione universale del lusso
femminile. Mi spiego: Oggi la donna ama più il lusso
che l'amore. L'uomo non ama la donna priva di lusso.
L'amante ha perso ogni prestigio, rAmore ha perso il
suo valore assoluto. Questione complessa, che mi accontento di sfiorare.
9 - Modificazione del patriottismo, diventato oggidì l' idealizzazione eroica della solidarietà commerciale
e industriale e artistica di un popolo.
10 - Modificazione dell'amore della guerra. diven·
tata il collaudo sanguinoso e necessario della forza di
un popolo.
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preoo..upaziooe dd nanatore: res+dae tutte le rixazioai del suo io.
Se quiesto narratore dotato di liri,.. -, attà inoltae
com:nte
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m8c forze awnzemate.
13 - P&S90De. arte e ideah·to dd1o Sport. Cond'•
cez•. 11DC e amore dd' 1ecor
14 - Nuon Sffl9l>mtà turistica dei tramatlantic:i
e dei granc6 aLcglu (!Ìntes arnmaJi ~ razze <5,erse).
Pasàooe per la àuà Negazione ddJe distanze e ddle
Jd.-&,.i nostalgirhe DaNt:me del Dn:ino silenzio 'W!rde
e del parYp intangilille.
15 - La tata 1io4icaolita cblla wlocità. Nuovo
s nm · del -mmd>. Mi sp;go : Gli 1JCC1ioi conquishtmno
ma:cw,anwinte il *1l!O ddla casa, il see:so del quartiere
in cui abhTaDC>. il seaso ddJa città, il senso ddJa zooa
gcogta6ca. a S(ldO del ada-::dc. Oggi posvggooo a
semo dd mcodo; h.1m:-o me&oaen-cme bisogno di !ape!e
aò che facenno i loro an, ma las«,gno mduo ci sapee ciò che fa,DO j loro aWllm~ G ogni parte
del mondo. Ccmegocnte neccsslà. pe!' r iocnridoo. di
cocrAIMCaIC cm tut:i i ~ della tena. Conseguente
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123
poste, noi le valuteremo sempre più intimamente. Invece
di umanizzare animali, vegetali, minerali ( sistema sorpassato) noi potremo animalizzare, vegelalizzare, n1ineralizzare, elettrizzare o liquefare lo stile, facendolo vivere
della vita stessa della materia. Es., per dare la vita di
un filo d'erba, dico : " sarò più verde domani n. Colle
parole in libertà avremo: Le metafore condensate.
noi. Propugnavo invece un lirismo rapidissimo, brutale
e immediato, un lirismo che a tutti i nostri predecessori deve apparire come antipoetico, un lirismo telegrafico, che non abbia assolutamente alcun sapore di libro,
e, il più possibile, sapore di vita. Da ciò, l' introduzione
coraggiosa di accordi onomatopeici per rendere tutti i
, suoni e i rumori anche i più cacofonici della vita moderna.
- Le Immagini telegrnfi che. - Le somme di
L'onomatopea, che serve a vivificare il lirismo con
ulbrazlonl. - I nodi dl pensieri. - I uentagll,
elementi crudi e brutali di realtà, fu usata in poesia
chiusi o aperti, di monimenti. -- Gli scorci di
( da Aristofane a Pascoli) più o meno timidamente.
~nalogie. - I bilanci di colori. -., he dlmen·
Noi futuristi iniziamo l'uso audace e continuo dell'onostoni, I pesi, le misure e la ueloc1ta delle senmatopea. Qyesto non deve essere sistematico. Per esemsazioni. - II tuffo della parola essenziale nel·
pio, il mio Adrianopoli - Assedio - Orch~tra e la
l'acqua della sensibllltà, senza i cerchi concentrlcl
mia Battaglia Peso+ Odore esigevano molti accordi
che la parola produce. - I riposi del[' lntnlzlone.
onomatopeici. Sempre al!o scopo di dare la massima
--- I monimenti a dne, tre, quattro, cinque tempi.
quantità di vibrazioni e una più profonda sintesi della
- I pali analitici esplicatiul elle sostengono il
vita, noi aboliamo tutti i legami stilistici, tutte le lucide
fascio del fili lntultlul.
fibbie colle quali i poeti tradizionali legano le immagini
nel loro periodare. Ci serviamo invece dei brevissimi od
Aggettivazione semaforica.
anonimi segni matematici e musicali, e poniamo tra parentesi delle indicazioni come: (presto) (più presto) {ralNoi tendiamo a sopprimere ovunque l'aggettivo qualentando) {due tempi) per regolare la velocità dello stile.
lificativo, poichè presuppone un arresto nella intuizione,
Qyeste parentesi possono anche tagliare una parola o
una definizione troppo minuta del sostantivo. Tutto ciò
un accordo onomatopeico.
non è categorico. Si tratta di una tendenza. Ciò che
è necessario è il servirsi dell'aggettivo il meno possibile
Rivoluzione tipografica.
e in un modo assolutamente diverso da quello usato fino
ad oggi. Bisogna considerare gli aggettivi come segnali
lo inizio una rivoluzione tipografica, diretta contro
ferroviari o semaforici dello stile, che servano a regolare
la bestiale e nauseante concezione del libro di versi
lo slancio, i rallentamenti e gli arresti della corsa delle
passatista e dannunziana, la carta a mano seicentesca,
analogie. Si potranno così accumulare anche 20 di questi
fregiata di galee, minerve e apolli, di iniziali rosse a
aggettivi semaforici.
ghirigori, ortaggi mitologici. nastri da messale, epigrafi
e numeri romani. 11 libro deve essere l'espressione fuVerbo ali' infinito.
turista del nostro pensiero futurista. Non solo. La mia
rivoluzione è diretta contro la così detta armonia tipografica della pagina, che è contraria al Busso e riflusso,
Anche qui, le mie dichiarazioni non sono categoai sobbalzi e agli scoppi dello stile che scorre nella
riche. lo sostengo però che in un lirismo violento e
·pagina stessa. Noi useremo perciò in una medesima padinamico, il verbo all'infinito sarà indispensabile, poichè,
gina, tre o quattro colori diversi d'inchiostro, e anche
tondo come una ruota, adattabile come una ruota a
20 caratteri tipografici diversi, se occorra. Per esempio:
tutti i vagoni del treno delle analogie, costituisce la vecorsivo per una serie di sensazioni simili e veloci, graslocità stessa dello stile.
sello tondo per le onomatopee violente. ecc. Possibilità
Il verbo alr infinito nega per sè stesso l'esistenza
della pagina tipograficamente pittorica.
del periodo ed impedisce allo stile di arrestarsi e di
sedersi in un punto determinato. Mentre li nerbo al·
I' Infinito è rotondo e scorrevole come una ruota, gli
Ortografia libera espressiva.
altri modi e tempi del verbo sono o triangolari, o quadrati, o ovali.
La necessità storica dell'ortografia libera espressiva
Onomatopee e segni matematici.
Qyando io dissi che n bisogna sputare ogni giorno
sull'Altare dell'Arte " incitai i futuristi a liberare il
lirismo dall'atmosfera solenne piena di compunzione e
d' incensi che si usa chiamare l'Arte coli' A maiuscolo. L'arte coli' A maiuscolo costituisce il clericalismo dello spirito creativo. Incitavo per ciò i futuristi
a distruggere e a beffeggiare le ghirlande, le palme, e
le aureole, le comici preziose, le stole e i paludamenti, tutto il vestiario storico e il bric-à-brac romantico che formano gran parte di tutta la poesia fino a
è dimostrata dalle successive rivoluzioni che hanno sempre più liberato dai ceppi e dalle regole la potenza
lirica della razza umana.
1 - Infatti, i poeti incominciarono coli' incanalare
la loro ebrietà lirica in una serie di fiati uguali con
accenti, echi, rintocchi o rime prestabiliti a distanze fisse
(Metrica tradizionale). I poeti alternarono poi con
una certa libertà questi diversi fiati misurati dai polmoni
dei poeti precedenti.
2 - I poeti, più tardi, sentirono che i diversi
momenti della loro ebrietà lirica dovevano creare fiati
adeguati di diversissime e impreviste lunghezze, con assoluta libertà di accentazione. Giunsero così al verso
LACERBA
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ma conservarono però sempre r ordine sintattico
delle parole, affinchè I' ebrietà lirica potesse colar giù
nello spirito dell'ascoltatore pel canale logico della sintassi.
3 - Oggi noi non vogliamo più che l'ebrictà lirica disponga sintatticamente le parole prima di lanciarle
fuori coi fiati da noi inventati, ed abbiatno le parole
In libertà. Inoltre la nostra ebrictà lirica deve liberamente deforma re, riplasmare le parole, tagliandole o allungandole, rinforzandone il centro o le estremità, aumentando o diminuendo il numero delle vocali e delle
consonanti. Avremo così la nuova ortografia che io
chiamo libera espressiva. Qgesta dcformazionc istintiva
delle parole corrisponde alla nostra tendenza naturale
verso l'onomatopea. Poco importa se la parola deformata diventa equivoca. Essa si sposerà cogli accordi
onomatopeici, o riassunti di rumori, e ci permetterà di
giungere presto ali' accordo onomatopeico psichico, espressione sonora ma astratta di una emozione o di un
pensiero puro. Mi si obbietta che le mie parole in libertà, la mia itnmaginazione senza fili esigono declamatori speciali, sotto pena di non essere comprese. Benchè
la comprensione dei molti non mi preoccupi, risponderò
che i declamatori futuristi vanno moltiplicandosi e che
d'altronde qualsiasi ammirato poema tradizionale esige,
per essere gustato, un declamatore speciale.
libero,
FOLGORE.
CORRENTI DI SIMPATIA.
I.
Un pozzo profondo, quadrato, con le pareti fatte
di grossi volumi di grave cultura. Poca aria e meno
luce. Un uomo in fondo che si divincola, che rampa
con le mani e coi piedi, che urla con la bocca semi
aperta e la gola rauca, e non riesce a vedere che il
solito breve lembo di cielo, e a respirare un leggerissimo fiato di vento, ecco il critico moderno (specialmente estetico) e la sua angusta e pesante prigione.
Non domandiamogli che grida di rabbia, contorcimenti, parole di negazione.
Non saprebbe o non potrebbe dirci nulla di meglio.
2.
Cerchiamo con ansia l'uomo nudo e violento, magari colui che s' ubbriaca tutte le sere in silenzio nelle
bettole fumose, magari l'individuo uscito di fresco dal
. .
man1com10.
Un essere insomma tutto nervi, eccitabile, disposto
ad interrompere, anche coi pugni, il monotono sgocciolio delle parole di qualche amico scettico e ragionatore, che lo contraria nei suoi entusiasmi improvvisi.
MILANO, I I Maggio /9/3.
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SBARBARO.
TORBIDITÀ
Nel mio povero sangue qualche volta
fermentano gli oscuri desideri.
Vado per la città solo la notte :
e l'odore dei fonda ci al ricordo
vince l'odor dell'erba sotto il sole.
Rasento le miriadi degli esseri
sigillati in sè stessi come tombe.
E batto a porte sconosciute, salgo
scale consunte da generazioni.
La femmina che aspetta sulla porta
I' ubbriaco che rece contro il muro
guardo con occhi di fraternità.
E certe volte subito trasalgono
nell'andito malcerto, in capo a cui
occhi di sangue paiono i fanali,
le mie nari che fiutano il delitto.
Mi cresce dentro l'ansia di morire
senza avere il godibile goduto
senza avere il soffribile sofferto.
La volontà mi prende di gettare
come un' ingombro inutile il mio nome.
Con per compagna la Perdizione
a cuor leggero andarmene pel mondo.
.
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Mettiamo l'opera d'arte dinnanzi a questo privilegiato della sensibilità, ascoltiamo le sue espresssioni
sgangherate, le sue interiezioni brutali, osserviamo i
suoi gesti di meraviglia, d'orrore o i suoi lunghi sbadigli, e sapremo quanto c' è di vivo nel libro, nel quadro, nella statua o nel brano di musica sottoposti a
questo giudizio istintivo.
4.
E' meglio questo strano lavoro per convincersi del
valore di un'opera, che la lettura dell'articolo del critico giovane e moderno, con apparenza di superuomo,
ma con sostanza di schiavo di massime e precetti. Meglio, meglio, meglio un'accozzaglia di esclamazioni slegate, che i periodi tondi, lisci, garbati, inzeppati di
cultura, gravi di parallelismi, di derivazioni, di affinità.
5.
I-lo sentito parlare n1oltc volte dei doveri della
critica, anzi recentemente ho letto, sopra un giornale
d'avanguardia, un articolo in proposito, e mi sono convinto che il dovere della critica è quello di creare letamai, di deviare ed inquinare la sensibilità degli artisti, di sbigottirli a colpi, a lampi, a fumi di dialettica.
t:. il metodo diretto per far produrre, più che sia
possibile, la zavorra, necessaria al critico per il quotidiano lavoro letterario di vagliare, attraverso il setaccio
della cultura e della razionalità, tutta l'inutile sabbia,
tutta impalpabile scoria dell'arte.
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6.
La bellezza non si esalta e non si divulga. Come
pura sensazione vive di per sè stessa e si comunica
LACERBA
in virtù di misteriose irradiazioni. Nego quindi al critico la qualità di volgarizzatore delr opera d'arte. Volgarizzare vuol dire abbassare, svisare, annacquare la
bellezza.
7.
Il primo torto della critica moderna è quello di
aver dimenticato che la facoltà di eccitarsi e di impressionarsi e anche di impazzire, è la base di un vero
temperamento critico.
Oggi invece i critici non sono altro che dei cronometri cerebrali e la loro sensibilità - meno rarissime
eccezioni - sta in proporzione inversa alla loro cultura
più o meno filosofica.
Quando i nervi sono avvolti nella dura carta da
formaggio dei manuali tedeschi, debbono per forza vibrare impercettibilmente, quando il cervello è inzeppato
dal pesantume della cultura metafisica, non può darci
che tardi, lenti, penosi raziocini.
8.
9
Un critico estetico, avanti a un'opera d arte. mi
fa lo stesso effetto di un individuo senza olfatto che
cerchi definire 1odore di una rosa, considerando il
colore dei petali, la lunghezza dello stelo, la stagione
in cui fu piantato il seme, l'età del giardiniere, ed altre
simili particolarità tutte estranee al profumo di un
fiore.
125
13.
Mi trovo in compagnia di tre buoni camerati : il
sole, i Versi liberi di Paolo Buzzi, e r Incendiario di
Aldo Palazzeschi. La mia sensibilità va da uno all' altr? con _libertà, con gioia, e una corrente di simpatia
mi trascina sopra flutti di musica e di piacere.
. Potrei scrivere e scrivere, specie sopra i due volumi, cercare le parentele delle emozioni e i padri letterari ispiratori di certe visioni.
Potrei inquadrare nella cornicetta dorata di un precetto estetico le intenzioni degli autori, potrei rifare
processi e sottilizzare sulla sincerità dell'opera, ma divente.rei allora un critico modernissimo e grave e gli amici
Buzz1 e Palazzeschi, incontrandomi un giorno potrebbero
guardarmi con dolorosa attenzione, per vedere sul mio
viso i segni tragici del morbo tedesco, modificato e corretto
da bacilli italiani.
·
No, no preferisco 1 ignoranza di tutto (regole, dottrine, precetti e sistemi) e mi contento di mandare
agli amici delle lettere ingenue e primitive.
9
14.
9
9.
La base di una critica libera deve essere l'istinto.
Certo l'istinto di un uomo raffinato, eccitabile in continua pressione, pronto a slanciarsi sulla via dell entusiasmo, magari deragliando e precipitando a capofitto
nell'assurdo.
Al sole non scrivo. Non ha, poveretto, il tempo di
aprire la corrispondenza che i postulanti e i petulanti
di tutto il mondo gli inviano. Mi contento solo di sentirmi entro il suo tepore, sano e giovane fino al parossismo, di cacciarmi la sua gioia in bocca, nelle mani,
nel sangue. Di godere il suo libro di luminosa poesia,
all infinito.
9
15.
9
1o.
Un capitoletto di esclamazioni ammirative o dispregiative, una paginetta di oh I di ah I di uh !, è molto
più interessante di due colonne del il(Carzocco o del
Corriere della Sera con le elucubrazioni di un critico
qualunque.
11.
Stabiliamo invece delle correnti di simpatia o d' antipatia - secondo i casi - tra 19 opera d'arte e colui
che la giudica, mettiamoli in contatto diretto, senza
prevenzioni con un largo senso di verginità, lasciamo
libero I' istinto critico che è in noi, di prendere e di
respingere quello che più o meno gli aggrada. Lasciamoci pigliare la mano dall'entusiasmo, fino a diventar
frenetici, o dal disgusto fino a rimandare il libro ali' autore che ce lo spedì raccomandato con due righe
commoventi di omaggio,
12.
E lodiamo anche il brutto nell'opera d'arte, purchè
s'equilibri con altrettanto di simpatico, di vivo e d' interessante. Il brutto ci procura anch'egli piacere, ci fa
gustare maggiormente la gioia dell' inaspettato, perchè
capitombola la nostra sensibilità dalle altezze liriche
agli avvallamenti della prosa grigia e uniforme.
Non c'è nulla d'aereo nella vita come nelr arte ;
tutto è poggiato sul grossolano, sul brutale, sul massiccio. La montagna non interessa che per la sua cima,
ma le falde servono per innalzarla.
Ma le altre due potrei benissimo scriverle con queste
parole di sincerità :
Carissimo 'Paolo. 'Pensa che ho bestemmialo, ho
sghignazzalo, bo sofferto, bo cantalo, bo pregato coi
tuoi Versi liberi.
Vorrei mandarti l'elenco dei miei gridi spontanei
e significativi, ma li ho già dimenticati. ~on c'è ora
in me che una profonda 1'ibrazione, una interminabile
risonanza dei miei nervi e più affetto per te. Prendili.
Carissimo fi Ido. Rido ancora coi gomiti sul/' ultima pagina chiusa del tuo libro. Rido di tutto e di
tutti, forse anche di te, e prolJo un solo desiderio,
quello di accoccolarmi entro l'anima tua, come un
piccolo micio, per arcuare il groppone sollo la contraria carezza della tua profonda ironia.
Ti chiamano ingenuo, doloroso fanciullo I Il solito
processo alle intenzioni. Vogliamo lasciarli in questa
larga illusione;> Si. Ma ridiamo ancora e sempre di
me, di, tutto e di lutti.
Ah I Ah I Ah I
16.
Avrei altri libri vicino. Ponderosa poesia italiana.
Dovrei sbadigliare leggendoli. Non ne ho proprio voglia. Li prendo e li scaglio dalla finestra aperta. Mi
affaccio. Non han per fortuna accoppato nessuno. Sono
là, in mezzo alla strada, squinternati. Una vettura li
schiaccia e li impolvera. Uno spazzino S avanza, spin. gendosi innanzi, con la scopa, un cumulo di immondizie. Meglio, meglio.... Sono volumi di Guido Mazzoni, di Cosimo Giorgieri-Contri, di Antonino Anile .•••
9
•
LACEl<BA
126
SOFFICI.
MAX JACOB.
MAX JACOB.
ÈTABLISSEMENT
D'UNE COMMUNAUTÈ AU BRÈSIL
Si racconta che una sera, Max J acob scendendo dalla
funicolare del Sacro Cuore di Montmartre, \'ide la Madonna di pietra della facciata scendere dalla sua nicchia e
On fut reçu par la fougère et l'ananas,
venirgli incontro. Quando gli fu accanto lo prese a brac-
l'antilope craintif sous l'ipécacuanha.
cetto, e con una voce un po' roca gli disse :
-
Les nonnes labouraient. L·une d'elles pleurait
Ah I mon pauv' Max, que tu es moche I. ...
trouvant dans une lettre un sujet de chagrin.
Si racconta anche che un'altra sera egli fu arrestato,
Le moine enlumineur guitta son aquarelle
mentre usciva solo dal Caffè dell'Ern1itage, e condotto al
et le vaisseau n'avait pas replié son aile
commissariato del Boulevard de Clichy. Il funzionario di
que cent abris légers Reurissaient la forct.
servizio, uomo rigido, gli si scagliò contro appena lo vide,
e rimproveratigli prima i molti vizi che tutti gli conoscono,
stava per farlo trascinar via e imprigionare, quando il nostro
Un moine intempérant s· enivrait de raisin:
d' autres priaient pour le pardon de ce peché.
On cueillait des poisons à la cime des branches.
poeta aprì la bocca e parlò. Non s'è mai saputo preciso
cosa dicesse, ma le sue parole furon così dolci, così celestiali, piene di una tale virtù che il co1nmissario e persino
i suoi sgherri n'ebbero il cuore ammollito, il viso inondato
di lacrime, e finirono col gettarglisi a' piedi in ginocchio e
adorarlo. Sicilia, mi scrisse un giorno da Taormina : " Max Jacob
11 • -
le di manche après V epre on herborise en choeur.
Un jour on eut un orgue au creux des murs crépis.
des troupeaux de moutons qui mordaient les épis.
gioco delle analogie e ai gran colpi d·intuizione, a delineare la
Jigura spirituale del nostro nuovo collaboratore, 1na per uno
scrupolo che i lettori apprezzeranno indubbiamente, abbiamo
voluto fornir loro anche alcuni dati più positivi circa la sua
persona, ed ecco qui nel testo originale ciò che da " fonte "
come direbbero i nostri amici giornalisti -
la ff ute du crapaud vous parie dans sa langue.
Les autels sont parés de fleurs vraiment étranges.
Leurs parfums attiraient le sourire des anges,
Questi tre fatti basterebbero, credo, fra noi iniziati, rotti al
-
Un moine est bourrelier; l' autre, distillateur;
Saluez le manguier et bénissez le mangue;
Un'amica geniale che viaggiava questa primavera in
sarebbe qui un re incoronato di rose
Des apprentis vanniers tressaient des urnes blanches.
n autorizzata n
abbiamo potuto ottenere :
n M. Max Jacob est né aux environs de 1880 d'une fa-
des sylphes, des esprits blottis dans la foret,
autour des murs carrés de la communauté.
Un forçat évadé qui vivait de la chasse
fut guéri de ses maux et touché de la grace.
Devenu saint, de tous les autres bien aimé
il obligea les fauves à leur laver les pieds,
et les oiseaux du ciel, les betes de la terre
à leur porter à tous les objets nécessaires.
Or voici qu'un matin, quand l'Aurore saignante
mille de riches drapiers établis dans une ville de Breta-
fìt la nuée plus pure et plus fraiche la piante,
gne. Après une enfance maladive, il s' évada du foyer pa-
la foret où la vigne au cèdre s' unissait
ternel et fit le tour du monde comme mousse avant d'avoir
parut avoir la teigne. Un nègre paraissait
fini ses études au collège. Quand elles furent terminées, la
puis deux, puis cent, puis mille et l'herbe en etait teinte.
nostalgie de la mer le fit s' engager dans la marine de l'état.
Grappe de betes à plumes sur l' enceinte t
Ses contes et les chansons qu' il improvisait le soir pour
Et le saint qui pouvait dompter les animaux
l'équipage le firent remarquer d'un amiral qui devait le
ne put rien à ces gens qui furent ses bourreaux
protéger dans la suite. On le retrouve à Paris ouvrier bou-
et du couvent détruit la piace fu déserte
langer, savetier, balayeur; puis, on ne sait comment, dandy
sans que rien ne frémit ailleurs dans l'herbe
parmi les délices des salons aristocratiques. M. Kahnweiler
•
le distingue et lui demande son " Saint Matorel n que des
c·est ainsi que vetu d'innocence et d'amour
peintres aussi illustres que M. M. Picasso et Derain ne
j' avançais en traçant mon labeur chaque jour
dédaignent pas d'illustrer. Au n Saint Matorel n succède les
priant Dieu et croyant à la beauté des choses.
" Oeuvres M ystiques et Burlesques de frère Matorel n. On
Mais le rire cruel, les soucis qu'on m'impose.
a aussi de lui un récueil de chants celtiques, " La Cote ", chef
l' argent, l'opinion, la betise d •autrui
d' ceuvre de lyrisme et d'ironie. n
on fait de moi le dur bourgeois qui signe ici.
•
•
•
•
LACERBA
127
cavicchio.... Ognuna ha il suo cavicchio che serve da
•
manico.
GIAN PAOLO.
ACCENNI.
Un buon mezzo di perdonare a chi si accanisce
contro cli noi per un'offesa immaginaria, è di offenderlo realmente.
Se l'uomo non vuol che diventare vecchio e non
vuol restare altro che sano, allora non v' è moto più
vantaggioso e che meglio impregni d'aria fresca, che il
mendicare.
lo {considerato empiricamente) inorridisco di me
(considerato assolutamente), dello spaventoso demogorgo
che alberga in me.
Se il decapitare non togliesse la vita, nessuno se ne
curerebbe.
L'eterna fame dell'uomo, 1' insaziabilità del suo core,
non · vuol già nutrimento più abbondante, bensì più vario;
vuole cibo anzichè pascolo.
La maggior parte de' precetti paterni e pedanteschi somigliano ali' iscrizione sopra certi usci : 11 si
chiuda ", la quale non è leggibile appunto quando s'è
aperto e addossato l'uscio alla parete.
Per l'animale muto il mondo è un'unica impressione, e per mancanza del due esso non sa contare
•
sino a uno.
Fa già parte delle contraddizioni dell'uomo il credere di averne.
Le creature dello spirito s•assomigliano a quelle
del corpo, le quali, secondo l'opinione degli antichi
romani, dovevano toccare la terra per imparar a parlare.
Mi arrabbiai del chiasso che gli uomini fa cevano
sotto la mia finestra, e m'addormentai soltanto quando
ebbi saputo che erano cavalli.
La vita calza da un piede il coturno e dall'altro
il socco.
Chi porta la lanterna 1nc1ampa più facilmente di
colui che lo segue.
La rota della fortuna trasporta quello che sta ritto
e rompe le ossa a chi giace.
È più facile sacrificarsi per gli uomini, che amarli.
Abiti son le armi con le quali le belle combattono ; e, al pari de• soldati, esse li gittano appena sono
state vinte.
Le anime grandi son le prime a cadere nel disprezzo di se stesse.
Piuttosto che il suo dovere, l'uomo fa più del suo
dovere.
Il capo d'opera della filosofia non consiste nel ren·
M'è impossibile immaginare qualcosa di più pazzo
che la nostra vita, la nostra terra, noialtri uomini e la
nostra nozione di questa pazzia.
L'antico, insanabile cancro deHa filosofia : che, nella
deviazione opposta a quella degli uomini comuni, i
quali credono di comprendere una cosa soltanto perchè
la vedono, essa viceversa suppone di 11edere ciò che
solamente pensa.
•
•
Nell'ora della morte non v' ha più esageraz1on1;
poichè il morire è l'estrema esagerazione.
.
Il morente non conosce il presente, ma unicamente
avvenire e passato.
Nei loro più alti assiomi i filosofi descrivono sempre
una linea circolare; io contrassegno volentieri i loro
sistemi come nella pianta d •un edifizio gli architetti segnano le latrine, cioè con un cerchio munito di un
derci felici nella sciagura, bensì nella felicità.
Se una miss Robinson si trovasse sur un• isola dove
non ci fosse nessuno ali' infuori della sua immagine nel)' acqua, essa creerebbe e porterebbe lo stesso tutti i giorni
novissime mode.
Siccome alcuni continuano a mandare lettere e manoscritti a questo o a quel redattore
di Lacerba avvertiamo ancora una volta che
Lacerba non ha nè direttori, nè redattori capi,
nè segretari di redazior.e e che perciò tutto
quanto delJ, esser indirizzato impersonalmente
alla Redazione di "LACERBA n
Via :}{azionale, 25 - Firenze
---
!"
LACERBA
128
SOFFICI.
PICASSO.
GIORNALE DI BORDO
1 giugno.
Le dicevo: Vedi, cara, allorchè
una donna ama un uomo come tu dici di amarmi, ogni
tentativo che un altro uomo fa per sedurla l'offende e
l'indigna. Ella sa d'essere talmente pura, incorruttibile,
intangibile nell'anima dell'amato, che l'idea stessa della
possibilità di un desiderio su~citato e di un attacco estraneo
non può che - sia pure leggermente - contaminare quel1' immagine e profanare in una il tempio che l'alberga il cuore dell'essere prediletto, il quale dovrà necessariamente soffrirne, e un tale pensiero, sarà già una causa
di dolore per quella donna. Esso sarà anche la vera
corazza dell·amore, il più forte baluardo dell'assoluta
fedeltà. Mi comprendi, vero cara.
Essa mi ascoltava con attenzione e annuiva col capo;
ma io mi accorsi che non aveva sentito tutta la forza
delle mie parole, che non ne aveva afferrato il senso
profondo, sublime, e in cuor mio, mi sdegnai. - n La
donna - pensai --- è un essere basso. Non sa penetrare
il gran mistero della passione. Ama, ma non sa cosa sia
veramente l'amore. E' appena al disopra dell'animale•.
Più tardi, a sangue freddo, ripresi con più di equanimità la mia meditazione. Rievocai le circostanze, mi
riportai al fatto che aveva dato origine alle mie considerazioni ( apparizione di un uomo, possibile e temibile rivale, naturalmente), e piano piano mi trovai condotto a esaminare la cosa da un altro lato. Mi figurai
il caso contrario. Immaginai che una bella donna bella almeno come l'uomo in questione - mostrasse di
prediligermi, mi facesse la corte, i~ una parola, e tentasse
di sedurmi. Certo la situazione sarebbe stata identica:
l'immagine che di me racchiudeva il cuore della mia
amica sarebbe stata contaminata, essa ne avrebbe sofferto, eccetera - ed io avrei dovuto indignarmi. Ora, io
non sentivo la probabilità di nessuna indignazione anzi!. .. E allora} Ebbene, la conclusione era chiara. Avrei
dovuto dire a me stesso : - n L'uomo è un essere basso.
Non sa penetrare il gran mistero della passione, eccetera .... n - Ma non lo dissi.
Mi contentai di constatare che l'egoismo è il fondo
ultimo della natura umana; che la nostra anima è un labirinto pieno d' agguati; che la vita è meno semplice di quel
che non si creda - ed altre vuote frottole di questo ge·
nere,. le quali, se fanno tutto l'orgoglio dei filosofi aforistici, non fanno dicerto il mio.
2 giugno,
SorrIGLIEZZE. -
a
I
•
Il I luglio numero doppio futurista con serilii di :
O
MARINETfl - BUZZI - SOFFICI - CARRÀ
BOCCIONI - FOLGORE - PAPINI - PALAZZESCHI
- D'ALBA - PRATELLA - RUSSO LO - GOVONI ecc.
A forza di vivere e di bazzicare uomini di fede
ho dovuto convincermi che la più onesta e magari la più
LA CERBA
feconda delle ledi è tuttavia quella che ha per ogetto il
Nulla. - Uno scetticismo integrale.
- Lo spettacolo del vizio incita in generale alla virtù;
non però così immancabilmente come la frequentazione di
un moralista disgusta e fa prendere in odio la morale.
3 giugno.
Tre paperi intorno a una pozzanghera formata dallo
scolo di un acquaio, tuffano il capo e mezzo il collo nella
melma nera, viscida e pestifera; ne prendono un sorso,
e levando la testa in aria, schioccando la lingua, battendo
il becco con un suon di nacchere, a occhi chiusi, beati,
la centellinano deliziosamente.
Oh, immagini vive dei nostri critici artistici e letterari! Ojetti, Pica, Domenico Oliva - e gli altri.
4 giugno.
L•amico Prezzolini mi autorizza ad accoglier qui
questa definizione data di lui al caffè :
- Un bourgeois raté.
5 giugno.
Altre definizioni. -Gabriele d'Annunzio: Il bidet delle Muse.
Giovanni Pascoli : Il martire della famiglia.
Benedetto Croce : L'aio senza imbarazzi. - -
6 giugno.
Osservazioni spicciole ad uso degli innamorati. --Se una donna ammette al marito o all'amante d'aver notato un altro uomo, vuol dire che gli ha almeno sorriso.
Se conviene di avergli sorriso, intendi che lo conosce e
s'è lasciata per lo meno baciare. Se poi confessa d'essere
stata baciata da lui per forza - ebbene! il marito o l' amante possono, a seconda del loro carattere, ucciderla,
uccidersi, rassegnarsi, o fumarci sopra una pipa. La cosa
è fatta.
- L'amore comincia ad esser perfetto quando fra due
amanti si può parlare con tenerezza di purgativi e di
diarree {fra coniugi se ne parla, ma con indifferenza);
quando ognuno dei due sarebbe felice di lavare i piedi
ali' altro e magari di trovarli un po' sudici. lo scrittore, so
di qualcuno che cominciò ad amare seriamente una donna
nel preciso momento in cui essa uscì per la prima volta
di camera in camicia e in pantofole, dicendo con semplicità :
- Scusa, caro, ma bisogna che vada a fare una passeggiatina nel corridoio.
7. giugno.
Da una lettera a Z:
" Lei si maravigliò, amica mai, quando iersera le
dissi eh~ la giovinetta seduta in faccia a noi nel tranvai, avrei potuto amarla. Era brutta assai, meschina e
129
sgraziata, lo so· anch'io; ma li vide i suoi occhi? Non
mica belli, neanche quelli, ma con qualcosa che va al
cuore e tocca profondamente. - n Somiglia un cane "
- disse lei - ed era vero ; ma cosa importa ? E in
generale, che cosa ha che fare la bellezza con l'amore?
Dopo aver lasciato lei, riflettei molto intorno a
questo argomento, e anche stamani ; e a forza di rovistare fra i miei ricordi e interrogare il mio cuore,
sono arrivato a delle strane conclusioni. Si scandalizzerà, se lo dico in poche parole, che dai quindici ai
quarantacinque anni, quasi tutte le donne sono amabili
per me, e che a un dato momento, in un dato luogo,
(ho la mia teoria sull'amore in campagna) potrei esser
feIice con ognuna di esse ~
Santiddio I siamo intesi che ci sono dei mostri ;
ma io parlo di donne su per giù normali, e in questo
genere la mia contentabilità sembra anche a me davvero stupefacente. - E non voglio creda eh'io intenda
tutte queste donne semplicemente "materassabili " - come
diceva mio nonno, fiorentino arguto - . Nient' affatto :
intendo eh' io le stimo capaci di suscitare in me l'a-mo-re,
e magari la passione. Ma forse sono io, il mostro. O è così per tutti gli uomini I
Un amico filosofo, al quale ho parlato di queste
cose, mi ha risposto che n naturale, dal momento che
niente è fisico e tutto è manifestazione spirituale ". Non
ne so nulla ; io quanto a me, mi fondo sulla mia esperienza, la quale mi ha provato ciò che le ho detto.
Ma un giorno, se wole, le racconterò i miei amori
reali o immaginari - vale a dire, tirati a perfezione o
solo iniziati e dovuti svolgere con la fantasia. - Si
divertirà. Vedrà come sono stato a1ferrato - e tutto,
le ripeto, corpo e anima - da non altro che una piega
di labbro, da un certo sorriso, da una mossa della testa,
da una ciocca di capelli piegati in un modo speciale
sulla fronte o sulla nuca, da una sfumatura di celeste
· o di marrone delle pupille, dal gesto di una mano ;
da una piccolissima attrattiva, quasi impercettibile, smarrita in un corpo per altri versi addirittura qualunque.
Vedrà di meglio. Vedrà che anche un difetto mi
ha talvolta ripieno l'anima di tenerezza e di vero amore.
Un collo gracile, un occhio un po· sbagliato, una scapola troppo scoperta, un seno piatto, e anche una
gamba un tantino più corta dell'altra.
Non parlo della bruttezza e miseria dei vestiti.
Veda per ciò Mallarmé, il quale ha scritto qualcosa
sulla pietà commossa dei cappellini sgualciti delle po..
vere amiche dei poeti.
Di tutto questo ho tenuto pure parola al solito
amico. Mi ha detto che qui è davvero l'essenza umana,
generosa deU' amore. E può darsi.
In quanto a lei, cara amica, così bella, così elegante, così superba, non so se vedrà la cosa nello stesso
\
LACERBA
130
-~ Be' ____ gli dico -- come mai tanta furia}
.- - Sor priore, -- n1i risponde con bonomia - vedo
che è appena il tocco: l'altro banchetto ~omi~ci~ ora e
mi hanno invitato anche a quello ; se m1 sp1cc10 fo a
tempo per l'appunto.
12 giugno.
modo, o se invece non mi disprezzerà, da qui avanti,
come un vecchio satiro ridotto, per variare e raffinare
i suoi vizi, a far della poesia erotica sui peggiori laiderons. Le dirò, per riconciliarmi un po' della sua
·,n,e cosi' comp lt
· n uman1ta
stima, ehe Ia mia
e a o nn
o
ancora così perfetta ( a piacere) che anche la bellezza
e l'eleganza possono farmi tuttavia girare la testa .... "
Osservo che ogni filosofia è stata accompagnata nella
storia da un'arte che le era, in certo modo, parallela.
Così, accanto alla filosofia di Platone, vediamo Prassitele; accanto a quella di Spinoza, Goethe; accanto a
Schopenhauer, W agner; accanto a Hegel, Villiers de
l'lsle-Adam; accanto a Bergson, mettiamo, i futuristi.
Ora sarebb' egli che la filosofia di Benedetto Croce
vada a braccetto con la letteratura di Gerace?
8 giugno.
Mi si prenderà per grossolano, ma da qui avanti,
quando uno mi verrà tra' piedi a filosofare, gli domanderò
dove e quando ha sofferto la fame, che mestiere ha dovuto
far contro voglia, quanti amori ha sacrificato per mancanza di scarpe o di pantaloni decenti, da quante donne
è stato tradito, quante volte ha dovuto restar chiuso in
camera per non passar davanti alla padrona di casa che
avanzava dei soldi, eccetera, eccetera. Che diavolo I Nel
teatro del mondo, per avere il diritto di giudicare, bisogna aver pagato il proprio posto - come dice il mio
grande amico Rosso.
9 giugno.
13 giugno.
La famiglia (in generale). - Della brava gente che
ti rifà il letto, manda gli auguri per pasqua e per capo
d'anno, s'inquieta se hai un fignolo nel collo; a volte
ti passa un tanto il mese ; ma che si strafotte della tua
anima, del tuo spirito e del tuo cuore; del tuo ideale, dei
tuoi lavori, delle tue lotte - di tutto ciò che forma la
tua vera vita - e agogna segretamente di vederti alla
fine benestante, filisteo e rinnegato.
La S. P. M. R. (Società poetico-maltusiana romana)
mi manda questi versicoletti, improvvisati di notte sotto le
finestre del Giornale d'Italia :
DOMENICO OLIVA
P. S. ~on si ripeterà mai abbastanza, amico Papini.
E' Domenico la cosa
Che una volta forse oliva,
Ora è un'acqua purgativa
Che non puoi più digerir.
14 giugno.
Giugno. Un ciuffo di canne tenere ombreggiate in tralice da un boschetto di nocciòli verdecupi,
in riva ad un borriciattolo frusciante sotto il paleo e i
giunchi, con piccole risa, in uno scintillio infuocato fra
le foglie, nell'acqua, come di pietre preziose o di mo·
sche d'oro.
) O giugno.
Non mi piace che la polizia s'immischi in cose amorose; ma semmai, nel caso di una donna còlta in flagrante
adulterio, si cominci colr arrestare il marito. Nove volte
su dieci la colpa è sua.
1I giugno.
L'ultimo politico : --- Il prete di Seano mi racconta
questo aneddoto : Era il tempo delle elezioni, e in paese
s' eran formati due partiti, il clericale e il socialista. L'uno
e l'altro cercavano, naturalmente, di strapparsi dei voti,
e per meglio arrivare al loro scopo, ognuno decise alla
fine di offrire un gran banchetto agli elettori. V olle il
caso che scegliessero, con pretesti diversi, lo stesso giorno :
il venti settembre. Il banchetto clericale fu ordinato in
canonica. Gl'invitati eran molti, e fra gli altri un vecchio
contadino di mia conoscenza, brav' uomo e pieno di buon
senso. Durante tutto il pranzo ascoltò i discorsi che furono fatti con grande attenzione, approvando ogni cosa,
senza tuttavia cessar di mangiare, come ogni altro, a
strippapelle. Ma arrivati alle frutta, lo vedo che tira fuori
l'orologio, guarda l'ora,
. s'alza in fretta e piglia il cappello.
15 giugno.
Cuore imbecille, miserabile cuore!
Allora non ti basta il bagno d' ironia nel quale ti tengo
in purgo da anni} E non ti basta nemmeno la luce del
mio spirito che ti dardeggia da tutte le parti : non
guarirai. Peggio I Vedo che la tua irritabilità di batrace in convulsione aumenta ogni giorno. Prima ci
voleva qualche grossa ferita, per farti soffrire, qualche
tradimento patente, o almeno qualche bel sospetto. Oggi
ti bastano le quisquilie, gli screz'ì, le piccole contrarietà
di questo umilissimo, umilissimo amore. -- Bisognerà
dunque, per farla finita, condannarti a un'astinenza totale,
i farti morire d' inedia, un giorno o l' altro ? Cuore imj
becille, miserabile cuore !
GELOSIA. -
l
I
SI RISTAMPANO
i primi
5 numeri di LA-
CERBA, vedasi avviso in ultima pagina.
LACERBA
IL" CORRIERE" E MALLARrv1É
La gloria di Mallarmé aumenta da qualche tempo
e si chiarifica
di giorno in giorno. Basterebbe a provarlo
l'eccellente libro scritto da Albert Thibaudet sulla sua
poesia (Nouvelle revue française, I 913 ). La France
reconnait les siens. Era l'ora I e bisogna tenergliene
conto. Soltanto ci piace far notare eh' essa non è stata
la prima a render la dovuta giustizia al suo grande figlio: sono ormai quindici anni che l'Italia sapeva cosa
pensare dell'autore dell'Après-midi d'un faune, come
resulta dal documento che riportiamo, pubblicato dal
più importante dei nostri quotidiani il 10-11 Settembre 1898. Il Corriere della sera che è patriotta ci
sarà grato. ne siam certi, di avere tratto dall'oblio questo
suo giudizio sul glorioso poeta e sulla sua arte, giudizio, come ognuno potrà vedere, pieno di profondità
di penetrazione e di spirito.
Dovremmo forse notare che il voto finale del suo
redattore non è stato ancora esaudito. Jules Lemaìtre
non ha tradotto tutta l'opera di Mallarmé, certo con
gran danno del pubblico e dell'arte. Ma ognuno sa che
a tutti i profeti manca un verso - e, del resto, ça viendra peut-etrc ? Ed ecco il documento :
IL POETA STEFANO MALLARMÉ.
" Da Parigi, IO Settembre:
II
Nel dipartimento della Seine--et-Oise è morto il
poeta Stefano MaHarmé, capo della scuola dei decadenti.
"Mallarmé è morto a 56 anni. Era il capo riconosciuto di un gruppo di giovani artisti e poeti decadenti, simbolisti, incomprensibili che l'onoravano come
supremo maestro.
" Giulio Lemaitre ha detto che c'erano tre persone
,o}e in Francia capaci di comprendere i suoi versi, quattro
contando Mallarmé stesso. E la sua prosa è qualche
cosa di molto simile ai suoi versi.
" Afferrare il senso dietro l'armonia musicale dei suoi
'
scritti è concesso solo, e solo in parte, agli iniziati. E
stato detto che leggendo Mallarmé si aveva l'impressione eh' egli mettesse tutte le parole con cui si sarebbe
potuto fare una pagina ragionevole, dentro un'urna, e
che poi scuotesse l'urna e tirasse fuori a caso le parole e le allineasse sulla carta così come gli venivano.
" A parte queste stranezze, Mallarmé ad un ingegno
altissimo e ad una coltura profonda univa spirito ed originalità. La sua eo11versazione era piacevolissima; solo
quando scriveva cambiava natura.
n I versi da lui scritti in gioventù sono giudicati meravigliosi da critici autorevoli come Lemaitre e Coppée ;
e anche le poesie posteriori attestano una vena feconda
131
e un'originalità elevata e geniale. Lcmaìtre ha tradotto
in versi un sonetto che sembrava incoerente e ne è
uscita una cosa bellissima. Una traduzione completa delle
opere di Mallarmé sarebbe certo preziosa per il pubblico e per arte ".
r
PRIMI SCONTRI.
Il n"y a que Ics futuristes et le. imbéciles.
VJLUERS DE L'lSLE • ADAM.
Abbiamo il piacere d'informare i lettori di Lacerba
che le nostre scaramucce contro la moralina borghese e
lo spirito cristianuccio hanno cominciato a produrre i loro
effetti. La giustizia e il clero hanno avuto la bontà di dare
un'occhiata a questi nostri fogli -- indi: un processo alle
viste per oltraggio ai costumi, un' altro, pare, !)er oltraggio alla religione dello Stato, e l'anatema di un arcivescovo, preludio forse di una futura scomunica.
Ora nulla poteva rispondere meglio ai nostri desideri.
C'eravamo già accorti che l'Italia, paese di borghesi
e di preti, stava diventando da qualche tempo ancora più
borghese e pretina (segni: il modernismo e gli studi religiosi, le circolari Luzzatti, la filosofia di Croce e di Gentile, la censura di Giolitti, il patriottume (non dico
patriottismo) da una palanca, eccetera): i fatti suddetti
servono benissimo a mostrarci che non ci eravamo ingannati. E, quel che è meglio, a precisare la nostra
tendenza.
Da buoni soldati, amiamo una netta divisione dei
campi. Così, da questo momento, e un po' più chiaramente : da una parte noi, d'accordo col genio vivo solare
della nostra razza, dall'altra -- gli altri.
E avanti.
.
•
.
r
•
,
I
·
·
~
,
•
HEGEL.
SCIOCCHEZZAIO.
Il sangue è questa infinita indivisa inquietudine della
espulsione da sè, mentre il nervo è ciò che quieto in sè
permane. La infinita divisione e questo solvimento del dividere e questo ridividere è l'espressione immediata del concelio che qui così a dire si vede con gli occhi. Quale assoluto moto, il naturale vivente stesso, lo stesso proc~!o,
il sangue non viene mosso ma è esso moto .... Questo auto
moto non è inconcepibile .... ciò è il sangue, il soggetto, che
così come il volere inizia un movimento. Il sangue come
l'intero movimento è la cagione e il movimento stesso•..• Il
sangue nella circolazione polmonare è questa vita immateriale puramente negativa, per la quale la natura è aria.
HEGEL. Optr.:, VIII, I, p. 574.
L'essenza della digestione è questa, che l'organismo si
mette in collera contro esterno e in sè si disunisce.
r
id. ibid. p. 62~.
I vermi intestinali sono una debolezza dell'organismo,
nel quale una parte si separa a propria vitalità.
id. ibid. p. 608.
Le forme della natura non possono venir comprese in
un sistema assoluto .... le specie degli animali sono dunque
id. 1h1d. p. 653.
esposte alla casualità.
L A (" E li. B A
132
GIOVANNI PAPINI
L'UOMO FINITO
Autobiografia cerebrale lirica in 300 pagine
... • fra tanti libri che non hanno altra ragione di ~ere t.e non un ozioso
dilettantismo estetico e una vanità letteraria si le~e con vi\o·a simpatia questo
opuscolo in cui 1i chiude il dramma vissuto d"uno spirito.
E. THOVEZ. La Slampa, 4 febbraio 1913.
..•. è un libro mapi6co. bello straordinariamente. pieno di vita. di calore,
di passione - di sincerità e di grandezza t
A. SOFFICI, Lacerba, 15 febbraio 19 l 3.
.••• un libro autobiogra6co che
è da mettere tra i più interessanti. tra i più
intimamente documentari di qu~ti tempi della letteratura italiana .... un libro.
almeno a tratti, irruente e terribile.
S. BENCO, Piccolo della Sera, 23 febbraio ! 913 •
manti. ha scoperto con tale irrispettosa franche 7.7~ ogni fibra della sua più intima vita mentale come l"autorc trentenne. hattaghero. altamente dotato, molto
av \'enato e profondamente dol~rante del Cr~pusc~lo r dei FiloMJ_fi, .Tragico
Quotidiano, delle ~(~morie d JJJio, della Vda d, l'tenuno e d1 altn appelli
fccondi di pensieri.
R. SCHOENER. Das Lilerariscbe Echo, I Maggio 1913.
Esso c~tituu.cc un libro che non lutti forse leggeranno da cima a fondo,
che pochi anzi cominceranno. probabilmente, ma c~e nc.·ssuno che lo. abbia
cominciato la.!ICcrà facilmente a mezzo.··· Sono pagine ,·cramente avVJnccnti
scritte con rude efficacia, con indiscutibile 1inccrità....
•
P. DE" GIOVANNI. s~colo, 12 Marzo 1913 .
LTn libro polente. L'uomo che il Pap.in.i e~ fa conoscere non è certamente
l'uomo di tutti i giorni. E' la creatura pnvtl(l:tala che lotta con la natura e
1 "arrovella e si ritorce per uscire dalle bra_nche. ch_e I.a tratten~o~o. .Firuta la
prima parte di una yita fatta. per inte~o d1 a.!p1ta~1on1 e. n~n d1. v1t!ona, chiusa
~r sempre la parentesi della preparazione. ecc.o 11 Pap1ru av,·iargi con altre
forze e e.on nuova vitalità ,·er!o il domani.
M. PlJCCINI. (jiornale del ~altino, 5 l\1aggio 1913.
La
I" edizione è
. . .. con viva ,impatia ci ace~ tiamo a questa storia di un· anima inquieta
e dolor<>M, ribelle e delicatissima, chè in C$$8 forse ciucuno di noi ritrova
qualche cOA di sè stesso che a,·eva perduto. ri!ente palpiti dei quali aveva
dimenticato il ritmo, rivive sogni che r a,·cvano allietalo e inorgoglito.
L. COLOMBINI. La &nUndla Brelciana, 17 Marzo 19 I 3.
••.. Pagine belle, buone. forti, liriche, suggestÌ\o'e, filosofiche, piene di vita
interiore; pagine di vertigini, di brividi, piene di veemenza, di pa.ssione. di
brutalità, di dolcezza; ma soprattutto di sincerità, di coraggiosa sincC'rità.
~1. STANTA. Corriere Friulano, 23 Aprile 1913.
Le
ultime copie
a L. 3,50 presso la libreria de La Voce - Via
Cavour, 48 - FIRENZE.
.
.... il suo libro deve avere ed a,·rà certamente un posto straordinario nella
letteratura italiana contemporanea. Non è un 'opera d'arte. come comunemente
s'intende, nè voleva es.scrio. E' male scritto .... ma contiene un 'anima.
G. PIEROTII, // 'Vaglio, 1 Marzo 1913.
quasi esaurita.
-
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...
...
.
-
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SATYRICON
di Petronio Arbitro nella meravigliosa versione di U. Limentani. Fa parte dei Classici da Ridere, di A. F. Formiggini,
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ECCELLENTI
Nell'Uomo Finito l'individualità etica manca quasi del tutto : la vita che
vi è rappresentata è tulla una cupidigia piena di miraggi. La poesia vera è
assente dal libro ; ma ,·i mane.a in pari te:npo la forza individuale, e cioè l'intonazione etica.
C. AMENDOLA, ReJto del Carlino, 30 i·\prile 1913.
così dicono tutti quelli che abitualmente usano le vere
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.•.. questo libro così profondo e originale e, comunque. insolito. non è un
romanzo ma piuttosto un'autobiografia O\o'C gli avvenimenti della vita dell'autore acquistano un colorito romanze!co che li anima senza sfigurarli.
G. LlPPARINI. Il Ma,::occo, 27 Aprile 1913.
.... è l"e!prcasione esasperata, e, per lo stile. spesso con,·ulsa. d"una tra·
gedia interiore più drammatica nello svolgimento che nella cata!trofe poi che
~ non appare fatalmente definitiva, dato che il senso della vera e cosciente
6ne di un 'intelligenza non viene generalmente annunziata con un libro d'intelligenza a di genialità; è, tra le melodie vanenti della letteratura contemporanea. un colpo di gong che anche se talvolta c"indi.spctti!cc, ci ride-sta.
V. PICARO I. Rassegna Contemporanea, I O l\1aggio 1913.
H. Roberts & Co. - Firenze.
Una confe,sione spontanea di commovente e martoriante penetrazione ci
sta innanzi nell'Uomo finito di Giovanni Papini. Forse nessuno Krittore da
Rousseau in qua ha laceralo con tanta crudele ,·oluttà i propri ,·isceri !pa.!i·
GUIDO POG!\I, gt!renlc-re.spon,ahile
Firenz~. 1913 - l'ipografia di A. Val!ccchi e C.
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Col 1O Luglio prossimo saranno ristampati, 1n un quantitativo
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limitato a sole 200 copie,
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numeri di II Lacerba"
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che non verranno messi in vendita presso le edicole, ma saranno inviati direttamente dall'Aro--------~- --------------------
ministr~~ione a chi ne rimetterà_prima l'i~p~~!~ anticipato i~_Lire DUE e CINQUANTA a
FIRENZE - Via Nazionale N. 25
- FIRENZE